- Rivelazione –

(Dettato ad Anita Wolf nel 1979)

 

Nel tempo della persecuzione a Lutero, in Europa imperavano impunemente alcuni monaci dell’ordine dei gesuiti provenienti dalla Spagna, i cui capi, inquisitori autorizzati dal papa per perseguitare e requisire gli averi dei malcapitati, erano liberi di operare al di fuori della giustizia. Degli sfortunati, veri santi sconosciuti alla storia, ma conosciuti nel Regno, provarono a resistere guidati dal Cielo.

 

 

GLI  SCONOSCIUTI

 

Nel tempo dell’inquisizione spagnola (1517)

 

inquisizione

 

 

Titolo originale: “Die Unbekannten”

 

L’originale edito dal circolo degli amici di Anita Wolf - C/o Jurgen Herrmann

Hohenfriedberger Strasse, 52 - 70499 Stuttgart

Email:  bestellung@anita-wolf.de.

Sito:   http://www.anita-wolf.de

Traduzione e revisione a cura degli:

‘Amici della nuova Luce” – www.legamedelcielo.it

Contatti: info@anitawolf.it

 

 

Cari Amici,

nella seguente piccola opera “Gli sconosciuti” vorrei far notare ai nostri fedeli lettori e lettrici alcune cose particolari. Qui non si tratta affatto di parlare contro o a favore di una Chiesa o di un orientamento religioso, ma unicamente della FEDE. Quest’ultima opera è utile a chiunque si abbandoni all’insegnamento di Dio.

Non deve nemmeno essere principalmente il ‘racconto’, come si vorrebbe classificare il contenuto del libro in base alla prima impressione. Chi vuol crederlo, è un’autentica rivelazione. Lo dimostrano già le differenti parole dall’aldilà che si manifestano attraverso i sogni o attraverso il linguaggio diretto.

Non si va in nessun caso nemmeno contro un determinato orientamento religioso, come lo ha purtroppo dimostrato il tenebroso Medioevo. Viene, infatti, accennato solamente : “Dove opera quella fede che il SALVATORE ha insegnato e raccomandato caldamente a tutti gli uomini?”.

I nomi delle persone nel racconto presentatoci, non sono essenziali. Se esse furono reali oppure no nella realtà storica, non è importante sotto l’aspetto spirituale. Per questo vengono indicati come ‘gli sconosciuti’. Se ci poniamo accanto a questi sconosciuti di allora, in rapporto a ciò che abbiamo già ricevuto con le alte opere, allora possiamo considerarci anche noi allo stesso modo.

Davanti ai grandi del mondo, non importa chi si è, noi siamo i completi sconosciuti. Nessun grande giornale, nessun governo prende notizia di chi viene dalla Luce. E questo è bene! Allora noi, cari amici della Luce, cerchiamo anche noi di annoverarci a quelli di allora e ponderare come la “Beate”, citata nel libro (cap.20,13), lo abbia riconosciuto dalle molte parole dell’angelo: “I nomi non contano nulla, contano solo le azioni!”, come anche Sinkmann, il duale di  Beate, anch’egli un anima proveniente dalla Luce (cap. 6,48), incarnato nello stesso luogo per coadiuvare la missione terrena insieme a Beate. Ma viene anche sottolineato che chi è sconosciuto dinanzi al mondo, è ‘conosciuto’ presso DIO.

Chi legge questo racconto sotto questa luce, avrà certamente la ‘benedizione’ a noi nota. Questa la auguro a tutti i nostri cari, fedeli amici lettori con cordiali saluti nella luce.

Josef Brunnader

V. T. G., Weiz, maggio 1980

 


 

Ulteriori riflessioni:

Quello del 1500 è un tempo che per le atrocità commesse sul suolo germanico, nel quale si erano fatti largo tali ‘spagnoli’, veri persecutori, non poteva non essere rivelato, poiché una cosa sono le scene supposte che vengono presentate in alcuni films, altro è la realtà comunicata, nella cui rivelazione i vari personaggi ci fanno vedere uno squarcio dell’epoca. Così si può comprendere come sia stato possibile un tale tempo senza un’apparente giustizia, nel quale il potere temporale della Chiesa si frapponeva a quello dei principi, pur senza sfociare in una guerra aperta.

Ciò che il messaggio di quest’opera vuole essere rivelato, è il destino di ciascuno servente la Volontà del Signore. Non un accenno a nessuna reazione di vendetta traspare da qualcuno degli appartenenti alla storia presentata. L’uomo nella fede nel Signore accetta la Sua Volontà, non si difende mai attaccando i cattivi, li si lascia agire nella loro libertà e, piuttosto, si va via, ci si allontana. Cioè il bene non combatte il male con le armi del maligno, ma con quelle del Cielo, con l’amore, la perseveranza della fede, il sacrificio se necessario, lasciando che la guida sia sempre quella dall’alto, cercando nel proprio interiore la risposta a ciò che si deve fare per restare nella Sua Volontà e in quelle massime del Vangelo: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” e “Mia è la vendetta” (cap. 6,13), oppure “Amate i vostri nemici e pregate peri vostri persecutori” [Mt. 5,44]. Così come, anche il solo disprezzare il prossimo malvagio, additandolo per paragonarlo ad un animale, come Cristoforo-volpe, è anch’esso un impulso cattivo intenzionale che poi in Cielo andrà ripagato (cap. 6,46). Tutti noi siamo figli dello stesso Padre, benché in cammino su strade diverse, e bisogna sempre perdonare, non giudicare (cap. 8,13) per quanto perfido può essere un essere umano, ha in sé il ‘respiro’ di Dio, che un giorno lo farà ritornare al Padre.

Quella fu un’epoca in cui la fede vera era ancora desiderata a tal punto, che necessariamente dovette far sorgere proprio allora in Germania quel Lutero attraverso cui si determinò la spaccatura tra i fedeli cattolici verso l’evangelismo luterano, proprio grazie alla possibilità che essi ebbero, lì in Germania, con la traduzione e diffusione del Vangelo in lingua ‘vulgata’, la lingua parlata dal popolo tedesco, fino ad allora interdetti alle S. Scritture riprodotte sempre in greco o in latino in foglietti anche per i preti di tutte le diocesi. Inoltre, il perché anche della peste nera che imperversò per far scemare quel potere dell’inquisizione[1] e, in quei territori, frenare l’espansione diabolica di quegli uomini malvagi appartenenti all’ordine dei primi gesuiti.

La fuga intrapresa a piedi dal gruppetto di fedeli al Signore per sfuggire all’inquisitore, fu di oltre 400 km.

Non ultimo, un accenno al fatto che proprio in quegli anni, 1517-1520, nel frattempo in Francia crebbe e si affermò con i suoi studi, l’astrologo, astronomo, mistico, farmacista, alchimista e scrittore, Michel de Nostradamus, noto per le sue quartine, il quale, pur essendo figlio di ebrei, rimase salvo da quella persecuzione nata proprio per togliere ai supposti ebrei, beni e vita.

Amici della Nuova Luce

 

 

 

 

 

PERSONAGGI

Angermann                frate Agostino

Beate                        figlia di Meurer ed Helene

Cristoforo                   l’inquisitore spagnolo dell’ordine

Freda                         moglie di Huber

Freierlein                    un mercante

Göster                       segretario comunale

Gustav                      giovane monaco (ex affiliato all’inquisitore)

Hansel                       figlio di Schrober

Helene                       moglie di Meurer e madre di Beate

Hias                          aiutante servitore

Hildegung                  sorella di Bertold Meurer (morta da bambina)

Huber August             contadino (sospettoso e spione)

Kieslutz Gregor          bracciante agricolo tra i più poveri

Maria                         moglie di Stiebitz

Meira Bartels              la donna dei morti – la becchina

Meurer Bertold            contadino (buono) padre di Beate e marito di Helene

Peter                         figlio di Meurer ed Helene, e fratellino di Beate

Scharfner                   comandante del castello di Wartburg

Schöber                     consigliere della città

Schrober Toni             produttore di candele

Sinkmann                  un bravo sacerdote

Stangler Franzel         contadino

Stiebitz Sepp             bracciante

Strauber                     medico

Wuhnicke                   mastro sarto

Xavier Hieselbar         un contadino

Therese Hieselbar      moglie di Xavier

 

Luoghi citati

Augsburg (Augusta) – Erfurt – Eisenach – Wartburg (castello)

 

 


 

INDICE

cap. 1

Irrompe una fosca onda umana

cap. 2

Lo spagnolo e un sacerdote fedele

cap. 3

Il sacerdote ha la prima visione - L’avviso alle comunità - Un provvidenziale aiuto per i bambini

cap. 4

Il cattivo potere straniero dell’ordine - Un foro nella tenda del confessionale

cap. 5

Il verso del gufo - Tempi storici minacciano spirito e corpo - Un sano colloquio - Due parole con la Luce - Un ulteriore attacco va in fumo

cap. 6

Ancora l’angelo da Beate - Via l’ipocrita, Bertold dal prete per l’aiuto - La Luce insegna e conforta

cap. 7

Huber a rapporto - Il documento del potere dell’inquisitore - Un’ulteriore parola dall’alta Grazia

cap. 8

Il ritorno di Huber, ammalato - Preparazioni difficili e comunque benedette

cap. 9

La grande fuga - Il prete è torturato - L’erba miracolosa

cap. 10

La partenza, dopo una preghiera accorata - Il viaggio nell’ignoto - Un assalto va in fumo - Insegnamenti meditati

cap. 11

L’addio al commerciante - Il bravo oste, la cappella di Betlemme e un aiuto alla serva - L’acquisto del pane - A Eisenach è la patria?

cap. 12

La prima parola dell’angelo tramite Beate e l’uguale parola ricevuta da Sinkmann

cap. 13

La piccola Beate all’opera - La becchina - Ricondurre una pettegola - Difficili domande, e le risposte dal Padre

cap. 14

Il risveglio - Una voce proveniente dalla Luce spiega e conforta tramite Beate

I due sacerdoti riflettono

cap. 15

Dio, l’unico Guaritore - Un servo dell’inquisitore si ravvede

cap. 16

L’imboscata ai cattivi - La donna dei morti è salva - La Luce insegna ancora tramite Beate

cap. 17

Ulteriori insegnanti dalla Luce e indicazioni per il tempo in arrivo - L’essere con la falce e i sette padiglioni - Arriva la peste nera - Il grande inquisitore non demorde

cap. 18

Cosa fare? - La Luce risponde - Il grande è appestato, anche l’aiutante – Atti d’amore non mancano

cap. 19

Insegnamenti dalla Luce tramite Sinkmann - Rivelazioni a Meurer - Beate, davanti allo spagnolo morente, è ancora guidata

cap. 20

Il monaco rimasto fedele - Ancora parole dalla Luce tramite Beate - Meira e il suo sogno - Meurer prevede il ritorno a Casa di Beate - L’ultimo messaggio di Sinkmann proveniente dalla Luce


 

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Cap. 1

Irrompe una fosca onda umana

«poiché: …dove c’è ancora un Dio come Te?»

1.  Padre, io ho…”.

- L’uomo, rivolgendosi in modo supplichevole, tiene chiuse le labbra a sua figlia. Una fanciulla di dieci anni, occhi chiari e abbellita con capelli luminosi. L’uomo si guarda intorno intimorito, ma sono soli nella piccola misera stanza.

– “Perché non posso?”

– “Silenzio, Beate, non qui! Andiamo sul prato, c’è da portare dentro il fieno, quello che ci …”. Anche lui, un uomo leggermente piegato, al quale sofferenza e preoccupazione hanno scavato profonde rughe sul viso, tace. Ha solo quarant’anni.

2. Entra sua moglie, anche lei deperita, per mano ha un piccolo bimbo. Uno sguardo. La fanciulla è così dolce, ma ha qualcosa…; e da quando sono venuti gli spagnoli non si è più sicuri della propria vita, principalmente per quelli che hanno un’anima plasmata di luce. Non si fa nessuna differenza tra vecchio e giovane, al massimo tra ricco e povero. Chi sacrifica tutto, viene risparmiato. Cosa possono sacrificare i poveri, ai quali, come qui al piccolo contadino, gli si riduce il suo magro raccolto con la riscossione dell’‘imposta’?

3. “Vieni”, dice il padre brusco, “mi devi aiutare, forse c’è rimasto qualcosa”.

– Beate è troppo intelligente per non comprendere le parole sgarbate. Dalla tettoia prende con sé un rastrello.

- Sulla via attraverso il villaggio arriva un altro uomo. Costui tossisce, tiene la mano davanti alla bocca e bisbiglia: “Sta attento, la prossima messa la tiene un oscuro. Lascia a casa tua figlia”. Egli getta uno sguardo su Beate, la quale va già avanti incurante.

4. Bertold Meurer, così si chiama l’uomo, padre della fanciulla, annuisce in modo appena percettibile. Negli occhi sta il suo ‘grazie’ e… si scansa rapidamente, poiché da lontano si intravede una tonaca scura. Egli, Bertold, vorrebbe volentieri lasciare il villaggio con moglie e figli. Pensando, sospira: ‘Signore, noi crediamo fermamente in Te. Da quando viene diffuso il nuovo e il buono, si dovrebbe credere ancora più fermamente in Te; poiché… dove c’è ancora un Dio come Te?’. – Solo che nel loro paese, nel sud, il ‘nuovo’ non viene tollerato! Lo si estirpa con la tortura e con il rogo, questi sono gli uomini. Anche questo è ʻil nuovo’?

5. Bertold Meurer si ferma angosciato. Più della metà della falciatura che ha fatto ieri è scomparsa. Ah, ‘…cedere qualcosa del ricco raccolto…’. – La crescita dell’erba non è stata così abbondante, ma, per lo meno, sarebbe bastata per una mucca e una capra durante l’inverno. Una magra consolazione. – Non succede così soltanto a lui; ai più poveri viene portata via la maggior parte. E se li si sorprende che di nascosto tagliano qualcosa con il falcetto ai bordi dei sentieri, allora – com’è già successo – gli si toglie tutto. Ad un vicino gli sono stati tagliati perfino i pollici per questo.

6. Nel frattempo Beate ha già ispezionato il poco fieno. Alza gli occhi al limpido cielo. È ancora troppo giovane per comprendere e portare insieme tutto il dolore: lei, infatti, non sa ancora nulla di ciò che ora sta attraversando la Terra: l’inquisizione! Porta i mucchietti al margine, dove il padre sta tristemente presso il carro. In verità, non ha bisogno nemmeno dell’asino per portare a casa questo raccolto, tanto meno una mucca.

7. “Padre”, ricomincia Beate, “volevo raccontarti il sogno; è stato meraviglioso!”.

L’uomo sbircia da entrambi i lati. Non c’è nessuno che origlia. Si siede vicino al carro e guarda la figlia con profonda preoccupazione. Le sussurra: “Parla piano, non ci deve sentire nessuno”.

– “Perché no?”, domanda la fanciulla. “Non è meraviglioso se un angelo mi porta così tanto dal Cielo? Intendo, quello che ha da dire, e mi accarezza gentilmente il viso? Non ci crederai, padre, quanto graziosamente può sorridere”.

8. ‘Lo credo volentieri’, passa al padre per la mente. ‘Nel Cielo non c’è nessuna povertà, nessuna tortura, nessuna morte piena di tormento, come quella…’. Smette perfino con i pensieri, per paura che un oscuro possa vederli. Poco tempo fa, dal villaggio vicino, ha sentito dire che anche una fanciulla di diciassette anni, amabile e gentile, solo perché ha detto di aver paura degli oscuri, la si è presa. Ciò che poi venne a casa, era un rottame. Si stringe i pugni in segreto, e si chiede: – dov’è rimasto Dio che dovrebbe ovviare a questi orrori? Per quanto tempo ancora si deve sopportare tutto questo? – “E..?”, chiede direttamente alla figlia.

9. “L’angelo si è seduto sul mio fascio di paglia e, a quel punto, mi sono sentita così deliziosamente leggera. Tutto nella cameretta era completamente chiaro. Mi ha detto che non durerà ancora a lungo, che Dio verrà presto, non si dovrà più aver paura”. Ma adesso… un soffio gelido alita sulla fanciulla.

10. Un sospiro, la bocca del padre si muove appena. “O Dio, Ti aspettiamo già da tanto tempo! Perché permetti che il Tuo popolo venga cacciato, torturato e… questo… questo… ‘nel Nome di Dio?’. Che delitto abbiamo commesso nel credere in Te, che ci si prende la vita, averi e beni?”

11. “Gli oscuri ci portano così tanta sciagura?”, chiede Beate. “Io ho paura di loro, anche se l’angelo ha detto che non devo aver nessuna paura. Dio ci avrebbe portato via. Quando e dove… lo ha taciuto”.

– Le mani di Bertold si posano pesanti sui riccioli luminosi della fanciulla. “Promettimi questo: qualunque cosa di straordinario sperimenti di notte, che vedi o sogni, non lo devi raccontare a nessuno, nemmeno… nemmeno a tua madre!”

12. “Non capisco, padre, perché me l’hai proibito subito, quando ho visto per la prima volta l’angelo? Non dovrei rendere felice anche la mammina?”.

– “Render felice…?”. Una donna, …quanto è facile da torcere! No, non torcere, ma stringerla in cattive domande, fino a non sapere più quello che dice, perché dolore e tormento non si possono sopportare. Allora, di solito si abbatte la sciagura su tutta la casa.

13. “È così!”, e cerca di spiegarlo alla figlia, “La mamma è un pochino timorosa e potrebbe raccontare a una vicina ciò che tu sogni e vedi. Io – ehm – ti credo, Beate, e chissà perché proprio tu sei stata scelta da Dio per sperimentare tutto questo. Ma gli altri? Non lo comprenderanno e griderebbero che sul nostro comignolo si è seduto il diavolo”.

– Mortalmente pallida dallo spavento, la fanciulla afferra le mani del padre: “Questo, questo non è affatto vero! L’angelo meraviglioso non può essere un diavolo! E poi, le parole amorevoli, la benedizione che ci porta ogni volta? Non capisco!”. Comincia a piangere amaramente.

14. “Non piangere. Nessuno deve sapere cosa ci siamo detti qui. Andiamo, altrimenti viene ancora calcolato perché abbiamo perso tanto tempo con metà del carro. Anche qualcosa così può rovinare”, ingoia il contadino. Sul sentiero, dove stanno dei cespugli, ordina a Beate di fare attenzione che non venga nessuno. Camminando lentamente, raccoglie con il falcetto qua e là un pezzettino di erba, facendo attenzione che le chiazze spoglie non si vedano subito, e mette la ‘refurtiva’ sotto la sua falciatura del prato. Ha imparato a prestare attenzione ai più piccoli dettagli, poiché per proteggersi, qualche vicino ha denunciato il suo prossimo.

*

15. Giunti a casa, la moglie esamina il carro. Quanto è difficile e tenebrosa la vita. È impossibile non notare che del raccolto ne è rimasto appena la metà. Di nuovo il ‘silenzio’ del contadino. Mentre vorrebbe dire qualcosa, arriva uno dei vicini che si preferirebbe vederlo andar via, piuttosto che vederlo venire. Ma quello chiede cortesemente: “Come va, contadino Huber? Posso aiutarti in qualcosa?”

16. “No grazie”.

– Nonostante ciò, esamina il fieno senza ritegno. È forse anche conduzione della Luce, il fatto che Beate prende già il timone del carro? – “Lo porto dentro, è l’ora della pastura”.

– “Hai una brava ragazzina, è sempre diligente e capace”. Quanto falsa suona questa parola, si capisce senza fatica.

Helene Meurer voltandosi verso casa, dice. “Sto preparando la minestra. Vieni presto, Bertold”.

– Lui fa cenno col capo, e ancora una volta chiede al vicino cosa vuole.

17. “Kieslutz chiede se puoi aiutarlo. È crollato giù un pezzo di muro della stalla, ma lui, con le mani storpie…”, mani che una volta si ruppe da bambino, “…non può farlo da solo”. Kieslutz, lo si chiama così, perché sul suo terreno cresce più ghiaia (Kies) che frumento, è uno dei più poveri, ma per il resto è un buon uomo. Finora è rimasto indisturbato, e perfino gli invidiosi,che si trovano dappertutto lo lasciano in pace.

18. “Se passi”, dice Meurer, “allora digli che passerò nel pomeriggio”. Lo saluta ed entra in casa. Si devono ingoiare molto, sebbene non si faccia volentieri. Per lui l’ipocrisia è un abominio; spesse volte si deve essere gentili per la protezione della famiglia, quando si vorrebbe essere volentieri…

 

[indice]

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Cap. 2

Lo spagnolo e un parroco fedele

1. Nella vicina città due uomini sono seduti uno di fronte all’altro. Sono al piano superiore di una delle migliori case. Scelta saggia. Lassù non è facile origliare. La scala scricchiola, anche la stanza nella quale siedono gli uomini è raggiungibile solo attraverso un’anticamera. Le porte sono sempre chiuse a chiave. Uno dei due è il predicatore del luogo che ha due chiese. Non è particolarmente a suo agio nella sua pelle, anche se è assicurato come membro di un ordine. Ah – chi lo sa? Gli è già capitato ogni genere di cose; solo la prudenza e l’intelligenza gli sono servite finora .

2. L’altro uomo è uno spagnolo, uno degli oscuri, così chiamati a causa delle tonache scure e i capelli quasi sempre neri. In aggiunta, occhi scuri che scintillano come pugnali. Molti buoni parroci hanno paura di loro. Proprio adesso il predicatore del luogo di nome Sinkmann, vede ardere nello sguardo del suo dirimpettaio un maligno fuoco. Ma lui, Sinkmann, solleva in alto una coppa e beve alla salute dell’oscuro, dicendo che adesso si può discutere del più necessario.

3. Lo spagnolo fa cenno di sì col capo e dice: “Per quanto ho potuto riconoscere qui da voi, siete bravo nel lavoro. Una cosa bisogna cambiare: voi parlate in modo troppo pio, voglio dire…”, si corregge velocemente, “…voi siete troppo buono con le vostre pecorelle che non sono figli credenti della Chiesa. Durante la vostra ultima predica la gente guardava lieta, invece di abbassare gli occhi piena di pentimento. Cosa ne pensate?”. Una ‘domanda insidiosa’, come la si pose anche al Salvatore.

4. Sinkmann non cade nella trappola: “Venerabile fratello, le persone a me affidate…”, egli preferirebbe dire ‘figli di Dio’, “…hanno sempre confessato pienamente. Non le ho mai esaminate alla leggera, ho anche chiesto in giro per vedere se si potesse scoprire ancora qualcosa su questo o su quello… così, in privato. Tuttavia, in tutti questi anni che sono stato in carica qui, sono stati pochissimi che avevano bisogno di una penitenza più dura e…”

– “In cosa consisteva la penitenza?”. Ciò che è in agguato in quei tenebrosi occhi, non può essere nascosto del tutto.

5. “Mi sono attenuto alle regole giunte da Roma. Queste, finora, si sono affermate come vere”.

– “Con questo non avete detto quali sono le penitenze applicate”. Lo spagnolo alza le mani un po’ nervoso.

– Il parroco Sinkmann si finge molto sorpreso in maniera così naturale che perfino il più astuto di tutti gli oscuri non se ne accorgerebbe. “Fratello nel Signore, voi lo sapete molto precisamente, poiché anche il vostro ordine è sottoposto alla protezione di Roma. Non dovreste voi conoscere la legge penale?”. Il parroco fa quasi la parte dello stupido.

6. Lo spagnolo respinge l’obiezione. “Naturalmente, ma queste regole sono sorpassate da tempo. Non dovreste sapere che nel frattempo, dal momento che i figli della Chiesa sono diventati più che tiepidi, sono da impiegare altri metodi per il fatto che commettono cose diaboliche e malvagie? Non si riforma la Chiesa con ammenda o il servizio al carretto, né con preghiere che vengono espresse!”

– Il parroco Sinkmann sa con pesantezza di cuore cos’è capitato alla povera umanità.

7. “Riformare?”, chiede lui con modestia, “la nostra Chiesa sta salda da più di mille anni. Non potrei immaginarmi cosa ci sarebbe da riformare”. E nel suo interiore dice: ‘Ci sarebbe molto da riformare a beneficio di tutti i credenti. Per come stanno le cose oggi, non c’è da stupirsi se coloro che si svegliano desiderano qualcosa di diverso. E l’uomo nel nord, – non ha ragione se…’

8. Lo spagnolo, che deve riprendersi altrettanto, ma in modo diverso, ferma i pensieri. La parola ‘riformare’ è stata scelta maldestramente. Ah, contro di loro, contro il grande ordine, nessuno può tenergli testa, tanto meno tali piccole nullità, come ne è uno questo parroco. Dapprima solleva in alto il suo grande boccale, beve, e la maschera della sua gentilezza fa un effetto autentico. ‘Si può aver paura’, pensa il buono, come tutti i poveri che, per la maggior parte, non sanno nemmeno leggere.

9. Lo spagnolo dice cauto: “Ponderate saggiamente, caro fratello. Ogni istituzione deve spingersi in avanti, com’è necessario in tutti i campi del mondo. Che si tratti di un contadino, di un tessitore, di un commerciante, oppure… anche della Chiesa, ognuno deve sforzarsi di fare meglio di quanto sia stato possibile finora. Questo, presso di noi, non cambia la struttura dottrinale. È necessario intraprendere cose nuove; perché l’umanità, nel suo complesso, non sta ferma. Si deve tener conto del progresso!”.

10. “Sì, eminentissimo fratello, lo comprendo. Grazie per il buon insegnamento”. – ‘Oh, oh, mio Dio, perdonami la grossolana menzogna. Se non fossi saldamente legato al diritto canonico, oggi stesso lascerei subito tutto e me ne andrei dove c’è da ascoltare qualcosa di meglio, dove si tratta della parola di DIO, e non dell’avidità di dominio e del potere’. Allora vede dinanzi a sé la comunità che gli è fedelmente devota, che pende dalle sue labbra, che trova spesso la via che porta a lui, quando ha bisogno di aiuto, per lo più soltanto per la vita. Può abbandonarla? E non sospetta quanto presto dovrà fuggire, proprio per salvare gli altri.

11. “Ebbene, caro fratello, cosa avete da trovar da criticare?”

‘Ah, costui diventa tenero’, balena attraverso il cervello dello spagnolo. ‘Tra breve verranno parecchi del suo ordine, lui stesso vorrebbe essere volentieri un grande (un grande inquisitore); allora si vedrà chi governa’..., Lo spagnolo incrocia le mani là dove una croce d’oro scintilla alla luce delle candele...

12. ‘Con questo oro si potrebbe alleviare più d’una necessità’, pensa il parroco. ‘Sul petto dell’oscuro, ahimè, il più puro scherno! La croce di Cristo era di legno grezzo, è con questa che il Signore ha vinto, non con l’oro, non con il potere e l’oppressione’. – Il peso della croce grava sulla sua anima, perché nella sua piccola comunità cittadina, presto ne verrà eretta quella una più terribile. Egli avrà alcuni villaggi da curare. Ora viene un mostro nel gregge di gente buona. Allora sente già il discorso, finemente affinato nelle parole, il senso come fuoco, zolfo, spada e pece!

13. “Ho già detto che qui non domina vera umiltà, invece di stare sulle ginocchia, stanno ad ascoltare la predica con il volto lieto. Dovrebbe, Dio, averne compiacimento? La gente è certamente stupida, ma non stupida abbastanza da non accorgersi che deve valere il potere della Chiesa! Come volete dimostrarlo? Solo con discorsi pii, incoraggiamento, benedizione e… quant’altro?

14. Ovviamente alla fine di un servizio…”, lui non dice ‘servizio di Dio’, “…si deve offrire anche la benedizione. Ma qui… come stanno le cose con la confessione? Ieri  ho sentito ciò che avete detto: ‘Sii consolata, cara figlia, il Salvatore ha perdonato la tua piccola colpa’. Come mai era una piccola colpa? E perché non avete accentuato che Dio vendica ogni colpa?”

15. “Era una ragazzina, quasi ancora una bambina! Da una simile non si può pretendere di ponderare il fare e il non fare. La ragazzina ha avuto una lite con la sua amica, ma è già di nuovo bene, quindi penso che non ha nulla a che fare con la fede e con la nostra Chiesa. Queste, sono cose da bambini”.

– “E allora?”, l’uomo con la tonaca alza le sopracciglia. Se Sinkmann sapesse cos’è quel segno, fuggirebbe la notte successiva.

16. “Fate attenzione, una buona volta , fratello. Le persone anziane sono difficili da cambiare. Quando hanno più di settant’anni, puoi metterli da parte, vuol dire che non li si prende più sul serio. Ma la gioventù? Questa è da educare! Qui non si deve lasciarsi sfuggire nulla! Con rigore! Se necessario, più con durezza, si può far capire qualcosa alla gioventù!

17. Le ragazze si attaccano a cianfrusaglie, e seducono i giovanotti. Nell’esteriore la faccia liscia, …ma nell’interiore hanno il diavolo! Un diavolo non bada alle buone parole, deve essere bandito con fuoco e tortura! Questo va fatto! Sempre più l’uomo s’impantana nei vizi, il che è dovuto in gran parte a causa delle donne. Se giovani o anziane, c’è poca differenza.

18. In questo modo abbiamo già scacciato molti diavoli. Poi le donne lo ammettono di essere in combutta con Belzebù”.

Lo spagnolo esamina colui che gli sta di fronte, ma non riesce a ravvisare cosa passa nell’intimo del parroco. Questi ha appoggiato di proposito la mano sulla fronte, ma ha lasciato libero il volto. Quanto gli costa in abnegazione per far fronte a ciò che ha sentito senza menar le mani, lo sa solo il Signore.

19. Lui si è ben sforzato di elevare la comunità nella fede, per la Chiesa, …che lui serve. Non è stato forse preso in considerazione anche l’aspetto mondano, nella miseria e nell’amaro bisogno? Adesso, …sono arrivati gli oscuri. Lui chiama quel tempo, ‘le tenebre della superstizione’, rigonfio, stracolmo di dolori del corpo e del cuore.

20. Aveva egli previsto ciò che stava per sommergere tutto il buono proveniente dalla triste freddezza animica? Si raccoglie in se stesso dolorosamente, non ha il tempo di soffermarsi a pensare. Percepisce esattamente l’osservazione. E –ancora: “Chi gli darà la forza di arginare il disastro?”. Non sarà in grado di arginarlo, lui è uno degli sconosciuti, i cui nomi non sono presi in considerazione. Allora, per una volta, vorrebbe…

21. “Vi prego, ditemi, pregiatissimo fratello, come vi chiamate? Di certo avrete un nome altisonante”. Per quanto astuto sia di solito lo spagnolo, si lascia abbindolare. È innegabile che a lui è appiccicata la vanità. Si potrebbe pensare che questa sia il suo diavolo. E che diavolo!

- Invece lui parla con noncuranza, il suo nome non sarebbe così importante. “Mi rallegro che volete saperlo. Ebbene, quello dei genitori lo avevo dismesso con il voto, anche voi conoscete questa regola dell’ordine.

22. Ho ricevuto il nome ‘Cristoforo’. Mi sono sforzato di recare tutto l’onore proprio a questo nome”.

‘Proprio a te’, passa per la mente del parroco. Diventa bollente.

– “Cristoforo ha portato il Signore attraverso il mare. Ah, una pia leggenda”. Lo spagnolo passa con il palmo della mano il tavolo, come se volesse togliere una briciola. “In ogni caso, …ha fatto fatica a portare il bambin Gesù, e Questi gli ha detto: ‘Ora tu hai portato il mondo intero’. Ah, vedi, fratello, così anch’io mi sono prefissato di portare il mondo intero. Non è questa una magnifica immagine?”

23. Sinkmann per prima cosa beve un sorso di vino fresco, con cui manda giù ciò che gli è venuto su. “Avete ragione, voi, il più degno dei fratelli, un’immagine come l’ha data una volta il Signore-Dio. Io, quale piccolo parroco, non ho ricevuto nessun altro nome e, …non è neanche importante, non sono certo un luminare. Ho eseguito volentieri i miei servigi meglio che potevo, mi sono sforzato di legare la comunità alla Chiesa”. Invece supplica nel pensiero: ‘Signore, perdona, voglio legare a Te le pecorelle’.

24. A questo punto, all’uomo pesantemente provato, è come se delle ‘dita’ lo sfiorano sulla sua calda fronte, ed ha la forza di non tradire l’emozione che lo ha sopraffatto, e dice: “Gli uomini hanno bisogno di un saldo sostegno, ed è bene se lo trovano nelle chiese”.

– “Certamente, un obiettivo che ha pieno valore. Solo, non dimenticate quello che ho detto prima: non solo belle parole, devoti discorsi e – dove necessario – anche nessun Vangelo, di cui il popolo volgare non sa cosa farsene. No!”. Il tono dello spagnolo s’indurisce a tal punto da risvegliare nel signor parroco nuova paura e un’ansia opprimente.

25. “Si devono mostrare i peccati, le azioni malvagie, l’apostasia, la nefandezza! Credetemi, uomo di Dio: in tutte le persone dimorano i diavoli! Perciò sono rimasti così arretrati, di solito non riescono ad aiutare se stessi e non sanno nulla del grande ordine dell’Universo, di tutto ciò che vuole veramente la nostra Chiesa, qui principalmente il mio ordine. Di questo sono completamente intoccati.

26. Ora è questo da mettere in primo piano, deve essere formalmente inculcato loro con mezzi violenti, solo con un insegnamento rigoroso. Il vostro discorso è troppo tenero, allora ci si addormenta beati!”.

– ‘Al contrario, miserabile nidiata! Qui non è ancora caduto nessuno nel sonno, quando ho offerto loro l’Amore di Dio, l’aiuto del Salvatore e la salvezza per Grazia! Naturalmente, questo non deve essere confessato, non ora, …non qui!’

27. E il devoto parroco deve mentire di nuovo, come un ponticello traballante su acque impetuose: “In questo senso ho anche ammonito spesso la comunità, fratello Cristoforo…”, e non ha piacere di chiamare l’altro così, “…prima che voi veniste. Ancora una domanda, e sono certo che la potete interpretare: ‘È bene se si viene solo con parole taglienti?’. Allora questi poveri, come voi li avete giustamente classificati, non essendo istruiti, si spaventerebbero, e poi non oserebbero dire più niente al confessionale. Come li si potrebbe a questo punto aiutare? Non potrebbe dominare un po’ di bontà, nonostante la severità?”

28. “Sono della stessa opinione, solo che la mia ha un aspetto diverso. – Bontà! Dio è buono? Egli da sempre ha punito il popolo degli uomini, ha anche portato i giudei in cattività (in Babilonia), ha disperso il popolo, tanto che lo si deve cercare in tutti i venti. Non dubito della bontà di Dio, al contrario! Io la vedo solo diversamente da voi, come un Cristoforo, dal punto di vista del peso. Dio pone dei pesi su di noi, noi che stiamo al servizio della Chiesa, affinché agiamo con la stessa severità, per l’appunto, con il popolo inferiore, perché lo stesso popolo può essere cambiato solo con durezza.

29. Ebbene…”, dice lo spagnolo all’improvviso gentile, “…io spero che voi mi offriate la mano per assicurare alla giustizia coloro che praticano la stregoneria e l’arte del diavolo”. Stende la mano destra, le cui dita storte sarebbero anche un segno.

– Il buon signor parroco deve porgere la sua pura mano, mano che conosce anche il duro lavoro, in quegli artigli, senza esitare, per non tradirsi, per aiutare, per quanto bene gli possa riuscire.

– Ancora una volta lo spagnolo cade in trappola, in una che non proviene da Sinkmann, ma unicamente dalla sua bocca. In seguito, costui non saprà come sia stato possibile farlo.

30. “Onorevole alto fratello, non volete tenere la prossima predica? Io provvederò affinché venga il maggior numero possibile di persone appartenenti alla parrocchia. Alcuni abitano abbastanza lontano, hanno bisogno fino a sei ore per andare e tornare, ma sono venuti spesso. Domani passerò per la borgata a spronare tutti. Per voi va bene?”

31. “Non avrei proprio pensato che sareste stato d’accordo con me. Mi rallegro molto. Vedrete: quando predico io, tutti cadono sulle ginocchia, pentiti e disperati, perché devono riconoscere i loro peccati. Statemi bene, ci vedremo di nuovo alla messa”.

– Il parroco Sinkmann china il capo e scende la scala un po’ ripida. Il passo suona duro, i gradini scricchiolano come non mai. Al momento è pieno di dubbi. ‘Signore, dove sei?’

 

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Cap. 3

Il sacerdote ha la prima visione

L’avviso alle comunità – Un provvidenziale aiuto per i bambini

1. Il parroco si gira e rigira. Non per il duro giaciglio, a questo è abituato, ma sono i pensieri. “Signore, le molte bugie… e non le ho confessate”. Intende dire davanti allo spagnolo. “Si deve dire la verità, indipendentemente da ciò che accade. Come Salvatore, sebbene Ti aspettava la morte sulla croce, non hai professato apertamente dinanzi al nemico: ‘Io Lo sono!’?”. Quanto gravemente ha fallito, e tuttavia voleva essere un piccolo servitore del suo Dio!

2. Il guanciale si bagna. Lacrime umane. I potenti se ne vergognano, la gente povera le ingoia, perché nulla migliora con le lacrime. La mezzanotte è già passata, quando si chiudono gli occhi stanchi. I pensieri, però, girano in tondo, talvolta anche per la paura dinanzi a Dio a causa delle sue bugie. Poi vede di nuovo la comunità davanti a sé, seduta, con i volti raggianti di gioia, perché, ‘sì’, sente la benedizione dalle Parole di Dio. E ora…

3. È un sogno, è una mezza veglia? Qualcuno si siede al giaciglio. Delle dita gli accarezzano la fronte, così morbide, così dolci. Di chi è la mano? Splende una vaga luce, comunque consolante, che Sinkmann scorge mezzo cosciente. Egli non sa che lui – e qui il suo nome si accorda (Sinkmann: l’uomo che sprofonda) – come mezzo sprofondato nel sonno, tende la mano verso l’opaco bagliore di luce, come in una veste. La voce! Non l’ha mai sentita in questo mondo.

4. “Tu sei uno degli sconosciuti dinanzi al mondo; dinanzi a Dio invece sei ben conosciuto”.

– “Chi sei ?”, balbetta sognante.

“Io sono il tuo spirito guida, ordinato da Dio a questa carica. Raramente gli uomini sono in grado di percepire questo, e deve anche essere raramente, perché l’uomo ricade troppo facilmente in preda all’arroganza. Solo dove nel cuore regna quell’umiltà, nata dallo SPIRITO, arriva l’aiuto attraverso la Rivelazione – non solo per i singoli. Attraverso di questi l’aiuto può valere per molti. Questo è presso di te il caso.

5. Non hai pensato a te stesso, quando la tenebra ha brandito il suo scettro; coloro che ti sono stati affidati, giacciono in preghiera davanti al Trono di Dio. Tu mi vedi a causa di loro, ma anche a causa tua”,

– Suona del tutto particolarmente caro, quando il ‘mezzo addormentato’ si raggomitola: – ‘Oh, io stesso non ne sono degno’.

“Chiederai con apprensione, quando il male minaccerà di sopraffarvi: ‘Signore! Signore, perché? Cosa ha fatto di male la mia cara gente, perché gli oscuri la possano rovinare, non solo per i loro poveri averi, ma anche per la vita? E come…?’

6. Non solo adesso viene su di te il sospiro, non è solo oggi che gli occhi sono bagnati, non te ne devi vergognare. Se Dio ti condurrà fuori da questo paese, non andrai da solo. Ti seguiranno dei piedi, piccoli, grandi, stanchi, e dovrai essere per tutti, dalla forza del Signore, un bastone e un sostegno.

7. In questo tempo non sei l’unico ad essere consolato dalla Luce, a cui è permesso sapere, in un modo o nell’altro, e sono tutti i piccoli, gli aggravati, gli sconosciuti per i mondani, che si perdono. Inoltre, pensa alla parola e all’immagine che Giovanni ha visto e sentito nell’Apocalisse, che talvolta, leggendo, ti ha portato grande gioia: «…Io vidi sotto l’altare le anime di coloro che erano stati uccisi a causa della Parola di Dio’, [Ap. 6,9]ed avevi ben riconosciuto che ‘altare’ significa ‘protezione’, anche ‘elevazione nello stato celeste’. E ancora l’altra visione:

«…ed ecco una schiera immensa che nessun uomo poteva annoverare,

di tutte le nazioni e tribù e popoli e lingue, che stava in piedi

davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di bianche vesti

e con delle palme in mano». [Ap. 7,9]

8. Considera anche, che essi sono venuti dalla grande tribolazione, ma che il SIGNORE ‘asciugherà’ ogni lacrima dai loro occhi, e anche dai tuoi, fratello mio proveniente dalla Luce.

9. La bocca mormora, lo spirito parla in modo chiaro e luminoso: “O Tu, Dio e Padre mio, come mi hai consolato, togliendomi il peso che gravava su di me come una trave della croce. La mia povera gente! Mondanamente esposta alla violenza degli sciagurati, mentre io, solo in virtù del mio piccolo ufficio, non sono del tutto senza protezione, altrimenti quelli dovrebbero distruggere tutti i loro subordinati. Allora si spezzerebbero da soli. Questo lo sanno molto bene. Un inferno sul mondo! E nonostante ciò – la Tua misericordiosa Salvezza e il Tuo aiuto non si spengono, anche se noi uomini siamo ottusi e senza conoscenza della Luce”.

10. “Devo correggerti?” – Ah, la buona voce, come una mamma accarezza il suo figlioletto.

– Così il parroco sente questo suono meraviglioso: “Sempre ho bisogno di correzione, sono io certamente molto non istruito. Misera è la mia anima, la mia mente spesso confusa. Oh, quanto sono grato, quando l’insegnamento della Luce viene su di me”.

11. “I mondanamente poveri, i miseri, gli ignoranti, gli impacciati, hanno di solito un cuore puro. Il Padre e Creatore riconosce questo! Non ciò che il mondo sa offrire, cosa che la moltitudine non possiede. Lo hai visto come le pecorelle guardano credenti in alto, bene anche per te che cerchi di portare all’uomo il puro insegnamento di Dio, per quanto sia possibile ad un uomo. I loro occhi splendono di gioia, bevono letteralmente le tue parole che portano loro conforto e aiuto. Ed essi sanno: tutto ciò che tu insegni, è Parola di DIO, è il Suo Amore!

12. Non chiedere altro, quando gli oscuri trascinano il loro potere e dispotismo attraverso il paese, come se il Signore avesse distolto da voi il Suo volto. Cosa sai tu dell’eterno buon Consiglio di Dio che agisce prima di quanto pensi l’inferno?”

– “Io non so nulla!”, dice lui mezzo avvolto dal sogno.

“Proprio nulla?”, viene chiesto. “Questo sarebbe triste, se tu non conoscessi nessuna risposta”.

– “Aha…..”, geme la bocca, “…questo lo so bene: il Consiglio di Dio è sempre protezione e grazia per gli uomini. Certo, non troppo saldamente, me ne sono sempre aggrappato, come un naufrago alla scialuppa di salvataggio”.

13. “Hai fatto bene in questo, e proprio per questa ragione vedi adesso la Luce, senti le Parole del Cielo, viene su di te la consolazione del Padre. Se questo ti basta, allora supererai anche il più difficile che ancora sta dinanzi ai tuoi piedi come una macchia nera. Questa può essere tolta all’improvviso, e il tuo cammino sarà libero. La lontananza a te sconosciuta diventerà per te e per molti altri una nuova patria. Sii sollevato e benedetto da Dio”.

14. Se ‘il benedetto’ continui a dormire, se rimane a giacere mezzo sveglio, Sinkmann al mattino presto non saprebbe dirlo. Solo che si sente come rinato, come se fosse stato eretto un muro protettivo intorno a lui. Allora si alza e si prepara per la lunga camminata. Ciò che deve dire ai suoi contadini, perché la prossima domenica spetta loro qualcosa di brutto, è certamente ancora un mistero per lui.

15. Tuttavia, ringraziando, congiunge le mani davanti alla colazione del mattino; se la bontà del Cielo gli è apparsa così questa notte, certamente non lo abbandonerà adesso. Dal momento che ha detto allo spagnolo che oggi sarebbe passato attraverso la comunità del paese, non ha bisogno di aspettarlo, poiché difficilmente impiegherà così tante ore, tanto più che piove. Per fortuna non forte. Tuttavia le vie sono inzuppate, ancor più da casa a casa. Oh, c’è fango e pozzanghera. A causa della pioggia, si mette un pezzo di pellame sulle spalle.

*

16. Per primo va a trovare Bertold Meurer, lui e i suoi sono a casa. La raccolta del frumento non è ancora iniziata. Quando Beate vede arrivare il suo parroco, giubila: “Arriva il signor parroco!”.

Bertold ed Helene si affacciano alla piccola finestra: “In effetti, cosa significa questo?” L’uomo non ha un buon presentimento. Deve avere una ragione, nonostante la gioia della visita. Bertold si affretta a ricevere Sinkmann, mentre Helene mette sul tavolo un piccolo panno, dove deve sedersi il parroco. Porta in tavola pane, latte e formaggio. Non c’è niente di meglio da offrire.

17. “Vi saluto, cari amici!”. Ad ognuno porge la mano, ma presso Beate, l’ospite sembra meravigliato. Il volto così caro, gli ricorda il suo sogno. Oppure è stata un’esperienza… perché non era affatto sulla Terra? Quella luce, certamente incerta, non sembrava il volto della fanciulla? Ora scaccia i pensieri, mentre sorge una nuova preoccupazione. Se lo spagnolo vedesse la fanciulla – Oh! Cosa accadrebbe?

18. “Sedetevi”, invita Meurer. “Prendete del piccolo pasto, stimabile parroco, non siamo…”. ‘Ricchi’, voleva intendere.

Sinkmann alza la mano: “Anche da me il tavolo non si può piegare. A volte tu e i fedeli portate quel poco, quando venite alla funzione. Sì, sì, il nostro Signore-Dio ci aiuta sempre, persino quando nel mondo siamo gli sconosciuti”. Egli sceglie le parole della Luce.

19. “Non è un bene se lo siamo? Allora gli alti signori non si occupano di noi”.

– “Hm? E dai vostri campi, dai vostri pascoli, non viene preso nulla?”

– Il contadino alza le spalle, ma racconta del furto al Wiesengrund.

– “Ah, sì!”

– E dopo un po’: “Se rimane così, possiamo essere soddisfatti. – Adesso i bambini non vogliono giocare un po’? Và, Beate! Prendi il fratellino e state con la capretta nel cortile”.

20. Beate diventa subito attenta; percepisce ciò che, minaccioso, incombe su di loro. L’angelo aveva accennato al futuro, ma anche alla loro salvezza. Si ha bisogno di essere salvati solo quando si è in pericolo. Inginocchiata davanti al parroco, pone le sue mani sul grembo dell’uomo, che lei ama con cuore ardente. Lui posa la destra sui riccioli biondi e non dimentica la testolina del piccolo Peter. Beate porta fuori il fratellino. Ora si fa un opprimente silenzio nella stanza. Il contadino domanda: “Cosa c’è? Certamente portate una cattiva notizia”.

21. Sinkmann smorza la voce. “Gli spagnoli, quelli dell’ordine, sono venuti per stare presso di noi. Che ora uno è anche rimasto in città, lo devo annunciare con cuore pesante. Domenica, alla messa solenne, lui stesso vuol tenere la predica, sicuramente anche la confessione. Oggi devo ancora passare per la mia comunità del villaggio, possibilmente devono venire tutti. Non posso passare da ogni singolo, non ce la farei; volevo solo dirlo a te espressamente, Bertold, tu ed Helene siete i più fedeli. Nonostante la buona volontà, presso alcuni è d’obbligo la cautela”.

22. Meurer capisce cosa può accadere. Indica la casa accanto, ma poiché ora si trova tra due finestre, non vede cosa succede fuori. Sinkmann lo vede. C’era un’ombra, gli è sembrato fosse lo spagnolo. O mio Dio! E Beate è nel cortile! Salta letteralmente in piedi e si precipita fuori tra lo stupore dei due contadini. Non vede nessuno. Ma dove sono i bambini? E dov’è l’ombra? Si è sbagliato?

23. Di nuovo il Signore è stato all’opera del tutto inosservato, non notato da nessuno. – La capretta voleva andare nella stalla e i bambini l’hanno seguita prima che si mostrasse l’ombra dalla casa del vicino. Il parroco fa il giro intorno alla casa. Dov’è l’appostato? Che si sia rifugiato velocemente nella sua stessa ombra? Chi può saperlo. Ha visto abbastanza, e quando sarà possibile, la sua bocca malvagia si aprirà. Questo non gli porterà mai benedizione.

24. “Cos’è successo? Perché vi siete precipitato fuori?”, chiede Bertold quando il parroco ritorna.

– “Non si sentivano i bambini, e allora ho pensato che fossero in pericolo”. Non lo ha solo pensato! Se lo spagnolo una volta vede Beate, allora…”.

– “Ma, và!”, dice la madre. “Beate rimane in casa, soprattutto quando assiste il piccolo Peter. Lei somiglia a una chioccia”, ride Helene. “Posso sempre contare su di lei”.

25. “Non ve lo nascondo: presso la casa c’era un’ombra; solo che fuori non si vedeva nulla. È impensabile che lo spagnolo mi abbia seguito. Ma se l’avesse fatto… Custodite la vostra figlioletta! Lasciatela a casa, adesso non dovrà mai venire alla messa. Nell’altro distretto sono andati a prendere una sedicenne, solo perché aveva manifestato la sua paura, paura degli spagnoli. Non si può dire com’è ritornata a casa, non potrà camminare mai più”. Il fatto che non possa più parlare e muovere le mani, non viene rivelato.

26. La contadina emette un grido di raccapriccio: “Ma come possiamo proteggerla? È ancora una bambina e…”.

– “…una brava bambina”, sottolinea Sinkmann. “Posso fidarmi di voi?”. Egli racconta l’esperienza notturna e qui – per fortuna – Helene va via a cercare lei stessa i bambini, anche il padre riferisce il sogno di Beate. “Questo è… questo è direttamente collegato insieme”, rimugina l’ecclesiastico. “Proprio questa notte… Ora sento una cosa simile dalla fanciulla, che anche lei ha avuto visioni. Ahimè, gli spagnoli, sappiatelo, queste le chiamano ‘diavoleria’ e ‘stregoneria’. Questo è il pericolo!”

27. “Ma che dobbiamo fare? Ahimè, che dolore al cuore! Io credo nella bontà di Dio; ma di questo… questo…”, il contadino non vuol dire ciò che pensa. “Solo questo: il nostro vicino non è un brav’uomo, spesso spia, e non solo da me. Gli Stangler ne sanno qualcosa. Io non denuncio volentieri il vicino, non servirebbe a nulla. Ci ascoltano, ci girano intorno, e poi sparlano su di noi”.

28. “Non mi dici affatto nulla di nuovo, Bertold Meurer, conosco molto bene la mia gente. Una verità chiara e netta in questo tempo è una fune che porta facilmente alla morte. Ebbene… vogliamo affidarci completamente al nostro Salvatore. Egli non ci lascerà andare in rovina, anche se gli spagnoli dell’ordine sono la rovina del popolo, il potere non verrà loro tolto. Ora devo chiamare a raccolta il villaggio per annunciare la messa”.

29. “Come giustificherete il fatto che siete stato da me e da nessun altro?”

– “Naturalmente sarà difficile”, sospira il signor parroco. “Spesso si devono prendere vie traverse se ci sbarrano completamente le vie diritte. Questo purtroppo è vero”. – Helene ritorna con i figlioletti. La fanciulla si stringe affettuosamente all’ospite, il piccolo invece guarda con i suoi occhietti scuri come se sapesse già, quanto l’omone porti benedizioni.

*

30. Questo villaggio ha una piccola cappella, senza porta. Là va il religioso. Lo si segue. Quando annuncia, come fosse la cosa più comprensibile da dire, che alla messa predicherà ‘fratello Cristoforo’, allora Franzel Stangler chiede come mai e come sarebbe con la confessione. Nessun dubbio: quasi tutti sono colti dalla paura! Manifestarlo? Oh, no, questo non si può! Dove sarebbe oggigiorno una città, un piccolo villaggio, dove non strisciano sciacalli! E per di più, si deve fare pure buon viso a cattivo gioco.

31. “Figli della mia chiesa…”, Sinkmann vorrebbe dire molto più volentieri ‘figli di Dio’, “…voi sapete bene quanto me: l’ordine dalla Spagna vuol prendersi cura di noi. È stato istituito su di noi, e noi dobbiamo obbedire. Siamo fedeli figli della nostra Chiesa, e come Dio ci guida, così Lo vogliamo seguire. La Sua mano è sopra di noi. Abbiamo sperimentato già spesso tutta la Sua grazia, il Suo Amore, la Sua affettuosa misericordia e la Sua salvezza. Vi prego di non mancare alla messa solenne. Lasciate i vostri figli a casa, poiché non possono ancora comprendere una predica così difficile. Vi prego anche di stare molto tranquilli in chiesa”.

32. “E la confessione?”. La moglie di Hieselbar, la gentile Therese, pone la domanda, e inoltre, chi dovrà rimanere a casa con i bambini? Non si può non notare che la sua voce vacilla.

– “Non è ancora deciso”, risponde evasivo Sinkmann, non vuole spaventare nessuno, adesso non ancora. Paura e preoccupazione arriveranno lo stesso. Aggiunge incoraggiando: “Non siate oppressi, dite tutto ciò che avete da confessare. Se vi diventa un po’ difficile, allora pensate alla croce di Cristo che un giorno ha lacerato le spalle del nostro Salvatore. Scegliete due donne che assistano i bambini durante la messa”.

33. “Perché siete andato dai Meurer?”. Domanda il contadino Huber.

– Guarda qui, ecco l’ombra! Sinkmann se l’aspettava, ma gli porge la mano. “Non lo hai capito, August? Devo visitare anche le altre borgate, sono in giro fino a tarda sera. Da voi volevo prima vedere se eravate in casa oppure nei campi. Tu lo sai certamente: per me siete uno come l’altro! Sono stato anche nella tua casa, ho visitato a turno uno dopo l’altro. Di cosa mi rimproveri?”

34. Huber capisce che ha esagerato; si è tradito!

– “Nulla di male, carissimo parroco, non volevo dire questo. Vi avrei ospitato molto volentieri, e mia moglie vi è davvero affezionata”. Oh, sì! La moglie di Huber è una brava donna, lei ha parecchio da soffrire sotto suo marito. Questo lo sa l’intero villaggio.

35. “Non te ne voglio per la domanda”, dice Sinkmann di nuovo gentile. “Statevi bene, e vi prego di venire tutti puntuali. Padre Cristoforo se ne dovrà rallegrare”.

‘Come sarebbe utile che lo spagnolo vedesse quanto bene egli conduce la comunità!”. – Chi lo pensa? È Gregor Kieslutz. Solo che non ne parla. Anche lui conosce i ‘bravi’ e ‘gli altri’, non meno di quanto ne sappia il suo parroco.

*

36. Come per caso, i tre contadini Meurer, Stangler e Kieslutz s’incontrano la sera sulla via che porta alla cappella. Considerato che la stessa sta su una collinetta e, come già detto, non ha nemmeno una porta, è il luogo dell’incontro perfetto per scambiarsi una parola senza essere spiati. È all’imbrunire, ma si vede ancora abbastanza lontano; nessuno può avvicinarsi senza essere visto.

37. Meurer è il primo, è venuto per ringraziare il Signore perché il loro parroco conosce la visione di Beate ed ha provveduto affinché domenica non venisse nessun bambino. Inoltre, non è in pericolo solo sua figlia, c’è più di una bambina che cadrebbe facilmente in trappola, e chi la mette meglio con abilità e astuzia, ah… si dovrebbe dire ‘con malvagità’, di quelli dell’ordine, lo si sa da lungo tempo.

38. Quando vede arrivare Stangler e Kieslutz, si stupisce molto, ‘Cosa vogliono anche loro? La situazione si chiarisce. Il saluto da uomo a uomo e una silenziosa stretta di mano.

– “La tua domanda ti si vede dagli occhi”, comincia Franzel Stangler. “Come mai anche noi veniamo alla cappella? Ebbene… ti ho visto uscire di casa e non ho fatto nessuna fatica nell’indovinare dove stavi andando. E strada facendo ho incontrato Gregor; ti abbiamo seguito insieme. Ciò che hai sul cuore è il nostro peso, la nostra preoccupazione, per noi e per il nostro parroco”.

39. “Non ne uscirà indenne”, sussurra Kieslutz. “Perciò facciamo bene a mordere la mela che ci vuol rovinare, e andare lì. Speriamo che lo facciano tutti. Chi delle donne resterà coi bambini?”

– “Hm…”, dice Meurer, “…non vorrei fare il nome di mia moglie, altrimenti si dirà subito che lo avrebbe voluto Sinkmann. Il mio vicino…”

– “…lo sappiamo”, ribatte Franzel con impeto. “Proprio per questo vorrei nominare la moglie di Huber (lo spione). Anche lei è una brava donna, a lei si possono lasciare i bambini”.

40. ‘Solo, non Beate!’, sospira Meurer fra sé. ‘Deve parlare seriamente ancora una volta con sua figlia. Lei non deve rivelare a nessuno quali sogni le sono toccati. August Huber lo strapperebbe alla moglie se sapesse qualcosa della faccenda. Lui ha già spremuto molto da lei. Inoltre, talvolta ha scongiurato cose del tutto campate in aria per paura di suo marito. Quante volte il parroco ha dovuto rimettere ordine. Ah – non ha avuto anche lui una visione, come Beate? Allora sarebbe da affidare tutto nella mano dell’Altissimo.’

41. Egli nomina la moglie del bracciante Stiebitz, Maria, buona amica di Helene, quindi non ha bisogno di essere troppo in apprensione. “Domani lo diremo ai due uomini; certamente saranno d’accordo”, dice Stangler. “Solamente, la confessione… Io l’ho percepito subito, solo che il buon parroco non ci voleva appesantire; la confessione la terrà quell’altro. Non riesco proprio a capire come costui abbia potuto prendere Sinkmann nella tenaglia!”

42. “È meglio andare!”, suggerisce Bertold Meurer. “Nonostante la buia notte, si potrebbe essere spiati”.

– Gli si dà ragione, profondamente preoccupati. Grazie a Dio hanno un solo malvagio tra di loro che, preferibilmente, lo si evita. Non è consigliabile provocarlo. Ma quali guai può portare quell’uno, lo si sperimenterà. – Per primo esce Kieslutz, va di soppiatto al muretto, di dietro, nel campo all’aperto, e così giunge alla porta posteriore della sua piccola casa. Arriva senza essere visto.

43. Dopo è Franzel Stangler che lascia la cappella. Si guarda intorno con i suoi buoni ‘occhi notturni’. Quando nulla si muove, si gira ampiamente verso destra, dove giunge in un campo che gli appartiene. Egli può dire che andava a vedere che tutto fosse in ordine. Di notte si ruba molto spesso.

44. Resta indietro Bertold Meurer, grato e inquieto di cuore. Le privazioni… ahimè, le privazioni! E la ‘miseria nera’, come chiama per sé gli spagnoli. Si sono così diffusi nel buon paese tedesco. E non si può far nulla contro. Vengono sostenuti dal potere della Chiesa e del mondo.

45. Si è soffermato all’ombra proiettata dalla Luna sulla chiesetta. Le nuvole si stanno addensando di nuovo, per la protezione dell’uomo. Nonostante ciò egli preferisce rimane ancora un po’. Quando non si nota nulla, allora va direttamente a casa. Ma ecco, – gli viene incontro August Huber (la spia) poco prima della sua casa dove Meurer deve passare. Ebbene, ha imparato da tempo ad evitare i pericoli, e non sa che qui opera bene il messaggero di Dio.

46. Si toglie il berrettino e chiede gentilmente: “Ebbene, Huber, anche tu vuoi godere un po’ della stupenda notte? È il giusto caldo per il raccolto”.

– “Godere? Già”, risponde costui a doppio senso. “Dove sei stato?”

– “Nella cappella”, dichiara Meurer apertamente. Lo dice di proposito, così si può sapere se l’ipocrita non lo ha visto andare! Egli non ha visto i due amici, quelli sono venuti da un’altra parte. Ma lui, Bertold?

47. “Bene, bene! Nella cappella! Cosa ci facevi?”

– “Ma Huber! Non sai cosa si fa lì? Ho pensato alla messa che, come sempre, ci porta la grande benedizione. Ho pensato a questa benedizione per tutto il nostro villaggio”.

– “Senza paura?”. Quanto è stolta questa domanda, lo stesso Huber non se ne rende conto.

– Bertold pone una mano sul braccio del vicino: “Stiamo sotto la protezione della Chiesa; perché dovremmo aver paura? Io non saprei perché”.

48. Come succede al loro buon signor parroco Sinkmann, così succede ora a Bertold, interiormente. ‘Signore, perdonami questa bugia. Non c’è più altro modo per proteggersi. Ti prego: aiutaci a non perire!’. In verità, una breve preghiera, ma non solo per sé. Egli vede nello spirito le atrocità che accadranno, le afflizioni di così tante persone, soprattutto di povere donne e di molti bambini. Verranno colpiti anche gli uomini. È singolare il fatto che gli spagnoli risparmino i loro pari, per quanto sia possibile. Tuttavia, …tali uomini siedono al timone della Chiesa, sui troni di questo mondo.

49. Questo passa per la mente di Meurer in una manciata di secondi, ma si accommiata con il volto amichevole: “Ti saluto, è ora di andare a dormire”.

– Huber borbotta qualcosa e ritorna alla sua casetta, insoddisfatto, non ha strappato nulla all’altro e… beh, non l’ammette, ma lo sa comunque: Meurer è un vicino pronto ad aiutare, ma è stupido. Non sa nulla di come va il ‘giochetto’, e che lui, August... No, qualcosa così non si deve confessare davanti a se stesso. Il sonno rimane lontano dal male.

50. Bertold entra a piedi scalzi per non svegliare moglie e figli. I piccoli dormono tranquilli, sulla fronte di Beate c’è come un bagliore luminoso. Chissà se lei… No, sarebbe bene se l’angelo non venisse sempre. Sua moglie dorme pacifica. Certo, il molto lavoro del giorno la rende stanca. Allora si sdraia sul suo giaciglio e si addormenta altrettanto pacificamente. Ha proprio la sensazione come se qualcuno lo coprisse con qualcosa del tutto leggero, più leggero della sottile coperta, sotto la quale egli spesso soffre il freddo durante l’inverno.

*

51. Il mattino dopo, seduti a tavola per consumare un magro pasto, entra la vicina. Si vedono subito i lividi sull’occhio sinistro. Nessun lamento, nulla sfugge alla sottile bocca. Freda Huber si siede semplicemente sulla panca accanto alla stufa e dice che non può andare alla messa solenne, neanche suo marito lo vuole.

52. Naturalmente, il livido non scomparirà così rapidamente. E non si dirà poi che il diavolo l’ha malmenata? È vero! Suo marito è spesso così duro con quella donna delicata. Ecco perché non vuole portarla con sé. Se si confesserà, dovrà ammettere che l’ha percossa; e dovrebbe scagionarsi trovando delle scuse, dicendo che lo avrebbe stuzzicato lei. Nonostante tutto, non vuol spingere sua moglie negli artigli. Per il resto, non gli importa se qualcuno soffre.

53. “Questo sarebbe bene”, dice Meurer sinceramente. “Questa domenica puoi custodire tu i nostri bambini. Chiedi pure a Maria Stiebitz se anche lei vuol rimanere a casa con te. Allora sareste in due”.

– “Volentieri, con Maria”, si rallegra la vicina. “Sono amica sua come di Helene”, indica costei che prepara la pappa per il suo pargoletto. “Noi tre ci comprendiamo molto bene”.

54. “Ti prego và subito da Sepp Stiebitz e chiedi a sua moglie”. A Bertold Meurer è andata molto bene, perché ora né lui, né Kieslutz o Franzel dovranno nominare le donne. Si domanderebbe: ‘Avete concordato voi così?’. Il pericolo è ben aggirato. Un sospiro segreto come liberatorio. Dappertutto ci sono spigoli maligni, contro i quali può urtare corpo e anima, e quante volte si cade anche, prima di rendersene conto.

55. Raramente è possibile evitare la disgrazia, quando si confida nel mondano. Il diritto? Ahimè, Meurer rabbrividisce se pensa al diritto. Per lui si tratta di proteggere sua moglie, i suoi figli e, naturalmente, anche se stesso. Se Sinkmann non gli avesse raccontato il suo sogno, per paura, avrebbe ancora rifiutato l’esperienza di luce di sua figlia, senza trascurarla completamente. Ma cosa s’inventa spesso un bambino? Fantasia e chiacchiere infantili! Cosa ne verrà fuori? Trappole, lacci e…

56. Proprio in quel momento arriva la figlioletta, si stringe affettuosamente al suo braccio, alza lo sguardo implorando, indica fuori all’aperto, e il padre sa ciò che vuole. “Vieni, c’è ancora un po’ d’erba ai margini del nostro piccolo prato. Andiamo a prenderla. Non abbiamo bisogno del carretto, solo dei fazzoletti per portarla”. Giunti sul posto, iniziano a lavorare. Facendo questo lavoro, Beate dice: “È venuto di nuovo il mio compagno di luce. Mi ha accarezzato entrambe le guance e ha detto: ‘Ancora qualcosa sembra oscuro, e graverà anche pesantemente su tuo padre. Ma sperimenterete quanto magnificamente, nonostante tutta la paura e l’afflizione, il Signore sa salvare. Rimani devota e buona, sii un sostegno per i genitori’.”

57. Il padre sorride, accarezza anche lui la figlioletta come se imitasse l’angelo, e dice: “Un sostegno! Mia cara figliola, se tu fossi già grande, allora potresti essere un vero sostegno per noi. Adesso sono ancora qui, sono certo anche il tuo papà”. Egli guarda affettuosamente Beate, sebbene il peso lo stia quasi schiacciando. “Devo custodire la mamma e voi bambini. Lo capisci, vero?”

58. “Mi sembra come se l’angelo avesse detto la stessa cosa, ma non lo so esattamente, solo questo: ‘Interiormente ci sono dei sostegni che sono più sicuri di quanto un uomo sia in grado di fare esteriormente’. E poi il mio amico del Cielo è scomparso. Dopo ho pensato che tu mi hai avessi accarezzato”.

59. “Ero io. Adesso rallegrati: domenica, voi bambini resterete qui, sotto la custodia di Maria Stiebitz e di Freda. Non vi allontanate mai! Rimanete in casa oppure vicini a Maria, altrimenti da nessun’altra parte! Promettimelo! Sei la mia grande figlioletta”.

– “Sì, padre, ti obbedirò. E poiché io sono una delle più grandi dei bambini…”, si fa importante, “…tutti dovranno essere ubbidienti!”

 

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Cap. 4

Il cattivo potere dell’ordine straniero;

un foro nella tenda del confessionale

1. Lo spagnolo si siede di fronte al parroco. Il giorno successivo vuole ispezionare la città e la chiesa, il che è già accaduto, ma vorrebbe cambiare ancora molte cose. Per lui è facile spiare la gente. Non saluterà nessuno, solo gli autorevoli, ma in questa contrada non gli è andato incontro nessuno. “Tutto un popolo stupido, utile a nient’altro che a servire! Oppure… a rovinare! A seconda!"

2. “Ebbene…”, comincia a parlare, mentre Sinkmann aspetta quieto, per una forza che a lui stesso è incomprensibile, a meno che non derivi dall’immagine che aveva avuto tre giorni prima durante la notte, “…com’è andata la missione a piedi? Verranno tutti, grandi e piccoli? Ci tengo a vedere i vostri affidati. Terrò io la confessione; bisogna intervenire una buona volta in maniera energica.

3. “Certamente”. Sinkmann non lascia trapelare nulla su come trema il suo cuore. “Delle nostre otto borgate verranno tutti, eccetto una donna malata. Non può camminare per lunghi tratti, un’altra rimane con lei, così come con i piccoli che, in parte, non possono ancora camminare. Questi non possono venire in chiesa, come poco tempo fa mi è giunto lo scritto dall’arcivescovo della diocesi. Ne sono stato felice, perché i bambini così piccoli disturbano facilmente la meditazione. Nemmeno le loro madri possono portarli a fatica per le strade per ore e ore. E i piccoli cominciano a piangere. Ho ringraziato l’arcivescovo”.

4. Di fronte a questo, lo spagnolo è impotente. Nonostante il proprio ordine, anche lui è sottoposto di volta in volta al superiore della Chiesa non appena opera nel suo distretto. Stringe i pugni sotto la tonaca. Per questo fornirà ancora uno spettacolo, pubblicamente; ci si dovrà stupire di quale potere egli abbia. Adesso mostra ancora un volto gentile, affinché il parroco non debba insospettirsi. Che questi lo penetri con lo sguardo, l’oscuro non lo sospetta.

5. “Nel primo villaggio, dove siete stato, c’è un contadino di nome Bertold”.

– Tradimento! “Come l’avete saputo?”, domanda Sinkmann. “Voi, degno Cristoforo…”, ah, se solo non menzionasse il nome, “…siete qui solo da pochi giorni e non siete ancora andato in giro. Ve lo ha riferito qualcuno?”. Passa la palla al maligno, per salvare altri buoni.

– “Signorsì”, risuona velocemente.

‘Hm, quindi è così!’

– “Mi meraviglio molto, come un così…” ‘contadino puzzolente’, lo reprime ancora in tempo, “…povero contadino sia riuscito ad avere un nome signorile! Non è consueto!”

6. “È vero, venerabile fratello, in genere non ci sono nomi belli nelle comunità rurali. Ma con i Meurer è diverso. Lui lo sa ancora precisamente. I suoi genitori si chiamavano ‘Auf der Mauer’, quindi nobili”. La piena verità gliela tace, rivela solo fin dove è necessario. “I suoi genitori devono essere stati ricchi, ma dove nel nord? In ogni caso, una volta è venuto in questa regione un ragazzo di circa dieci anni, come lo ha registrato il mio predecessore, con una bambina di sei anni, di nome Hildegund. Quindi anche questo è un nome che qui non è usato comunemente.

7. Interrogato, Meurer parlò piangendo: ‘Una notte, mentre dormivamo, fecero irruzione delle orde; diedero fuoco alla casa, ai granai e alle stalle. Quasi tutto il bestiame fu bruciato, i genitori anche’. Lui si era svegliato, vide le fiamme, prese la sorellina e fuggì da una porta sul retro ancora risparmiata. Per settimane andò con la sorellina sempre verso sud, evitando le città, soprattutto i castelli, avrebbe solo elemosinato del pane per sé e la sorellina nei piccoli villaggi, riposando di notte da qualche parte.

8. Là, dove dimora adesso, un uomo e sua moglie si presero cura dei bambini, gli attuali Meurin loro genitori che, nel frattempo sono già morti. Erano persone pie”, accentua con forza il parroco. “Così i figli sono cresciuti tutti insieme. Ma prima che i genitori morissero – ed essi lo avevano visto anche volentieri, – Bertold si prese in moglie la figlia dei genitori adottivi, alle nozze egli era appena trentenne.

9. Fin qui la storia. Io ho indagato, nel nord ci devono essere state cose brutte, guerriglie, omicidi e incendi; quindi la faccenda può essere vera. La sorella di Meurer, Hildegund, morì già da bambina; lei non ce la fece a causa degli strapazzi e morì di quello che il medico chiamò un attacco di polmonite”.

10. “Ehm, ehm, bene, non c’è bisogno di approfondire la storia; quello che succede adesso, e che deve succedere, è più importante delle vecchie fandonie. Meurer non ha figli?”

– Oh, dolore, di nuovo la barca della verità deve essere deviata, lo scoglio non sarà solo per Meurer. “I contadini hanno molti bambini; purtroppo ne muoiono continuamente, piccoli e anche più grandi. Alcuni genitori mi dicono poi soltanto: ‘Era un maschietto’, oppure ‘era una femminuccia’. Molto spesso non ci sono nemmeno i nomi per i bambini. Per quanto ne sappiamo i Meurer hanno un fanciulletto forse di tre anni.

11. Voi, fratello Cristoforo, imparerete a conoscere un po’ alla volta la gente, almeno nei villaggi vicini. Quelli che sono lontani sono faticosi da visitare per voi, a meno che non abbiate un mezzo di trasporto”.

‘Aha, questo si troverà senza fatica. Dove lui, lo spagnolo, ne vedrà uno, sarà requisito. Quando ne avrà bisogno sarà messo a disposizione. Basta! Ma non lo dice; il suo sinistro piano è di visitare i villaggi da solo, lì troverà ciò di cui avrà bisogno: uomini, vecchi e giovani, per lui, questo è completamente indifferente. Se solo fa valere il potere dell’ordine.

12. Egli deve riferire ai suoi superiori quante anime ha salvato, cioè rovinato, – e questo in nessun caso nel senso di Dio, il Quale pratica amore e misericordia. Se lui stesso non fosse in sintonia con i suoi fratelli dell’ordine, i suoi superiori, – potrebbe risparmiare facilmente molte vittime. Lontano dai superiori, la moltitudine è sconosciuta, e nessuno se ne prenderebbe cura. Che importa! Lui potrebbe citare il numero di coloro che non morrebbero per via delle sue abominevoli mani!’

13. Sinkmann si sente come se i pensieri gli attraversassero il cuore. Ahimè, nella sua chiesa ci sono alcuni fratelli che operano come gli spagnoli; tuttavia, ad onor degli uomini, dice anche che ce ne sono non pochi come lui, il parroco. ‘O mio Dio, cambia il tempo!’, implora il suo spirito, mentre lui, per mascherarsi, mesce di nuovo il vino allo spagnolo. ‘…e perdonami di nuovo la mia mezza verità, la mia mezza bugia’. Lui conosce le sofferenze dei Meurer, anche quella dei loro genitori. Essi dovevano essere stati religiosi, facendo molto del bene; solo non troppo soggetti alla Chiesa.

14. Come fu accertato, si sarebbero uniti non strettamente agli ‘Hussiti’. Avrebbero solo creduto all’insegnamento di Dio portato attraverso Jan Hus, senza rituali superflui, avrebbero comunque sacrificato molto anche alla Chiesa. Essi erano persone di cui si potrebbe aver bisogno oggi. L’altro interrompe il corso dei suoi pensieri, durato solo pochi secondi.

15. “Volete accompagnarmi? Vado in chiesa, ma non è necessario”. Non ha bisogno del signor parroco, lo deve ingannare, cosa che non gli riesce. La Guida superiore ispira i pensieri al buono, di cui lui ha molto bisogno, e anche di sapere ciò che ha in mente il cattivo. Oh, lo sa già. Per lui diventa certezza: sta sotto la protezione dell’Onnipotente. Quante volte lo ha notato nella vita, e non è ancora vecchio, poco oltre i cinquanta.

16. “Qui c’è la chiave, alto fratello; ho chiuso a chiave perché ieri avete detto che volevate controllare tutto”.

– “Ben fatto!”. Una falsa lode. Con la chiave si chiuderà poi dentro; nel suo lavoro non può aver bisogno di ‘occhi’. Ogni confessionale ha una tenda un po’ spessa, come ordinato; un padre confessore deve solo udire, non deve mai vedere chi gli parla. Oh, gli spagnoli lo hanno cambiato già da tempo, senza che nessuno se ne accorgesse. Haha, egli imparerà a conoscere le stupide pecore dello stupido parroco; le toserà, in un modo o nell’altro, a suo piacimento.

17. Per la gloria di Dio? Ahimè, una formula che bisogna pronunciare. Dio non si cura di questa piccola gentaglia. C’è da esercitare il potere ecclesiastico, soprattutto del suo ordine! Per questo serve la formula. Pensando così, entra all’interno, va attraverso la navata non molto grande, ma non trova nessuno che fosse stato chiuso dentro per sbaglio. Egli ha un’abitudine. Presto il confessionale è pronto. Un ghigno non bello ricopre il volto magro.

*

18. Nel frattempo Sinkmann siede di nuovo lì con il cuore pesante; mangia solo adesso il suo magro pasto mattutino e riflette in intima preghiera su come possa proteggere coloro che gli sono affidati. Li dovrebbe portare a poco a poco all’‘isola’. Nella grande foresta intorno a loro c’è una zona paludosa, e lui conosce lo stretto sentiero che conduce in mezzo. Quest’isola ricoperta di erba, schermata da alte macchie di cespugli, potrebbe ben essere l’ultimo soccorso.

19. ‘Vorrei sapere…’, dice Sinkmann a se stesso, ‘cosa sta facendo lo spagnolo in chiesa. Se fossi andato con lui…’ – E qui accade di nuovo come se mentalmente gli parlasse un altro: ‘Non avresti potuto evitarlo, scoprirai ancora il buco nella tenda del confessionale. Ora sai cosa fa il maligno, allora rimani vicino ai tuoi protetti, essi dovranno piegarsi a confessare peccati a loro sconosciuti, oppure tali che davanti a Dio sono talmente nulli, che Lui li ha cancellati prima che fossero commessi.

20. Se stai al fianco dei fedeli, allora si sentiranno particolarmente protetti affettuosamente, e tireranno sospiri di sollievo. Opererai ancora qui in questo luogo, ma presto la tua via si muterà, e con la tua anche quella degli altri. Non credere che sarà facile; non pensare neanche lontanamente che DIO voglia metterti alla prova! Se lo vuol fare, Egli ha pronto, impareggiabilmente, dell’altro. Un giorno sperimenterai quanto meravigliose sono le vie della Grazia dell’Onnissanto e buon Padre. Adesso tieniti pronto’.

21. Il signor parroco si guarda intorno stupito. Che ‘la Parola’ non fosse la sua, lo ha notato. Ma chi? Da dove! Cos’era che risuonava come una voce in sé, accanto e sopra di lui? Imponderabile! Tuttavia, in ogni caso era buona, di questo ne è consapevole. Egli pensa alla figlioletta Beate. Oh, se una tale fanciulla può vedere e sentire un angelo, allora – Mio Dio, – allora devono esistere!

22. Che anche lui, sacerdote oppure no, un uomo con mancanze, a differenza di una fanciulla che a malapena conosce un peccato, debba avere un angelo che lo guidi e gli suggerisca ciò che è necessario per la salvezza dei suoi poveri figli di Dio, non osa immaginarlo del tutto. Che sia umiltà, dedizione al dovere verso Dio, non gli viene ancora in mente. Perciò l’umiltà è proprio autentica.

23. Si avvia a visitare i malati, sconsiglia loro la messa, soprattutto perché il medico ha ordinato loro il riposo. Il medico, lui stesso povero, può aiutare poco. Cos’ha egli in fondo? Erbe cercate da lui stesso e qualche unguento. Spesso ha scambiato qualche parola con Sinkmann ed ha compreso che entrambi tirano lo stesso carro: uno, quello pesante del mondo, l’altro, quello che DIO ha caricato: il carro delle benedizioni!

*

24. Alla sera il parroco s’immerge nella preghiera, affinché Dio cambi questi brutti tempi. Veglia sul suo duro giaciglio, finché ad un tratto è come se una soave coperta lo avvolgesse. Non è un sogno che lo avvolge, è molto di più, è un allontanarsi dal mondo, da ogni affanno, da ogni afflizione, senza toglierle. Vede se stesso in un’alta stanza, i particolari gli appaiono nebbiosi, ma si rende conto che il luogo è assai magnifico. E sussurra: “O Signore, dove mi hai portato?”

25. “Non c’è bisogno di saperlo”, risponde una voce, che echeggia come una profonda campana. “Tu pensi che ora Dio debba cambiare i tempi che sono esplosi così male sulla Terra. Dal punto di vista del pensiero del mondo potrà essere ben vero; il tuo spirito potrebbe dire altrimenti. Né mondo né tempo sono cattivi, poiché entrambi stanno nella mano del Creatore, e non vorrai pensare che Egli abbia creato il mondo e il tempo così cattivi. Oppure sì?”

26. Il corpo si volta gemendo qua e là, espressione di ciò che sperimenta lo spirito, il quale confessa: “No! Oh, no! Ciò che il Creatore crea, è eternamente buono. Solo: come e che cosa si dovrebbe cambiare?”, e pensa alle sue pecorelle. “Come le posso proteggere, se non possiedo il potere come lo ha l’oscuro?”

27. “È incomprensibile per l’uomo, quando si dice che più d’una cattiva brocca deve straripare. Questo è congiunto strettamente con quell’essere proveniente dalle tenebre, il quale porta con sé la sua malignità sulla Terra. E questa deve scorrere. Se Dio la fermasse – cosa che avverrà in ogni caso con la Sua Grazia non appena il Santo ne vedrà il momento – allora negli esseri rimarrebbe anche la loro cattiveria.

28. Come dovrebbero ora giungere alla redenzione? E tu lo sai già: il Signore vuole e redimerà ogni caduto! Per fare questo, bisogna prendere e guidare ogni singolo. Come nella luce le magnificenze sono incommensurabili, così anche nella parte della caduta, che voi chiamate inferno, lo sono i cattivi impulsi che l’uomo non potrà mai contare. Ma il Signore? Egli conosce tutti numeri senza distinzione!

29. Adesso ti sarà mostrata ancora un’immagine di come potrai aiutare alcuni della comunità. Non chiedere subito: ‘Perché non tutti?’. Anche qui vale la Sapienza di Dio e la Sua Volontà. Egli pondera la via di ogni figlio, di una voltadel passato, di adessodel presente, di più tardie del futuro. Questo è sufficiente per te”.

– Una grande pace si posa sul dormiente, come se giacesse su un ampio prato, circondato da figure. Chi siano, …non lo sa. ‘Lontano dal mondo’, alita sopra di lui.

30. Si sveglia con questa consapevolezza. La beatitudine del sogno si disperde. Oggi, oh, oggi! Si prepara, mangia il suo pane secco e va in chiesa. Ai suoi ‘poveri figli’ deve dar parole che promettono un po’ di conforto. A volte basta uno sguardo, una stretta di mano, ma tutto, prima che venga l’altro.

31. E come arriva! Gli occhi sono veloci come un lampo, l’irritazione prende possesso di lui quando vede la gente stretta intorno a Sinkmann. ‘Haha! Come stupide pecore intorno allo stupido pastore! I pastori sono mai stati così intelligenti da occupare posti da cui governare le masse?’. Egli non sa quanti pastori hanno già imparato dal grande libro di Dio, la natura, la migliore Sapienza per gli uomini, e sapevano impiegarla verso le sofferenze fisiche, verso le necessità dell’anima, anche per la salvezza di molti animali.

32. Lui non ha ancora mai afferrato il senso dell’uomo, si presume superiore, provveduto con il potere dell’ordine, equipaggiato con l’incarico di conoscere fino in fondo la gente, inesorabile, dove risulta un inconveniente. Cosa sa costui, senz’anima, del bene e del male? Egli scava finché dalla buona terra ne ricava pietre. Poi le raccoglie per gettarle, incurante del fatto che il Salvatore ha detto: ‘Chi è senza peccato, scagli la prima pietra’.

33. Come si rannicchiano le persone nelle strette panche; come cadono sulle ginocchia quelli che non trovano un posto a sedere, e sono stanchi dopo ore di cammino. Come sfavillano quegli occhi cupi che guardano funesti in basso. Parole dure vengono pronunciate struggenti, le mani vanno su e giù, come suona devastante l’ultima frase della lunga litania – non la si può chiamare una ‘predica’ – ciò che dal pulpito cade sui cuori spaventati, quando dice:

34. “Piegate le vostre ginocchia, spazzate la cattiva anima, purificate i cuori e la mente dall’immondizia dei vostri peccati, confessate l’operare contro Dio, quando venite alla confessione. Dio vede tutto! Egli ha dato a me il compito di convertirvi. ‘Nel Nome di Dio’ io vedo ciò che deve essere fatto. Una volta che siete diventati puri per una settimana, il nuovo male deve essere scoperto alla prossima confessione. Io vi consiglio: non nascondete nulla di ciò che dovete confessare! Il Signore sa come punire gli impenitenti, e precisamente, già adesso languirete eternamente nel pantano di fuoco. L’inferno è pronto ad accogliere i peccatori, poiché per questi la porta del Cielo è chiusa per l’eternità!”

35. Egli, nell’infuriare del potere usurpato, dimentica ‘l’Amen’. A dir il vero – sarebbe fuori luogo, pensa il parroco Sinkmann. ‘Dio gli ha chiuso la bocca, affinché non pronunci ‘l’Amen’, con cui il Santo intende Se stesso’ (Apoc. 3,14). – Quanto è pesante il cuore del buon uomo, e vede come le donne si asciugano gli occhi, come si solleva a fatica il petto di più di un uomo. L’altro, che ha tuonato, non ha dato nessuna dolce pioggia, nessun Sole mite, vede certamente anche questo, ma lo espone in modo completamente sgradevole.

36. ‘Sono scossi, li ho squarciati, si sa ciò che c’è da aspettarsi, quando…’. Deve scacciare i pensieri. Non si è presentato ancora nessuno al confessionale. ‘Aha, verranno! Verranno di sicuro!’. – Sicuro della vittoria va nella stretta seggiola, sposta la tenda avanti e indietro dall’interno e – così, ha la visuale davanti all’occhio destro!

37. ‘È anche l’occhio giusto?’ Si sarebbe quasi voltato, gli sembra davvero come se l’avesse detto qualcuno. ‘Assurdità! Non esiste!’. Lui non crede alle voci dell’aldilà; crede fermamente solo in un inferno, ma per gli altri, non per sé. Crede in Dio, lui sa che esiste, altrimenti la sua Chiesa non sarebbe mai esistita attraverso i secoli. Il Dio rigoroso l’ha preservata. ‘Basta con i pensieri, ora devo giudicare!’

38. Furioso, vede il parroco che conduce un uomo al confessionale. Che abbia scelto il Meurer, è a lui ignoto. Un preludio della regia celeste che, alla fine, i secolari dovranno spezzarsi? L’angelo di Beate e di Sinkmann ha forse la sua mano nel gioco? Meurer s’inginocchia, confessa esitante alcuni pensieri, avrebbe offeso sua moglie, una volta avrebbe scansato il suo vicino, e altre insipide bagattelle.

39. “Questo è tutto?”, chiede molto tagliente. “Non hai preso erba che non è tua? Dove sono i bambini e le donne che non sono venute con voi? Non sei forse tu il primo fra voi?”.

– Veloce come un lampo, capisce: ‘È stato Huber (lo spione). Del piccolo fascio d’erba nessuno poteva saperne nulla’. Perciò dice apertamente. “Se con diritto, non lo posso stabilire, solo che dal mio terreno è stato portato via un terzo della mietitura; io, degli altri non ho toccato nulla”. È vero! L’erba al bordo di una via, …a chi appartiene?

40. “Per i pensieri peccaminosi, la prossima volta mi rivelerai le cattive azioni; per due settimane consegnerai il latte della tua capra, a giorni alterni, al palazzo comunale”. – ‘È saggio a non sparare a zero alla prima confessione. Il poveretto deve ringraziare per questo? Tale piccola punizione! Se il latte manca amaramente all’economia di casa e il cibo diventa molto povero, se il pargoletto riceve solo latte scremato, di ciò non si pone il problema. Ma il Signore-Dio, se lo chiede? Meurer dovrebbe confessare questi pensieri. Hm, li confesserà al parroco.

41. Tutti quelli che si piegano davanti al confessionale hanno un vago timore, anche quelli che hanno parlato in privato con lo spagnolo e lui è andato loro incontro come un amico. Adesso – la voce dietro la tenda – può darsi che il tessuto modifichi il suono; ma tutte le parole risuonano taglienti come il rasoio, senza il minimo calore di un sentimento umano. Potrà essere vero: i fratelli dell’ordine, inviati nel mondo, vengono educati in modo talmente duro da non riuscire a diventare diversi da come sono.

42. Solamente, prima di entrare nell’ordine essi erano bambini, per lo più, curati amorevolmente dai genitori. Se si lascia andare in rovina la buona semenza, la colpa resta propria. Chi opera spietatamente, durante l’alta resa dei conti del Signore (il loro giudizio) nessuno potrà nascondersi dietro i loro superiori, come fece Adamo dietro l’albero. Ognuno starà dinanzi al volto di Dio solo per sé.

43. Come si interrogano adesso gli angosciati dalla paura senza misericordia fino all’ultimo granello della loro colpa, così e non diversamente, certo nella santa incompresa Grazia di Dio, saranno interrogati anche tutti i malvagi. La domanda dalla Luce penetra fin nelle anime sinistre:

44. ‘Chissà se a voi non capiterà proprio come adesso a questa gente che non ha nessuna via d’uscita, perché devono dire cose che non sono mai venute nel loro senno, tanto meno che hanno agito in quel modo, e sempre sotto la minaccia di un’eterna dannazione? Non dovranno poi riconoscere che succederà anche a loro, tale e quale come ai minacciati nel mondo?’. – Molte voci interrogative.

45. Quelli che parlano ‘nel Nome di Dio’, non conoscono la Sua Parola riportata nella Bibbia? Non conoscono quel saluto di congedo di Mosè:

«Quanto il Signore ama gli uomini!» ? [Deut. 33,3]

46. Se Egli li ama, come dovrebbe scacciarli da Sé eternamente?! Non è mai diventata loro questa massima?

«Quand’anche i vostri peccati fossero rossi come il sangue,

diventeranno bianchi come la lana!» [Isaia, 1,18]

Dal molto, ancora qualcosa del magnifico:

«Ho cancellato i tuoi misfatti come una nuvola,

e i tuoi peccati come nebbia;

volgiti a me, poiché Io ti riscatto!» [Isaia 44,22]

 

47. È bene che si spinga un cuore retto alla disperazione? – ‘Tu, figlio malvagio’, dice il Santo, ‘adesso puoi certamente fare ciò che proviene dal tuo male. Solo che, per ogni male che vuol portare la rovina all’altro, …assolutamente non lo può, perché i figli della luce stanno nella Mia mano! – Si apre una porta dell’inferno, la propria, creata dalla propria crudeltà! Hai tu il diritto di fare i conti dove non c’è quasi nulla da calcolare? Sei tu il Donatore e il Portatore della vita? Oppure Lo sono Io, l’unico eternamente?’

48. Chi ha mormorato questo? Da dove viene questo suono sibilato? Dovrebbe Dio? – Immaginazione! Questo è venuto dagli occhi delle donne che sono davanti a lui come se avessero guardato attraverso il suo buco segreto. ‘Attenzione’, pensa lo spagnolo, ‘a chi appartiene la donna?’ Allora guai a lei che ha cercato di stregarmi con la magia. Una strega del diavolo tra la comunità! Ah, è quello che mi serve per dare un esempio; allora verranno già piagnucolando, sebbene con doni meschini. Ci sono alcuni in città che darebbero pezzi d’argento, per non…

49. Oggi non riesce a capire chi fosse quella donna. Non sospetta che anche Sinkmann ha sentito la ‘voce sibilata’, ed ha sussurrato a Helene Meurer: “Và via subito, Bertold ti raggiungerà presto!”.

– Lei a Meurer fa un cenno.

Questi davanti alla porta principale non capisce e dice: “Ma non poteva aspettare?”, intendendo sua moglie.

Sepp Stiebitz ride: “Conosci le donne; se non hanno tutta la schiera dei figli appesi all’orlo della sottana , fiutano il pericolo”. – Comunque, sono tutti lieti perché la ‘messa solenne’ si è svolta senza danni.

*

50. “Aspetta!”, dice Kieslutz a bassa voce quando Huber non è presente. “La prossima volta perderemo i capelli, poi la…”, ‘la testa’, vorrebbe dire.

Uno di loro alza la mano per pura paura che la loro conversazione possa essere tradita. Contrariamente alla sua opinione, che coincide con quella della maggior parte, dice di sfuggita: “Sembra essere un uomo migliore, e anche il nostro parroco è ancora qui”. Si separano, pensando con trepidazione a ciò che verrà.

51. Meurer in questo giorno è riuscito a fare due volte la lunga via, per giunta con tante preoccupazioni. È stanco, ma in serata si decide di uscire comunque. Per dove, lo tace a sua moglie, la quale tremando gli confessa: “Ahimè, Bertold, nella tenda – non lo so – sembrava ci fosse un buco. Ho visto scintillare un occhio, poi è scomparso all’improvviso. Anche la piega della tenda è stata mossa. Che significa questo?’

52. ‘Cosa?’. Adesso l’uomo capisce perché Sinkmann ha mandato via velocemente sua moglie facendogli segno di seguirlo lentamente. Deve averne la certezza! Il segreto della confessione deve essere sacro, insegna la curia. Lui ha sempre creduto in questo. In verità, qui e là gli sono sorti anche dei pensieri che si sono moltiplicati da quando gli spagnoli sono nel paese. Stanno accadendo cose che finora non sono mai accadute e gettano luci sull’antica, grande Chiesa, e queste sono seriamente un’offesa. Portano all’urto!

53. Non si è creduto volentieri e fedelmente a ciò che è stato predicato? E molto di buono è stato rivelato. Adesso, nel piccolo villaggio, dove difficilmente ci sono persone istruite, alcuni si sono già risvegliati e si sussurrano l’uno all’altro: ‘Non regnano più le cose giuste. Nella solita funzione di un servizio religioso, dai superiori secolari c’è da aspettarsi raramente grazia o aiuto, ma dalla Chiesa, la madre dell’intera cristianità…’

54. Bertold abbraccia Helene: “Nessuna paura, non mi può accadere nulla. E dormi. Quando ritorno ti sveglio. Allora ci sarà qualcosa da discutere. Chiudi la porta, ti prego: apri solo quando senti bussare quattro volte”.

– “Se ritorni!”. Helene si asciuga gli occhi.

– “Certamente!”. Si sarebbe quasi tradito a rivelare la parola dell’angelo che Beate ha sentito più volte.

55. Strano, …ora crede alla conduzione della figlioletta. E il messaggio del signor parroco proveniente dalla luce? Oh, lui è uno di quelli in cui la comunità trova un vero sostegno. ‘Questi sono i fedeli servitori della loro Chiesa’, lo accentua giustamente . Ciò che nel tempo si è così sviluppato, non adorna nessun pulpito, questo non si può più nascondere, e non c’è da meravigliarsi se l’umanità desidera ardentemente qualcosa. Questo lo percepisce, ma ancora non lo comprende.

56. ‘È già pronto il vento, la liberazione dell’arbitrio di alcuni superiori?’. Lo si sussurra segretamente, quando si sa effettivamente che dell’altro sta saldo: ‘Qualcosa potrebbe giungere dal nord, dalle regioni del centro (la Turingia); e la storia di un Hus[2] sta circolando. Questa non si può nascondere’.

57. Questi e altro ancora sono i pensieri che assalgono il solitario viandante. Senza Luna, senza stelle, la notte in realtà è particolarmente buona per la sua via. Di conseguenza non ha nulla da temere di incontrare persone in agguato. Chi – se non lo spingesse una grande necessità – andrebbe nel buio della notte?

58. “O mio fedele Dio e Signore, aiutaci nel nostro bisogno, guarda giù a noi che Ti serviamo quanto meglio possiamo. Ti possiamo offrire solo i nostri piccoli oboli. Non guardi Tu al secolare? Non raccogli i cuori dei Tuoi figli? E non sono essi, a Te, più importanti che tutto ciò che appartiene al mondo? Una volta fu predicato:

«Il mondo passa con la sua concupiscenza;

ma chi fa la Volontà di Dio, rimane in eterno!» [I Giov. 2,17]

59. Sempre io voglio credere che Tu se il nostro Padre buono!”

 

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Cap. 5

Il verso del gufo – Tempi storici minacciano spirito e corpo

Un sano colloquio – Due parole con la Luce – Un ulteriore attacco va in fumo

1. La mezzanotte è quasi passata. L’anima del parroco è così agitata che non riesce a trovar sonno. Se il confessionale… Quasi non osa pensarlo, e presto sarà confermato. Sotto le sue finestre c’è un piccolo giardino, mal coltivato. Un gufo reale grida proprio da lì. Non è penetrante; ma chi grida così, non ha bisogno di temere. Persone veramente stolte hanno paura davanti al suono di questo uccello. Non lo guardano nemmeno. Ma Sinkmann è ben sveglio e comprende subito: ‘Questo non è stato un uccello! Questa è la voce di qualcuno che sta chiamando in preda all’angoscia e allo spavento’.

2. Scende con cautela la piccola scala, apre la porta che dà nel giardinetto senza far rumore e, nonostante l’oscurità, vede un uomo emergere dal folto dei cespugli. Senza un segno, senza una parola, entrambi a tastoni ritornano in casa. Non viene acceso nemmeno un moccolo nella stanzetta, e anche così riconosce il nuovo venuto. È un timore interrogativo quello che gli esce dalle labbra.

3. “Che ci fai qui? Non sei venuto senza un grave motivo. Ti conosco fin troppo bene”.

– È Meurer. Le gambe quasi gli tremano; cuore e corpo sono esausti.

– Il poco che può offrire, Sinkmann lo trova anche nel buio: una crosta di pane e un bicchiere di vino leggero. “Mangia, bevi e riferisci. Prima delle luci dell’alba devi essere a casa. Lo sai…”

– “… il vicino. Non voglio dir niente, questo non spetta a me, ma temo che sia diventato asservito allo spagnolo”.

– “Forse, perché gli viene perdonato tutto in anticipo”. (l’indulgenza)

4. Bertold racconta ciò che sua moglie ha visto al confessionale. Dopo aveva notato come lo spagnolo squadrava da capo a piedi le donne. All’inizio, certamente non aveva capito perché il parroco aveva mandato via così velocemente sua moglie, e dopo gli aveva fatto quel segno. Adesso, se ci fosse davvero qualcosa di vero in ciò che Helene ha visto, …oh, Cielo! Un lungo e profondo sospiro riempie la stanza.

5. “Nessuno, nemmeno gli altri dei buoni amici di cui mi possa fidare, ascolterebbe ciò che ho da dirti”.

Sinkmann si versa da bere. “Tienilo per te, non dire nulla a tua moglie; per lo spavento farebbe qualcosa di sbagliato. Ha visto bene! Proprio in quel momento mi è tornata alla mente una ‘parola’ e mi è sembrato come se dovesse valere per lo spagnolo. Era stato come un fruscio del vento, ma per me la voce era chiara:

6. ‘Tu, figlio malvagio, adesso puoi certamente fare ciò che proviene dal tuo male. Solo che, per ogni male che vuol portare la rovina all’altro – assolutamente non lo può, perché i figli della luce stanno nella Mia mano! – Si apre una porta dell’inferno, la propria, creata dalla propria crudeltà! Hai tu il diritto di fare i conti, dove non c’è quasi nulla da calcolare? Sei tu il Donatore e il Portatore della vita? Oppure Lo sono Io, l’unico eternamente?’ (cap. 4,47).

7. Quando ho sentito questo, tua moglie era inginocchiata davanti al confessionale. Lei ha certamente notato il buco, altrimenti lo spagnolo, nella sua ignominia, non avrebbe cercato quell’occhio che lo aveva guardato. Che significato ha per noi la confessione, se non vale più come una volta? Non ho ancora dormito. Sono scosso profondamente e non so cosa dovrà succedere.

8. Dovrei riferirlo al vescovo. Che fine farebbe poi il buco, prima che avesse luogo un’ispezione, a parte il fatto che non si farebbe nulla? Questi siedono già troppo saldamente in sella”.

– “Hm, sì, e poi?”, Meurer verifica se si fa già giorno.

– “Non rimane altro da fare che lei venga a messa anche la prossima domenica. Tua moglie dovrà mettersi d’accordo con un’altra, essere tra le prime e andar via subito, non velocemente, del tutto senza dar nell’occhio. E tu rimarrai, mescolandoti al tuo ultimo gruppo. Cosa succederà poi, il Signore-Dio mi darà le istruzioni”.

9. Meurer alza le mani in segno di disperazione. “La donna, però, non riceverà pace! Se lui, il confessore, perseguita qualcuno, non uscirà mai più dai suoi artigli!”. Lo esterna senza alcun rispetto. “Dove c’è lui, non si può nemmeno contare sul ‘diritto del piccolo uomo’!”

– “Silenzio!”, avverte Sinkmann. “Vi ho aiutato volentieri, con il ‘diritto del piccolo parroco’, come hai pensato tu. Oh, una volta pronunciata una parolina, se viene a uno sulla lingua quando è fuori posto, allora è troppo tardi.

10. Va’ adesso, ti faccio attraversare una breccia. Dio sia con te, affinché non incontri nessuno”.

– “L’ingegno deve prevalere. Ho nascosto il mio falcetto vicino al campo dell’orzo che sta maturando un po’ ai margini della strada. Se necessario posso tagliarne un po’. Si va a falciare prima della rugiada e prima del giorno”.

– Nonostante la preoccupazione, il parroco deve sorridere. Sì, Bertold proviene da una casa migliore dove non si era ciechi di fronte alla vita. La vallata ancora buia del mattino inghiotte la sagoma dell’uomo. Ritorna a casa senza danni.

11. La moglie dorme profondamente, Meurer non la sveglia; la fatica che poggia sulle sue spalle è già abbastanza. Munge la capra, il buon latte scorre in una brocca, la mette nel terrapieno che aveva preparato, dove in estate si può conservare qualcosa più a lungo. Domani di nuovo in città, con ‘la tassa del peccato’ (cap.4,40), mormora irritato tra sé e sé.

12. Strano, nessuno del villaggio parla della messa, si discute del tempo, del raccolto del frumento e di tutto ciò che sta a cuore ai contadini. Persino August Huber tiene la bocca chiusa. Non c’è nessuno che non lo tema un po’, perché in tutte le cose non buone lui si affila la lingua. Hieselbar ha visto che Huber era stato l’ultimo ad inginocchiarsi al confessionale, ha bisbigliato a lungo e – lo sa Dio – aveva pensato Hieselbar, ‘costui non confessa solo i suoi peccati’. Proprio questo era successo.

*

13. In quel tempo (nel Medioevo) si verifica uno dei più gravi disordini tra le comunità cittadine e le comunità rurali. – Lo spagnolo è ancora all’erta, ha ancora bisogno solo di un ‘privilegio’, che lui attende dominandosi a fatica. Una volta che lo avrà in mano, allora…. ‘Aha, allora a noi, stupido parroco!’. Tuttavia, non può mandarlo via; ma se noterà la minima cosa, lo potrà distruggere per mezzo del suo ordine. Allora Roma lo dovrà scomunicare, e se necessario, lui stesso potrà trasferirlo, in un modo o nell’altro.

*

14. Mentre in lui vengono covati tali pensieri, il terzo giorno dopo la messa è un giorno cupo, il medico siede di fronte al parroco. All’inizio parlano di differenti cose del quotidiano, finché il dottore dice con un pesante sospiro: “Sta per succedere qualcosa, l’ho sentito in modo confidenziale. Uno proveniente dal sudest mi ha sussurrato che lì adesso imperversa la peste e ci dovremmo preparare alla sua diffusione, soprattutto perché lì non ci sarebbe nessun aiuto. Lui è scappato alla prima avvisaglia. Non avendo famiglia, gli è stato facile”.

15. “La peste?”, chiede Sinkmann profondamente spaventato.

– “Dappertutto regna grande miseria; se non si ha abbastanza da mangiare, il corpo è senza resistenza. A questo punto, l’alito della pestilenza potrà fare un ricco raccolto. C’è d’aver paura. Ieri ho parlato con lo spagnolo; lui si è solo messo a ridere ed ha minacciato che mi avrebbe fatto scomunicare se tra il popolo si creasse un tumulto. Non gli farebbe comodo adesso. Ecco la mia domanda: perché non adesso?”

16. “Capisco! Credetemi: la ‘peste spagnola’ miete molte più vittime dell’altra”.

– “Da lì ne viene ancora un’altra?”.

Sinkmann ride disperato. Poi una mossa repentina e riferisce della ‘messa col buco’.

Il medico balza su, corre avanti e indietro, si ributta sul panchetto e sbotta: “Ma questo è orribile! Se non me lo aveste detto, …non l’avrei mai creduto. Dobbiamo tacere. Io non sono un grande frequentatore di chiese, e voi come parroco sapete anche perché. Inoltre, per me i malati vengono prima di tutto, non li posso lasciare a se stessi.

17. Finora il vescovo lo ha tollerato. I signori altolocati hanno la più grande paura quando arrivano le ‘ariette’; poiché la peste non bussa soltanto alla porta dei poveri. Perciò ho potuto dire allo spagnolo: ‘Voi alto signore, siete lì per l’anima, io per il corpo. Ma se arriva una peste, come quarant’anni fa, volete curare voi i votati a morte per cercare di arginarla?’. Cosa credete abbia dovuto sentire come risposta?”

18. “Non lo so, non voglio indovinare; sarà difficilmente qualcosa di buono”.

– “Precisamente, caro amico! Lui, lo spagnolo, non andrebbe mai da un malato del genere; per questo ci sarebbero i medici. I colpiti dalla peste morirebbero comunque, con e senza cura. ‘li si può solo abbandonare al diavolo’, letteralmente, eliminati!”

19. “Di voi mi posso fidare pienamente, da sempre siete un mio stimabile amico…”

– “Cosa reciproca”, interrompe il medico.

– “…e voglio confessarlo: ‘Alcuni della mia comunità di campagna, i più esposti alla peste spagnola, devono andarsene. Non so come, quando e dove’. Non li posso proteggere più a lungo. E se lo faccio, allora dovrò ritirarmi anch’io con loro”.

20. “Signor parroco! Allora la Luna può cadere dal cielo, se… Non è anche questo contro Dio?”, il medico cerca di impedire un avvenimento. “Se ve ne andate, la vostra gente non avrà più nessun sostegno. So molto bene cosa siete voi per loro! E…”, arriva l’ultima carta da gioco, “…potrete sussistere dinanzi a Dio quando dirà: ‘Parroco infedele, hai abbandonato le pecorelle a te affidate!’ ?”

21. Sinkmann già da tempo ha chinato il capo. Ahimè, quante cose gli passano per il cuore! Ciò che dice il dottore lo ha pensato migliaia di volte negli ultimi tempi, l’ha ponderato avanti e indietro, affermato, negato; e solo la parola dell’angelo che è venuta di continuo a lui, lo ha sollevato da ogni tormento.

22. Così adesso può sollevare lo sguardo leggermente velato, e tuttavia in qualche modo proveniente dalla luminosità di Dio. Sceglie con cura le parole; non è facile adeguare le direttive del Cielo con il comportamento mondano: “Ho tratto la vostra indicazione dall’amicizia che ho sempre avuto da voi, e ciò che ora ho riflettuto, è il risultato delle ultime settimane, da quando lo straniero domina da noi.

23. Credetemi: sono informato!”, dell’angelo il signor parroco non dice nulla. Il dottore è un uomo buono, ma il trascendentale è ancora lontano da lui. “Se alcuni dal mio gregge fuggono – devono farlo se non vogliono essere torturati a morte – io sarò bandito. Ciò che significa, non c’è bisogno di spiegarlo.

24. Chissà? Il Signore-Dio, non può impiegarmi altrove dove posso operare per Lui? Se sarò bandito, allora posso andare dove voglio, il ‘lungo braccio’, voi sapete cosa intendo con questo, mi troverà nell’ultimo angolo di questa Terra, anche se andassi nell’Africa più profonda. Chi mi porterebbe lì? Con che cosa? Domande superflue. Oh, guarda, amico mio, questa è la verità”.

25. “Ascoltate, Sinkmann, e credetelo: anch’io ho orecchi che non sentono solo vicino e da vicino. Si dice che verso nord stia nascendo adesso una nuova fede. Se è vero, se porta del bene, …chi può dirlo? Viene già annunciato questo: ‘Chiunque crede in questa falsa dottrina (quella di Martin Lutero), verrà scomunicato e sarà consegnato al giudizio terreno e spirituale’.

26. “Così hanno fatto con Jan Hus che, in maniera dimostrabile, si è appellato unicamente alle Scritture, soprattutto all’insegnamento di Gesù Cristo. Se tutto fosse chiaro, non si può confermare; poiché è possibile che siano attribuite a Hus molte cose che non sono mai uscite dalle sue labbra. Se egli ha veramente riconosciuto e predicato così dall’alta Parola di Dio, chi può deciderlo oggigiorno?

27. Comunque sia, finora, i fedeli seguaci hanno abbandonato casa e podere per amore del Vangelo”.

– “Costretti!”, irrompe truce il dottore.

– “Hm, è possibile”, schiva Sinkmann. Lui è ancora un sacerdote della sua Chiesa, a questa si deve piegare, esteriormente, ma secondo la conoscenza se n’è allontanato parecchio. Allo stato attuale delle cose, proprio nel momento in cui il nudo potere sta di fronte alla nuda povertà, …chi potrebbe condannarlo se lo colmasse una migliore conoscenza proveniente dalla luce di Dio?

28. Il caso è questo: la Sua Chiesa ha molte anime buone, la maggior parte tra il popolo. Tuttavia, anche molti altolocati, principi della Chiesa, principi del mondo, riconoscono gli errori, ma non hanno il potere di porvi rimedio. I due uomini ne parlano e sono d’accordo: presto dovrebbe venire un grande che non teme nessuno, eccetto DIO con riverenza e con fede incrollabile.

– Dice Sinkmann: “Con il giuramento sacerdotale mi è stata chiusa la bocca. Voi, caro dottore, non sentite nessun altolocato. Oppure sì?”

29. “No! Una volta solo il vescovo, per via dei malati. Ah, mi viene di nuovo in mente quello che volevo dire a proposito della peste. Questa può stare già in agguato davanti alle nostre porte. Di recente son dovuto andare di nuovo all’episcopato per visitare gli inservienti. Io sono solo un ‘piccolo’! Non posso curare gli alti signori.

30. Sono stato condotto attraverso il cortile. Vi erano carri stracarichi, pronti a imbrigliare quattro cavalli ciascuno. Mi sono concesso ‘uno sguardo di traverso’ e poi, negli alloggi della servitù ho chiesto cosa significassero quei carri, se il vescovo fosse stato convocato a Roma. Che la notizia della peste fosse giunta fino a lui, ne ero certo. Ha, …i carri. Dove staranno andando?”

31. “E anche se fosse? Il braccio di Dio giunge più lontano di quanto credono i signori. Mai, mai, per quanto ne sappiamo a posteriori, la peste si è fermata davanti ad una qualsiasi porta, davanti…”, alle alte dignità e vesti pregiate.

Il medico lo comprende anche senza parole. “È già tardi; devo ancora andare da due malati per lenire un po’ i loro dolori”.

– “Ancora? Ma a quest’ora staranno già dormendo”.

32. “Per Dio! Vorrei volentieri che dormissero! Una cosa vi rallegrerà, così, dalla sua vostra carica spirituale: ‘Non vado mai dai malati senza prima pregare il Signore affinché mi conceda la Sua mano soccorritrice’. A volte mi è sembrato come se ci fosse qualcuno con me che…”. Il medico tace serio e va via completamente meditabondo. Anche il signor parroco rimane seduto pensieroso, prima di mettersi a riposo.

*

33. Sul dormiente scende una notte di Grazia particolarmente chiara, a lui sembra come se fosse perfettamente sveglio. Davanti a lui sta il suo angelo: “Tu?”, domanda il sognante, ed è da chiamare ‘veggente’. “Cosa mi porti?”

“Una cosa pesante e una cosa leggera; tu stesso puoi misurarle entrambe”.

– “Il leggero proviene dal nostro caro Dio; il pesante è il fardello di questo mondo”.

“Credi?”.Viene condottoinizia il dialogo tra la lLuce di Dio e l’uomo.

34. “Non so interpretarlo diversamente, sono solo un piccolo uomo”.

– La Luce ammonisce: “Esamina se nel pesante non giace anche la pesante benedizione. Il più leggero potrebbe essere trovato leggero”.

– “Oh, quanto sono stato stupido! Allora Dio sarà insoddisfatto di me!”

35. “Scaccia questo pensiero, non serve molto, a meno che non possa essere considerato come umiltà. Sta attento! Quello pesante, come la benedizione, viene da Dio, il Santo, il Quale sa guidare tutti i Suoi figli, nel mondo non particolarmente riconosciuto, cosa che tuttavia sta all’uomo e mai alla conduzione ricca di Grazia di Dio. Lo riconosci, non è vero?”

– “Perfettamente, in ciò ho bisogno solo di guardare me stesso”.

36. “Questo può valere, solo che non ce n’è bisogno. C’è una parte pesante chiara e una parte scura, e tu sai già cosa significa. La parte scura proviene dal mondo, sta già davanti alla porta della campagna e della città, anche davanti alla tua, che conduce nella camera e fuori. Lontano! Il pesante luminoso sta al tuo fianco, e tu sai chi te la porta”.

– “Dio Padre”, dice lo spirito di Sinkmann che, come fosse corporeo, sta presso la Luce, e si vede anche come se stesso.

37. “Giusto! Solo non credere che non sarebbe un peso, perché il buon peso leggero, benedetto da Dio, è l’unico che serve e soccorre. Se vuoi metterti alla prova, allora accogli il peso leggero con il pesante, il pesante con il leggero”.

– “Ahimè, messaggero di Dio, questo è un esempio difficile, mi sembra che gli uomini non possano risolverlo”.

38. “Non con parole e calcolo”, risponde dolcemente lo spirito. “Nel servizio al prossimo, che sarà per te ancora più grande di quanto è stato finora, ed è stato molto, risolverai questo conto sotto l’Ala di Dio; Egli ombreggerà te e i fuggitivi”.

– “Quindi è così”, detto con un sospiro. Nonostante tutto egli ha sperato di poter proteggere la comunità dai pericoli e continuare ad essere il loro soccorritore, come lo è stato, sebbene in piccola misura. Lui guarda l’angelo in modo interrogativo.

39. “Non indagare in anticipo ciò che il Padre-Creatore darà sulla via. In breve tempo, anche se in modo difficile, saprai subito come dovrai agire. Tuttavia considera che c’è un ulteriore angelo, hai sentito di lui”.

– “Quello di Beate?”, osa interrompere l’uomo.

– “Sissignore, e siamo in due. Possa il tuo coraggio non venir meno. Ricorda:

“Chi confida in Dio, non ha edificato sulla sabbia.

40. “Mi attengo saldamente a questo, anche se ci guida un solo angelo, perché c’è sempre un unico Dio e Creatore”.

“Voi credete in tre Dèi, questo Lo rappresentate certamente in Uno e non sapete Chi debba essere messo al primo posto. Tu ci hai riflettuto ed hai pensato che in realtà questo non poteva essere giusto: o un solo Dio, oppure tre! Ti rimane aperta solo la domanda, Quale sarebbe il primo, il secondo e il terzo, e Chi è maggiormente da adorare.

41. Lasciati alle spalle tutto questo; credi nell’unico Dio, allora avrai sempre una benedizione che durerà eternamente più che per una lunga vita. Ciò che devi ancora sapere, ti sarà dato, anche dalla fanciulla. Sta in guardia! L’uomo deve riflettere cosa può servire al meglio – per gli altri, per sé. Così accogli la pace del Padre. Rimani saldo e consolato”.

*

42. È mattino presto, è ancora quasi buio quando Sinkmann si strofina gli occhi. “O Padre-Dio, dove sono stato? Cosa ho vissuto?”. Umanamente deve riflettere, per di più interiormente gli sembra come se parola e immagine si fossero unite. Davanti a lui sta come un tutto. La sua anima sussulta, loda il Signore in silenziosa preghiera di ringraziamento e non riesce comunque a scacciare il peso delle preoccupazioni: ‘Come sarà? Come posso fare senza che lo spagnolo si accorga troppo presto di ciò che sta accadendo? Allora saremmo perduti, l’uno come l’altro, io prima di tutto. E se fosse…?’. Si domanda.

43. ‘Dovresti prima percorrere la via del sacrificio’.

‘Ma, ma…’, continua a dire a se stesso, ‘…lo spirito di luce è stato già spesso con me ed ha guardato molto indietro’. Già da ragazzo aveva avuto tali sogni, solo che la sua mente infantile non riusciva ad afferrarli. Oggi vede completamente chiaro, guarda verso l’alto, che Dio mandi i Suoi messaggeri celesti e che appaia anche Lui stesso, com’è bene e utile per la salvezza degli uomini. ‘Ma chi dovrà scegliere? Chi lasciare andare dapprima nell’ignoto? Sì, sconosciuti, ecco cosa sono, lui e tutta la sua cara gente! O gioia! Siamo conosciuti da DIO, e questo mi basta’, conclude i pensieri.

44. Qualcuno bussa. Entra un ragazzo, timido, e la paura sta nei suoi occhi. “Signor parroco, volete, dovete…”, balbetta.

– “Vieni qui, ragazzo. Tu non sei Hansel, il figlio del fabbricante di candele?”

– “Sì”, fa cenno col capo il ragazzo.

– “Non aver paura”. Sinkmann cinge amorevolmente con le sue braccia il magro corpicino. ‘Oh, anche questi hanno più preoccupazioni che cibo’, pensa tristemente il fedele.

45. “Non di voi”, dice il ragazzo. “Voi siete gentile quando venite dal signor padre”.

– “Di cosa hai paura?”

– L’interrogato guarda alla porta, come se temesse che dietro di essa ci fosse colui che lo ha mandato. “È l’alto signore” (lo spagnolo), mormora Hansel, “mi ha chiamato dalla casa, devo annunciarvi di venire il più presto possibile in chiesa. L’alto signore aspetta lì”.

46. “Bene! Anche noi aspettiamo con calma. Nessuna zuppa viene mangiata così calda come la si cucina”.

– “Ma lui aspetta, gli devo far rapporto”.

– “Puoi farlo; ma prima mangia qui un pezzo di pane, l’altro può aspettare”.

– Il ragazzo afferra avidamente il pane e lo divora in un attimo. Con la stessa rapidità è anche corso via. Il parroco chiude lentamente la sua camera.

47. “Adesso si comincia! Mio Dio, Padre Celeste, aiutami, non far perire le mie pecorelle”. Affamato nello stomaco, avendo dato il suo pane al ragazzo, ma in qualche modo è forte nell’interiore, quindi sazio di Cielo. Si mette in cammino. Non deve irritare lo spagnolo, se lo si lascia attendere troppo a lungo.

48. Passa dalla porta principale. All’interno è ancora completamente buio, perché il mattino ha appena iniziato il suo dominio, tra l’altro, le mura non hanno grandi finestre. Per di più sono di colore scuro. Ebbene, qui è a casa, si trova al posto giusto e va nel luogo che si trova vicino alla parete dell’altare. Là i sacerdoti si cambiano e si conservano gli utensili per i sacramenti. Non ci sono ricchezze; la comunità è una povera cerchia. Dall’‘alto’ non è mai stato dato qualcosa.

49. L’uomo in attesa è seduto su un panchetto. Non ritiene necessario alzarsi quando Sinkmann saluta. ‘Ogni arroganza una volta cadrà nella sua fossa’, pensa, e con ciò cancella la malvagità: “Perdonate, venerabile alto fratello”, dice sommessamente contenuto, “mi ero appena alzato quando è venuto il piccolo messaggero. Cosa c’è di importante che deve essere discusso così presto?”. – Nulla, doveva solo venire.

50. “Ciò che riguarda il nostro lavoro, è sempre importante; come sacerdote dovreste saperlo, sebbene siate solo uno piccolo”.

– E volentieri Sinkmann inserisce il pensiero: ‘Il Salvatore ha lasciato che i piccoli venissero a Lui. I grandi dovevano stare lontani’, ma dice ad alta voce: “Io sono pronto a servire anche di notte, se è necessario”. Egli sospetta di cosa si tratta: della messa! Non si è sbagliato. L’altro comincia già a sbraitare:

51. “Voi avete guidato falsamente la comunità, cosa che è da far rapporto. È stata questa una confessione? Sono state mormorate bagatelle che ho potuto comprendere a stento”.

‘Per questo avete guardato attraverso il buco’, monta in collera il parroco.

– “Poi la mia predica?”, argomenta. “Qualcuno mi ha guardato? Qualcuno ha ascoltato con orecchi tesi? Mi hanno sentito i muri, ma non la vostra gente!”

52. “Posso interrompere?”, chiede con modestia Sinkmann. L’incandescenza dell’odio non deve diventare un fuoco fiammeggiante, …non qui.

– “Cosa?”, il cattivo non guarda l’interrogante.

– “Ieri, alcuni della città mi hanno parlato della vostra predica”. Di cosa, rimane non detto. “Quindi hanno ascoltato, e sono sicuro che la comunità contadina, che è stata particolarmente attenta, non si è lasciata sfuggire nulla di ciò che avete detto”. – ‘Ah, non predicato’.

53. Le tuonanti parole non si è potuto far finta di non sentire, parole che avrebbero potuto resuscitare i morti. Lo spagnolo si è molto adirato perché la comunità aveva guardato con gioia a Sinkmann, ma nessuno aveva osato farlo con lui che aveva ammonito affinché la cara gente guardasse al pulpito con piena fiducia, ma l’altro voleva che ognuno si dovesse piegare in umiltà e paura dinanzi a lui, in nessun caso dinanzi a Dio.

54. Molto cauto, lo straniero deve sentir l’inciso, il parroco dice: “Voi, degnissimo fratello, potete pretendere per voi stesso che i più piccoli…”, riferendosi a se stesso, “…non osino guardarvi più da vicino. E durante una predica? È già bene chi si china così profondamente in devozione e in preghiera. Voi stavate sopra la comunità”. Ecco, la freccia finemente avvolta ha ben colpito.

‘Hm, chissà se questo stupido tedesco l’intendeva così come l’ha detto!’

55. Qui prevale l’ingenuità presuntuosa che viene particolarmente utile all’uomo dell’ordine, nel senso che interpreta ogni cosa a favore della sua arrogante carica. ‘Aha, devono tremare e impallidire, e soprattutto soffrire!’. – Va via cupo, la porta della chiesa si chiude malamente, in modo brusco, come non si fa in una casa di Dio.

 

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Cap. 6

Ancora l’angelo da Beate – Via l’ipocrita, Bertold dal prete

La Luce insegna e conforta

1. “Padre, è stato di nuovo qui”. Beate sta con suo padre presso il campo di frumento.

– “Chi?”, Meurer guarda indietro al villaggio dove abita il vicino. August Huber si nota sempre di più come spia, osserva tutti, come se potesse guardare fino in fondo all’anima. Qui però guarda unicamente il Signore-Dio. Tutto il villaggio è inquieto, e presto è come se uno non si fidi più dell’altro. Solo gli amici più stretti, Meurer, Stiebitz, Hieselbar, Kieslutz e lo Stangler restano uniti.

2. Beate si accosta a suo padre, guarda felice in alto e sussurra: “Il mio angelo…”.

– Paura e gioia lottano insieme nel petto dell’uomo. Si sa già che i monaci dell’ordine dicono ‘diavoli’ e non angeli, forse perché loro stessi ne hanno uno? Ma dove hanno un collegamento con la Luce? Ah, ‘diavolo’ è una falsa parola cattiva. Lui, il bravo contadino Meurer, non osa riferirsi allo spagnolo come al maligno, se ne esiste uno.

3. “…È stato così caro. Mi ha perfino baciata per la prima volta. Solo che allora c’era un grande bosco, ma dentro vi erano molte pozzanghere, semplicemente terribili, ed ero spaventata. Allora l’angelo mi ha portata oltre, su una grande isola, in mezzo a tutte le pozze d’acqua e ha detto: ‘Qui intanto sarete al sicuro; certo, seguirà una via difficile, ma il Santo veglia su di voi, ed io…’, il suo volto risplendeva, ‘…ci sono anch’io, e pure un altro caro aiutante’. Poi è scomparso all’improvviso e mi sono addormentata di nuovo”.

4. “Ma eri sveglia?”. Il padre guarda sorpreso la figlia.

– “Del tutto sveglia! È stata la prima volta che l’ho visto bene. Non solo nel sogno. Non era per niente buio, mi sembrava come se la luce venisse dall’alto. La mamma giaceva tranquilla, tu hai sospirato pesantemente un paio di volte, e Peter ha perfino riso nel sogno. Per il resto era calmo intorno a noi”.

5. Il contadino alza la falce. Questo lo deve discutere dapprima con il signor parroco, se una cosa del genere sia veramente possibile, oppure se – nasconde abilmente il suo profondo dolore – sua figlia non si sia ammalata. Ah, oggigiorno la si chiama ‘malattia da strega’, quando si confondono i pensieri di una persona. Sì, allora non la si interpretava diversamente. Guai se questa ‘malattia’ viene sulla sua povera, piccola figliola che è così pura nell’anima, così buona, già più matura per i suoi anni e molto diligente. Allora anche lui, sua moglie e suo figlio, sono perduti.

6. Non vuol ritornare di nuovo alla casa del signor parroco, questo darebbe troppo nell’occhio, soprattutto per riguardo dello stesso con il quale sono strettamente uniti e con ognuno condivide gioia e sofferenza. Meurer lo sa: lo spagnolo odia il parroco! Gli è del tutto chiaro il perché. Purtroppo, fino alla prossima messa che sarà celebrata dallo straniero, sono soltanto due giorni. Allora cosa fare? Non sarà quasi possibile chiedere prima a Sinkmann.

7. Gli sembra come se sentisse un alito soave sulla nuca. Si volta, ma non si vede nessuno, ed era come un respiro. Viene proprio da me, dall’adulto peccatore, come viene dalla pura fanciulla? Questo è del tutto impossibile! Nonostante ciò, lo sommerge come una forza, come se qualcosa venisse allontanata, un peso che rimane e non opprime più. Strano, come si può sentire qualcosa che non si sente più?

8. Per liberarsi, comincia a falciare e dice ammonendo: “Non è vero, Beate, che tu starai zitta? La mamma lo verrà a sapere anche abbastanza presto. Tu sei molto giudiziosa, voglio parlarne con il nostro parroco; lui sa come dovrà essere interpretato”.

– “Io non ho mai detto a nessuno qualcosa. Certamente l’avrei raccontato volentieri alla mamma. Però ciò che vuoi tu, quello farò, padre”.

– “Brava figlia mia! Ora mettiamoci a lavoro. Oggi fa caldo, il grano si secca in fretta; lo portiamo nel granaio entro sera, prima che qualcuno di nuovo…”.

Beate ride sommessamente. “Hai ragione, paparino. Nel pomeriggio rimarrò con la capra al margine, allora vedrò subito se qualcuno viene a prendere qualcosa”. – “Ancora una volta: brava! Piccola, grande figlia”.

9. Il campo non è grande, ma il raccolto è buono; entro due ore la mietitura è finita. La schiena duole, anche a Beate fanno male le braccia. Hanno rivoltato spesso la falciatura, affinché il signor Sole la dovesse asciugare molto presto. Allora il pane sarà ancora più buono, nonostante il latte magro; il buon latte grasso di capra lo ha preso quello… quello…. Ahimè, le cose sono tristi in questo mondo. Dovrei comunque andare questa sera ancora da lui, dal parroco, s’impone Meurer tra di sé.

10. È molto sollevato che sua moglie Helene non sospetta ancora nulla del messaggero dalla luce, nulla delle sue escursioni notturne. Come se, hm, come se lei avesse altrettanto una guida a parte, che le dona il sonno benefico. ‘Stolto’, si rimprovera l’uomo, mentre nel capanno pulisce gli attrezzi, prepara il carro per poi, alla sera, andare a prendere il raccolto con la mucca.

*

11. ‘Ogni persona ha una guida’. Lo ha confidato il parroco alla sua comunità quando ancora non dovevano temere torture e morte nel fuoco per mezzo di uno straniero. La comunità era stata così ben curata, non c’erano invidiosi e, ancor meno di tutto, ciò che si è rivelato adesso. Naturalmente tra il loro popolo c’era qualche mascalzone, ma c’era anche il diritto, se si trovava un buon giudice.

12. Il giorno gli passa molto faticosamente, non solo a causa del lavoro, che per il resto gli dà gioia, sebbene il suo pensiero si sia sviluppato grazie alla casa paterna. Se comincia a riflettere, allora gli si stringe il pugno, a questo punto deve lottare per non diventare una mente omicida davanti al Creatore. Oh, forse l’uomo grande comprenderà meglio dell’uomo piccolo che un torto ricevuto richiama un certo sentimento di vendetta a causa di un’ingiustizia, di un omicidio o di una crudeltà fatta agli amati? Non sta forse scritto: ‘La vendetta è Mia!’, dice il Signore? ‘E come lo ha interpretato il parroco?’. Suona quasi come una domanda all’orecchio dell’uomo.

13. Dolorante dallo star piegato per ore, solleva il busto. Sì, sì, è vero ciò che sapeva dire il buon Uomo: ‘La vendetta è Mia! Voi, figli nel mondo, non lo potrete mai sapere secondo la Mia Essenza cosa faccio Io con la Mia vendetta, per voi che dovete soffrire amaramente per le molte ingiustizie. La Mia vendetta è la resa dei conti! Nessuno le potrà mai sfuggire se fa del male al suo prossimo! Ognuno, infatti, è il prossimo dell’altro!’

14. Sì, così lo aveva spiegato loro Sinkmann, continua a riflettere Meurer, e si sente ben confortato. Ha lottato per lasciare la resa dei conti all’eterno Dio-Creatore. Ma quando si presentano tutte le immagini come è stato fatto, e lui, ancora un ragazzino, ha dovuto sperimentare, prima che la tata si nascondesse con lui e con Hildegund in un pagliaio lontano da casa, mentre questa crollava in fumo e macerie, allora il perdono (verso i cattivi) per lui è difficile. Questo (dimenticarsi dell’ingiustizia) gli è anche riuscito, ma non ciò che il signor parroco ha preteso: ‘Pregare per i propri nemici’.

15. Qualche volta gli viene in mente come adesso, quando pensa alla sua figlioletta. Tuttavia, Beate è ancora una bambina, allora la cattiva opera dell’uomo non ha ancora sfiorato la sua anima pura. Oh, proprio questo: un angelo guida la fanciulla, e lui dovrebbe… Il resto se lo conserva per la sera, il parroco lo aiuterà spiritualmente. Anche con l’altra cosa, come era venuto l’annuncio del Cielo.

16. “O mio Signore e mio Dio, nonostante le molte difficoltà mi hai riccamente benedetto. Ho proprio una cara moglie, due bravi bambini, alcuni fedeli vicini, ed ho il Tuo piccolo pastore, come spesso si definisce del tutto modestamente Sinkmann. Naturalmente il Pastore sei solo Tu eternamente, ma ci metti a fianco i tuoi aiutanti. Ci si dovrebbe inchinare sempre dinanzi a Te in segno di gratitudine. Aiutami, fedele Dio e Padre, a vincermi”. Meurer stesso non si è accorto di essersi inginocchiato nel suo capanno, di aver alzato le mani giunte in alto, interiormente fino al Cielo, e di aver poi guardato in basso, umilmente inchinato dinanzi al suo Dio.

17. Ora è iniziata la sera. È andato a prendere il raccolto con moglie e figlia, ha consumato la cena benedetta dalla preghiera e i bambini vanno a dormire. Questa volta non vuole andar via così in segreto, deve confidarsi con sua moglie. Con delicatezza, come non lo si sospetta da un uomo che lavora così duramente, prende le mani di Helene nelle sue, dapprima le osserva per un po’, che a causa del molto lavoro sono ruvide e screpolate, ma hanno comunque una bella forma. Le preme alle sue labbra e dice:

18. “Carissima, non temere, devo andare dal nostro parroco, è importante per noi. Avrei certamente bisogno di un consiglio, perché non devo e non voglio far nulla che possa mettere in pericolo gli altri, soprattutto il nostro fedele aiutante. Chiudi a chiave porta e finestre. Se la spia dovesse accorgersi di qualcosa e perfino bussare, allora digli – Dio perdonerà la bugia – che sono andato al villaggio vicino per via di una falce. Ne abbiamo bisogno e la devo proprio andare a prendere prossimamente. Tutto il resto lo raccomandiamo al Signore. Egli veglia su di noi”. E il come, gli sarà rivelato durante il viaggio notturno.

19. Qui e là la mezzaluna si fa spazio attraverso il mare di nuvole che ora si è formato e può portare la tanto attesa pioggia. Con l’occhio acuto il contadino vede davanti a sé un’ombra che si muove lungo i cespugli, e la si vede dove ci sono dei vuoti tra il fogliame. Ogni volta, l’ombra corre – è un uomo – fino alla prossima siepe, guardandosi intorno ed abbassandosi profondamente. O caro Cielo, non è Huber (lo spione)? Il suo atteggiamento, la figura, il modo di camminare, anche nel correre, è inconfondibile, è August Huber. Dove vuole andare, non forse da… Ahimè, come deve, lui, Meurer, comportarsi? Non è audace andare a far visita al signor parroco adesso?

20. Ah, la via dell’ipocrita porta verso la città. ‘Dove?’, per questo, Meurer non deve scommettere la salvezza della sua anima. ‘Una conduzione di Dio’, è come un alito al suo orecchio, ‘quando il maligno va dal maligno. Un fervido ringraziamento s’innalza al Cielo. Così può usare il suo verso del gufo. Questo è conosciuto, perché nel bosco vicino ci sono molti uccelli notturni che sorvolano la città e i villaggi con questo strano suono rauco.

21. Si vedono le prime case. Meurer vede dove Huber sta andando, perciò può penetrare del tutto tranquillamente nel giardinetto, fin sotto la finestra del parroco. Oh, quanto è contento, sopra splende già una luce come di una piccola candela. Sì, i poveri preti devono comprare da sé le candele, queste la Chiesa non le fornisce. Che importa se sono solo dei monconi! Lancia la chiamata.

22. Meurer prende in mano le scarpe. È meglio camminare scalzi. È anche una necessità, perché tutto deve essere fatto di nascosto, come se fosse un criminale. E tuttavia, non vuole altro che salvare i suoi, ancora più spiritualmente, che la vita nel mondo. Sinkmann ha insegnato la continuazione della vita, quella sotto la bontà di Dio, e non quella del pantano infuocato delle fauci dell’inferno.

*

23. Per un po’ i due uomini siedono in silenzio uno di fronte all’altro, la notte tiepida sbircia attraverso la finestra, saggiamente chiusa. Oggigiorno non si è mai sicuri se non si viene spiati, come lo fa un bracconiere con la selvaggina. Questo è ciò che passa per la loro testa, senza che nessuno ne parli. Sinkmann lo capisce con un cenno del capo, dicendo: “Non porti nessuna buona notizia, Bertold, oppure… Hm, hm, può essere una buona. Basta che tu la prenda dalla mano di Dio, e già sentirai la Sua benedizione”.

24. “Certamente quest’ultima, reverendo, sono convinto che sia così. Ma come procediamo? Non mi rimane quasi altra scelta che…”

– “…dillo pure: che, fuggire? Lascia stare il ‘reverendo’, l’ho già evidenziato spesso. Non sono e non voglio essere altro che un piccolissimo aiutante sotto l’alto reggimento degli aiutanti di Dio.

25. ‘Andare’, dunque abbandonare apertamente casa e patria, è mai possibile? Dio mi ha dato di saperlo. Ma non so ‘il come’. L’angelo che sta con Beate me lo ha rivelato. È difficile credere che gli angeli vengano realmente da noi uomini. Dopo tutto, nemmeno io sono libero dal peccato. Non lo è nessun uomo, tranne i bambini puri”.

26. “Fermatevi!”. Meurer afferra la mano del parroco. “Io non conosco nessuno che è fedele come voi! Ci avete sempre dato il miglior pane del Cielo, a noi che dobbiamo lottare amaramente per il pane della vita. D’ora in poi si dovrà pagare all’altro a caro prezzo anche il pane del Cielo. Sì, andarsene così semplicemente non è possibile. In segreto… da soli, ma dove? Beate mi ha sussurrato che la sua Guida avrebbe detto qualcosa di una palude, l’avrebbe portata lì nel sogno e sarebbe stata molto bella. Certo, intorno a noi c’è putridume, e voi comprendete, o amico prete, cosa intendo con ciò”.

27. “Riferiscimi precisamente della palude; mi sembra come se…”. Sinkmann poggia la fronte nelle due mani. I pensieri passano attraverso il suo cervello, veramente attraverso il cuore, se lo si vuol dire così.

– “Forse non significa nulla”, il contadino spolvera l’aria, come se tutto fosse solo fumo e nebbia. Oltre a questo, interiormente si percepisce una spinta come se lo toccasse un mistero.

28. “Vedete, io la vedo così: la mia figlioletta, già più matura per i suoi anni nell’intelletto e nella volontà, sente l’oppressione. Se la porta nel suo sogno; e la luce – io credo, perché vede e sente davvero – la conduce su un’isola verde, affinché si tranquillizzi e non debba sentire paura anche nel sogno. Da qui la palude, la sua paura. Il portarla di là è la cara benedizione che deve avere la sua piccola anima”.

29. “Ben interpretato”, conferma Sinkmann, “ma è da considerare anche dell’altro. Guarda, Bertold, tu, Stangler, Kieslutz, Stiebitz, Hieselbar, in città gli Schrober e… ahimè, sarebbero molti che sono da elencare, purtroppo non è possibile, e mi preoccupa così fortemente e pesantemente, voi tutti siete in pericolo, specialmente le vostre care mogli e, …oh, Cielo! Anche più di un bambino. Innanzitutto Beate, poiché chi al suo fianco ha un angelo, gli striscia al fianco un diavolo. Chi sono costoro, lo sappiamo: sono persone maligne e malvagie!”

30. “È questa la grande preoccupazione!”. Meurer si sente profondamente oppresso. “Chissà se potrò mai proteggere moglie e figli? Non voglio parlare di me, per un uomo è più facile sopportare qualcosa”.

– “Non porre l’accento troppo spesso su questo, Bertold; anche un uomo sente tutti i dolori”.

– “Certamente! Solo se in cambio si potesse salvare moglie e figli, allora sarebbe…”

– “Questo si può accettare. Ma rifletti: lui…”, Sinkmann intende lo spagnolo, “…può prendere prima te nella sua tenaglia e, una volta che sei liquidato, allora sarà facile per lui sterminare la famiglia”.

31. “Oh, quasi dimenticavo: Sappiate, la volpe del nostro pollaio mi ha preceduto in città, è andato nella strada dove abita ‘quello’.”

Sinkmann quasi balza su. “Allora siete in pericolo molto più di quanto pensassi! A questo punto il tempo stringe, non possiamo aspettare più a lungo!”

– “Cosa?”

– “Dovete andare via entro una settimana e…”, la voce nel parroco suona come una furtiva esultanza, “…l’angelo di Beate ci ha indicato la direzione del Cielo. La palude! Come ho fatto a non pensarci?”, si batte sulla fronte, si siede di nuovo e risponde alla domanda di Meurer:

32. “Nella foresta vicina c’è una palude molto estesa. Ci vado a cercare erbe che lascio al nostro medico per thè e unguenti, quindi sono ben informato. Uno stretto sentiero conduce alla palude. Io lo conosco, per il resto nessuno. Ci ho impiegato mesi, passo dopo passo – mi sono fatto dei segni segreti – li ho lasciati dietro di me. Poi ho scoperto un grande prato ricoperto con molti alberi e cespugli che sembra appartenere alla foresta. Persino gli occhi più acuti non penetrano fino all’isola verde.

33. Vi porterò là”. Dice questo con un tale sguardo di fede, che Meurer rabbrividisce. “Ci aiuterà Dio, il Signore! Sta anche scritto: ‘Egli invia loro degli angeli’, e anche: ‘allora gli angeli vennero a Lui e Lo servirono’ (Matt. 4,11). E ancora: ‘L’angelo del Suo volto li aiutò’[3] (Isaia 63,9) e molto di più. Il nostro Dio, oggi non è diverso di quanto Lo era nel passato. Chissà come ci guiderà. Credi tu questo, amico Bertold?”

34. Non solo con le parole di grazia, no, il contadino stesso confessa: “Lo credo!”

– “Bene, per prima cosa riflettiamo subito come ci si arriva. Tra due giorni la Luna andrà in declino, durerà circa otto giorni prima che la si possa vedere di nuovo. Forse il tempo nuvoloso ci favorirà. Venite ancora una volta a messa; è proprio importante, perché quello… non lo chiamo volentieri ‘la volpe’, sebbene Huber ne sia una, è andato proprio oggi dallo spagnolo.

35. Domani , poiché discuterà con me la messa, vedrò come la vuole avere. In ogni caso, lunedì notte, verso le undici, fatti trovare alla grande quercia. Fulmine Fulmini e intemperie l’hanno colpita tanto spesso, e sta lì ostinata, una vera immagine della bontà di Dio! Egli può essere rinnegato, il Suo Nome può essere abusato, ma… Egli è e rimane ciò che è stato dalla propria eternità: il Creatore che si conserva ogni opera!

36. Naturalmente dovrete lasciare tutto, potete prendere solo ciò che siete in grado di portare. Nessun animale, per quanto possa dispiacervi. Il rumore degli animali ci potrebbe tradire. Avvolgetevi in coperte scure, io farò il verso del gufo, così saprete dove sono”.

– Al contadino scorrono lacrime sul viso, è seduto lì con le mani giunte, e anche a Sinkmann brillano gli occhi. Lui deve fuggire per ultimo; senza di lui, …chi si troverà al posto giusto?

37. “Dio misericordioso…”, esclama Sinkmann, “…aiutaci ad uscire da questa angoscia!” – Qui, non c’è un soave alito? Non c’è qui una parola: ‘Io vi aiuterò!’? Ci vuole un po’ di tempo prima che i due uomini ‘si riprendano’, come si suol dire. Le loro mani si afferrano, ognuno si tiene stretto all’altro, nel tocco: ‘Sono le mani di Dio-Padre che ci tengono’.

38. Il signor curato dice, “Và, torna a casa. Fa’ un piccola deviazione oltre il caseggiato del tuo vicino. Se ti vede qualcuno, allora si noterà che non vieni da qui. Ora vado fino alla Sperlinggasse, dove ‘lui’ abita; e se là c’è ancora una luce, allora Huber è ancora da lui ed io sono dispensato. Ci si deve prendere cura per le proprie persone care”.

– “Lo avete sempre fatto; non so come definirlo: da voi ci si sente sempre a casa”.

39. Il contadino esce con cautela. Nei vicoli è buio. Presto il campo all’aperto lo inghiotte, mentre Sinkmann si avvolge nella sua mantellina nera. – Ritorna in casa soddisfatto, dallo spagnolo arde ancora una luce. Alla finestra si vedono due ombre, chiaramente riconoscibili.

40. “Amaramente triste”, mormora quando si mette a dormire. “Ci si rallegra quando le volpi guaiscono, così i buoni sono al sicuro. Altrimenti – Santo Signore, salva la mia povera gente!”. Si addormenta. La sua anima è libera dal peso del giorno. Rivede il fratello suo proveniente dalla luce che sorride amorevolmente, ma anche ammonendo con grande serietà. Il cuore del parroco palpita: ‘Il tempo è serio, l’ammonimento del Santo ci fa bene’.

41. “Su questo hai ragione”, dice l’angelo, “ma ti devo correggere”.

– “Fallo, amico del Cielo”, risponde il dormiente.

“Allora ascolta! Il tempo è eternamente buono, proviene dalla Potenza di Dio Creatore e dalla Sua bontà. Cattivi sono gli uomini che avvelenano il loro tempo; e questo è transitorio, passa come la materia. Questo ti è ancora estraneo, non sai bene che rimane unicamente ed eternamente esistente solo la luce, l’opera e la volontà del Creatore!

42. Ciò che è stato preparato per il ritorno dei caduti, va nel corso di quella vita esteriore che ogni uomo perde, non appena la morte, come ‘angelo della vita’ viene al suo giaciglio. Riconoscilo e lo puoi insegnare alla tua ‘cara gente’. Ma gli altri? Questa volta non hai pensato a loro, ed è assolutamente necessario, come disse il Salvatore: ‘Non sono venuto dai sani, ma dai malati, dagli smarriti della casa d’Israele’.

43. Si pensava e si pensa ancora oggi saldamente che ‘il Signore lo avrebbe detto al popolo tra il quali Egli viveva’. No, amico mio della luce! La ‘casa d’Israele’ era, è e rimane il popolo del Cielo, popolo che l’Altissimo ha creato per Sé dalla magnificenza del Creatore. Da esso è caduto il primo figlio, e con lui una grande schiera. Questi sono i malati, i perduti, per i quali noi nel regno del Padre incrociamo sempre le nostre mani pregando.

44. Non pensare che non sia stato fatto molto. Certamente molto! Il semplice alzare le mani e pregare Dio è un misero tributo da sacrificare all’Altissimo. Noi muoviamo le nostre mani, andiamo nelle tenebre, cerchiamo i perduti, gli ammalati nell’anima. Per lo più essi non lo percepiscono, perché sono ostinati. Se lo percepiscono, allora lo rigettano; poiché un peso dalla Luce, fratello, è infinitamente più pesante di ogni peso di questo mondo!

45. Prega anche per la vostra ‘volpe’. Lo designi esprimi malvolentieri così. Non si deve paragonare nessun uomo a un animale. E tu, sai anche il perché?”.

– Dormendo Sinkmann scuote la testa e non sa che la sua psiche parla con l’angelo. “Non lo so. Insegnamelo!”.

“Allora continua ad ascoltare: – gli uomini malvagi sono malvagi da se stessi. Un animale non è mai cattivo, insegue – anche nel furto – sempre e solo il cibo. Evita molto l’uomo quale suo nemico. E quando un grande animale attacca l’uomo, non lo fa mai per la voglia di rubare o per avidità, ma solo per paura.

46. L’uomo che agisce nell’impulso del pensiero, è cattivo intenzionalmente. Questa è la differenza tra le creature. A favore di un animale, creato da DIO, prendetene atto in modo particolare, non si devono mai paragonare le persone malvagie con un animale. Ma anche, e questo è importante: per quanto oscura e perfida sia l’anima di un uomo, porta in sé il respiro della vita di Dio dalla Creazione; e per questo motivo nessun figlio rimane eternamente lontano dal regno del Padre. Oppure pensi tu che esista per sempre una lontananza da Dio?”

47. “O amico di Dio”, sussurra Sinkmann, “ci è stata inculcata l’eterna dannazione (nel cattolicesimo), mai un ritorno alla Casa del Padre, e questo… questo mi ha sempre rattristato. Se Dio è buono, come dice la Bibbia, come potrebbe quindi Dio, il Buono, respingere da Sé in eterno un figlio, anche se completamente perduto? In ciò non sono mai stato d’accordo con l’insegnamento della Chiesa. Come avviene dunque questo?”

48. “Perché tu hai un’anima di luce. Questo ti sarà di nuovo nascosto; per il resto della tua vita è meglio che tu rimanga un uomo tra gli uomini. Quello che devi portare, ti sarà dato. Non preoccupartene mai! Una cosa ti dovrà dar pace: porta al sicuro la tua ‘cara gente’. Ora accogli la benedizione e sii consolato”.

49. Se e per quanto tempo ha dormito l’uomo così graziato, non lo sa nemmeno questa volta. Ci sono due sentimenti che muovono il suo cuore e, anche se contrastanti, non si disturbano. Strano, riflette. Oh, sì, ci sono i fardelli, non li si possono cancellare. Ma qui c’è la Forza di Dio che si muove sotto questi fardelli, quasi con violenza, come se sollevasse l’uomo come una piuma che il vento leggero soffia via.

50. “Padre mio e Dio mio, Tu, Magnifico e Misericordioso, cosa sono io dinanzi al volto Tuo? Un granello di polvere e niente più, e…”

‘Figlio di Dio’, sente chiaramente accanto a sé.

– Allora piega entrambe le ginocchia, a questo punto anche la sua anima rimane muta in quell’adorazione senza parole, la quale sale meglio nel regno della luce, fin davanti al Seggio di Grazia di Dio. Quanto è gustoso il suo pane secco e la piccola tazza di latte. Fortificato interiormente ed esteriormente, va incontro alla giornata umanamente difficile.

 

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Cap. 7

Huber a rapporto – Il documento del potere dell’inquisitore

Un’ulteriore Parola dall’alta Grazia

1. Demoni tenebrosi e la grandiosa grandiositàoscurità di Dio convivono spesso su questo mondo. Si può comprendere, secondo la Luce, che l’uomo inciampa facilmente se non conosce le differenze o addirittura cade preda dei propri bassi istinti prodotti da se stesso. Infatti, mai un uomo potrà lamentarsi presso il Creatore: ‘…sono stato sedotto, sono…’, e ciò che si riesce ad addurre. No! «Adamo, vieni fuori da dietro il tuo albero!». Questo, del resto, è il linguaggio del più sublime Amore che irradia il Giorno della Creazione. Verrà tenuta la resa dei conti: “Tu stesso devi confessare la tua colpa! Allora un giorno sarai  libero, libero da te stesso!”. Chi può credere a queste parole?

2. Non colui al quale non sono giunte nemmeno all’orecchio, tanto meno nel cuore che, come povera anima, corre all’altra povera anima. Una cosa Huber (lo spione) pensa tra sé: ‘Se spingo altri nella rete, allora sarò libero, non potrò cadere in nessuna trappola’. L’ha pensato! Se sia vero per lui, il pover’uomo lo saprà più tardi. Adesso pensa di poter vivere senza danno.

3. Con pensieri di tal fatta sale le scale, bussa trepidante per non far rumore. Deve attendere. Oh, un uomo di alto rango non viene così presto incontro ad un contadino che non è nulla, che non ha nulla. ‘Ma ho visto la luce’, pensa, e vorrebbe bussare di nuovo lievemente. Impercettibile la porta si apre fino ad una stretta fenditura, e lo spagnolo che dimora qui guarda fuori. Fa finta di essere molto sorpreso, sebbene sappia chi vuol visitarlo di notte.

4. “Tu? Cosa vuoi da me?”

– “Alto signore, avete di sicuro ricevuto il ‘messaggio’[4] e mi avete fatto sapere espressamente che voi, nella vostra eccellenza, avete esortato me, povero peccatore, a venire. Sono contento perché nessuno mi ha visto”.

– “Davvero?”. Chiesto rudemente, dopo che il contadino è entrato. Non gli viene ancora offerto uno sgabello. Due ore di cammino, allora può stare facilmente in piedi ancora per un po’. “Perché sei venuto? Non saprei cosa hai da dire di così importante”. Nonostante ciò, lo straniero brama letteralmente l’arma, una spada maligna che ha bisogno, per servire il suo potere.

5. “Nel nostro villaggio stanno accadendo cose strane, soprattutto dal vicino, il Meurer e famiglia. Son venuto a sapere anche da altri che hanno espresso parole cattive contro di voi, eminentissimo signore, e contro la nostra Chiesa. Solo quando parecchi sono radunati, allora siete lodato ed esaltato. Ma quando i diavoli s’incontrano in segreto, viene detto il contrario”.

6. “Se s’incontrano in segreto, come fai a sapere di cosa parlano? Quindi dovresti stare con loro!

– “Stimatissimo signore”, Huber fa un profondo inchino, “non sono così stupido da presentarmi apertamente. Ho buoni orecchi, e so anche dove s’incontrano. Ci sono abbastanza nascondigli per ascoltare non visti”. Sebbene l’aria notturna si sia rinfrescata, Huber si asciuga il sudore della fronte; perché con sentimento vacillante e cattiva coscienza, c’è la paura di fondo. “Non voglio, non posso più sopportarlo”.

7. Quanto il contadino veramente molto stupido, tuttavia così povero , si sia impigliato nella trappola e non se ne accorge affatto, rende allo spagnolo una gioia segreta. Se lo conserva per dopo, quando sarà il suo turno, quando gli altri… Al momento va avanti e indietro, tira fuori da un cassetto ben chiuso, la cui chiave porta con sé nella tunica, un grande foglio fittamente scritto, con un sigillo in alto e anche in basso e altro ancora. Lo mostra al contadino, non abbastanza da vicino. I sigilli devono fare impressione. E senza dubbio la fanno.

8. “Guarda qui”, dice trionfante, “ieri ho ricevuto questo scritto del mio ordine; in aggiunta, Roma vi ha applicato il sigillo. Qui ho il potere di portare chiunque nelle segrete, di interrogare chiunque dica o pensi qualcosa contro la nostra santa Chiesa…”, il gesuita pensa meno di tutto a Roma, “…e contro il mio ordine! Sì, sì, il pensiero è la cosa peggiore, questo va estirpato radicalmente!”

– “Voi potete leggere i pensieri?”, osa interloquire Huber, tremando fin nell’ultima membra.

9. “Cosa capisci tu di ‘interrogatorio’, che io ora so fare? Leggere i pensieri! Non farmi ridere! Ah, anche questo è gioco del diavolo che talvolta si esercita in questo luogo e poi si dice: ‘È stata la voce di un angelo’. Con questo ci si maschera, affinché tu lo comprenda: il diavolo, Satana, sta dietro a tali cose. E per salvare le anime, il corpo deve soffrire. Solo nel dolore più pesante un’anima diventa libera dal potere dell’inferno!”

10. Cauto rimette il suo documento nel cassetto, chiude a chiave e indica subito la porta al contadino. “Và, è meglio che non rimani più a lungo da me. Vedi di lasciare il vicolo completamente non visto. Ancora una cosa: alla messa non metterti in coda. Il vostro parroco questo…”, ‘scimunito’, avrebbe detto volentieri, “…uomo, è stato troppo attento”.

11. ‘Saranno presi tutti’, pensa l’oscuro, chiudendo saldamente la porta, come prima ha chiuso il cassetto. ‘Persone indegne che pensano che il Vangelo sia da presentare con soave sussurro. Dio punisce! Egli è eternamente il Punitore, e presso e in Lui stesso non c’è nient’altro! Io voglio… anch’io devo punire, è il nostro potere mondiale da far passare, nel Nome di Dio come il Giusto, il cui giudizio si chiama sempre ‘punizione’!’

*

12. A quest’anima non si avvicina nessuna luce. Se la percepisse, per l’illusione del potere, la rinnegherebbe. ‘Cosa cerca il Cielo sulla Terra? Il potere governa, e il potere sta nelle mie mani’. Il documento glielo ha trasferito! Con grande disprezzo dice a mezza voce a se stesso: “Gli uomini sono vermi, li si calpesta come il lombrico che non serve a nulla”. – Questo è il suo pensiero! Quanto sia importante anche la più piccola creaturina, il maligno non lo sa; non se ne occuperebbe nemmeno! “Persino Dio non considera affatto i vermi umani!”. Che poi anche lui ne faccia parte, non lo considera.

13. Con questi pensieri gravosi il sonno gli rimane lontano. Di questo non incolpa se stesso, ah, gli altri gli creano l’aggravio: “Quello stupido contadino, il piccolo prete, perché anche lui appartiene alla famiglia dei vermi. Certamente di tali la Chiesa può farne buon uso, finché gli sono utili!”. Si sente come schiacciato quando la prima luce dell’alba lo colpisce. La supera con forza. Che questo provenga dal cattivo pensiero, dal procedere maligno, non gli verrebbe mai in mente, non per molto ancora.

14. Forse un giorno, quando dopo lungo tempo l’anima si vedrà nell’aldilà, quando con l’aiuto degli angeli giungerà alla conoscenza su chi era stato come uomo, tutti i suoi misfatti saranno allora i suoi tormenti (vedi anche: “La chiamata dall’Universo” cap. 5). Adesso completamente padrone, saluta superficialmente il parroco Sinkmann, quando questi viene più tardi per ‘discutere’ la messa.

15. “Cosa c’è ancora da discutere?”, sbraita furioso lo spagnolo. “Quello che decido io deve essere eseguito!”

– “Naturalmente”, lo abbonisce l’altro, al quale interessa di placare il villanzone per via del suo povero gregge. “Mi avete fatto chiamare, fratello Cristoforo, e sono venuto”.

– “Finiamola di dire ‘fratello’!”. Con aria importante il gesuita va al suo cassetto, lo apre e tira fuori il documento, ma prima finge di doverlo leggere bene lui stesso. E comunque lo conosce parola per parola.

16. “Ecco”, si siede senza offrire un posto a Sinkmann. Cosa vale a questi il gesto, dal momento che si trova sul filo del rasoio? Il manico del ‘coltello’ sta nella mano dell’Altissimo! EGLI può girarlo avanti o indietro, può mostrare il lato tagliente o quello smussato, può farlo eternamente nella Sua magnificenza di potenza creativa! Quanto sono diversi i pensieri dei due uomini che, comunque, servono una sola Chiesa. Il piccolo secolare fedele, il grande secolare solo per presunta dignità e per falso diritto. Può essere una concessione: egli è convinto di fare la cosa giusta!

17. “Ecco!”, sottolinea ancora una volta con forza: “Ora sono insediato! Vedi i sigilli del mio ordine e quelli di Roma? Lo scritto è giuridicamente valido davanti a tutti!”. Adesso con il ‘dare-del-tu’, pone il parroco sul gradino di chi obbedisce.

Sinkmann lo nota bene, ma non il minimo sorriso scorre sul suo volto. ‘Ah, tu, povero misero mondo! Tu, uomo secolare! Che me ne importa di come parli con me?’. Ad alta voce, invece, dice:

18. “Questo sembra essere un documento importante”. Gli si stringe il cuore come con entrambe le mani, poiché per quello che porta, non ha bisogno di conoscere il tenore delle parole. È già stato altrove ed ha sentito del mostruoso. “Se non mi ritenete degno di ciò che è importante per la nostra Chiesa…”

19. “Non ne sei degno, prete! Ma lo devi sapere affinché mi aiuti quando in futuro dovrò eseguire il mio grande compito. Con questo documento nella diocesi a cui appartengono tutti i villaggi nell’intero circondario della Chiesa – ascolta bene – io sono il ‘grande inquisitore’! Cosa significa questo, lo saprai!”. Gli occhi scintillano letteralmente di verde, come se volesse subito, in quel momento, avvelenare l’uomo. Ah, avvelenare! Non può mettere un prete della sua stessa Chiesa sul rogo, questo porterebbe troppo sangue cattivo, e non sta neanche nello spirito del suo ordine. Ma per il resto… egli è qui per dominare come vuole.

20. Che con lui ci sia il suo angelo, Sinkmann stesso non lo sospetta, sente solo la forza che gli pulsa dentro e gli permette di stare lì completamente tranquillo. Nel volto spiritualizzato non si nota nulla di ciò che potrebbe servire all’inquisitore, il quale dice ad alta voce: “Sì, sei stupito, piccolo uomo! Quindi adesso sai che ho il diritto di decidere della Chiesa. Tu sei sottoposto a me e devi fare ciò che comando io”.

21. Il parroco rimane lì ancora tranquillo, sebbene gli bruci letteralmente dentro: ‘È sommamente necessario salvare perlomeno i migliori!’. Perciò risponde con una pazienza da santo, il che per il gesuita è inquietante: “Me lo immaginavo alto signore…”, tralascia ormai il ‘fratello’, “…che vi sarebbe stato affidato l’incarico del potere, ed io servirò”.

– Ma dietro a questo ‘servire’ c’è dell’altro, più di quanto il maligno inquisitore immagina: ‘Oh, questo ce l’ho già nella mia tenaglia; la minima avversità, e lui è fatto!’

22. “Dite pure ciò che devo fare per la prossima messa; tutto il resto sta nelle vostre mani”.

– “Questo, in ogni caso! Come prima cosa devi portare al confessionale quelli della prima fila che si sollevano contro il nostro diritto. Non credere che io non li conosca; i loro nomi mi sono ben noti.

23. Tutti gli altri che si possono lasciare ancora indisturbati, possono venire come vogliono. Ma nessuno può evitare il confessionale! Come lo farai, questa è faccenda tua. Capito?”. Dall’inquisitore esce una minaccia che farebbe letteralmente cadere a terra un uomo se non portasse in sé la salda fede nel ‘Dio della bontà’, come ce l’ha il fedele parroco.

24. “Gli abitanti del villaggio sono già informati, questi verranno tutti. Nella città andrò di casa in casa e…”

– “Nulla del fatto che ora sono io il grande inquisitore, la gente deve venire con sentimento leggero”.

– “Alto signore, questo non l’avrei neanche detto; poiché in questo caso la nostra chiesa rimarrebbe piena a metà”.

‘Il prete è forse un furbo? Qui c’è da stare attenti, non devo farmelo sfuggire’. Così il tenebroso pensiero.

25. Che questi pensieri non dovrebbero venire ad un uomo dell’ordine, non ci pensa proprio. Egli vede solo il suo prestigio. Finora, prima che questa gente venisse nel territorio tedesco, nonostante qualche difficoltà, le cose andavano bene tra il popolo. Si aveva la protezione della Chiesa e dei governanti del mondo, almeno in generale. Il ‘piccolo uomo sconosciuto’ si accontentava di questo. Per anni le cose sono andate diversamente. ‘Ma cosa ne sarà in futuro?’. Domanda inquieta.

26. Questo opprime gravemente il buon uomo. Si affligge perché non c’è quasi niente da fare per arginare la furia delle fiamme e delle torture. ‘A Te, o Dio, sia rivolto il mio lamento lamentato: la Chiesa sta in grave travaglio!’. Adesso, da una forza che è venuta più forte in Sinkmann, dice come se fosse in ottimi rapporti con il gesuita, e fa tutto solo e unicamente per i poveri uomini.

27. “Ah, dirò che terrete una grande predica che non deve essere ignorata. Sono certo che verranno tutti, eccetto gli anziani che non possono più camminare, e i bambini. Questi ultimi, al massimo disturbano, e non si può proibir loro di piangere”.

Lo spagnolo si mostra contrariato: “Dì quello che vuoi. Porterò la comunità che tu hai trattato troppo tiepidamente, allo stato che le compete. Sii certo di questo: allora ognuno farà quello che voglio io!”

28. Il parroco acconsente, ha un’aria così amichevole, anche se in essa c’è profondo affanno. Quello ‘stato’, egli sa bene cosa significa. Ma Dio ha incaricato lui, il prete sconosciuto, di aiutare adesso, per quanto sia possibile. Allora alza gli occhi, guarda impavido lo spagnolo, dicendo con voce repressa: “Molto bene, alto signore. Lo ‘stato’ dovrà essere elevato. Dal momento che noi siamo la prima Chiesa sulla Terra, c’è da elevare lo ‘stato del Cielo’. Voi avete inteso questo, non è vero?”

29. Allora allo spagnolo è come se gli passasse una stoccata attraverso il cervello. Ah, la prima Chiesa! Il mondo intero dovrebbe cadere ai suoi piedi! Ci sono troppo pochi forti combattenti che percorrono le vie verso nord e sud, verso est e ovest, in modo che il trionfo della Chiesa si trovi ovunque. A lui interessa il potere, perfino senza Chiesa. Ma nessuno deve saperlo. Che questo sia diventata una certezza per il parroco, l’oscuro non lo sospetta, altrimenti la sua fiamma ardente si spegnerebbe presto e diventerebbe un mucchietto di cenere. Ogni uomo diventa cenere, soprattutto coloro che, nonostante portino in bocca la Parola di Dio, stanno distanti dal loro Creatore.

30. Si accorge a malapena che l’uomo, da lui oppresso, sommesso lascia la stanza, non piegato. Sulle scale si asciuga gli occhi. Passando attraverso i vicoli c’è un’unica preghiera, una supplica: “O Signore-Dio, aiuta! Metti fine, o Signore, metti fine a tutta la nostra miseria! Sono pochi quelli che posso salvare, e porto le mie lacrime davanti al Tuo volto. Lasciami portare via soprattutto coloro che sono già in pericolo. Ma anche gli altri – o mio Dio, aiutali e non lasciarmi solo!”

31. Durante questa preghiera, presentata continuamente, deve riferire ai fedeli ciò che il gesuita ha ordinato. Che dalla bocca del fedele non esca solo con riguardo, ma anche in modo un po’ diverso, non c’è da stupirsi. Accanto a lui procede, non vista, la Luce: l’angelo di Dio.

32. Infine, visita la casa del fabbricante di candele, Schrober è seduto al suo tavolo, che odora sia di cera come anche di bruciatura, il mestiere è faticoso, perché riceve poco materiale buono, e deve comunque trarre le candele migliori per la chiesa. Ciò di cui la gente ha bisogno può valere meno. Questo non importa.

33. “Ebbene, Schrober, hai pronte due belle candele per domenica? Verrà tenuta una grande predica da…”

– “Voi?”, interrompe l’uomo. “Allora le addobbo in modo particolare”. Egli si riferisce alle candele che giacciono sul tavolo dinanzi a lui. “Se predicate voi, reverendo Sinkmann, il cuore sale al Cielo, come se voi sapeste come portarci su”.

34. “Ne sarei felice, Toni Schrober, se potessi andare con voi in Cielo, subito, ancor prima della messa”.

– Schrober alza lo sguardo spaventato. “Volete…”

– Sinkmann risponde affermativamente: “Sei solo?”

– “Sì, mia moglie è andata al mercato con Hansel; oggi vengono alcuni contadini che possono vendere della verdura, e di tanto in tanto un paio di uova o del latte. … Cosa c’è?” Si avvicina al parroco.

35. “Devi andar via. Tu, tua moglie e tuo figlio”.

– Sul volto dell’uomo passa un movimento improvviso. “Venite!”. Prende il parroco per mano; egli sa già per cosa ha suonato la campana e, con cautela, lo conduce per una scala di pietra giù in cantina. Là non c’è nessuna finestra. Solo qui accende un piccolo lume, simile alla candela di una bambola. Da sotto un sacco tira fuori un fagotto, pronto per essere portato in spalla, lo deve solo mettere sulla schiena.

36. “Dove? C’è stato Meurer da me e mi ha fatto sapere qualcosa. Quindi potete immaginare che ho taciuto, non ne ho parlato con nessuno. Anche altri sono pronti. Ma voi, parroco Sinkmann? Per voi siamo molto preoccupati”.

– “Torniamo di nuovo sopra, non si può sapere se viene qualcuno”. Al tavolo di lavoro il parroco rivela chi e in quale ordine sa portare in sicurezza una famiglia.

– “Ma allora caricate molto su di voi”, dice Schrober.

– “Noi confidiamo in Dio, EGLI ci guiderà con la Sua mano!”

37. “Anch’io confido, ma penso che l’uomo abbia ricevuto la ragione per decidere se deve proteggere se stesso e i suoi cari. Oppure no?”

– “Sì, Schrober, abbiamo ricevuto la ragione, anche se presso alcuni, qui e là questa zoppica. Se si ripone la ragionevole riflessione nella bontà di Dio e nella Sua conduzione, allora siamo guidati. Lo sperimenterai”.

*

38. Sulla via, apparentemente senza volerlo, Sinkmann incontra donne e anche uomini che lo salutano timidamente con mute domande negli occhi: “Puoi tu aiutare? Cosa ne sarà di noi, se?”. Dietro questo ‘se’ sta la nuda paura. La si è notata già in questo breve tempo, da quando la Spagna è penetrata nella loro piccola cittadina, dicendo la qual cosa s’intende solo gli uomini con la tonaca.

39. Il paese…? Chi lo conosce già secondo il nome? A questo manca qualsiasi contatto. Senza conoscenza non c’è né simpatia né odio. Ma quell’uomo che solo con lo sguardo genera angoscia e terrore, e davanti al quale si retrocede, lo si può amare? No! Oppure, lo si può onorare? A questo non esiste certamente ancora un no, ma un sì è troppo grigio. Non si sa.

40. A tutte le persone che lo implorano muti per l’aiuto, il signor parroco fa un cenno gentile. Lo guardano come animali appesi in una trappola, con occhi lamentevoli: liberaci!

‘O Signore-Dio’, è di nuovo la preghiera, ‘è triste, perché Ti sei così allontanato da noi in questo tempo, tanto che si pensa che Tu avresti dimenticato i Tuoi figli nel mondo. Ahimè, che peccato dire così! Hai inviato a noi, a me e alla fanciulla, gli angeli, ed è veramente come se Tu stesso fossi venuto da noi!

41. È impossibile evacuare l’intera città. Ci darebbero la caccia come alla selvaggina, città e villaggi sarebbero mucchi di macerie pieni di cenere. Aiutami, mio fedele Dio, affinché io possa organizzare le cose nel miglior modo possibile’. Mentre la preghiera scuote il sentimento del parroco, ci sono leali sguardi buoni che devono consolare i poveri. Oh, sì, l’abbandono avverrà presto.

42. ‘Ma non abbandonati da ME!’, risuona all’orecchio dell’uomo. ‘Anche se qualcuno lascia la sua vita nella lotta di fede, le anime saranno coronate di gloria,; poiché il loro sacrificio porta al crollo dei grandi. Se presto, se tardi, …non chiedere del Mio Tempo, Mio servitore!’

43. Sinkmann si ferma stordito. È solo, appena davanti alla porta della casa decrepita nella quale egli dimora, guarda a destra, a sinistra e dietro di sé. Non c’è che il triste grigiore di un giorno d’estate gravido di pioggia. Tuttavia gli rimane la sensazione come se qualcuno stesse accanto a lui. Si affretta alla cameretta, deve prostrarsi, deve pregare in silenzio, ringraziare, piangere, con uno spirito stracolmo, con un travaglio che si possiede e, tuttavia, non si conosce.

44. Innominabile, dall’alto di un grandioso Cielo, la visione: ‘Come salvare chi è in pericolo’. Sulla palude è già informato, e anche, come bisogna portar là i gruppi. Esiste ancora il divario su come procedere da lì e dove andare. Adesso gli sembra come se vedesse la via, ben faticosa e pericolosa, pur circondata da una luce che sta presso di lui senza vederla, …non ancora. Si lambicca continuamente il cervello, come se percepisse qualcosa, e non sa cosa. C’è, ma è lontana com’è lontano il Cielo. Con questo, si addormenta beato. – Oh, di nuovo essa (la Luce) è presso il giaciglio:

45. “Hai ringraziato il Signore, fratello; allora ti voglio spiegare ciò che non sai ancora. Non è un errore, non ti spaventare”. L’angelo posa la sua mano sulla fronte ardente del dormiente, finché il volto diventa sereno. Il ‘non sapere’ lo ha oppresso. “Rimani sulla via della preghiera, come hai lottato con DIO per i tuoi protetti, come Abramo per le città perdute. Il tuo spirito risponde: ‘Sodoma e Gomorra erano completamente corrotte; ma nella nostra piccola città e nei villaggi c’è solo miseria e bisogno, non c’è neanche gente cattiva, né tali che hanno esercitato atrocità verso Dio’.

46. Il tuo paragone può essere valido, anche se nel tuo gregge qualche pecorella grigia e anche nera sta agendo male. Tu conosci i caproni che ti hanno spesso reso difficile la tua funzione, ma non è a causa di questi pochi, tanto che sembra come se la bontà di Dio taccia sulla tua posizione. Hai sentito precisamente ciò che Dio stesso ti ha promesso. Oppure pensi che sia stato il vento, o i tuoi stessi pensieri incalzati dal desiderio?

47. Cosa sai della Longanimità e della Pazienza di Dio? Che esistano cose meravigliose, e che Dio, nel Suo Amore, non dimentichi nessuno, a te è noto, lo hai conservato fedelmente nel corso della vita. Ma cosa sono veramente i Pensieri di salvezza del nostro Padre e Creatore, per te come uomo, è ancora abbastanza vago. Anche questo non è un errore, fratello mio terreno. Finché un uomo vive su questa Terra, per lui rimane velato molto dalla Luce, per il suo bene. Ma non tutto, di questo sii certo! Ciò che uno può afferrare bene è l’abbondanza di benedizioni della santa misericordia.

48. Lasciati guidare da questa e porta via quelli che ti stanno a cuore. Più avanti sentirai di un uomo che di spirito è un grande, un combattente senza vacillare, nonostante lo assalgano le onde della tempesta, che pensa di dover affondare e con lui il diritto che DIO gli ha messo nelle mani! I Suoi amici assisteranno te e la tua schiera.

49. Dopo una via difficile e più di un fardello, alla meta verrete a conoscere pienamente la Salvezza del Padre e Creatore. Questo sia ora abbastanza; ciò di cui avrai ancora bisogno, ti sarà dato al tempo giusto. Attieniti solo all’indicazione: porta già via il primo gruppo di sera, quando l’oscurità stenderà gli artigli per divorare completamente queste vittime. Sii consolato e fortificato in Dio”.

50. La notte si è accorciata con questa visione, oppure è stata lunga a causa di tutta la bontà che è scorsa giù? Sinkmann non lo verifica quando al mattino si alza fortificato, perché la sua memoria spirituale ha serbato parola per parola. Volentieri lo vorrebbe mettere giù per iscritto, ma se venisse trovato un ‘foglio’ così, allora non c’è bisogno di chiedere cosa succederebbe. I secolari, tra i quali si annoverano i portatori di tonache dalla Spagna, anzi, loro per primi, la dichiarerebbero per opera del diavolo, perché a loro stessi manca il contatto con il Cielo.

51. ‘Ahimè no!’, il parroco combatte contro i pensieri. ‘Non devo dirlo nemmeno. Nessuna creatura sta distante dal Creatore, se caso mai…’. – All’opposto: il Santo non sta lontano da nessun figlio, e se, per proprio difetto, dovesse rimanere senza Luce e senza Grazia, è perché egli stesso si è allontanato da Lui. Può il paragone essere fatto in questo modo? Esaminato con coscienza. Il fedele è propenso a scusare i disubbidienti, anzi, li eleva letteralmente in preghiera al suo Dio.

52. Ed è questo che rende quest’uomo così spirituale, così che ha rapporti interiori con un angelo, a volte con la voce paterna di Dio, com’è necessario per lui. Quindi, pieno di fiducia, percorre un ultimo pezzo di strada attraverso la comunità, affinché domani, alla messa, la gente non ciondoli troppo la testa.

 

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Cap. 8

Difficili, e comunque preparativi benedetti

1. Ancora regna l’oscurità di una notte senza Luna. Nuvole mattutine si stendono molto basse quando Meurer si avvicina alla sua casa. È strano, c’è come un muro di nebbia che la circonda. Quasi fisicamente sente come se dovesse sfondare lo strato, è come miracoloso. ‘Questo proviene dall’angelo di Beate’, gli viene da pensare. “Chissà a cosa serve la protezione”. Nella casetta trova i suoi tranquillamente addormentati, quindi si mette sul suo giaciglio per l’ultima ora prima dell’alba.

2. Del tutto diversamente torna il vicino a casa, strisciando. Non vorrebbe incontrare nessuno. Considerato che non gli andrebbe di mancare la domanda: ‘Da dove vieni?’. Ha atteso a lungo in un pagliaio vicino, ha scrutato intorno affinché rimanesse il più possibile non visto. Come accade, ha cercato invano il rosso del mattino, il quale si mostra molto misero nel cielo, ma si perde sotto le nuvole. La sua via, lo stare accovacciato sull’erba umida che è ammucchiata sotto la tettoia per il fieno, gli dà molto fastidio. Torna a casa letteralmente barcollando, e incontra Kieslutz, il quale altrettanto non lo può soffrire da morire.

3. Kieslutz saluta, domandando gentilmente: “Dimmi Huber, non ti senti bene? Da dove vieni così presto?”

– “Bah! Domando io dove vai tu così presto?”

– “Io devo andare a chiedere aiuto, la mia mucca vuol partorire, da solo non ce la faccio. Voglio vedere se Sepp Stiebitz potrà aiutarmi, lui è molto esperto in queste cose”.

4. – “Ah, è così”, dice velocemente Huber, ed è deluso di non aver incontrato Kieslutz su un percorso sbagliato. Lui stesso adduce una scusa: “Ho tardato presso il fabbricante di candele”, il che è una bugia. “Per domani vorrei volentieri una piccola candela da accendere per la messa. È veramente bene se una volta si sente un altro linguaggio…”, intende un’altra predica, “…per confrontare dove si trova qualcosa di meglio”. Che intendesse la differenza tra il loro prete e lo spagnolo, se ne accorgerebbe perfino il più stupido.

5. “Hai ragione”, dice Kieslutz a conferma. “Hai barattato una bella candela? Fammela vedere. Io ne ho una mezza. Questa dovrà bastare; non ho un soldo per comprarne una nuova”.

– “Il mio viaggio è stato del tutto inutile, Schrober aveva già venduto la sua riserva. Sul tavolo c’erano solo due grandi candele per l’altare”. Hubler può dire questo facilmente, perché per messe particolari bisogna sempre collocare nuove candele.

6. Che covata di bugie! Kieslutz deve dominarsi molto per non scagliare in faccia all’altro ciò che pensa di lui. “Devo sbrigarmi, altrimenti sarà troppo tardi per la mia mucca”.

‘Ah, a quello gli ho messo la cavezza’, mormora Huber fra sé. Deve tossire forte, sprofonda febbricitante sulla paglia che si trova nella sua lettiera. Così lo trova al mattino sua moglie.

*

7. “August, dove sei stato?”, si lamenta lei. Ti ho aspettato tutta la notte, sono andata tardi a dormire. Adesso giaci qui! Chi dovrà fare il lavoro? Dovrò stare da sola in casa, nella stalla e sul campo? In più i bambini? Su, alzati!”. Freda non è mai stata così risoluta. Si è sempre dovuta piegare quando suo marito la comandava malignamente.

8. Il febbricitante non si accorge del rimprovero. Mormora timido il nome dello spagnolo.

Freda lo interpreta benevolmente: “Anche a lui viene la paura dinanzi a quello…, non mi stupirei se lo avesse incontrato”. Dice un’altra volta così, ed avrebbe fatto bene a pensarla diversamente, perché nel giogo coniugale ha cercato invano una parola gentile, eppure ha portato lei il piccolo patrimonio. L’eredità dei suoi genitori.

9. Non riesce a far scendere August Huber dal letto. In preda alla disperazione, Freda corre dal vicino, piangendo: “Vi prego, venite a vedere mio marito; io non so cosa fare”.

– “Ma cos’ha?”, chiede Meurer.

– “È bollente, parla del nuovo predicatore, si gira e rigira, e non c’è verso di farlo ragionare”.

– “Vengo con te. Helene, tu rimani coi bambini e in casa; appena possibile ritorno. Io stesso ho ancora molto da fare”. Il cosa ha da fare non lo rivela.

10. Helene si stupisce. Al momento c’è poco lavoro. Un campo è stato mietuto, per l’altro mancano ancora alcuni giorni, e in casa e nel podere tutto è ben ordinato. C’è solo da sbrigare il lavoro quotidiano. Lei osserva Bertold, mentre scompare nella casa accanto. Oggi lui le è sembrato strano, non propriamente distratto. Oppure era stanco come se avesse dormito molto male? Cosa si riferisce al ‘molto’, non lo può sapere.

11. Bertold si china sul suo nemico. Subito cancella questo pensiero. Ahimè no, adesso è malato, ora non nutro rancore verso di lui. Egli sa diverse cose apprese ancora dalla buona casa paterna, dove una volta frequentavano altolocati, allora perfino un buon medico. Da questo aveva imparato, da ometto, come bisogna sentire un polso, e in tutti questi anni non ha dimenticato nulla.

12. “Qualcuno deve andare a chiamare il medico, ce l’ha sul polmone. Respira affannosamente. Prepara un thè al lillà e mettigli un panno freddo e umido sulla fronte. Lo si deve cambiare spesso, perché il calore consuma subito l’umidità”.

– “O Signore misericordioso! Chi andrebbe in città per me?”. Guarda Meurer, se non….

Lui andrebbe volentieri, solo non oggi; c’è in gioco troppo per la sua stessa famiglia. “Lo chiedo a Hieselbar, lui ha un asino, l’unico in lungo e in largo; ci andrà certamente. Con un asino si va anche più velocemente che a piedi”.

13. “Ti ricompensi il caro Salvatore!”. Freda si getta al petto di Meurer, piangendo amaramente. “Lo so, August non è ben disposto su di voi, e voi avete sempre aiutato. Se questo non è una punizione?”. Guarda con disperazione al letto del malato.

– “Non parlare così, vicina!”. E vede Huber dove si è smarrito. ‘È stato un errore denunciare lui e gli altri. Oh, l’uomo non deve condannare; il giudizio spetta solo all’Eterno, all’Onnipotente’. Meurer se ne va con delicatezza.

14. “Cosa? Per Huber? Allora sarebbe un peccato per il mio asino consumare i suoi zoccoli!”. Risentito Xaver Hieselbar va su e giù nel suo podere.

– “Conducimi in casa”, prega Meurer, “fa presto! E rifletti ancora: la tua corsa in città può salvare un malato dalla morte”.

– “Non può essere così grave”, interrompe Xaver. Comunque entra in casa. Nella piccola stanza dove di solito siede la famiglia per il pasto, sono da soli.

15. “Xaver, pensa ai buoni insegnamenti che il nostro signor parroco ha predicato. Ne devo ripetere uno? ‘Amate i vostri nemici’, cosa che Sinkmann ha raccomandato caldamente a tutti. Il Salvatore lo aveva insegnato! Vogliamo mantenere i Suoi insegnamenti, per quanto bene sia possibile. Hai sempre avuto un buon cuore, vecchio amico”, Bertold gli pone una mano sul braccio. “Allora datti una mossa. Per l’asino ti metterò a disposizione una balla di fieno, presto ne potrò fare a meno”.

16. Hieselbar guarda stupito Meurer. “In inverno avrai bisogno di ogni fascio e…”

– “No, Xaver!”. Bertold controlla se non c’è nessuno che origlia. “Quello che dobbiamo pensare dello spagnolo, lo sai bene quanto me”.

Xaver alza una mano in modo disprezzante. “Non hai bisogno di dire nulla!”

– “Per l’appunto! Tu, io, Stiebitz, Kieslutz, Stangler e ancora un paio, sicuramente anche il fabbricante di candele, tutti con famiglia, dobbiamo andar via, molto velocemente!”

17. “Ed abbandonare casa e podere? Mai!”

– “Dobbiamo! La via è preparata. Da domani, notte dopo notte. Quello ha ricevuto un documento, purtroppo sottoscritto da Roma. La nostra Chiesa dovrà una buona volta metterlo amaramente in piazza, quello di aizzare gli stranieri su di noi, credenti tedeschi. Non dipingo il diavolo sulla parete, …ma su di noi cadono supplizio e rogo, com’è già avvenuto altrove su tutti quelli che tengono al parroco Sinkmann. Più giusto: al nostro Dio, senza cerimonie”.

18. “Ti vengo incontro, Bertold. Allora l’asino dovrà trottare. Non vorrei un giorno dovermi inginocchiare miseramente davanti al nostro Signore-Dio, se dovesse chiedere: ‘Xaver, hai tu aiutato il tuo nemico?’.”

– “Avrà molte altre cose da chiedere a tutti. Forse sorriderà solo indulgentemente se Gli chiederemo grazia e perdono”.

– “Parli quasi come il signor parroco! Hm, sei sempre stato qualcosa di speciale”.

19. “Davanti al caro Padre nel Cielo, siamo uno come l’altro: soltanto ‘Figli Suoi’. Se lo siamo, Xaver, allora siamo molti! A cavallo! Huber sta veramente male. Prima che arrivi il medico, potrà a mala pena ancora rantolare. Speriamo che lo trovi”. Vanno nella stalla dove l’asino sbuffa. Rapidamente mette una coperta sul dorso grigio e attraversa il villaggio dove le persone sono già al loro lavoro.

20. Xaver sarebbe stato trattenuto se Bertold non avesse raccolto gli interroganti intorno a sé. Così riferisce il perché Hieselbar sprona l’asino ad andare avanti. Huber? Ah, le opinioni sono discordanti; in genere lui non è amato. Alcuni li ha lasciati in pace, poiché era abbastanza astuto da non sobillare l’intero villaggio contro di sé. Malato? Non succede in ogni casa? I vecchi muoiono, i bambini vengono portati via perché c’è troppo poco aiuto.

21. Nel frattempo Meurer lavora nel capanno, evita di fare rumori forti e spinge sua moglie, accarezzandola gentilmente, a rientrare in casa. “Ti dico: sii molto forte, mia fedele anima. Vedi tu stessa che da noi non tutto va come dovrebbe andare, da quando…”.

– Helene Meurer vede sempre davanti a sé quello scintillio attraverso il piccolo buco alla tenda del confessionale. È contrario alla legge! Ma era lì! Sospirando, attende ai suoi doveri. All’improvviso si trova presso la cassapanca che contiene vestiti e biancheria. Prepara delle cose, per ciascuno qualcosa di caldo e qualcosa di leggero, e tiene un paio di coperte in mano. Cosa deve significare questo? Cosa mi succede adesso?

22. “Oh, sgomento! Cosa mi succede? Come mai preparo l’occorrente, come se…”.

– Suo marito interrompe il soliloquio; vuol bere qualcosa. Quando vede stare lì i fagotti, fa cenno col capo ad Helene con sguardo serio. Senza parole va di nuovo al suo difficile lavoro. C’è da dire che è pesantissimo. Ahimè, gli animali! Non possiamo portarli con noi. È ancora estate, rimarranno sul piccolo pascolo dietro la casa dove c’è l’acqua. È una benedizione che ci sia un chiaro ruscello ai margini che scorre vivace. Da questo si prende la maggior parte dell’acqua. Nel villaggio esiste un buon pozzo supplementare.

*

23. Così si avvicina già il tardo pomeriggio. Sotto una ruvida coperta di lana giace il grande fagotto che Bertold vuol portare. Non c’è bisogno solo di vestiti e cibo; non si deve dimenticare qualche attrezzo, se ne avrà necessariamente bisogno. Poi, al chiarore degli ultimi raggi del Sole, si siede con Helene, mano nella mano, presso l’angolo del loro Signore-Dio. La confessione che Bertold temeva, avvilito come non mai. La donna potrà farcela? Ed è chiaramente sorpreso.

24. “Lo immaginavo che avremmo dovuto abbandonare patria, casa e podere”, sussurra lei all’orecchio del marito. I nostri poveri bambini! Nonostante alcune amarezze con cui abbiamo dovuto lottare, il nostro paese era intimamente bello. Gli alti signori non ci hanno mai oppresso troppo, e grazie al nostro buon parroco, la Chiesa era per noi una madre. Solo gli stranieri ci hanno sconvolto! Bertold…”, occhi ansiosi guardano in alto, “…dove andremo? Lo sai tu? Cosa sarà di noi? Siamo gli unici che devono fuggire?”

25. “Cosa sarà di noi, lo sa il nostro Dio nel Quale confido pienamente. Tu, mia cara moglie, fa altrettanto. Una parte del percorso ci tiene lontano dal pericolo, è assicurata. Il parroco Sinkmann conosce il sentiero. Sai anche attraverso chi?”

– “Come lo devo sapere?”. Helene guarda angosciata attraverso la stanza, come se dovesse già prendere congedo. Bertold prova la stessa cosa.

26. Bertold prova la stessa cosa: “Tu non lo sai che la nostra Beate, in sogno, ultimamente ha visto spesso un angelo, ed ha parlato con lei. Si è confidata con me. E quanto ha fatto bene! Non essere triste, Helene; purtroppo è così: certe donne affilano le loro lingue, quasi sempre non per far del male, ma senza riflettere. Tu avresti potuto parlarne, e da tempo avrebbero portato la fanciulla e te nella casa delle torture. Perciò ho pregato nostra figlia di riferire tutto, solo a me. Ora il miracolo:

27. È difficile da credere che oggi esista una vera rivelazione di Dio, com’era una volta quando vivevano i profeti e i patriarchi, dove DIO appariva oppure inviava gli angeli, come se venissero come uomini agli uomini. Oggi naturalmente non accade così. Perché l’umanità… ahimè, lasciamo stare adesso, il tempo stringe. Solo una cosa ancora:

28. Il nostro parroco ha visto e sentito in visione uno spirito. Questo si è riferito all’angelo della nostra Beate. Entrambi hanno accennato alla stessa cosa: ‘Dobbiamo andarcene!’. La via è stata indicata. Sinkmann non sapeva cosa ha detto il nostro angelo”, il ‘nostro’ Bertold lo accentua come se non l’avesse potuto vedere e sentire solo la loro figlioletta. “Non voglio spaventare nessuno in anticipo; quando sarà il momento, ognuno di noi dovrà essere coraggioso.

29. Beate è matura ben oltre i suoi anni, il che proviene certamente dai suoi sogni celesti. Tu, Helene, sii la mia forte moglie come finora hai portato con me gioia e sofferenza, quest’ultima spesso in grande misura. Sono preoccupato per il piccolo Peter, è ancora troppo piccino. Come dovremo superare con lui il primo tratto, e questo è molto pericoloso, non lo so, ma voglio pregare il nostro caro Signore-Dio che ci resti conservato il piccino”.

30. Helene riflette un po’. Non sarà bene per un corpicino, ma non subirà danni; e così le viene in mente un piano: “C’è qui ancora una birra leggera, sarebbe molto utile in questo caso. Se la si fa bollire con alcune erbe, provoca un lungo sonno. Potremmo darla a Peter. E il carretto? Non è quasi da chiamare una carrozzella, ha anche solo due ruote. All’occorrenza ci si potrebbe coricare il bambino, nascosto sotto una coperta”.

31. “Questo sarebbe da prendere in considerazione”, ammette Bertold. “Inoltre, si potrebbe ancora cambiare qualcosa. Voglio vedere se può andare. Domani sera…”. Non dice altro e la donna comprende. Va nel capanno. Qui sta la cosa che vorrebbe fare. Guarda il grosso carro al quale bisognerebbe imbragare la mucca. ‘Sarebbe bello’, si gratta dietro l’orecchio, ‘se si potesse camminare apertamente’. Ingrassa comunque le ruote, queste non devono scricchiolare. ‘Ma guarda un po’…’, pensa, e c’è un grande ringraziamento nel suo cuore, ‘…anche Helene ha il contatto con la Luce; lei ha certamente ricevuto il consiglio. Io stesso non l’avrei pensato, ma credo che al nostro piccolo uomo (il piccolo Peter) non possa accadere nulla di male’.

*

32. Molto presto siedono per fare una magra colazione, la messa inizia già intorno alle otto. È un bene che il nuovo non faccia suonare già alle sei per quelli del villaggio.

– A quel punto, Beate, questa volta in presenza di sua madre, dice: “Il mio angelo è stato da me, e ha detto che voi, cari genitori, avreste preparato tutto nel modo migliore, e non ci dovremmo preoccupare”. Guarda il suo fratellino che lei ama intimamente. Cosa accadrà con lui, non ha bisogno di saperlo. “Poi ha ancora detto: ‘Quello che si sarebbe ammalato, lo avrebbe fatto Dio’. Solo, non dobbiamo pensare ad una punizione, lui non doveva… era una parola difficile, non so come si chiama: spi, oppure spo. Tu lo sai, caro padre?”

33. Nonostante la grande preoccupazione che oggi grava particolarmente su di lui, deve comunque ridere un po’. Passa la mano sui chiari capelli di sua figlia: “Si dice ‘spiare’, quindi origliare, sai, quando uno sbircia dietro l’angolo e non si fa vedere e poi dice cose cattive”.

– “Hm…..”, dice Beate con una espressione leggermente maliziosa, “…il vicino Huber non è particolarmente buono. Una volta ha già scacciato me e Peter, sebbene non stavamo vicino casa sua. Ci ha perfino presi a sassate”.

34. “È bene che non l’abbia saputo, altrimenti…”. Adesso non ci si deve più preoccupare. ‘O Padre, caro Dio, aiutaci ancora oggi a superare il dispiacere!’. Bertold pensa al nuovo arrivato (allo spagnolo). In un altro luogo, uno degli stranieri ha portato via una donna dal confessionale alla casa delle torture. ‘Uomo di poca fede!’, si rimprovera; ‘l’angelo di Beate ci ha portato consolazione, così farà con te come marito e padre’. – Non riesce ad andare oltre, è tempo di partire. Peter rimane a casa. Dal momento che, all’infuori dei piccoli bambini e una vecchissima serva che guarda volentieri i piccoli, l’intero villaggio sta andando in chiesa. Non gli potrà succedere nulla.

35. Sulla via, incontrando Hieselbar, chiede del medico e come vanno le cose col vicino. “È andata bene. Il nostro brav’uomo degli ungenti unguenti stava proprio uscendo di casa. Dal momento che non aveva da fare cose troppo importanti, si è fatto prestare il mulo dall’oste e così siamo tornati molto velocemente. Huber è gravemente malato e il dottore non sa ancora se guarirà. Ora lo si è costretto a letto, perché con la febbre vorrebbe andare nella stalla, sul campo e altrove. Freda deve rimanere con lui, quindi forse non darà nell’occhio se alla confessione verrà uno di meno”.

36. “Penso di sì. Ma sarebbe bene sapere se Huber ha parlato con il nuovo uomo, anche se, della sua casa. Aspettiamo e vediamo”.

– Sono già pietre amare e taglienti che gli abitanti del villaggio, e non meno quelli della città, devono trascinare con tremore in chiesa. Purtroppo sono pochi quelli che da tempo hanno capito ciò che si è abbattuto su tutti loro, che non hanno perso la fiducia e pensano che Dio metterà un panno di Grazia sotto le loro pietre, affinché non siano troppo dure e pesanti.

*

37. Il gioco si fa duro. Quando Helene Meurer è la terza che s’inginocchia nel confessionale, bisbigliando insieme ogni sorta di cose di cui non val la pena parlare, e vede lo scintillio dell’occhio che la ispeziona senza alcun diritto, avrebbe quasi perso l’equilibrio se Beate non l’avesse trattenuta, cosa che nessuno ha visto.

– E la fanciulla? Quando l’uomo nel confessionale le chiede se avesse già visto un angelo, una domanda a trabocchetto, fatta in modo che più di un bambino ci sarebbe cascato – ‘Perché vedere un angelo? Quale gioia!’. Anche se non è vero, Beate dice tranquilla:

38. “Non l’ho ancora visto, ma una volta vorrei proprio vederne uno”. Lo dice sinceramente, non è stato chiesto di un sogno.

– Suo padre sta vicino in ginocchio. Dalla risposta di sua figlia comprende molto bene come la s’interroga malamente. Digrigna i denti; tossisce, nessuno può sentire il digrignare. E così l’intera procedura si svolge ancora una volta senza intoppi.

39. Il parroco Sinkmann suda, come si dice, ‘acqua e sangue’, per paura di ogni singolo che, con cattive domande, viene facilmente spinto nella rete. Più tardi ringrazia Dio, il suo Signore, in silenzio nella sua cameretta. Qui non sta in ginocchio per costrizione, come anche lui ha dovuto confessarsi; qui lo fa con animo gioioso.

40. “Signore-Dio, hai steso la Destra della Tua Grazia, hai strappato la rete in cui avrebbero dovuto essere catturati i pesciolini. Tu sei il meraviglioso Dio, hai anche la mia via nella Tua mano. Come Tu mi conduci, avverrà nella luce della Tua magnificenza. Dacci la Tua forza, rimani la nostra Fortezza e la nostra Fiducia. A Te consacriamo il servizio, a Te, al Santo, buon Padre-Dio!”

 

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Cap. 9

La grande fuga – Il sacerdote è torturato – L’erba miracolosa

1. Una notte da temere. In più, il verso del gufo che porta facilmente paura agli uomini. Non si vede nessuna stellina, la Luna è morta, nuvole cupe si rincorrono sul paese. Ed è comunque la sconosciuta benedizione di Dio. Certo, chi non può vedere di notte, chi ha paura, chi non conosce la via, per costui sarebbe meglio rimaner lontano, custodito nella propria casa.

2. Un po’ alla volta ci si abitua al buio, almeno quanto basta per trovare l’albero che era stato scelto come punto d’incontro. Non è molto fresco, ma il vento fa venire i brividi; comprensibile la domanda: ‘Cosa succederà adesso? Dove stiamo andando?’. Allora una mano afferra il braccio di Bertold Meurer. Egli sa subito: ‘Questa è la guida di Dio’; così lo ha chiamato su questa via.

3. Potrà essere vero, anche se DIO è la Guida! Senza dire una parola Sinkmann lega prima la donna a sé, poi Beate e per ultimo l’uomo, che oltre al carico sulle spalle tira il piccolo carretto. In questo è assopito Peter, ignaro di ciò che sta accadendo. È una corda robusta quella con cui il parroco ha legato tutti. Nessuno può fare un passo falso; e se dovesse capitare la fune lo terrà saldo.

4. Non molto tempo dopo, all’incirca dopo una mezz’ora di cammino, il terreno comincia a diventare molle, Ecco, senza inganno: davanti a loro c’è come una luce alla quale la guida di Dio va dietro a tastoni.

– “Non può essere una luce ingannevole?”, domanda la donna.

– Assolutamente comprensibile. Luci d’inganno danzano dove una palude attira la gente nell’abisso. Ci si era messi d’accordo di non parlare; nella notte anche una parola attenuata spesso è udibile in lontananza. Tuttavia la domanda ha raggiunto solo l’orecchio del parroco.

5. Senza fermarsi, stende una mano dietro di sé. Helene sente la pressione che la tranquillizza. Adesso, poiché sa che non soltanto il predicatore ha visto e sentito l’angelo, ma anche la sua figlioletta, vuol credere volentieri che sia una luce del Cielo, portata davanti a loro da qualcuno. Si ricorda di una predica nella quale Sinkmann aveva spiegato come un tempo, Dio avesse illuminato notte dopo notte la povera via nel deserto come una ‘Colonna di Fuoco’.

6. Bertold che si occupa spesso del carrettino affinché non accada nulla al figlioletto, anche lui vede una lucina dietro di sé, come se qualcuno, camminando, portasse una piccola lanterna. ‘O Tu, mio buon santo Dio, ci hai circondato con due lucine, ce le hai inviate per protezione e scudo?

7. Per noi uomini è difficile credere che oggigiorno esista ancora una cosa simile. Oh, Tu sei il Dio dell’eternità, eternamente durano anche le meraviglie! Che le vediamo oppure no, che le percepiamo oppure come una talpa che si ficca nella sua tana, non ci accorgiamo di nulla della magnificenza del Tuo Governo e della Tua bontà, accogli il mio ringraziamento; accetta come sacrificio me stesso, ma porta i miei cari e il buon umile parroco fuori dal pericolo’.

8. Profonda pace colma il cuore dell’uomo, come se fossero parole ricevute. La sua preghiera è stata accolta, il Signore può fare a meno del sacrificio. Meurer, uno degli sconosciuti, deve ancora provare che la FEDE vince. Ma non soltanto lui sente questa potenza della pace, essa corre attraverso la forte fune. Questa tocca ognuno. E Beate? Se qualcuno potesse vedere i suoi occhi come splendono, come intreccia con gratitudine le sue mani, come esprime preghiere infantili e guarda gioiosa alle due luci! ‘Oh, i nostri angeli! Essi sono qui!’

9. Son tre ore che vanno attraverso la foresta, attraverso l’ampio anello della palude; ecco, qui finalmente giungono sul solido terreno. Sono giunti sull’isola sconosciuta, come in mezzo alla foresta vergine. “Dio sia ringraziato”, dice Sinkmann a bassa voce. I Meurer lo ripetono con fervore. Non si sa che ora sia; le fitte cime di molti alberi sovrastano l’isola, non permettono ancora uno sguardo al cielo. Solo nella sensazione si percepisce che il mattino non può più essere molto lontano.

10. “Adesso dovete aspettare, miei cari”, Sinkmann si rivolge a Meurer, “circa una settimana. Posso portare solo un gruppo alla volta, notte dopo notte. Non accendete il fuoco, per quanto ne avreste bisogno. Al mattino troverete una limpida sorgente. L’ho esaminata, è buona, potete berne l’acqua. Di notte avvolgetevi nelle vostre coperte di lana. Avete abbastanza da mangiare con voi? Domani porterò qualcosa, vedrò se l’oste me ne darà”.

11. “Non abbiate nessuna preoccupazione per noi, o fedele. Speriamo che voi stesso ritorniate sano e salvo”.

–“Per questo è provveduto; ho con me il mio sacchetto nel quale vi raccolgo le erbe. E poiché lo faccio sempre al mattino presto, nessuno si accorgerà se sono a casa solo più tardi. Oggi e gli altri giorni le cose andranno comunque bene. Lui…”, intende lo spagnolo, “…vuole andare per un paio di giorni nella grande città vicina dove ufficiano due del suo ordine.

12. Vedete, è tutto guidato magnificamente; e il vicino – anche se mi dispiace molto – è levato di mezzo. Dio vi protegga e ci benedica”. – Il sacerdote è scomparso. Sinkmann ha preso la fune per gli altri gruppi. Protetti, ma non è facile nella foresta su quest’isola, nessun cacciatore penetra qui. Il resto della notte porta ancora un po’ di sonno. Il giorno dopo Bertold cerca un posto vicino alla sorgente dove tutt’intorno si trovano molte macchie di cespugli. Questi bloccano i venti freschi. Così aspettano fiduciosi, finché, un po’ alla volta, arrivano gli altri amici rifugiati.

13. Ecco, ci sono: Stangler, Kieslutz, Stiebitz, Hieselbar, Schrober, del villaggio vicino ancora due famiglie e, difficile da credere: è venuto anche il medico.

– Bertold lo interpella, e il medico risponde. “Hm, quell’alto mi avrebbe spiato volentieri per sapere dove eravate andati, e sembrava come se mi volesse interrogare ‘rigorosamente’. Ciò che significa, lo si sa già. Le vostre case sono state bruciate. Non è un peccato. Un convento ha preso tutto il bestiame; e anche questo è di nuovo bene. Così le creature avranno una buona cura”.

14. “Come si continua?”, domanda Sepp Stiebitz, al quale si aggrappano moglie e figli.

– “Aspettiamo finché arriva il signor parroco”, risponde Bertold Meurer, che spesso nel villaggio era l’oratore, a dispetto di Huber, da cui nasceva anche l’odio.

– “Aspettare?”, Stiebitz alza le sopraciglia. “Noi ci lasciamo guidare volentieri da te; anche dal dottor Strauber. Lui conosce il paese e la gente. Sarebbe già bene se ci fosse con noi il nostro uomo delle anime, ma sappiamo cosa gli è successo nel frattempo? Io non sono per l’attesa”.

15. Alcuni sono d’accordo, mentre Kieslutz si mette al fianco di Bertold.

– “Qual è la vostra opinione, dottore?”, domanda Meurer.

– “Difficile da decidere. Dentro di me, anch’io non vorrei aspettare; senza Sinkmann dove saremmo adesso? Dillo tu stesso! D’altra parte, non si sa se gli sbirri non rastrellino la sterpaglia. Da loro…”, egli intende i servitori spagnoli, “…c’è da aspettarsi di tutto”.

16. “Non possiamo dividerci”, osserva attentamente Franzel Stangler, guardando Bertold a cui supplica aiuto.

– “Siete inquieti”, consola questi. “È comprensibile; ma qualunque cosa voi decidiate, dovete portarne anche le conseguenze. Io rimango qui su quest’isola verde benedetta da Dio…”

– “…dove non abbiamo nulla da mangiare”, interrompe Hieselbar, “…assolutamente non inteso malesenza offesa”.

– “…ed aspetteremo la fedele guida di Dio”, conclude Bertold il suo discorso.

17. “Lui conosceva la via, ci ha portato qui a rischio della sua vita, era già nelle grinfie. Per sette notti ha guidato tutti quanti, di giorno doveva anche attendere al suo ufficio per non dare nell’occhio. Non vorrei sapere come lo spagnolo lo ha preso nelle sue tenaglie con le domande! Oh, la Guida suprema è il Signore, di questo siamo completamente certi! Ma noi…”, indica i suoi, “…abbiamo visto una luce sulla via, davanti e dietro di noi.

18. Questa era come una Nuvola o una Colonna di fuoco di Dio, e portava la certezza: ‘EGLI ci conduce anche là, dove possiamo vivere in pace’, anche se forse in questo tempo non c’è vera pace da nessuna parte. La fede aiuta a sopportare tutto! Io rimarrò qui finché non verrà lui, oppure finché morirò sull’isola verde”.

19. A quel punto una mano infantile afferra la sua destra. Beate, che si occupa dei piccoli, per Peter al quale la ‘bevanda’ non ha fatto male, che come bambino di quattro anni trova tutto divertente, dice al padre: “Qui tu non morirai, mio caro padre, nessuno di noi sulla via, e il nostro buon parroco arriverà, oggi o domani. Me lo ha detto l’angelo”.

20. “Cosa?”. Il medico guarda la fanciulla esaminando, se magari…? No, gli occhi splendono chiaramente come stelle che guardano giù consolanti dall’alto del Cielo. Com’è da intendere?

Bertold Meurer dice spiegando: “Che ci crediate o no; da tempo Beate mi ha detto che un angelo l’ha indirizzata alla nostra fuga, prima ancora che in me ci fosse un pensiero per questa, e prima che arrivasse lo spagnolo. La cosa magnifica è che anche Sinkmann aveva un angelo che ha rivelato a lui la stessa cosa come a Beate. Lui non sapeva nulla di noi, nemmeno noi di lui. E le cose coincidevano.

21. Abbiamo visto entrambe le luci, sottolineo ‘le nostre’, queste sono lì per tutti noi”.

– “Ma chi crede adesso in una cosa del genere che era possibile una volta migliaia di anni fa?”, dice scettico il dottore.

– “Non è stato tanto tempo fa”, contraddice Bertold. “Uno mi diede uno scritto, un viandante dal nord, c’era scritto del Salvatore: ‘E gli angeli Lo servivano’ (Matt. 4,11). L’uomo mi sussurrò: ‘Se mai doveste essere in pericolo, allora andate presto verso nord. Là c’è un uomo che porta la vera Parola del Signore!’. E se ne andò prima che potessi chiedere qualcosa. Poi lo dimenticai completamente, ma nelle nostre difficoltà mi è venuto di nuovo tutto in mente”.

22. “Anch’io ho visto due luci”, conferma Strauber. “Ma ho fatto attenzione, potevano essere luci della palude, mentre il nostro parroco continuava tranquillamente a camminare, poi, quando abbiamo sentito il terreno solido, sono scomparse all’improvviso”.

– Adesso tutti dichiarano che ‘le’ hanno viste anche loro.

– “Come lanterne amorevoli”, dice Therese Hieselbar, “e non avevo paura”. Se perfino il signor parroco... Con un bambino si può trattare di inganno, non con Sinkmann che ha sempre pensato a tutti ed ha aiutato come meglio poteva.

23. Ora nessuno vuol proseguire senza il loro parroco, e Kieslutz dice: “Aspettiamo due notti; se non arriva, allora…”. Gli si blocca la parola, agli altri i pensieri. Per quanto meglio possibile ci si sistema tra i migliori arbusti mimetizzanti, si divide insieme il pane e si beve dalla sorgente dalla quale Bertold già il primo giorno ha deviato un ramo verso una buca, con il deflusso, che doveva servire per lavarsi. – Egli se ne prende molta cura, sostenuto dal medico: “Rimanete puliti, affinché nessuna malattia ci colpisca”.

*

24. Passano due giorni, sperando e temendo. Di sera Meurer tiene una piccola meditazione. Ora viene la notte in cui si dovrà decidere. Tutti dormono, e questo può essere sotto la paterna benedizione di Dio, mentre Bertold e il dottore attendono con ansia ai margini dell’isola, cercando di penetrare l’oscurità per vedere se ‘lui’ dovesse arrivare. A pochi passi di distanza si riconoscono dei contorni. Secondo la sensazione è mezzanotte. A quel punto, qualcosa si muove. Gli uomini si mettono giù senza far rumore, come ombre inghiottite dalla notte. Non si può sapere…

25. Il verso del gufo. È lui! Gli uomini saltano su, stendono le mani per tirare lo sfinito vacillante sulla terraferma. “È finita!”, Sinkmann crolla in sé.

– “O povero, fedele servitore del Signore! Cosa ti hanno fatto?”. Non è facile trascinar via lo svenuto per coricarlo sull’erba morbida accanto ai loro gruppi che ancora sono assopiti pacificamente.

26. Bertold e il dottore tolgono allo svenuto i vestiti per fargli prendere aria. Si guardano spaventati. Terribile! Su entrambe le braccia nella parte alta si mostrano due grandi e profonde ferite, segni di bruciature, che…. Non si osa quasi pensare come il parroco potrebbe essersele fatte. Da solo, per disattenzione? Mai!

– “Questi pezzenti, questi cani infernali”, Strauber digrigna i denti, a cui perfino Meurer fa cenno di sì col capo che, sospirando, profondamente impallidito, dice: “Questo sarà difficile da guarire”.

27. “Guarire?”, ringhia adirato. Strauber serra i pugni. “Se potessi, con le mie stesse mani strangolerei l’uomo della tonaca; e siine certo, Meurer, lentamente, molto lentamente lo farei, affinché sentisse cosa significa uccidere crudelmente! Se la cancrena raggiunge le ossa, allora il nostro parroco non si potrà salvare, a meno che non gli vengano amputate entrambe le braccia, sopra”, indica al di sotto della spalla. (una volta non era possibile diversamente che un’amputazione) “La morte dell’amico sarebbe per lui una salvezza pietosa”.

28. “Vi comprendo bene, dottore, e credete: in me bruciano rabbia ed ira fiammeggiante! Solamente, pensiamo al nostro Dio che ci ha strappato dall’atroce pericolo”.

– “Ah…”, interrompe il medico, “…e mille altri, e più, ne sono ancora esposti!”

– “Purtroppo, non ci è dato di scacciare questi oscurantisti. Io domando anche: cosa hanno a che fare con noi? Cosa ne sappiamo noi delle vie di Dio avvezze alla salvezza?”

– Con la parola ‘avvezze alla salvezza’, uno sguardo penetrante colpisce Meurer.

29. “Le vie di Dio non possono essere misurate da noi uomini. Raramente si riconosce la Sua Volontà, quando l’ingiustizia dilaga e ci si accorge dell’Amico e del Soccorritore”, Meurer mette le mani sulle spalle del dottore, “Nessun’anima va perduta al Padre-Dio; le anime stanno nel raggio di luce dell’eterna misericordia! Questa si chiama vita! Il corpo scende nella tomba, marcisce e passa come se non fosse mai esistito. Spirito e anima, invece, la nostra vita proveniente da Dio, ritornano nella Casa del Padre!”

30. “Tu, Bertold, puoi predicare come il nostro parroco; suvvia, lo so: non sei nato in una condizione inferiore, sebbene io non voglia fare nessuna differenza ed assisto particolarmente i poveri perché questi possono aiutarsi così poco. Finiamo di parlare, dobbiamo vedere se possiamo svegliare Sinkmann”.

31. Durante la conversazione il medico si era sforzato di svegliare il parroco scuotendolo. Dapprima c’è un lieve lamentarsi che sgorga dalla bocca del ferito, poi un gemito, e a questo segue un grido. È un bene che giace considerevolmente lontano dal gruppo. È ancora presto per vedere cos’è accaduto. I due uomini vogliono parlare prima con Sinkmann, se possibile. Ora non è ancora prevedibile quando si dovrà abbandonare l’isola della salvezza. Il ferito difficilmente sarà in grado di camminare da solo.

32. Dopo molta fatica, Sinkmann apre gli occhi, nei quali sta l’orrore. Il medico ha mescolato un decotto dalle erbe, solo non bollito, per attutire i dolori peggiori. “Non parlate”, ordina amorevolmente, quando si aprono le labbra secche, “c’è tempo per quello che avete da dire, adesso vi porteremo sul cespuglio, vi farà male; ma lì starete meglio”.

33. Dai bordi di quest’isola hanno strappato dell’erba alta davvero più morbida dei duri letti dei poveri contadini. I forti dolori tolgono a Sinkmann di nuovo la coscienza. Strauber lo lascia giacere così per un po’. Nel frattempo si sono svegliati gli altri. Meurer li informa senza dir molto delle ferite, accentua tuttavia di non far visita al malato. Il medico lo interrogherà appena sarà possibile.

34. Le donne cercano ciò che potrebbe servire per cibo, trovano delle bacche scure, ma chiedono prima al medico se si possono mangiare. Dapprima lui ne morde una, solo non la inghiotte subito. Quando non si raccoglie in bocca nulla di ciò che gli rammenti il veleno e la non commestibilità, mangia lui stesso un paio di bacche, aspetta un po’ per vedere se dovesse manifestarsi un malessere. Niente! Sono buone, dolci e dissetano anche. Si raccolgono in maniera fervente.

– “Per un giorno”, stabilisce il medico, “prima assaggio io se non fanno male”. Ne conserva alcune e constata soddisfatto che le bacche si possono conservare., ma in ogni caso si raccolgono solo giorno per giorno.

35. Nel frattempo l’uomo torturato si è svegliato. Reprimendo coraggiosamente il suo dolore, un gemito viene comunque sulle sue labbra.

– “Se solo potessi aiutarlo”, pensa il medico. Egli ha due coltelli che usa per diverse cose, ma li ha sempre puliti prima di usarli. Qui non ha altro che acqua fredda, e questo non gli basta. Di tanto in tanto versa a gocce degli estratti d’erbe fresche sulle ferite del malato, gliene fa anche bere. Solo che non aiuta ad evitare la morte, se non…

36. Il mattino dopo il medico va a visitare Sinkmann. I suoi occhi guardano senza splendore, il volto è pallino, il respiro corto, il polso batte male. Non sarebbe meglio ucciderlo, piuttosto che esporlo ad una morte straziante? – Strauber dice fra sé: ‘Non credo che Dio lo considererebbe un omicidio’, con questo, non ce la farebbe ad uccidere l’amico.

– A questo punto una morbida mano si spinge nel suo pugno.

37. Il viso di Beate si solleva: “Non devi fare quello che pensi, me lo ha detto il mio angelo. Questa notte è stato da me. Non dobbiamo aver paura. Il nostro parroco guarirà di nuovo. E mi ha mostrato un fiorellino blu, come non ne ho ancora mai visto prima, e anche il sentiero che dovremmo prendere e che anche mio padre lo troverebbe. Là al bordo crescono questi fiori. Li si deve tritare finemente e cospargere sulle ferite. La guarigione non sarà certamente troppo rapida, solo che i dolori svaniranno, ed entro tre giorni dovrebbe camminare, allora il nostro parroco potrebbe venire con noi”.

38. “Ti ha detto questo, Beate?”. Il medico che non crede ai miracoli, ora sembra esitante. Hm, …le luci che avevano guidato i gruppi attraverso la palude. Afferra la mano della fanciulla. “Mi ci puoi guidare?”

– “Non lo so”, dice Beate, “ma li troveremo”. Prende già una direzione che ha visto nel sogno e le viene di nuovo nella memoria. Camminano per circa un’ora. Oh, ecco, ecco. Una grande macchia blu nel verde scuro. Quest’ultima è morbida come il muschio, le stelline blu dei fiori splendono come il blu del Cielo quando è senza nuvole.

39. “In effetti!”. Il medico si inginocchia, raccoglie un fiore, ne sente l’odore, lo sminuzza e si stupisce della rapidità con cui si forma una sottile polverina. “È certamente un prodotto vegetale, ma né fiore, né erba né qualcos’altro. Forse compare solo al bordo della palude dove esiste del terreno con macchie di cespuglio quasi senza passaggio”. Guarda la ragazzina che già raccoglie fervida, e sminuzza ancora un paio di foglioline.

40. “Hanno un buon odore”, verifica lui e li fa annusare a Beate.

La fanciulla è felice. “È un fiore celeste. Guardate, caro dottore, è blu come il cielo sopra di noi”.

‘Hm, hai ragione piccolo prodigio’. Lo mormora. Non si deve turbare ai bambini la loro infantilità.

Beate ha riempito il suo grembiulino fino all’orlo. “Chissà se per ora basta”.

– “Certamente, mio piccolo tesoro, e se no, noi due veniamo di nuovo qui”.

41. Nel capanno di cespugli, come si chiama il nascondiglio, si mettono all’opera con entusiasmo. Il raccolto dei fiori è rapidamente sminuzzato. Il dottore va dal malato. Non porta nessuno con sé, tranne Berthold, che verrà più tardi. Il signor parroco riposa sul suo giaciglio, gli occhi spalancati, nei quali c’è ancora il terrore. Quando vede Strauber, il suo petto si solleva un po’. Cerca di porgere una mano al medico, ma non ci riesce.

42. “Non muovetevi, la nostra fanciulla celeste…”, sì, sì, il dottore ammette che Beate è diversa dagli altri bambini, e chi sa cosa succederà ancora, “…ha avuto un sogno. Il suo angelo è stato da lei e le ha mostrato un’erba miracolosa. Sono andato a prenderla. Adesso proviamo ad usarla”. Mette a nudo le braccia ferite. Sembra molto grave. In lui sale di nuovo la collera. Ahimè ‘non è cristiano’. Ma chi vede una cosa del genere, la collera non è perdonabile?

43. Sparge delicatamente sulle ferite un po’ di polvere di quei fiori, che nel frattempo è diventata bianca. Che non duole, lo vede dal volto del parroco. Ora riempie le ferite fino in cima, mette di nuovo la fascia e dice, non sapendo se è giusto: “Lasciamo questo rimedio fino a sera; poi vedremo se e come la ferita migliora”.

– “Non fa più troppo male”, dice Sinkmann a bassa voce. E si addormenta.

–“Il sonno fa bene”, brontola Strauber, quando dopo un po’ arriva Bertold.

44. Gli uomini vanno avanti e indietro. “Tua figlia… Hm, se lo posso credere? Insomma, sono un mondano che ha visto troppa miseria attraverso i malati e gli infermi, ma mai miracoli. Ora, invece, mi sembra che esistono! Forse non rappresentati nel modo in cui si sente dire da tempo nelle nostre chiese: una volta c’era un Dio che compiva miracoli di Grazia. Solo che se ne parla poco, poi c’è quello spietato che caccia i peccatori all’inferno, e tutti sarebbero peccatori. Sinkmann non ha mai insegnato questo.

45. Ah, ah…”, Strauber ride sprezzante, “…l’inferno l’abbiamo in questo mondo, non c’è mai bisogno di sprofondarvi! Lo si vede nel nostro amico. Quando potrà riferire sarà meglio che lo ascoltiamo entrambi. Non si sa come verrà divulgato più tardi, bene, falso, fedele, oppure esagerato, e…”

– “Per una cosa del genere non c’è bisogno di esagerarla”, lo interrompe il contadino. “È già abbastanza grave ciò che l’uomo buono ha dovuto subire. Guarirà completamente?”

46. Strauber alza le spalle: “Bisogna attendere; l’erba miracolosa lo aiuterà a non perdere le braccia. Rimarranno grandi cicatrici e forse anche il dolore, ma questo sarebbe sopportabile se potrà usare il braccio e la mano”.

– “Oh, io ci credo!”, dichiara grave Bertold. “Non dal ‘tu devi credere’, come si cerca di farlo bere alla gente, ma una cosa e l’altra coincidevano: ‘La parole dall’angelo di Sinkmann e quelle della figlioletta’. La mia piccolina, chi l’avrebbe mai pensato?”

47. “La devi proteggere e non lasciar trapelare troppo. C’è da aspettare come ci andrà nel paese straniero, e se là non ci sono già…”, il dottore vuol dire ‘…se non stanno bruciando già i roghi e ulteriori orrori’. Ma questo lo inghiotte. “Io nutro solo la speranza di poter rimanere uniti, come singole famiglie la nostra gente andrebbe in rovina. Difficilmente potranno aiutarsi da soli; solo Hieselbar ha un cervello illuminato”.

– “E anche Schrober”, aggiunge Bertold. “Forse perché fabbricando candele ha tempo di pensare”.

48. Tornano indietro, aiutano dove c’è ancora bisogno di aiuto, e aspettano la sera. Sinkmann è stato spostato su un nuovo giaciglio. Deve stare il più possibile sul morbido. Strauber gli ha avvolto un panno grossolano e robusto intorno alla schiena, alle braccia e al petto, affinché nel portarlo non possano cadere giù le braccia. Ora con molta cautela gli toglie di nuovo il tutto. “Mio Dio”, esclama, ma in modo tale che il ferito non lo senta, “la bruciatura è diminuita; non c’è più bisogno di amputarlo, sebbene le ferite siano ancora profonde e sanguinanti”.

49. Di nuovo, con la massima cautela, cosparge la polvere del fiore; quella che aveva versato al mattino si è completamente assorbita. “Come state?”, chiede gentilmente.

– “Già molto meglio”, risponde con un piccolo sospiro. “Fa già meno male di ieri o di stamattina”.

50. “Potete dire cos’è successo?”

– Sinkmann fa cenno col capo, ma gli si vedono i suoi tormenti.

– “Non adesso; domani, se potete, sarebbe bene se noi sapessimo cosa è successo”.

– “Non alla presenza di tutti”, sussurra Sinkmann, “né le donne e neanche gli uomini…”.

– “Lo so, amico, è sufficiente se lo sentiamo io e Meurer”.

– “Sì, così va bene”.

– Dopo aver mangiato e bevuto qualcosa, questa volta si addormenta tranquillamente.

51. ‘Strano, come sono cambiato’, il dottore tiene un monologo con se stesso. ‘Ebbene sì, io non ero incredulo, ho sempre creduto nella bontà di Dio e nella Sua Parola, sebbene fosse difficile perché si vedeva così tanta sofferenza e miseria. Potevo collegarlo difficilmente con la bontà di Dio e con le Sue parole. Adesso ho rinnovato molto in me, oppure – veramente lo ha fatto la fanciulla, o ancora meglio il suo angelo?’

‘Oppure Dio?’

– Accanto a sé sente chiaramente la domanda, si volta rapidamente e… non vede nulla. Era qui! C’era sicuramente qualcosa!

52. Egli ha sempre pensato in modo reale, piuttosto che perdersi nelle illusioni dei sensi. Questa non era un’illusione, lo può giurare davanti al mondo. “Ti ringrazio, caro Dio nel Cielo”, mormora, “hai salvato anche la mia anima”. Quale preghiera puerile da parte di un uomo maturo. Ed è autentica!

53. Il secondo giorno, che si doveva aspettare, per poi camminare il terzo. Dopodomani, sicuramente al mattino presto, affinché potessero camminare più a lungo di giorno. Sinkmann è seduto sul suo giaciglio. Lo spavento più grande e la più grave pena si sono attenuati. Il medico provvede alle ferite con la strana erba e verifica che guarisce dall’interno. È un bene che proceda lentamente, perché le arterie e i nervi si trovano e si uniscono di nuovo da sé. È pomeriggio, allorquando il parroco, Meurer e il medico stanno seduti insieme

54. “Se potete riferire, noi ascoltiamo. Ma appena vi stancate e avete dolori, smettete subito”, precisa il medico. “Abbiamo abbastanza tempo per sapere tutto un po’ alla volta!”

– Meurer va a prendere ancora una morbida coperta che a Peter adesso non serve. La pone sulla schiena di Sinkmann. Il parroco guarda con gratitudine i due fedeli soccorritori e dice:

55. “Tutto è cominciato negli ultimi tre giorni, quando volevo accompagnare ancora altre tre voltefamiglie. Non avevo detto nulla, affinché per paura nessuno dovesse compromettere se stesso. Voi conoscete il bottegaio Freierlein che va con quattro cavalli fino a Norimberga per comprare ciò di cui ha bisogno. Il giorno prima della quarta fuga, Freierlein è stato arrestato. Quando ho chiesto di questo, Su mia richiesta l’inquisitore mi ha dettodisse che Freierlein non avrebbe solo parlato solo contro Dio, e questo, amici miei, assolutamente no, ! io Io conosco l’uomo, un uomo buono, . noNo! Lui avrebbe ha maledetto il grande inquisitore, il che sarebbe è stato peggio che parlare contro Dio.

56. Il fatto che il bottegaio non potesse evitare di trattenersi ad esprimersi di fronte ai clienti, e che io lo abbia ammonito così spesso, è stata la sua rovina. Cosa che potete vedere appunto in me. La sua bella casa è stata svuotata. Già il giorno dopo sono arrivati dei carri, due dalla Spagna, completamente carichi con ogni specie di strumenti. Non c’è bisogno di immaginare a cosa sarebbero serviti. Non voglio descrivere i particolari, altrimenti non faremmo altro che appesantire i cuori.

57. Nel negozio ci sono profonde cantine. Le piccole finestre sono state murate, perlomeno quelle che si affacciano sulla strada, se anche dalla parte del cortile, non l’ho visto; sarà certamente stato così. Là dentro si sono portati gli strumenti di ferro, corde, grandi bacini di carbone e ancora molto di più. Non c’era nessuno nel vicolo. Quello stesso giorno, quando son venuti gli spagnoli, c’erano anche un buon numero di servitori che non si incontrano volentieri di giorno, per non parlare di notte; l’inquisitore mi fece chiamare; era ritornato.

58. Credetelo, amici, ho tremato, meno per me, poiché non sapevo che anche i sacerdoti di Roma sarebbero stati arrestati. No, ma per i nostri ultimi che dovevano ancora fuggire, per i quali ho temuto. Non lo potevo proprio presumere, se non sarei stato trattenuto in un determinato momento. Che abbia potuto portare ancora tutti, …sia ringraziato l’Altissimo per questo!

59. ‘L’eminenza’, come si fa chiamare adesso il monaco, era dapprima la benevolenza stessa quando ha chiesto dove fossero le famiglie. Ha elencato Kieslutz, Stangler e Schrober. Io dovevo certamente saperlo, essendo la mia parrocchia. Come ci sono riuscito, Dio mi voglia perdonare la parola menzognera, di guardarlo apertamente in faccia e dire che non ne sapevo nulla: ‘Non sono andato in campagna da un paio di giorni’, il che era anche vero, ‘e che me ne sarei occupato quando lui’, l’eminenza, ‘avesse dato l’ordine, perché aveva preso il comando della guida della chiesa in quel momento’. – Oh, come ho potuto farlo?

60. La sua benevolenza divenne il ruggito di un leone! Disse che io lo sapevo bene, e se fosse venuto fuori che avevo aiutato a fuggire le ‘anime infedeli’, così vi ha chiamato, avrei sperimentato, nonostante l’essere sacerdote, tutta la severità della giustizia sul mio corpo. DIO mi ha dato la forza di resistergli. Allora dissi: ‘L’eminenza mi voglia dimostrare quando sarei stato assente dalla funzione per un periodo più lungo’. Lui non era venuto alla funzione per un paio di giorni, io invece sempre, ogni giorno.

61. Di voi, amico Strauber, non ha detto ancora nulla. È stato molto bene da parte vostra di esservi congedato da lui, perché dovevate andare presso dei malati in un lontano villaggio montano. Anche la moglie del povero bottegaio è stata messa in prigione. I quattro figli erano in campagna da una zia. Così ho potuto inviare il servo, che non aveva nulla da temere. La zia è andata subito con i bambini nell’altra zona della chiesa, dove non c’è ancora nessun inquisitore. Le vostre case da contadini sono state distrutte e tutto il bestiame e i beni, rubati. La casa di Schrober è requisita.

62. Che abbia potuto salvare gli ultimi, lo sapete, il giorno dopo ero stanco morto. Perché notte per notte le vie, di giorno nemmeno un’ora per riposarmi una sola volta, …dovevo ingannarlo! Dopo mezzogiorno sono venuti due dei servitori malvagi. Senza complimenti, senza una parola mi fecero cenno e siamo andati… in nessun ufficio, non dall’eminenza, ma nella casa di Freierlein.

63. Alcune cose le ho potute adocchiare, come nell’interno tutto era stato cambiato per il sistema giudiziario spagnolo. Della bella abitazione hanno fatto una sala, i muratori della nostra città erano all’opera giorno e notte. Ho visto che non tutto era ancora pronto, ma ho potuto vedere già cosa significava tutto questo. A un grande tavolo, coperto di nero, stava seduto l’inquisitore con due dei nuovi servitori. C’era da supporre che erano monaci travestiti, monaci del suo ordine.

64. Domande su domande sono piovute su di me. La forza di resistere me l’ha data il Salvatore, nostro Dio. Mi si condusse in una cantina. Tranne che piccoli abbaini al di sotto del soffitto, era buio pesto, a parte una torcia che per di più appestava l’aria. Lo spagnolo stesso mi mostrò i pezzi per la tortura, e mi chiese se volessi farne la conoscenza, oppure ammettere che avevo la mano nel gioco, cioè di avervi portato via.

65. È stato terribile! Un cuore meno forte avrebbe detto altrimenti qualcosa, la verità oppure la menzogna, solo per liberarsi. Ma io ho già sentito che una confessione non risparmia nessuno dalla morte, essa sarebbe stata solo un ‘poco più clemente’. Quando affermai che non ne sapevo nulla – e inoltre sotto minacce si obbligarono due servi della città a collaborare nella caccia agli eretici o ai malfattori, principalmente perché conoscevano il paese e la gente – mi si spinse su una rozza panca, mi legarono saldamente, mi tolsero la sopravveste, e uno spagnolo prese una spranga di ferro, la premette nella bacinella di carboni che era inquietantemente rovente, e mi trafisse con la spranga in entrambe le braccia superiori.

66. Persi conoscenza. Quando mi ripresi, giacevo su un’altra panca. Accanto a me vegliavano due servitori, uno spagnolo e uno della città. Dormivano a turni, i miei dolori tenevano lontano la quiete. Allora sentii il servo della città dire allo straniero: ‘Sei certamente molto povero; con cosa paghi le tue bevute?’. Costui uscì con una risata rauca: ‘Sono qui solo da poco, mi è stata promessa la paga, solo che non è ancora stata data. La mia gola è quasi secca’.

67. L’abitante della città rispose: ‘Vieni, il prete è servito, riesce a malapena a muoversi, figuriamoci a camminare. Dietro l’angolo c’è un posto dove bere, già la bevanda ti scorre in gola, và, te la pago io. Chiudi la porta e tieni la chiave. Domani continueremo con questo’, indicando me.

68. La notte non era ancora passata, quando la chiave girò piano piano. Una piccola luce di candela mi passò sul visto. ‘Potete camminare, signor curato?’. Era venuto il servo della città. Mi alzai a fatica. ‘Per dove?’. Allora il servo: ‘Non parlate, vi porto via. Non ho mai dimenticato come avete aiutato mia moglie, pagando il medico, finché non è guarita.

69. Sono diventato servo intenzionalmente, perché ho saputo che sareste stato arrestato. Allora ero deciso a salvarvi, a qualunque costo’. – ‘E l’altro?’. – ‘Gli ho acceso il fuoco sotto i piedi. Gli infilerò la chiave in tasca. Ne andrà di mezzo lui, di questo potete esserne certo! Il fatto che ne avete salvato alcuni – ah, del vostro coraggio me ne taglierò una fetta; potrò usarla’.

70. Presto siamo stati all’aperto, mi ha portato da mangiare, una mantellina, ed è stato inghiottito dalla notte. Che abbia trovato la quercia e in più la via, che abbia potuto superare il mio dolore – ebbene, credetemi: è venuto il mio angelo, e mi è sembrato come fosse lì in carne e ossa. Forse me lo ha fatto credere la febbre. Il fatto è che non sapevo più se ero sulla via della palude. Poi, il mio ultimo grido – allora mi avete trovato”.

71. La voce alla fine è affaticata e tace.

– “E adesso?”, chiede il medico.

– “Lasciamoci guidare”, risponde Meurer. “Se entro domani si sarà ripreso bene, partiremo il giorno dopo. Beate mi ha guidato fino al posto dei fiori blu. Lì ho cercato ed ho trovato presto un sentiero. Sembra come se lì la palude non sia troppo ampia, non così com’è stata venendo in qua. Resta solo da vedere cosa ci sarà fuori, e lì c’è da aspettare. Noi gireremo intorno a città e villaggio, singolarmente dobbiamo provvedere per pane, latte e frutti. Di più non abbiamo bisogno, per adesso”.

 

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Cap. 10

 

La partenza, dopo una preghiera accorata – Il viaggio nell’ignoto

Un assalto va in fumo – Insegnamenti meditati

1. Si fa giorno, un po’ caliginoso, ma abbastanza chiaro per trovare via e sentiero. Bertold Meurer guarda su al cielo, sta vicino a Strauber. “Difficilmente pioverà; e se non è molto chiaro, allora va bene per noi. Come sta il nostro amico? Può camminare?”

– “Penso di sì. Dal momento che il bagaglio è più leggero perché nessuno ha più troppo da mangiare…”, risuona sarcastico, ma è inteso con apprensione, “…allora Kieselbar e Stiebitz, i nostri uomini più forti, lo sosterranno.

2. Le donne sono molto valorose, le ammiro; si aggravano ancor più di quello che dovrebbero portare gli uomini. E che dire dei nostri bambini! Sapete, nella vostra Beate avete veramente una… hm, ebbene sì, una chioccia; i piccoli sono attaccati alla sua gonnella. Quindi avanti! Ho già controllato che non manchi nulla a nessuno. I giorni sull’isola non sono stati affatto facili. Le privazioni rendono il corpo debole”.

3. Bertold dice. “Avanti, ma non senza implorare la luce e la benedizione di Dio. Dottore, voi non state volentieri a mani giunte; è anche poco importante. A chi Dio non ‘apre’ il cuore, può inginocchiarsi e gemere, può torcere le mani, ma cosa gli serve questo? Il nostro signor parroco non può tenere ancora un piccolo discorso; egli ha dato a me l’incarico di recitare insieme una preghiera”. I gruppi si raccolgono, sono tutti assorti e liberi da questo mondo.

4. “Signore-Dio, Padre nostro, guarda giù a noi che siamo sulla via verso l’ignoto. Tu ci hai salvato, ci hai veramente assegnato i Tuoi angeli, continui anche a guidarci. Cammina davanti a noi come un giorno davanti al popolo come una Colonna di nuvole che può anche nasconderci. Adempi in noi la Tua Volontà, tieni ognuno nella Mano paterna. E poi, o Santo, se Ti è gradito, facci essere Tuoi testimoni, affinché Tu, il Dio lontano, diventi eternamente il Dio vicino (Ger. 23,23-24). Chi dunque crede in Te e si mette volentieri nelle Tue mani abituate alla salvezza, viene guidato per sempre da TE! Anche se talvolta nel mondo si passa attraverso sofferenza e molta miseria, perché gli uomini che invocano certamente il Tuo Nome, ma Ti stanno lontani quanto il Cielo è lontano da questo mondo, e nell’orrore delle loro povere anime, diffondono strazio, pena e tormento. Tutti coloro che stanno ancora a casa in pericolo, che sono rimasti indietro, Dio Padre, aiutali ad uscire dall’amarezza! Benedici noi e la nostra via; dacci ancora la patria sulla Terra, finché non arriviamo alla Tua Patria, nella nostra così bramata eterna e meravigliosa Casa paterna! Amen!”

5. Persino il medico dice ‘Amen’, con le mani giunte. Si gira rapidamente, nessuno deve vedere le lacrime che bagnano i suoi occhi. A tutti succede la stessa cosa.

Sinkmann dice: “Bertold, io non avrei potuto pregare meglio di quanto hai fatto tu adesso per noi. Stiamo nella mano del Padre nostro e vi vogliamo sempre rimanere”.

– “Io stesso non sapevo precisamente cosa potevo dire”, confessa il contadino. “Qualcuno mi ha messo le parole in bocca, così mi è sembrato”. Si rinfranca: “Vi prego, radunatevi. Dietro di me deve camminare il nostro parroco. Se talvolta il sentiero è troppo stretto, allora va avanti Hieselbar, Stiebitz dietro di lui e lo terrà stretto alla cintura.

6. Poi i bambini con le donne e gli uomini, per ultimo il medico. Così vedrà subito dove serve aiuto”.

– “Ben ordinato”, loda Franzel Stangler che, nonostante l’età, vuole aiutare in qualche modo dove sarà necessario.

– “Dovremo aiutarci sempre l’un l’altro”, dice Kieslutz, e con questo ha ragione. Premesso: che si rimanga insieme. Qui l’amore per il prossimo è veramente scritto a lettere cubitali.

7. Il sentiero che esce dalla palude si rivela migliore di quello che entra, a poco a poco diventa largo e solido. Finalmente la foresta è alla fine. Davanti a loro si estende una valle aperta; un po’ in lontananza si intravede un villaggio. A destra di questo si scorge un piccolo boschetto. Bertold prende una deviazione e si dirige verso di esso. Tutti sono stanchi, soprattutto i bambini. Spesso un uomo, nonostante il peso, ha portato un bambino. Il parroco Sinkmann sembra esausto e febbricitante. Le sue ferite fanno di nuovo male.

8. Beate alla fine ha raccolto diligentemente degli altri ‘fiori del Cielo’; non si lascia privare di questa parola, ed ha anche trainato il carretto di Peter. Si accampano assicurandosi le spalle, davanti agli occhi quel luogo è un villaggio. Meurer guarda prima un po’ qua e là. Si snoda tra i campi non ancora mietuti verso le case. Alla prima si ferma, riflettendo su ciò che dovrà dire, nella tasca dei pantaloni ha un po’ di denaro, ognuno ha dato un soldo, perché si tratta di tutti.

9. Una donna esce dalla porta. Si ferma stupita. Oggigiorno è pericoloso incontrare un forestiero. Meurer sembra un po’ trascurato. Non c’è da stupirsi con la fuga e con l’abito che pende sul corpo. Avanza lentamente, saluta in modo amichevole, e alla donna sembra che l’uomo, nonostante la sua povertà, sia uno brav’uomo e non un vagabondo.

10. “Cosa vi porta qui?”, chiede la donna.

– “L’amara necessità”, risponde Meurer. “Io non so come stanno le cose da voi, ma spero volentieri che possiate vivere in pace”.

– “Come la si prende”. La donna volta la testa di lato, un gesto che significa: ‘Fidati, guarda chi c’è!’. “I nostri uomini sono agitati, noi donne abbiamo paura, sta per arrivare un nuovo parroco, uno straniero. Non è ancora del tutto certo, soltanto…”. Tace, come se avesse detto troppo.

11. “Non vi preoccupate”, Meurer le porge la mano. “Da me non avete nulla da temere. Dio abbia pietà se viene da voi uno straniero. Non avete un principe che vi possa proteggere da questo?”

– “Sì, lo abbiamo; ma al di sopra di lui siede un arcivescovo. Il nostro principe è buono, solo non può fare molto, perché…” Lei osserva Meurer esaminandolo.

– “Non volete farmi entrare nella vostra casa? Non vi farò del male, questo è certo! Dentro potrei dirvi chi sono, da dove vengo e dove voglio andare”.

12. “Sembrate sincero”, la donna si supera, “entrate!”. Gli mette davanti una brocca con un magro succo di frutta e del pane. Che l’uomo abbia fame, non c’è bisogno di chiederglielo. Il contadino mangia e beve con gratitudine, e racconta la storia. Non tutto, ma tanto che la donna trabocca letteralmente di compassione. Va a prendere un sacco e vi mette dentro pane, mele e perfino un po’ di carne, posa accanto una brocca piena di succo. “Me la riportate?”

– “Potete contarci”. Bertold stringe la mano della donna. Il suo sguardo è umido, colmo di gratitudine.

13. Quale gioia! Bertold distribuisce i doni; presto ognuno è sazio. Sinkmann si sente un po’ meglio dopo il riposo. Strauber ha fasciato di fresco le ferite con ‘l’erba miracolosa di Beate’. Il contadino riporta la brocca e il sacco. Nuova benedizione. La donna ha informato alcuni vicini e ognuno ha portato volentieri un piccolo obolo, uno persino un paio di soldi.

14. “Volete proseguire già adesso?”, domanda un uomo al quale la bontà ha segnato il suo volto.

– “Dobbiamo! Non è del tutto certo se non siamo inseguiti nonostante la palude. Gli uomini a cavallo, e quelli dell’inquisitore hanno i cavalli, quindi possono faro il giro della foresta molto in fretta, principalmente perché abbiamo dovuto sostare per più di una settimana. Nessuno di noi rimarrebbe poi in vita”.

15. “Hm…”, l’uomo di buon animo sa molto di più di quanto gli abitanti del villaggio sospettano, “…siete veramente in pericolo, ma continuare la via di fuga adesso? Sulle vie ci son troppe canaglie. Aspettate! Fino a domani non avete certamente nulla da temere; è molto improbabile che prendano in considerazione che avreste attraversato la palude. E se fosse, allora l’inquisitore supporrebbe – molto piamente – che le luci della palude vi abbiano trascinati dentro.

16. Oggi è arrivato dal villaggio vicino un mercante, costui scarica da noi le sue ultime merci. Da come lo conosco, vi porterà con sé tutti volentieri per un buon pezzo, verso nord. Lui viene da Erfurt che è molto lontano. Se deve caricare di nuovo, veramente non lo so. Con lui fareste un bel pezzo di strada, non sarete visti, e i poveri fanciulletti… Oh, cara necessità! Le cose adesso sono molto tristi in questo nostro mondo!”

17. “Il Signore, nostro Dio, vi benedica!” Così solennemente detto, che si guarda Meurer del tutto stupito. “Considerando la vostra fuga, pensavamo che avreste rinunciato alla nostra fede”.

– “Finora siamo rimasti fedeli alla Chiesa”. Una confessione aperta. “Quello che abbiamo dovuto sperimentare…? Oh, speriamo che a voi non succeda come a noi. Il povero parroco, così fedele, così buono, ha aiutato tutti in qualche modo, sebbene avesse poco a disposizione. Se aveste visto com’è venuto da noi come ultimo fuggitivo, e molti poveri sono rimasti lì, non tutti potevano fuggire. Oh, voi, brava gente”. Meurer tace. È stato anche detto abbastanza.

18. “Adesso vado dal mercante; aspettate qui, sono sicuro che vi aiuterà”, dice l’uomo amorevole. Così è anche.

Il mercante, che ha con sé due servitori e quattro cavalli davanti al carro, è di poche parole. “Domattina presto, prima che vi colga il Sole, riunitevi in questa casa. Non preoccupatevi…”, promette fermamente, “…sarò qui di sicuro”.

19. “Lo vedo dal vostro volto, e vi posso già dire: siate ringraziato nel Nome di Dio! Egli possa custodire voi, l’intero villaggio e noi, che rimaniamo sotto la Sua benedizione!”. Tutti sono impressionati dall’autentica religiosità del contadino. È difficile comprendere perché la Chiesa non riconosca più questi buoni cristiani, e li perseguita. Cosa ne sarà della loro Chiesa? Come si potrà cambiare? Il popolo è troppo debole, troppo oppresso; non ci sono mezzi per procurarsi un diritto. La giustizia la si può cercare, e non la si troverà né adesso né mai!

20. Gli affidati alla protezione di Meurer, tirano un sospiro di sollievo. La notte regna ancora con la sua ultima oscurità, quando ci si raduna nella casa della buona contadina, dove – e la gente non è ricca – attende tutti pane, carne e thè alle erbe. Il signor parroco benedice questa tavola. Ciò significa che lui stesso non ha mai benedetto come fanno i suoi alti colleghi d’ufficio. Lui ha sempre pronunciato l’antica Parola di Grazia: ‘Il SIGNORE vi benedica i doni’, e cose simili.

21. Proprio questo rende felici gli abitanti del villaggio. Il sentimento del popolo è molto più profondo di quanto vogliono sapere i superiori e i potenti. Solo che non lo si può manifestare apertamente. Tuttavia, dove vengono riportati così buoni pensieri, là i cuori si illuminano, ci si sente elevati a Dio, le loro anime e il loro sentimento si liberano dal peso che, come preoccupazioni, stanno in agguato davanti alle loro porte.

22. I bambini si stupiscono dei quattro cavalli, siederebbero volentieri davanti nel carro. Il mercante li accarezza e dice: “Fate i bravi, rimanete accanto ai vostri genitori che, come d’accordo, sono seduti sotto il telone del carro”. Lì certamente è un po’ buio, ma c’è abbastanza aria. Ci si siede sulla paglia, i sacchi d’avena e il fieno non vengono utilizzati. Deciso da loro stessi, di cui il mercante se ne rallegra, badando molto bene alle briglie. Per un lungo tratto, prima che si faccia sera, va tutto bene, un tratto per il quale i fuggitivi avrebbero impiegato più di due giorni a piedi.

*

23. In una locanda abbastanza lontana dalla strada, ben conosciuta dal mercante da lungo tempo, dove pernotta e i cavalli riposano, qui fa un cenno e dà del denaro: “Olà, oste, fa dormire questa povera gente nel fienile. È meglio che altri ospiti non entrino in contatto con loro. Uno verrà a prendere il cibo dalla tua cucina. Sii generoso, la gente ne è veramente degna”. – Oh, l’oste sente giorno per giorno spesso ogni genere di storie, poche buone; lui e sua moglie si sono conservati un cuore aperto.

24. La signora oste stessa porta il cibo nel fienile. Proprio adesso ha preparato dei biscotti e li offre separatamente ad ogni bambino. Il gesto amorevole le ha reso un sentito ringraziamento, dal parroco la benedizione e da Meurer una decisa stretta di mano. Il riposo è migliore di quello sull’isola verde, ma volentieri ci si pensa. Solo alla propria casa nessuno si ricorda volentieri. Allora nei sogni affiorano le immagini. È amaramente difficile perdere tutto e non sapere ancora per molto come si raffigurerà il futuro.

25. Di nuovo viene la Luce del Cielo. Il Segno di Dio non manca per nessuno che si abbandona a Lui. Proprio nella tribolazione EGLI è vicino e conduce i Suoi figli con la buona Mano paterna. Parla l’angelo di Sinkmann: “Sembrerà ancora brutto, la strada non va piana. Tu sii una roccia, tieni saldo il tuo piccolo gregge, tu stesso hai bisogno di conforto e di forza. Allora conforta, risolleva, dà il Pane del Cielo tramite le parole di vita di Dio, nostro Padre, che è il nostro e il vostro Salvatore.

26. Anche il mercante sarà protetto quando i pericoli si mostreranno il secondo giorno. Soccorri tramite l’aiuto di Dio. Siate consolati, Dio non vi abbandonerà! Ciò che deve ancora venire, il cambiamento esteriore di fede… Oh, l’Altissimo lo considera in modo diverso dagli uomini. Nessuna forma della parola. Vale la verità! Dio stesso è la Verità, ed EGLI la dona!”

27. Sinkmann si sveglia e si strofina gli occhi. Davanti a lui sta parola per parola, si sente forte, anche se le braccia sono ancora ostacolate dal dolore. Che c’è di male? Non dice ancora nulla di ciò che gli fa sapere la bontà di Dio. Ah, è poco sorpreso, perché sa che Beate ha sentito spesso una ‘parola’, ma è profondamente toccato quando la fanciulla si stringe affettuosamente a lui. “Ebbene, figliola, cos’hai da dirmi? Guardandoti, vedo ciò che agita il tuo cuore”.

Lei solleva gli occhi pieni di riverenza. “Ho avuto un sogno”, sussurra, “vorrei farlo sapere prima a voi, perché...”

– “È un po’ pesante?”

28. “Già, ma penso che sia una benedizione di Dio se sappiamo cosa ci aspetta sulla via”.

– “Ti ascolto!”

– “Il mio angelo è stato da me”.

‘Quindi è così’, pensa il parroco. ‘Se la sua parola coincide con quella rivolta a me, allora la fanciulla è stata scelta. Scelta per cosa?’. Forse un giorno lo scoprirà. Mette un braccio intorno alle spalle di Beate, la stringe a sé e aspetta di sentire cosa dirà.

29. “Lui ha detto che non dobbiamo aver paura per qualcosa che sta arrivando su di noi. Che Dio ci avrebbe preservato tramite un caro uomo che ci porterebbe con sé. Voi, fedele signor parroco, ci dovete fortificare. Per questo ‘mio padre lo comprenderebbe’, così ha detto l’angelo, ‘per guidarci fuori dal pericolo’. Sarebbe la conduzione di DIO, ed io… Beh, mio padre, certamente perché si sarebbe abbandonato alla fede. Noi troveremo ancora l’autentica fede là dove potremo rimanere dopo la fuga. Poi mi ha abbracciato così amorevolmente, mi ha baciata ed io sarei diventata sua sorella”. Beate pensa esitante che non sarebbe sorella di un angelo.

30. “Certamente!” dice il parroco, “questo non succede troppo spesso, e quando succede non si deve pensare di essere chissà che cosa. Siamo figli di Dio, quindi siamo veramente fratelli e sorelle, con la differenza che tutti gli angeli nella conoscenza sono più avanti di noi, perciò possono vegliare sugli uomini”.

– “Oh, io sono la sorella del nostro Peter, niente di più”.

– Commosso, Sinkmann accarezza il viso della fanciulla.

*

31. Il giorno successivo si procede rapidamente. Il mercante si ferma presso una piccola casa commerciale. “Qui ho qualcosa da caricare, ma stai tranquillo…”, dice rivolto a Bertold Meurer in tono amichevole, quando quello guarda trepidante i bambini e le donne. “…i miei cavalli tireranno facilmente il carro. Dopodomani invece c’è un bel po’ da caricare; ma i bambini rimarranno lì, anche per qualcuna delle donne se è stanca, e per il vostro parroco malato.

32. Purtroppo voi uomini dovete camminare, potete tranquillamente rimanere con me fino ad Erfurt. Là sarete più sicuri…”, storce un po’ il viso, “…per quanto oggigiorno si possa essere proprio sicuri. Credetelo: dappertutto c’è afflizione e morte, dal giudizio mondano e spirituale. Ma da noi è senz’altro meglio”.

33. “Non potrò mai ringraziarvi abbastanza, carissimo signore. I bambini hanno rinunciato a molto e sono rimasti buoni, anche se talvolta hanno pianto”.

– “Comprensibile, anche a qualche uomo può sopraffare il grande orrore”.

– “Lo abbiamo sperimentato; temo per le molte persone che sono rimaste indietro. Ma come poteva fuggire un’intera città, anche se piccola, in più i villaggi insieme alle borgate? Questa sarebbe quasi una trasmigrazione di popoli”.

34. Ora il carro è stato caricato, le donne e i bambini hanno ancora abbastanza spazio. I quattro potenti cavalli non sentono il piccolo carico, soprattutto perché la via è ancora in piano. A volte si sale e a volte si scende. In salita le donne scendono volentieri. Il successivo pernottamento è proprio buono come il primo, e il terzo giorno si mostra un paesaggio più collinoso.

*

35. È poco dopo mezzogiorno allorquando sostano al margine del bosco. Lì c’è anche acqua per gli uomini e per gli animali. Il bosco li accoglie. Ecco che all’improvviso, dal folto del bosco, si precipitano dieci uomini temerari; hanno un aspetto molto spaventoso. Le loro alabarde incutono angoscia e sgomento, certamente meno negli uomini, ma all’infuori del loro mercante e i servitori, nessuno dei fuggitivi ha un’arma.

36. Chi li aveva visti? Come erano venuti? Davanti ai ladri, che già stendono le mani alle briglie per staccare i cavalli, sta la fanciulla. Beate! “Cosa volete qui?”, dice ad alta voce, del tutto senza paura. “Questo è un carro di Dio! Distruggetelo e distruggerete le vostre anime! Andatevene, altrimenti viene su di voi l’ira di Dio, e domani sarete catturati!”

37. Uno avanza già puntando la sua arma per colpire la fanciulla. Il capobanda gliela strappa e investe con ingiurie il compagno: “Sei pazzo? Non hai sentito cosa ha detto questo angelo?”

– “Angelo?”, ride un’altro beffardo. “Da quando, credi negli angeli? E vuoi essere il nostro capobanda?” – Non si volta nemmeno verso colui che parla.

– “Non ci ho mai creduto, ma adesso…”. Non dice che era come se avesse visto una luce di una bellezza ultraterrena, e la fanciulla in mezzo allo splendore.

38. Fa cenno alla sua masnada: “Venite, non dobbiamo far niente di male a questa gente. Non me ne frega niente dei sentimenti, voi lo sapete; ma oggi mi sta capitando: sperimenteremmo ciò che la fanciulla ha detto”.

– A questo punto Beate gli porge la mano, in modo così impavido e così amabile, che l’orda rimane senza parole. “Lo vedrai domani”, dice lei dolcemente. “Sono sulle vostre tracce, ma non vi troveranno. E tu, caro amico, allontanati dalla tua via”.

39. Prima che il padre possa aiutarla, lei è già nel carro, mette una mano in quella del parroco e, come per magia, la banda dei briganti è scomparsa, mentre ci si tocca la fronte come fosse avvenuto qualcosa di irreale. La madre di Beate in un secondo tempo piange per lo shock di ciò che sarebbe potuto accadere alla sua figlioletta. Tutte le donne piangono, gli uomini si asciugano frettolosamente il volto. Freierlein va a prendere di nuovo la fanciulla dal carro, la stringe forte al suo petto, senza parole. Questa è più che una preghiera, e come tale si eleva a Dio.

40. Beate stessa si sente come stordita, non sa cosa ha fatto e cosa ha detto. Aveva solo un meraviglioso sentimento che poteva farle esplodere il petto, ed è comunque un autentico canto di giubilo del cuore, e anche questo sale su all’Altissimo.

Bertold prende sua figlia dal braccio del mercante, le accarezza delicatamente i riccioli, guarda nei suoi occhi chiari e la pone di nuovo accanto al suo signor parroco. ‘Hm, è quasi come', così pensa, ‘se stesse seduta accanto a Dio, il Salvatore di tutti i figli’. L’uomo fedele, forte nella fede, ha ragione.

41. Pernottano ancora più volte. Il grosso carro viene riempito un po’ alla volta fino all’orlo. Il mercante lascia comunque i bambini sul mezzo di trasporto, le donne camminano volentieri accanto agli uomini, e quando la via è ripida, allora spingono con forza. Solo il parroco non può ancora prestare aiuto; è già felice di poter camminare senza soffrire troppo. “Le ferite sono guarite bene, ma rimarranno profonde cicatrici”, dice il medico.

42. “Questo non è di danno”, risponde Sinkamm durante una sosta, “le maniche coprono. – Sì sì, qualche volta fa ancora male”, conferma quando Strauber glielo chiede. “Vorrei superare i pensieri, perché è stato terribile quando…”

– “È un’infamia che degli uomini commettano tale crudeltà contro altri uomini! Mi domando quindi: ‘Come mai Dio, se è certamente onnipotente, non ha sterminato queste bestie? Perché permette che questo accada?’.”

43. “Io vi comprendo, dottore; e credetemi, anch’io me lo sono chiesto: ‘Signore, perché? Tu sei il Creatore dell’infinito, Colui che hai creato ogni cosa, che mantiene anche tutto, e non abbatti il braccio dei fanatici? Cosa credete mi sia venuta come risposta?”

44. “Non lo so”, risponde Strauber quasi infuriato. “Non sono certo il caro Dio! E se lo fossi, per me questi malfattori andrebbero tutti all’inferno, se ne esiste uno. Allora potrebbero…”

45. “Calma, amico mio, prima che arriviate a bestemmiare! Vedete, proprio questo la nostra Chiesa ha insegnato spesso: i cattivi vanno all’inferno, i buoni nel Cielo, dicendo la qual cosa si sceglie per se stessi il Cielo. Per altri, in particolar modo per il povero popolo, l’inferno è abbastanza buono. Questi insegnamenti, naturalmente quando in giovane età presi i voti, pensavo se ciò che mi era stato insegnato fosse giusto, ma un po’ alla volta questi insegnamenti mi hanno molto oppresso.

46. Quando le mie pecorelle sedevano in chiesa, mi guardavano così piene di fiducia, allora, dottore, voi credete che avrei avuto il coraggio di pronunciare una sola parola di dannazione? Perciò l’uomo oscuro…”, egli intende lo spagnolo “…mi ha torturato, ha gettato sugli uomini il contrario, come ad un cane un osso putrefatto! La mia gente era del tutto impaurita. Qualcuno, tremando, è venuto da me durante la notte, e le donne piangevano a cosa ora dovevano credere, a ciò che avevo predicato io, oppure a ciò che diceva ‘il nuovo’! Nessuno lo chiamava col suo nome, per tutti era ‘il nuovo’, nessuno lo chiamava sacerdote.

47. Allora dovevo consolare, cercare i buoni passi che annunciavano il Salvatore. Nonostante ciò, in breve tempo l’intera comunità della chiesa era completamente sconvolta, non c’è da stupirsi. Io stesso ho dovuto raccogliermi, se doveva valere la meravigliosa bontà di Dio, oppure l’ira che la Divinità riversa su ogni carne. Una volta gli chiesi se noi, servitori della nostra Chiesa – non osai proprio dire ‘servitori di Dio’ – appartenessimo alla carne e così meritavamo la stessa ira di tutto il mondo. Se aveste visto lo sguardo con il quale mi ha guardato, sareste scappato”.

48. Strauber borbotta: “Io lo avrei fatto anche senza sguardo. Lo avrei guardato, e allora ne avrei avuto abbastanza per sempre!”

– “Mi disse che i falsi sacerdoti che mettevano il popolo quasi sullo stesso piano dei veri sacerdoti, apparterrebbero alla ‘carne’ che l’ira di Dio brucia eternamente. Questo era grossomodo rivolto a me. Ma che mi starebbe stato di fronte come inquisitore, non lo avrei mai pensato. Perciò anche ‘la bruciatura’.

49. Per quanto riguarda la difficile domanda che voi avete sollevato, sul perché Dio tolleri tali elementi e non interviene con la Sua Potenza di Creatore, allora ci dobbiamo far guidare profondamente nei Suoi misteri, …da Lui stesso, affinché ci illumini il Suo Spirito. Certamente non si può guardare nella Sua santa e sublime essenza di Creatore, non sarebbe affatto un bene per noi uomini, tuttavia Egli ci rivela così tanto, che possiamo appena afferrare la ‘Pienezza della Sua grazia’.

50. Se il Creatore ha creato per Sé un popolo di figli, e noi uomini ne facciamo parte, allora Egli ci dà una piccola scintilla spirituale che – se l’ascoltiamo – ci dice ciò che è buono e ciò che è male. Nell’uomo domina il male, che nella materia su questo mondo predomina così grandemente. Se Dio impedisse l’ingiustizia con l’Onnipotenza, allora non saremmo liberi, saremmo solo guidati, legati inevitabilmente all’Onnipotenza. Poi, ciò che è difficile da capire, ma che mi è passato spesso per la testa è questo:

51. Quello Ciò che non si può distruggere, rimane sempre pendente, persino perfino – non pecco, se lo dico – persino perfino per Dio, perché altrimenti Egli dovrebbe far sempre i conti con il male in nell’eternità e dall’eternità, dalla Sua stessa eccelsa dimora. Esso, (il male) sarebbeil male, resterebbe lì eternamente, proprio perché attraverso la Sua Potenza e Forza creativa, il malene sarebbe impedito, ma non morirebbe mai, non verrebbe mai estirpato. , Se ma se si scatena nella materia, allora una buona volta non esisterà più niente di del male.

52. Non chiedetemi quando arriverà quest’ora e se conosco già il momento. Io non lo so, solo il Signore lo sa! Con ciò ci si deve pienamente accontentare, poiché con questo, caro dottore, siamo inclusi anche noi. Ogni uomo talvolta fa qualcosa di male, anche se nella nostra anima non c’è nessuna malignità è il serpente di malignitàdella nostra anima. Ora ancora la vera e propria risposta alla domanda, sebbene io qui sono un ricercatore, se e come?

53. Già da lungo tempo mi ha disturbato il fatto che si predicava più di Satana che di DIO, per appesantire i poveri cuori. Se addossiamo la propria colpa a Satana, e se fosse così, allora tutti i peccatori sarebbero liberi, e Dio non ci potrebbe mai punire; si dovrebbe punire soltanto Satana! Certamente l’autore di ogni colpa è stato lui. L’uomo non può riconoscere esattamente come un giorno ciò è accaduto. Giovanni ha scritto della lotta nel Cielo e che Michael è stato il vincitore (Apoc. cap. 12).

54. Ora di fronte a questo sta il Golgota, il sacrificio della grazia di Dio; in questo ha incluso la colpa e l’errore. La Sua Parola ‘È compiuto’ è inconfutabilmente vera! Se dunque EGLI ha compiuto il Sacrificio e ciò lo ha intrapreso nell’incommensurabile grandiosa bontà e misericordia, allora, per conseguenza – almeno in parte – anche la colpa fondamentale di Satana deve essere stata prevista, altrimenti il Sacrificio della croce sarebbe sempre valido solo per una parte.

55. Dio farebbe forse qualcosa solo a metà e lascia lascerebbe l’altra metà dietro di Sé? Allora insorgerebbesi rivolterebbe: ! oO Egli non lo la può cambiare, ma allora non sarebbe un Dio onnipotente, oppure dovrebbe averci dato così tanta libertà, che questa starebbe al di sopra della Sua stessa VolontàVOLONTA’ di DIO! Io non lo credo. , ma Nneanche questo è vero! Non per niente il Salvatore ha elevato così spesso la ‘Volontà di Dio’ così spesso al di sopra di ogni vita, al di sopra di ogni essere, come ad esempio, secondo quell’unica Parola: ‘Chi fa la Volontà del Padre’, e molto altro ancora.

56. In ogni caso, una notte mi è venuta questa immagine: la croce di Gesù più sullo sfondo, in primo piano il Signore. Se Lo posso descrivere? Inutile, impresa audace! Posso solo dire: ‘Santa, ultrasanta era l’immagine!’. EGLI, come alzava benedicendo le Sue mani, e davanti a Lui giaceva il figlio della parabola del figlio perduto. L’ho visto così: l’oscura, misera figura che giaceva a terra come distrutta, era l’autrice di ogni colpa e peccato. Satana, lo si chiama Lucifero. Come si chiama realmente, non mi è stato mostrato. Non è certamente necessario saperlo.

57. In ogni caso, in questa visione c’era l’enormità di questa Potenza creatrice che si è manifestata attraverso la croce sul Golgota, cosa che nessun uomo può afferrare. Tuttavia si può riconoscere quanto segue: – Lucifero è stato vinto attraverso il Golgota![5] Allora aggiungo questo alla vostra domanda: anche se Satana si è piegato sotto la croce di Cristo e alla grandiosa Volontà di Dio, la sua grande colpa e il suo peccato non sono stati ancora ripagati, né la sua caduta che, nella parte di forza a lui lasciata, ha fatto al suo inferno. E tutti coloro che passano attraverso la materia – qui c’è ancora un grande mistero, amico Strauber – assorbono qualcosa dalle forze del male, la cosiddetta ‘seconda parte dell’anima’. Così mi è stato rivelato nella visione notturna.

58. Dopo quanto ho potuto sentire e vedere, ho pensato così: queste parti dell’anima sono l’impulso a fare il male, beninteso: solo l’impulso. Dipende dalla ragione umana, dalla conoscenza, se si vuol fare al prossimo del male oppure del bene, sostenere, assistere e cose simili. Questo sta esclusivamente alla nostra libera volontà. Con questa si possono vincere gli impulsi inferiori, con la Forza di Dio, con lo sguardo verso la croce del Golgota.

59. Una volta ho visto nello spagnolo uno spavento, molto breve, appena più che un lampo, che guizzava fuori. Allora mi venne in mente: Dio lo aveva toccato. Non esiste uomo che non venga ‘pungolato’ dall’Altissimo, come si suol dire. Si annuncia nella coscienza ed è ‘la Voce di DIO’, data nella scintilla dello Spirito. Solo che nella povera anima è stato solo un lampo, poiché subito dopo divenne particolarmente violento, lottava contro se stesso a suo danno. ‘Ah, diventare teneri? No, non può essere! Alla gente si deve andare incontro con la durezza del giudizio!’. Così all’incirca era il suo pensiero che si rifletteva nell’espressione del viso.

60. In tal modo si è scelto il male. Ora è venuto da noi già con l’intenzione infernale; e una volta che si è indurito, l’uomo esce molto difficilmente dalle grinfie del suo stesso serpente dell’anima, come ho già detto. Egli non pensa alla croce di Gesù come Simbolo di redenzione, pensa puramente al potere del mondo che, come il corpo morto dell’uomo, è transitorio. Vedete, così Dio, a dir il vero mai inosservato, mai senza la Sua mano soccorrente, lascia che i malvagi facciano il loro tempo. Quando muoiono, allora muore con loro anche la malvagità. Un giorno, nell’aldilà, l’anima imparerà a deporre tutto ciò che è stato commesso contro Dio e contro i Suoi comandamenti”.

61. Gli uomini siedono lontano dagli altri, avendo ancora una volta trovato protezione e sonno in un fienile. “Si è fatto tardi, perdonate…”

– “Non c’è niente da perdonare, signor parroco. Oggi ho imparato molto, anche se non tutto rimane nella testa”.

– “Se solo è entrato nel cuore”, risponde il sacerdote stringendo entrambe le mani del medico. “Nel cuore c’è la sede della Divinità, se la si vuole chiamare così. ‘La Mia PAROLA in voi’ (Giov. 15,7), disse Gesù ai discepoli. Se abbiamo la Sua Parola, allora siamo eternamente ben custoditi in Lui. Buona notte”.

62. “Buona notte anche a voi. È proprio bene che ‘quello’ non abbia ascoltato il vostro insegnamento, altrimenti non sareste mai seduto qui con noi. Serve ancora qualcosa per le ferite? Non posso lasciare accesa una candela, per guardarle, potrebbe causare un incendio”.

– “Da un contadino scoppiò un incendio in un fienile; subito si disse: ‘È stato il tuo diavolo!’. Ciò che ne seguì, non deve essere più esternato”.

– “Questi miserabili farabutti”, mormora Strauber, e si appiatta nel fieno.

 


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Cap. 11

L’addio al mercante –

Il bravo oste, la cappella di Betlemme e un aiuto alla serva

L’acquisto del pane – Eisenach è la patria?

1. È l’ultima sosta prima di Erfurt. – Freierlein dice: “Mi dispiace, di separarci adesso. Ecco qui uno scritto, dirigetevi verso Eisenach. Troverete prima una locanda, questa gode la protezione del principe. È tutta gente che crede nell’insegnamento di Lutero. Anch’io adesso posso dichiararlo, ed anche voi siete già su questa via. Perché ciò che avete dovuto sperimentare non vi potrà mai più legare alla vostra vecchia Chiesa. Oppure no?”

2. Sinkmann sospira angosciato, ma Meurer lo rassicura. “Voi avreste ogni diritto di dire addio per sempre a Roma. Quello che avete dovuto soffrire, e siete un suo sacerdote, questo grida al Cielo! E poi, signor parroco, chi servite voi: la Chiesa, oppure Dio? Io l’ho riconosciuto: l’esteriore non ha importanza; credo da tempo che Dio non chiederà se crediamo in questa o in quella Chiesa, ma se abbiamo osservato il Suo comandamento:

«Ama Dio sopra ogni cosa, e il prossimo tuo come te stesso!»”

3. Il mercante esulta: “Vedete, questo lo insegna anche Lutero. Lui era un monaco come voi, Sinkmann; era un sacerdote, ma ha rigettato il mantello esteriore, ha predicato pubblicamente e non si è mai avvicinato troppo alla Chiesa alla quale un giorno aveva prestato il suo voto. Non ha predicato contro di lei, solo contro i molti abusi per i quali i superiori della Chiesa sono responsabili dinanzi a Dio!

4. Guardate voi, caro parroco! Venite in un abito quasi meschino. Ma ciò che io ho sentito finora da voi, supera già tutto ciò che persino un arcivescovo ha detto: discorsi vuoti, grandinate di punizioni che DIO darebbe a chi non serve la Chiesa fedelmente e lealmente. Servire Dio, non usciva quasi mai dalla sua bocca”.

5. “Non troverei pace da nessuna parte”, dice debolmente il fedele, “se si venisse a sapere che sono diventato luterano”.

– Ribatte Freierlein: “Non dovete chiamarlo così. Io ho ascoltato Lutero, lui non parlava mai di sé, solo del Vangelo, solo di Dio. A LUI si deve appartenere, e a nessun potere del mondo. Questo mi ha convinto: egli è un messaggero di Dio. Lutero ha rifiutato gli onori, onori che i principi del paese gli hanno tributato; stava in Worms davanti ad una massa di alti signori, e si dice che quando gli fu ordinato di abiurare, si mise lì in mezzo e disse:

‘Eccomi! Sono qui, non posso fare diversamente; Dio mi aiuti. Amen!’

6. Da lui sarebbe uscita una forza, e lo si è portato alla fortezza di Eisenach per sua protezione. Da lì escono i suoi scritti. Non c’è quasi più nessuno, né principe, né cittadino né contadino che non cerchi avidamente ogni foglietto, perché su questi si trova la Parola di Dio”.

– L’impressione e grande. Meurer è il primo, egli ha vissuto troppe cose a cui non poteva far fronte a riguardo della loro Chiesa: la morte crudele dei genitori, la perdita della casa paterna e, ultimamente, la crudeltà dello spagnolo.

7. ‘Questa è opera dell’uomo’, dice a se stesso, ‘non ha nulla a che fare con l’insegnamento di Dio. Un giorno la Chiesa cambierà, dovrà cambiare, se non vuole perdere il suo prestigio’. È già andato così lontano col pensiero: ‘Anche questa Chiesa (la cattolica-romana) un giorno farà molto del bene, anche se i miserabili dell’umanità rimarranno sempre… ovunque!’. Con questo, il contadino ha ragione.

8. Egli incoraggia tutti: “Aspettiamo, esamineremo dove c’è la luce migliore”.

– “Non avete bisogno di esaminare più a lungo”, risponde Freierlein e mette una mano sulla testa di Beate: “Qui avete un angelo, e dove c’è un angelo, là c’è anche il caro Signore-Dio. Forse un giorno passerò da voi, perché…”

– “Veramente?” domanda la fanciulla. “Sarebbe meraviglioso! Speriamo assai presto”.

– “Aspetta, piccola impaziente, anche gli angeli devono essere pazienti”.

9. Sebbene non sia troppo ricco, i tempi non sono favorevoli a un mercante per poter accumulare grandi beni, perlomeno per chi viaggia solo con un carro, al contrario dei signori di Norimberga, di cui si è già sentito con quanti carri e scorta attraversano il paese. Freierlein dà comunque in dote una buona ricompensa. “Per i primi tempi, quando dovrete pernottare. Chiedete sempre dei fienili, cosa che certamente alla lunga non è particolarmente niente male, tuttavia – per prima cosa è meno costoso, per secondo non sarete spiati. State bene, la benedizione di Dio sia con voi”.

10. “E con voi!”. Esclamano tutti insieme e molto sinceramente, come se fosse stato concordato. Il mercante si volta, la separazione gli arriva ai ‘reni’. Erano brave persone, e quanto è bene che sono state salvate, almeno per il momento. Da queste parti gli sbirri della Chiesa non hanno quartiere, non sono tollerati. Qualcuno se l’è già data a gambe. I fuggitivi seguono a lungo il carro, finché non scompare in un avvallamento.

11. “Venite,  entro mezzogiorno dobbiamo raggiungere un villaggio”. dice Meurer, “Ora devono camminare anche i bambini. Per Peter ho il carretto, e la tua più piccola, Hieselbar, può starci anche lei”.

– “Ti ringrazio, ci daremo il turno per tirarlo”.

– “Suvvia, Xaver, i bambini non sono certamente un peso!”

– “Tiro io il carrettino”, si offre Beate.

– “Dritto e in discesa”, sorride sotto i baffi Hieselbar, mentre la madre sta già mettendo la sua figlioletta sul carretto.

*

12. Se ne vanno in silenzio. Fa abbastanza caldo, l’estate e l’inizio dell’autunno hanno favorito la loro fuga. Si giunge nel territorio di Eisenach. Si trova la locanda. Quando l’oste legge il biglietto del mercante, il suo volto si schiarisce. In un primo momento respinge duramente i contadini. È comprensibile, arriva anche gentaglia che vuol dormire nel fienile, poi si ruba e si scappa, prima ancora che i galli cantino.

13. Lui stesso alloggia le persone, indica un angolo, va a prendere un paio di coperte, “…per i bambini…”, dice mentre passa, e porta con sé in cucina Bertold, il quale si è presentato come il responsabile. Viene preparata una grande pentola di minestra, e oggi non dovrebbero più proseguire; l’indomani il suo carro (dell’oste) andrebbe nel prossimo luogo, lì ci sarebbe stato un accompagnamento migliore. Consiglio e azione sono accettati con gratitudine. Il riposo fino al mattino successivo farà bene a tutti.

14. Una chiesetta sta lungo la strada, offre tuttavia abbastanza spazio per accogliere circa cinquanta persone. Là il parroco guida molto presto i suoi passi e lo seguono anche gli altri. Quando l’oste vede ciò, egli è presto il primo, sveglia velocemente i suoi. Si arriva giusto in tempo quando Sinkmann sta davanti all’altare. Veramente è un tavolo. Nessuno dà un soldo per mantenere degnamente la cappella. L’oste, sua moglie e sua figlia provvedono per la casa di Dio meglio che possono. “Questo è sufficiente”. È quello che dice il buon reverendo.

15. Dopo la preghiera introduttiva, non letta da nessun libro, com’è di solito, dopo il suo ringraziamento per tutta la bontà che i fuggitivi hanno potuto sperimentare sulla loro difficile via, egli indica amabilmente tutt’intorno. “Amici miei”, comincia, “fratelli, sorelle, e voi cari bambini!”. – L’oste e la sua gente ascoltano attentamente. Questo non suona come se si trovassero nel cosiddetto ‘paese di Lutero’? E là è diventato abituale che Lutero e gli altri predicatori parlino confidenzialmente ai fedeli! Là non esiste nessuna barriera tra pulpito e comunità.

16. “Il nostro Signore-Dio…”, viene dalla sua parola, “…ci ha guidato fin qui, e qui, come già altrove, abbiamo trovato care persone che ci sono state d’aiuto e non hanno ignorato la nostra sofferenza. Ora siamo di nuovo riuniti in un piccolo spazio per presentare un ringraziamento al Padre celeste. Questo spazio ha un aspetto povero e molto modesto; per questo lo chiameremo ‘la stalla di Betlemme’.

17. Ho visto chiese nelle quali è di casa il potere e lo sfarzo come nel tempio di Gerusalemme. Là non si tollera il Salvatore. Là Egli non è venuto al mondo, no! In una povera grotta ha previsto il Suo ingresso. Il Suo piede divino ha calcato il mondo nell’umiltà. Proprio così, cara gente, possiamo sentirci noi oggi, come se stessimo nella stalla di Betlemme, come se ci venisse annunciato ancora una volta il portento. In verità, ovunque ci raduniamo in una casetta, il Signore, il Santo è con noi nella Sua pienezza benedicente, proprio come una volta a Betlemme.

18. Si dovrebbe sempre essere modesti, non mirare ad ottenere la grandezza, poiché questa sarà dispersa! Se un granello di sabbia cade nel mare, nessuno lo ritroverà. Non diversamente per noi uomini! Se ci glorificassimo, ci adornassimo con grandi nomi, parlassimo di noi stessi nei più alti termini mondani, allora dinanzi al Creatore saremmo meno del granello di sabbia che è sprofondato nel mare. Esso lo conserva ancora la Sua Onnipotenza, tuttavia giace sul fondo del mare, come stanno tutte le Sue Opere salde e imperiture sul santo Fondamento creativo di Dio! Egli ha innalzato le Opere dall’imperiturità della Potenza del Creatore.

19. Quando un uomo incorona se stesso, intendo con la corona fatta d’oro con la quale si sa adornare per dar rilievo alla sua apparenza, al potere del mondo, quale potere, cari fratelli e sorelle, Dio non lo conserverà mai, perché non è venuto dalla Sua potenza creativa! Voi amici che dimorate qui in questo luogo, andate sempre nella piccola casa di Dio; perché qui… qui…”, Sinkmann indica tutt’intorno, “…il Signore-Dio vi viene incontro nel silenzio, forse senza parole, ma mai senza la Sua benedizione! Inginocchiamoci e ringraziamo l’Altissimo; la Sua bontà, la Sua grazia, sia e rimanga sempre con noi; Egli ci avvolga nella santa misericordia. Amen!”.

20. Piegando le ginocchia, recita il ‘Padrenostro nel Cielo’. L’aveva già letto una volta, quando un uomo gli aveva dato un foglietto sul quale stavano alcune parole di Lutero, tra cui l’inizio della preghiera come sta scritta nella Bibbia.

21. In silenzio, sommamente beati, si ritorna in casa, il gruppo nel fienile.

– “No…”, l’oste è contrario, “…vi preparo le mie camere migliori. Il fienile non è più abbastanza buono per voi”. Così dicendo afferra Sinkmann dall’abito ecclesiastico. Questi sorride benignamente fra sé. È Beate che dice all’oste:

22. “Voi siete affabilmente buono con noi, ma il fienile è anche una stalla di Betlemme, in questa vorremmo volentieri rimanere”.

La signora oste esclama: “Figliola, hai ben prestato attenzione, mi hai anche mostrato una nuova via”. Poi si rivolge al parroco: “Vi prego, rimanete ancora con noi con la vostra benedizione”.

– “La benedizione di DIO rimane con voi…”, echeggia seriamente, “…ma riflettete su questo: da voi viene altra gente, e non si sa mai chi si trova e in quale casacca. Noi siamo fuggitivi, è possibile che si è sulle nostre tracce. Siamo più al sicuro nel fienile, là uno non può entrare subito”.

23. Si fa avanti il servitore: “A questo provvedo io, quello è il mio territorio”, dice intenzionalmente allegro: “Guai a colui che osa entrare a forza”.

– “Bravo, buon amico”, Bertold Meurer porge la mano al servitore. “Quindi noi rimarremo un giorno; è solo un peccato che oggi il carro vada al villaggio successivo. Sarebbe già bene per i bambini se potessero risparmiare un bel tratto di strada”.

24. “Io devo andare a prendere un vomero dell’aratro, perché nel villaggio c’è il fabbro ferraio. Potrei andare anche domani a prenderlo”, e guarda l’oste con aria interrogativa.

– “Oggi non andiamo più sul campo, c’è altro da fare. Preparatevi domattina presto. Ora venite”, dice a Bertold. E al servitore: “Portate di là la pentola della minestra”. Anche l’oste non ha accumulato tesori, ma offre in più una quantità di pane.

– “Posso andare con Beate a raccogliere nel giardino la frutta?”, chiede la figlia. Il che viene permesso volentieri.

25. In questo giorno di riposo viene riparato qualcosa ai vestiti. La signora oste fornisce ciò di cui può fare a meno. Tutto il tempo, da quando si è dovuto fuggire, sempre con gli stessi vestiti, si sono gravemente danneggiati. Sarebbero da riparare le calzature, ma purtroppo per queste non c’è niente. Ci si deve arrangiare con delle toppe, ma cuore e bocca sono colmi di gratitudine, perché si vede: non è una casa ricca, c’è solo ciò di cui si ha bisogno. ‘Se si pensa bene, nonostante la fuga, la perdita della patria, del focolare e della casa, la paura, le lacrime dei bambini e quant’altro – Dio non li ha abbandonati. EGLI li ha consolati, EGLI li ha guidati’.

26. Questa è la preghiera della sera, presentata nella piccola cappella. Dopo, la signora oste dice: “Questo ci mancherà sempre. Abbiamo un luterano come predicatore, ma poiché Roma domina ancora nel circondario, egli non osa uscire del tutto libero. Voi, fedele prete, ci avete portato qualcosa di magnifico. Non avremmo mai creduto che voi, senza saperlo, state sulla via della nuova fede”.

27. “Non è una nuova fede. Per noi esiste solo l’unica fede: nel nostro Dio, nel nostro Salvatore, come insegna la Scrittura. Ora andiamo a riposare per essere pronti domattina. Voi, amici…”, intende l’oste e la sua gente, “…avete altrettanto bisogno del vostro riposo. È già bene di non aver avuto oggi altri ospiti”. – Oh, sì, di questo si è contenti.

28. Lo sguardo di Beate cade sulla gamba destra della ragazza di servizio. Nessuno l’aveva notato. La gente di casa finora non aveva fatto nulla di ciò che ognuno avrebbe potuto fare per aiutarla. Santo Cielo! Chi bada oggigiorno, se qualcuno ha qualcosa? Nel caso di bisogno si prende un unguento. Se non aiuta, non si può fare altro. Non c’è un medico, e una ferita non la si considera come grave. Guarisce da sé.

29. “Zoppichi?”. Beate prende la mano della ragazza. “Cos’hai alla tua gamba? Fammi vedere!” Un ordine infantile.

– “Ahi!”, il dolore viene accantonato.

– “Ah è così? Aspetta qui, vado a chiamare il nostro medico, darà un’occhiata alla tua ferita”.

– “Lui non potrà aiutare, di certo non ha nulla con sé. Ha potuto salvare, come voi, la nuda vita”.

– “Nonostante ciò, ti prego di aspettare, oppure vieni con me; è ancora abbastanza chiaro per esaminare la ferita”.

30. Letteralmente con forza, trascina con sé la ragazza ed esclama nel fienile: “Dottore, venite, qui qualcuno ha bisogno del vostro aiuto!”

Il medico è subito pronto, sebbene volesse controllare le braccia di Sinkmann. Lo può fare anche più tardi. “Cosa c’è, Beate?” Osserva la ragazza di servizio.

– “Guardate qui, la ferita ha un aspetto pericoloso”.

– “Tu lo devi sapere, piccola samaritana”, Strauber sorride, eppure è così serio.

31. “Ti sei bruciata?”. Preme sulla ferita. Fuoriesce il pus. – La ragazza emette un urlo:

– “Fa molto male”, sibila un po’.

– “Non hai un panno con cui fasciarla? C’è molto sudiciume dentro. Devo cauterizzarla con il fuoco; non può guarire diversamente. In caso contrario, presto perderai la tua gamba”. Così è la vita.

32. “Ah, dottore”, dice Beate, mentre la ragazza lotta con grosse lacrime.

– “Viene la signora oste”.

Il dottore sembra piuttosto adirato. “Non sapevate, cara signora?”, si trattiene, perché sono stati accolti bene.

– “Sì, cosa potevamo fare? Mi sono scottata chissà quante volte, il vento fa saltare in alto il fuoco sulla pietra del focolare”.

33. “Va bene, ma questo sembra molto grave. La ragazza può perdere la gamba se non si interviene. Naturalmente non ho nulla con me e i miei mezzi sono comunque molto limitati. Devo far uscire il pus. Ora due uomini tengano la ragazza ed io cauterizzerò la ferita”.

– “No”, grida disperata la ragazza.

– “Sì invece!”, dice brusco Strauber, anche se non gli piace affatto. “Farà un male infernale, ma è per conservare la gamba”.

34. Beate tira il medico per la manica: “Ho ancora dell’erba del Cielo, qualcosa potrebbe essere sacrificata”, sussurra: “Il mio angelo ha detto che dopo la cauterizzazione dovete riempire la ferita con l’erba”.

– Così viene fatto. La ragazza sviene dal dolore.

– “Grazie a Dio…”, mormora Strauber, “…così non sentirà un dolore ancora peggiore”. Non la risveglia neanche subito come ha fatto altre volte, pulisce ancora la ferita, e Beate, che nel frattempo è andata a prendere l’erba, la sparge con cura nel vuoto profondamente cauterizzato.

35. “Ti terrò con me”, il medico abbraccia la fanciulla. Non potrebbe desiderare un aiuto migliore. Chi vede come la fanciulla mette le mani sulla ferita, lei stessa non presagendo ciò che fa? Lei ha sentito: ‘Fa’ così!’. Le sue piccole mani si muovono come da sole. La signora oste è andata a prendere delle pezze. Il dottore mette la più pulita e fascia rapidamente la gamba. Adesso risveglia la ragazza dal suo svenimento. Si è andati a prendere il suo letto, un telaio, su di esso un sacco di paglia, due coperte, e ogni povero uomo è felice, se sa chiamare una cosa del genere ‘letto’.

36. La ragazza si riprende lentamente. Le grida di dolore che il medico si aspetta – lo ha già fatto altre volte per salvare qualcuno – non ci sono. La paziente giace completamente calma. Strauber la guarda preoccupato. Lui e Beate sono andati nella camera che appartiene alla ragazza.

La fanciulla (Beate) si siede accanto a lei, le accarezza ancora una volta la fronte sussurrando: “L’angelo di Dio ha aiutato”, e se ne va.

37. La signora oste che sta alla porta, segue con lo sguardo la fanciulla, e più tardi dice a suo marito: “C’è qualcosa che non va con la fanciulla, i suoi occhi hanno un effetto celestiale, così…”.

– L’uomo mugugna: “Non farti sentire, donna, tu sai come si lavora affannosamente per rovinare. Saremmo tutti spacciati! Gli altri parlerebbero solo di un diavolo, di una strega, e noi avremmo accolto degli eretici”. ‘Non lo sono! Almeno non fino ad ora’, continua lui a pensare. “Va a vedere la ragazza. Io ho accolto volentieri questa gente, ma sono contento se proseguono il loro viaggio. Non si può mai sapere se…”. Il resto rimane non detto.

38. La signora oste si allontana intimorita, pensando a come l’orribile sia da superare. Spaventata, guarda fissa la malata. Sta seduta sul suo giaciglio; la si vede certamente ancora coi suoi dolori, ma sorride. “Portatemi per favore il mio angioletto, lo voglio ringraziare, mi ha aiutato tanto. Solo la parte bruciata fa ancora male, ma molto meno della mia ferita di prima. Ora mi alzo”.

39. “Tu rimani a letto, non c’è molto da fare. Ma se pensi che la fanciulla sia un angelo, allora tienilo per te. Non si può dire una cosa del genere, altrimenti saremo visti come eretici, e allora…”

– “Ah, solo se non succede nulla alla fanciulla! L’ho vista nel sogno…”, ma era comunque la realtà ciò che la ragazza aveva vissuto nello svenimento, “…come la piccola mi ha messo qualcosa nella ferita, allora mi sono sentita come se avessi una nuova gamba”.

La signora oste la pensa proprio così; soltanto, a causa della sicurezza di tutti, non per ultima anche per la fanciulla, dice risoluta:

40. “Gli angeli sono in Cielo. Se qualcuno ti domanda: ‘Abbiamo messo un unguento, così la ferita è guarita’. E se qualcuno dovesse chiedere di questa gente, allora dobbiamo mentire dicendo: ‘Hanno dormito una notte nel fienile a nostra insaputa, e sono andati via presto’. Anche il servitore lo sa. Vedi, abbiamo vissuto qualcosa di bello, lo teniamo per noi, non riguarda nessuno. Oppure vuoi capitare nella ruota di ferro?”. – Così si chiamano gli interrogatori e le punizioni inquisitorie.

41. Terrorizzata, la ragazza alza le mani: “Per il nostro Salvatore, no! Sarebbe peggio di quanto sia stata la mia gamba finora!”

– “Perciò sta zitta; abbiamo solo visto che nel fieno hanno dormito degli uomini. Forse non ce lo chiederanno nemmeno…”

– “…il che sarebbe meglio”, aggiunge la ragazza.

– E in effetti va così. Nessuno ha trovato le tracce dei fuggitivi. Il mercante e gli osti rimarranno indisturbati. Questa è una conduzione miracolosa di Dio, come la si rivela in ogni tempo.

*

42. Giungono al villaggio successivo. Meurer dice al servitore: “È meglio che tu non ti faccia vedere con noi. Tu…”. – Ah, di nuovo qualcosa che Dio, il Signore, voglia perdonare, deve essere proprio per la protezione del servitore. – “…non hai visto nessuno. Da qui in poi è anche vero. Noi prendiamo un sentiero per i campi, e così arriviamo dall’altra parte”.

– “Avete ragione, signore”, dice l’uomo, “vi ringrazio per avermi aiutato. Si sente così tanto di ciò che succede in questo paese. Vi auguro che rimaniate indisturbati”.

43. Beate vorrebbe dire qualcosa, ma il padre la precede, gli altri seguono.

Sinkmann stringe la mano del servitore: “La benedizione sia con te e con la tua gente. Saluta tutti, vi penseremo sempre”.

– Se ne va in fretta, quante volte hanno già dovuto dirsi addio. “È buona gente”, mormora il servitore, “spero che trovino una casa”.

44. Presso un prato alberato di fronte a un villaggio si rimane indietro. C’è ancora pane e frutta, e nelle vicinanze un ruscello dal quale si beve. Ci sarà un ricovero per la prossima notte?

Hieselbar consiglia: “È meglio che qui ci compriamo ancora del pane. Chi vuole andare?”.

– Adesso Beate non si trattiene; ha notato che alla separazione dal servitore era meglio tacere. Ora invece…: “Vado io con Maria Stiebitz; una donna e una bambina non colpiscono particolarmente, come quando si presentano degli uomini.

45. “Non sei solo buona, ma anche intelligente”, la elogia il medico. “Ti insegnerò un po’ di cose, allora mi potrai aiutare con i malati. Siete d’accordo?”, chiede ai genitori.

– Il padre fa cenno di sì col capo, anche la signora Helene. “Imparare qualcosa non potrà mai far male. Con voi, medico, nostra figlia è custodita nel migliore dei modi”.

Beate prende un sacchetto, porge la mano a Maria Stiebitz e dice: “Venite, zia, per il denaro avremo sicuramente abbastanza pane”.

– Non si può chiamare ancora una volta un vero miracolo di Dio?

46. Si bussa a una casa perché lì si sente l’odore di pane fresco. Esce una donna anziana, squadra da capo a piedi la donna e la bambina. Una madre con la figlia? Chiede cosa desiderano.

– “Vogliamo del pane perché dobbiamo proseguire, la strada per tornare a casa è ancora lunga”, Maria adduce una scusa. Bene, cercano una propria casa.

– Beate se ne stupisce. Oh sì, lei l’aveva notato spesso che non si deve dire a tutti la verità se non si vuol cadere in rovina. Ma il caro Dio non può aiutare diversamente?

47. “Ve lo do volentieri, ma non lo posso regalare, ci sono otto bambini qui”.

– “Abbiamo il denaro”. Maria gli porge cinque monete.

– “Non così tanto. Se prendete una provvista per più tempo, potreste avere cinque pagnotte”.

– “Sarebbe magnifico”, ringrazia Maria.

Beate porge la mano alla donna. “Dio vi benedica, perché siete così gentile”.

– “Sei una brava ragazzina. Oh, si deve sempre ricordare che Dio ci proteggerà”.

– Maria Stiebitz intuisce che in questa casa c’è qualche preoccupazione. Proprio così, e l’anziana donna segue con lo sguardo le due.

48. Il medico in una casa ha chiesto l’ulteriore via da seguire. Fino al prossimo luogo, si spera sia l’ultimo che sta davanti alla loro meta, è abbastanza lontano. Già solo a causa dei bambini è meglio partire solo il mattino successivo. Il giorno è stato mite, così anche la sera rimarrà tale, gli alberi e i cespugli un po’ fitti proteggeranno dalla frescura della notte.

49. L’ultimo oste con la ragazza malata aveva dato due coperte per cavalli. In verità non sono particolarmente buone, ma sono spesse. Su un posto pieno di muschio esse si stendono e vi si coricano i bambini. Coperti possono dormire bene. Ogni piccolo dono aiuta, lo si riceve dalla mano del Signore-Dio. Il fatto che la via di fuga stia sotto la Sua protezione, lo hanno visto tutti, persino il dottore.

50. Dove il ruscello un po’ distante riempie un laghetto, al mattino ci si lava. Beate, Peter e Hansel, girovagando un po’, trovano delle bacche rosse. Sono lamponi, e vengono raccolti alla svelta. Gustati con il pane… Oh, quanto sono buoni.

51. Allora il parroco Sinkmann ha pregato in anticipo per ringraziare: “Signore e Padre nostro, Tu ci porti veramente per mano, ci nutri come i corvi nutrirono il Tuo servitore Elia. Come riempisti la brocca alla povera vedova, così hai nutrito noi finora (1° Re 17,5-6 e 14). Non lasciarci nemmeno in futuro dalla Tua mano, dacci ora qui una patria come amabile pregustazione, fin quando potremo venire nella Patria celeste, uno come l’altro. Lode, onore, amore, ringraziamento e adorazione, mettiamo tutto nella Tua mano di Grazia”.

52. Ora la ricca benedizione delle bacche! La signora Helene dice: “Non è del tutto giusto che noi prendiamo le bacche; esse appartengono a questo luogo. Quando verranno i bambini e non troveranno nulla, cosa succederà?”

– “Hm”. Suo marito si gratta l’orecchio. “Non possiamo gettarle di nuovo sul terreno, dimostrerebbe che eravamo in tanti, non solo una donna con la bambina che hanno comprato il pane”.

53. “Ah, padre, ci sono molti cespugli pieni, non ne ho mai visti così tanti in una volta sola. Ora ne abbiamo abbastanza, ne stanno ancora maturando”.

– “Bene, per di più ci dobbiamo preparare. È meglio che ci mettiamo in cammino, prima che tutto il villaggio si svegli. Ieri sera ho trovato uno stretto sentiero coperto di vegetazione verso il lato del villaggio, ed è la direzione che l’amico Strauber ha sentito. Quindi in marcia!”. – I pochi averi sono già impacchettati.

54. Il chiaro mattino annuncia una buona giornata, si cammina facilmente. Ci si aiuta sempre l’un l’altro, e così si procede rapidamente. Al mattino viene fatta una sosta in un prato lungo un fiume, il pane già comincia a scarseggiare. Ognuno è soddisfatto, nessun bambino piange, e più tardi presso il ciglio della strada si trova un palo, qualcosa che all’epoca non esisteva. Una specie di segnavia. Che questo sia per la gente di Lutero, non si sa. Ma è di nuovo la fanciulla ad indicare il cammino: “Dobbiamo dirigerci là”.

55. “Come fai a saperlo?”, chiede ansiosa la madre. Lei è preoccupata, anche se si tengono fedelmente uniti. Non si può mai sapere. Suo marito ha da tempo consigliato di tacere sui ‘sogni dell’angelo’.

– È Sinkmann a salvare la situazione: “A volte…”, dice come se fosse su un pulpito, “…i bambini ci mostrano la via. Il Salvatore ha detto che avrebbero con loro un angelo, gli angeli vedono ‘il Volto del Padre loro nel Cielo’. Ebbene, anche noi adulti abbiamo uno spirito guida che è presso ogni uomo, se seguiamo volentieri la buona voce.

56. In qualche modo il palo deve significare qualcosa, non è stato posto lì per nulla. Non possiamo nemmeno essere molto lontani da quella piccola cittadina. È forse solo una borgata che dovrebbe appartenere a Eisenach? Là è la nostra destinazione”.

– Si è d’accordo e si segue la direzione come se fosse stato DIO che, con la Sua mano, ha mostrato di andare in avanti.

57. La sera scende la rugiada, di rado sperimentata così. In Oriente già brilla una stella. Un sentiero piuttosto pianeggiante conduce in un luogo che, come pensato e desiderato, sarebbe la nuova patria. Ci sono in proporzione delle belle case di contadini, e di certi mestieranti, quindi una specie di cittadina di campagna dove si troverà pane e lavoro, la cosa più importante di cui si ha bisogno. – Bertold Meurer va avanti, con lui Sinkmann e il dottore, tutti e tre animati a prevenire qualsiasi pericolo che possa minacciare le famiglie.

58. È ancora abbastanza chiaro, allorquando un uomo, magnifico da vedere, sbarra loro la via: “Fermi! Chi siete? Cosa volete da noi, dove la notte porta troppo facilmente alla rapina e al vagabondaggio? Che lo sappiate subito…”, l’uomo si innalza particolarmente, “…sono il capo della città, e sono qui per tutto! Chi da noi cerca di rubare, viene messo in prigione!”

59. Indica un piccolo fischietto. “I miei servitori vi mostreranno la via: O di nuovo fuori di qui, oppure nelle stanze del carceriere! Lì potrete poi confessare ciò che vi ha spinto qui!”. Egli nota la povertà al primo sguardo. “Siete mendicanti. Mi piace e…” non va oltre.

60. Accanto a Bertold sta Beate, alza lo sguardo verso l’uomo e mette la sua mano in quella del padre. “Ah, ci sono anche bambini? Cosa dovrei fare con loro? Li avete educati al furto?”

– “Nulla di tutto questo”, interrompe Meurer la parola del cittadino. “Vi prego, lasciateci prima dire da dove veniamo, perché siamo venuti qui e che siamo persone oneste che hanno perduto patria, casa e focolare”.

61. In quel tempo molti erano fuggiti dalla regione dell’indigenza, perseguitati dal martirio e dalla morte. Lutero aveva ordinato di accoglierli. Ah, certamente, il piccolo uomo forte della città deve metterli alla prova. Egli non resiste allo sguardo della fanciulla, e comunque gli piacciano i bambini. Strano. “Venite!”. Conduce i poveretti in una casa, una specie di edificio comunale.

62. “Parla!”, ordina brusco il cittadino. “Ma non mi mentire!”

– “Guardatemi negli occhi, allora vi accorgerete se mento”.

– “Siete voi a caccia di eretici ed avete portato con voi solo donne e bambini affinché non lo si debba notare? Qui…”, il cittadino è una specie di consigliere di nome Schöber, “…siamo tutti luterani, allora voi altri in questo luogo non avete nulla da cercare. Questo qui…” indica Sinkmann, “…è un cattolico, per giunta un prete. Cosa c’è di più ovvio che voi, tutti insieme…” Meurer lo interrompe di nuovo con calma:

63. “Ebbene sì, lo siamo, più correttamente: eravamo cattolici. Voi, signore, saprete che da noi nel sud hanno fatto letteralmente irruzione gli spagnoli che torturano e perseguitano gli uomini, non risparmiano nemmeno i propri predicatori. Volete la dimostrazione?”

– “Allora sarei curioso come sarebbe da dimostrare. Io non mi lascio coinvolgere!”

Meurer chiede a Sinkmann di togliersi la parte superiore della tonaca. “Non ve lo chiedo volentieri; il cittadino deve vedere cosa hanno fatto persino con voi”.

64. Quando il consigliere Schöber vede le ferite che sono ancora lungi dal guarite e sente in quale modo si sono formate, e quando Beate dice semplicemente: “Questo è vero! Mio padre, il signor curato e il nostro dottore, nessuno di noi mente!”, la sua chiara voce al cittadino penetra fino nel cuore. ‘I bambini e i matti dicono la verità’, così dice la parola, quindi è possibile.

65. È già notte fonda. Le donne giacciono con i bambini sulle panche, soavemente assopite in un sonno leggero. Beate non ha sonno; non c’è da stupirsi, è seduta tra suo padre e il cittadino che, di tanto in tanto, senza volere, accarezza i riccioli della fanciulla. “Se Lutero sente ciò che avete riferito… ah, allora partirà di nuovo una scrittura che ai malvagi, che si fanno chiamare ‘rappresentanti di Dio’, farà saltare il naso!”

66. “Voi conoscete Lutero?”, chiede il signor parroco.

– “Sì, una volta l’ho incontrato, prima che andasse a Worms. Mi presentai come consigliere. Allora si mise a ridere fino a farsi venire le lacrime. ‘Come? Vi chiamate consigliere? C’è solo Uno che si deve chiamare CONSIGLIERE. Questi è DIO, Egli è il Signore, Egli sa sempre dare un consiglio!’ – Da allora non mi faccio più chiamare così; preferisco che mi si chiami semplicemente: Schöber”.

67. “Allora Lutero ha detto qualcosa di magnifico…”, dice Sinkmann, “…sarebbe qualcosa per questi spagnoli e i loro asserviti. Esercitano ogni tipo di giudizio secondo la loro misura”.

– “L’ho sentito anch’io”. Schöber si dà uno scossone. “Voi uomini lasciateci essere amici, se volete appartenere a Lutero. Anzi, mi devo correggere di nuovo. ‘Voi non siete luterani, bensì figli di Dio. Già solo per il fatto che mi appoggio unicamente sull’Evangelo, allora chiamatevi evangelici. E questo basta!’

68. In Worms lui era molto grande. In verità dietro di lui stavano molti principi, nessuno avrebbe osato seriamente mettergli le mani addosso. Sarebbe scoppiata una guerra che Roma non può permettersi. Digrignando i denti si è dovuto ammettere che Lutero non poteva essere vinto, poiché, quando gli si ordinò – sotto minaccia – di  abiurare, allora alzò la testa e disse: ‘Io non abiuro! Eccomi! Sono qui, non posso fare diversamente; Dio mi aiuti, Amen!’ Sarebbe presto scoppiato un tumulto; solo che i portatori di tonache se ne andarono, infuriati e impotenti, perché metà della Germania e molti stranieri stavano dietro a quest’uomo di Dio”.

69. “Vergognoso!”. Gli occhi di tutti splendono. “Dov’è lui adesso? Lo si potrebbe incontrare una volta?”

– “È prigioniero”, dice il cittadino sorridendo sotto i baffi.

– “Prigioniero? Io penso che ne uscirà libero!”. Il dottore vorrebbe ancora una volta dubitare dell’Onnipotenza di Dio.

– “Sì, prigioniero! Dove? I suoi principi lo hanno preso in custodia subito dietro Worms sulla via del ritorno, e lo hanno portato nel nostro castello di Eisenach[6].

70. Lutero doveva essere riportato a Roma, se non vivo, allora morto. Ora nel castello compila i suoi scritti. Non chiunque può andare da lui, e se già ci va qualcuno, costui viene controllato fino alla nuda pelle, il che si comprende bene. Non passerà molto tempo prima che parli pubblicamente. Come detto: il papa non può ricorrere alle armi, questo porterebbe alla guerra che adesso a Roma non fa comodo. Per loro stessi la posta in gioco è troppo alta.

71. Sarebbe facilmente possibile che proprio per questo molti cattolici si confesserebbero per il Vangelo, e le grasse prebende verrebbero a mancare. Lutero, inoltre, non ha mai combattuto il devoto cattolico che è diventato cattolico solo per educazione. No, ma contro il regime, contro le distorsioni della vera Parola di Dio che si sa, quanto volentieri parla molto più del diavolo che della bontà di Dio. È questo che ha messo alla gogna Lutero”.

72. “Lasciateci andare a dormire”, prega Meurer. “Domani, se volete, amico Schöber – vi posso chiamare così? – possiamo discutere il resto. Abbiamo anche delle richieste”.

– “È giusto! Ebbene, piccola ragazzina…”, dice il cittadino, “…ti si chiudono gli occhietti? Mi dispiace che vi devo lasciare qui in questo spazio. Domani vi cercherò un posto dove intanto potrete vivere in modo decente”. Con grande, autentico ringraziamento, viene accettata la promessa.

 

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Cap. 12

La prima parola dell’angelo tramite Beate

e l’uguale parola ricevuta da Sinkmann

1. Sono passate alcune settimane. Schöber si prende cura della ‘sua gente’, come chiama generalmente i profughi, il che ha per conseguenza che, certamente solo in modo umile, tuttavia hanno una propria casa, ogni famiglia per sé e vicina l’una all’altra. Il parroco Sinkmann abita con Meurer, Schöber stesso ha accolto il medico. È già noto in lungo e in largo che il dottore aiuta per quanto è possibile. Il consigliere procura anche le medicine, come si possono chiamare i mezzi modesti, in modo che qui, per il dottore, è molto meglio che nella propria casa perduta.

2. Spesso porta con sé Beate. Lei qui frequenta una scuola, anche se ‘scuola’ per i figli del popolo è una parola troppo grossa in questo tempo. Nondimeno vengono fatte parecchie cose, affinché tutti imparino a leggere e anche a scrivere. Solo che ci sono genitori per i quali i figli sono un aiuto nel lavoro dei campi. Non si tiene molto ad andare a scuola, e non esiste ancora un obbligo. Quando se ne parla si fa un gesto dispregiativo con la mano: ‘È solo per gli istruiti, il lavoro è la cosa più importante’.

3. Beate impara avidamente; le sono rimaste le sue ispirazioni, anche il parroco le ha ancora. Le pene passano attraverso il paese; gli inquisitori vorrebbero volentieri incamerare i territori di Lutero. Chi non ha paura di loro? In particolare si teme per il gruppo, per il fatto che gli inquisitori non hanno dimenticato il perché sono ‘scappati’, e i loro nomi sono impressi nelle loro menti; allora può facilmente accadere che l’uno o l’altro possa scomparire.

4. Dappertutto ci sono servitori brutali che, con vera gioia infernale, si precipitano sulle vittime, sia uomo, donna o bambino. Di sera la gente non osa quasi più uscire, nemmeno di giorno vanno da soli. Qui un angolo, là un portone buio – già uno è portato via. Chi domanda poi se il catturato è colpevole oppure no? Se proviene dal paese di Lutero, è un eretico. Perciò esiste il diritto – ingiusto! – di procedere in modo inquisitorio.

5. I principi che appartengono al Vangelo vanno in lungo e in largo con le loro guardie armate. Hanno già liberato parecchi prigionieri; all’opposto, brutali sgherri stanno nelle prigioni sotterranee del castello. Il gruppo rimane unito. Beate aveva sussurrato a suo padre: “È stato di nuovo qui”.

– Meurer ha capito subito a chi si riferiva. Che anche Sinkmann abbia ‘visto’ di nuovo qualcosa, non si sa ancora. Il miracolo di Dio si deve rivelare in modo che la Sua Parola di grazia sia l’‘unica’ che Lui sa dire in ogni tempo e in ogni luogo.

6. Presso Schöber sono presenti alcuni dei suoi amici credenti, sui quali si può fare affidamento, i quali hanno stretto amicizia con Meurer e gli altri. Sinkmann è rispettato. Il suo inaudito coraggio di salvare le persone, nonostante le torture, non facendo nessun nome, impressiona fortemente. Oggi lascia una grande testimonianza. Diventa un privilegio per tutti. Si percepisce dove opera lo Spirito dell’Altissimo, come Dio-Padre si rivela magnificamente.

7. Si è parlato di ogni genere di cose, di conoscere finalmente di più dell’Evangelo, della vita del Salvatore, della bontà di Dio, e non c’è bisogno di ascoltare con terrore una predica, che non era affatto una predica.

8. “Noi…”, dice un uomo, indicando tutt’intorno, “…a parte i nostri figli, siamo cresciuti nella fede della vecchia Chiesa. Quando sentii qualcosa di Lutero, pensai: questi non è diverso dagli altri, era un monaco. Ma poi venne l’illuminazione; come quando sul paese si precipita una tempesta, e dopo molte settimane, dove tutto era fittamente ottenebrato e nessuna luce risplendeva, all’improvviso il Sole è uscito dalle nuvole fosche. Così mi son sentito quando ho percepito la conoscenza”.

9. Dice il padrone di casa: “Ci sono già stati alcuni predicatori che non hanno parlato solo di diavoli e di un inferno. Questo, comunque, non era giusto”.

– “Il nostro curato, ogni volta che l’ho sentito predicare, non ha mai parlato di potenze oscure, ma per lo più dell’Amore di Dio, ragion per cui lo spagnolo lo ha perseguitato”. Questo è ciò che dice Meurer, e i suoi lo confermano. Mentre stanno ancora discutendo su questo, la fanciulla Beate sta all’improvviso nella cerchia degli adulti.

10. Beate è circondata dalla luce delle candele, i suoi capelli chiari operano come un bagliore, come se… Suo padre si alza frettolosamente per portarla via. Strano, proprio Schöber si mostra contrario. Anche Sinkmann, che voleva raccontare il suo sogno, sospetta subito che sta per arrivare qualcosa di meraviglioso, il sogno celeste, suo e di Beate. – Egli sibila: “Il Ragazzo Gesù stava in mezzo agli anziani, e nessuno poté impedire il Suo discorso”.

11. – Beate non lo sente; come in estasi, guarda diritto davanti a sé. E la sua voce…: “Una grande sciagura si è abbattuta su questa umanità, una conseguenza di quel tempo, quando dalla caduta fu generata la colpa. Rimarrà così a lungo! Le ombre si leveranno per mandare in rovina gli uomini, per rinnegare DIO! Chi Lo chiama il Punitore, chi il Vendicatore, Lo si può chiamare come si vuole – così Lo rinnega, e nega come Lui, il Padre, è veramente!

12. Non scoraggiatevi davanti a ciò che spesso sta in agguato davanti alla porta. Il Salvatore disse: «Nel mondo avete paura; ma siate consolati, Io ho vinto il mondo!» (Giov. 16,33) Per chi? Per voi, per le creature-figli che giacciono prostrati nella preoccupazione, nel dolore e nell’angoscia; ma anche per coloro che si sono impigliati da se stessi nell’apostasia della loro empietà! Oh, considerate che nessuno può uccidere la fede a chi la conserva saldamente nel cuore e nell’animo!

13. Avete un combattente[7] in mezzo a voi, inviato dalla santa onnipresenza di Dio, sotto la Cui protezione vi sentite custoditi: ed è soltanto custodia di DIO, sebbene Egli la conceda per una missione. Ciò che lui potrà portare, non svanirà mai, anche se rumoreggeranno ancora gravi lotte attraverso il paese (1618 – 1648 la guerra dei trent’anni). I nipoti e coloro che verranno dopo di loro, tremeranno e si perderanno d’animo, un numero imprecisato di persone porteranno in sacrificio la propria vita.

14. Non si conosceranno i loro nomi, manterranno il voto fatto al Signore, staranno saldi nel dolore più pesante, al cospetto della morte. Ma come la fonderia genera oro puro, così la vera fede risorgerà attraverso il fuoco della tribolazione di lunghi anni! Il vostro servizio sarà quello di spargere la semenza, di consolidarla di figlio in figlio. Se lo farete, anche voi avrete offerto il sacrificio. Voi state nel mezzo dell’angoscia, nelle tribolazioni di ogni genere; ma voi, che il mondo non conosce, che non vuol conoscere, siete conosciuti da DIO!

15. Non pensate che la voce voglia confondere. Esaminate, ed ognuno saprà dove c’è la luce e dove c’è l’ombra. Sono parole buone che vi vengono date, anche se c’è un accenno all’afflizione che cadrà sugli uomini. Questa non viene da Dio, e non può venire da un diavolo, nel quale – ahimè – si crede così volentieri, per addossare su di lui tutti i peccati. Ciò significherebbe che il Creatore non potrebbe legare coloro che sono lontani dalla luce dell’Amore di Dio, ancora lontani da un cambiamento sconosciuto e desiderato.

16. Quello che vi è stato dato adesso, viene dal Dio della bontà e della misericordia, per fortificarvi e, attraverso di voi, molti altri che vacillano e sono deboli nella fede. Consolateli! Siate un sostegno per loro! Aiutateli con buone parole e con i fatti, ovunque siano necessari. Non può Dio inviare un angelo per dare la Sua rivelazione? Non può suscitare un figlio attraverso il quale vi possa guidare il Suo Spirito di Grazia? Non può aiutare come ha aiutato e aiuterà nell’eterna Misericordia? Sì, non può, Egli, …farlo?

17. Non dimenticate i doni di Dio. Per vostra protezione: teneteli per voi, un giorno tutto sarà rivelato. Tuttavia, amando potrete essere testimoni. Dio è onnipresente! EGLI, l’Onnipotente, il Signore e Salvatore, vi benedice e vi dona la Sua Pace”.

18. Silenzio. – Chi vede come la fanciulla viene guidata dolcemente dal parroco alla sua sedia, come siede sulla stessa, come se non si fosse mai alzata? – Sinkmann rimane accanto a lei, aspettando che qualcosa si muova. Poi anche lui ha qualcosa da annunciare, di cui si deve credere: “Questo è vero, e la parola della fanciulla è vera”.

19. Un cittadino, che già una volta ha parlato con Lutero, si rivolge al consigliere Schöber e ora confessa apertamente: “Ho indugiato a lungo prima di riconoscere la verità. Perché talvolta mi venivano dei dubbi quando non trovavo pace nella nostra Chiesa, quando non sentivo nulla della bontà di Dio, anzi, pensavo che dovesse essere così, affinché l’uomo giungesse all’umiltà. Ma il mio cuore era pesante, una volta mia moglie pianse amaramente perché si era parlato troppo della morte e dell’inferno.

20. Per contro, abbiamo un sacerdote in campagna dal quale le persone vanno volentieri, solo che non gli è permesso dire molto, non gli è permesso congiungere in matrimonio, né battezzare, né seppellire qualcuno. Lui va di casa in casa, rialza gli oppressi, aiuta i malati per quanto bene possa fare, e nessuno è stato ancora lasciato da lui senza conforto.

21. Dappertutto c’è anche del buono; infine la Parola di Dio non deve essere certamente confusa col fare degli uomini. Quando mi resi conto di come la Parola di Dio sia predicata in modo distorto, di come, invece della Sua bontà e della Sua misericordia, piovono giù solo castighi, inferno, morte e rovina sugli uomini, allora ho preferito evitare le chiese. Tuttavia sono andato anche dal padre sacerdote dopo aver conosciuto la parola di Lutero – hm – più giusto dire, attraverso la Parola dell’insegnamento di Dio, e gli chiesi se anche lui sapesse qualcosa della gente di Eisenach.

22. Allora il padre sacerdote sorrise tranquillo, mi guardò soltanto, e allora seppi la risposta. Egli è uno dei silenziosi, degli sconosciuti che fanno molto del bene. Poi disse: ‘Vedete, amico mio, io rimango nella Chiesa nella quale sono cresciuto, così posso confortare alcuni poveri quando imparano a conoscere paura e sgomento, quando si pressa il popolo nel torchio con le parole: «Dovete ubbidire e credere a ciò che annunciamo noi!!», e spesso è difficile diffondere questa fede’. – Non è forse una parola umana?

23. Disse ancora: ‘Se venissi come sacerdote, mi si ascolterebbe. Se venissi come eretico nel territorio ancora romano, così si chiama la gente di Lutero, allora qualcuno mi spingerebbe nelle loro reti, dalle quali non si sfuggirà mai. Se va bene, si diventa storpi, altrimenti si aspetta il martirio’, così disse. Ed io gli diedi ragione”. Il cittadino guarda il parroco Sinkmann a cui tocca ora la testimonianza. E adesso non c’è nessuno che non ‘lo’ riconosca, che non abbia accettato in questa testimonianza anche il discorso della fanciulla.

24. “Cari amici, noi che abbiamo dovuto fuggire siamo da un bel po’ tra voi. Avete imparato a conoscerci, e noi voi; abbiamo trovato l’amicizia reciproca, quell’amicizia che rimane salda nella sofferenza e nel dolore. Siamo anche certi che tra noi dimora la verità, anche se a volte succedono cose dove si vorrebbero manifestare dei dubbi. Com’è stato il caso con il discorso di questa fanciulla”. Sinkmann mette una mano sulla spalla di Beate.

25. “Ci sembra improbabile che Dio operi veramente attraverso i bambini. Io domando: è stata inventata una singola parola che sta contro la verità di Dio? Vorrei perfino chiedere: questa rivelazione, non potrebbe valere per entrambe le fedi, che si chiamano, ‘cattolica’, e ora ‘evangelica’?

26. Ha il Signore-Dio due generi di rivelazioni dalla Luce? Se qualcosa non si accorda con l’autentica verità che viene dal Creatore, allora non proviene da Lui, anche se l’annunciasse un cardinale. Si noti bene: con ‘cardinale’ è da intendere solo qualcuno che, pur essendo riconosciuto da tutto il mondo e portasse chissà quante cariche onorifiche, se non porta ciò che è compatibile con la salvezza della grazia di Dio, rimarrebbe comunque lontano dal Vangelo. Ma ora questo:

27. Io so da molto tempo che Beate…”, di nuovo mette una mano sul suo capo, “…di notte ha sentito molte cose da un angelo; persino la via è stata indicata da lui. E precisamente, come detto prima, la fuga si è adempiuta. Ma un’altra cosa ancora: anch’io ho appreso più volte nel sogno una ‘Parola’ da un altro messaggero dalla Luce, non da quello che era già spesso da Beate. Questi due erano le due Luci, davanti e dietro di noi quando percorrevamo la via attraverso la palude in una notte da brivido, dove nessuna selvaggina calca la via. Gli animali fiutano il pericolo. Un unico passo falso, e si è perduti senza speranza di salvezza.

28. Ebbene, nell’ultima notte ho ricevuto l’indicazione dalla Luce che oggi sarebbe venuta da noi la Parola di Dio. Quello che la ‘fanciulla’ ha dovuto esprimere è già stato annunciato in anticipo a lei, come a me. Diventerà pura benedizione, parola per parola, per chi crede, proprio perché a portarla è una fanciulla pura.

29. Io ho sentito intere frasi del suo discorso. Al mattino ho annotato tutto”. Tira fuori dalla tasca un foglio. “Ve lo leggo. Nessun uomo potrà mai ricordarsi tutte le parole, ma è da riconoscere quanto meravigliosamente una cosa risuoni insieme all’altra, come… come una melodia celeste”.

30. Sinkmann legge. Sui loro volti si mostra un crescente stupore. È vero! Sarebbe stato impossibile, dal punto di vista delle capacità, se il signor parroco avesse voluto ingannare, di imprimere questo discorso alla fanciulla che doveva ripetere ciò che aveva ‘imparato’. Uno esprime il pensiero, ma si nota subito che vale solo come domanda a causa degli altri.

31. “Sono giustificate le domande dubbiose, “se il loro principio è autentica indagine”. interviene Schöber. “In questi tempi confusi non è assolutamente facile sapere cos’è ‘la verità’, cos’è ‘l’inganno?’. Io stesso ammetto apertamente: ciò che Beate ha potuto dire, per me è stato un pezzo del Vangelo ricco di Grazie del nostro Dio.

32. Lo prendo a cuore, e per me è una ‘luce angelica’, come voi scacciati avete davvero potuto vederla. Una visione interiore, io penso che non ha meno valore di una esteriore. Ma una cosa vorrei menzionare, affinché tutti voi scriviate in ferree lettere nei vostri cuori: ‘Non dite una parola su ciò che abbiamo vissuto!’. Forse come singolo, se mai si presentasse la possibilità, si potrebbe chiedere a Lutero cosa ne pensa lui”.

 

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Cap. 13

La piccola Beate all’opera – La becchina

Ricondurre una pettegola – Difficili domande, e le risposte dal Padre

1. Il dottor Strauber si appoggia alla grezza parete della stanza nella quale la miseria sogghigna da ogni angolo.

– “Cosa avete dunque?”, chiede Beate. “Avete perduto Dio?”

– “Mi sembra pressappoco così”. – L’anziana e così buona donna che soccorre con il suo poco, giace sola, i vicini non si occupano di lei. La cancrena si è annidata nel suo corpo; sopporta i dolori con più coraggio di quanto molti uomini un piccolo male. E non c’è nessun mezzo (a quel tempo). “Non vedi cos’è successo, cosa sembra venire su di noi?”

2. Solo adesso la fanciulla vede il volto pallido della donna. Ieri, questo era ancora così stravolto dal dolore e, nel frattempo, le labbra pregavano sommesse. Adesso ha un aria serena, come si trova solo presso i buoni che passano a miglior vita.

3. “O dottore, questa è la liberazione, l’ho visto stanotte! Non devo più dire angelo”, gli sussurra nell’orecchio, “ma ‘lui’ c’era ed ha detto qualcosa che non ho capito bene: ‘Domani aiuterai un’anima pura ad entrare nel regno dei Cieli. Dovunque tu imporrai le mani, sui malati e sui morenti, là si adempirà la santa buona Volontà del nostro Padre-Creatore.

4. Persevera nell’umiltà. Non sei tu a poter fare qualcosa, tu sei solo un piccolo strumento nelle grandi mani del Padre nostro, del Salvatore da sempre. Riferisci all’amico dottore di non spaventarsi. Dove la fiducia poggia sul saldo fondamento della fede, proprio là avviene sempre la Volontà di Dio.

5. Talvolta può essere visto diversamente, potete temere e preoccuparvi, perché gli scellerati cercano di estirpare i messaggeri della luce. Per tutti sta sul Fondamento di DIO: – le tenebre possono esercitare il loro potere solo in un tempo come se fossero le uniche ad avere il potere su questa Terra. Oh, no! Le tenebre non possiedono il potere! Esiste una sola sublime maestosa Potenza del Creatore nel Fuoco della Sua magnificenza, e questa lo permette, guidando in modo che l’inferno agisca per perdere con ciò le sue povere forze.

6. Dà ai tuoi cari la Parola proveniente dalla grazia di Dio, io posso guidarti, ed è la mia gioia celeste il fatto che mi segui volonterosa. Tu stessa non lo senti, è per te come un impulso a fare e a parlare come se venisse da te. Nonostante ciò, tu lo sai: è sempre la grazia del caro Padre! Egli benedice te e i tuoi cari”.

7. Beate si ferma all’improvviso: “Com’è possibile che io possa ripetere ciò che ‘lui’ mi ha detto?”

– “Non lo so, a meno che stiamo sotto un arco di Grazia come mai è stato inventato. Oppure…? L’amico Sinkmann ha predicato una volta di un ‘arco’ che il Signore dopo quel grande diluvio alzò nel cielo (Gen. 9,13). Come simbolo si mostra un arcobaleno. Così… forse…”, continua Strauber a riflettere, “Dio, il Signore, si rivela sempre, di tanto in tanto, tuttavia certamente in ogni tempo. Egli è onnipresente, solo che noi uomini non ce ne accorgiamo”.

8. Allora ai due sembra come se una luce attraversasse la povera stanza. Loro stanno al giaciglio, il grande uomo (il dottore) e la fanciulla, guardano alla donna avvolta nella pace. “Finalmente ha finito di soffrire; è un miracolo di Dio”, viene detto nella piena fede. “Secondo la stima umana avrebbe dovuto soffrire ancora a lungo. Io so, come un tale verme”, intende la cancrena, “divora le viscere (una specie di cancro), finché il cuore si ferma da solo.

9. Ora è libera e…”

– “…felice torna nella Casa del Padre suo”, completa Beate la frase.

– “Grazie a te, figlia mia! Non posso crederci; è il primo caso che affronto in questo modo. Presso alcuni malati hai posato la mano sulla fronte calda, sulle articolazioni doloranti, tanto che le persone mi dicevano: ‘Voi mi avete aiutato’. Esse pensavano all’unguento oppure al thè ed era bene per noi due, perché credevano nell’aiuto esteriore.

10. Tu stessa hai sperimentato come molti uomini sono superstiziosi. Purtroppo! Non è colpa loro. Si è spinto il popolo intenzionalmente nelle tenebre. Pochi sono stati in grado di liberarsene. Uno di questi è il tuo caro padre. Ebbene, lui proviene da una casa superiore, in cui regnavano istruzione, fede, e opere di vero amore. Nondimeno, …lui stesso se n’è tirato fuori, poiché dopo la perdita della casa paterna anche lui è stato un povero tra i poveri.

11. Non dobbiamo far notare nulla, Beate, e da te posso pretendere la parola: mantieni il silenzio sul tuo dono! Dov’è necessario, lascia parlare me al posto tuo. Non voglio certamente perdere la mia piccola aiutante!”. ‘Al moloch di questo mondo’, aggiunge nel pensiero.

– “Dottore…”, gli occhi luminosi della fanciulla ora splendono quasi come lieti, “…non posso fare proprio nulla? Se il Signore ci benedice, se ci suggerisce cosa fare e cosa non fare, allora sono le SUE mani che ci guidano, sono le SUE parole che ci giungono, e noi possiamo trasmetterle. Tutto proviene unicamente dalla Sua luce”.

12. “O cara fanciulla!”, Strauber la stringe forte al petto, poi chiude gli occhi spenti (della morta) e la copre con un panno. “Ti porto a casa, poi vengo a prendere la donna morta; è meglio se la defunta viene sepolta subito”. Egli nasconde il fatto che questa si sta già decomponendo. Da ciò potrebbero venire cattive esalazioni sui sani.

13. Anche lui, il bravo medico, ha una meravigliosa guida, ma non la crede per sé. Sì, l’ha notato, ma si ritiene indegno della diretta mano di Dio, gli ci è voluto molto tempo rima di diventare un vero credente, come il parroco, come Meurer e la fanciulla! Tali pensieri gli passano per la mente quando, dopo che Beate è tornata a casa sana e salva, porta la donna morta al camposanto.

*

14. Brusca lei, la donna dei morti (la becchina), respinge, quando Strauber le lega un fazzoletto sulla bocca e sul naso, prima che posino il piede nel campo. “Questo mi piace”, sibila da dietro il fazzoletto strettamente legato. “Per me i morti sono amici, dottore, ricordatevelo!”

– “Ben inteso, gobba”, così si chiama la donna dei morti, perché a una tomba si accovaccia pregando per un po’. Parla sempre da sola: ‘Ora, cara anima, ti ho preparato nel mondo il tuo ultimo letto, ti ho accompagnata alla tomba; ti auguro un felice viaggio verso il Cielo’.

15. Strauber le dice: “Ascolta, la donnina ha avuto una maligna cancrena, ed è bene che il cuore abbia ceduto. Il corpo sta già andando in putrefazione. Se tu inspiri qualcosa, la malattia ti può attaccare. Io ti consiglio di metterti sempre un panno intorno alla bocca e al naso, i nostri cari defunti non te ne vorranno”.

– “Voi credete?”, lei osserva dubbiosa il dottore, poi guarda il cadavere coperto.

16. “Fa portare la bara e metti il cadavere dentro sempre coperto. Dal momento che la poveretta non ha nessun familiare, è meglio portarla via subito. Stammi bene, gobba”. Le dà una moneta, il cosiddetto denaro delle esequie, che di solito danno i parenti.

– “Voi siete sempre gentile…”, ringrazia la donna, “…per giunta la moneta”. La fa cadere nella tasca della sua gonna scura.

17. Strauber va a trovare prima il parroco. Gli riferisce l’accaduto. Profondamente toccato ma non sorpreso, questi ascolta. Un dolce sorriso passa sul suo volto. “La nostra Beate, la nostra fanciulla”, dice. “Sì, lei è diventata veramente ‘la nostra fanciulla’. Avete aiutato bene! Non lo deve sapere nessuno all’infuori dei più fidati, quale dono è diventato per noi. Aggrottate le sopracciglia, caro uomo delle pillole (il dottore), perché ho detto ‘nostra’?

18. Attraverso Beate abbiamo ricevuto la benedizione salvifica. Il Signore-Dio non ha mostrato a tutti noi la via ed ha fatto trovare una nuova patria?”

– “Avete ragione, siete anche sacerdote! Ma anche a voi spetta un ringraziamento in più. Se ripenso alla palude, e come notte dopo notte avete affrontato il lungo cammino, …oh! Un uomo altamente rispettato e una fanciulla, entrambi ci avete portato l’aiuto.

19. Se fosse stata solo la fanciulla, chi di noi ci avrebbe creduto? ‘Miei cari, sono sogni infantili!’. Così la si sarebbe messa da parte. Ma ora pensate all’immagine del Salvatore: Egli chiamò a Sé i bambini. Ora su di voi è venuta la prova di ciò che era utile per noi adulti. Oppure no?”

– “Questo può essere vero. Nel nostro tempo, ahimè così difficile, si deve far doppiamente attenzione a tutto ciò che si va dicendo: verità e… molta menzogna, molto inganno”.

20. I due uomini sospirano. “Vogliamo informare Schöber affinché non venga riferito nulla di falso. Voi siete stato dalla donna malata; ora è morta all’improvviso, inoltre, alla presenza di Beate, solo poco fa dietro l’angolo ho sentito, mentre volevo andare nella via Hegegasse, che tre donne e due uomini bisbigliavano: ‘Qui alcune cose non vanno per il verso giusto. Il dottore certamente aiuta come e dove può, ma per quale ragione porta con sé spesso la ragazzina? Questo sembra così…’. Altro non sono riuscito a sentire, le pettegole sono andate via. Non potevo certo seguirle; lo avrei fatto volentieri”. Il parroco, altrimenti buono, questa volta ha un’aria cupa.

21. Strauber stringe i pugni: “Sapete chi erano?”

– “Al massimo, quella dalla voce stridula; la sento in chiesa quando prega. Si dà arie di donna pia”.

– “Ah, queste sono certamente le più pie, nelle quali il nostro Signore-Dio potrà avere una dubbia gioia!”

– “Ce l’ho anch’io!”, Sinkmann si siede, versa in due bicchieri un vino che è il migliore in questo paese che nella propria casa perduta. “Bevete, dottore, qualche volta si deve mandare giù la collera”.

22. “Anche i pii sacerdoti si adirano?”. Entrambi gli uomini si sciacquano la collera nella gola.

– “Dottore, io penso spesso: Signore, quanto Ti devi adirare sui Tuoi uomini! Tu dai loro così tante e continue benedizioni. Ogni anno, primavera, estate, autunno e inverno, e ogni tempo ha il suo privilegio. La natura multicolore rallegra l’occhio, i raccolti portano nutrimento e godimento. Nonostante gli abusi, l’umanità va avanti; purtroppo, accanto alle cose buone che vengono inventate, ce ne sono molte altre cattive. Come finirà un giorno?”

23. “A questo, nessuno trova una risposta, perché non ‘si’ pensa affatto alla fine. L’individuo non pensa alla sua morte; io, veramente, l’ho imparato dalla fede attraverso di voi, parroco, ed attraverso la nostra fanciulla. Hm, dico anche volentieri, attraverso ‘la nostra figlioletta’, tanto che chiedo a me stesso: ‘Come sarà il tuo ritorno a Casa?’. Nondimeno, il ritorno a casa dell’intero popolo degli uomini? Amico Sinkmann, lo si presume: tutti loro andranno nel proprio inferno, in quello che si sono costruiti da soli! Questa si chiama caotica rovina”.

24. Il parroco rimane a lungo in silenzio. Quanto è aggravato il suo animo; ha visto qualche immagine, nel sogno e nella realtà, ed ha dovuto pensare al veggente di Patmos (Giovanni). Solo di recente ha ricevuto un piccolo frammento di Scrittura[8], lo ha sicuramente tradotto Lutero, nel quale c’è scritto: – ‘O Dio, abbi pietà dei Tuoi figli, quando un giorno scenderanno giù i Tuoi angeli con la spada!’

25. “Che ne dite se noi due, con Meurer e Schöber, ci sedessimo insieme? L’uomo della città conoscerà ben la sua gente e saprà prendere la donna dalla voce stridula. Qui siamo ancora protetti, ma ho una strana sensazione, qualcosa così: il gregge è su un pascolo, oggigiorno lo si deve chiamare benigno, a differenza di altre zone. Allora cito ancora una volta la vostra predica: il paradiso è magnifico, ma fuori il serpente striscia su e giù, per potersi procurare un ingresso. Se solo gli uomini dalle tonache scure non ci aggredissero, questa è la mia grande preoccupazione”.

26. “Anche la mia, dottore! Mi è stato riferito in segreto che l’intero villaggio dal quale Meurer e gli altri sono fuggiti, è stato spazzato via da un pezzo. Tutte le persone sono state uccise, ed erano senza colpa. Nessuno sapeva della nostra fuga. Persino Huber (lo spione), insieme alla famiglia, non è stato risparmiato. Si dice già che i superiori dell’ordine delle tonache avrebbero ordinato di mettersi in marcia verso nord, per sterminare – letteralmente – il maledetto paese di Lutero con pece e zolfo, già a causa di Worms”.

27. Siedono lì, gli uomini fedeli, con la paura nel cuore; in primo luogo non per se stessi, sebbene siano colpiti anche loro. Ahimè, per tutti, per gli amici, per le care persone di fede, per tutta la cara regione. Questa ha stupendi villaggi, amate città, uomini fedeli che credono veramente nell’Amore paterno di Dio. Sì, allora si può pensare che molto presto scenderà un angelo del giudizio. Chi colpirà? Solo i malvagi? È una domanda da rivolgere al destino; poiché rivolgerla a DIO – è un sacrilegio, pensa il parroco.

28. “Stasera da Schöber”. Strauber non dice altro; porge al signor parroco la mano, costringe i suoi occhi ad effondere un luccichio pieno di fede che non risiede nel suo cuore. – Allo stesso modo lo sguardo ritorna: “Vado a trovare Meurer. Ci incontreremo noi uomini; non voglio preoccupare le nostre donne, non ancora”.

– “È quello che penso anch’io”, dice il dottore, e va via rattristato.

*

29. La sera egli racconta la storia in modo semplice e impressionante. A parte Sinkmann che conosce la faccenda, all’inizio il contadino e il cittadino si reprimono. Lo si deve prima digerire; qui principalmente il padre che vede in pericolo sua figlia. Già non dipende più dal fatto che qui non si vede ancora nessuna ‘tonaca’; adesso anche i tribunali mondani stanno procedendo in modo inquisitorio. Allora Beate è una ‘strega’; chi è legato a lei, cadrà insieme nel circuito del diavolo, come chiamano questo.

30. Schöber tranquillizza l’oppresso. “Non siate troppo ansioso; conosco la pettegola. Questa dovrà imparare a conoscermi! Quella, una volta è già stata in prigione un paio di giorni, solo per ammonimento. Farò…”.

– “Per favore…”, interviene il parroco, “…nessuna punizione fisica! Non vogliamo metterci sullo stesso livello degli oscurantisti. Verrebbe risvegliato troppo sangue cattivo, e noi protestanti ne dovremmo soffrire, non per ultimi le donne e i bambini”.

31. “Perché vi agitate? Oh, non l’avrei mai fatto! Sono persino contrario a denunciare qualcuno. Questa volta lo vorrei fare solo non senza la protezione di un paio di servitori. Si deve vedere la donna solo da lontano, non la si deve toccare né lanciarle qualcosa contro, come purtroppo è usuale. Se fosse semplicemente rinchiusa, non le sarebbe di alcun aiuto! Se una volta viene ‘presa’ pubblicamente, allora potrà essere che in futuro tenga a freno la sua bocca”.

32. Meurer e il medico cedono a malincuore, potrebbe aiutare veramente.

– Sinkmann sembra oppresso. Naturalmente, un esempio non potrebbe far male, ma non ci sono pettegolezzi dietro le porta e dietro i catenacci? Si doma piuttosto un leone che tali lingue. Lo dice anche, e gli si dà ragione.

33. “State lontani dalla questione”, ammonisce Schöber. “La presenterò in Municipio quando il costruttore, oltre a ciò…”, egli intercala, “…è molto soddisfatto di Bertold. Spesso si meraviglia come tu, quale contadino, sei entrato così rapidamente nel lavoro; quindi, ricapitolando: quando il costruttore, il segretario comunale e il giudice ecclesiastico si siederanno al tavolo.

34. Quest’ultimo è un uomo eccellente. Voi lo conoscete. Per lui il titolo che gli è stato dato non significa nulla. Posso dirvi che lui è un ‘luterano’, come si definisce da se stesso. Solo che nessuno deve saperlo pubblicamente, perché altrimenti non può aiutare come lo vorrebbe sempre volentieri”.

35. “Quando dovrà essere?”

– “Già domani; quanto prima viene cotto, tanto meglio sarà il risultato. Poi, i pettegoli non potranno grufolare più a lungo. Vi farò sapere. Se avviene pubblicamente, non lasciate andare al mercato nessuna donna e nessun bambino”.

– “Ci penso io”, promette Meurer. “Possa finire nel bene quest’azione”.

– “Lo spero bene. Adesso ancora un piccolo sorso, poi andiamo a casa. Non è tardi, quindi nessuno può spiare”.

36. “Perdonate, amici, vi prego, lasciatemi andare”. Sinkmann si alza. “Non è diretto contro di voi, nemmeno contro ciò che pensate di fare. Sento che devo andare a casa. Beate sente precisamente quando si manifesta qualcosa di non buono; non deve diventare ansiosa. Bertold, tu rimani qui, vieni più tardi”.

37. Certamente il signor parroco non viene lasciato andare volentieri; ma tanto spesso si è riconosciuto quanto sia stato buono il suo operare, con l’andare o il rimanere. Gli è permesso di predicare apertamente. Gli amici si meravigliano di come sappia rappresentare abilmente al meglio entrambi gli insegnamenti: quello cattolico come quello evangelico. Questo perché per lui esiste un solo insegnamento, una sola verità: la Parola di Dio!

*

38. È faccenda di Dio il fatto che la chiesa che gli è stata assegnata non abbia posti liberi, spesso molti fedeli devono stare in piedi nei corridoi e nessuno domanda: ‘Chi è il mio vicino, amico o nemico, cattolico o evangelico?’. Cuore, giubila e ringrazia il tuo Signore, perché Egli è amabile, la Sua bontà dura eternamente! Sta nel Suo piano quel che accade qui. Egli benedice tutti i figli. Non chiede secondo la regola esteriore. Anzi, Egli chiede:

39. Sei tu volenteroso, caro figlio? Mi ami? Ami il Mio insegnamento e il Mio comandamento? Aiuti sempre il tuo prossimo come meglio puoi? Non dici in qualche modo cattive parole contro qualcuno? Mi dici tutto dei tuoi peccati o ciò che ti appesantisce il cuore? Mi apri la tua porta affinché Io possa prendervi dimora senza voltarMi se non Mi sei gradito? Per contro ti puoi piegare, fino a non essere altro che una minuscola scintilla della Mia luce, del Mio Spirito della Fiamma di alta potenza?

40. Vedi, figlio Mio, Io ti domando e tu devi tacere. Oh, l’uomo Mi pone mille domande e ancora di più. Non aspetta nemmeno se gli do una risposta. Le sue domande sono spesso lamenti. Accuse contro la mano della Mia grazia che sa guidare ogni figlio, e precisamente in modo tale che sia la salvezza dell’anima!’

41. “Signore, o Dio, da dove viene la Voce?”. Sinkmann è seduto da solo nella sua cameretta. Bertold Meurer è andato dai suoi amici per dar loro un consiglio. Helene e i bambini raccolgono dietro casa la frutta caduta. “Padre, caro Padre, hai inteso me? Le Tue domande sono rivolte a me? Devo cambiare ancora molte volte, prima che io possa vedere il Tuo maestoso Volto? Quando…? Non lo so e non lo voglio nemmeno chiedere.

42. Oh, vedi! Perdonami! Ora ho sollevato domande e me lo hai fatto sapere così chiaramente: non dobbiamo chiedere; dobbiamo aspettare umilmente finché Ti riveli nelle Tue magnificenze. Dio fedele, Salvatore dei perduti, Padre dei Tuoi figli! Ti prego: aiutami, affinché io diventi, affinché diventi a Te compiacente! Non chiedo nient’altro che la grazia di aiutarmi nel servire Te, per quanto mi sia possibile.

43. L’umano, o Santo, rimane per lo più indietro zoppicando. Sì, lo spirito è volenteroso, ma la carne è debole (Matt. 26,41). Ma TU hai dato ad ogni figlio una scintilla proveniente dallo spirito della Grazia; così ci hai legati a Te: noi siamo Tuoi!”. E di nuovo sente accanto a sé un sussurro meraviglioso, una voce che il mondo non conosce, che ancora non ha; ed è come lo scrosciare del vento che scaccia dal cielo oscure nuvole temporalesche:

44. “Tieni strette le Mie domande e predica di queste. L’animo deve essere destato scuotendolo, e il cuore fortificandolo, poiché, quando arrivano le nere tempeste… Sì, ora non venire da Me e dire che avreste già sperimentato molta tempesta, allora taci con la bocca e lascia servire le mani, e l’amore deve essere il reggente!

45. Accenna sempre alla Mia vita di Salvatore, e ciò che ho fatto prima come Onnipotente Dio-Creatore, cosa che faccio ancora quando è necessario il grande aiuto. Il Mio aiuto è certamente sempre grande, di questo sii certo, figlio Mio, ma dipende da come viene considerato. Grandi e numerose sono le Mie opere, senza inizio né fine, come eterna è la Mia bontà! (Salmo 104,24) In questa ho racchiuso il Mio popolo di figli, uno come l’altro.

46. Alcuni si pongono da se stessi al di fuori del limite della Grazia, soltanto: Nessuna lontananza è così lontana da non essere nella Mia vicinanza! Ancora qualcosa ti passa per la mente. Nessuna preoccupazione: pensieri che cercano possono essere domande, giustamente avanzate, e sii certo, figlio Mio: queste Mi rallegrano, perché ascoltano volentieri la risposta, anche se il Mio Spirito è il datore della risposta. Questo è giusto!

47. Dato che prima ho definito le domande come non buone, ora invece sono a Me gradite, allora rifletti se non c’è differenza. Se Mi puoi dare una risposta, allora si mostrerà quanto sei salito sulla Scala del Cielo. Tu pensi di stare sui gradini più bassi della scala, e forse sarebbe bene per te. In considerazione dell’autentica umiltà filiale, che non è servile, il tuo pensiero è valido ed è benedetto da Me.

48. È bene trovarsi sulla parte inferiore della Scala di luce, anche forse all’inizio di un percorso che conduce ad una meta superiore. Io guardo con compiacimento a questo e conservo ad ogni figlio la sua parte che – visto con i Miei occhi paterni – risulta più di ciò che un figlio o una figlia pensa di sé. Ora mostra se, con pensieri cercanti, risulta altrettanto l’unione tra Me e te”.

49. Di nuovo c’è il più santo silenzio colmo di gioia celestiale, come se lui, il povero parroco, non fosse più sulla Terra. Hm, deve parlare, o deve solo pensare? Ma se la buona Voce la sente, allora, non potrebbe anche parlare come se stesse di fronte al Padre suo Creatore? Solo che lui non lo sa. Saranno parole dette ad alta voce, pur venendo sommesse dalle labbra, e possono essere comunque potenti come se penetrassero dal basso mondo fino alle altezze supreme di Dio?

50. “O sommamente amato Padre della misericordia, quando penso come Tu hai salvato me e noi dalla più grande angoscia e ora sei venuto paternamente da me, da me peccatore che ho molto da riparare, mi si vorrebbe quasi spezzare il cuore, così che sto muto dinanzi alla Tua Santità! Hai eternamente ragione quando definisci non confacenti le domande dei Tuoi figli smarriti. Ma non si potevano porre domande per ricevere il Tuo insegnamento? Per noi uomini esistono molti misteri oscuri che non si possono risolvere, a meno che TU non dia la risposta, e forse solo nella misura in cui noi uomini impariamo a comprendere, a guardare e a riconoscere fin dove ci è utile sul nostro cammino”.

51. “Ben detto! Sarebbe triste se i Miei figli non potessero chiederMi nulla, perché Io sono l’Onnipotente, il Creatore di tutte le Opere! Chi non chiede nulla, non impara neanche nulla. Nella Mia eternità, legata al percorso dei figli, c’è molto da imparare, affinché ognuno possa vivere beato e felice nell’Empireo. Se la via è sprofondata nella materia, c’è ancora molto da raccogliere. Rifletti su questo, se la gioia suprema non sia proprio quella di conoscere le magnificenze della Mia Parola, di tutto ciò che ho preparato per i Miei figli e… conservato per quel tempo, quando questo dovrà essere dato. Quindi chiedi, ed Io ti darò la risposta”.

52. “Questa è troppa Grazia! Mi considero solo un piccole verme, giacendo ai Tuoi piedi e…” – “Fermati, altrimenti sei nei fatti un verme! Tuttavia ho creato anche questi per il servizio, come non ti è ancora riconoscibile. Ma ora lascia questo a Me e sii un figlio, cosa che mi è eternamente più caro. Oppure no?”

53. “O Padre, mi mancano le parole per ringraziarTi affinché Ti siano date per il compiacimento. Ora posso chiedere, il mio cuore è spazioso per accogliere ciò che Tu mi insegnerai. Per primo: cosa significa ‘Empireo’? Non ho mai sentito ancora questa parola, ma vorrei pensare che in questa ci sia contenuto molto di meraviglioso. E poi una domanda ardua: quasi non oso porla a Te. Essa spesso mi ha oppresso perché non riuscivo ad averne chiarezza”.

54. “Perché la volevi trovare da te stesso! Certamente non è sbagliato, non piegarti, non era un rimprovero. Cercare da sé e quindi trovare, può passare altrettanto attraverso il Mio insegnamento come se Mi si chiede, ed Io gli do la risposta. Chi cerca con lo sguardo rivolto a Me, fa bene e la troverà. Non hai assolutamente bisogno di venire a conoscere la Parola di luce ‘Empireo’. Quando una volta sarai tornato a Casa, saprai perfettamente cosa vi è collegato, vale a dire: il luogo della luce della Mia grazia per tutti i figli, nessuno escluso, quando un giorno l’ultimo potrà intraprendere la sua via di Casa. Chiamalo ancora Campo di luce, e allora conoscerai il significato del nome”.

55. “È meraviglioso, sono già consolato in anticipo se l’altra mia domanda sarà una di quelle inappropriate. O Padre buono, noi possiamo venire da Te con tutto; Tu ci dai ciò di cui abbiamo bisogno. Dove ancora ci manca la maturità, Tu stendi il ‘Panno del futuro’, e poi scorre fuori quando e cosa Tu consideri per buono, sempre per la benedizione e per la salvezza. Ora l’amaro:

56. Tu hai prodotto magnificamente le Tue Opere, non c’è nulla d’imperfetto in esse. Signore, Tu non commetti errori! Come Salvatore lo hai detto: noi, occupati a percorrere la via terrena, dobbiamo ‘diventare’, in quest’assimilazione, perfetti come è perfetto il Padre! Se Egli, quindi Tu, sei perfetto, perché noi uomini che siamo malvagi e senza fede, torturiamo uomini e animali? E perché i grandi e i ricchi servono le loro passioni? Tu avevi dato ad ogni figlio, quindi anche a tutti gli uomini, una parte del Tuo Spirito, e il Tuo Spirito è eternamente buono!

57. Anche se è solo una piccola scintilla – essa è spirito – e quindi esso è buono, perché nello spirito della Tua grazia, tutto è perfettamente buono. E ora, …ora questi malvagi senza pari, si presentano ‘nel Nome di Dio’. Essi elevano il Tuo Segno dell’Amore redentivo e stanno a guardare come dei poveri fratelli vanno terribilmente in rovina! O Signore, perdonami, questo non lo comprendo!”. Un singhiozzo appena udibile scuote Sinkmann, perché l’intero dialogo si svolge in una luce misteriosa. Ma quale beatitudine già sulla Terra…: la mano paterna di Dio si posa sul capo chino, ed è la Sua forza ad innalzare l’uomo verso l’alto. A questo, la Parola:

58. “Figlio, tu che credi nell’eterna perfezione del Padre tuo e delle Sue opere, nelle quali le Sue creature-figli stanno al primo posto, ti sei confuso! Un figlio nato dalla perfezione del Creatore, non dovrebbe essere più capace di cambiare? Non avrebbe più bisogno di essere, o di avere altre cose che vadano di pari passo con la perfezione puramente creativa?

59. Innanzitutto gli ho dato delle proprie possibilità di sviluppo, senza le quali non raggiungerebbe mai la massima beatitudine, perché il concetto della beatitudine percepita è insito nelle creature-figli. La ‘beatitudine donante’ procede dal Creatore-Padre. – La seconda cosa data è la libertà. Dalla Mia Volontà sovrana, ho incorporato questa , l’eterna, unica Libertà libertà del Creatore , anche nella parte dei Miei figli, poiché vedi:

60. - creare creature che non possono andare né avanti né indietro, che quindi sarebbero legate alla pura creatività, dimMi: quale gioia avrei avuto in tali opere? Mi bastava guardare Me stesso davanti a Me, ed avrei avuto ciò che giace ancorato al Mio potere! Non dovevo crearMi nessuna gioia, perfino se fosse stata possibile una via secondaria nei nati liberi? Sì, a Me la gioia, a voi la beatitudine; , la compensazione della Mia potenza, forza, potestà e vigore!

61. L’uomo non comprenderà mai pienamente come, accanto alla perfezione creativa, proprio la purezza dei figli sia caduta così in basso. Tuttavia, lo sai già: ciò sta in relazione col figlio primogenito, con la sua caduta, alla quale il ‘proprio’ stava molto più in alto che un ‘cammino con Me’! Un cammino proprio, nonostante sotto la mano della Mia  grazia!

62. Tieni separato l’uno dall’altro: la creatura, meglio intesa come l’ʻesteriore’ dei figli, gli uomini, è e rimane buona, indipendentemente dal fatto che qualcuno, con una vita sregolata, distrugge da se stesso molto del Mio nobile bene a lui conferito. ‘L’interiore’, la vita, come spirito, ricevuto insieme all’anima, è legato alla capacità di cambiare, perché in tal modo ogni figlio giunge alla beatitudine, ed Io, col figlio, alla Mia Gioia di Creatore-Padre!”

63. Sinkmann è stordito, e prova comunque una sensazione meravigliosamente trascendentale che scorre grondando sul suo corpo, nonostante abbia pensieri interrogativi e possa esprimerli. “Ti ringrazio, Padre Celeste, perché mi è permesso chiederTi ancora un’ultima cosa: se l’esteriore della vita è buono e giusto – dal momento che Tu fai bene e giuste le Tue cose – perché allora l’interiore, lo spirito, l’anima, oppure anche il sentimento, non è perfetto? Della santa perfezione, solo a Te propria, non voglio e non devo parlarne.

64. Se lo spirito e l’anima, quindi il ‘cuore spirituale della vita’, pervengono a noi da Te, allora questi dovrebbero stare molto più in alto dell’esteriore, il transitorio del corpo, che Tu chiami ‘la creatura’. Riguardo a quel primo figlio sul quale Mi hai istruito, l’interiore dovrebbe certamente essere ben perfetto del tutto in anticipo, e l’esteriore sottoposto allo sviluppo. Se il primo è precipitato così in basso, è incomprensibile il perché Tu gli hai dato dapprima la vita dalla Tua santa perfezione, domando ancora una volta: O Eterno, a Te non capita un difetto in nessuna Opera, né prima, né dopo, né nel primo figlio, né nell’ultimo?”

65. “Il corso dei tuoi pensieri è buono, anche se non ha quell’alto status che vale nel Regno e che si raggiungerà di nuovo con il ritorno a Casa. Tuttavia – come in ogni porzione di tutti i Doni, qui c’è da acquisire conoscenza; e a questa, figlio, sei già molto vicino. Fa’ di nuovo attenzione, tieni separate le cose, pur stando su un unico terreno, che Io, per ogni figlio, li ho creati uguali per tutti, essendo stati dati liberamente per l’uso, anche qui lo ripeto: a Me per Gioia, a voi per beatitudine!

66. La perfezione creativa riguarda l’intero figlio: spirito, anima, il cuore della vita, il sentimento e l’esteriore, per quanto riguarda la forma, sia vivendo nella luce, prima e dopo un percorso di assistenza attraverso la materia, sia come uomo in questo mondo e su altre stazioni stabilite per la redenzione fondamentale. Da parte Mia! In ciò te lo chiedo di rimando e Mi darai ben una risposta giusta?”

67. “Signore, non potrò mai farlo! Tu, oh, quando domandi, riguarda la Tua profondità, e come dovrei poterla sondare? E se ciò vale per arrampicarsi alla Tua altezza, nessun figlio sarà in grado di raggiungerla. Perciò una risposta rimarrebbe sempre imperfetta. Ebbene, forse nella Tua inconcepibile bontà, anche una parola imperfetta Ti servirà per la gioia, se proviene dall’umiltà del cuore”.

68. “Il figlio si arrampica bene durante un’ora terrena, a Me per la gioia; la tua ‘parola imperfetta’ basta per la profondità e per l’altezza, ben nella misura filiale. Credi che Io Mi aspetti che tu possa penetrare fino all’ultimo dettaglio? Non è affatto conveniente! Come la Mia segreta luce originaria, esattamente così rimane unicamente Mia la prima e l’ultima di ogni Creazione, di ogni Giorno creativo, e questo basta perfino per i grandi della luce, se vedono e riconoscono i suoi bordi ancora un po’ da lontano. Ebbene, dunque:

69. Per due volte hai detto che Io non avrei mai commesso un errore, né con il primogenito dei figli, né in una qualunque opera. Di questo ne sei convinto fin nel più profondo interiore. Per quanto riguarda la materia, diciamo: l’umanità sprofondata lentamente, non sei del tutto convinto; se in qualche modo e dove – tu alzi la mano sulla difensiva, non lo vorresti mai pensare o credere; è solo l’incertezza che ti turba. Guardiamo più da vicino il Mio insegnamento.

70. Tutto è perfetto in se stesso, nonostante ciò è capace di cambiamento, altrimenti i figlioletti rimarrebbero così come nascono dal grembo materno. E certamente non esisterebbero neanche le madri adulte, poiché anche loro resterebbero come sono nate. Un essere perfezionato, di qualunque Creazione, si riferisce sempre a ciò che è dato da ME. Il perfetto proviene da Me, dalla Mia perfezione originaria.

71. La capacità di cambiamento della vita interiore è il culmine della perfezione, lo scopo vitale del figlio. Raggiungere gli obiettivi sono la quintessenza della beatitudine, per cui la perfezione data da Me per lo spirito, l’anima, il cuore della vita e il sentimento, dimostra al figlio il più grande servizio, anche sul progresso di ogni espressione di vita.

72. Inoltre, per renderti facile la risposta, un cambiamento non è nemmeno la più piccola condizione prevista da Me, non è un rigido ‘obbligo di legge’. Sulla base di una libertà saldamente costituita si manifesta la vita, quindi il cambiamento in avanti ad essa assegnato. Un retrocedere proviene solo dalla creatura, mai dai Miei doni!

73. Ti sia detto ancora una cosa, anche se nella conoscenza umana non la comprendi pienamente, tuttavia percepirai spiritualmente cosa significa la Mia Parola – per l’intera Opera dei giorni della Creazione[9]. Vedi, nella Mia perfezione originaria non esiste né un su, né un giù, niente che vada nella lontananza, perché profondità, altezza e ampiezza, sono concetti causali della Mia vicinanza abituata alla salvezza dei figli.

74. Anche la perfezione deve avere un movimento in avanti, altrimenti rimarrebbe ferma in se stessa. Star fermi è retrocessione! Che questo non esiste eternamente presso di Me, non ho bisogno di insegnartelo! Il Mio ‘avanti’ non è mai da riconoscere, da sentire in Me. Per Me non è eternamente essenziale stare al primo posto; è un flusso di benedizione per i Miei figli, le cui incommensurabilità sono per loro incommensurabili. Il loro proseguire e il loro salire verso l’alto sta incastonato nel flusso, congiunto con lui (il flusso) per le Opere che non ho creato a causa Mia, per Me non avevo bisogno di creare, perché ogni Pensiero di base, ogni specie di essenza di Potenza e Forza, sono Io stesso!

75. Qui sta la radice di come avevo stabilito e fatto divenire tutte le cose dall’essenza interiore della potente forza originaria della luce. E quando dico: del tutto stabilito prima di tutto per il Mio giubilo di Creatore, rallegrandoMi in ciò che è stato creato, nello splendore delle Opere in milioni di anni, allora il secondo tratto fondamentale, adattato al primo, è andato avanti per il popolo dei figli. Per questo avevo preso il più bello, il meglio della Mia Santità; e se volevo rallegrarMi nell’Opera dei figli, allora per loro doveva essere data dalla Mia stessa perfezione la possibilità di perfezionamento, e precisamente sulla via dello sviluppo della Forza dalla libertà della creatività dei figli.

76. Il progresso dei figli si trova in misura originaria nel procedere delle Mie Opere! Come pianificato in anticipo, Io creo per il loro benessere e benedizione, così ai figli è possibile, nel riflesso, di avere il loro stesso progresso. Terrenamente, caro figlio, tu sei solo il povero piccolo parroco, come per lo più ti denomini, completamente giusto; spiritualmente sei qualcosa di diverso, e ciò è sufficiente fin quando lo saprai al tuo ritorno a Casa.

77. In tutti i casi, il grande insegnamento che hai avuto, il tuo spirito lo può sopportare, a grandi linee può essere ricordato al meglio, e questo è sufficiente per donarne una buona parte ai tuoi amici; essi, infatti, Mi sono cari e preziosi, si sono completamente consacrati a Me. – Ora parla, la tua risposta non sarà una ‘merce difettosa’ come ancora pensi per paura che non potrebbe esserMi compiacente. Presso molti uomini molte parole sono meno che il ‘molto bene’, detto in anticipo per alleggerirti”.

78. Un sospiro liberatorio si sprigiona dal petto dell’uomo; egli aveva ponderato se avesse dovuto dire molte cose in risposta al grande discorso di Dio. E il ‘cosa’ era a lui ancora poco chiaro. Gli sembra, sebbene non vedesse nulla, eccetto… Oh, sì, nella stanza c’era come un bagliore, nonostante si facesse sera. Deve concentrarsi molto l’uomo Sinkmann, affinché almeno la voce diventi sicura. All’inizio, infatti, gestisce un balbettio, niente di più, nel quale naturalmente imprime tutto il suo più profondo ringraziamento, tutta la sua adorazione e il suo amore. Da ciò che ha imparato adesso, dopo che si è rinsaldato, dice:

79. “Santo Dio e Padre meraviglioso, non dimenticherò mai quest’ora di Grazia che non appartiene affatto al mondo, cosa che si potrebbe avere solo nel Cielo. Sì, il ‘Flusso di benedizione’ nel quale Tu hai incluso tutti, anche me, mi aiuterà a consegnare completamente a Te il mio cuore vitale”.

– “Se non l’avessi già da tempo“, viene interrotto gentilmente Sinkmann.

– “Sì, oh, sì! Tu lo hai sempre conservato, buon Dio e Padre; era sempre la Tua conduzione dalla Grazia che io ho potuto conservare per Te.

80. Non ho bisogno di un lungo discorso, poiché il meraviglioso ‘lungo’ spetta eternamente a Te soltanto. Nell’incommensurabile eternità, per i figli, Tu per Te stesso non hai bisogno di nessun andare verso l’alto, di nessun andare avanti né di un aumentare. Ciò che in questo riguardo avviene su di Te, è fatto, altrettanto, solo per i Tuoi figli!

81. Nel Tuo meraviglioso creare non c’è mai stato nulla che avresti dovuto ripetere o migliorare! Non mi è mai venuto in mente, anche se il senso letterale dato nella Scrittura (la Bibbia) vorrebbe indicare che Tu avresti anche stabilito due Testamenti; perché una volta si dice: «è il Mio sangue del Nuovo Testamento» (Matt. 26,28; Gal, 4,24), allora il Tuo primo Testamento, quello del Sinai, non avrebbe più valore? È giusto questo? O Signore, spiegamelo, Ti prego. Io in verità la penso così:

82. Quello che Tu fai una volta, come si dice: «…una volta entrato nel Santuario…» (Ebrei 9,12) è fatto perfettamente da Te stesso, non ha bisogno di nessuna innovazione o cambiamento, perché una prima volta non sarebbe stato buono. L’ho tratto da quest’altra Parola: «Ed ecco, era molto buono» (Gen. 1,31). Se era molto buono, allora non c‘era bisogno di essere fatto ancora una volta, a meno che… E questo, Padre, me lo hai suggerito TU, lo hai detto ancora una volta a causa dei Tuoi figli, perché sul loro cammino lo hanno dimenticato, non vi badano più, lo diffamano, lo interpretano diversamente con meschine parole, da come era proceduto eternamente da TE!

83. Ancora i due comandamenti del Tuo Amore: come Salvatore li hai espressi così a causa degli uomini: «Vi do un nuovo comandamento» (Giov. 13,34) e tuttavia sta già in Genesi, entrambe le parti (3,18; 6,5). Se è così, allora Tu lo hai rivelato ancora una volta ai discepoli, al popolo e a tutti coloro che hanno perso o trascurato, i magnifici ‘due comandamenti’. Non doveva essere dimenticato.

84. Ora lasciami tacere, amatissimo Dio-Padre, affinché io prenda coscienza di ciò che TU hai predicato, tanto mi basterà fino alla mia ultima eternità, se ce n’è una. Solo ringraziare e ringraziare, di ciò il mio cuore può traboccare per tutti i tempi, verso di Te, nelle Tue mani Signore, Dio mio, Amen!”

85. Sul benedetto cade un pacifico sonno. In sogno sente ancora una Parola dell’Amore del Signore: “Sei un buon soccorritore e lo rimarrai fino all’ultimo dei tuoi giorni terreni. Possano ancora molte onde cupe bagnarti intorno. – Al di sopra di tutte le onde della materia c’è la Mia luce, la Mia grazia e la Mia benedizione”. Il mattino dopo, Sinkmann non si rende conto di questa parola, ma è una Forza speciale che lo porta e lo sostiene in ciò che verrà.

 

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Cap. 14

Il risveglio

Una voce proveniente dalla Luce spiega e conforta tramite Beate

I due sacerdoti riflettono

1. Il mattino dopo, Sinkmann si sveglia. Deve riflettere a lungo su cosa è successo questa notte e come è arrivato nel suo letto. In più, con il vestito del giorno. Accanto a lui sta seduta Beate con il volto raggiante, tanto che lui se ne meraviglia, sebbene lei non sia mai stata cupa, tranne quando la preoccupazione riguardava tutti. – Subito si alza e Beate lo prega: “Rimanete coricato, il nostro dottore vi vuol visitare”.

– “Ma non è…”, ‘necessario’, vorrebbe contraddire.

2. Entrano già Strauber, Bertold ed Helene. Il primo gli prende il polso, annuisce soddisfatto, gli tocca anche la fronte che è senza febbre. “Può di nuovo essere vero ciò che pensa Beate”.

– Con grande stupore di Sinkmann che si è alzato, al di là di un leggero stordimento si sente arzillo, allora Bertold gli riferisce:

3. “Era ancora presto, non riuscivo più a dormire e mi sono alzato per compiere un lavoro. Allora mi son sentito spinto nella vostra camera e non sapevo perché. Non avevo nulla da cercare lì e… vi ho trovato disteso sul pavimento, con le guance bianche, in qualche modo spaventosamente malato. Sono corso a svegliare il nostro medico, il quale è venuto subito con me. Vi abbiamo messo sul letto e Beate si è subito seduta qui. Lei doveva chiamare non appena vi sareste svegliato. Quando vi ha visto, ci ha dichiarato con tono rassicurante:

4. ‘Egli ha avuto una visione meravigliosa; io stessa l’ho sentito nel sogno ed ho visto una grande luce. Era diversa – ebbene, qui lo posso dire – da quella dei nostri angeli. Ma cosa significasse, non lo sapevo e non lo so ancora. La devo chiamare ‘meravigliosa’, e il nostro caro signor parroco ce la spiegherà. Noi siamo felici che siete sano e sveglio; l’amico Strauber ha avuto paura per voi”.

5. “Lo voglio ben dire”, evidenzia l’altro. “Quando vi ho visto disteso lì, ho avuto paura, …anche per noi. All’inizio mi era sembrato come se aveste la ‘febbre spirante’ (una specie di influenza contagiosa) che poteva diventare pericolosa per l’intera città. Non esiste nessun rimedio (a quel tempo) eccetto un thè, solo che non porta alla guarigione. Com’è successo che, invece di stare nel letto, stavate a terra? Avete visto qualcosa? Non avete avuto nessuna aggressione fisica, nonostante non ci fosse sangue nelle vostre guance; altrimenti ne avreste dovuto soffrire”.

6. “Ah, buoni amici, immagine dopo immagine sale in me, e le parole si intrecciano come se tutto mi fosse sussurrato di nuovo. Io… io…”, Sinkmann respira pesantemente, gli occhi splendono, “…come può essere possibile che…”. Non trova ancora le parole per spiegare ciò che gli preme, ciò lo rende arcibeato. “Oh, per favore, prima lasciate che mi riprenda un po’. Mi sembra come essere completamente rinato”.

7. “Venerabile signor curato”, irrompe Beate, “a volte penso che quando si ricevono nuove conoscenze, allora è come una, sì, come si può dire?”

– “Intendi dire ‘rinascita’?”

– “Deve chiamarsi precisamente così. Una volta avete predicato di questo, quando il Salvatore un giorno parlò ad un buon sacerdote: ‘A meno che uno non rinasca dall’acqua e dallo spirito, non potrà venire nel regno di Dio’ (Giov. 3,5). Me lo ricordo bene, anche se non riesco a comprendere come il Salvatore intendesse questo”.

8. “Ciò che non riconosciamo, oppure non subito, figliola, non è un errore. Sulla Terra possiamo imparare molto; il sublime, il meglio che ci viene dalla Parola di DIO, la impariamo tutti insieme solo ‘di là’. Voi sapete cosa intendo con questo?”

– “Hm, l’aldilà, per me, veramente, è sempre ancora un po’ caliginoso”, confessa il medico.

– “Oh, no, amico Strauber; solo la vostra conoscenza medica ha ancora una trave che dovete mettere da parte”.

9. Per farsi coraggio, il dottore scherza: “Chiedo aiuto a Beate, lei è già in ogni caso la mia mano destra. Aiutami a metterla da parte anche tu diligentemente, figlioletta mia…”, Strauber passa la mano sui capelli biondi della fanciulla, “…affinché anch’io un giorno giunga là”.

– “Non ce n’è più bisogno”, sorride Beate, “vi aggrappate saldamente a qualcosa che non esiste”.

– “Sei una buona ragazza, e se mai avessi voglia di una moglie, desidererei una giovane come sei tu”.

10. Helene è già andata a preparare la colazione, che è migliore di quella del vecchio villaggio e ora chiama: “Venite a mangiare! Sono anche curiosa di sentire ciò che il buon signor parroco ci vuole rivelare”.

– “Sì, sarà una grande rivelazione”, concorda lui.

– Ci si siede intorno al tavolo della cucina, il padrone di casa recita il salmo del mattino. Sinkmann ha messo giù per iscritto delle giuste preghiere per ogni ora del giorno, per le necessità e le malattie e …per i nemici. Ha pensato a tutti. Ci si serve volentieri dei salmi profondamente sentiti che portano in sé molta verità.

11. Peter è ancora troppo piccolo, non può afferrare ciò di cui si parla. Quindi lo si porta sul prato che appartiene alla casa dove pascolano due vispe caprette. Là è custodito meglio e lo si può sorvegliare dalla finestra. Helene ha già sparecchiato e ora si aspetta cosa succederà. Adesso non ancora tutto, dice Sinkmann, e si è subito d’accordo con lui:

12. “Accenno solo a ciò che mi è capitato; questa sera vorrei vedere tutti gli amici intorno a noi, anche Schöber. Penso anche ai due signori che ultimamente erano aperti di mente, anche se non conoscono le cose più belle”, egli intende la frequentazione con gli angeli, che non è ancora mai cessata. “Forse non lo potranno ancora comprendere”. Sinkmann fa una pausa, poi continua. “Se si lasceranno portare a maturità, si dovrà poi mostrare quando sentiranno anche loro il Superiore. Non da parte mia; sarà sicuramente un ordine superiore a cui si dovrà obbedire”.

13. “Capisco”, interviene Bertold. “Non ho nulla contro i due signori. Possiamo chiedere a Schöber se e fino a che punto si possono iniziare nelle profondità. Dopo tutto, è lui che li conosce meglio, anche se noi di tanto in tanto ci siamo seduti insieme a loro”.

– “È anche la mia opinione”, replica il dottore.

– “Bene, più tardi andrò a trovare il nostro cittadino e, se possibile, stasera dirò tutto. A voi adesso questo”, Sinkmann guarda il piccolo gruppo:

14. “Credetemi, amici, sono ancora sbalordito. Chi sono io? Né un signore di alto rango, né particolarmente dotato, tanto da poter avere delle preferenze. Ma come il Signore-Dio nostro percorre le Sue vie, facendoci sapere questo e quello, il Suo Vangelo è, dopo tutto, per noi l’intera rivelazione, quindi accogliamo in umiltà ciò che Egli ci dà con la Sua benedizione.

15. È la prima volta ed è potentemente inaudito, non oso quasi esprimerlo: questa notte DIO è stato da me!”

– A questo punto tutti alzano lo sguardo, il medico si scosta per eccessiva riverenza che lui solo sospetta. Essa, per così dire, lo ha travolto, e… anzi, dinanzi al parroco ha avuto una ‘sensazione’. Perché se il Signore è stato da lui, allora Sinkmann ha una grandezza interiore, non nell’apparenza esteriore, troppo presto transitoria. Non è strano il fatto che Beate creda subito alla certezza della salvezza, incondizionatamente, come lo possono fare meglio i bambini che gli adulti, nei quali l’intelletto domanda in anticipo: ‘Può…? Non può…?

16. “È stato un grande discorso, quello che ha dato a me, al povero, piccolo parroco. Ah, pensate, Egli mi ha chiamato così! – Sì, proprio ciò che mi ha dato da sapere. Egli ha svelato le profondità della Creazione. Chiedo ancora a me stesso come si possa riconoscere così tanto. Ed è bene, infinitamente bene! Non si deve più chiedere della sofferenza e affanno, se la vita è diversa, così del tutto diversa di quanto l’uomo suppone. Venuti dalla Luce, qui la piccola via pellegrina, poi ritorno nella vera vita che impera soltanto e unicamente nel regno del Padre”.

17. Chi non vorrebbe distogliersi dalla corruzione? Chi non avrebbe nostalgia di Casa? Chi non penserebbe alla Parola dalla Grazia ‘Dio asciugherà tutte le lacrime dai loro occhi’ (Apoc, 21,4)? E non è forse vero che ‘Dio dimorerà presso di loro’? EGLI è stato qui! Non c’è altro da aggiungere! Chi ha sentito la Parola, sia solo un singolo oppure molti, …non si pensa a questo.

18. Ed Helene lo esprime: “A me sembra come se l’avessi vissuto insieme, dal momento che ora anche a noi viene data la rivelazione attraverso di voi, nobile signor parroco. Penso che è proprio una benedizione se il Santo ci dona la Sua grazia attraverso uno di noi, nella Parola e nell’immagine, includendo noi tutti. Oppure no?”

19. “Guardate, la nostra cara donna”, esclama Sinkmann. “Anche se non lo potevo percepire coscientemente, perché il SIGNORE ha parlato con me, mi è sembrato come se voi, cari amici, eravate radunati con la vostra anima e con il vostro spirito, come lo si vuol denominare. Ancor più, riconosco questo: chi intuisce le schiere di tutti i beati che sono venuti con Dio per aver parte al momento di Grazia? E inoltre. …forse non abbiamo ancora bisogno di sapere se anche gli infelici possono venire, affinché attraverso la Parola, attraverso lo splendore della luce, si lascino smuovere per distogliersi dal loro errato sentiero.

20. Dipende solo dalla nostra Terra? Oggi, dopo aver sentito Dio direttamente per la prima volta, posso rivelare ciò che talvolta mi agita, come quando stavo sul pulpito della nostra vecchia chiesa, e anche nel nostro nuovo domicilio. Quando la Parola mi colmava così bene, come se venisse dall’Alto, come se non sedessero solo degli uomini sotto di me, ma come se l’intero spazio della chiesa fosse occupato da una grande, grande moltitudine che nessuno vedeva, nemmeno io, e spesso mi sembrava come se dovessi parlare proprio agli invisibili. Veniva un soffio dal basso all’alto su di me, come il soffio di pentecoste, come lo sentirono un giorno i discepoli.

21. Non pensate che io sia fuori di testa, perché dico cose che sono proprio incomprensibili. Cosa sappiamo noi dello Spazio, della Potenza del Creatore, della Sua magnificenza? Guardate le stelle che di notte illuminano la via; ma per il resto? A cosa servono? Sono posti vuoti? Di loro, non si potrebbe dire: ‘Nella Casa del Padre ci sono molte dimore’ (Giov. 14,2)? Si guarda in alto e si pensa al regno dei Cieli. Non sarebbe allora ogni stella uno spazio della Casa del Padre?

22. Così mi viene il pensiero da molto tempo, ma non ne ho mai parlato, questo sta in relazione con questa magnifica notte. Se si può apprendere il vero senso della vita come lo rivela Dio-Padre, perché non anche cose che stanno così lontane da noi uomini come l’esercito di stelle nella notturna volta celeste?!

23. Se si crede che ‘i bambini hanno i loro angeli e questi vedono il volto del Padre loro nel Cielo’ (Matt. 18,10), allora si dovrebbe credere volentieri che le incalcolabili stelle siano luoghi meravigliosi dove l’uomo può avere in eterno la sua dimora. Gli angeli non si vedono, ma si crede in loro; degli spazi come ‘luoghi della Grazia dei figli di Dio’, ah, lì la nostra fede e il nostro sapere sembra povero!

24. Non si può spingere nessuno all’alta convinzione, si può solo dire: ‘Sta ad ognuno soltanto accogliere il Santo-Bello e conservarlo nel cuore, quanto è vero che esiste un Creatore-Padre! Chi dubita di Lui, difficilmente troverà la via del ritorno; chi si affida alla Sua superiore conduzione, potrà facilmente volgere i piedi dello spirito là dove sono l’eterna luce e l’eterna verità! – Ora lasciatemi solo riferire un po’ della notte, il vero e proprio lo conserviamo per la sera. Anche le nostre care donne devono ascoltare; in ogni caso, nessuno dovrà essere escluso”.

25. “Chi rimarrà coi bambini?”, chiede Helene che, fin dalla fuga è ancora spesso ansiosa.

– “Io saprei chi”, sorride sotto i baffi Strauber.

– “Il consiglio viene accolto ancor prima che io sappia il nome”, dice grata Helene.

– “Radunate i nostri bambini qui in casa per la sera; se saranno stanchi, potranno dormire qui. Come sorvegliante, vado a prenderla…”, il dottore si ferma visibilmente, perché non si conosce ancora la donna scelta, per fidarsi di lei. “È la gobba. Non rifiutate subito, Helene, lei è una brava donna e non lascerà nessuno avvicinarsi ai bambini! Chi conserva la fede ai morti, come lo fa lei, non la negherà a nessun bambino”.

– “Oh, sì”, si entusiasma Beate, “questa è veramente una donna di animo buono!”

*

26. Scende la sera. Beate è l’unica dei bambini seduta a tavola. Persino la moglie di Schöber, che all’inizio non era entusiasta, si è unita a loro, ha già tenuto qualche conversazione piacevole con una delle donne rifugiate, affrontando alcuni argomenti spirituali. Lei non sta più su un ‘terreno inesplorato’. Frate Angermann ha imparato molto, oltre a quello che ha già acquisito da se stesso. Il segretario comunale invece deve ancora riflettere su parecchie cose, ma si è svegliato, e di lui non c’è da preoccuparsi per la protezione dei credenti che, al di fuori di questa cerchia, penetri qualcosa per quei malvagi che pensano sempre alla rovina.

27. Non è facile per Sinkmann riprendere il filo del discorso. Dire su due piedi: ‘DIO è stato da me!’ – Oh, c’è sempre da considerare il dubbio spirituale, ma all’improvviso sorgono una serie di domande su questo: ‘Da dove è venuto l’uomo? A parte la nascita che viene attribuita alla natura. Dove deve andare dopo la morte? Perché si vive nel mondo?’. Il segretario comunale ha appena sollevato il tema, per lui è ancora un papiro non scritto. Gli altri conoscono quella mano che ‘scrive il papiro’! Così al parroco è reso facile il sentiero per riferire adesso ciò che ha da dire ‘dall’Alto’.

28. Prende le mosse dal rapporto con gli angeli, dall’esperienza sua e quella di Beate, a ciò che dovevano annunciare, toccando anche il percorso attraverso la palude fin qui in questa ‘buona città’, con particolare enfasi, non ultimo, per rallegrare i cittadini. Il rapporto con gli angeli è accettato; le molte testimonianze non si possono cancellare. Ma… Dio? Sinkmann dice cauto:

29. “Già tutto il giorno mi son sentito strano, ho pensato che mi avrebbe colpito una malattia. L’ho notato quando talvolta dondolavo, e poi ho capito che era l’alito dello Spirito, la prefigurazione della Luce, affinché potessi poi udire la Voce e riconoscere CHI parlava con me. Oh, credetemi, miei buoni amici: ‘Era il SIGNORE!’

30. Chi altro se non il Creatore dell’Infinito che ha creato tutto, che lo tiene nella Sua mano, che lo riunirà di nuovo quando un giorno della Creazione andrà a riposo, può insegnare cosa sia effettivamente la vita? L’insegnamento che ho conservato, l’alta sapienza che devo ancora avere per comprendere ciò che dalla Luce è affluito giù a noi, …non certo solo a me”.

31. Quasi alla lettera, ciò che il ‘povero, piccolo parroco’ ha sentito; precisamente qualcosa di magnifico: ‘Sei tu volenteroso, caro figlio? Mi ami? Ami il Mio insegnamento e il Mio comandamento? Aiuti sempre il tuo prossimo come meglio puoi? Non dici in qualche modo cattive parole contro qualcuno? Mi dici tutto? I tuoi peccati o ciò che ti appesantisce il cuore? Mi apri la tua porta, affinché Io possa prendervi dimora, senza voltarMi, se non mi sei gradito? Per contro: ti puoi piegare, fino a non essere altro che una minuscola scintilla della Mia luce, del Mio Spirito della Fiamma di alta Potenza? (cap. 13,39). E la Grazia continua il suo cammino. E…’.

32. Non è e non c’è bisogno di essere fedeli alla lettera di ciò che quest’uno può e deve riferire, ma il supremo significato è chiaramente presente, non manca nulla di tutta la magnificenza che si rivela attraverso uno per i molti. Anche lo straordinario: ‘Accenna sempre alla Mia vita da Salvatore, e quello che ho fatto prima come onnipotente Dio-Creatore, ciò che faccio ancora quando è necessario il grande Aiuto’.

33. Oh, come s’inchinano, e non c’è nessuno che non senta l’alito dello Spirito, muto, assorto in se stesso, finché… – e anche questo può essere un miracolo – il segretario comunale dice: “Il grande aiuto! Di questo abbiamo adesso disperatamente bisogno, ed io penso che la fine del mondo stia davanti alla porta! Come deve essere raccapricciante! Allora si vorrebbe quasi chiedere: ‘Signore-Dio, risparmiaci questa afflizione!’. Non riesco ad immaginare come possa accadere. Una volta ho sentito che una stella cadrà dal cielo sulla Terra (Apoc. 9,1) e si aprirebbe un abisso spaventoso. Là dentro cadrebbero tutti gli uomini; allora la Terra sarebbe morta e vuota, anzi, non esisterebbe più”.

34. “Göster”, così si chiama l’uomo, “chi ve l’ha detto?” domanda il contadino Stangler. “Questo è incredibile! Riflettete: se DIO ha creato il mondo, Egli non permetterà che una maligna stella distrugga ciò che ha creato”.

– Si dibatte su questo, solo che non si arriva alla giusta conclusione. Lo stesso Sinkmann alza le spalle:

35. “Deve esistere una Parola, ma chissà come interpretarla. Ninive doveva andare in rovina; nonostante ciò il Signore ebbe pietà, persino a causa degli animali, come si legge in un’antica scrittura (Giona 4,11). Se già allora, forse duemila anni fa, ed oggi c’è ancora il mondo intero, non vorrei credere che con un crac la Terra vada in rovina. Domando ancora: dove? Da qualche parte dovrebbero rimanere anche le macerie”.

36. “Avete ragione, signor curato”, conferma il frate Angermann. “Ho studiato alcuni antichi scritti e il mio cuore si è bruciato, perché preferisco credere sempre nella bontà di Dio, invece che nella rovina che – purtroppo – viene troppo predicata dalla Chiesa”. Angermann avrebbe volentieri nominato tali prediche ‘tuonate giù’. E lo dice ancora. Tutti annuiscono con approvazione. Anzi, oggigiorno si è rapidamente pronti a tuonare, punire, schiacciare, e questo, in quei luoghi (chiese) dove la ‘buona Parola’ di Dio dovrebbe avere la precedenza.

37. Di nuovo stupita, ma colma di profonda fede, Beate si alza e si mette accanto a Sinkmann. È chiaramente visibile come se una mano si sollevasse fino a posarsi sulla spalla di lei. Si trattiene il fiato; perché non solo ci si rende conto dello straordinario, no, …il volto infantile si è cambiato. Sembra maturo, come se… non si riesce ad interpretarlo. Si osserva solo il cambiamento e si crede. E poi la parola, così libera, senza alcuna interruzione, come nessuna persona matura potrebbe fare, se non ci fosse dietro un potere proveniente da un ‘mondo superiore’.

38. “Amici, bisogna considerare ciò che crea dubbi tra la bontà meravigliosa di Dio e l’opinione di falsi oratori. Tali oratori non sempre vogliono il male; l’ignoranza delle cose superori di Dio creano confusione e un falso pensiero. Se quest’ultimo non viene controllato, cosa che accade proprio raramente, succedono cose brutte. I poveri uomini, non istruiti, vengono trascinati qui e là tra paura e speranza. Ma voi no!

39. Voi avete ricevuto molta verità proveniente dalla Luce, per esaminare voi stessi se e fin dove una Parola è da interpretare per il bene o per il male. Oh, la Parola di DIO, anche se può annunciare qualcosa di pesante, è in se stessa santa e buona! È vero: ciò che EGLI crea, lo mantiene anche, persino se qualcosa va perduto per il piccolo intelletto umano, ma sempre, solo per un tempo che, nell’eternità, è un minimo di un unico secondo, come voi lo stabilite mondanamente, perché il nostro Padre-Creatore è eternamente buono e clemente.

40. Ora io ho il compito di accendervi un lumicino su ciò che si definisce ‘fine del mondo’, senza sapere una sola cosa sul se e sul come avverrà. A priori vi sia tolta ogni paura: non perché nel Tempo di Dio la Sua Longanimità, abituata alla salvezza, sia scettro, bastone e corona. Perciò ancora:

41. L’immaginata fine è molto lontana, …vista dal vostro tempo. Riguarderà davvero questo mondo. Ma come? Vi sia sollevato un po’ il velo; gli avvenimenti reali saranno rivelati solo quando sarà giunto il tempo per gli uomini, …e questo per la salvezza della loro anima. Per questo l’anima si trova nella posizione più alta, il mondano terreno sul più basso e povero fondamento!

42. Consideriamo la stella che dovrebbe cadere dal Cielo. Voi non conoscete (a quel tempo) le dimensioni che esistono nel Firmamento, la grandezza di una stella, delle quali persino la più piccola, in quanto si tratta di portatrici di vita, sono molto più grandi del vostro mondo, perciò sarebbe un’assurdità se una stella distruggesse il mondo. Essa dovrebbe, se si staccasse dall’orbita ordinata da Dio, colpire una gran parte dello spazio materiale, con la qual cosa finirebbero anche i pianeti vicini al vostro mondo.

43. L’antica profezia esiste ed è vera, poiché un discepolo di Gesù ha visto l’immagine. Solo che non riguardava una stazione spaziale di luce, perché ‘stella’ significa ugualmente ‘luce’. Voi sapete che il primo figlio del Creatore si è allontanato dalla conduzione della Grazia ed ha percorso le proprie vie, il che ha avuto per conseguenza la ‘caduta dal regno della luce’. Il discepolo ha visto questo figlio. Perché inizialmente era messo lì magnificamente, come una stella, la più splendente di tutte, quindi il discepolo lo vide come una stella caduta dal cielo, sprofondò nella materia creata da una Grazia insondabilmente grande; ecco cosa vuol dire tenebra, la stella, il figlio.

44. Qui si chiama ‘Terra’ e non ‘mondo’. Il mistero: ‘Terra’ è la vita fertile che proviene unicamente dalla Potenza del Creatore. Il ‘mondo’ rappresenta la materia transitoria. Così la stella cadente venne guidata alla TERRA, il regno terreno di Dio, dalla bontà, da lei ora negata, e in sé e per sé ha a che fare con il mondo sul quale vivete, solo in quanto gli uomini si prepareranno la loro rovina.

45. Non è inteso il pianeta, anche se questo un giorno passerà quando la materia non servirà più come ‘punto di supporto soccorrevole’ per la redenzione di tutti coloro che sono caduti. Avete pensato bene: ‘Se il mondo dovesse sprofondare in macerie, dove rimarrebbero queste?’. Da quale parte dovrebbero essere raccolte! Non è sbagliato: solo le Mani onnipotenti del Creatore potrebbero mettere al sicuro queste macerie. Non è ancora necessario conoscere la cosa più alta della visione, dove un giorno rimarrà tutta la sostanza materiale dissolta. Ma vi sia ancora detto questo: nulla va perduto al nostro Creatore!

46. Se l’Eterno ha creato la materia per coloro che sono caduti, essa è una parte fondamentale allo scopo della redenzione. Questa potrà mai perdere qualcosa? Voi dite no! Quindi non esistono nemmeno ‘stelle cattive’, come si dice senza riflettere. Se splendono, allora esse sono luce. Questo è eternamente buono! Nonostante ciò, ci sarà quella ‘fine’. Una domanda vi tormenterà, se ve l’annuncio.

47. A parte il fatto che ogni mondo materiale, anzi l’intera materia, sperimenterà un giorno la sua dissoluzione, cosicché allora esisterà solo luce nel luminoso regno di Dio, figli di Dio benedetti dalla luce che rimarranno eternamente viventi come portatori di vita. A questi appartiene l’uomo, la sua anima, finché percorre le sue vie, finché ognuna ritroverà un giorno il posto fondamentale dal quale essa è proceduta.

48. Ma fate attenzione! L’umanità andrà in rovina, perché essa stessa si prepara la rovina con il cattivo procedere. Questa è la vera e propria morte del mondo! Amici, non scuotete la testa, pensando che sarebbe una contraddizione. O rimane esistente l’opera di Dio alla quale appartiene l’uomo, che DIO avrebbe creato, oppure, che l’uomo si disperde nella sua rovina.

49. Già ora siete oppressi nel più profondo del cuore perché esistono uomini terribilmente malvagi che, per di più, esercitano i loro abomini sulla povera gente ‘nel Nome di Dio’. Il vostro fratello Sinkmann lo ha persino sperimentato su se stesso. Allora sarebbe ben il tempo che Dio cancellasse gli uomini, fra cui sarebbero naturalmente colpiti anche i buoni. Non è così, amici terreni!

50. Sicuramente l’umanità sta già nella sua tomba, scavata da se stessa, ed è anche profonda, il che significa anche ‘abisso’. Difficilmente si agirà un giorno diversamente; si cambierà solo ‘il modo’. La cosa più profonda dell’abisso è la mancanza di fede, in cui sprofonda quasi il mondo intero. Mondo, uguale uomo! Come oggi non aiutano le norme di fede che non si trovano nel vero Vangelo, così un giorno ci si odierà e si combatterà reciprocamente, poiché ogni norma, mondana e di fede, vorrà dominare da sola.

51. Questa è la vera e propria rovina! Perché vedete, nessun uomo rimane in eterno nel mondo, come nemmeno su altre stazioni della materia, sulle quali esiste la ‘via della prova’. Oh, no, non pensate che DIO metta alla prova tutti gli uomini! Fondamentalmente, le vie del viandante sono una questione a sé stante secondo la Luce.

52. Ad ogni figlio della luce, ad ogni essere un giorno caduto, viene preparato un percorso indipendente, sia per confermare se stesso, sia per aiutare a purificare la caduta, così come ci sono i percorsi di Grazia per i deviati, per liberarsi dalla propria caduta, …per lasciarsi redimere attraverso il sacrificio della croce di Dio! Inoltre, c’è ancora da accennare: c’è esiste un ‘segno di Luce’, che l’uomo certamente registra, ma pur non sospetta come lo stesso ispiri ai buoni pensieri, non per ultimo, al buon operare.

53. Oltre alla grande infedeltà, all’odio e all’omicidio, che il sangue versato difficilmente può essere frenato (Apoc. 14,20), proprio per questo viene fatto molto per i poveri, i malati, i vecchi e i bambini. , Mma saranno meno i potenti a prendersi cura di loro. I ‘cuori viventi’ aiuteranno spesso con forze deboli. , Ee credetelo: queste forze deboli sono potenti; solo che non ve ne accorgete giustamente. Tuttavia il bene sale fino al Cielo. Là viene conservato per tutti coloro che hanno aiutato, se possibilmente molto, oppure poco.

54. Allora starà sarà mondo contro mondo, detto più esattamente: ‘Mondo contro Terra!’. Il mondo è la tenebra, la Terra è eternamente la luce! Perciò non pensate più alla fine del mondo come la si grida ai quattro venti assurdamente. Vivete il presente e il futuro, nello spirito. Questo soltanto è valido davanti al Signore. Per voi verranno ancora tempi pieni di amarezze, tanto da farvi credere che la mia parola non fosse affatto vera. Nella sofferenza potrete sperimentare la più alta salvezza dalla Grazia!

55. Se all’uomo va bene mondanamente, pensa più di rado alla paterna bontà di Dio; se deve portare del pesante, allora sospira: ‘Signore, abbi pietà!’. Dovete evitare entrambe le cose, poiché ogni giorno è un Dono del Padre dall’eternità. Godete questo a fondo nella fede e nell’incondizionata conoscenza: Dio è vicino, Egli c’è sempre! Se avete raggiunto questo, allora la porta nel regno della luce sta aperta non appena si intravvede il ritorno a Casa. Questo soltanto è il vero senso della vita, la linea guida che è meglio rispettare.

 56. Ora siate consolati, cari amici terreni, siate certi: chi stende la mano a Dio nell’autentica fede, non la stende nel vuoto; presso il santo buon Creatore-Padre non esiste vuoto! Vi posso annunciare la Sua pace, il Suo aiuto benedicente sarà sempre con voi!”

Ci vuol molto tempo prima che ci si renda conto di ciò che è successo. La fanciulla sta ancora lì come se non fosse di questo mondo, e il parroco osa la domanda:

57. “Chi sei tu, amico proveniente dalla luce? Si può conoscere la tua posizione celeste e il nome? Perdona, non chiedo per sapere, voglio solo ringraziare dal profondo del cuore. Come portiamo il nostro ringraziamento al Padre, rivolgendoci a Lui, così lo vorrei fare con te”.

– Un sorriso scivola sul volto che non ha ancora una forma mondana, come dice Sinkmann a se stesso. Segue un amato insegnamento:

58. “Hai chiesto bene, fratello; soltanto: eccetto il Nome di Dio, …vale forse il nome di uno che può portare qualcosa? La PAROLA è la cosa più importante che dovete conoscere e custodire. Voi siete liberi dai ranghi del mondo; per il futuro vi sia detto: chi è avido di nomi, perde il meglio dell’insegnamento di Dio! Io sono uno dei vostri fratelli proveniente dalla luce, questo vi può bastare”.

59. “Ho fatto un grosso errore”. ‘Hm, i grandi presentano rango e i loro nomi. Solo il Cielo sta nel rango supremo’.

– La consolazione: “Non hai sbagliato, ti sei chiamato povero, piccolo uomo, e non sai chi sei …secondo la Luce. Lascia che questo rimanga un segreto che ti si rivelerà solo nel regno della luce. Chi vi tende prima, alla lunga perde la vera via, anche se dalla mattina alla sera lodasse il Nome di Dio. Chi cerca di raggiungere cose alte che non gli spettano, perché ciò renderebbe pericoloso il cammino, sta ancor sempre davanti alla propria scala per il Cielo, anche se s’immagina di stare già in alto.

60. Ora andate a riposare, perché il corpo ne ha bisogno, vostra è la protezione di Dio-Padre. La Pace sia la coperta per il buon sonno. Vi saluto, io posso rimanere presso di voi, anche se – com’è la conduzione di Dio – forse non mi sentirete più. La parola interiore vi rimanga conservata”.

– A ciò, il parroco esprime lievemente un ‘Amen’. Ognuno l’ha recepito, ognuno l’ha ripetuto, e nessuno ha notato come la fanciulla benedetta giunge alla sua sedia.

– Beate si strofina un po’ gli occhi. Lei non sa cosa sia successo; sente un meraviglioso sussurrare dentro di sé, come se il suo spirito le abbia affidato la Parola proveniente dalla luce. In silenzio congiunge le mani.

61. È un grande segno di maturità che i radunati non rendano omaggio alla fanciulla, alla ragazzina. Il suo infantilismo ancora così puro non viene toccato. Sinkmann lo ha detto ad ognuno, e si agisce di conseguenza. Quanto più la si ama, tanto più viene premurosamente custodita in segreto, cosa che espressamente fanno sempre i tre cittadini, il consigliere Schöber, frate Angermann e, di recente, il segretario comunale Göster.

*

62. Il frate torna a casa da solo, riflettendo: “Che specie di bambina è questa? Non potrà mai attingere da se stessa questa sapienza. Non la conosce nessun cardinale, nemmeno il papa. Non esistono nemmeno libri del genere. Inoltre sarebbe troppo giovane – se leggesse – per assorbire questa superiore verità. E inoltre, riportarlariferirla? Io non osereici riuscirei, eccetto, di leggerla. Ne devo parlare con Sinkmann. Ah, povero, piccolo parroco, ed ha la luce in sé! Signore-Dio, grazie! Mi hai tirato fuori dalle tenebre!”

*

63. Il giorno successivo non è ancora completamente sveglio, allorquando qualcuno bussa alla porta. Chi sarà? Egli voleva andar subito da Sinkmann. Quando apre, costui sta aspettando sulla soglia.

– “Perdonatemi”, prega lui, “è sconveniente abusare di qualcuno così presto; ma mi sono sentito spinto a venir qui, vorrei parlare con voi”.

64. “Ah…”, Angermann sorride, “…io volevo proprio venir da voi, sarebbe anche stato un abuso, troppo presto. Avete già mangiato? Se no, qui c’è ancora qualcosa”, indica un tavolo che sta alla finestra nella sua stanza non molto grande.

Il signor parroco rifiuta ringraziando. “I Meurer provvedono bene per me, anche la fame spirituale sta ancor prima di quella dello stomaco”.

– Il frate lo conferma col movimento del capo. Entrambi gli uomini si siedono su una panca.

65. “Posso immaginare perché venite, precisamente per lo stesso motivo che mi ha spinto a venire da voi”.

Sinkmann conferma: “Ieri ho sperimentato molto con Beate, così come, anche il proibito ‘sogno dell’angelo’, cosa che confesso liberamente davanti a voi”.

– “Lo potete anche, mi siete stato amico, subito, non appena vi ho conosciuto. Noi due sappiamo cosa manca oggigiorno alla nostra Chiesa”.

66. “Per l’appunto; ma c’è anche del bene, cosa che si deve riconoscere”.

– “Ebbene, Io dico così: la Chiesa all’inizio ha combattuto molte lotte, e perciò può essere sorta molta confusione. Ma adesso…”. Il frate solleva con rammarico una mano. “Si mette male, e se la direzione della Chiesa non si cambia, intendo quella superiore, inutilmente io domando: un giorno, che ne sarà di questa?”

67. “Io credo fermamente”, ribatte Sinkmann, “che si purificherà; un giorno farà molto di bene. Noi certamente non lo vedremo, perché… è come una grave malattia infantile con cui sono affetti i nostri bambini. Ci vorrà molto tempo per la guarigione, finché ci sarà un risveglio. Soprattutto, anche il popolo, in generale, non dovrebbe rimanere sul gradino, sul quale… hm…”

68. “Ditelo senza alcun timore: sul quale lo si opprime intenzionalmente!”

– “Ahimè, sì”, Sinkmann è afflitto. Entrambi gli uomini vedono il pericolo che li potrebbe travolgere. Essi sono profondamente collegati a Dio, ma pensano anche alle persone oppresse alle quali verrebbe preso il sostegno interiore ed esteriore. Le si costringerebbe a credere a ciò che molti, grazie a Dio non tutti, i dottori della Chiesa offrono.

69. Angermann comincia di nuovo: “Ieri sera, …amico, non sono riuscito a dormire; mi ha toccato così profondamente. I grandi farebbero di tutto per ricevere questa sapienza, per insegnarla come ‘propria’ e… uccidere la fanciulla. Di questo ne siamo consapevoli. Lo deve sapere solo la cerchia degli amici, altrimenti non potremmo mai salvare Beate dall’inquisitore”.

70. “Questa è anche la mia grande preoccupazione, poiché si direbbe subito: ‘è stato il diavolo!’. Nonostante ciò, io penso che i diavoli siano gli uomini malvagi; questo si crede che non esiste, …dal Golgota può non esistere più”.

– In modo interrogativo, un po’ incerto, Sinkmann guarda il frate. Questi riflette, ma presto gli sguardi di entrambi s’incontrano. Essi si comprendono.

71. “Lo avete pensato già spesso?”

Sinkmann dice semplicemente: “Sì, noi piccoli parroci non possiamo nemmeno avere l’intera Bibbia (il Nuovo Testamento), ci vengono inviati soltanto dei ‘foglietti’, scritti in modo che non si riesce quasi a decifrare. Come mai? Negli ultimi anni, già nella mia vecchia chiesa parrocchiale, ho ricevuto di nascosto nuovi Scritti, per lo più da sconosciuti. Ma ho subito notato che essi erano di Lutero che stava traducendo l’intera Bibbia.

72. Forse l’ha già terminata. Ebbene, ho letto tutto dal tempo degli antichi e del Salvatore. Là è contenuta così tanta bontà, così tanta misericordia, che mi si sono velati gli occhi. E quello della croce… sì, ne viene predicato molto? Voi stesso sapete, amico Angermann, cosa viene dato ad intendere alla gente.

73. Certamente l’ho riconosciuto secondo la Parola; il significato più profondo mi è parso chiaro solo più tardi, da quando Beate e anch’io abbiamo sentiamo sentito il messaggio dalla Luce. La santa vera Parola: ‘È compiuto!’. Inizialmente l’ho interpretato nel modo come se il Salvatore l’avesse riferito a Se stesso, alla Sua morte. Doveva essere solo questo che bisognava manifestare con l’immenso Sacrificio? Allora sono stato illuminato in sogno: ‘La REDENZIONE era compiuta, attraverso la morte sacrificale del Signore!’. LUI – secondo Paolo – era Dio stesso! (Col. 2,9).

74. Se questo è il caso, a chi altro, se non al deviato, che si chiama Satan, deve riguardare l’Atto del Sacrificio? Se così fosse, e non saprei se il Signore-Dio nostro compie invano un’Azione, allora logicamente, nella santa Redenzione deve stare quello al primo posto, dal quale è venuto il peccato, l’allontanamento da Dio. Mi è venuta anche la Parola nella Scrittura che il Salvatore ha detto: «Egli non è venuto dai sani, i quali non hanno bisogno del medico», – Egli intendeva lo spirituale, e non il mondano. Egli è venuto dai malati, è venuto dai perduti (Matt. 9,12; Luca 5,31; Giov. 17,12; Matt. 18,12).

75. Tutto questo mi ha scosso, frate Angermann, come, …non riesco proprio a dirlo. È una luce che quasi abbaglia, tanto magnificamente mi è stata rivelata la croce del Signore; in verità, un Atto di Sacrificio senza pari! E ieri sera…? Non ci è stato permesso di guardare anche in una profondità, oppure in elevatezza, come la si vuol chiamare: la profondità salvifica della misericordia e quell’altezza maestosa della Rivelazione, che è propria solo dell’Eterno?”

76. “Sinkmann! Voi siete un portatore di misteri, uno dei pochi che si possono contare sulla Terra intera! Ora non mi stupisce che voi e la fanciulla, la benedetta, vi possiate trovare – meglio – che siete stati guidati. E ora anch’io! Quale inaudita Grazia! Ho già ringraziato, perché il Signore mi ha tirato fuori da tutta la vecchia tenebra. Non ero un buon pesce. Ora penso che possa andar bene con me dinanzi al Signore”.

77. “Ci potete credere, frate. A me è andata come a voi. Da ragazzo sono andato in un monastero, posso certamente dire che le cose andavano meglio che altrove. Però si doveva imparare e più tardi insegnare solo ciò che veniva sul ‘tavolo della parola’. Sicuramente anche per voi non è stato diverso negli anni giovanili”.

– “Lo confermo”, annuisce il frate. “Sono contento, sono molto grato che mi è stata tolta la spessa benda. Perché ciò che abbiamo potuto sentire ieri, è stato realmente una luce superiore. Veramente mi è sembrato come se fosse stato il Salvatore stesso”.

78. “È vero, soltanto è da interpretare diversamente. Ciò che il Salvatore ha insegnato ai Suoi discepoli, lo portarono in tutto il mondo. Il contenuto della loro interpretazione era la Parola del Signore; le trasformazioni linguistiche non hanno importanza. Essi erano messaggeri di Dio! Non diversamente ieri sera. L’amico della luce ha portato la Parola di DIO. In questo senso abbiamo sentito Lui stesso,–…attraverso il suo inviato”.

79. “Lo avete esposto magnificamente, reverendo, ho imparato qualcosa. Grazie per questo! Ma ancora una volta pensiamo a Beate. Noi la dobbiamo proteggere. Non deve incontrarsi con la gente della città”.

– “È ordinato. Il nostro medico sta molto attento, lei va sempre solo con Strauber, anche con il cittadino Schöber. Recentemente Göster è del tutto per la nostra causa, si è cambiato bene. Quindi la fanciulla ha molta protezione.

80. La protezione più alta e migliore è Dio, il Padre nostro e Creatore. Custodiamo questo saldamente, anche per noi stessi, amico Angermann”.

– Questi porge entrambe le mani a Sinkmann senza parole, con uno splendore negli occhi che dice tutto.

 

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Cap. 15

Dio, l’unico Aiutante;

un servo dell’inquisitore si ravvede

1. “Ahimè, la povera Meira Bartels, la gobba (la donna dei morti), è malata”. Beate lo dice a se stessa. Sono passati due anni nel tumulto di questo mondo, con quegli uomini che portano morte e sciagura. In questa regione, dove i fuggitivi hanno trovato una buona patria, il tempo è trascorso abbastanza calmo, a differenza di altre regioni.

2. Il grande inquisitore non è ancora venuto, un ordine lo ha distolto dalla strada. Che bello, pensa Beate, e riflette se non sia il caso di andare da Meira. Si sente molto spinta. Ora è cresciuta, ha quasi sedici anni, allora potrà ben… Cede all’impulso. Fino alla gobba non c’è da fare molta strada.

3. Appena ha svoltato nel vicolo successivo, un uomo le chiede dove abita il consigliere della città. Beate lo informa senza sospettare che la domanda è fatta solo per rivolgerle la parola. Lei neanche sa che l’inquisitore ha insediato delle spie per rendere più tardi facile il suo lavoro. Gli agenti si sono infiltrati presso differenti mastri artigiani come onesti lavoranti, anche uno presso il costruttore, dove Bertold Meurer ha trovato il suo buon lavoro.

4. Sebbene Bertold non abbia mai espresso la minima cosa sul collegamento superiore con la Luce, …non si può evitare completamente che qualcosa trapeli sempre. Ma quando ci si incontra nella casa di Schöber, che per giunta è il primo consigliere, secondo la loro opinione ‘le cose non sembrano andare per il verso giusto’, gli agenti hanno rintracciato questo e altro.

5. Com’è facile sapere che la ragazza (Beate), anche se sembra ancora una bambina che una persona adulta, si trovi accanto a loro. Ah, l’inquisitore ha proprio bisogno di giovani, con la tortura sono più facili da interrogare. Allora egli ha ‘l’intera nidiata’. Questo era il piano. Si era sentito infastidito per il fatto che per una volta non era stato in grado di dirigere tutto; ora… raggiungerà il suo scopo.

6. “Bene, bene”, dice amichevolmente il maligno, e le passa la mano sui capelli.

Lei indietreggia, non le piace essere toccata da estranei. Le viene il pensiero: ‘Sta attenta!’. Ma doveva proprio farlo?

– “Signore, dovete solo andare lungo il vicolo, svoltare in cima a destra, allora vedrete subito il Municipio, là presta servizio il consigliere che cercate”.

7. “Sei carina, non dovresti andare da sola; ci sono ragazzi che ne approfittano”. Vuole di nuovo accarezzarle i capelli o le guance, non importa se l’uno o l’altro, lui si cattura sempre una giovane selvaggina.

– “Lasciatemi andare”, supplica Beate. Con sguardo chiaro riconosce l’oscura minaccia e si spaventa nel più profondo del cuore.

8. “Suvvia, piccola, non essere così timida, non ti faccio niente. Ti posso accompagnare, affinché nessuno ti aggredisca?”

– “No, la mia via è vicina. Se avete qualcosa di importante da riferire, allora andate subito al Municipio”.

– “Non è così urgente”, sogghigna costui che vuole accarezzarla di nuovo e… ancora di più.

– La ragazza è presa dalla massima disperazione. ‘Se solo non avessi seguito l’impulso; non mi dava pace il desiderio di andare a vedere la donna malata’. La gobba è buona e pronta ad aiutare; ora è lei che deve essere aiutata. Ecco che arriva l’altro aiuto.

9. Dall’altro angolo di una casa arrivano Strauber e il consigliere Schöber. Quest’ultimo conosce già i ‘lavoranti’; solo che finora non hanno commesso nulla di riprovevole, perciò non c’era niente da intraprendere. Adesso i due uomini vedono come questo sfacciato cinge ancora strettamente le sue braccia intorno alla ragazza. Beate si difende in maniera impetuosa. Ah, adesso che ne ha uno, metterà anche gli altri in manette, cosa che non è intesa assolutamente alla lettera. In tutti i casi la prigione ha abbastanza spazio per accogliere queste canaglie.

10. “Fermati!”, tuona Schöber.

– I due uomini accorrono velocemente. Prima che il ‘lavorante’ possa fuggire, viene tenuto fermo. “Cosa ti spinge qui?”, chiede Schöber in modo brusco. “Da noi le ragazze non vengono aggredite nei vicoli, soprattutto in pieno giorno! Non sei il lavorante del mastro sarto Wuhnicke, venuto qui da Augsburg[10]?”

11. “Lo sono!”. Oh, gli agenti che l’inquisitore manda, sono abili, addestrati, sono in grado di liberarsi dalle trappole, se mai ci dovessero capitare. Peccato, egli avrebbe cavato fuori qualcosa con la ragazza, e anche la ricompensa! – Ah, avrebbe ricevuto molto, almeno due ducati. Beh, non lo si catturerà mai! Quindi fa finta di essere del tutto stupito:

12. “Amico…”, dice, come se non conoscesse il consigliere, “…ho solo accarezzato la ragazza; e un bacio innocente, cosa c’è di male?”

– “Non prendermi in giro”, grida Schöber.

– Strauber fa ben attenzione che il villano non gli sfugga. Lo scambio di parole ha attirato un dipendente della guardia diurna della città. Egli è subito pronto ad intervenire per aiutare.

13. “Puoi baciare la tua ragazza, se ne hai una”. Dice Schöber agitato. “Le nostre ragazze tu non le tocchi. Ricordatelo bene!”

– A questo punto il maligno commette un errore che non può più essere corretto e più tardi strapperà all’inquisitore una maledizione, veramente, a un tale ‘uomo di Dio’ è come se fosse scritto sul corpo.

14. “Una donna di mala vita della città? Nessuno mi può ingannare. Questa fa parte dei forestieri che anni fa son venuti qui e sono stati accolti dal primo cittadino. A suo tempo sono fuggiti perché la Chiesa li voleva punire, e a ragione! Il vostro borgomastro non ha espulso i maligni diavoli, il che va contro ogni diritto della Chiesa e…”

15. “Ma guarda… Ben blaterato! Noi non stiamo sotto la tua Chiesa, ah… Chiesa, peccato per la buona parola! Noi stiamo sotto la casa del principe di qui! Tu prima sarai messo in prigione, non hai rispettato l’ordine pubblico; poi vedremo cosa ha spinto te e gli altri lavoranti a venire qui! Non pensare che devo dapprima indagare. Sono già informato!”

– Un’ira indomata fa commettere al prigioniero un secondo grande errore.

16. “Voi, nidiata di eretici, verrete tutti al supplizio e al rogo, lì la vostra grossa bocca svanirà!”

– “Via!”. Un fischio.

– Arrivano altre tre guardie e portano il prigioniero in una cella. O Cielo! Crolla in sé, maledice la città, se stesso, la ragazza. Se non avesse fatto i complimenti così a lungo, allora sarebbe… La sua riflessione non gli serve a nulla, non può dare nessuna informazione ai suoi compagni, affinché siano prudenti.

17. Schöber li fa sorvegliare più da vicino e presto si accorgono che uno del gruppo manca. Non riescono ad accertare dove egli sia, né cosa sia successo, e cominciano a sganciarsi. Che venga l’inquisitore stesso! Il più giovane dei monaci travestiti, entrato in servizio presso il mastro cordaio, rimane indietro. Egli non sa ancora il perché, fa credere che lo fa’ a causa del ‘fratello’ catturato. Senza ammetterlo, teme la venuta del suo alto preposto.

18. Nel frattempo il dottor Strauber ha preso da parte Beate; la paura per lei lo fa sbraitare: “Non sei stata brava, hai promesso di non andar mai da sola; e se adesso non fossimo arrivati noi, il consigliere Schöber e anch’io, cosa sarebbe stato di te?”. Egli guarda Schöber, chiedendo di sgridarla anche lui.

Questi pone il suo braccio intorno alle spalle di Beate, sente il suo tremito, e dice paternamente:

19. “Perché sei andata via senza protezione? Non l’hai fatto tanto per fare”.

– “Era… era la parola del sogno, io dovevo andare da Meira Bartel, che sarebbe malata. Per di più, pochi giorni fa stava ancora seduta sul letto di morte della padrona di casa. Mi sono sentita molto spinta a seguirla. La gobba non abita lontano. Non potevo sospettare che proprio…”

– “…che proprio oggi avresti incontrato un mascalzone?”. Continua adirato Il dottore. “Avresti potuto portare tua madre con te, se non era possibile diversamente”.

20. “La mamma non la porto mai con me”, replica Beate. “Ci è troppo preziosa. Non deve essere messa in pericolo. Perché lo so anch’io che certa gente è venuta nella città già da settimane. Ho visto l’immagine: sotto i loro abiti portano le tonache. Questi non sono stati mandati qui per il bene della gente della città”. La ragazza guarda Schöber.

21. Lui fa cenno col capo: “Dottore, rasserena la fronte se la preoccupazione ti fa infuriare. Siamo venuti nel momento giusto, la canaglia è stata catturata. Mi è stato riferito che l’uomo di oggi si sarebbe tradito da Wuhnicke, a dire il vero avrebbe solo chiesto cosa il mastro pensava di Lutero. Inoltre c’era in lui uno scintillio negli occhi, come me lo ha descritto Wuhnicke. Dove quelli di Augsburg sono entrati in servizio, ho messo all’erta i mastri, soprattutto perché essi sono tutti evangelici. Ma nessuno di loro ha mosso accuse contro un cattolico; tutti mantengono la pace con gli altri, cosa che apprezzo molto. In fin dei conti crediamo tutti in un solo Dio”.

22. Beate guarda con occhi raggianti il consigliere. “Oh, ‘mantenere la pace’, mi è stato detto che per il Creatore ci sarebbero credenti e miscredenti. Questi ultimi dovranno aspettare a lungo prima di poter entrare nel regno del Padre; ma Lui, il Signore, non perderà nessuno degli smarriti. Quanto ho ringraziato, pensando: ‘Se uno non impara la fede, sarà completamente povero, veramente, più povero di quando qualcuno non ha niente da mangiare’. A un affamato si dà un pezzo di pane; ma cosa si dà ad un’anima che non chiede nemmeno il pane?”

23. “Ah, figliola, ci hai di nuovo portato una bella immagine! Ebbene sì…”, Strauber dà la mano a Beate, “…andiamo dalla gobba (la donna dei morti), forse potrò aiutarla. Ma non andare mai più da sola!”

– Questo viene promesso.

Schöber dice: “È giusto che mi debba occupare del prigioniero e badare agli altri. Temo solo…”,

– “Che scappino?”, aggiunge il medico.

*

24. La donna malata giace su un letto inadeguato, tossisce forte, fatica a respirare, e poi riconosce la ragazza e il medico. “Voi?” chiede lei a fatica. “Chi vi ha detto che io… Non c’è stato nessuno da me, altrimenti vi avrei fatto chiamare”. Guarda implorante Strauber, chiedendogli di aiutarla. – E Beate? … Lei già da tempo ha riconosciuto che ‘con lei c’è qualcosa’. Ma cosa? Solo che, nella sua semplicità, era sempre bello quando incontrava da qualche parte la ragazza, per lo più a un letto di morte.

25. Nel frattempo il dottore ha auscultato il cuore e i polmoni, e premuto l’orecchio sul petto. Qui sente un risuonare con fragore. “Hai del miele?”, chiede, alzandosi.

– Lei scuote la testa, parlando a fatica.

– “Niente latte?”

– Dove andare a prenderlo se si giace malati e nessuno aiuta?

– “Ritorneremo. Abbi pazienza”. Strauber se ne va con Beate, non vuole lasciarla sedere presso il giaciglio. La gobba è più malata di quanto lei immagini.

26. Nel vicolo accanto c’è una bottega dove si può acquistare ogni genere di cose, l’uomo e la donna che servono sono gentili con i clienti, soprattutto col medico. Questi è conosciuto in città. Gli si presta volentieri un contenitore con del latte e una vasetto di miele, una rarità. “Ieri è arrivato qualcosa”, dice l’uomo. “È stato qui il mercante proveniente da Eisenach”.

– “Allora siamo arrivati al momento giusto”, Strauber ringrazia e paga. Lui porta il miele, Beate il latte, e presto nella piccola stanza della gobba arde un piccolo fuoco sul focolare.

27. Il dottore ha sempre con sé delle buone erbe da lui raccolte, e dell’unguento, anch’esso preparato da lui stesso. Altro è difficile trovare in questi tempi. Il latte viene bollito, viene aggiunto un cucchiaio di miele, in più un’erba per i polmoni, anch’essa fatta bollire e filtrata tramite un panno, e tutto questo si somministra a cucchiaiate alla malata. Quello che rimane, viene conservato al fresco.

28. “Ritorneremo stasera. Avverto la vicina. Ci sarebbe da ridere se non ti rimettessi in piedi”. Solo che il suo pensiero smentisce le parole. Risollevare i malati è sempre stato il suo principio. Una tale buona becchina non la ritroveranno così presto com’è Meira. Strauber lo dice a Beate quando le chiede come stesse la malata secondo lei, affinché preghi il suo angelo di aiutarla ad alzarsi. Lei vuole bene a Meira, la quale assiste bene i morenti che tornano a Casa, le cui ultime cose appartengono al mondo. Ed ha sempre pregato per la salvezza dell’anima. Chi ne sa qualcosa?

*

29. Meira in serata sta un po’ meglio. La vicina ha dato in prestito una coperta calda, ha cucinato una zuppa ed ha messo in ordine la stanzetta. Tutto ciò lo vede quest’uomo che vive la vita senza mogliedonna, . Tuttaviache a dire il vero – come medico – ha visto moltomolte cose, il bene e il malebelle e brutte, amare difficoltà, e presso certi alcuni altolocati, troppo di ciò che l’uomo il povero deve farnene fa a meno. Ora è contento, la febbre non è più così alta, la sente sulle sue dita. In verità, ecco un (vero) medico, uno sconosciuto che è benedetto dalla Luce.

30. Di nuovo versa alla malata della bevanda ed aspetta la reazione. Beate tocca di tanto in tanto la fronte calda, così che ogni volta la gobba apre gli occhi stupita, ormai è certo: la fanciulla ha la benedizione di Dio nella mano! Oh, non la ragazza aiuta, è solo il legame attraverso il quale arriva l’aiuto benedicente, …da DIO! Si risveglia la volontà di guarire, alla quale nei primi giorni, quando giaceva senza aiuto, aveva già rinunciato. Dopo una settimana è di nuovo in piedi.

*

31. “Non andare subito al cimitero”, l’avverte Strauber, il medico, “sei stata molto malata e…”

– “…io so: la fanciulla!”. Quando gli occhi del medico guardano minacciando, lei dice con calma: “Nessuna preoccupazione, dottore, dalla mia bocca non esce nulla! Oppure credete che io non sappia cosa succede qui? Ci sono cani; ci si deve più di tutto guardare dagli oscuri”. Non dice di più ed è abbastanza. Poi, quando ringrazia Strauber per l’aiuto, sussurra: “Beate sarebbe presto perduta, se si sapesse che è stata scelta”.

32. Ma guarda, pensa Strauber lungo la via per andare a informare Meurer e il prete, ora si deve badare anche alla gobba. È capitato spesso, se si aveva bisogno di un sacrificio per mostrare il potere, che si vada a prendere chi è diventato sano con le parole: ‘In te c’è il diavolo che ti ha guarito! Ora lo cacciamo noi da te!’, …con la tortura e con la morte.

*

33. Poco tempo dopo, quando gli amici si sono resi conto che la persecuzione traccia cerchi sempre più grandi, capiscono di tacere ancora di più e di esaminare a lungo chiunque, prima di parlare. – Allora dice Beate, quando siede da sola con il parroco in giardino: “Su di noi sta arrivando qualcosa di grave, parecchie cose gravi. Non lo so ancora con certezza; lui…”, intende il suo angelo, il quale le porta continuamente un messaggio, “…è stato da me di notte. Aveva un aspetto molto triste, e nonostante ciò, aveva un viso molto dolce e sereno, e ha detto:

34. ‘Voi, il buon parroco Sinkmann, il frate, l’amico Schöber e gli altri, dovete aspettare un paio di giorni e poi incontrarvi. Allora verrete a sapere cosa sta succedendo. Per domani vedo qualcosa di oscuro’. E poi questo: ‘Si devono chiudere le porte della città’, il perché non l’ho capito bene. Verranno qui i contadini e porteranno ciò di cui ha bisogno la città; anche i carri del mercante devono entrare. Altrimenti tutta la gente qui dovrebbe morire di fame”.

35. “Sì, è vero”. Sinkmann non sa ancora bene di cosa si tratta. Nel secolo scorso vennero strettamene chiuse le città e, …non servì a nulla. ‘Questo’ attraversava le porte, saltava i muri più alti ed entrava dovunque voleva. O Cielo! Se arriva questo! Forse c’è qualcos’altro da dire? Egli pensa all’inquisitore e ad altri dello stesso grado.

36. Questi, altrettanto, fanno saltare porte e portoni, non chiedono di alti e bassi, di giovani o vecchi; essi divorano le loro vittime. Sinkmann si aggrappa al fatto che il loro principe è un signore forte, ha molti cavalieri armati pesantemente, ha altri signori dietro di sé, nel nord e nell’est. Allora agli oscuri verrà ben sbarrata qualche via. Lo stesso giorno viene a sapere qualcosa di più, il che lo può opprimere e anche alleggerire.

37. Tra i lavoranti di Augsburg il più giovane non era scappato. Quello arrestato viene espulso per sempre dalla città. Questi, prima di andar via aveva consigliato al più giovane di andare con lui. – Quest’ultimo, non sapendo cosa lo spingesse ad andar via, adduce una scusa: “Io sono libero, il mio mastro non ha sospettato di me, e uso prudenza. Voglio ancora origliare su cosa succede, per consegnare al nostro superiore la città, …quando arriverà”. La piccola esitazione non era stata notata dal più vecchio. Egli aveva elogiato il giovane, lo aveva anche avvertito di fare molta attenzione. Lo rese attento su Beate, questa sarebbe certamente molto giovane, ma lui sapeva già che era una strega. E ora…

*

38. Alla sera, quando Beate aveva riportato la parola dell’angelo, qualcuno bussa alla porta di Sinkmann. Quando egli apre, sta lì il lavorante. Quelli di Augsburg erano diventati noti attraverso il segretario comunale, e si sa che sono partiti, ma non che uno era rimasto. ‘Sta attento!’ Nonostante ciò, il parroco chiede in modo amichevole, com’è suo solito, soprattutto per dissipare sospetti, nel caso fosse necessario, cosa desiderasse, e se lui, Sinkmann, potesse aiutarlo. Questi in un primo momento indugia, non trova subito un inizio di ciò che vorrebbe dire, e poi, improvvisamente, comincia:

39. “Reverendo, concedetemi, vi prego, di credermi, vi dico la piena verità. Facevo parte dei lavoranti che han dovuto lasciare la città. Dipendiamo dal fratello Cristoforo, il quale ci ha ordinato quanto segue: avremmo dovuto sorvegliare quelli che una volta sono fuggiti dal distretto dell’inquisitore, e rapire uno dopo l’altro ogni singolo. Si doveva cominciare con la ragazza, come esca, e così dire ai genitori: ‘se volete rivedere vostra figlia, allora venite qui volontariamente’. E con questo – vedete – io non ero d’accordo che si volesse catturare i suoi poveri genitori in un modo così ingannevole. Perché nessuno, ne siete convinti voi stessi, sarebbe mai stato esonerato.

40. Anche a voi si doveva porre l’ultimatum: ‘tutti gli altri sarebbero stati liberati, se voi vi foste sottomesso all’inquisitore!’. Che gioco malvagio! Io ero adirato con Lutero, guardavo al maestro, come si definisce Cristoforo, perché ero del tutto convinto della nostra salvezza nella Chiesa come ‘unica che rende beati’. Fin dall’infanzia non avevo sentito altro.

41. Poco tempo fa è successo che una giovane e bella donna, solo perché non ha assecondato la volontà dell’inquisitore, non solo è stata legata a un palo della tortura, ma è stato acceso anche il rogo, lentamente, così che il tormento della povera donna durasse molte ore e… e… l’inquisitore guardava da una finestra.

42. Si era mimetizzato, non doveva saperlo nessuno; ma io lo avevo adocchiato, quando incauto sollevò una tenda per stare a guardare (dalla finestra) come doveva soffrire la vittima. A quel punto… oh, reverendo, credetemi, ogni fede in me si è spenta, prima di tutto, in Dio! Come ha potuto Egli lasciar accadere che una donna, la quale ha posto al di sopra di tutto il suo onore di donna, fosse uccisa in modo così vergognoso, solo perché lei… perché lei… ‘Dov’è’, gridai nella notte buia: ‘Dov’è la misericordia, che Tu, o Dio, hai predicato?’

43. Ho continuato a fare ancora ciò che si pretendeva, ma interiormente stavo su una stella lontana ed estranea. Solo... Era così che mi sentivo. Non pensate che vi racconti una favola; io ho bisogno d’aiuto, non so più che fare. In seguito, durante un nostro viaggio, ho sentito un predicatore luterano. I miei fratelli lo hanno schernito ed hanno cercato di disturbare il servizio religioso. Ci avrebbero quasi percosso, ma il predicatore ha trattenuto seriamente la comunità dicendo: ‘Non comportatevi come gli altri! Noi ci atteniamo alle Parole di Gesù: «Amate i vostri nemici!»’. E disse altre cose ancora più belle.

44. Io stavo in disparte dai fratelli, e me ne andai. Da allora la parola non mi è più uscita dalla mente: ‘Amate i vostri nemici!’. Per non cadere nel giogo, feci finta di credere fermamente ciò che insegnavano i fratelli anziani. Quello era falso, devo confessarlo. Ma come potevo venirne a capo? Nulla mi avrebbe protetto; se andava bene, sarei giunto alla scomunica. Cosa sia questa, sicuramente non avete nessuna idea”.

45. “Lo so”, interrompe il parroco, in parte propenso a credere, in parte lasciando dominare ancora una grande prudenza. La posta in gioco è troppo alta per tutti. Il giovane ha uno sguardo aperto, ma tormentato, sembra come se stesse su una via di cambiamento. Se così fosse, o caro Dio-Padre, sarebbe una gioia! “Continuate a dire ciò che avete ancora da dire. Vi voglio aiutare volentieri. Vedete, noi evangelici siamo duramente perseguitati. Perché? Perché insegniamo diversamente le sante parole di Dio, fedelmente e veramente, come ha parlato il Salvatore! Noi non condanniamo, non escludiamo nessuno.

46. Oh, sì, ci sono i fanatici, non importa in quale campo. Li abbiamo anche noi, Dio ce ne liberi, proprio come voi! Sono questi determinanti per la verità che deve imporsi? Date voi stesso la risposta, giovane amico”.

– “Amico?”, il monaco guarda triste. “Non ho mai avuto amici. I superiori ci dominano, in parte per diritto. I fratelli più anziani non hanno nessun sentimento per noi più giovani, sentimento che uno desidera ardentemente”. Egli vorrebbe dire ‘amore’, ma questo, la durezza dell’educazione non lo tollera.

47. Sinkmann sorride, riconosce ciò che manca al giovane. È autentico, deve trovare la vera amicizia. Ma prima domanda: “Cosa volete fare? Come vi posso essere d’aiuto?”

– “Se solo lo sapessi io stesso!”, il monaco lotta con le mani. “Tuttavia, non si può infrangere un voto; ah, cosa sapevo io da ragazzo di ciò che un voto del genere comporta?”

48. “Vi libero io! Fondamentalmente non avete portato il voto al Signore. Anch’io l’ho fatto in passato. Ho riconosciuto da tempo che non vale ciò che si promette al mondo. Una Chiesa è un’istituzione in quanto si riferisce al puro potere, quindi non è autorizzata a pretendere un voto dai bambini, per poi punirli se più tardi l’uomo giunge ad una conoscenza migliore e non vuole obbedire all’istituzione, bensì a DIO e servire LUI. Mi sembra che questo sia il vostro caso”.

49. “O venerabile parroco, avete pronunciato la parola giusta. Se la seguo, e lo farò seriamente, vi prego, dove potrò stare? Qui ci sono molti sbirri; non crediate che con l’uscita dei lavoranti non ci sia più nessuno che striscia intorno al vostro gregge! Io non lo ritengo come tradimento: la donna dei morti è sulla lista. Non si potrà salvare se la si cattura. Si dice che parli con i morti, e questa sarebbe opera del diavolo”.

50. “Non mi dite assolutamente nulla di nuovo”.

– “Come mai? È stato discusso solo ieri”.

– “Sì, sapete, noi abbiamo un ‘UOMO’ che ci fa sapere tutto. E poi… si può parlare con i morti? Seriamente non esistono i morti; ciò che scende nelle tombe, è il corpo materiale. Ma l’anima, giovane amico, rimane vivente (Gen. 2,7); e se la nostra donna dei morti parla con un’anima, dite: parla con un morto? Questo sarebbe assurdo”.

51. Il monaco riflette. Ha pensato molto, ha cancellato tutto ciò in cui credeva, senza trovare nulla di meglio in cambio. Qui gli viene detto quello che cercava. Porte chiuse a chiave? Chi è ‘l’Uomo’ di cui gli ha parlato il parroco? Come se questi vedesse il pensiero, Sinkmann dice come se fosse profeta:

52. “Il nostro UOMO è il Signore del Cielo! I vostri superiori dicono semplicemente ‘diavolo’, perché essi non hanno nessun vero collegamento con Dio, l’Altissimo. Non deve essere Dio personalmente che viene da noi, che ci fa sapere ciò di cui abbiamo bisogno? Esiste appunto un collegamento con la Luce; se voi lo comprendete, su questa base si può apprendere molte cose importanti per la nostra anima, per la fede e per la verità, anche per quello che è utile alla vita terrena”.

53. “Devo venire nella vostra scuola, avrei molto da imparare, e ancora più da eliminare. Dapprima deve essere buttato via il vecchio, l’inutilizzabile, affinché il terreno diventi pulito; poi potete spargere la semenza”.

– “Questa è stata una buona parola!”. Sinkmann si rallegra come un bambino al quale è stato dato un bellissimo regalo. I doni di DIO sono i migliori. Tuttavia, …a causa degli altri, deve continuare a metterlo alla prova. Nonostante ciò, il giovane monaco deve essere protetto. Dove e come? All’improvviso l’ispirazione:

54. “Non abbiate paura, non ribattete, è per il vostro meglio. Vi mando con una lettera al Wartburg[11]; il nostro principe si prenderà cura di voi. Se qui una buona volta si libera il luogo, sapete cosa intendo, allora venite di nuovo da me e sarete un fedele aiutante come ce n’è sempre bisogno”.

55. Quanto presto diventerà necessario, non lo sospetta nessuno degli uomini. “Allora, quando ho pronunciato i voti, mi si diede il nome Luca, ma preferisco chiamarmi Giovanni, come i miei genitori mi hanno fatto battezzare”.

– “Giusto! Domani di buon’ora venite sulla via. Nella città c’è un mercante con il suo servo, vi porterò da lui. Tutto il resto verrà da sé”.

56. Chinandosi, il monaco ringrazia con poche parole, perché il cuore gli trabocca. Prima ha avuto una grande paura, tutti erano stati messi in guardia dalla ‘cova evangelica’, quale abominio commettesse. Spaventoso chi cadrebbe nelle loro mani. Dio abbia Pietà! Il giovane monaco è sinceramente contento. Solo, Wartburg… I principi agiscono diversamente dal parroco, che è la bontà stessa. Più tardi si stupisce come risulterà completamente diversa la sua via, una clemente conduzione di Dio come nessun’altra, anche se all’inizio la ‘via verso Wartburg’ non si svolgerà troppo facilmente.

57. Non il principe, ma un capitano lo aveva interrogato molto severamente, e solo la lettera di Sinkmann lo aveva salvato dal carcere sotterraneo del castello. E poi… Alla sua urgente richiesta di inviare subito dei cavalieri armati, il comandante che è di guardia aggrotta dapprima le sopraciglia. “Dove?”, chiede burbero, senza staccare gli occhi dal monaco.

58. “Davanti allo spiazzo erboso c’è un piccolo bosco, là dentro vi dovete mimetizzare. Oggi verrà rapito un uomo, l’ho detto al reverendo Sinkmann. Non è una trappola messa per voi; può essere una trappola per i rapitori, se non esitate”.

– Il comandante dà l’ordine di marcia e dieci uomini armati entrano presto nella valle, con lui in testa. La strada viene percorsa al galoppo e il boschetto accoglie gli uomini di Wartburg.

 

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Cap. 16

L’imboscata ai cattivi – La donna dei morti è salva

La Luce insegna ancora tramite Beate

1.   Ascoltate!” dice a bassa voce il comandante ai cavalieri armati. “Là dall’ingresso dello spiazzo erboso viene un calpestio. Il monaco Mme lo aveva ha confidato correttamente il monaco!”. Gli alberi non sono molto fitti, è facile passare con i cavalli, mentre loro cespugli stanno lungo la via dietro i cespugli,. Qquindi non li si può notare. Ecco che arriva un il terribile convoglio. Su un asino sta qualcosa simile ad un sacco, circondato da quattro uomini che somigliano a mercanti.

       “Coraggio!”, ordina sussurra il comandante. “Vediamo che razza di gente è!”

2.    Ben fatto. Nell’avvicinarsi, i cespugli non sono un ostacolo né per un cavallo né per un cavaliere, presso uno dei quattro uomini, sotto l’abito, si vede il saio di una tonaca. Ah! All’istante i quattro con l’asino sono circondati.

3. “Cosa avete lì?”, chiede il comandante, apparentemente calmo. “Avete pagato il dazio per la merce? Siete certamente mercanti, non è vero?”

– “Certamente, illustre signore”, dice uno. “Siamo piccoli mercanti senza carro e ci accontentiamo di poco”.

– “Cosa avete nel sacco?”

– “Farina, per fare il pane”.

– “Da quando, un sacco con la farina si muove?”

– Una maledizione soffocata. Se l’avessimo… finché eravamo fuori dalla zona di pericolo, ma l’inquisitore voleva vedere davanti a sé questa strega ‘perfettamente viva’.

4. Vorrebbero scappare, ma all’istante i travestiti sono già stati catturati. Quando si toglie il ‘sacco’ dall’asino, c’è una coperta. Sotto questa c’è una persona legata in maniera straziante, testa e piedi pendono di lato. Nella bocca è ficcato un bavaglio. Terribile! Quando slegano il fagotto e lo adagiano sull’erba, si vede che si tratta di una donna. ‘Il monaco ha detto la piena verità’. Ebbene, questo monaco si deve aiutare. Rimarrà più a lungo al castello. Mentre ancora ci si chiede chi fosse la donna, arriva un gruppo di cavalieri al galoppo, in testa il cittadino Schöber con le guardie della città. Appena giunto, salta già dalla sella e, abbracciando con l’occhio il tutto, esclama a gran voce:

5. “Dio sia ringraziato, è la nostra gobba, la Meira Bartels! Non avevo creduto a quello che mi aveva rivelato il piccolo monaco”.

– “Da noi ha fatto lo stesso”, il comandante saluta il cittadino a lui noto. “Adesso ditemi, com’è possibile che questi scagnozzi…”, intende i monaci travestiti, “…siano riusciti a rapire la donna senza che nessuno di voi abbia visto? Dopo tutto, è ancora pieno pomeriggio”.

6. “Ce lo dirà Meira Bartels, poiché questi…”, indica colmo d’ira gli scagnozzi legati, “…non confesseranno nulla!”

– “Il nostro principe scioglierà loro la lingua, di questo siatene certo! Se li si consegna al loro strampalato superiore (all’inquisitore) non vorrei sapere cosa succederebbe loro per la mancata spedizione”. – I monaci impallidiscono. O Cielo! Cosa sarà di loro?

7. Schöber chiede: “Comandante Scharfner, rimanete ancora con me. Una guardia andrà a prendere il medico, la povera donna deve essere curata, non ha quasi più fiato nel petto”.

– “Sei uomini rimarranno qui, io cavalcherò con gli altri al castello, devo far rapporto. Poi ci sono nove uomini armati. Non potrà succedere più nulla. Ne invierò ancora un paio di armati, ce ne sono sempre alcuni qui e là, perché mettiamo in sicurezza le strade”. Dicendo questo, sbatte le palpebre con entrambi gli occhi. L’inquisitore è atteso, non deve entrare nel territorio. Non lo si può catturare come i monaci, ma lo si può espellere dal paese. Per questo, il principe ne ha il pieno diritto.

8. Non ci vuole molto tempo, prima che Strauber arrivi con il carro trainato da due forti muli. “Quindi non mi ha ascoltato”, impreca il buon uomo tra sé. “Le avevo detto che non doveva andare al cimitero”, la Meira non lo ha fatto; l’intera faccenda era così ben studiata che perfino il più prudente poteva rimanere impigliato nella rete. Sul carro c’è molto fieno che il medico ha portato con sé. La donna svenuta viene sollevata sul mezzo con la coperta.

9. “Il cuore batte ancora”, ausculta Strauber, “non sta per niente bene…”, rivolgendosi a Schöber, “…perché è stata malata. Adesso torniamo indietro lentamente”, ordina al servo che guida gli animali. “Potremmo ricoverarla da voi?”, chiede a Schöber. “Sarebbe continuamente sotto la mia sorveglianza, il che per lei sarebbe il meglio”.

– “Naturalmente, questo si può fare senz’altro”. Detto, fatto. Ma ci vogliono un paio di giorni prima che la Meira possa dire cos’è successo veramente.

*

10. (il racconto della gobba Meira): “Sono già stata chiamata una volta dalla nonnina all’ingresso dello spazio erboso, essa tuttavia si era rimessa in forze. Al mattino è venuto un messaggero a dirmi di recarmi subito dalla nonnina perché sarebbe morta, io avrei dovuto preparare l’ultimo giaciglio. Se avessi potuto vederli, allora avrei saputo che mi si voleva attirare fuori dalla mia casetta. Voi sapete, tra quell’ultima casa della lunga via e la casa dello spazio erboso ci sono cespugli e alberi che circondano in parte il prato della città.

11. Non ero ancora arrivata a casa, allorquando, da dietro mi è stato gettato addosso qualcosa di grosso, ho ricevuto un colpo alla nuca e poi non so cos’altro sia successo, finché sotto le vostre mani, dottor Strauber, mi sono ripresa di nuovo. Voi dite che ci è voluto un giorno intero prima che riprendessi conoscenza. Mi sono sentita molto male. Dunque, quanti giorni sono già passati?”

12. “Cinque! Certamente nessun mascalzone oserà più venire in città, ma in futuro non andate più da sola a nessun letto di morte, a nessuna tomba. Se arriva un messaggio, fatecelo sapere. Non vi preoccupate, noi sappiamo cosa fate al cimitero; non sarete disturbata, là accade molto di buono. Quando un giorno morirò, potrete pregare anche al mio giaciglio di morte”.

– Un sottile sorriso splende sul volto leggermente solcato di rughe della gobba, quando fa cenno di sì col capo:

13. “Lo farò quando… Tuttavia non prego mai ad un letto di morte; prego sempre ad un ‘giaciglio celeste’. Non ridete, dottore”. Cosa che Strauber non fa. “Quando l’anima di una persona lascia il mondo, è più vivente che nel corpo. La sua via va verso il Cielo, prima o poi, è l’ultima stazione. Perciò chiamo l’ultimo giaciglio nel mondo ‘il giaciglio celeste’, oppure letto celeste”.

14. Quante cose si possono imparare da questa donna anziana! Oh, i bambini pregano: ‘…che possa andare in Cielo’. Gli adulti si vergognano della preghiera infantile. Uno può avere un desiderio, ma non lo confessa. Cosa ha detto il Signore? «Se non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei Cieli»” (Matteo 18,3 e 19,14).

*

15. Molte preoccupazioni sono da superare, il cittadino è sempre presente per la gente. Dall’avvenimento con Meira Bartels vengono spesso dei cavalieri armati dal castello, a volte rimangono anche un paio di giorni nel luogo dove la situazione è diventata più tranquilla. Solo dall’esterno si vorrebbe cercare di agguantare ancora qualcuno. L’inquisitore è colmo di collera, non degna di un cristiano, tiene i suoi sottoposti molto tesi, tanto che a poco a poco cominciano a lamentarsi e qualcuno si chiede: È E questa, è ancora una vita?’

16. Oh, sì, troppo teso, l’arco più forte si spezza, e qua e là qualcuno si stacca dalla salvezza della Chiesa. Questi sono anche i migliori che rimangono fedeli alla fede, anche alla ‘vecchia Chiesa’, come la si chiama spesso, perché l’evangelica si chiama la ‘nuova Chiesa’. AssolutamentePienamente giusto, per chi rimane fedele nella alla fede della sua Chiesa ereditariaereditata.

17. In quel tempo non c’è predicatore evangelico, anche se parla pubblicamente, che non abbia preso in considerazione i fanatici di entrambe le parti, che non abbia parlato contro la Chiesa cattolica e contro i suoi fedeli, e ci sono molti cattolici che esercitano l’arte di convincimento: ‘Venite da noi! Qui regna la vera Parola del Signore!’. Nonostante la lotta sotterranea, in molti luoghi la situazione è ancora abbastanza pacifica, soprattutto accentuato qui tra le due fedi della popolazione.

18. I quattro monaci, secondo il diritto del principe, votati alla morte, vengono riportati indisturbati ad Augsburg, la loro città natale. Purtroppo, sono talmente fanatici che spargono ancora di più la cattiva semenza; solo che non trovano molto ascolto. L’inquisitore ha ancora bisogno di loro, non può farne a meno, altrimenti li avrebbe puniti a dovere. In compenso molte altre povere vittime cadono nelle sue fauci, nemmeno troppo pochi dalle file della propria fede.

19. “Dove rimane l’annunciata difficoltà?” (vedi cap. 14,54) Questo se lo domandano gli amici. Altrimenti… l’uomo è lieto quando la vita scorre, pur portando qualche affanno in su e in giù, quando, unitamente al lavoro, chiama il buon riposo e tutto ciò che il ‘mondo’ può offrire. Certamente gli amici sono lieti quando non appare alcun male, se non in generale, stando ora sotto la protezione del principe. Per loro, per i perfetti fedeli, come per gli sconosciuti, vale comunque soltanto la ‘Protezione di Dio’.

20. Nel frattempo è trascorso un anno intero dall’episodio con Meira Bartels. Nulla è più successo, eccetto proprio quest’unica avversità, quello che l’angelo aveva allora annunciato. Oh, sì, la gobba, ossia la donna dei morti, è amata ovunque. Anche se triste e ripugnante, quello fu ed è rimasto un caso isolato. Cosa ha reso la ‘Parola’ non vera? Allora anche la precedente non è stata autentica? Allora, la ragazzina Beate si è solo immaginata qualcosa? Allora anche la parola dell’angelo del parroco dovrebbe essere non vera. E questo, …mai, giammai!

21. Su questo si discute continuamente senza trovar nulla, e si rimane comunque in qualche modo saldamente legati a quanto detto. Di nuovo ci si siede ancora una volta insieme. Beate è silenziosamente assorta in sé, il parroco Sinkmann pensa: ‘Rallegratevi, figli degli uomini, se questo non è ancora avvenuto’. Ancora non si conosce proprio il ‘questo’. Si teme certamente l’una e l’altra cosa, principalmente l’inquisitore non dà pace. I suoi sgherri corrono per il paese per agguantare gli odiati. E si sente dire da coloro hanno viaggiato in lungo e in largo che la peste miete le sue vittime nella terra dei turchi e altrove.

22. È un giorno grigio e nebbioso. La sera scende molto presto, così che si cerca la propria via di casa tramite piccole lanterne, l’inverno si deve certo far scacciare dalla primavera; tuttavia è cupo, come in più di un cuore. Ci si è radunati, anche il frate Angermann, Göster, e recentemente Meira Bartels. Tra lei e Beate è sorta una solida unione. Strano: la giovane fanciulla con la donna che porta sulle spalle più di sessant’anni. Ah, cosa chiede un cuore vivente di Luce a un’età di questo mondo? Niente! Vale l’età del Cielo, anche se non la conosce nessuno, questa è ben saggiamente nascosta dall’Altissimo.

23. Si discute la questione: l’angelo ha annunciato qualcosa che non è accaduta? Perché? Ancora una volta la ragazza sta tra gli adulti, all’improvviso ha un aspetto diverso, come sconosciuto, come… non si può dire. Nessuna bocca umana conosce quel linguaggio, queste Parole sono mandate dal Signore, il Dio onnipotente! È una consolazione, una conduzione: quando ‘questo’ arriva, allora necessita essere pronti.

24. “Voi, figli degli uomini, esaminate e non arrivate a nessun risultato, perché voi – ben segnati dalla luce – vi lasciate ammaliare ancora dal movimento del mondo. Certamente Dio vede quale difficile destino affligge ora l’umanità; è il corso degli eventi, il ‘frutto del divenire’, ancora acerbo nella materia che non si è ancora dischiuso al santo e grandioso Sole. Voi vi chiedete cosa significhi il ‘frutto del divenire’? Oh, siete già ben maturati, sebbene manchi sempre qualcosa finché un figlio del Padre percorre la via dell’aiuto.

25. Dagli smarriti non c’è da aspettarsi ancora nessuna maturazione. E tuttavia costoro stanno sotto il raggio colmo di benedizione dell’alto santo Amore redentivo, in primo luogo il primo figlio che si è dischiuso alla Luce. Rimane esistente la vera Parola: ‘I primi saranno gli ultimi’. Questo è un aspetto di due specie, difficile da riconoscere perché si pensa che se si è riconosciuto per primo il Signore e ci si è affezionati a Lui, si dovrebbe anche rimanere sempre tra i primi e appartenere alla prima schiera. Questo è giusto, ma in modo diverso da come si potrebbe pensare.

26. Quelli che il Creatore ha chiamato per primi alla vita, rimangono sempre i primi[12], nella loro funzione, così come si è svolta proceduta la struttura dei meravigliosi Giorni della Creazione (vedi “Eternità-ur in Spazio e tempo”). Sì! Voi penserete, : «Aallora, tutti gli ultimi dovrebbero rimanere eternamente sull’ultimo gradino». In Su questo, vi voiè attaccato collegate la considerazioneil dubbio: «oOh, cosa ne possonoche colpa ne hanno loro, se si sono elevati emersi comeper ultimi alla sorgente della grazia di Dio? E cosa, i primi, che i quali hanno sempre avuto la loro preferenza?». Chiesto così, la vostra conoscenza sbaglia. Fate attenzione:

27. Fate attenzione: – Per amore dell’opera del lavoro dellanella Creazione, questa che rimanente eternamente  eternamente in corso sotto la mano onnipotente di Dio, e comunque tuttavia in una sequenza alternante avvicendarsi che nessuno dei primi afferra completamentecomprende pienamente, ciò cosa che non è necessarionecessaria, perché ciò che è nel Creatore rimane intoccatoinviolatointatto, cosa che è del Creatore! Nessun figlio che sappia sa di essere ben custodito sotto la conduzione guida di Dio Padre, lo toccheràtocca. Perché è LUI, l’Altissimo, che rivela ai Suoi figli, ciò che deve essere riconosciuto.

28. Il segreto originario è il Potere! A questo non arriva nessun figlio, nemmeno i principi del Regno che non hanno mai steso le mani per prendere il Potere del Creatore. Lo ha fatto solo il primo figlio (Sadhana). Perciò un giorno sarà l’ultimo a poter e dover rimettere il suo piede nella Casa del Padre. Questa è l’interpretazione fondamentale della Parola del Salvatore.

29. Esiste ancora un’altra immagine che voi stessi avete già potuto riconoscere in parte, e cioè: ‘Chi si mette in prima fila senza chiedere se ci può stare – cioè mai – fa parte degli ultimi che il Signore chiamerà a Sé’. Questo, ponderatelo, …per l’ultra grande Grazia e Pazienza! Così a questi rimarrà un lungo tempo, e secondo la Luce saranno colpiti spesse volte, sia che se ne accorgano oppure no, per giungere ancora da se stessi a un ritorno. Se questo sarà ancora così debole e povero… EGLI, il Padre della misericordia, prenderà al posto di questo un’alta misura di redenzione! Con questa, poi misurerà le lunghe vie, per introdurre questi figli nel regno della beatitudine.

30. Ma anche nella materia, in particolare su questo mondo, si mostra il simbolo: coloro che si siedono su alti seggi, anche se vi possano rimanere molto a lungo, cadono comunque dal seggio da loro stessi innalzato. Appunto tali sono anche davanti al mondo gli ‘ultimi’, spesso disprezzati, i cui nomi sono diventati suono e fumo. I vostri nomi, così lontani dal mondo…”, è come un delicato sorriso che passa sul volto della ragazza, “…non saranno elevati da nessuno, né staranno in nessun libro nel quale sono scritti solo i potenti unicamente dal punto di vista del mondo.

31. Adesso vi domando: ‘Siete perciò voi, meno di quello che siete? Si porta via qualcosa dalla vostra entità che, interiormente, è la vera vita, dispensata dal Padre-Creatore?’. È come una gioia che vi tocca fortemente, insieme al ringraziamento: ‘Siamo contenti perché dinanzi al mondo siamo i più piccoli e gli ultimi, e dinanzi al nostro Creatore lo vogliamo rimanere, perché…’ Oh, qui aggiungo ciò che vi è riconoscibile solo nella percezione:

32. In eterno il Padre guarderà, amerà e guiderà i Suoi figli uniformemente, colmandoli di Grazie. Quindi, che siate davanti, nel mezzo, o in qualche modo alla fine: esiste una sola schiera di figli! L’insegnamento sulla Parola di Gesù che i sapienti del mondo raramente sanno interpretare correttamente, è finito; c’è ancora altro da insegnare su ciò che ultimamente vi ha molto rattristato. Questa è la domanda, se quella affermazione esiste per diritto, perché il ‘presto’ non si è avverato e si fa ancora aspettare. Oh, non pensate troppo poco alla salvezza, che è il fondamento di ogni rivelazione!

33. Se il Creatore pone un tempo, sempre il ‘Suo’, cosa calcolate voi secondo la misura temporale di questo mondo? Non può Egli, per voi incomprensibile, cosa che non è considerato come errore a nessuno, abbreviare il tempo, come disse il Salvatore (Matt. 24,22) o anche prolungarlo? Andrebbe dunque questo contro ogni Ordine, in cui il tempo è ancorato? Allora l’Ordine, il Tempo e l’Opera del Creatore sarebbero vani. Rifletteteci!

34. Un abbreviare o anche un prolungare il tempo non è altro che un avvenimento inquadrato al decorso di ogni tempo saldamente stabilito, e portarlo al compimento. Questo viene qui sempre accentuato a beneficio degli uomini di qui, perché avviene su questo mondo. Per il resto, questa salvezza, per Grazia, si applica nell’immenso universo della Creazione con ogni schiera di figli, su ogni stella con la vita, in tutti i mondi di vita dove dimorano figli della luce, dove i viandanti vanno peregrinanti attraverso la materia. Lo stesso vale per ciò che vi ho annunciato l’altra volta.

35. Riflettete: se il misericordioso Dio lascia ad un figlio il tempo per essere almeno inquadrato nel ‘frutto del divenire’, a questo riguardo consideriamo innanzitutto gli uomini. È molto più difficile se un frutto verde – non è intesa la gioventù – viene sottratto dalla via della vita (terrena) attraverso l’evento, che per molti deve valere per la riflessione, come per il ‘Mene Tekel U=pharsin’ (Dan. 5,25: «Contato, pesato e diviso»), a seconda se un cuore si vuole cambiare.

36. Se si viene richiamati attraverso il ‘Mene Tekel’, ci vuole molto tempo nell’aldilà, prima che una tale anima giunga alla luce dalle proprie tenebre, ed è possibile solo attraverso un aiuto superiore. Se invece deve essere annoverato al ‘frutto del divenire’ ancora invertito prima della morte, come un giorno quello di un malfattore sulla croce, allora per lui vale la stessa parola: ‘Oggi stesso sarai con Me in Paradiso’ (Luca 23,43), il che significa che il cammino di un’anima di questo tipo verso l’aldilà, condurrà anche ad una salvezza anticipata, rispetto a quanto avverrebbe altrimenti.

37. I tempi dell’attesa sono inesprimibilmente tempi grandiosi di salvezza e di grazia, e nessun uomo, diventato ricco di conoscenza, deve chiedere in maniera cattiva: ‘Come mai la Parola non si è adempiuta?’. Voi, piccola schiera, una cosa avete creduto in ogni tempo: ‘La Parola di Dio è immutabile ed eternamente vera!’. Ciò che EGLI promette, certamente mantiene! Questa fermezza di fede non vi ha elevato né davanti al mondo né davanti ai figli di altra fede, perché per tutti, come già detto, c’è un gradino! No, amici, voi stessi siete saliti più d’un gradino sulla vostra scala verso il Cielo, e questo procura la Grazia del nostro Signore, del Salvatore, del Padre dell’intera schiera dei figli!

38. Chi riconosce questo, non si eleverà né interiormente né esteriormente e non si vanterà. Solo il gradino dell’umiltà fornisce la più salda garanzia per la via che porta nel regno dei Cieli senza vacillare, senza cedere! Il ‘presto’ arriva da un giorno all’altro, più rapidamente di quanto crediate. Non dubitate più della Rivelazione, e potete dimostrare la compattezza. Se sarete in grado di agire, molti saranno il vostro sostegno e il vostro aiuto.

39. Oh, in voi si vede facilmente la modestia: sostegno e aiuto verrebbero completamente solo da Dio! A questo c’è da dire: chi la pensa diversamente è un birbone, in quanto pensa di poter aiutare. Allora domando: ‘Attraverso chi? Con cosa?’. – Non è forse unicamente il Creatore, l’aiuto e il sostegno per tutti i figli? Nondimeno, è da vedere così:

40. Il Creatore non si è creato il Suo popolo di figli affinché uno come l’altro viva solo per ricevere e mai per dare. Attraverso i Suoi figli Egli fa fluire sostegno e aiuto, se hanno i cuori aperti, se sono di buona volontà, se il loro spirito, ricevuto da Dio, è unito con Lui. Si può aiutare attraverso la Sua conduzione abituata alla salvezza! Ogni salvezza proviene certamente dal Donatore di tutti i buoni Doni (Giac. 1,17), Egli lo fa scorrere attraverso l’uomo aperto alla Luce, tramite cui viene data la salvezza al donante e al ricevente.

41. Un figlio può essere un buon donatore sotto la benedizione del ricevente. Questo sta davanti alla vostra porta! Con questo non siate aggravati, siate preparati e non chiedete mai ‘perché o Dio viene il flagello sui Tuoi figli degli uomini?’. E se l’uno o l’altro di voi viene colpito, non piangete, non lamentatevi, non ponete nessuna domanda a DIO. State in silenzio nella vera fede: il che neanche gli uomini possono comprendere il perché tutte le cose servono Dio per il meglio, …per il meglio dei figli, perché LUI non porta in Sé nessun altro pensiero di luce che la salvezza, destinata alla Sua Opera filiale!”. Il messaggero di luce aspetta se e come reagiscono gli amici.

42. Che parli il parroco Sinkmann non c’è da meravigliarsi; già terrenamente egli è fortemente legato con l’anima della fanciulla, forse perché entrambi odono il loro angelo, oppure esiste anche un legame celeste. – “Posso domandare, alto messaggero che Dio ci ha inviato per la consolazione?”

– “Chiunque può domandare se è spinto a farlo. La Luce dà sempre la risposta, ed è bene che l’uomo se ne accontenti, persino quando preferirebbe sentire del bene, invece di qualcosa d’altro”.

43. Sinkmann indugia: “In realtà non è una domanda; ciò che Dio Padre fa portare è buono, anche se noi da esseri umani lo sentiamo spesso in modo diverso. Sotto ‘buono’ nel mondo si comprende ciò che non opprime la vita. Io naturalmente penso che ciò che viene dal Padre, serve comunque ad ognuno per il bene e per l’educazione. E tutti hanno disperatamente bisogno di quest’ultima, anche noi qui. Tuttavia, ritengo opportuno dire:

44. Ti preghiamo, amico del Cielo, porta a Dio, al Padre, il nostro ringraziamento, il nostro amore, la nostra riverenza e la nostra fede, con questa preghiera: ‘Signore, aiutaci quando possiamo aiutare con le nostre deboli forze. TU sei il Sostegno, l’Aiuto superiore. E se non è possibile diversamente, fa che maturiamo dai frutti del divenire nell’afflizione, nella paura, nella sofferenza e nello sgomento’. A te per la Gioia paterna, a noi per la salvezza sulla nostra via nel cammino verso Casa! Anche a te, messaggero del Padre, sia resa grazie dal profondo del nostro cuore. Tu ci hai servito, ci hai riportato sulla giusta via della fede”.

45. A quel punto tutti alzano in alto le mani, pregando e ringraziando, e ogni cuore giace come un magnifico fiore nelle mani scese dalla Luce, le quali portano gioiosamente in alto al Padre i doni dei figli degli uomini.

“La benedizione di Dio vi ha colmato. Egli è, Egli rimane presso di voi. La Sua gioia per voi non è piccola. Conservate questo come forza di cui avete bisogno. Io vi saluto”.

 

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Cap. 17

 

Ulteriori insegnamenti dalla Luce e indicazioni per il tempo in arrivo

L’essere con la falce e i sette padiglioni – Arriva la peste nera

Il grande inquisitore non demorde

1. Il gioco dei secolari, quello di coloro che usurpano la podestà nella loro illusione del potere, diventa sempre più rabbioso. Il popolo povero diventa sempre più povero, i buoni credenti – di entrambe le parti – si perdono d’animo. Persino qualche principe, buono e fedele, pronto ad aiutare i suoi sudditi, deve fare di tutto per evitare di essere anche lui ‘annullato’. Il consiglio comunale ha da tempo fatto sorvegliare porte e mura della città, giorno e notte. Chiunque viene e vuole entrare nella piccola cittadina, viene letteralmente perquisito, non solo riguardo a ciò che crede, da dove viene, con quale intenzione visita il luogo, – no, non si tratta solo di questo: è più importante se qualcuno è sano e in buono stato.

2. Quest’ultima disposizione viene dal dottor Strauber, poiché vengono ancora ulteriori parole dell’angelo attraverso Beate e attraverso il parroco Sinkmann, e gli amici insieme ai cittadini fidati seguono il rivelato dal regno della luce. Oh, sì, proprio ciò che prima avrebbe suscitato resistenza. … È Beate che ha sussurrato al dottore, insistendo:

3. “Lui…”, intende il suo angelo, “…ieri notte mi ha detto che dovete costruire velocemente molti grandi padiglioni davanti alla porta sull’ampio prato che appartiene alla città, affinché ognuno possa accogliere molti uomini. Devono essere luminosi e asciutti”.

– “Hm, e poi?”, Strauber alza le sopracciglia.

– “Che ci sia abbastanza spazio per ciascuno nel suo singolo spazio, oppure una piccola stanza come ce l’ha la gobba”.

– “A cosa ci servono i padiglioni? Il prato è pascolo; non vi rinuncerà nessuno, puoi esserne certa”.

4. “Non lo so…”, dice la ragazza, “…era serio, così serio come non l’ho ancora mai visto. Mi ha stretto la mano e ha detto: ‘Fate come lo riporto; DIO, il Signore, vi vuole aiutare, persino se molti uomini fra breve non vivranno più’. Quando ho cercato di sapere cosa sarebbe stato di noi, ha sorriso dolcemente: ‘Non chiedere questo! Ogni figlio della luce percorre la via del Signore, breve o lunga che sia. I valorosi possono portare il loro obolo – così uno, forse anche un altro. Questo sta nella sovrana Volontà di Dio’. Poi è andato via così velocemente, che ho avuto quasi la sensazione come se piangesse ma non voleva mostrarlo. Ah, io penso che gli angeli non hanno bisogno di piangere. Oppure sì?”

5. “Chiedilo al parroco, figliola, forse piangono per gli uomini, la cui cattiveria corre attraverso il vasto paese”.

– Allora Beate, riflettendo, va dal reverendo che è da Schöber. Gli uomini vogliono discutere di diversi argomenti. Ogni giorno devono controllare e mettere in ordine le cose per proteggere la città da ogni genere di pericoli. La moglie di Schöber fa entrare subito la ragazza. Essa sa di lei, ha sentito molte volte la ‘parola dalla Luce’, si è affezionata a Beate, soprattutto perché lei stessa non ha figli. L’unica figlia le è morta da bambina.

6. “Cosa c’è, Beate?”, le chiede lui. Il viso della ragazza, ancora infantile, sembra preoccupato. Sinkmann ha avuto uno strano sogno, ha visto un uomo tenebroso. Questo portava una falce come la porta un contadino; e dove andava, cadeva stelo dopo stelo. Dei singoli li lasciava stare. Poi l’uomo tenebroso passava con passo noncurante su tutto ciò che era stato falciato, come se non avesse più importanza raccogliere e recuperare alcuna spiga. Voleva proprio raccontare questa immagine al consigliere, ma non voleva appesantire i cuori dei vecchi amici. Come cercando aiuto, Beate si stringe affettuosamente al suo braccio.

7. “Stamattina volevo riferirvi ciò che è avvenuto questa notte, ma eravate già andato via. Mia madre sapeva dove vi potevo trovare. È certamente bene che il nostro migliore amico”, indica Schöber, “ascolti anche lui”. Riferisce il suo sogno angelico. Sinkmann guarda lei e il cittadino. Proprio quando vuol rivelare il suo sogno, che in qualche modo può adattarsi alla parola dell’angelo, arriva il dottore, il quale aveva seguito Beate.

8. Quando si ascolta parola e sogno e li si confronta, Schöber impallidisce. “Allora è vero”, mormora. “Non volevo ancora crederci, ho messo da parte la favola, pensando: il Signore non lo permetterà! E ora? Non so cosa significano i due sogni, il vostro, reverendo Sinkmann, e quello che Beate deve comunicare, in un modo e nell’altro”. Egli lascia il pensiero aperto, gli sembra di essere troppo orribile. Perché se… se…

9. Dice il dottore: “Con Meira Bartels ho raccolto accuratamente ogni genere di cose: molte piante erbacee, questo e quello. Ne avremo presto bisogno, Dio misericordioso! ‘Questo’ è più vicino di quanto sospettiamo o sappiamo. Il falciatore – si usa generalmente per indicare la morte – non l’ho mai immaginato così, perché la falce del mietitore è qualcosa di buono, di benedetto da Dio. Ho sempre pensato così quando ancora non… Ebbene, sapete cosa intendo”.

10. Strauber è un cosiddetto ‘a metà strada, non veramente senza Dio, ma nemmeno saldamente legato a Lui. Attraverso Beate è venuto a conoscenza della Luce. Ora si tratta di innumerevoli uomini. Lo ha sentito da un viaggiatore che si era infiltrato ed aveva incontrato per caso il dottore. Questi lo sussurra: ‘A sud, intere città, interi luoghi, molti villaggi, sono completamente scomparsi’. Allora Strauber aveva pensato così: ‘È di certo amaramente difficile, ma è sempre meglio di ciò che gli stranieri – pensando agli spagnoli e al loro seguito – fanno, rubando la gente. Non c’è altro modo per descrivere il loro maligno rigore, perché procedono in modo terribile con le vittime. Li chiamerei: covo dell’inferno’.

11. Schöber si passa la mano nei capelli grigi. Può ancora preservare la sua cara città, se stesso, sua moglie e chi altro? – “Vedete…”, si rivolge agli uomini, “…ho fatto sorvegliare da un pezzo, rigorosamente, le porte, e nessun malato è entrato con la… peste”. Lo dice a bassa voce, il grande uomo, che è coraggioso quando si tratta di essere utile ai suoi cittadini.

12. “A questo male non si può porre rimedio”, dice Strauber. “Porte, muri, …a che servono? Certamente è molto bene che voi, amico Schöber, abbiate messo un argine. E se ora il Signore manda la piaga?”

– “Cosa dite voi, Sinkmann?” Strauber scuote la testa.

– Persino Beate sembra intimidita. “Dio è buono”, sussurra. “Egli non manda mai punizioni! Se… così si dovrebbe chiamare ‘il Suo aiuto’, se in cambio viene tolto un male più grave”.

13. “Pensi all’inquisitore?”, chiede Schöber.

Beate dice di sì col capo. “Si sentono certe cose per le strade; molte persone hanno paura che l’oscuro possa comunque arrivare ancora, come corre voce, verrebbe ‘dal Satana evangelico con spada e zolfo’. Così stava scritto di recente sul muro, all’esterno, davanti alla cosiddetta porta dei vitelli. Questo era stato portato di casa in casa”.

14. “Sì…”, conferma Schöber: “…questo ci è stato riferito un mese fa. A tutti gli uomini avevo dato ordine di dichiarare dappertutto che ognuno deve dire così: ‘Preferirei distruggere la buona, cara città in un mare di fuoco, piuttosto che il grande nero zoppo possa rubare una sola anima’, così ho sempre chiamato quello che si è fatto grande. Da allora la situazione si è fatta tranquilla. Nessuno ha preso alla lettera il mio ‘mare di fuoco’; si conosce – io lo posso dire – il mio impegno di aiutare uomini e donne. Ma adesso, cosa facciamo?”

15. Strauber si costringe alla ragione: “Davanti alla porta del prato sarebbe certamente il posto migliore dove portare i malati. Nessuno deve rimanere a casa! Altrimenti questo luogo sarebbe completamente estinto. Si deve far valere la severità, caro Schöber, cosa che non porta nessuna gioia. Come di solito accade, compari e amici del cuore non devono incontrarsi. I malati devono rimanere isolati, prescindendo dal fatto che la vita e il lavoro devono continuare.

16. I padiglioni devono essere costruiti rapidamente, uno steccato, alto e solido, in questo una sola porta che deve essere sorvegliata il più rigorosamente possibile. Nella vicinanza non deve essere consentito alcun lavoro. Quando ero giovane e una volta sono andato lontano, verso sud-est, ci fu un’epidemia. Non so come si chiamasse. Fu terribile.

17. Nonostante ciò, i contagiati venivano assistiti. Si indossavano mantelli scuri con cappucci, da cui si vedevano solo gli occhi. Vicino a noi c’è del ginepro, ed è singolare: la donna dei morti, ovvero la gobba, una volta mi disse: ‘Ne ho raccolto un po’, mi faccio sempre delle frizioni con questo prima di andare al giaciglio di un morto, anche dopo, ancora una volta. Raccoglietene molto, dottore, ne potremmo aver bisogno’. Anche la Meira ha un ‘altro aspetto’?”

18. Senza il minimo segno come si era manifestato altre volte, Beate sta lì con gli occhi chiusi. “Non pensate che Dio brandisca la verga!” risuona con calde parole. “Potrebbe farlo per i malvagi. No, arriva il fardello che noi della luce vi abbiamo da tempo annunciato. In tal modo verrà fermato qualcosa di molto più terribile. E coloro che vogliono portare ‘questo’, stanno già molto vicini a voi sotto mentite spoglie, ed è per questo che non lo sapete ancora: questi cadranno sotto la falce del mietitore! E poi, …cosa farete con loro, quando staranno davanti alle vostre mura?”

19. “Li lasceremo lì”, tuona Strauber.

– Risponde la Luce: “È comprensibile che gli uomini vogliano rendere la pariglia. Domandate prima come agirebbe il Signore-Dio. Quindi agite di conseguenza! Chi dei fedeli che presto avrà terminato la sua via di viandante, non dovrà dire: ‘Signore, perché anch’io?’. Ciò che è giusto per uno, è giusto per l’altro, e questo significa: ‘Lasciate solo a Dio, il Signore, il governo! EGLI sa chi è meglio prendere dal mondo, per fermare il suo male infernale e… l’anima di chi può tornare a Casa con gioia’. Questi ultimi, dopo tutto, hanno compiuto la loro opera del giorno; e potete ben fare lutto, ma mai essere eccessivamente tristi.

20. Non è la stessa cosa, amico dottore”, detto in maniera così amabile che al dottore vengono le lacrime agli occhi. “La separazione suscita la tristezza che, nel vero senso, proviene dall’amore. Il lamentarsi non è riconosciuto! Se pensato o non pensato, è meno misurato. Siate pronti ad aiutare; non dimenticate le anime più povere. Questo servizio frutterà nell’aldilà il loro primo gradino che porta alla conoscenza. Per alcuni un’eternità. Ma la grazia di Dio non viene mai inutilmente, mai troppo tardi! Questo tenetevelo davanti agli occhi, tenetevi stretti alla bontà di Dio!”

21. Di nuovo, dopo la ‘parola’, c’è un lungo silenzio. Gli uomini si guardano, si stringono la mano in silenzio, ognuno và benedetto alla sua opera del giorno. Costa fatica far comprendere al costruttore perché deve costruire i padiglioni. “Uno sarebbe sufficiente”, barbuglia moderato. – Il medico ne pretende inizialmente sette, ed ognuno deve poter contenere almeno cento persone.

*

22. Egli invece, fa i conti con molti più malati; la peste infuria senza pietà. I contagiati vengono portati via rapidamente, con solamente il giaciglio e la biancheria di ricambio. Alla gobba egli vieta di assistere i morti, e anche di andare alle tombe; si avrà bisogno di grandi fosse comuni per seppellire molti di loro. Diventando di nuovo amichevole le spiega:

23. “Vedete, se contraete l’alito della peste, lo trasmettete a quelli che sono ancora sani. Una volta il signor parroco aveva predicato di andare nella propria cameretta e pregare lì; Dio lo ‘ricompenserebbe pubblicamente’. Siate brava, pregate a casa; lì potete aiutare ogni anima nel miglior modo possibile. Se dovesse riguardare anche me… vi ringrazio in anticipo se, con la preghiera, mi aiuterete a raggiungere il Cielo”.

– La gobba bacia la mano del medico, cosa che non ha mai fatto nella sua cerchia, e va via senza proferir parola.

24. Per paura e sgomento non ci si fida quasi più del proprio vicino. Si viene alla ribellione tra amici e nemici, persino a più di un omicidio. Soprattutto nelle campagne, dove non c’è alcun incoraggiamento ad essere utili. Le settimane sono piene di stenti e di morte. Nelle città, sotto i principi, c’è ancora un sostegno, come nell’oramai ferreo regime di Schöber, …per l’utilità della popolazione.

25. Meurer e gli amici, Göster, Angermann ed altri che si mantengono lucidi, sono in piedi dalla mattina alla sera. I padiglioni stanno in piedi. Meurer è il più sollecito ed ha ammonito tante volte: “Pensate che anche noi possiamo giacere qui, per essere curati, ed è per aiutare di nuovo qualcuno. Come viene a voi l’aiuto, allora concedetelo ad ogni altro, a tutta la vostra città”. Questo ha spronato gli altri.

26. Arriva qualcosa di buono, cosa che rallegra gli ultra aggravati: alcuni cittadini danno denaro, coperte calde, ogni tipo di attrezzi che si avrà urgentemente bisogno. I contadini portano paglia, fieno, legno per lettiere – tutto gratuitamente. Certamente proviene da Schöber, dall’esempio del castello; solo dove regna una tale fedele disponibilità ad aiutare, là regna DIO!

– Poi, una notte, all’improvviso si bussa alle porte delle mura chiuse a chiave. “Fateci entrare, dietro di noi ci insegue la peste!”. Quelli che chiedono di entrare sono fuggiti da dove il grigio brandisce la sua falce.

27. Aprire di notte una porta sarebbe pericoloso per l’intero luogo. Si sa quanti stanno fuori? E se hanno già il loro segno della morte? Ebbene, la notte è mite, allora non è difficile per nessuno aspettare il vicino mattino. Questo consiglia Strauber, che si deve solo chiamare; e lui arriva. Al buon reverendo dispiace, ma capisce che non si può agire diversamente, non per ultimo proprio per coloro che aspettano fuori. E come è ben fatto, lo si vede già alle prime luci dell’alba.

28. Si è pensato che un servo della guardia debba dapprima arrampicarsi sulle mura per vedere cosa succede là fuori. La guardia scende rapidamente e riferisce: “Ci sono sicuramente cinquanta persone, e tra loro ci sono anche bambini che fa pena al cuore. Alcuni giacciono, senza muoversi, questi sono certamente malati”.

– Ci si consiglia: Schöber, Sinkmann, Strauber, Meurer, Göster, Angermann, in aggiunta a questi, due servitori della città che si offrono subito come infermieri, per la qual cosa si è molto cordialmente grati con sollievo. Poiché, solo portare le persone nelle baracche? – E poi…?

29. La porta si socchiude per gli uomini che escono per unirsi al gruppo. Il dottor Strauber ha subito separato i malati da quelli che sono ancora sani. Questi ultimi vengono portati nel primo padiglione che offre abbastanza spazio; gli ammalati, che sono solo dieci, vengono ricoverati nell’ultimo padiglione, in modo che – almeno in un primo momento – si forma un grande spazio in mezzo. Già si comincia!

30. Quando Strauber, sostenuto da Schöber e dagli altri, dispone rigorosamente che nessuno deve andare avanti e indietro, allora si trova da ridire: ‘Non lascerò mai mio marito!’‘…io non lascerò mai mia zia, mi prenderò cura di lei…’ e così via.

– “Allora andate da quelli che sono ancora sani, che si spera possano essere salvati, se voi stessi strada facendo non avete già contratto il germe.

31. O seguite i nostri ordini, oppure dovete andarvene! Sì, noi aiutiamo, nessuno dovrà soffrire mancanze, finché ci sarà possibile. I sani rimangano qui nel primo padiglione. Aspettate, presto ne arriveranno molti di più, e non è detto che anche la nostra città venga colpita”.

32. “Questa è la verga di Dio…”, grida uno brutalmente, “…perché non abbiamo seguito il santo Cristoforo e lo abbiamo evitato. Lui ha il vero Evangelo…”

– “...con fuoco, tormento e morte!”, interrompe il frate Angermann. “Non sapete voi quante donne, uomini e bambini hanno dovuto soffrire assurdamente? Questo, lo chiami il vero Vangelo? Ebbene, sei libero di tornare indietro e… affrontarlo!”

33. “No! Oh, no! Nemmeno in questo senso si può dire che egli è …santo”,  gli scappa di dire a questo straniero.

– “Puoi tradire la nostra città, ma questo non è necessario. Sappiamo che lui vuol venire qui e… proprio adesso lo aspettiamo”. ‘Solo diversamente, amico, da come stupidamente pensi. Povero popolo fuorviato. O Signore, aiutaci!’

34. Si va’ con impeto qui e là, nel frattempo Strauber insieme a Meurer ha già assegnato ai malati i loro giacigli. Gli aiutanti e gli uomini della città indossano camiciotti scuri. Hanno continuato a mantenere i cappucci sulle spalle.

35. “Nessuno può entrare qui”, ordina il medico ai servitori. Dal momento che i due son uomini forti, non è difficile allontanare i non autorizzati. Alla fine si comprende che qui si trova l’assistenza come non si trova da nessuna parte. Oh, se qualcuno bussa da qualche altra parte, non viene aperto, per di più s’impreca contro: ‘Gentaglia morta, andatevene, altrimenti sciogliamo i cani!’

36. Viene distribuito pane e zuppa. Chi non ha niente, riceve una ciotola con il cucchiaio che ognuno deve utilizzare solo per sé. Allora… sì, si è grati, perché si è provveduto sotto lo stesso tetto e si può dormire tranquilli. Già il giorno dopo arrivano altre persone, tutte malate e segnate dalla peste. Viene aperto il terzo padiglione, è meglio che rimangano ancora isolati.

37. Strauber ha avuto cura di collocare in particolar modo i differenti gradi di malati. E di nuovo buone notizie: dal primo gruppo si annunciano tre uomini ancora sani. Sarà doloroso ma necessario far lavorare molte mani, molto presto quelle che dovranno portar via i morti. Profonde fosse sono state predisposte lontano, nel pietrisco.

38. Per alcuni giorni gli appestati sembrano diminuire. Gli amici non dicono ‘ce li ha mandati Dio’. Alcuni stanno meglio, nessuno è stato contagiato; si tira un sospiro di sollievo, ma la preoccupazione rimane. Arrivano ulteriori notizie su come la peste si sia infiltrata in molte parti e abbia colpito poveri, ricchi, altolocati e plebei. Non si ferma davanti a nessuna porta, per quanto possa essere saldamente chiusa. Nessuna meraviglia per il momento: gli impauriti si sussurrano l’un l’altro: ‘Vola attraverso l’aria come un drago. All’improvviso è in mezzo a noi’.

39. Il frate Angermann e il parroco Sinkmann cercano di estirpare il vaniloquio con amorevoli ammonizioni e riferimenti al Salvatore, alla bontà e alla misericordia di Dio, ma naturalmente, ‘questo’ (il mostro=peste) è lì, non si lascia scacciare, nemmeno con le buone parole di Gesù. Talvolta Sinkmann deve poggiare la fronte in entrambe le mani, temendo molto per la fede, perfino per la sua.

40. Già dopo una settimana, dopo che era arrivato il secondo gruppo, una donna anzianaqualcuno cade all’improvvisoamente a terra nel Grabengasse, è una donna anziana. Una guardia, di cui parecchie sono state incaricate dal consiglio della città di controllare i vicoli, se necessario anche le case, in modo che se si dovesse trovare una persona a giacere sul letto, potesse essere portata via velocemente, allertando il medico.

41. Strauber arriva con Meurer. Si avvicina la sera, il lavoro è fatto, quindi il gruppo di amici è pronto, uno come l’altro ad aiutare dovunque ci sia bisogno d’aiuto. Quando il medico osserva la donna, il suo volto diventa mortalmente serio e tira i cappucci sulla testa di Bertold Maurer e di se stesso; il ‘mantello della peste’, come si designano gli indumenti di protezione, l’hanno già indosso. “Ah, ora la morte nera è già in città!”. Meurer lo dice a bassa voce, suona come un silenzioso pianto umano.

42. “Va’ a prendere la barella…”, ordina il medico al servitore, “…non c’è bisogno di fare altro”. In due portano via la malata. – Strauber respira pesantemente. Donna e barella hanno un peso; non solo materiale. No, …il peso maggiore è quello del cuore.

– “Potete mettere i cittadini separatamente, se…”

– “Non ci vorrà molto”, interrompe il medico, “anche le nostre case saranno vuote. Ho destinato il quinto e il sesto padiglione per il nostro posto quando…”. È sempre questo fatale ‘quando’ che i responsabili devono sopportare, che vogliono sopportare. Con serietà, nel Nome di Dio, con lo sguardo rivolto al Suo Amore e alla Sua Misericordia.

43. “Il primo padiglione lo lasciamo ai forestieri più sani, il più a lungo possibile. Ma ahimè, quanti ne verranno! Tutt’intorno e oltre nelle borgate, …chi aiuterà la gente senza paura? In preda al terrore e all’angoscia scappano a precipizio, assolutamente comprensibile. Basteranno poi i nostri sette padiglioni per accogliere tutti i malati? In caso contrario dobbiamo occupare anche il primo. Chi è sano, può andare di nuovo a casa”. – “Se vanno…”, dubita Meurer. “…hm, ebbene, si troverà una soluzione”.

44. I dubbi sono del tutto giustificati. Giorno dopo giorno dei malati giacciono davanti alle mura, si va intorno alla città, una volta qui, una volta là. Molto presto Strauber e due valorosi servitori che non temono né morte né diavoli, come essi dicono – solo, non si deve guardare nei loro cuori, perché in loro la paura e la buona volontà di aiutante vanno mano nella mano – non hanno altro da fare che portar via i caduti a terra da più di una casa e dai vicoli.

45. Lo spazio nel quale erano stati preparati i posti per cento persone e ora alloggiano venti casi leggeri che pensano di continuare ad avere il vitto, altrimenti ‘al caro Dio rubano i giorni’le giornate’, viene sgombrato con un drappello di uomini armati. Uno solo si comporta da ragionevole, ed esce volontariamente dalla porta dicendo: “Vi dobbiamo ringraziare molto. Dove si trova una tale buona volontà come da voi? Ma davanti alla peste… Allora si può vivere dove si vuole, tanto, si viene contagiati. Quindi è bene lasciare questo ospedale a chi è già malato”.

46. Risponde Sinkmann davanti alla porta presso lo steccato: “Cara gente, credetemi: troverete i villaggi vuoti, se non volete tornare a casa. Dio vi protegga, che vi possa salvare dalla morte nera!”.

– Allora tutti s’inginocchiano pregando e anche ringraziando.

*

47. Mentre vanno verso il loro prossimo villaggio, incontrano un corteo abbastanza lungo. Davanti cavalcano degli uomini pesantemente armati, poi segue una portantina, dietro a questa un altro squadrone di cavalleria e diversi carri con ogni tipo di equipaggiamento. Dato che essi hanno visto questo corteo da lontano, hanno subito girato alla larga. Oh, non importa chi viene qui, tali viaggiatori di alto rango non chiederanno loro nemmeno chi sono.

48. Uno di loro ha poi sussurrato: “Il buon predicatore (Sinkmann), non chiede da che parte uno sta!”, intendendo con ciò se dalla parte cattolica oppure dall’evangelica, “Egli ci ha benedetto in silenzio. Ma quello sulla portantina…” Costui non ha bisogno di pronunciarlo, ognuno pensa la stessa cosa su chi sia. Ed è proprio così!

49. Lo squadrone di cavalleria si ferma a una mezza giornata di marcia dalla città di Schöber. Vengono erette le tende, e il grande inquisitore, nella tenda più ricca, riposa su un morbido cuscino. I suoi occhi brillano astutamente. ‘Ah, ora sono entrato nel cuore della covata, essa è quella parte della regione della Turingia difesa dai principi e dal popolo; questa regione aveva il Vangelo puro, perlomeno così puro, come era al tempo dell’umanità’ (al tempo di Gesù).

50. “Il Dio punitore mi ha guidato (oltre 400 km!), la peste ci ha risparmiato. La città verrà travolta, si andrà anche al castello (di Eisenach). Perdinci! Quelli di Eisenach dovranno sciogliersi come si scioglie il ferro nel fuoco. Allora la cova infernale dovrà sperimentare cosa io… io…”, si batte violentemente sul petto, “…io farò!”

– Non è questo un presentimento ammonitore? Non vede entrare la morte nella tenda? Sciocchezze, lui è stanco per il lungo viaggio. Suona con impeto il campanello per chiamare il primo servitore, il quale con un profondo inchino si ferma davanti alla tenda. “Il comandante, subito!” Inveisce! Si serve ‘il grande’ e lo si teme; ognuno è contento quando ci si può togliere dalla sua vista.

51. Anche il comandante attende in silenzio all’ingresso della tenda, ma senza scomporsi, fino a quando non gli viene rivolta la parola. “Quanto tempo ci vuole per raggiungere la vicina città? Forse tre ore?”.

– Non è tanto la domanda, quanto l’ordine: “Lo si può fare. Altrimenti…”. Che la gente sia stanca, che non possa coricarsi su morbidi cuscini e anche gli animali siano da rifocillare, che non possono continuamente trottare… oh, cosa importa a costui che si è fatto grande?

52. Il comandante non è sottoposto all’inquisitore, la scorta gli è solo stata prestata, quindi il cavaliere armato dice pacato: “Signore, questo si riesce a fare nel tempo”. Saggiamente non adduce come pretesto la stanchezza della gente. “I cavalli che trainano i carri pesanti sono esausti. Abbiamo bisogno di due ore di riposo, altrimenti si fermano alla prossima collina”.

– Lo spagnolo si morde le labbra, ma poi gli balena in mente il pensiero: ‘Haha, anche questo è un bene, cogliamo di sorpresa la covata di notte!’

53. “Và…”, dice con violenza, “…tra due ore la colonna si metterà in marcia. Non si possono trovare qui intorno dei cavalli di ricambio?”

– “Difficilmente, signore. I contadini di qui hanno per lo più mucche o buoi. Se ce ne sono rimasti ancora. Quasi tutti i villaggi erano vuoti. Dove sono finite le persone con gli animali, non lo si è potuto sapere. Sono fuggiti nei boschi; poiché la peste…”

54. “Taci!”. ‘Non si può nemmeno comandare l’armato’, pensa adirato, ed è contento che ha avuto la scorta. Già due volte gli sarebbe andata male se avesse dovuto contare sulla sua gente. Gli armati del principe hanno già incrociato la sua via. Adesso che è qui, farà loro vedere ciò che è in grado di fare. Dovranno gemere e gridare, dovranno contorcersi nel fuoco e…

55. Si addormenta con questi pensieri. Sono immagini raccapriccianti che volteggiano come un incubo sulla sua anima. Il servitore che lo sveglia, lo fa con un bastone. Il superiore non si lascia toccare, non porge a nessuno la mano. Il suo essere è così atrofizzato, il suo cuore è così pietrificato, che della scintilla dello spirito che anche lui ha ricevuto, sembra che non sia rimasto più niente. Lo ha seppellito insieme a tutte le cose buone che ogni bambino possiede in sé. Nessuna luce colma l’uomo orgoglioso; somiglia ad una tomba ambulante.

56. Come se non avesse dormito, chiede in modo duro: “Pronti?”

– “Sì, signore, potete procedere”. È una fortuna che il campo sia già stato levato; c’è da caricare solo la sua tenda. Bisogna fare in fretta, nel breve tempo il superiore verifica e si siede nella portantina. In tre ore scarse, nonostante l’oscurità, si vede un grande steccato, molto lungo, molto alto, molto solido, un’opera quasi come un muro.

57. L’inquisitore guarda curioso dal finestrino della sua portantina. Il comandante ha dato ‘l’alt’. Alla domanda, lo stesso dice: “Chissà cosa significa. Davanti a noi c’è la città; ma ciò che qui è palizzato, lo devo prima ispezionare”.

– “Perché non è ancora stato fatto?” Questa volta non è stato detto in modo grossolano come al solito; poiché per assalire la città, ha bisogno degli uomini armati. Chissà se anche il luogo non possiede una protezione dall’odiato castello? Un vero e proprio combattimento bisogna evitarlo; il suo ingresso deve dapprima sembrare pacifico, proprio nello spirito del suo ordine. Solo dopo…

58. “C’è una porta nello steccato”, riferisce uno dell’avanguardia che il comandante aveva inviato per indagare.

– “La si può forzare?”

– “È facile”, fa capire quello che è andato all’avanguardia, “ma dentro ci sono due uomini. Potrebbero essere dei servitori”.

– “Avanti!”, ordina il superiore. “Io sono con voi!”

– La via è impregnata d’acqua. Dopo la pioggia e il molto viavai dei portatori di malati e dei carri con la zuppa, il superiore con le scarpe sottili che indossa sempre, potrebbe rimanere presto bloccato, pensa malignamente più d’uno dei suoi.

59. Che lo spagnolo fosse stato annunciato già da tempo, e che i governanti della città in unione con gli amici avessero preso delle precauzioni, non lo sospetta né lui né nessuno della sua gente. Sinkmann aveva sicuramente pensato che avrebbero dovuto avvertirli davanti al prato; ma questa volta si è dato ragione a Schöber, il quale non a torto, aveva detto: “Se lo spagnolo attraversa la porta, allora andrà in rovina! Banditi! Speriamo che la sua guardia se ne accorga e si ritiri velocemente come i guardiani. Si esclami: ‘peste’! Non c’è altro da fare. Assalire la nostra buona città… Sì, dite pure: lo dobbiamo tollerare?”

60. Del tutto giusto. Ma: ‘è cristiano abbandonare il nemico e il suo seguito a questa morte?’ In risposta a questa argomentazione del parroco, il segretario comunale Göster domanda: “È cristiano se il nero ci prende nelle sue fauci? Quello che fa, parroco Sinkmann, guardate solo le vostre braccia! Dio ci guardi che il maligno divori la nostra gente!”. – Lui non lo potrà più!

 

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Cap. 18

Cosa fare? – La Luce risponde

Il grande è appestato, anche l’aiutante – Atti d’amore non mancano

1. La sera in cui lo spagnolo si avvicina con la sua truppa, ci si è trovati presso il consigliere Schöber: Bertold Meurer con Helene e Beate, gli amici rifugiati, il dottor Strauber, il parroco Sinkmann, il frate Angermann, il segretario comunale Göster e, in via eccezionale, Scharfner, il comandante di Wartburg. Questi è venuto con alcuni uomini armati per la difesa, poiché anche il castello è stato informato dell’avvicinarsi dello squadrone di cavalleria. Ciò che lì sarebbe arrivato, non si doveva aspettare. Si sapeva.

2. Scharfner è di certo spiritualmente una pagina non scritta, ma ha sentito diverse cose su Martin Lutero e venera quell’uomo coraggioso. Egli non sa cos’altro succede in questo ambiente protetto dalla Luce. Nondimeno, è di mentalità aperta, e così anche lui prende parte ai dettami della Luce. Si discute su ciò che potrebbe succedere durante la notte. Il pro e il contro è stato dapprima trepidamente analizzato e – umanamente comprensibile – si dice, senza esitazione, ciò che giustamente accadrà all’inquisitore, se lui stesso si consegnerà alla morte.

3. Solo i due predicatori, Angermann e Sinkmann, con Meurer e Beate, siedono in silenzio. La riflessione mondana opprime. Sicuramente, essi non possono fermare il male. Nell’interiore c’è l’ardore della misericordia: lo si sarebbe dovuto avvertire, per salvare lui e la sua schiera. Ma chissà se l’avvertimento sarebbe stato accolto, allora il messaggero, per tutta risposta, non avrebbe sperimentato l’odio dello spagnolo?

4. Dice il comandante: “Non gli auguro del male; ma cosa viene a cercare qui da noi? Da come si dice, la Spagna sarebbe un grande paese; là avrebbe abbastanza gente, se non può fare a meno di torturarla orrendamente. E la nostra fede? Ebbene sì, io sono semplicemente uno del mondo, ma il nostro Lutero mi ha insegnato questo: ‘Esiste un solo Dio! E se il mondo fosse pieno di diavoli, il Signore-Dio starebbe comunque al di sopra di loro nella Potenza creativa’. La parola ‘diavoli’ l’ha sussurrata a bassa voce. Per me i diavoli sono gli uomini, e segretamente non ce ne sono altri. – Ecco, questo mi ha dato da pensare. Lo spagnolo… hm, non è questi il più perfetto diavolo?”

5. Si fa cenno col capo e si auspica dal profondo del cuore che lo spagnolo non possa rovinare la buona città. C’è abbastanza tormento, perché la peste è già arrivata, anche se, per il momento, solo in casi isolati. L’iniziato odioso autunno sosterrà l’epidemia. Tra coloro che lo spagnolo ha intorno a sé, alcuni potrebbero essere veri credenti, così che non li si dovrà calcolare con la ‘feccia dei diavoli’.

6. “Può essere!”, risponde Xaver Hieselbar, che prende volentieri parte alla conversazione. “Gli aiutanti del torturatore non sono migliori del loro padrone. A questi non importa se e come uno deve soffrire. Oh, il nostro caro parroco ce lo può confermare”.

Sinkmann fa cenno col capo, tuttavia dice: “Lasciamo perdere questo argomento e preghiamo il nostro caro Dio affinché continui a proteggerci e… e che aiuti anche i nemici”. – È una preghiera interiore che sale al Cielo. Da tempo egli si è accorto ciò che era sfuggito agli altri, a parte Maurer, nell’ardore della disputa, che, insieme a Beate, è avvenuto un grande cambiamento.

7. Anche lui stesso ha sognato la notte precedente: ‘Domani sentirete una parola, per voi uomini, persino per i buoni, immeritata. Ma la bontà e la misericordia di Dio-Padre vi darà la Sua benedizione, quella che LUI solo sa sempre dare. – Aspetta e vedrai ciò che accadrà. Quest’ultima cosa è stata aggiunta quando Sinkmann, sognando, ha chiesto inconsapevolmente dell’avvenimento. Lo voleva già raccontare, ma sentiva come se interiormente ci fosse un ‘No!’. Anche le conversazioni, nonostante la giustificazione e la necessità, per lui sono troppo mondane. Avrebbe preferito molto di più predicare di Dio, della Sua conduzione e della Sua misericordia.

8. Inconsciamente e non voluto, intorno si fa silenzio. È come un soffio strano come non lo può fare un dolce venticello, tanto che ognuno ne è avvolto. Persino il comandante ne è toccato, tanto che scruta di nascosto nei volti di tutti, se ‘questi percepiscono qualcosa’ visto che non lo può negare, e si rende conto che la maggiore parte siede con la testa abbassata. Sinkmann, Meurer, Strauber e il frate, guardano Beate, la quale ha un aspetto quasi trasformato.

9. Lei sta lì, si vede la semplicità della ragazza; solo che lo ‘straniero’ è come un involucro, come un vestito steso su di lei. Cosa potrebbe essere? Cosa succede con loro? Persino la gobba (la donna dei morti) che spesso si intrattiene nel cerchio, sembra diversa dal solito. Il suo volto raggrinzito splende, come se, dall’interiore, venisse un riflesso di gioia sconosciuta. E poi…

10. “Figli sul mondo, nello scorrere delle vostre vite che spesso vi è così incomprensibile con domande senza risposte, presso alcuni anche con un desiderio ardente che proviene dal Cielo e chiede di salire alla Luce, voi non sospettate né sapete di chi sentite la lingua, Chi ora è venuto da voi”.

11. Oh, ma che specie di voce è questa? Di per sé non suona diversa da quella che può avere una persona giovane, in questo caso una fanciulla. Nondimeno… nondimeno… suona diversa negli orecchi di questi cuori aperti, e in ciascuno di loro sorge questa domanda. Così misteriosa, così calda, così potente e così magnificamente soave, come se una mano delicata accarezzasse le guancie. Ma già continua a parlare:

12. “Non indagate Chi è venuto oggi da voi; accogliete la Luce e l’Amore paterno del vostro Dio. Conservatelo come il viatico riccamente benedetto, quando per ognuno comincerà la via del ritorno a Casa. Nemmeno domandate se presto, se tardi, e …come! Sapete voi se in ogni avvenimento non giace comunque la benedizione del Padre vostro celeste? Egli non dà mai altro che amore, grazia, pace e misericordia!

13. Oh, sì, già come Salvatore Egli ha detto: «Se nel mondo avete paura, questa sta doppiamente davanti alla porta!» Egli però ha anche detto, e precisamente prima di aver percorso la Sua via del sacrificio: «Siate consolati, Io ho vinto il mondo!» (Giov. 16,33 e 14,27). A questo si aggiunge il glorioso: «Vi do la Mia pace, vi lascio la Mia pace!»

14. A chi si riferiva? Ai discepoli, oppure addirittura a Lui stesso? Il Salvatore ha enumerato singoli individui, oppure, non ha forse incluso nella Sua pace tutto il popolo dei figli del Padre? Per Sé non aveva bisogno di dirlo e di farlo. EGLI era, Egli è eternamente il Donatore della Sua pace e della salvezza! Non c’è bisogno di nascondere il vostro cuore, il Padre guarda dentro, vede e considera l’amaro: ‘Non c’è affatto pace nel mondo e – certamente, …stiamo nella paura e nel terrore. Allora il Salvatore ha veramente parlato bene’.

15. Solo questo, voi cari, che siete comunque figli del Padre! Oppure credete che Egli non veda ciò che è in agguato davanti alle vostre mura come un Leviathan, per divorarvi tutti? Un drago con due corna, come voi pensate. Un corno è la peste, l’altro è il nemico che voi chiamate giustamente ‘l’oscuro’. Le due corna non provengono da Dio, poiché Egli è e rimane il SALVATORE, come da sempre (Isaia 43,3 e 11,63; Osea 13,4) che benedice, guarisce e aiuta in tutti i modi!

16. Che aspetto ha il Suo aiuto? È uguale per tutti? Si può cantare subito ‘Osanna’ se in un attimo è passata la sofferenza e la paura, sempre alla presenza del Padre pieno di bontà? Oppure… non potrà l’Eterno, voltarSi anche una buona volta in modo che un malvagio veda solo le Sue spalle? A questo si aggiunge la domanda: ‘Dio, non vede il malvagio in questo modo? Non lo guarda? Lo dimentica, perché quell’essere sorto dalla propria oscurità è cattivo ed in sé è indegno di qualsiasi grazia e misericordia?’

17. Voi pensate a colui che vi vuole assalire, che corre verso la propria rovina, senza saperlo. Sì, per questo ‘oscuro’ il Signore si è voltato, gli ha voltato la schiena e …non lo guarda! Alcuni di voi nell’autentica compassione umana lo vogliono ancora aiutare, affinché non incorra nella disperazione. Domanda: ‘Siete voi più misericordiosi del Signore?’

18. Voi rabbrividite, vorreste piangere, il confronto non vi si addice. Del tutto giusto, figli del Padre vostro! Visto dall’alto osservatorio del Cielo non vale per voi. Dio lo ha da lungo tempo annotato, per benedirvi un giorno con questo. Chi augura ai suoi nemici del bene e lo fa, questi adempie la Parola: «Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, pregate per coloro che vi offendono e vi perseguitano» (Matt. 5,44).

19. È chiedere troppo? Uno tra di voi porta i segni del fuoco, a lui segnati dal fuoco infernale. Cosa ha fatto lui? Ha maledetto il suo nemico, o gli ha augurato il perdono umano? Oppure si è inginocchiato, come pochi sanno fare, davanti al volto del Padre e ha detto ‘Signore, aiuta! Ah, Signore perdonagli questo peccato!’? Tra di voi, nonostante qualche parola contraria, non c’è stato nessun desiderio malvagio; solo non si sapeva come si doveva portare questi oscuri alla preghiera, oppure se dovevano percorrere la propria via. Certamente quest’ultima la verrete a sapere, ma poi dipenderà come voi agirete.

20. DIO non ve lo ordina, dovete farlo da voi stessi! Così facendo potrete dimostrare se siete buoni figli del Padre come lo eravate un giorno prima del vostro cammino di cooperazione, poiché il cammino attraverso la materia non è nient’altro. Se l’avrete raggiunto, allora il vostro procedere sarà scritto nel Cielo. Inoltre, anche la domanda: ‘Per chi?’. Per voi, o per i nemici, come il Salvatore ha fatto tutto per gli uomini, per amici e nemici?

21. Chi calcola la ricompensa da sé per le buone azioni fatte – riconoscendosi che ha operato giustamente – questa se l’è già giocata in anticipo! DIO non ha mai bisogno di aspettare per vedere come uno agirà. Tuttavia Egli aspetta finché si adempia l’una o l’altra cosa: proprio nell’uomo stesso. Poi Egli farà sapere se considera il figlio paternamente, oppure se mostrare la schiena ad un deviato.

22. Il violento è venuto fuori dalle buie profondità, ed ha bisogno di una educazione. Come questa opera, non si comprenderà mai pienamente nel mondo. La maestosa opera di Dio sui ‘caduti della casa d’Israele’ (Matt. 10,6) è meravigliosa. Israele era e rimane il popolo della luce, per il popolo terreno era un nome dato in prestito. I caduti sono coloro che un giorno precipitarono dal Cielo con la ‘grande stella’ (Apoc. 9,1 - Sadhana). Il vostro oscuro è un caduto insieme e la sua anima ha bisogno di quella prima salvezza che doveva valere anche per il primo figlio attraverso la sua caduta, …per misericordia!

23. Non pensate crediate che i migliori siano propriamente in realtà trascurati, che tornerebbe loro a profitto forsei quali beneficiano solo della seconda Ssalvezza. – O voi, cari figli, se pur proceduti dal Padre, cosa sapete voi della prima, della seconda e di un’ultima salvezza? Nei piccoli passa attraverso il sentimento: ‘Non ne sappiamo nulla, ma supponiamo che ogni salvezza è eternamente l’unica presso il Padre l’unica, come EGLI era, è e rimane l’unico DIO dall’inizio fino in tutte le eternità!’ – È stata questa conoscenza che è entrata luminosa nei vostri cuori! Perciò vi sia detto adesso per consolazione, che non dovete più temere il secondo corno.

24. Per il maligno, oscuro, povero e freddo come la morte, è bene entrare nella sua depravazione umana. Solo su questa difficile via, un giorno l’oscurantista potrà essere salvato per essere redento. Solo, non chiedete in quanto tempo! L’ora e il tempo dell’aldilà sono completamente diversi da quelli che la materia e voi uomini conoscete. Tuttavia, secondo i vostri concetti possono passare mille anni e ancora di più, prima che una tale anima mortifera si lasci risvegliare per – come il figlio perduto – giungere a un ritorno a Casa.

25. Cosa sono per il Creatore mille anni terreni? (Salmo 90,4). Ve lo dico perché siete spaventati. Per il calcolo è percepito come un’eternità. Proprio bene, così deve, così può e deve essere percepito da un’anima che sceglie per sé la ‘morte della Luce’, che Dio, come il miglior Medico (Esodo 15,26) deve prima guarire, per poi levarla fuori dalla sua tomba. Allora potrà essere ricondotta sulla via di Casa.

26. Voi non avete idea di ciò che l’eterno Piano di salvezza di Dio ha previsto per Tempo e Spazio, per ogni genere e per tutto ciò che vive nella Luce e nella materia. EGLI c’è, EGLI siede nel governo! Nulla ostacola la Sua Volontà di governare! E questo è bene, tanto bene! Gli uomini possono certamente adempiere il loro piccolo o più grande dovere, e gli innumerevoli senza nome hanno dato e danno il loro sacrificio, pronti, fedeli nella fede e forti nel servizio. Chi è passato alla storia del mondo con grandi azioni mondane, non tutti hanno raggiunto un grande obiettivo. Essi sono facili da contare e, …vengono contati.

27. Ora siate consolati se alcuni temono come vi è stata riferita la Parola e temevano già prima, poiché la vostra via del mondo è stata lastricata con molte fatiche e molte difficoltà. Tutti quelli che ne sono stati colpiti, ritorneranno senza tormenti nella Casa del Padre. Se da voi qualcuno viene portato via, allora ricordate: l’esistenza sulla Terra è solo un sentiero in basso, un passare attraverso e un risalire di nuovo, fino all’uscita della vostra vita benedetta dalla Luce, nella Patria di Dio. Voi dovete, voi potete essere buoni portatori di sacrifici!

28. Ve la dà il mondo l’eternità, oppure questa è solo nelle mani di Dio, il Santo, il Creatore, senza inizio né fine? Oggi avete potuto sentirLo una buona volta, per fortificarvi particolarmente. Avete conservato la fede e la Forza per la Parola di Dio, sebbene in un angolo del cuore stiano molte preoccupazioni, il miglior senso per il prossimo e per gli amici, affinché nessuno capiti nella rovina che gli oscurantisti portano. Ma Io vi dico: liberatevi anche di questo, diventate liberi nella libertà della meravigliosa unione con Dio, il Padre dell’Amore, Guida e Pazienza superiore!

29. Tenete stretta la benedizione di Dio e queste Sue parole; domani il mondo vorrà sopraffarvi e non lo potrà, anche se dovrete pagare il tributo, in un modo o nell’altro, come la bontà paterna ha previsto per le vostre vie. Dio, che eternamente benedice nella Potenza creativa e nella somma potenza sacerdotale, vi benedice!”

30. Ciò che si prova, come i sentimenti salgono e scendono, giù nell’umiltà del proprio essere, su nel ringraziamento, nell’adorazione e nel pensiero silenzioso: ‘Indegno! Indegno di questa Grazia!’. Nessuno domanda Chi ha parlato. Gli iniziati sanno che non era l’angelo di Beate, bensì un Grande proveniente dalla luce, oppure… no, questo non osa uscire, ed e lì nascosto: ‘Può dunque, un altro portare il Maestoso, …come unicamente il SIGNORE può farlo?’

31. Un accordo silenzioso: ‘Non indaghiamo. Conserviamoci la benedizione del Salvatore. Facciamo come ci è stato ordinato e consigliato. Oppure, sì, come ci è stato consigliato il nostro fare e non fare’ (Apoc. 3,18). Quanto a lungo gli amici stanno ancora seduti insieme in silenzio, …nessuno può dirlo. È mezzanotte passata quando si porgono le mani e si porta a casa la ‘fanciulla’, scortata dal comandante del castello.

32. Questi ferma il parroco Sinkmann davanti alla porta: “Reverendo, io vi stimo moltissimo; la ragazza, hm, non la capisco, va oltre il mio orizzonte, ma confesso volentieri: mi ha colpito nel cuore. Come posso far fronte? Non ho mai avuto a che fare con queste cose. Ebbene, l’oscuro direbbe subito ‘strega!’, egli avrebbe ben…”

– “…non lo avrebbe affatto capito e non lo vorrebbe nemmeno capirlo, amico Scharfner, come siamo stati in grado di poterlo capire noi, ci è stato permesso di capirlo per Grazia, attraverso la benedizione di Dio.

33. Con questo non dovete fare null’altro di quanto fanno tutti, afferrare saldamente e, in aggiunta: ‘Tacete, amico mio. Lasciate alla Luce ciò che spetta alla Luce!’. Lo riconoscerete dove e con chi si potrà un giorno sollevare di questo un piccolo lembo, perché il meraviglioso non può valere solo per noi. Voi lo sperimenterete come DIO vi guida e come giungerete al Suo servizio. Statevi bene; se avete bisogno di me, sono sempre pronto per voi”.

34. Sinkmann ha interrotto bruscamente il discorso, anche Scharfner ha drizzato gli orecchi. Fino a loro risuona un chiasso infernale. Viene dal muro, dall’esterno; allora serve il suo intervento con gli armati, che – già senza allarme – si sono radunati alla porta del prato. Lì dall’esterno si bussa con impeto.

Scharfner ordina: “La porta resti chiusa, e i tavoloni non si possono espugnare!”

– “E se appiccano il fuoco?”

– “Sarebbero stupidissimi, metterebbero se stessi in pericolo. Aspettiamo fino al mattino, non ci vuole più molto. Vedremo cosa succede là fuori”. E cosa…?

*

35. (intanto…) – Quando l’inquisitore era arrivato con la truppa davanti alla piccola porta del campo, era ancora abbastanza visibile nonostante la notte ormai prossima, poiché una mezza Luna si aggirava come un fantasma tra le nuvole. Lui ordina con durezza: “Che venga scassinata, ci vogliono tentare a non conquistare la città. Obbedite!” – La sua ira è violenta, non vuol pensare alle sue scarpe che ha faticato per non perderle. Il sentiero infangato le ha letteralmente inghiottite. Ah, la porta è aperta, il che rende perplesso il capitano. Solo troppo tardi si bussa poi alla porta del muro della città, che Sinkmann e Scharfner hanno sentito.

36. “Alto signore…”, il capitano si rivolge allo spagnolo, “…c’è qualcosa dietro a tutto questo?”

– “Siete voi codardo, capitano?”

– “Nessuno mi ha mai detto questo! Voglio…”

– “Avanti!”, grida costui selvaggiamente, nonostante a tratti faccia finta di essere gentiluomo. Non appena lui e una parte della gente sono entrati, i due sorveglianti indietreggiano, esclamando su ordine di Schöber: “Peste, la peste!”. E scompaiono tra i cespugli prima che li si possa afferrare.

37. “Questa è una finta! Nei lunghi padiglioni!”, dapprima ne intravedono solo tre. “Ci deve essere sicuramente del bestiame. Vogliono assalirci di sorpresa”.

– “Come voi volete ”, borbotta il capitano. “Da parte mia lo ritengo per vero. Signore, riflettete: quasi tutti i luoghi sulla via fin qui erano spopolati, tranne poche persone, il bestiame sparito, molte mucche morte con le mammelle scoppiate perché non c’era nessuno che avesse potuto mungerle. È possibile che i cittadini fuori dalle mura abbiano raccolto tutti, intendo i malati di peste”.

38. “Il consiglio comunale non è così stupido da prendere l’epidemia alla leggera”.

– Di nuovo si esclama dai cespugli: “Peste! La peste!”

– Quasi tutti già indietreggiano barcollando, non proprio fuggendo; persino gli uomini dell’inquisitore sono pronti a scappare.

–“Si salvi chi può!”

– “Codardi!”, sbuffa l’oscuro. Poi si dirige verso il secondo padiglione. Nel primo aveva dato solo un’occhiata all’interno. Dal momento che era buio e non si era accorto che lì giacevano sì i malati, ma quelli più leggeri.

39. Quando trova la stretta porta, gli barcolla incontro un uomo con una donna che si regge appena in piedi. – “Cosa fate voi qui”, chiede l’inquisitore con rudezza, ma ora meravigliato che non c’è né bestiame né paglia.

– “Ah, un altro che la peste ha segnato”, balbetta l’uomo. “Vieni con me, fratellino, accanto a me c’è ancora un sacco di paglia libera; là ti puoi coricare. Il medico verrà presto a dirti quanto sei malato”.

40. “Hai la peste?”, chiede affannato. “Chi ti ha portato qui?”

– “Non ci ha portato nessuno. Sono state raccolte centinaia di persone che giacevano come miserabili davanti al muro. Ognuno viene curato come meglio si può. Abbiamo ancora la speranza di sfuggire alla morte della peste; per me e mia moglie è già troppo tardi. Quelli che giacciono qui, quasi cento, e tra loro ci sono anche bambini, difficilmente guariranno. Tuttavia non soffriamo la fame; dalla città ci viene portato abbastanza da mangiare, e il medico ci cura le ferite, per quanto bene può. Assistere sette padiglioni, diamine, e come medico riesce a fare tutto da solo”.

41. L’inquisitore barcolla all’indietro, senza risultato si tocca di striscio la manica dove l’appestato lo aveva toccato. Può un miracolo, che lui ha sempre negato, portare la salvezza? “Andate via!”, si lamenta. “È…”, e cade giù. La sua via attraverso luoghi contaminati gli aveva già attaccato il germe, perché cercava ovunque avidamente le streghe ed era entrato in molte case vuote. Il contatto col votato alla morte, adesso gli ha dato il resto.

42. Il capitano con la sua schiera è fuggito, lo spagnolo non avrà bisogno di lui. Anche una parte dei carnefici, i quali esercitavano volentieri le atrocità imposte, avevano setacciato molte case. Ora corrono via al galoppo, inutilmente; la morte è più veloce del loro piede che, un po’ alla volta, perderà forza. Alcuni sono già quasi caduti per terra, rotolandosi nella paura e nel dolore.

43. L’ingannatore di Dio, che stava a guardare senza pietà durante le torture, come sempre incappucciato, in vista della morte viene coricato da due malati. Qui s’impara, soprattutto attraverso l’esempio di uomini fedeli, di non pensare mai solo a sé. Chi ancora può, aiuta, tanto che non ha importanza se si toccano gli altri. Questo vale dinanzi a Dio, perché compassione e disponibilità di aiutare sono, anche se piccole, un raggio proveniente dalla Sua bontà.

44. Ora giace lì, a mala pena riesce ancora a muoversi, maledice coloro che sono fuggiti. Nessuno sa chi sia; ed ha ancora tanta facoltà di pensare da non tradire se stesso. Cosa si deve pensare di lui? Egli, il grande inquisitore, nella sua arroganza pensava di essere la mano destra del Dio iracondo? E non ha mai sospettato cosa fa la ‘Santa Destra’!

– “Acqua! Sto bruciando”. Ah, invano si copre gli occhi. Lunghe file di storpiati e consumati passano davanti a lui. Nessuno riesce a trovare in lui anche solo un’ombra di compassione.

45. Dice un uomo che giace accanto a lui: “Presto verrà il dottore, gli aiutanti porteranno da bere”.

– “Io… io sono… io voglio per primo. Mi si deve mettere da un’altra parte e…”

– “Qui non lo si può fare”, gli viene detto. “Dove andrebbero a finire gli aiutanti, se questo o quello volesse avere subito qualcosa di speciale? Sii contento di giacere proprio qui. Io e parecchi altri… Ah, non hai idea come ci è andata, quante volte siamo scappati davanti ai sani, annotatelo bene! Ci hanno persino presi a sassate. Ma qui, ah…”, l’uomo si interrompe “…viene il carretto, con esso il pasto del mattino. Allora accanto c’è sempre il dottore”.

*

46. Sì, è lui, con accanto il parroco Sinkmann e Beate. Al mattino presto c’è stato il primo rimprovero da parte del padre, lacrime da parte della madre e dal dottore un brusco ‘no!’, quando Beate ha insistito per andare insieme ai padiglioni. Anzi, qui c’è stato il sogno: il suo angelo portava una ciotola. Sembrava essere vuota, e comunque c’era qualcosa dentro che Beate non ha potuto riconoscere. Per questo la parola:

47. ‘Va’ dai reietti, poiché alcuni possono essere aiutati. Non necessariamente la purificazione fisica; l’alleggerimento animico è la cosa più importante, affinché chi se ne deve andare, si arrenda al SIGNORE, si arrenda alla Sua Volontà che, certamente, rimane imperscrutabile per gli uomini, e tuttavia può essere riconosciuta, vale a dire in questo modo: ‘Chi, senza domandare si piega alla Volontà di Dio, le Sue mani viventi di salvezza lo sollevano, e il suo angelo lo riporta a Casa!’

48. Presta attenzione: non tu aiuterai, come ti ho già detto una volta e sei rimasta fedele e cara. Proprio per questo si può e si vuol mostrare la benedizione dell’aiuto di Dio. Rimani salda, non pensare a ciò che ti sarà dato come ricompensa’. –  Quando si sente questo e si riflette sull’ultima grandiosa parola, tutti diventano silenziosi, i genitori, il medico e anche il parroco Sinkmann. O Cielo! La buona fanciulla! Perché il Cielo la precipita nel pericolo?

49. “Vieni”, dice Strauber brusco e triste. Egli sa fin troppo bene che nonostante la copertura e le precauzioni che sono così insufficienti (a quel tempo), anche il più sano è messo in pericolo da chi assiste i contagiati dalla peste. A lui, il medico, non gli importa se viene colpito. Pensa comunque che la sua opera del giorno si avvicini alla fine, perciò non gioca nessun ruolo se più o meno tra un paio di annetti...

50. “Vengo anch’io”, si decide il parroco. Voleva farlo fin dal primo giorno. Ma Strauber, Schöber e gli amici avevano insistito a desistere. ‘Abbiamo bisogno di voi’, gli avevano detto. Chissà di quanta consolazione gli abitanti della città avranno presto bisogno”. Malvolentieri aveva accondisceso il fedele di Dio. Adesso che ‘la fanciulla’ ha ricevuto l’ordine dalla Luce, nulla gli impedisce più di andare con loro: ‘Tu vieni con me!’. Ed egli è andato.

51. Strauber copre bene entrambi, anche se stesso. All’interno della porta del prato comunale è stata allestita una piccola baracca dove si appende ‘l’occorrente della peste’, le tinozze con le spezie nell’acqua, e le diverse attrezzature che servono al dottore. Sono giunti al primo padiglione, coperti dalla testa ai piedi. Solo gli occhi guardano dalla copertura.

52. Costa un grande sforzo muoversi e piegarsi per via dei mantelli. In più il fetore della peste che penetra attraverso i vestiti. Ma la ragazza rimane valorosamente con gli uomini nell’opera altamente benedetta. Nessuno sospetterebbe di vedere nell’esile figura una quasi mezza bambina.

53. I malati sono riconoscenti, anche se qualcuno borbotta. È comprensibile, dolore e paura sono grandi. Dove Beate mette la sua mano, anche ben coperta, su una fronte, cessa il lamento. Dal momento che il dolore passeggero non viene percepito molto, il sollievo non è percepito attraverso la ‘piccola aiutante’. Sì sì, i piccoli aiutanti, ecco cosa sono il medico, il parroco e i servitori. Il grande ed unico Aiutante è e rimane il SIGNORE!

54. Si rivolgono al secondo padiglione. Ci vogliono ore per saziare e assistere tutti. Molte persone devono essere riadagiate perché i giacigli sono diventati sporchi e bagnati di pus. Proprio lì è rannicchiato quell’uomo con sua moglie che erano alla porta, colui che ha aiutato ad adagiare l’inquisitore su un sacco di paglia, chiamandolo ‘fratellino’, e ora dice balbettando al dottore:

55. “C’è un tizio nuovo dentro, sembra essere un signore. Altrimenti uno dei tanti. Ah, l’epidemia non penetra solo nelle piccole casette; all’istante è in un castello e in una fortezza. Dio è molto giusto”.

– “Solo qui dentro, caro fratello?”, domanda il parroco.

– “Beh, sì…”, risponde, “…se si credeva sempre, se si andava fedelmente in chiesa, se si sacrificava volentieri del poco, allora… allora…”. Un singhiozzo esce dalla gola dell’uomo. Sua moglie è già diventata apatica. Strauber si china su di lei.

56. Allora Beate posa la mano sulla malata. Si sente un sospiro liberatorio. Gli occhi si sono chiusi senza paura. Strauber fa cenno ai servitori, questi portano subito via la morta dal giaciglio. L’uomo non se n’è nemmeno accorto. Allo stesso tempo, nell’alta Grazia, viene per lui l’ultima ora nel mondo, sotto quella piccola mano che è stata chiamata per questo.

57. Quando Strauber con il parroco passa attraverso le file, arrivano dal nuovo ospite. Gli uomini vedono subito chi giace lì. Si guardano l’un l’altro in silenzio.

Strauber si china, chiedendo a bassa voce: “Cosa posso fare per voi?”

– Qui, dove l’uno come l’altro non ha nessun privilegio dinanzi a Dio, nessuno viene chiamato ‘signore’, non ci si rivolge a lui con il suo nome oppure con un alto titolo mondano.

58. Alla voce del dottore, il malato balza in piedi. ‘Haha, qui trova gli infedeli che sono scappati di nascosto. Sarebbe molto sorpreso se non ci fosse accanto l’odiato parroco, dato che anche lui ha potuto fuggire con loro, di questo ne era consapevole. Adesso… ohoh, ha radunato l’intero covo di streghe! Farà…’. Inutile sforzo. Con forze sovrumane si tiene su per un po’, ma presto cade all’indietro. Riesce ancora a dominare i dolori, ma non la fiacchezza, i brividi per la febbre e la debolezza. A questo punto lo vede, l’infame, che egli desidera nel più profondo inferno. Il travestimento non lo inganna. Gli occhi… oh, lo ha riconosciuto dagli occhi, anche il medico e la ragazza.

59. ‘Ora ho la strega!’, vorrebbe gridare; ma diventa poco più che un mormorio. Diversi malati si avvicinano.

Il dottore li manda gentilmente ai loro posti. “Coricatevi, vi visito; chi sta meglio andrà in un altro alloggio”. – Non c’è nessuno che non obbedisca subito.

60. Chi non desidera guarire? Nel frattempo Beate arriva al giaciglio. Anche a lui, al crudele, impone delicatamente le mani. Il fatto che non senta nulla, è dovuto a un sentimento completamente indurito. Troppo tardi per lui; sulla via pietrosa dell'aldilà potrebbe avere quelle mani, e non le ha, non molto a lungo. Non lo sa ancora. Egli cerca di scacciarle da sé.

61. “Andate via, voi, provenienti dal diavolo! Voi, cova infernale! Voi…”, la voce si rompe.

Sinkmann lo segna con la croce: “Morirà ben presto”.

Il medico dice di no. “Costui si aggrappa troppo saldamente al pensiero di ciò che vorrebbe distruggere. A suo discapito scaccia una prossima morte misericordiosa”.

– Vanno dagli altri. In alcuni è riconoscibile un miglioramento attraverso la ‘piccola mano’. Essi vengono trasferiti nel primo padiglione.

*

62. Durante la notte ci sono stati ovunque dei morti. I servitori li trascinano via come meglio possono, hanno preparato grandi fosse lontano dalla città. Si può solo gettare un po’ di terra sui morti, pregare il ‘Padre nostro’ e versar sopra della calce. Si spera che l’inverno disperda la ‘grande peste’, come si chiamerà più tardi. Poche famiglie sono risparmiate, presso le quali non ci sono state vittime da piangere. Qualche famiglia è scomparsa completamente, e non c’è nessuno che si occuperà della casa e della masseria. Gli sciacalli vanno di soppiatto come iene attraverso il povero paese. Essi rubano, …e devono abbandonare di nuovo tutto, perché la peste, falsamente chiamata ‘flagello di Dio’, chiude gli occhi anche a loro.

*

63. Dopo che l’inquisitore, in nulla privilegiato, può giacere sul suo giaciglio, sono lì di nuovo gli aiutanti: il dottore, il parroco e Beate. Sembra che stia un po’ meglio. Si è alzato a sedere ed ha messo in subbuglio l’intero spazio; solo che in quella parte non è riuscito ad augurare ai fedeli aiutanti, peste, morte, diavolo e altro ancora. La maggior parte dei malati è troppo debole per aderire allo sproloquio, altri preferiscono tacere, ma alcuni rispondono a muso duro al calunniatore.

64. Dal momento che nessuno lo conosce, poiché non ha ancora rivelato il suo stato sociale, deve sentirsi dire: “Villanzone! Ti starebbe bene se non avessi trovato questo posto di Grazia?”.

– Ll’inquisitore fa una stridula risata.

– “Oppure, pensi forse che saresti stato raccolto davanti alle mura, quando dici cose che gridano al Cielo?

65. Il medico e gli altri si prendono cura di noi senza curarsi del fatto che qui possono essere contagiati dalla peste. I servitori portano via subito le salme, portano paglia fresca, bevanda e cibo. Cosa vuoi di più, puzzone? Va’ nel tuo stesso inferno, là sarai accolto meglio”.

66. L’ultima parte la sentono anche quelli che stanno arrivando. Essi s’immaginano facilmente cos’è accaduto. Il falso Cristoforo è conosciuto troppo bene. Quando vede gli aiutanti, gesticola con entrambe le mani: “Non sapete voi cosa mi si addice? Sdraiarmi in questo nido di serpenti tra le anime dannate, che altrimenti la peste non si sarebbe abbattuta su di loro; mentre io…”

67. “Vacci piano, amico”, lo interrompe il dottore. “Voi stesso siete entrato a forza. Chi vive già nella pace di Dio, vi ha aiutato a portarvi su un giaciglio di paglia. Se non volete che vi curi…”, non del tutto ingiustificato, perché Strauber è adirato, “…ebbene, vi possiamo anche lasciar lì a giacere. Le persone riconoscenti hanno il privilegio, quelli che vengono aiutati per primi”.

68. “Lo comprendo bene”, dice Sinkmann a bassa voce. “Voltatosi da Dio, come può riconoscere qualcosa di buono? Chi è così malvagio, vede tutto grigio nel grigio, …negli altri”.

– Nel frattempo Beate posa la sua dolce mano sulla fronte bollente, una parola d’amore e di perdono: “Presto starete davanti al vostro Giudice supremo; allora dovrete aprire dinanzi a Lui la vostra vita come un libro, e voi stesso dovrete leggere ciò che vi sta scritto. Possa essere la misericordia più grande della giusta resa dei conti di Dio”.

69. L’inquisitore ha sentito la mano leggera, ha anche sentito la parola fedele, ma si sbarazza di entrambe: mano e parola. “Tu, scellerata sposa del diavolo, non mi toccare! Voglio andarmene! Io non appartengo qui! Tu, prete, sei tutt’altro che un servitore di Dio! Tu hai portato via la gente che doveva stare dinanzi a me. Hai dato la tua mano al diavolo che ti ha rapito. Attraverso la nostra giusta pena dovevi essere purificato, affinché uscisse dalla tua anima tenebrosa il falso predicare!”. Poi inveisce contro il dottore:

70. “Ti chiami dottore? Non farmi ridere! Grande, piccolo nulla! I nostri medici in Spagna possono aiutare diversamente da te con le tue erbe o unguenti. Voglio andarmene!”

“Non c’è nulla in contrario”. Di nuovo non è la voce della ragazza che ora parla; gli amici riconoscono da tempo quando ‘qualcun altro’ riporta la parola.

71. “Alzati, esci da questo posto, dove puoi avere un vero aiuto, quello che per lo meno lenisce i dolori fisici, prima che la morte brandisca la falce! I dolori della tua anima non te li potrà rimuovere nemmeno il Santo della misericordia, perché nella tua arroganza credi di essere tu a portare gli uomini nel Cielo, …attraverso orribili sofferenze! Questa è la malattia della tua anima; e fino a quando non ti sarai completamente arreso a DIO, nel pentimento e nella giusta espiazione, il che nell’aldilà è incomparabilmente più difficile mettere in atto che qui in questo mondo, fino ad allora ti tormenteranno tutte le immense sofferenze che hai inflitto alla povera gente, come hai tormentato tu![13]

72. Chi rifiuta l’aiuto di Dio, non si stupisca se il Dio misericordioso rimane lontano, se Egli non ti vede, se chiude a chiave il Suo cuore come hai fatto in tutto il tempo della tua vita. È mai venuto su di te un buon sentimento da quando tendevi all’alto seggio mondano, ah, così vulnerabile? Hai guardato gentilmente i poveri? Hai dato loro l’aiuto? Oppure gli umili ti erano solo ‘vermi nauseanti’, come li hai definiti tu?

73. Cosa vuoi adesso da Dio e dagli uomini che, nella grande fede nel Padre Celeste, svolgono un’opera molto difficile? Và, se vuoi! Adesso… adesso DIO non ti trattiene! Se e come, EGLI preserva le anime più povere dalle tenebre, come le si aiutino a santificarsi, un giorno lo verrai a sapere, quando tu stesso tenderai le mani verso il Giudice supremo e supplicherai: ‘Signore, liquida i conti, io devo pagare, per diventar libero da me stesso!’.”

74. Oh, questa voce! Qualche malato si è avvicinato di soppiatto, ha riferito a sé la Parola, anche se non valeva del tutto per lui. Questa volta il medico non si è opposto; dove la Luce porta la Rivelazione, non valgono i pericoli di rovinarsi reciprocamente attraverso l’alito della peste. Colui che si dà tante arie, ha sentito la parola? Sì! L’ha applicata a se stesso? No! Che c’era ‘qualcosa’, glielo dice il suo intelletto, anche se non ne capisce nulla, non vuol capire. Inutilmente si raddrizza, di slancio solleva le braccia diventate deboli al legno del giaciglio. Dal momento che non lo può, ma non vuol farsi vedere, dice schernendo:

75. “Il tentatore ha parlato, io non lo seguirò! Solo quando se ne sarà andato…”, indica Beate, che lui riconosce ancora per via dei suoi stupendi occhi, “…allora andrò a prendere la mia gente, e vedrete cosa succederà con le cose del diavolo!”

– Questa volta Beate stessa ha ascoltato, ha verificato che non poteva né ostacolare le parole, né dirle da sé. Egli è malvagio, ma malato, consacrato alla morte. Negli occhi scintillano lacrime, così triste guarda giù al cattivo. Nel sogno lei ha spesso visto come un’anima continui a vivere dall’altra parte, nel senso del bene e del male. A costui, …non osa immaginarselo.

76. Arriva un servitore. “Fuori giace uno, si vede dalla polvere della strada che è arrivato qui strisciando. Probabilmente non sarà necessario portarlo dentro”.

– “Vado a vedere”, Sinkmann trattiene il dottore. “Qui avete molto da fare, e anch’io so come classificare i malati”.

– “Va bene”. Strauber si rivolge al malato successivo. In alcuni la ‘piccola mano’ può compiere la sua silenziosa opera, in uno dove le cose migliorano, cosa che purtroppo succede a pochi, ma in altri, dove una dolce morte cancella i dolori, la buona anima riceve il suo viaggio verso casa. Allora in cambio s’innalza nel cuore una preghiera di ringraziamento per l’aiuto di Dio, così e in altro modo.

77. Il parroco è corso fuori velocemente. Lì giace un uomo che la compassione è come una coperta che copre l’uomo sfigurato. Oh, non è questi l’aiutante del torturatore che, con un urlo sadico, pressava i ferri incandescenti nelle braccia del parroco? Non c’è una parvenza di riconoscimento sul volto nerognolo del giacente? Egli geme, cerca di divincolarsi. Che colui che un giorno è stato martirizzato, ora desideri ripagare il torturatore per ciò che ha fatto, per lui è certo.

78. Si sarebbe coperto perfino il Cielo, se lo si avesse lasciato lì a giacere, affinché… almeno attraverso la sofferenza giungesse al pentimento? Cosa fa ora Sinkmann, il fedele? …Può andare dinanzi a Dio per aiutare l’ANIMA.

– Un soccorritore indica il giacente: “Quello io non lo tocco, ci metterebbe in pericolo”. Sì, per tutti i servitori, come per coloro che possono essere in parte aiutati. “Egli emana un fetore!”

– “Hai ragione, Hias, nonostante ciò, prendi in mano i cenci, lo faccio anch’io, lo porteremo al quarto padiglione, dai casi più gravi”. Per toccare lo spagnolo Sinkmann avrebbe dovuto allettare il vassallo accanto a lui. L’inquisitore ne sarebbe stato forse toccato. Solo che il buono ora non ne ha il coraggio. Egli si è domandato, e quante volte anche qui: ‘Oh, come avrebbe agito il SALVATORE’?

79. Questa è l’eredita della Luce che i figli erranti del Padre portano alla materia, la loro proprietà che raramente ha una rivelazione durante il loro cammino. Non devono nemmeno essere parole; il miglior insegnamento è l’azione! Questa ha il privilegio dell’eredità ed è il nascosto bene ereditato, ‘lasciato in eredità’ dal Padre-Creatore a tutto il Suo popolo! I Suoi migliori non se lo chiedono, lo sanno inconsciamente: è lì, segretamente nel sentimento di alcuni. In questa luce si trova il parroco, Beate e i fedeli, gli sconosciuti del mondo reso povero da poveri uomini.

80. Un poco farfugliando, Sinkmann sorride fra sé, Hias si piega verso la barella.

– Il torturatore quasi muore di paura e non gli viene ancora il pensiero che i torturati erano terrorizzati vedendo le pinze e gli strumenti di tortura che lui mostrava prima di ciò che si faceva con loro. E ora…? ‘Proprio nelle mani di costoro dovevo capitare? Cosa farà? Non si vede nulla del volto benevole’. Allora, al ripugnante è come se gli occhi guardassero giù su di lui, seriamente e gentilmente.

81. Quando giace sul sacco di paglia, viene coperto, e un bicchiere d’acqua gli toglie il tormento della sete, stringe il suo volto in entrambi i pugni. Una piccola, anche se minuscola introspezione guida i suoi pensieri. ‘Ah, doveva essere certo diverso da quello che è stato insegnato a lui e a tutti i sottoposti: le streghe e i falsi credenti (evangelici) sedotti da Satana, potevano trovare la redenzione solo attraverso i dolori fisici, per di più solo quando davanti alla morte più orribile ritrattavano e si piegavano davanti a lui, davanti al grande inquisitore, cosa che però non annullava mai la tortura.

82. Questo viene ben scusato, perché gli inservienti non hanno visto nessuna scuola e non hanno mai imparato a pensare con la propria testa. Tuttavia ciascuno dovrà confessare davanti al suo Giudice, se ha agito su comando, oppure se ha lasciato che i poveretti soffrissero per la propria cattiveria. Pochi, senza sorveglianza, hanno aiutato l’una o l’altra donna, bambino e uomo gravemente tormentati, ad avere almeno una rapida morte. Costui che ora giace qui sul giaciglio, non era uno di loro; era uno dei più duri, un autentico riflesso del suo arciduro padrone.

83. Accanto a lui giace un giovane che parla a bassa voce: “Presto lasceremo il mondo; io non ho paura. Il mio Salvatore mi verrà a prendere, vado in Cielo. Ne sono felice! Anche tu?”

– Che domanda, al senza Dio! Idea cervellotica oppure… un’immagine sta dinanzi a lui: come si gridava alle vittime ‘andate all’inferno!’, così lo acceca un profondo cratere. Gemendo, si gira di lato. Cosa succede? Una mano si posa sulla sua fronte segnata dalla peste.

84. “Tu sei stato, sei e rimani ancora un servo del tuo stesso inferno! Non ne esiste un altro, poiché è l’orrendo abisso di un’anima venuta dalla sua caduta, per vivere fino in fondo tutta la propria cattiveria. Oppure pensi che il Creatore, che è l’eterna bontà, ti abbia scelto per esercitare le tue vergognose azioni malvagie? Non hai forse chiesto a te stesso: ‘Posso distruggere chi non crede nella nostra Chiesa?’. L’hai creduto! Sai cos’è la Chiesa? Non lo sai! E questo ti potrà alleggerire un poco.

85. Oh, sì, è bene che sulla Terra esistano le Chiese, ed ognuno, buono e fedele che le serve, sia benedetto, anche se si manca in parecchie conoscenze. Chi come te rende impura la Chiesa attraverso il maligno operare e il falso insegnamento, come lo ha fatto il tuo mondanamente grande, ahimè, così piccolo, così povero padrone che giace anche lui sul suo letto di morte, costui dovrà pagare tutta la sua colpa. Niente sarà condonato!

86. Tu hai avuto paura che il fedele servitore di Dio ti contraccambiasse ciò che hai fatto a lui. Il tuo cuore pietrificato, un giorno ha fatto un salto di gioia quando il fedele, gemendo, è sprofondato nell’incoscienza. Facendo questo hai maledetto te stesso perché è riuscito a sfuggirti, e fino ad oggi non sai ancora come sia stato possibile. Non lo potrai comprendere! Tuttavia ti sia detto: come un giorno un angelo ha aiutato Pietro ad uscire dalla prigione (Apoc. 12,7), così anche un angelo ha liberato il figlio attraverso un buon servitore di Dio.

87. Che tu non lo creda, in sé non è una colpa; tuttavia, poiché senti la ‘voce’ e ti distogli da lei con forza, essa rimarrà appiccicata a te, e dopo la morte dovrai amaramente compiangerla. Rientra in te stesso, lascia che le tue azioni ti passino davanti come se dovessi vedere l’abisso della tua tenebrosa anima, …un Atto di grazia dell’Eterno-Santo! Se, infatti, non è possibile diversamente, anche i più depravati che un giorno si sono staccati da DIO, vengono toccati dalla paura e dall’angoscia del cuore. Se prima di morire riesci una buona volta a pregare, dato che tu come sedotto sei stato un seduttore, allora nell’aldilà ti sarà un po’ più facile che al grande piccolo che tu hai servito”.

88. Dopo, la ‘piccola mano’ si posa sul capo del giovane a fianco a lui. “A te sia detto: la tua ora è giunta, un raggio di luce ti porterà via dalla Terra, passo dopo passo sulla tua scala verso il Cielo. Quando sarai giunto in alto, allora sarai eternamente a Casa presso il Padre colmo d’Amore, nel Quale tu credi e al Quale ti sei dato fedelmente. Sii consolato, ti stenderai senza dolori. Conservati così: DIO ti benedice!”

89. Molti altri hanno sentito queste parole. Ardentemente ci si augura che valessero anche per chi ascolta. Allora anche in loro penetra la pace di Dio. Solo il torturatore non ne ha parte. Certamente ha ascoltato avidamente; ma finché non bramerà questa pace e questa luce, finché il suo cuore non sarà solcato dal pentimento, ci vorrà molto più tempo di quanto ne occorrerà un giorno all’inquisitore.

90. Strauber e il parroco hanno seguito la ragazza. Hanno ascoltato e si stupiscono. È stato sempre così: quando giungeva una ‘parola dalla Luce’, in Beate si svolgeva un cambiamento. Allora si sapeva: ‘Non parla lei, ma il Cielo’. Adesso accade più spesso, e quando accade, accade senza segni, come se la ragazza parlasse da sé, da una conoscenza acquisita da se stessa, da una profonda e chiara connessione con la Luce. Potrebbe significare che…. Oh, gli uomini non osano immaginarselo, e anche Sinkmann ha percepito già spesso un ‘agitarsi’, come se l’Alto operasse in lui, e nessuno nota che non parla lui, il sacerdote. Una caratteristica proveniente dall’eternità…? La fanciulla, la nostra fanciulla, dovrà rimanere con noi a lungo.

91. Cosa sa l’uomo, nonostante la migliore conoscenza, del tempo che stabilisce il Creatore, da una Sapienza che non è venuta in nessun cuore? (Rom, 11,33) Cosa sa l’uomo dello Spazio dell’eternità che l’Altissimo ha creato nello splendore dei milioni di anni della Sua magnificenza?

92. Cosa sa alla fin fine della conduzione che pulsa di salvezza, che vale per ogni figlio, il cui inizio di vita era stato estratto dalla Sorgente originaria della santa alta Mezzanotte? Tanto quanto come niente! Ma qualcosa può venire da uno spirito su ogni anima che si affida volenterosa al suo MAESTRO.

93. Di questi, ce ne sono alcuni negli spazi più miseri, ma fatti in modo mirabile, così che accanto ai migliori, giace uno cattivo, solo che essi non percepiscono nulla di questo, si induriscono e accusano Dio perché ha colpito proprio ‘loro’. Lo spagnolo è uno di questi al primo posto. Egli bestemmia ad alta e bassa voce, augura ai soccorritori di cadere negli abissi più profondi, senza sospettare che è lui a precipitare nel suo stesso abisso.

94. In questo giorno alcuni buoni hanno esalato il loro ultimo respiro. Conduzione…? Ci sono due fosse per seppellire i morti. In quella dove ancora non giace nessuno si fanno calare i buoni. Sinkmann prega per ognuno, ma anche tutti insieme recitano il ‘Padrenostro’.

Beate lo fa in silenzio per sé; lei si accorge quando uno può andare alla Casa del Padre. Per i non ancora redenti c’è la preghiera speciale: “Padre, aiuta, e perdona al povero figlio umano”.

 

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Cap. 19

Insegnamenti dalla Luce tramite Sinkmann – Rivelazioni a Meurer

Beate, davanti allo spagnolo morente, è ancora guidata

1. Nel paese è arrivato l’inverno, dapprima abbastanza mite, e la peste non sembra placarsi, come si sperava da tutte le parti. Molti, oh, tanti, se ne sono andati nel loro dolore, alcuni anche nella preghiera e nell’incrollabile fede: ‘Dio sa il perché!’. Essi hanno congiunto in silenzio le mani, sempre sotto quelle ‘piccole mani’ che, accanto al medico e al suo reverendo, sempre pronte, hanno aiutato fedelmente, ovunque siano andate.

2. Allo stesso tempo, non c’è del bene nel fardello che gli amici discutono tra loro? Un sospiro di sollievo attraversa il paese evangelico, non per ultimo anche attraverso i distretti cattolici, per il fatto che la ‘morte nera’ colpisce precisamente anche gli spagnoli. L’inquisizione non è più da attuare inesorabilmente. Si teme persino di radunarsi nelle chiese. Cambieranno in seguito le cose? A questa domanda si vorrebbe rispondere tanto volentieri in modo negativo: ‘Mai più questo orrore, questa follia del potere e di questi uomini!’. Una buona volta finalmente la gente vorrebbe vivere in pace. – In questo mondo?

3. “No!”. La parola arriva una sera, quando gli ultimi amici s’incontrano con i cittadini. La fila si è assottigliata. Franzel Stangler e Therese Hieselbar, la moglie di Schrober e il loro figlioletto Hansel, e tra quelli della città il costruttore e il mastro sarto. Tutti hanno percorso la loro via della Grazia. Non sono stati portati alla porta del prato comunale.

4. Nella città c’è più di una casa vuota, in cui la famiglia non vive più. Il comune ha incamerato le case, le ha fatte disinfettare e vi ha fatto preparare il letto per ogni cittadino che era stato colpito. Ognuno ha avuto la propria tomba; solo per i molti forestieri non è stato possibile. Ma per amici, mariti, mogli e figli, ci sono state molte lacrime. E ora, proprio questa parola alle domande ansiose.

5. “No, il mondo terreno non arriverà mai ad una vera pace fino al suo ultimo istante, che voi uomini non potete calcolare, neanche avete bisogno di conoscere! Detto generalmente. Non è inteso il pianeta, un’opera di grazia del Creatore; sono i capi mondani che si elevano nell’illusione del potere, i quali fino all’ultimo brandiscono la ‘fiaccola della morte’.

6. Non ci sarà un singolo secolo in cui non imperverserà la molto diffusa rovina (guerre, rivoluzioni, ecc.). Ciò che voi chiamate adesso inquisizione, di certo non sarà più esercitata dopo un po’ di tempo; in luogo di questain compenso altri potenti porteranno produrranno i carichi da mettere su voi uomini a modo loro e al loro tempo loro.

7. Siate consolati! Può essere buio e rimanere buio, può il tempo riempirsi di sangue e di orrore di morte… ma al di sopra di tutto rimane sempre la Volontà sovrana dell’Altissimo! Sia che lo si veda e lo si riconosca oppure no, questo non ostacola il governo dell’Eterno! Ogni cuore rimanga ancorato alla fede e all’amore dovuto a Dio, Padre vostro, se presto qualcuno vi lascerà nella sofferenza del mondo, ma nella gioia indivisa non offuscata del loro ritorno a Casa nel regno e nella Casa del Padre.

8. Nel servizio al vostro prossimo, indipendentemente dal fatto che voi stessi dobbiate lasciare troppo presto il mondo, i vostri cari e gli amici, voi avete – senza elevarvi sugli altri e non nella lode che ora la Luce vi porta – accorciato di molto la vostra scala verso il Cielo. Cosa significa questo? ‘Badate di rimanete comunque nell’umiltà sul primo gradino della vostra scala verso il Cielo’.

9. Non è necessario che questo cominci solo dopo la morte nel mondo. È giusto che un figlio del Padre scenda su questo mondo; poiché voi siete proceduti dalla luce per la via della collaborazione nella materia, sul vostro mondo e altrove. Durante una tale via, in generale la scala è nascosta per il figlio, come se fosse portata via, ma è comunque presente, perché è un Atto di grazia dell’Altissimo.

10. Chi dal collegamento interiore della Luce giunge anche all’esteriore, il che significa che l’uomo si mantiene stretto alla fede, si lascia guidare sempre dall’amorevole Volontà di Dio, aiuta nel miglior modo possibile il suo prossimo e lo fa in modo fedele, vero e giusto, allora non sta più davanti alla sua scala che ogni anima possiede, ma può già salire un po’ più in alto nel cammino del mondo.

11. Qui non si misura troppo se qualcuno riesce a superare uno, due o forse più gradini. No! Qui presso Dio vale solo la salita verso l’alto, vale la fatica, insieme alla sofferenza e alla dedizione secondo il comandamento fondamentale che era stato dato fin dall’inizio all’intero popolo degli uomini. La Legge di Dio ha poche parole, ossia:

«Ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso!»

12. In queste parole è radicato tutto ciò che il ‘Santo’ ha rivelato per il bene dell’uomo, incastonando i Suoi meravigliosi insegnamenti che ha rivelato nel Vecchio Testamento, come voi chiamate quel tempo prima della vita del Salvatore, che Lui come SALVATORE ha rivelato magnificamente. Di conseguenza, chi opera al meglio, come può riuscire ad un figlio viandante già prima della morte terrena, non è lontano dalla sua risalita nella Luce; egli vi è già entrato!

13. Nessuna sofferenza viene dalla bontà di Dio! Né fardello né prove vengono da Lui. Il servizio deve essere adempiuto, e il voto dato un giorno spontaneamente nella mano del Creatore (Salmo 50,14) deve essere pagato! E questo pagare si chiama ‘mantenere’. È bene che non vediate quanto aiuto angelico vi circonda; ma è bene saperlo, e credere! Fedeli nella fede, ognuno di voi rimanga sulla via del ritorno a Casa. Ogni servizio collaborativo è una parte della ‘via’ di ritorno da dove un giorno siete proceduti. Questo lo sapete già, non c’è bisogno di un ulteriore insegnamento.

14. Il Padre vi benedice, La potenza della Sua grazia non vi abbandona. Io, un fratello proveniente dal Regno, vi saluto”.

– Oh, le buone parole, nel tempo della loro tribolazione e…

– “…e per questo mondo…”, il reverendo Sinkmann sfoglia i pensieri che lui stesso porta dentro di sé, “…il tempo è difficile e triste, non è propriamente il tempo. Cos’è tutta la sofferenza di fronte a quel meraviglioso sguardo sull’eternità, sull’immeritata bontà che abbiamo ricevuto?”

15. “Completamente giusto”, si fa sentire Bertold Meurer. “Immeritata!”, e pensa inoltre che la sua cara moglie, i bambini e lui stesso non giacciono come gli amici sul tavolaccio, portati via dalla miseria provocata dai secolari. ‘Il ‘meritato’ si applica a coloro che sono tornati a casa’. Egli lo pronuncia, mentre Beate assorta silenziosamente in sé, siede sulla sua seggiolina. Vede e sente lei più di quanto lui, Meurer e gli altri abbiano sentito?

16. Il volto di lei non è diventato scarno e pallido? Lo si vede solo adesso con grande paura? Anche il loro primo amico, Sinkmann, sembra molto provato. ‘Non il primo, anche se è un buono, ma solo il secondo amico’, se vogliamo chiamarlo così. È come un alito al suo orecchio, oppure interiormente come una sensazione. In aggiunta a questo: ‘Il più alto e migliore Amico è il Creatore della giustizia, il primo, supremo Sacerdote della Sua Grazia, Dio e Salvatore da sempre (Isaia 63,16), Padre della misericordia! Conserva questo per te, quando vuoi spezzarti dal dolore’.

17. Cos’è stato? Un pensiero… una parola udita? Può egli, l’uomo, distinguerlo? O cittadini del mondo, si deve analizzare tutto fin nell’ultimo scandaglio? Non basta dunque la Grazia e la Parola? Dio, non dà forse ad ogni figlio, anche un peso da portare secondo la misura che sa accogliere? – ‘Stolto’, dice Meurer, riferendosi a se stesso. Domande che vengono fuori possono essere quelle provenienti dalla luce, e in quel caso non ha bisogno di dare la risposta al suo Dio. EGLI conosce tutto precisamente! Bene, come una sommessa gioia lo inonda, perché anche lui ha sentito una parola.

18. Nel frattempo Beate si alza. Alta, snella, spiritualmente bella come una sacerdotessa proveniente dal tempo antico, da un paese straniero, fa un cenno a Sinkmann e al dottore. Senza parole va alla porta, i due uomini la seguono in silenzio e anche gli altri rimangono indietro abbastanza a lungo senza dir niente. Scopriranno presto cos’è successo. Bertold Meurer sospira molto aggravato nonostante la ‘Parola di Grazia’. Lui ha tenuto d’occhio costantemente la figlia; l’ha vista crescere virginea; ha visto il cambiamento spirituale che già da bambina si svolgeva in lei. Adesso…

19. A lui, al padre, lei appare estranea e ultraterrena, un essere di luce che non appartiene a questo mondo. ‘Oh, solo non perderla’, mormora. ‘Dio, conservaci la cara figlioletta!’.

– E di nuovo è come un alito che cancella i pensieri, e la preghiera: ‘L’uomo non perde nulla se, credente, vuole ciò che è saldamente ancorato al suo amore. Ecco l’amore donante, non quello che prende. Quest’ultimo domina per lo più gli uomini. Egli vuole ricevere, vuol conservare, vuol considerarlo come sua proprietà.

20. Riconoscilo: l’Amore di Dio dà! Quindi pensa meno a te, pensa alla Proprietà dell’Altissimo! EGLI ti ha donato la figlioletta. Se a suo tempo te la toglierà allora rimani forte e consola chi dev’essere consolato. Già più d’uno, infatti, negli anni giovanili adempie il suo voto, il suo dovere sacrificale; e se è accettato dinanzi a Dio, allora la figlioletta ritorna alla Casa del Padre.

21. Alcuni in una lunga vita non arrivano nemmeno al punto da vedere da lontano la loro ‘scala del Cielo’, per non parlare di arrivare al primo gradino. Sì, questo e quello ha perduto completamente la scala per se stesso. Uno di questi lo avete nel padiglione, e già oggi verrete a sapere cosa accadrà di lui. Congiungi le mani, ringrazia Dio che ti ha benedetto così riccamente.

22. Nel mondo hai perduto molto; per questo il Signore-Dio ti ha dato una brava moglie, buoni figli e uno spirito combattivo. Con altri ti ha salvato. Se lo esamini, allora puoi portare il tuo ringraziamento all’Altissimo senza sospirare, se fino alla fine del mondo, l’uomo non disimpara il sospirare, infinite volte ingiustificato, perché la bontà celeste di Dio non si misura mai con le piccole misure del mondo. Il deficit è la sua (dell’uomo) povertà. Tieniti pronto, ti si verrà a prendere; la ‘morte nera’ non cadrà su di te’.

23. In Meurer sarebbe quasi balenato il pensiero: ‘Ma verrà a prendere mia figlia’. Solo che questa è una necessità paterna, e Dio la guarda con molta clemenza. A poco a poco si parla di ciò che si è sentito attraverso Beate. Quale grande consolazione, che mondo del tutto diverso, una così incomparabile sensazione! Essi, tutti gli sconosciuti, si sentono rapiti. Eppure – nonostante ciò – a loro si avvicina l’oscuro umano, ed è una lotta di prova, una battaglia e una vittoria. Questo lo dice ora frate Angermann, da lui ben spiegato. Gli si fa un cenno di gratitudine. Ma ecco che si precipita dentro un servitore.

24. “Un messaggero dei padiglioni”, grida.

– Quelli che assistono direttamente i contagiati dalla peste, eccetto Strauber, Sinkmann e Beate, non possono entrare in nessuna casa dove ci sono ancora malati o morti. “Presto! Meurer deve venire, non ce la fanno più con uno”.

Helene Meurer prende suo marito ad entrambe le mani, implorando: “Oh, non andare! Non posso, non devo perderti!”. È comprensibile che lei sia così terrorizzata.

25. Delicatamente si libera dalle mani della moglie: “Tu sai, Helene, quando il Signore-Dio chiama, noi dobbiamo seguire. È il servizio! Non preoccuparti, ti rimarrò conservato”. Qui, le ‘parole silenziose’ che lui ha potuto sentire sono certamente la convinzione che può dire questo nella piena fiducia, ma è anche la sua stessa fede, il ‘rimettere tutto nella Volontà del Padre’, il che lo rende forte e coraggioso.

– Helene, piangendo, segue con lo sguardo suo marito che se ne va.

26. Strano, è il comandante Scharfner il primo, come si pensa, che ha un po’ fiutato la Luce, il quale dice consolando: “Donna, non piangere! Dove vengono a noi le Parole di Dio, EGLI è presente!”

– Oh, tutti sono beati; gli occhi del frate Angermann splendono chiaramente. ‘Signore, a Te si è rivolto un cuore buono’. A voce alta dice: “È meglio che ora andiamo a casa. Certamente ci vorrà molto tempo, prima di sapere cos’è successo”.

27. Si acconsente volentieri, si è stanchi dalla fatica del giorno, anche la mezzanotte sta già davanti alla porta.

– Scharfner prende Helene per mano. “Vieni, ti accompagno, allora non potrà accaderti nulla per strada. Oggi non devo neanche ritornare al castello, rimarrò con te. Dammi la cameretta dell’amico Sinkmann; potrò custodirti fino al mattino. Non si può mai sapere…”

– Il valoroso ha ragione.

*

28. Cos’è successo nei padiglioni? Lo spagnolo, con la forza conferita dalla paura della morte, si è precipitato su quello giacente a lui più vicino. “Finalmente ti ho preso, Satana! Ora sulla Terra dovrà migliorare con quelli che sono attaccati fedelmente a me! Tutti gli altri sono la tua nidiata, arcimaligno, essi saranno sterminati! Ha, ecco, vedo giacere qui quelli che andranno nel fuoco del purgatorio, ed io lo accendo sulla Terra. I vostri corpi dovranno cuocere a fuoco lento, come le vostre dannate anime, in seguito, nei loro tormenti dell’inferno!”

29. Detto ciò, stringe il debole alla gola, in ogni caso già vicino alla morte, finché all’aggredito non scompare l’ultimo alito di vita. Chi può ancora alzarsi, è anche saltato giù dal giaciglio con le ultime forze, sono corsi alla porta gridando a squarciagola per l’aiuto. Ma finché arrivano i due servitori del padiglione, il maniaco aveva già ucciso altre due vittime.

30. È avvenuto certamente nell’insensata paura, perché l’inquisitore ha visto la morte negli occhi; solo non vuole ammetterlo, non vuol sapere che davanti a lui stanno minacciose le immagini delle sue mostruosità, come una nera roccia che sembra rotolare su di lui. Solo che questo non lo ha liberato nemmeno dalle ultime folli azioni.

31. Quando si vuol precipitare su una quarta vittima, i servitori non riescono a tenere da soli il demone scatenato, accorrono coloro che sono stati chiamati, Beate in testa. È una chiamata proveniente dalla ‘Mezzanotte di Dio’:

– “Fermo!”

– Non è nemmeno la voce di una ragazza. L’assassino si volta terrorizzato. Egli naturalmente non vede la cosa alta e santa, non sente lo squillo delle trombe che lo dovrà colpire. Vede solo l’incantevole ragazza verso la quale bramava già da lungo tempo.

32. Le sue ultime forze soggiogano il corpo condannato. “Haha, adesso ho la strega!”. E corre a precipizio verso un muro. Il suo volto sanguina, le mani gli sono come rotte. Nonostante ciò vuol correre di nuovo verso Beate, e ora urta con la testa ferita ad un muro invisibile. Sono quattro passi davanti alla Luce, che altrettanto nessuno vede.

33. Gemendo, si accascia. Le labbra distrutte dalla malattia generano tuttavia maledizioni su maledizioni, e pensa in modo abominevole a Dio, perché pensa di servirLo, mentre ha fatto morire tanti uomini amaramente, come succede adesso a lui. Così giace sul tavolaccio, privo di qualsiasi forza.

34. Cosa sta succedendo veramente qui? Persino il parroco Sinkmann e il dottor Strauber si allontanano un po’ dalla ragazza, per timore riverenziale, che non spetta alla giovane donna, ma alla percepibile Luce non vista. C’è ancora da temere che il segnato dalla follia e dalla morte si precipiti su altri malati. Ma questo è passato; lo si è anche legato.

35. Si sentono grida sconnesse. Strauber non lo può più aiutare. Sinkmann prega in silenzio per l’anima quasi distrutta, che la bontà di Dio ancora sostiene. Meurer vigila. Ma come l’angelo del maligno che guarda triste all’anima a lui affidata, lamentando la sofferenza al Padre: ‘Non ho tralasciato nulla, Signore; ma mi ha sempre respinto, non si è mai lasciata aiutare’, così Beate sta lì sussurrando, con il suo capo chino:

36. “Pover’uomo, tu vai nella fossa senza pace, e ti risveglierai in maniera spaventevole ancor prima che cada su di te l’ultima zolla di terra. Cosa sarà allora?”

“Lascia che sia MIA preoccupazione”, sente chiaramente accanto a sé. “Guarda, il più perduto dei Miei figli Io l’ho custodito e protetto e… se così si può dire, …l’ho cercato, l’ho trovato e portato sulla via del ritorno. Attraverso il MIO GOLGOTA!

37. Ogni anima che si è allontanata e, per di più per impulsi malvagi, non ha fatto altro che diffondere terrore e tremende difficoltà, sprofonda nel suo stesso ‘Armaghedon’. A questo, nessun uomo sfugge a causa della sua malvagità, come non ha mai superato la Mia croce! Il tuo cuore piange. Il suo angelo…”, è come una mano che indica il morente, “…Mi mette le sue e anche le tue lacrime nella mano. Come spesso accade, lui (l’inquisitore) ha abbandonato il posto della Luce per aiutare il demonio.

38. Io ritengo Qquesto aiuto lo guardo mille e mille volte tanto, ancor più soprattutto quando colui, al quale viene dato, lo ha respinto ridendo di scherno. Ogni disponibilità di servizio è benedetta! Ora non essere più triste; lascia scendere nel suo Armaghedon l’anima appena ancora intera. Solo là, tra sofferenze dieci volte superiori a quelle che ha inflitto ad ogni singolo uomo, l’anima un giorno potrà farsi sciogliere dai suoi legami, per ottenere ancora l’ulteriore redenzione.

39. Dieci volte superiore corrisponde ai Miei Dieci Comandamenti, perché ogni misfatto significa una trasgressione contro l’intera Legge, dall’eternità fino al Sinai, al luogo della Rivelazione per questo mondo nel suo ultimo tempo. Io non abolisco tutto questo!

40. Non dire che Io sarei la Misericordia, poiché potrei certamente cancellare molte cose. Cosa ne sai tu delle opere creative di questa Caratteristica? Tanto quanto niente! Non è solo un lieve cancellare, un coprire ciò che comunque deve essere portato a conclusione. Proprio lì, nell’ultimo, al portare a conclusione, sta il Concetto fondamentale della Mia santa-eterna Misericordia! Deve averla ogni anima smarrita. Ma quando, come e dove, è unicamente faccenda Mia!”

41. A questo punto, Beate all’improvviso stende le mani, lei stessa non lo sa, né come avviene. Si sente un ultimo rantolo, un impennarsi, un affondare in un corpo morto completamente curvato. Egli non si lascia mettere diritto come lo si fa con i morti che vengono raddrizzati attraverso il dolore corporeo, ma per lo più si raddrizzano ancora nel morire. Il grande inquisitore rimane piegato, come pietrificato in una dura roccia. Così lo si deve portare alla fossa. Questo è un ‘monito di Dio’, che come non può essere dato in modo più pesante e… più santo.

 

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Cap. 20

Il monaco rimasto fedele – Ancora parole dalla Luce tramite Beate

Meira e il suo sogno – Meurer prevede il ritorno a casa di Beate

L’ultimo messaggio di Sinkmann proveniente dalla Luce

1. Lentamente la primavera arriva nel paese, dopo che l’inverno alla fine è stato molto rigido. Così, lentamente ma in modo percettibile, la peste si sta ritirando. Non ci sono più nuovi malati; alcuni degli ultimi, circa trecento, sono deceduti. Molti sono anche guariti. E si ringrazia! Per i tornati a Casa, perché ora hanno trovato la redenzione; per i sani, perché possono di nuovo lavorare.

2. Sulla via verso il campo il medico incontra il giovane monaco che una volta aveva chiesto aiuto al parroco (cap. 15,38). Di quando in quando il dottore ha parlato con quest’uomo silenzioso, si era naturalmente ancora oppressi, alcuni (come costui) si erano mostrati alla lunga amichevoli, ma poi rivelavano la loro natura: i mimetizzati denunciavano tutti coloro che – ingiustamente – ritenevano fossero dei rinnegati da portare davanti all’inquisitore. Perciò anche con il giovane monaco si usava prudenza.

3. Solo Beate era stata gentile con lui, scambiando di tanto in tanto una parola e aveva confidato a Sinkmann che lui era puro, intendendo che non era un ingannatore. Quest’ultimo aveva sorriso in silenzio. La ‘fanciulla’, come veniva chiamata da tutti, non ha ancora nessuna esperienza del mondo, eppure, pensava lui, vede il bene negli uomini. Nondimeno, durante il lungo e amaro tempo, il monaco aveva adempiuto i suoi obblighi auto imposti, aveva espresso raramente una parola, ma spesso aveva osservato: ‘Qui c’è un autentico amore cristiano; nessun uomo viene tormentato o colpito, tutti vengono aiutati, senza chiedere chi e cosa egli sia’. Proprio questo lo aveva portato sulla sua via del cambiamento.

4. Il medico interrompe i suoi pensieri. “Giovane aiutante…”, dice gentilmente, “…non volermene se nel periodo difficile non mi sono quasi occupato di te. Lo voglio confessare oggi: mi son sempre rallegrato di te, hai servito giorno e notte senza farti notare. Certamente comprendi che i tuoi altri compagni erano ‘coltelli da caccia’, messi contro gli uomini. Tu, uno del gruppo, ti sei staccato; ma noi, nonostante la confessione potesse essere autentica – anche nei maligni poteva essere il caso – non sapevamo se tu fossi davvero sincero.

5. Ora lo sappiamo da tempo molto precisamente. Sono contento che la peste non ti abbia colpito; non ti sei mai veramente protetto. Questo lo considero come segno della tua onestà e verità. Accetta il mio ringraziamento”, il medico gli porge la mano. “Mi sei stato di grande aiuto. Hm, quindi, il nostro parroco aveva ragione; lui ti ha creduto. Ancora di più la nostra Beate; lei ti ha fedelmente sostenuto”.

6. “Posso dire qualcosa?”, adduce lui timidamente.

– “Certo!”

– Allora il monaco si passa prima la mano sugli occhi, e poi dice: “Voi chiamate l’incantevole ragazza ‘fanciulla’. Molto giusto! Lei è una figlia di Dio. Dio l’ha inviata nel tempo torbido. – Oh, il tempo? Torbida si deve chiamare l’umanità sprofondata”.

– “Precisamente!”

– “Lei mi ha parlato in modo particolarmente caro, in modo celestiale. Attraverso la fanciulla, anche se avevo la buona volontà di cambiamento, la forza e la serietà sono venute su di me.

7. Durante le paurose settimane ho riconosciuto che dove si aiuta, dove non si perseguita, dove si va incontro gentilmente anche al più povero, lì c’è DIO! Da ragazzo sono entrato in un rigoroso monastero, ah, tutti erano severi. Non si insegnava altro che ciò che si doveva esercitare. Non c’è bisogno di dire altro”.

– Strauber spazza l’aria con entrambe le mani; come dire: ‘Lo abbiamo notato!’.

– “Come avrei dovuto diventare diverso, io, come anche gli altri che siamo stati costretti?”

8. “Hai ragione. Dimmi:come ti chiami veramente? Eh sì, in questi mesi pieni di affanni, tutto l’esteriore è caduto”.

– “Questo mi è diventato chiaro da lungo tempo”, risponde il giovane monaco. “Cosa valgono per me i nomi altisonanti che si ricevono senza la propria volontà? Di sicuro, quando si è giovani e inesperti, ci si rallegra. Se un po’ alla volta si fa luce…”, il monaco si tocca leggermente la fronte, “…molte cose sembrano diverse. Alla consacrazione sono stato chiamato ‘Agostino’. Ne ero orgoglioso. Qui da voi divenni conscio che sarei tutt’altro, che qualcuno degno di questo nome. I genitori mi hanno chiamato prima ‘Gustl’, quindi potevo essere chiamato Gustav. Ma questo non ha importanza”.

9. “Bene, ti chiameremo Gustav; è un bel nome. Ma adesso vieni, c’è ancora molto da fare”. Attraversano i dieci padiglioni nei quali ci sono già molti posti vuoti. “Oggi metteremo gli ultimi malati nei primi quattro padiglioni, allora non dovremo nemmeno correre così tanto”.

– “E i padiglioni vuoti?”

– “Più avanti bruceremo tutto il campo, quando la morte nera sarà completamente scomparsa e qui non ci saranno malati”.

10. Potrà essere sorprendente: nessun aiutante si è ammalato, sebbene abbiano avuto da curare giorno per giorno, per più di sei mesi, centinaia di appestati. Mettevano unguento sulle ferite, dovevano fasciare, preparare i letti, dare bevande e cibo, portare i morti alle fosse e quant’altro. ‘Grazia di Dio’, sussurra il giovane monaco a se stesso. ’Se lo chiede il mondo, se lo chiede un grande dell’opera che qui si è svolta? Essi sventolano le vesti fregiate, anche molti alti personaggi secolari, e dietro di loro non c’è nulla, proprio nulla! Sono facciate, …e null’altro!’

11. A questo punto arriva Beate che aveva seguito Strauber, lei vorrebbe ancora aiutarlo fino all’ultimo caso. Ora prende senza timidezza la mano del monaco. Lei non poteva sentire ciò che lui aveva detto a bassa voce a se stesso, ma ancora una volta si manifesta:

12. “Tu pensi giustamente, caro fratello”, lo ha chiamato così, ciò che a lui gli procura una gioia segreta. “I grandi secolari a cui appartengono i fregiati – il Salvatore li ha chiamati così – pensano solo a se stessi. Oh, tra di loro ci sono anche dei buoni, non si deve fare di tutta l’erba un fascio. In generale, tuttavia, …ne sei informato. Anche se siamo e rimaniamo degli sconosciuti, tuttavia non rimarrà per sempre sconosciuto il fatto che abbiamo potuto operare dalla grazia di Dio.

13. I nostri nomi non contano nulla, solo l’azione deve valere. Vogliamo crederlo pregando: presso di Te, Dio Padre, è annotato! Questo è sufficiente per tutte le eternità”.

– Il monaco ascolta avidamente. Come si può chiamare ‘strega’ una simile prescelta ragazza? Perseguitarla, bandirla e, questo… O cielo! ‘…nel Nome di Dio?’ – Il monaco è così intelligente che dice a se stesso: ‘I persecutori sono stati trascinati nel vortice, convinti di fare la cosa giusta. Alcuni, tuttavia, come il grande inquisitore, hanno deliberatamente provocato la sofferenza di innumerevoli persone. Questi dovranno assumersene la responsabilità. Dove, davanti a chi?’. Ora scaccia i pensieri, stringe l’esile manina e dice:

14. “Sorellina, se posso chiamarti così, tu sei…”

– “Sst…”, fa lei da birichina, “…noi siamo per bontà di Dio, figli Suoi”. – “Io devo ancora diventarlo”, confessa il giovane. D’ora in poi Beate lo chiama Gustl. Suona così caro, e dice: “Vieni, Gustl, il dottor Strauber aspetta. Non ci sono più molti nei padiglioni e la maggior parte può ancora guarire, l’epidemia fugge”. Mano nella mano corrono dietro al dottore.

*

15. Quest’anno la Pasqua viene tardi. È un ‘Segno di Dio’ perché gli ultimi saranno portati alla tomba ancora nella settimana di Pasqua, mentre più di cento hanno la loro ‘resurrezione’! Il Venerdì santo si raccoglie l’intera città – più di un terzo è stato portato via – insieme ai forestieri sani al mercato, dove in altri tempi i contadini offrivano le loro cose. Nessuno sa chi abbia intonato un po’ esitante l’inno di Lutero, era stato portato in giro da poco da uno che l’aveva imparato rapidamente, allo stesso tempo parecchi cantano con vigore.

16. «Siam nel mezzo della vita,

abbracciati con la morte.

Chi cerchiam per aiutarci,

che ci ottenga la Tua Grazia?

Questo lo sei Tu soltanto, o Signore.

Del misfatto nostro ci pentiamo,

che a Te, o Signore,Ti ha indignato,

O santissimo Signore, Dio santo.

Santissimo Dio potente,

Santissimo misericordiosissimo Salvatore.

Tu, Dio eterno,

nell’amara necessità della morte

non ci lasciasti sprofondare.

.

Kyrie – Eleison!»

17. Oh, essi sono stati salvati e ora possono vivere. Anche l’inquisizione è stata notevolmente ridotta, almeno per lungo tempo. Il campo è stato bruciato, le fosse nei quali i morti – i tornati a Casa – sono stati adagiati, sono state coperte con stupendi cespugli. Le case vuote vengono lasciate ai poveri forestieri che temono di ritornare nei loro vecchi luoghi natii.

18. “Cosa ci aspetta?”, chiede una donna al consigliere Schöber, che parla con tutti. “La mia gente se n’è andata, sono rimasta io sola. La mia malattia mi ha resa vecchia. Mi basta una stanzetta, se la posso avere”.

– “La riceverai certamente! C’è una coppia di coniugi, non ancora così vecchia, che vorrebbe volentieri avere una casetta. Andrai da loro, l’organizzerò io per te”.

*

19. Stimolati dalla gente fedele di questa città, per il perseverante aiuto che hanno ricevuto qui, diversi cuori induriti sono diventati teneri. Alcuni rimangono fedeli alla loro Chiesa; lo si può vedere. Li si accoglie semplicemente nella comunità cittadina, mentre ai molti dà comunque da pensare con quale ‘amore cristiano’ si è servito qui. È importante se si appartiene a questa o a quella Chiesa? D’ora in poi vale ciò che il SIGNORE ha comandato: ‘Ama il tuo prossimo!’. Premesso ciò, questa città rimarrà a lungo su questa buona strada. Ancora una volta una profonda sofferenza colpirà i suoi cittadini (la guerra dei trent’anni 1618-1648)[14]. Sarà visitato l’intero paese tedesco e molto di più.

*

20. Poco dopo Pasqua ci si incontra da Schöber. È una mite serata. Gustav, non lo si chiama più monaco, siede nella cerchia degli amici. Egli è un vaso aperto nel quale fluisce tutto il tesoro della Luce. Ogni rivelazione di Dio non è forse la cosa più alta, il bene più puro che l’umanità del mondo non conosce, che spesso non vuole conoscere?

21. Oggi è per tutti come una resa interiore ad un qualcosa di ultraterreno che non si vede. Ma qualcosa si conosce del tutto precisamente: la PAROLA! La maestosità di Dio! Così si presenta agli uomini ogni volta, quando la ‘Luce’ è venuta da loro. Ancora un bisbigliare qui e là, un’aspettativa, tuttavia rivestita da una grande, ansiosa preoccupazione.

22. Si è constatato quanto Beate è diventata magra. Non c’è da stupirsi, si è data, come gli uomini, completamente al suo servizio, senza risparmiare le sue forze ha consolato i piangenti e i morenti, diversamente da come può una giovane bocca. È stata accanto alla madre, ha aiutato il fratellino, e spesso dava una mano al padre. Bene, tutti qui nel ‘servizio celeste’ hanno agito allo stesso modo; essi sono stati occupati al massimo.

23. A loro il primo posto appartiene al parroco Sinkmann, pur accentuando la differenza. Senza presunzione si mettono in primo piano lui e Beate. Meurer e gli amici ancora vivi non hanno mai dimenticato come egli un giorno li abbia salvati, notte dopo notte, dagli artigli tenebrosi, mettendo in pericolo se stesso; e con Beate… oh, la fanciulla era diventata per loro come una luce. Spesso bastava la sua presenza, e già, in ogni sofferenza, afflizione e preoccupazione, si sentiva la protezione, un affluire proveniente dalla meravigliosa elevatezza di Dio.

24. Ora sta lì, come un angelo. Il volto di Beate mutava sempre quando dal Cielo giungeva loro un messaggio di luce. Oggi… oh, com’è inimmaginabile, come si è cambiato l’aspetto e il volto. Se non lo si sperimenta in prima persona, non lo si potrebbe credere. Certo, con il molto lavoro, con il servizio ai malati, chiunque può apparire celestiale. Ma nella giovane creatura umana sembra diversamente. È evidente l’estraneo, l’ultraterreno che si manifesta con queste parole:

25. “Amici sulla Terra! Così come finora e oggi, sentirete per l’ultima volta una Parola di grazia; ma non è l’ultima benedizione del vostro Dio, del Padre della misericordia. Non può scorrere in voi silenziosamente e dolcemente? Si deve udire la rivelazione di Dio? Oppure le vie della grazia che Egli vi ha fatto percorrere e continua a farvi percorrere, non sono anche una ‘grandiosa Parola proveniente dalla Sua bocca?’

26. Qualunque cosa sperimentiate nella magnificenza della Volontà di Dio, è sempre il Suo Vangelo! Guardate quello che è successo già nei tempi antichi, per quanto potete sapere; prendete l’insegnamento e le opere di Gesù, vostro Salvatore e Redentore; aggiungete ciò che vi è capitato, tutto era, è e rimane il Suo segno di bontà impresso ai Suoi figli.

27. A questo appartengono i fedeli che camminano nella Luce, uomini che si sforzano di osservare i comandamenti di Dio, compresi coloro che, come voi, mai hanno udito qualcosa del Creatore, ma sono di cuore amabile. Anche quelli che, come voi, non hanno ricevuto le guide, la diretta Parola. Dove fiammeggia solo una piccola scintilla di autentico amore, là è visibile la benedizione di Dio, là il figlio sta nella Sua mano di Creatore!

28. Conoscete voi la Bilancia dell’Ordine di Dio? No! Voi sospettate e sapete solo che essa possiede sicuramente un giusto peso di Luce. Questo è vero! Il Signore, che è eterno Amore e Misericordia, da questa indulgenza e pazienza, non può forse fare un sole da una grammobriciola, anzi, da una particella che voi chiamate piccola onciagranellino, da quella indulgenza e pazienza, perché Egli sa di quale natura sono gli uomini? (Salmo 103,14 - Isaia 29,16).

29. Non può Egli, cancellare forse il falso in coloro che si vantano: ‘Signore, tutto questo l’ho osservato fin dalla giovinezza’ (Matt. 19,20), i quali si vedono splendere come un sole, in modo che ne rimanga meno di quanto ne rimane della piccola oncia di un figlio in sé fedele? Oh, sì, Egli può e lo farà! Di questo siatene certi!

30. Adesso per voi è passata una parte difficile della vita, e il Padre vi guarda con benevolenza. Ognuno di voi ha dato il meglio secondo la sua misura, modestamente nel silenzio, oppure apertamente, com’era urgentemente necessario. Credetelo: un singolo porgere la mano, fatto con piena dedizione, è una buona presa nel regno dei Cieli! Sì, ecco il peso: grande e piccolo, nel silenzio o apertamente, è indifferente davanti al Padre-Creatore; poiché

EGLI conosce un solo peso: quello della Sua Grazia!

31. Chi si mette in essa, ha la pienezza, come scrisse il discepolo di Gesù: «Dalla Sua pienezza (di Gesù) noi tutti abbiamo preso Grazia su grazia!» (Giov. 1,16). Ciò che vi è stato nascosto nell’insegnamento(a quel tempo), ma che ai credenti è ancora dato, ‘cioè a tutti noi’, lo ha annotato in più questo discepolo alla fine del suo scritto: «La grazia del nostro Signore Gesù sia con tutti!» (Apoc. 22,21). Con tutti! Questa è una consolazione che solamente il Cielo dà. In essa, nella consolazione, sono inclusi tutti.

32. A questo non esiste un singolo, pochi, oppure come s’immaginano gli stolti: ‘Solo noi, i prescelti!’, con la qual cosa si sono in realtà esclusi da sé, con la loro arroganza. Avete mai sentito che sareste stati destinati a compiere questo e quello? Vi siete dati da voi stessi la forza di eseguire tutte queste opere?

33. Oh, no! Nessuno di voi aveva mai pensato di mettere in gioco il suo così piccolo io umano. Il servizio vi ha spinto a operare, e tale impulso viene unicamente dalla Luce. In questa è radicato ogni impulso d’amore, anche se si tratta solo di porgere un bicchiere d’acqua ad un viandante stanco. Nulla è così piccolo davanti all’Altissimo, che Egli non scriva il bene nel libricino celeste dell’uomo! Non chiedetemi –  e questo è molto bene – se la vostra fatica, la vostra tribolazione è stata annotata; poiché…”.

34. Alzandosi in piedi il parroco Sinkmann interrompe: “Messaggero dalla luce inviatoci da Dio, Egli lo vede, e certamente anche tu: non abbiamo mai pensato a questo, che noi, che io…”. È sopraffatto dal sentimento, e non solo lui, tutti sono come elevati in alto dall’immensa bontà di Dio, essi non sono più su questo mondo. “Perdona…”, balbetta il sacerdote, “…non dovevo interromperti”.

35. “Certo, fratello, ti è stato permesso, hai espresso per i tuoi amici ciò che ognuno portava e sentiva in sé. Anche questo è un dono presentato al Signore dell’Amore. Adesso non avete ancora bisogno di sapere se e cosa è stato annotato nel libriccino celeste. Allora sarebbe presa la vostra parte migliore della beatitudine, la quale conferisce solo vita nella Casa del Padre. Il prendere anticipatamente viene subito consumato e poi non rimane nient’altro che un desiderio inappagato, col pronunciare spesso: ‘Ah, se avessi …’.

36. Povere parole umane, dicendo la qual cosa lo spirituale non è mai in primo piano. Per il mondano ci si rammarica con ‘ah’. Ma voi, già ben colmi di luce, avete considerato il sospiro ‘ah’ solo per il vostro cuore, da quando il Cielo è giunto visibilmente a voi. Tu…”, indica con un dito il comandante Scharfner, “…hai usato l’ah nel senso migliore, particolarmente nell’ultimo tempo. Sii consolato: prima non hai sentito quasi mai una vera Parola di Dio, sei stato educato nel malvagio procedere mondano e spesse volte hai agito bene da te stesso, hai aiutato più d’un ‘nemico’, come voi chiamate gli avversari, e nascosto più di una donna perseguitata.

37. Sei stupito? Questo non lo sapeva nessuno dei compagni, non è mai venuto alla luce del giorno da nessuna parte. Ebbene, naturalmente non questo. L’Onnipotente che ha creato ogni cosa, che mantiene ogni cosa, come non dovrebbe vedere l’operare segreto di un uomo? Il bene e il male? È per questo che sei venuto qui, guidato da un messaggero proveniente dalla luce, che il SIGNORE ha inviato per te. Tu hai aperto il tuo cuore, vuoi sempre rimanere nella grazia del Padre e mi chiedi timidamente come devi fare per raggiungere questo obiettivo, se tuttavia…

38. Sì, se rimani un portatore d’armi. Aspetta! Non si dovrebbe voltare la via? Poi ringrazierai il tuo Signore-Dio, vedrai le Sue meraviglie che sono completamente diverse da quelle che insegnano le potenze mondane. L’Ordine proveniente dalle Leggi fondamentali del Creatore, rimane eternamente esistente, perché Egli non ha mai bisogno di cambiare il Suo Ordine! Un monte rimane un monte, fintanto che – qui materialmente – dovrà servire al suo scopo, come un ruscello mantiene il suo piccolo corso, altrettanto nel servizio, finché questo è necessario nella benedizione.

39. Non diversamente, solo più ricca di Grazia infinitamente più magnifica, è la via della creatura-figlio. Se ha un grande servizio, è simile ad un monte, vi rimarrà fino a quando per lei non si presenterà un altro servire. Altrettanto il piccolo ruscello, «la moltitudine dei figli, che nessuno può contare» (Dan. 7,10; Apoc. 7,9) e tutti insieme sfociano nel Mare di Dio dell’eternità e nella propria beatitudine!

40. Siate consolati in anticipo, come si deve ringraziare in anticipo pur se non si conosce il cosa e il come, ma si sa che la bontà di Dio-Padre dura in eterno, come Egli stesso è eterno. Infatti, finché voi uomini percorrete le vostre vie di aiuto, si mostreranno molte difficoltà sotto le quali ci si dovrà piegare. Da voi ci si aspetta che lo facciate senza sospirare. Potrete essere tristi perché l’amore può essere in lutto. Presto riconoscerete la differenza tra fare lutto oppure sospirare. Allora è bene per ciascuno di voi se metterete il fare lutto nelle mani del Padre vostro!

41. Oggi, a riguardo della vostra vita, detto così per voi, avete ricevuto una grande Luce dal Cielo: la piena benedizione come un uomo la può portare e utilizzare! E anche se d’ora in poi non sentirete più tali parole com’è avvenuto per mezzo della fanciulla, …la PAROLA di DIO vi sarà sempre rivelata. Se ricordate tutto ciò che avete ricevuto, allora è la stessa benefica bontà che sta accadendo in questo giorno.

42. Io vi porto la salvezza dall’eterno Paese della grazia di Dio-Padre, perché EGLI dice: ‘Siate benedetti, poiché avete servito i poveri sacrificandovi gioiosi. Grazie al vostro amore avete anche messo a repentaglio la vostra vita. Io vi ho inclusi nella Custodia salvifica della Mia bontà che procede dalla Mia eternità, né prima né adesso, poiché vi ho amato da sempre, e continuamente, attirandovi a Me per pura bontà!’ (Ger. 31,3)

43. Preservate saldamente il Santo, cari fratelli e care sorelle; io posso essere ancora con voi non visto, finché ognuno avrà fatto il suo ultimo passo su questo mondo, e finché gli occhi dello spirito vedranno Dio e il Suo Sole di Grazia. La Pace del Padre è e rimarrà con voi!”

44. È indescrivibile ciò che scorre beatissimamente sugli uomini. Solo dopo molto tempo viene un ‘Amen’, espresso dal parroco Sinkmann e dal frate Angermann come da un’unica bocca. Ognuno si china in questo Amen. Dopo ogni rivelazione che hanno ricevuto già da tempo in misura immeritata, attraverso l’uomo maturo e attraverso la fanciulla, c’era silenzio; spesse volte si osava appena respirare. Oggi…? Come un maestoso alito procede attraverso la stanza, ma anche come un grave presentimento: ‘È stata l’ultima cosa magnifica’.

45. ‘Oh, noi stolti’, pensa frate Angermann, come se la bontà e la misericordia di Dio possano mai passare. ‘EGLI è sempre presente, sia che ce ne accorgiamo, vediamo, sentiamo, oppure abbiamo solo una piccola sensazione nel cuore, tutto questo è rivelazione SUA!’. Lo dice lui, il fedele; egli sa quanti dei suoi fratelli di Chiesa, naturalmente più quelli piccoli e modesti che non sono alti dignitari, di cui ce ne sono già parecchi che sono diventati ‘svegli’, e si dispongono secondo l’insegnamento di Cristo: ‘Non condannate, ma aiutate!’, come quintessenza della vita di Gesù.

46. Egli si è sempre sforzato di emulare l’esempio del Signore, sebbene avesse la bocca e le mani legate. Ora è libero, ora serve al meglio il suo prossimo e anche la sua Chiesa. Una buona Luce che gli verrà attraverso uomini fedeli. Un po’ alla volta arriverà, come si suol dire, di nuovo ‘vita’ nella cerchia, dapprima sussurrando, timidamente, per non disperdere il Raggio del Cielo. Solo la gioia irrompe, anche se l’indefinita preoccupazione non può essere scongiurata. Non c’è da stupirsi: la vita è stata per loro molto difficile, materialmente in termini di fede, e ciascuno ha raccolto il suo autentico covone. Soltanto, non si sa ancora che lo si possiede, che un giorno lo si potrà portare al Padre. Questo è buono, molto buono.

47. “Oggi, quello che abbiamo ricevuto…”, comincia di nuovo il frate, “…è come se la maestosa Parola fosse stata una conclusione. Io la penso così…”, tranquillizza, quando ognuno lo guarda con aria interrogativa, “…questo è come con la vita. In futuro arriverà la fine per questo mondo. Noi lo sappiamo, cari amici: la nostra morte fisica è l’ingresso nella vera eterna vita che esiste presso Dio, il Padre. Lì per sempre! Ed eternamente rimangono Parola e Rivelazione in noi e tra di noi.

48. Abbiamo sentito che ricordare i Doni della grazia è altrettanto una rivelazione. Noi uomini abbiamo spesso bisogno di ripetizioni, perché siamo facilmente smemorati, e possiamo perfino lamentarci davanti all’amatissimo Signore: ‘Guarda, Padre, il nostro mondano ci opprime pesantemente, sta così fortemente in primo piano, perché noi, come uomini, dobbiamo considerare anche l’esteriore. Chi può saperlo meglio di TE, nostro Salvatore e Redentore?’.

49. Sento su di me proprio come un alito, come se il Padre pesasse tutto il carico della vita sulla bilancia dell’Ordine. Nessuno è giusto come LUI! Perciò rimaniamo in futuro fedelmente insieme, discutiamo di ciò che Dio, il Signore, ci ha dato nel supremo amore e misericordia. Qualcosa, a memoria, me la sono scritta; di ciò potremo goderne a lungo. Oppure no?”

50. Dice Bertold Meurer: “Io mi sono annotato parecchie cose. Stranamente sono penetrate letteralmente in me, il che mi ha fortemente occupato. Io penso, è…”. Lo può dire che a lui, al pover’uomo, la Grazia lo ha aiutato? A quel tempo poche persone del popolo sapevano scrivere, molti nemmeno leggere.

– Senza voler offendere, Angermann lo interrompe: “Sai scrivere? Ebbene, sì, anche se tutti i tuoi amici venuti fuori dalla povera condizione di contadini mi sono sembrati intelligenti e aperti, in particolare tu, per me è comunque una meraviglia che tu sappia scrivere bene. Perdonami!”.

51. “Non c’è nulla da perdonare”, risponde con calma Meurer. “Sarebbe bene che il popolo potesse imparare ciò che è riservato agli altolocati, qualcosa potrebbe migliorare, per l’utilità della nazione. Sarà forse ancora possibile?”.

– La domanda suona un po’ amara, lo è anche il pensiero: ‘Oh, il popolo si sveglierebbe presto, gli altolocati non potrebbero opprimerlo più a lungo, come accade adesso’. L’uomo intelligente ha ragione, l’argomento non viene sviluppato; poiché la ‘Parola del regno’, ha tra loro sempre il primo posto.

*

52. Con questa benedizione ci si separa, una stretta di mano è sufficiente per augurarsi la ‘buona notte’. Meurer ha offerto alle due donne, come definisce volentieri la moglie e la figlia, le braccia, come lo vedeva nella sua casa paterna: il padre guidava sua madre attraverso il giardino. Altrettanto, lui conduce le sue donne a casa. Tuttavia lui e anche Helene guardano con apprensione la figlia. Oggi, dopo il discorso, è diventata debole, non tanto nel corpo. Il suo piccolo viso sembrava ‘un lontano-Cielo’, come se non appartenesse più a questo mondo. Le preoccupazioni per la fanciulla, mai allontanate, tornano a farsi sentire.

53. A casa viene portata a letto dalla madre. Il padre provvede per una bevanda e Beate già si addormenta felice. Peter è diventato un ragazzo robusto, dorme come sotto le ali dell’angelo, non sente l’arrivo della sorella con cui divide la camera. I genitori baciano il loro ragazzo sulla fronte. A Meurer balza di scatto come un fulmine nella sua anima:

54. ‘Dio mi ha conservato i figli e mia moglie; ma Beate…’ – egli avrà solo il ragazzo intorno a sé – ‘e…’

‘…e tua moglie…’.

– è di nuovo come un alito che egli sente. O Dio, quanto Ti devo ringraziare, e Tu vedi certamente che la mia anima Ti loda per via della grande (Tua) bontà che ho sempre avuto, nonostante il tributo che i secolari hanno preteso da me. Anche Tu hai bisogno adesso del tributo? Ho da pagare TE, con il voto tramite mia figlia?

55. Giace sul letto, quando alla timorosa domanda del cuore segue l’ansiosa risposta. Non la sente e tuttavia la percepisce come un eco risuonante come il linguaggio della Luce: “Chi porta il tributo con il voto volenteroso, sta vicino all’Altissimo. Il cuore potrà piangere, l’anima potrà affliggersi, ma lo spirito dato da DIO, nella sofferenza può ringraziare il Padre, con e senza parole. Anche nel sentimento qualcuno può piegarsi alla Volontà di Dio. Tu lo hai potuto fare e lo potrai di nuovo. Aiuterai a portarlo dove la sofferenza opprime le povere spalle. Sii consolato!”

56. È stata una parola? È stato un sogno? È degno, lui, di una tale inesprimibile suprema Grazia? Quanto presto dovrà poter dimostrare ciò che proprio la misericordia pretende, ciò che incorona ogni principio! Al mattino Beate è immersa ancora nel sonno, sorridendo, tanto che duole al cuore della madre. ‘Così sembra solo un angelo; e gli angeli non vivono in questo mondo. Di tanto in tanto vengono giù, e se lo fanno, la loro via di viandante è molto breve’.

57. Il padre pensa la stessa cosa mentre sta accanto alla figlia. Peter viene svegliato: “Fa’ silenzio, Beate è ancora stanca. Vieni in cucina e non fare rumore”. I ragazzi di solito non vanno in punta di piedi, e lui gioca volentieri con Beate, rumoroso e gaio. Egli obbedisce. La sorella, oltre ai genitori, è la cosa più importante per lui; anche qui vale il legame proveniente dalla Luce.

*

58. È la sera di quello stesso giorno, quando nella stanza del consigliere Schöber si precipita in lacrime Meira Bartels. Inutilmente ha asciugato i suoi torrenti di lacrime. Le ci è voluto tutto il giorno per calmarsi. Il sogno, la ‘visione’ che è diventata anche sua, …o Dio! No! No! Lasciaci il nostro angelo! E lo aveva saputo che la suprema Volontà di Dio si sarebbe adempiuta!

59. “Cosa c’è”, Schöber spinge verso di lei uno sgabello. “Siediti, e dimmi cosa ti sconvolge”.

– “Anche voi perdereste la calma, se io…”. Alla fine può riferire il suo sogno. “Ah, consigliere, il lungo tempo, la peste. Ciò che succederà adesso sarà la nostra prova suprema. Infatti, consegnare alla fossa persone fedeli e molto amate che hanno portato qualcosa di buono, è certamente la cosa più amara nella vita”.

60. “Devo allarmare i servitori su cosa sta arrivando su di noi?”

– “I servitori non aiutano. A noi aiuta solo il Signore! Che Egli possa essere con noi con la Sua Grazia! Questa notte ho visto il signor curato con Beate, mano nella mano. Percorrevano un sentiero meraviglioso come non se ne troverà mai uno simile sulla Terra. Ci verranno tolti, essi sono… essi hanno…”. Nuove lacrime cadono giù dagli occhi arrossati dal pianto.

61. “Calmati una buona volta. Tu sai come me e come tutti gli altri: Sinkmann e Beate sono stati scelti a rivelare molto di ciò che il Signore ha voluto donarci attraverso le parole o i sogni. Ecco perché li hai visti mano nella mano. Il sentiero…? Sì, sì, attraverso entrambi è venuta la Luce del Signore. Sono stati la nostra consolazione nel tempo dell’afflizione e del bisogno. Hai sognato proprio molto bene”.

62. “C’è stata anche una voce che ha detto: ‘Entrambi, prima del percorso sulla Terra erano una unità nella luce, forse come il matrimonio nel mondo, solo celestialmente puro, com’è nella Casa del Padre. Ora hanno compiuto la loro opera del giorno. Come sono andati dalla luce alla materia, così ritornano a Casa insieme. La differenza di età sulla Terra è quella esteriore transitoria. Si sono sempre appartenuti, come raramente è possibile sulla Terra.

63. Concedete loro la via del ritorno a Casa. A poco a poco verranno a prendervi e sarete spiritualmente felici, quando ad ognuno si aprirà la Porta della luce’. Proprio così l’ho sentito, e perciò… Ah, è difficile sopportare la separazione”. Ancora un profondo sospiro e all’improvviso gli occhi di Meira splendono chiari come il Sole. Scendono solo due ultime lacrime. “Si pensa troppo alla propria perdita; gioia e sofferenza degli altri passano spesso in secondo piano. In ogni…”. La signora Meira Bartels tace.

64. Il consigliere ha la fronte appoggiata alle mani. A lui succede come alla donna. Due grosse lacrime colano giù sulla barba. Sinkmann e Beate mancheranno a lui come agli altri. Oh, egli ha imparato molto dello spirituale, non c’è da stupirsi se ora pensa: ‘Una Rivelazione vale per il mondo intero, persino se la sente solo poca gente. Ciò che conta è la benedizione che vi è collegata. Il Signore-Dio non fa mai qualcosa solo per pochi. Per LUI vale sempre la Sua intera Opera’. Da questo sentimento dice ora contenuto:

65. “Meira, sii forte, anch’io lo devo essere; dopo, i genitori avranno bisogno della massima consolazione. Perdere una stupenda ragazza in fiore a causa della morte? Così si dirà. Ora lo so da lungo tempo: non perdiamo nulla, perché da noi rimane la benedizione di Dio! Non lasciarti sfuggire nulla e ringrazia che sei venuta da me. Aspettiamo finché sentiamo qualche notizia. Ti consiglio di raccontare il tuo sogno solo quando il primo dolore si sarà un po’ attenuato. Dato che me lo hai riferito subito, più avanti, da questo si attingerà conforto e Grazia”.

66. “Non ho avuto il coraggio di riferirlo ai genitori, ma qualcuno doveva saperlo. Non perché più tardi mi si creda. Avete ragione, signore. Forse tutti noi potremo trarne forza da questo. Statevi bene”. Alla porta, la donna dei morti si gira ancora una volta. “Per i nostri due non pregherò sulla tomba; quando chiuderanno gli occhi, allora entrambi non saranno più nel mondo e… e… per noi essi porteranno la loro prima preghiera di luce nella mano del Padre, …davanti al Suo Trono”. Ed è già corsa via.

67. Meditando, il consigliere resta seduto. ‘Mai avrei pensato’ dice a se stesso, ‘che lei fosse così profondamente dotata. L’ho rispettata come buona donnina, la ritenevo solo un pochino… ebbene, non sarebbe del tutto giusta (di testa). Signore-Dio nel Cielo, è un fardello. Nondimeno TU aiuterai a portare questo fardello nella Tua bontà. Sì, aiutami a rimaner sempre memore che le Tue benedizioni non cesseranno mai!’

68. Egli va, costringendosi, come di passaggio, dai Meurer. Quando bussa alla porta gli sembra come se all’interno ci sia silenzio e non ci sia nessuno. Dopo un po’ la porta si apre. Esce Bertold Meurer. Si vede che lo tormenta la preoccupazione più amara. Non si stupisce per il fatto che oggi il consigliere è venuto così tardi.

69. “Entrate, amico Schöber, solo vi prego di far silenzio, abbiamo mandato a chiamare il nostro medico. Ci sono due malati in casa”.

– “Speriamo nessuna peste!”. Il cittadino lo chiede con grande trepidazione. È già capitato che la peste nera sembrava fosse già svanita, e poi si era introdotta di nuovo di soppiatto in una casa.

– “No, no!”, ribatte Bertold. “Il nostro Strauber non sa ancora cosa fare. Il signor parroco è solo stanco, inoltre è molto debole.

70. La debolezza lo ha colpito all’improvviso. Sembra cambiato e – ah, amico Schöber – a me e a mia moglie si spezza quasi il cuore. Proprio così succede alla nostra Beate. Lei giace lì stanca, sorride, dorme, di tanto in tanto solleva le palpebre, gli occhi splendono diversamente dal solito. Se le chiediamo cosa vorrebbe avere, lei scuote la sua cara testolina”.

71. Arriva giusto il dottore da Beate. Si vede l’oppressione sul suo volto. Non può aiutare, ed è comunque, detto per questo tempo, un buon medico. Ha anche vietato che il pascolo comunale, dove giacevano i poveri uomini contagiati, non debba servire per un anno come pascolo per il bestiame. 

72. Questo l’aveva minacciato rigorosamente così: “Tenetelo presente, cara gente, gli animali possono ammalarsi a causa dell’erba contaminata. I germi della morte verrebbero trasferiti su di voi, com’è già successo. La seconda peste in rapide successioni mieterebbe poi molte più vittime di quella appena passata”.

– Allora si aveva mormorato: “Dove avrebbero dovuto rimanere gli animali per un anno intero?”. – Ma il consigliere Schöber, insieme agli avveduti, avevano dato ragione a Strauber. Il pascolo comunale è stato chiuso. Il prossimo inverno lo si potrà pulire di nuovo.

73. Il padre chiede trepidante come sta Beate. Meno male che la moglie cerca il suo Peter, così non vede le spallucce senza speranza del medico. Ma poi dice: “È una cardiopatia. Il polso è debole, troppo lento, spesso si ferma, come nel nostro reverendo. Singolare che l’uomo molto più anziano e la giovane fanciulla abbiano la stessa malattia”.

74. Schöber ora sa, tramite la donna dei morti, come questo sia collegato. Quando poi va con Strauber attraverso i vicoli silenziosi, racconta la ‘visione’ della donna. “Qui non aiuta né il thè né qualcos’altro, a meno che un miracolo cada giù su di noi. Due giorni… e se ne saranno andati”.

– All’improvviso Strauber cinge strettamente un braccio intorno a Schöber. “Io non sono debole…”, nascondendo la sua commozione, “…ma il nostro Sinkmann, se voi foste stato presente quando ci ha guidato per otto notti, stando lui stesso nel pericolo più amaro, voi mi comprendereste che io… che noi…”

75. “Lo comprendo bene nonostante ciò. All’inizio non l’ho accolto volentieri, il che allora era comprensibile, e poi le Parole dalla luce la prima volta nella nostra chiesa, ah, allora ho drizzato gli orecchi e mi sono rallegrato! A me succede come a tutti, credetemi, Strauber. E la fanciulla? Qui siamo tutti perplessi”. In silenzio vanno verso la casa comunale nella quale Schöber ha la sua abitazione.

*

76. Ora arriva il giorno che porta non solo agli amici l’amaro pianto, no, l’intera città partecipa al lutto. Appena si sono lasciati alle spalle il periodo terribile con tutte le fatiche e la piaga, allora è comprensibile che un credente chieda: ‘Signore, perché?’. Anche se la gente non sapeva nulla della superiore Semenza miracolosa che è venuta benignamente agli amici, si onorava comunque il parroco Sinkmann. Egli andava molto volentieri di casa in casa, come lo faceva il dottor Strauber. Allora non veniva posta prima la grande domanda: ‘Che tipo di credente sei?’, oppure, …se generalmente uno credeva; l’aiuto che era necessario in ogni casa, veniva offerto senza far domande.

77. E Beate, la fanciulla rifugiata? La si vedeva sempre lieta, salutando amichevolmente. Aiutava a rialzare i bambini che erano caduti, portava a più di una donna anziana il suo sacchetto a casa, e molto di più. Se ne andava sempre come il vento, prima che le si potesse porgere un ‘grazie’. Come non si doveva amare quest’animo illuminato? Come una bastonata, attraversa interrogativamente la città, quando si viene a sapere cos’è successo al mattino. E il giorno dopo, ancora di più.

78. Il Sole non è ancora nel cielo, il grigio della notte si ritira lentamente dall’ampia valle nella quale è incastonata la cittadina, quando la madre viene al giaciglio della figlioletta malata. Gli occhi splendono ancora come illuminati da un bagliore interiore, la bocca scolorita sorride, la mano si stende verso la mammina. Helene, profondamente scossa, sveglia suo marito.

79. “Vieni! Credo che…”.

– Il padre già in serata sospettava la fine di sua figlia. Nonostante ciò, aveva sperato che la comare morte potesse aspettare. Ma poi, in sogno, ha sentito la voce della Luce: “È l’angelo della vita che oggi viene due volte da te. Il conforto e la forza di Dio saranno con te”. All’istante è vestito. Peter, che era stato trasferito nel letto dei genitori, dorme ancora profondamente.

80. Ora i coniugi stanno davanti al letto della loro figlioletta. Uno si aggrappa all’altra. Ieri notte, quando il consigliere è uscito con il dottore, Meurer non aveva chiuso a chiave la casa, affinché il dottore potesse entrare subito. Egli viene, si ferma ai piedi di questa ‘figlia del Cielo’, deve pensare. Nonostante la tristezza, fa un cenno d’incoraggiamento alla sua piccola aiutante, quando anche lei lo saluta con un sorriso. Costa forza, l’uomo forte lo percepisce fin nell’ultimo nervo. Oh, i genitori che muovono a compassione.

81. Ora si tira indietro; gli ultimi minuti terreni sono riservati ai genitori. Si sta facendo chiaro, certamente è il primo raggio di Sole che colpisce gli uomini dall’alto del cielo. Sta per sorgere la luce di ogni giorno, anche se non si vede il Sole. – Strauber pensa: ‘È così con Dio. Non Lo si vede, oppure di rado, ma EGLI c’è!’, come il Sole, con e senza nuvole.

82. Beate stende anelanti le mani verso qualcosa che nessuno vede.

‘Il suo angelo’, pensano i due uomini.

‘Il Salvatore’, suppone la madre.

– “O Salvatore”, bisbiglia dal letto. “O caro angelo! Ritorno a Casa!”. Quest’ultima parola può essere appena compresa, è come un alito. Strauber depone delicatamente il corpo, chiude gli occhi, congiunge in preghiera le care mani, sempre fedeli ad aiutare, sul petto che non respira più. Ed esce. La prima ora la deve lasciare ai Meurer, poi, quando gli occhi non lacrimano più, si dirige anche nella stanza dove giace il reverendo, …anche per lui al suo ultimo giorno terreno.

83. Il malato dorme. Il cambiamento che si mostra in lui è il segno per il medico: ‘Stasera…’. Sente con cautela il polso, annuisce a se stesso: la Meira ha ragione, queste due anime sono imparentate, cosa che ora si riflette proprio in entrambi i volti nell’ora della loro morte. Mentre Sinkmann continua a dormire, Strauber va dai genitori. Entrambi stanno lì piangendo, accarezzano continuamente il viso che sparge una pace ultraterrena, come si può trovare ben raramente in una persona morta.

84. Oh, molti credenti percorrono in pace il loro ultimo cammino su questo mondo. Ma qui, una fanciulla…? – “«Diventate come i bambini», lo ha detto un giorno il Salvatore. «Se non diventerete come bambini, non potrete giungere nel regno dei Cieli»”[15]. Il medico esprime le parole a bassa voce? Egli si è trasformato, come medico era legato alla natura, non credeva nei miracoli, ma non era mai stato completamente senza Dio.

85. Da quando conosce Sinkmann e Beate, il mondo (materiale) è caduto da lui. Queste parole di Gesù erano state il contenuto di un’ultima predica. Allora la chiesa era piena, di nuovo non veniva chiesto: ‘Sei cattolico?Sei evangelico?Sei pagano?’. I cuori venivano aperti e le Parole del Cielo scorrevano giù come rugiada ricca di benedizioni. Sì, a Strauber irrompono proprio entrambi i passi biblici.

86. Bertold Meurer guarda il dottore riconoscente. Conduce fuori sua moglie. “Lascia dormire nostra figlia; dobbiamo pensare anche a Peter e a Sinkmann”. – In cucina ci si siede a tavola. Meurer prende solo una bevanda, mentre la madre sveglia Peter. Sarà una cosa difficile. Come ha pregato ieri il ragazzo? “Caro Dio, guarisci per me di nuovo la sorella. Io le voglio bene, e lei è così buona. Amen!”. O Cielo!

87. La situazione si rivela diversa di quanto si pensava preoccupati. Alla domanda se Beate sarebbe venuta a colazione, davanti al posto di Peter c’è una scodella colma di latte e pane.

– Strauber, poiché i genitori non ne sono in grado, dice: “Peter, devi essere coraggioso. Sei già un ragazzo grande, un vero sostegno; perché…”, si schiarisce la gola, “…Beate è in Cielo. Il Salvatore e il suo angelo sono venuti a prenderla”.

88. “Mo… morta?”, dice tremando.

– “Non morta”, dice il padre. “Sai, Peter, le persone buone vanno subito dal Padre in Cielo. La nostra Beate…”

– “ …era la più brava”, dice il ragazzo tra le lacrime. “Lei però non mi ha detto ‘addio’. Allora non mi sarei sentito così… così…”, ‘difficile’, vorrebbe dire. 

89. La madre gli scosta dalla fronte i capelli arruffati dal sonno: “Dormivi profondamente, non ti volevamo svegliare. Lei ha detto ‘addio’ per tutti”. È vero. Prima di vedere il Salvatore e l’angelo, non ha chiamato i nomi, li ha sussurrati.

– “È già dal caro Dio?”, le lacrime stanno ancora gocciolando, ma viene come una consolazione sui genitori provati dalla sofferenza. “Allora ieri ho pregato bene, il Salvatore ha guarito subito la mia sorellina, nel Cielo, non è vero?”

90. “È proprio così, Peter”. Un bambino può accogliere ciò che è più sacro. Certamente non in modo consapevole come lo potrebbero gli adulti …se lo volessero. Il ragazzo ha accolto la verità. La ragazza, sana, senza sofferenze, senza i dolori di questo mondo, amando intimamente il Salvatore, è tornata a casa nel Regno dell’eternità.

– “Posso vedere Beate ancora una volta?”

– “Certamente!”, il padre lo prende per mano, la madre e il dottore seguono.

91. Beate giace come se stesse dormendo, come se stesse per svegliarsi. Peter le accarezza le mani e la bacia sulla guancia, come lo ha fatto spesso. “Come te, Beate, non lo diventerò, così buona, brava e cara. Ma mi sforzerò; e ora sei in Cielo, mi potrai aiutare ancora meglio, perché, perché…”. La fermezza del ragazzo è finita. Strauber lo trattiene quando Peter vuole gettarsi sulla sorella.

92. “Non farlo…”, ammonisce amorevolmente, “…lascia che Beate abbia la sua pace. Non la si deve disturbare. Quello che desideri si avvererà, come lei è stata una sorella per te…”. ‘Per ciascuno è stata come uno splendore di luce’, pensa ulteriormente, “…così lei ti guarderà e ti aiuterà sempre. Ti porterò da Meira Bartels, lei ti vuole molto bene; poiché noi, io e i tuoi genitori, abbiamo ancora molto da fare”.

93. Il ragazzo si stacca a malincuore dal letto di morte della sorella; ancora uno sguardo pieno di amarezza, poi si volta. Dalla gobba (la donna dei morti) viene consolato meravigliosamente. Veniva spesso derisa perché pregava sulle tombe, sia che vi giacessero uomini buoni o uomini cattivi, a lei non importava. Lei sapeva cosa c’era da pregare per questo o per quello nel servizio d’amore.

94. Quando il dottore entra nella stanza da Sinkmann, i coniugi stanno già presso il giaciglio. Il malato è sveglio. Sembra molto stanco. Strauber sa che anche lui andrà dove è andata la loro Beate. Stranamente, il sogno che Meira ha avuto, lo racconta il parroco, un po’ cambiato, ma completamente uguale secondo il senso. Egli dice:

95. “La notte passata ho avuto un’immagine magnificamente bella. È venuto il nostro Signore. Il Suo sorriso era irresistibile, guidando Beate ha detto dolcemente: “Vengo a prendere per prima la fanciulla, presto verrò a prendere anche te! Voi siete nel Mio regno due figli, uniti fin dalla vostra nascita nella luce, e rimarrete tali nell’Amore della Mia santa essenza di luce. Come usciti dalla Mia sorgente di vita, voi sarete in eterno una unità colma di grazia.

96. Tu, un parroco su questo mondo, conosci la Parola che un giorno Mosè ha ricevuto: «EGLI», quindi Io, «ha creato entrambi, maschio e femmina» (Gen. 1,27), con la qual cosa è dato che la creata dualità è sempre valida dinanzi a Me. Chi pecca contro, si distrugge molto della sua via! Infatti, questo è il segno supremo: Io, il Creatore e la creatura! Io, il Padre e il figlio! Ho coniato questa dualità quando i Miei figli della luce giacevano ancora nella Mia sorgente originaria, e questo, allo stesso tempo corrisponde ai due Fondamenti della Creazione sui quali stanno tutte le Opere, i figli della vita e il maestoso Empireo creato per loro, per la benedizione attraverso la Mia Potenza!

97. Le Fondamenta, che tu ancora non conoscevi, sono le Condizioni originarie, senza le quale nessuna Opera potrebbe mai essere conservata, e la libera volontà inserita dalla Condizione per il popolo dei figli. Da questi e con questi due Fondamenti – confronta con ciò anche i due piedi – Io conservo per Me stesso ogni Creazione: il vivente consapevole e quello inconsapevole.

98. Ora preparati, damMi la tua vita terrena nella mano. Ciò che ho da dirti da questa vita, lo saprai dopo il ritorno a casa nel Mio regno. Sii benedetto insieme a tutti coloro che hai potuto aiutare col Mio aiuto, i quali, con le Mie parole d’amore che ti ho fatto dire Io, sono arrivati al buon ritorno a Casa. Ciascuno per i quali tu hai messo le mani l’una nell’altra – vedi, tutto ho Io considerato!”

99. “O amici”, dice con voce esile il malato, “allora ho negato e ho detto al Signore che Lui non avrebbe mai preso in considerazione la possibilità che un povero uomo come me Lo pregasse per la Sua benedizione dalla Grazia. Poi è venuta un flusso di luce immensamente santa, e lì ad un certo punto ho sentito brevemente chi e cos’è la Divinità. È stato come un lampo che mi ha attraversato. Nessun uomo avrebbe sopportato di più e… e certamente, anche solo prima della sua fine terrena. Egli, però. ha detto:

100. “Mai, ricordalo, Io farò qualcosa prima che qualcuno Me lo chieda. Ma ancor mai che una supplica sia vana, che sia presentata inutilmente. Ed è così: – la Mia Onnisapienza conosce la via e il sentiero di ogni figlio, vede gli alti e i bassi, soprattutto nella materia. Se ora qualcuno prega per un altro, Io accolgo ogni preghiera nell’Amore abituato alla salvezza, preghiere di ogni specie nell’Onniscienza, intreccio, per così dire, la Mia conoscenza con la preghiera, la preghiera che fluisce a Me nelle Mie mani nel fedele amore. Per questo gli intercessori sono sempre più benedetti!

101. Quando sarai nella Casa del Padre, comprenderai chiaramente come questa Mia santa attività intrecci tutto: il Mio operare, sempre prima ed eternamente, l’amorevole servire dei figli custodito come un gioiello, per la loro beatitudine, per l’aiuto animico degli altri, ai quali è valsa orazione e preghiera. Ancora una volta: tieniti pronto!”

102. Poi è diventato ancora una volta completamente chiaro, e intorno a me molte figure meravigliose, e la nostra Beate, questa incantevole, cara fanciulla, adesso… non riuscivo a staccare da lei il mio sguardo. Lieta mi faceva cenno come se volesse dire: ‘ti sto aspettando’. Poi, tutta la magnificenza è scomparsa, ma nel cuore… non riesco a descriverlo bene, c’era ancora, nulla era scomparso, ed io, …me la tengo stretta, finché...”

103. La voce incespica, come dispersa. Ora si vede chiaramente: il volto è raggiante di beatitudine a causa della suprema Grazia ricevuta. Dorme pacificamente fino a sera. Gli amici, i cittadini e il frate, vengono per sentire come sta Sinkmann. Si rattristano quando il dottore, lui stesso molto oppresso, confessa: “Domani sarà già andato via da noi”.

*

104. Bertold ha annotato frettolosamente ciò che ha conservato della meravigliosa visione. Riesce a riferirne la maggior parte letteralmente. Più tardi, quando la più difficile sofferenza sarà passata, ci si rallegrerà di quelle magnifiche Parole provenienti dalla Grazia per il loro ultimo tempo. Ancora domina il sentimento mondano; e anche questo è bene, benedetto dove i cuori si piegano alla Volontà di Dio. Così spunta la sera.

105. Come al mattino il Sole di Dio aveva illuminato meravigliosamente la Terra come con oro puro, anche la sera il Sole avvolge il mondo con l’ultimo bagliore nel suo raggio di luce. Tutti sono radunati, sia gli amici provenienti dal luogo natio per quanti sono ancora in vita, sia i fedeli provenienti dalla città, persino Scharfner dal castello, sebbene non sapesse cosa fosse successo nel frattempo. Il suo dolore, appena sospettato nell’uomo di spada, lo commuove. Si congeda da Beate tutto solo, e gli viene concesso di farlo.

106. Poi si riuniscono nella cameretta nella quale giace l’amato parroco. Egli guarda tutti. È il Sole del Cielo che fluttua attraverso la piccola finestra? È una luce estranea, lontana, che conferisce al volto un velo celeste?

107. “Miei amati da Dio, ora mi separo da voi; ma la grazia, l’amore e la misericordia del Padre ci tengono saldamente uniti. EGLI, il Santo, il meraviglioso Dio, ci ha uniti. EGLI un giorno ci riunirà, quando ognuno percorrerà la sua via del ritorno a Casa. Noi speriamo nella grazia del nostro Signore Gesù Cristo, crediamo nella vita eterna che era, è e rimarrà. Siamo venuti dalla luce, abbiamo percorso la via da viandanti, e di nuovo abbiamo trovato la via di Casa fino al Trono di grazia del Santo, il sommamente amato Dio-Padre. Rallegriamoci ed esultiamo; il SIGNORE è sempre con noi. Amen!”

108. Si adagia delicatamente il corpo disanimato. Con ‘l’Amen’, che il fedele servitore di Dio ha pronunciato, si sono chiusi gli occhi, e con l’ultimo respiro sfuggito dal petto, le sue mani si sono unite in preghiera. Una pace riempie la stanza solo esteriormente così povera, ma è come se in essa fossero entrate tutte le magnificenze del Cielo. Agli uomini sembra come se adesso non ci fosse nulla del loro mondo. Solo il soffio leggero e palpabile della pace.

– Il frate dice: “Amen! Sì, rallegriamoci ed esultiamo, il figlio è tornato a Casa”.

109. Si collocano Sinkmann e Beate in un’unica tomba. Nonostante la pace e la luminosa gioia , ci vuole molto tempo prima che il dolore, come si può avere sulla Terra, si sciolga nel silenzioso ringraziamento al Dio dell’Amore. Distaccati dall’atteggiamento del loro mondo, essi si radunano spesso, parlano delle sperimentate parole di Dio. Ora è il frate che guida la piccola comunità della Luce e prega come meglio può nella città. È come se fosse ispirato dal parroco Sinkmann mai dimenticato. La fanciulla, Beate – è sempre come se fosse in mezzo a loro – sotto la suprema protezione e scudo di Dio.

110. EGLI governa su tutto, dona la Sua benedizione, la Sua pace e la Sua rivelazione. Questa è la (vera) fede:

le parole di Dio non finiscono mai!

 

*  *  *

 

 

 

 

 

 

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[1] L’inquisizione è stata un’istituzione ecclesiastica fondata dalla Chiesa cattolica per indagare, mediante un apposito tribunale, i sostenitori di teorie considerate contrarie all’ortodossia cattolica, le cosiddette eresie. Essa fu stabilita nel 1184 e perfezionata successivamente da altri papi. L’iniziale inquisizione medievale si distingue dalla vera e propria inquisizione spagnola istituita nel 1478 che si estese dall’Europa anche verso l’America centro-meridionale e nel regno di Sicilia, e seguita dall’inquisizione portoghese istituita nel 1536. (vedi su wikipedia)

[2] Jan Hus, (1371-1415) teologo e riformatore religioso boemo, nonché rettore all'Università Carolina di Praga, viene considerato il primo anticipatore della riforma protestante, promosse un movimento religioso basato sulle idee di John Wycliffe e i suoi seguaci divennero noti come Hussiti. Scomunicato nel 1411 dalla Chiesa cattolica e condannato dal Concilio di Costanza, fu bruciato sul rogo.

[3] Curioso il fatto che le parole di questa citazione che il sacerdote cita, non siano come risulta dalla Bibbia. [Isaia 63,9]: «Non un inviato né un angelo, ma egli stesso li ha salvati; con amore e compassione egli li ha riscattati; li ha sollevati e portati su di sé, in tutti i giorni del passato».

[4] ‘Il messaggio’: il segno con gli occhi che lui aveva fatto verso lo spagnolo, per indicare che era al corrente di qualcosa che voleva riferire.

[5] Satana vinto attraverso il Golgota: Vedi “La terza Pietra miliare” – (Golgota)

[6] Dagli archivi storici: «Il salvacondotto imperiale che il principe Federico aveva ottenuto per il suo protetto impedì l'immediato arresto di Lutero a Worms. Per salvarlo dalla condanna che ormai era stata emessa, il principe organizzò un falso rapimento di Lutero allo scopo di tenerlo nascosto nel castello di Wartburg ad Eisenach, dove rimase per dieci mesi, nel corso dei quali si dedicò alla sua più importante opera: la traduzione in lingua tedesca del Nuovo Testamento, partendo dal testo greco redatto pochi anni prima da Erasmo da Rotterdam».

[7] Un combattente: Lutero-Mackarat, uno degli angeli vicini al Trono dell’Altissimo. (vedi in “Karmatha”, il cap. 25,11)

[8] Storicamente è certo che la Sacra Scrittura era copiata sempre solo in latino o in greco per il clero. Lutero, al tempo di questi fatti storici – ipotizzati – nel 1517, oltre la traduzione del Nuovo Testamento in lingua vulgata (tedesco), preparò le ‘Risoluzioni delle 95 tesi’, in cui intese ridiscutere in modo articolato alcune citazioni bibliche.

[9] L’intera Opera dei Giorni della Creazione è la rappresentazione e spiegazione tramite la più grande Opera comunicata alla scrivente col titolo “Eternità-ur in Spazio e Tempo

[10] Augsburg: l‘odierna Augusta, una delle città più antiche della Germania fondata dall’imperatore romano Augusto nel 15 a.C. Sede arcivescovile e posta sulle rive del fiume Lech affluente del Danubio nel sud verso il confine con l’Austria, è nota per le sue torri d’acqua e i numerosi canali.

[11] Wartburg: è un castello che sorge negli immediati dintorni di Eisenach, nella Turingia, in Germania.

[12] I primi: il riferimento è alle sette Caratteristiche di Dio, i cui rappresentanti, quali arcangeli di ogni caratteristica, furono i ‘primi’, creati, dopo i primi tre. (vedi “Spiegazione delle sette Caratteristiche di Dio”)

[13] Vedi il cammino nell‘aldilà di un grande inquisitore – “La chiamata dall’universo” – cap. 3-6

[14] La guerra dei trent’anni fu un conflitto armato che dilaniò l’Europa centrale dal 1618 al 1648. Fu una delle guerre più lunghe e feroci della storia, e coinvolse diverse potenze europee. Fu causata dalla rottura dell’unità cristiana tra cattolici e protestanti, e si concluse con la pace di Westfalia, che ridisegnò la mappa politica e religiosa dell’Europa.

[15] Questa massima, Se non diventate come piccoli come fanciulli, è anche il titolo della successiva opera che A. Wolf ha ricevuto nel 1981 dopo “Gli sconosciuti”, qui quasi come un’anticipazione dopo la conclusione di questa.