- Rivelazione –

(Dettato ad Anita Wolf nel 1968/1969)

 

Daniele, il profeta-re e le sue molteplici immagini da veggente. Egli diventa principe in Babilonia e rimane ugualmente il messaggero della Luce di Dio. Abbondanti sono i riferimenti biblici in questa rivelazione, per comprendere il rapporto sulla cattività di Giuda con rispondenze celesti. La “grande Babilonia”, quale segno di allora e per ogni tempo, sopratutto per il tempo della fine, per indicare i popoli sempre in cattività. Ma sopratutto, come allora, splende continuamente l’eterna Bontà, Grazia e Misericordia dell’Iddio-UR.

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“Babilonia, tu grande”

(Daniele)

[600-520 a.C.]

 

daniele    babilonia_1.jpg

Daniele                         Babilonia

 

Titolo originale: “Babylon, du große

Tutte le opere (in lingua tedesca) vengono consegnate gratuitamente agli amici che cercano la Luce

Edito dal circolo degli amici di Anita Wolf - C/o Jurgen Herrmann

Hohenfriedberger Strasse, 52 - 70499 Stuttgart

Email:     bestellung@anita-wolf.de.

Sito:           http://www.anita-wolf.de 

Traduzione: Ingrid Wunderlich

Questa edizione in lingua italiana è stata curata dal gruppo:

‘Amici della nuova Luce” – www.legamedelcielo.it

Contatti:    info@anitawolf.it

 

 

Indice

Cap. 1

I giudei arrivano come prigionieri in Babilonia  [Cr. 36,11-21]

Cap. 2

Un masso viene sollevato - Trovati Daniele e la sorella

Cap. 3

Asnorba è chiamato dal re - Chi scava fosse, vi cade

Cap. 4

La fede di Harfia - Un lieve Soffio - La scelta dal Cielo su Daniele infante - La piccola fedele

Cap. 5

Daniele davanti a Nabucodonosor, risponde profetizzando il suo regno - Arioch e il ciambellano - Altre quattro settimane per un'altra prova  [Dn. 1,1-20]

Cap. 6

Daniele ottiene una proroga su un giudizio - Il ringraziamento nella preghiera  [Dn. 2,1-12]

Cap. 7

Il sogno del re e la sua interpretazione - La conversione di Nabucodonosor  [Dn. 2,25-36]

Cap. 8

Daniele e il giudice; i fratelli si ritrovano

Cap. 9

Il feticcio idolatra del re - I giudei coraggiosi  [Dn. 3,1-19]

Cap. 10

I tre uomini nella fornace - Il quarto ‘uomo’ - Il vero miracolo di Dio e un re cambia  [Dn. 3,20-30]

Cap. 11

Un saluto di pace - Un grave sogno anticipa gli anni seguenti  [Dn. 4,1-37]

Cap. 12

La mano di Dio: “Mene Mene tekel U-pharsin  [Dn. 5,1-30]

Cap. 13

Morto Bel-Tsazar 1°, un tumulto viene sedato benignamente - Arioch e i settanta per venti anni, poi il ‘peres’ - Babilonia soggiogata dai medi e dai persiani - Dario e un nuovo decreto per trenta giorni - Una visita dall’Alto  [Dn. 5,30-31][Dn. 6,1-9]

Cap. 14

Daniele è accusato - La sentenza: nella fossa dei leoni – Dario costretto a riconoscere il Dio dei giudei  [Dn. 6,10-15]  -  [Dn. 6,16-28]

Cap. 15

1° visione di Daniele: rispondenze nel materiale e nel Regno  [Dn. 7,1-12]

Cap. 16

2° visione: la rivelazione sull’Amore quale Figlio riconciliante per i caduti  [Dn. 7,13-28]

Cap. 17

Un falso giudizio su Susanna viene scoperto, e Dio impone il Suo  [Dn. cap. 13]

Cap. 18

Una Parola meravigliosa, spiegata da un angelo  [Dn. 7,27]

Cap. 19

Astiages, un re pagano muore in Dio

Cap. 20

La grande visione sull’Ulai; l’ariete e il caprone  [Dn. Cap. 8]

Cap. 21

Il dialogo con l’angelo-cavaliere sui profeti - Su Maledizione e Giuramento, Serietà e Ira - La grande preghiera di Daniele  [Dn. 9,1-19]

Cap. 22

Gabriel spiega la visione di Geremia: per quel tempo e per quello della fine  [Dn. 9,19-27]

Cap. 23

La magnifica profonda rivelazione e guida da Dio stesso su Esodo 19,5-6

Cap. 24

Sull’Hiddekel con Dio e poi con tre angeli per un’ulteriore immagine profetica  [Dn. cap.10] - [Dn. 11,1-28]

Cap. 25

Tre angeli spiegano la visione, per allora e per il povero tempo della fine  [Dn. 11,29-32]

Cap. 26

Una lite per i tesori del tempio – Gabriele conforta Daniele per il il proseguimento del servizio 

Cap. 27

La Pazienza, tu calice ultracolmo; altra visione sull’ultimo tempo del mondo terreno  [Dn. 11,33-45]

Cap. 28

Dio consola, ma la gente cattiva pianifica - Ciro al castello di Dura – Un altro Bel è spezzato e i sacerdoti puniti  [Dn. 14.1-2] - [Dn. 143-22]

Cap. 29

Il serpente-drago di Lysumacha; Daniele per la seconda volta nella fossa con dodici leoni  [Dn. 14,23-42]

Cap. 30

Un bel dialogo tra Daniele e Ciro – Dio consola – Il luogo dell’assemblea è in pericolo

Cap. 31

I traditori si tradiscono - Il meraviglioso discorso di Dio ai presenti tramite Daniele - Il giusto Giudizio di Ciro – L’ultimo magnifico discorso

Cap. 32

Il censimento dei giudei e il conteggio dei beni – Una resa dei conti – La restituzione del tesoro a Israele -  L’ultimo Insegnamento di Dio tramite Daniele

Cap. 33

L’ultima immagine del veggente per il tempo della fine sulla Terra  [Dn. Cap. 12]

Cap. 34

Il ritorno nella Patria di Daniele – verso Canaan e nel Regno di Dio – Spiegazione delle cifre

 

 

Personaggi

DIO                     

Gabriel/Zuriel              Portatore di Luce della Misericordia  (corona)

Michael/Elia               Portatore di Luce della Volontà  (spada)

Muriel/Abramo            portatore di Luce della Serietà  (torchio)

Raphael/Enoch            portatore di Luce dell’Amore (croce)

Uraniel/Mosè               portatore di Luce dell’Ordine  (bilancia)

Un aiutante/Asarja      il corazzato/cavaliere dal re e nella fornace  (uno del 4° gruppo davanti al Trono)

Daniel/Bel-Tsazar       Daniele, l’incarnato di uno degli angeli più anziani, figlio di Abia-Obadia

Il lontano                     un angelo dalla Luce

 

Abakuk                   un profeta

Abed-Nego             superiore e consigliere giudeo dell’ex Sinedrio

Achymad                re di Suan (cattivo, paragonato a Sadhana)

Arioch                    giudice superiore di Babilonia

Aroboas                  nobile giudeo

Artharas                  tesoriere di Dario

Astiages                  il re di Susan in Elam

Asarja/Abel-nego   amico di Daniele (fratello di Hananja e Misael)

Asnorba                  fabbro di Babilonia

Aspenas                  ciambellano del re

Bazloth                   giudice superiore giudeo

Bel                          principale dio dei babilonesi

Bel-Sazar I             re di Babilonia, succeduto al padre Nabucodonosor

Bel-Sazar II            re di Babilonia, succeduto al fratellastro Bel-Sazar I

Borojka                  avvocato e spia di Babilonia

Chylostar                sacerdote di Bel

Ciro                        re di Susan (Cyrus)

Dario                      re di Media (Darius)

Ephoseth                nobile giudeo

Hananja/Sadrach    amico di Daniele (fratello di Misael e Asarja)

Harfia                     sorella di Daniele

Hasupha                 un giudeo nobile, malfattore

Hilkia                     padre di Susanna

Hisebar                   nobile giudeo

Hodadja                  ricco giudeo, malfattore

Jojakim                   re dei giudei, deportato

Jojakim                   commerciante giudeo, marito di Susanna

Jolea                       moglie di Asnorba il fabbro

Judamäa                 un insegnante giudeo

Kambasy                2° guardiano della fortezza di Daniele

Kir-Arba                 commerciante giudeo

Kores                      re di Persia

Lotusja                   saggio superiore della Caldea

Lysumacha             sacerdote capo di Bel

Machado                traditore giudeo, padre di sette figli

Mesach                   superiore e consigliere giudeo dell’ex Sinedrio

Misael/Mesach       amico di Daniele (fratello di Hananja e Asarja)

Mithredath              tesoriere di Kore

Nabucodonosor      re di Babilonia (Nebukadnezar)

Nezarono                poliziotto, dei gialli

Paska                      ricco giudeo, malfattore

Pelajar                    ricco giudeo, malfattore

Phelag                    ricchissimo giudeo, malfattore

Pochereth               ricco giudeo, malfattore

Ranza                     ricco giudeo, malfattore

Raziduk                  il sorvegliante di Daniele e dei suoi amici

Reum                     

Sadrach                  superiore e consigliere giudeo dell’ex Sinedrio

Sasmigal                 saggio superiore della Persia

Schuthnaza             saggio superiore di Babilonia

Sesbazar                 un principe

Simsai                     consigliere di Rehum, malfattore

Sotai                       ricco giudeo, disonesto

Susanna                  moglie di Jojakim

Thamaro                 sacerdote di Bel

Themoh                  giudice superiore giudeo

Zambolama            giudice superiore giudeo

 

Solo citati

Abia-Obadia (padre di Daniele) / Abraham (Abramo) / Ahab / Ahasia / Ahas / Aschera / Astante / Baal / Giosuè / Haggai (Aggeo) / Maleachi (Malachia) / Mosè / Necho (un faraone) / Niesroch / Nisroch / Rehabiam / Sebub / Zaccaria

 

 

Luoghi citati

Ahmetha / Akkade / Canaan / Charobas / Damasco / Dura (una valle) / Dura (residenza di Daniele) / Edom / Elam / Euphrat (il fiume-Padre) / Giordano (fiume) / Giudea / Hazor / Hiddekel (3° - il fiume-Dio) / Kinnereth (lago Genezaret) / Meron (lago) / Moriah (collina in Gerusalemme) / Ninive / Peniel / Persepolis / Sepharvaim / Sinear (monte caldeo) / Susan (una fortezza) / Tigris (fiume) / Ulai (4° fiume spirituale)

 

 

 

 

 

Prefazione

 

Daniele, il profeta del re e le sue visioni profetiche. – Sembra strano, se non si conoscono i collegamenti spirituali, che lui, contro tutti gli altri profeti del Vecchio Testamento, durante il tempo della sua vita abbia avuto a che fare con il re, diventando un principe del mondo e, …sia rimasto ‘messaggero dalla Casa di Dio’, destinato ai servizi più alti. Daniele è un principe nel doppio senso: proveniente dalla Luce e per il mondo.

Se si indicano i tempi, rimane da notare che la storia di Daniele non risulta a caso, come dice l’annuncio. Settant’anni sotto il governo di Babilonia, un popolo ricco nell’alta conoscenza e negli atti demoniaci d’ogni genere. Accanto al progresso culturale dimorava la mania di grandezza e una terribile crudeltà, sotto cui ebbero da soffrire molti popoli, e infine, anche lo stesso popolo.

In questa ‘alta tensione tra Luce e tenebra’, il bambino-Daniele viene cresciuto dalla casa principesca giudaica. Sono desiderati i bei giovani, come anche le ragazze. Non c’è da stupirsi che il delicato ragazzo Daniele, intelligente, rimasto orfano presto, viene passato ‘di mano in mano’, finché non giunge alla corte di Nabucodonosor, allora, quando ha circa vent’anni.

Così come la Giudea rimane per venti anni oppressa dal proprio re e poi per cinquant’anni nella prigionia di Babilonia, anch’egli deve serve i re stranieri. Qui sia annotata la Parola di Dio: “Il cinquantesimo anno è il vostro anno del giubileo’ (perdono = riconciliazione; [Levitico 25,11]: «Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo, non seminate e non raccoglierete quello che i campi produrranno da sé, e non vendemmierete le vigne non potate»). Dopo la lunga prigionia il popolo giudaico può ritornare a casa in Canaan. Gli avvenimenti sono registrati nella Bibbia, ma di quei tempi, come lo si scopre in questa rivelazione, c’è da comprendere ancora molto altro.

Mosè ed Elia stanno in due segni particolari: Mosè conduce il popolo fuori dalla schiavitù d’Egitto; da Elia in poi va incontro al suo naufragio. Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele – quale ultimo - sono i profeti che si susseguono uno dopo l’altro. Li si chiamano i ‘quattro grandi’, mentre al loro tempo, e dopo, compaiono i ‘dodici minori’.

Sono delle cifre chiavi della Quadruplice Entità-Ur, e sette Caratteristiche che ottengono una quadruplice rappresentazione come ‘spiriti’, ‘stelle’, ‘luminari’ e ‘fiaccole’. Dopo Daniele giungono ancora quattro inviati minori dai dodici, di cui l’ultimo arriva circa quattrocento anni prima di Cristo. Poi comincia il ‘povero tempo’, fino alla Nascita del Signore. Tutto questo, dev’essere un caso? Dato soltanto così, per caso?

Anche al tempo e il modo di operare di Daniele non è da ascrivere a nessun caso. Secondo il senso egli è l’ultimo precursore del Re (Gesù), ed ha prevalentemente a che fare con quattro re principali. Che con ciò sarà aiutato anche il popolo, dimostra la Benignità e la Misericordia di Dio. Questo raggio antecedente basterà come Benedizione, fino al punto di svolta dell’epoca finale (la Nascita di Cristo).

Ancora una profonda riflessione: il popolo giudaico viene trattenuto presso l’Eufrate. La quarta corrente dall’Eden (Gen. 2,14) simboleggia la quarta Entità-Ur e la Sua Caratteristica conclusiva: la Misericordia. Il settimo angelo-principe, Gabriel, come Suo portatore, ha da istruire Daniele quasi esclusivamente, così come farà visibilmente poco prima del tempo di Gesù a Gerusalemme nelle vesti di Simeone[1]. E il popolo giudaico era stato in schiavitù di Babilonia per settant’anni, e Daniele conta settant’anni. Babilonia è il paese, Babilonia è la capitale, Babele è una provincia a nord del paese.

Quel tempo della ‘grande Babilonia’ è da trasferire ad oggi? Senza alcun dubbio! Come allora, accanto alla ricca conoscenza, all’arte, alla cultura e alla tecnica, si svolgono omicidi, intrighi, crudeltà e vizi, uno sprofondare di interi popoli, in cui i nobili della ‘Luce’ vengono utilizzati dai caldei solo per cattivi scopi, nient’altro, eccetto masse che si sollevano. Questi erano come l’umanità di oggi, tendenti alla ricca conoscenza, al progresso, nel quale è esposto alla rovina anche il far bene, ma attraverso crudeltà incalzanti e guerre. Aumentano gli omicidi, il vizio è all’ordine del giorno. Accanto alla carità, altamente benedetta, regna il quasi totale fallimento tra uomo e uomo.

Allora erano i popoli fra stretti confini, oggi è l’intero mondo che si è scavato la fossa. Ma su ciò splende costantemente l’eterna Benignità, la Grazia, l’Amore e la Misericordia di Dio-UR. Questa sia la consolazione per tutti gli uomini nelle ultime ore di vita di questo mondo, con il suo naufragio come ‘la grande Babilonia’.

Le visioni di Daniele (Daniel) sono tra le più note sin dall’antichità, poiché simili ad altre date ad Elia e poi a Giovanni con l’apocalisse, con la differenza che a Daniele furono spiegate, benché con un linguaggio celeste che è sempre da interpretare. Qui con l’aggiunta, come ad esempio a Zaccaria, che gli viene indicato di scriverle (cap. 15,9). Solo così possiamo quindi essere certi che, almeno quella parte del rotolo, è veritiera.

Un’ulteriore occasione per meditare sulla veridicità della Scrittura, al fine di correggere gli errori e le trascrizioni errate, nonché quegli eventi falsi riportati impropriamente, ma che, essendo errati, sono quindi da annullare completamente. Solo nell’analisi particolareggiata della nuova Parola si potrà tenere ciò che è giusto da ciò che è da rilasciare, e meditare su questa nuova verità da Dio, lasciando perdere tutto l’antico, che ora, alle porte della nuova era, dovrà essere l’unica vera Dottrina per l’insegnamento dello spirituale sulla nuova Terra.

Le molteplici profezie date a Daniele oltre 2500 anni fa, restano enunciate non soltanto per il suo tempo, ma proprio per il tempo della fine, sebbene in una ermeticità cui nemmeno questa nuova rivelazione lascia chiarire esaurientemente, poiché, sempre di profezie date a quel tempo si tratta, pur ridonate all’umanità come allora furono date ad uno solo, dalla Luce. E tuttavia chiariscono tanti punti oscuri, in cui la Scrittura presenta fin troppe incomprensioni e dubbi sull’effettiva veridicità di quanto tramandato. Perciò diventa importantissima la nostra guida anche tramite questa rivelazione, per far Luce sulla verità. Sta a tutti noi comprendere che tutto è guidato dalla Luce, e farne tesoro per preparare i cuori, la mente e le braccia per il tempo in arrivo, l’ultimo, prima della purificazione annunciata.

 

A.W. 1968/69

 

 

 

Cap. 1

I giudei arrivano come prigionieri in Babilonia

 

[2° Cronache 36,11-21]: « 11 Quando Sedecìa divenne re, aveva ventun anni; regnò undici anni in Gerusalemme. 12 Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore suo Dio. Non si umiliò davanti al profeta Geremia che gli parlava a nome del Signore. 13 Si ribellò anche al re Nabucodònosor, che gli aveva fatto giurare fedeltà in nome di Dio. Egli si ostinò e decise fermamente in cuor suo di non far ritorno al Signore, Dio di Israele. 14 Anche tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio che il Signore si era consacrato in Gerusalemme. 15 Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché amava il suo popolo e la sua dimora. 16 Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l'ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. 17 Allora il Signore fece marciare contro di loro il re dei caldei, che uccise di spada i loro uomini migliori nel santuario, senza pietà per i giovani, per le fanciulle, per gli anziani e per le persone canute. Il Signore mise tutti nelle sue mani. 18 Quegli portò in Babilonia tutti gli oggetti del tempio, grandi e piccoli, i tesori del tempio e i tesori del re e dei suoi ufficiali. 19 Quindi incendiarono il tempio, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutte le sue case più eleganti. 20 Il re deportò in Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all'avvento del regno persiano, 21 attuandosi così la parola del Signore, predetta per bocca di Geremia: “Finché il paese non abbia scontato i suoi sabati, esso riposerà per tutto il tempo nella desolazione fino al compiersi di settanta anni”.»

1. “Che confusione!”, dice un uomo mentre si spinge attraverso le file di molta gente fino al bordo della strada che si chiama ‘la magnifica strada di Babele’. “Ché cos’è?”, chiede ad un giallo. – I ‘gialli’ sono la polizia. Nabucodonosor[2] ha truppe da favola. Il potere maggiore sono i guerrieri, altri sono i poliziotti. Questi portano sulle spalle delle giubbe tinte di un giallo sgargiante; per questo si chiamano ‘gialli’. Sono temuti. Chi cade nelle loro grinfie, ci lascia quasi sempre la sua vita. È rischioso rivolgersi a loro.

2. Tutta Babilonia è in giro. I gialli si guardano di provocare la loro plebe. Oggi è stato raccomandato di tenersi indietro. Perciò il giallo brontola solamente. Molti di loro stanno ai bordi della strada. Di rado il popolo si spinge fin qui. Se è il caso, allora ammira i magnifici palazzi, i giardini pendenti che circondano in parte la città dalla valle dell’Euphrat. Ovunque regna un inaudito fasto.

3. La classe superiore, circa un decimo della popolazione, possiede il potere. La metà sono commercianti, operai e poveri. Il resto sono principi, funzionari, l’esercito e la polizia. Come schiavi si va a cercare gli stranieri. Ora ce n’è bisogno di nuovi perché la ricchezza dei ricchi è aumentata, per questo sale sempre di più la miseria dei poveri.

4. “Sì, così viene fatto!”, dice l’uomo, del tutto senza vergognarsi. “Sono contento che non appartengo a nessun partito”.

- “Ti conosco”, grugnisce di nuovo il giallo. “Tu sei Asnorba, il fabbro della porta. Non hai mai ferrato i cavalli regali”.

5. “Ah, ai cavalli è indifferente chi li ferra quando non hanno dolori. Ma questo non vale per Nezarono? Ebbene, tacciamo; vorrei piuttosto sapere che succede qui. Ah, là presso la piazza del re che conduce alla riva, là sta capitando qualcosa. C’è un tumulto? Ti devo proteggere con le mie braccia da fabbro?”, fa giocare i suoi muscoli.

- “Non è necessario”, dice il giallo sgarbato. “Tu sei solo uno, noi siamo molti!”

- “Oggi! Altrimenti ti consiglio di toglierti dalla mia via”.

6. Solleva in alto un ragazzo e gli ordina di guardare verso la piazza del re. Costui lo fa.

- Ma presto questi esclama terrorizzato: “Giù, non voglio vedere!”.

- Con delicatezza come non lo si aspetta dal fabbro, rimette il ragazzo in piedi.

- Costui si copre gli occhi. “C’è molto popolo, circondato dai ‘marroni’ (soldati); stanno picchiando gli stranieri con le sferze”.

7. “Va’ a casa, ragazzo mio, queste non sono cose per te; e se vuoi saperlo, io stesso sparirei. … Eh, Nezarono, è di certo il popolo dal Giordano? Vent’anni fa era sottomesso alla nostra casa reale. Questi non hanno più pagato il tributo”, bisbigliando: ‘lo posso ben comprendere’. “Ora viene preso prigioniero tutto il popolo?”

- “Che ti riguarda? Occupati della tua pelle…”

- “Non mi devi minacciare, giallo! Devo sussurrare qualcosa di te?”. Nazarono prende saldamente nelle sue mani il suo scudo e la sua sferza.

- Allora il fabbro ride di scherno: “Ah, ah, ah”.

8. Nel frattempo la fila degli uomini è stata spinta avanti. In cima cavalca una schiera dei ‘pesanti’, che persino Asnorba evita. Dopo, seguono i miseri grigi: molti uomini, incatenati, vacillando, vestiti di stracci. Non in pochi si nota la provenienza nobile; tra di loro il re Jojakim, scortato da quattro guardiani che lo conducono con quattro catene. Il corteo dura ore.

9. Quando però arrivano le donne con gli abiti stracciati, conducendo o portando i bambini che piangono, allora i vicoli di Babilonia si svuotano per il dispiacere dei comandanti. Anche il fabbro torna a casa. Rabbrividendo riprende il suo lavoro. Sua moglie, snella e fine, gli toglie la mano dal ferro che lui getta sull’incudine.

10. “Racconta. Il tuo peso è il mio peso”, dice lei piano.

- “Non oggi, va’ dai bambini”, risponde lui mentre si asciuga le guance di nascosto per togliersi qualche lacrima. Poi mormora: “Quello che ho visto, …no, non è nulla per te”.

- Jolea esce a tastoni. Arriverà l’ora in cui alleggerirà il suo cuore. Nessuno sospetta quanto delicatamente il fabbro sa trattare con moglie e figli, e che odia crudeltà e durezza. La scorza è ruvida, ma il nucleo è buono.

11. Stanco si siede sull’incudine accanto ai suoi pesanti martelli da fabbro. ‘O, se questo capitasse alla mia Jolea, ai miei figli, se…’ Si asciuga continuamente il volto; le immagini grigie rimangono. Entra un vicino. È un avvocatuccio, lo si chiama in segreto ‘lo spione’.

12. “Vuoi qualcosa, Borojka? Il tuo asino ha bisogno…”

- L’uomo respinge brontolando: “Lui sta bene. Oggi è arrivato il popolo del Giordano; non lo si può contare. Misere figure! Ho solo notato un paio di giovani donne. Ah…”, fa uno schiocco, “…se ne avessi una …”

- “Tu hai una brava donna”, risponde Asnorba come a caso. Vorrebbe quasi prendere il pesante martello per…

13. “Non lo intendevo così. Nezarono ha detto che sei scappato quando sono arrivate le donne. Anche loro si possono comprare, ah, ah, ah”. L’avvocato ride in modo disgustoso.

- ‘Ecco, ah, …il giallo mi manda in casa lo spione. Devo stupirmi?’. La domanda del fabbro giunge così, secondariamente: “Che ne dice tua moglie?”

- “Quella…? Non ha nulla da dire. Nella casa sono io il padrone!”

- “Ahaha! Ora, …perdonami, sono stanco, chiudo l’officina”.

14. “Ascolta ancora: non hanno risparmiato nessun bambino; le loro città e i templi sono distrutti. Dietro ai prigionieri – ma ne arriveranno ancora di più – hanno portato le loro magnificenze, del re, dei principi, e il grande tesoro del tempio”. Dopo una pausa che il fabbro non interrompe, riprende: “Non dici nulla contro questo cattivo popolo?”.

15. Asnorba, comprendendo bene il farabutto, dice rilassato: “Non ci si deve occupare dei cattivi, eccetto della parte che dobbiamo ottenere. Domani vado al mercato, sicuramente i prigionieri verranno messi all’asta”.

- “Che ne dirà tua moglie?”, ghigna quello, perfido.

- Una strana risata: “Ah, ah, ah. Mi succede come a te: anch’io sono il padrone in casa mia”.

16. Il fabbro spegne il suo fuoco. Al buio, stringe i pugni. “Bel? Sei nostro Dio, se…”. Non avendo sentito altro fin dall’infanzia, ha creduto nel dio principale di Babilonia, ma oltre alle feste, non se n’è occupato molto. Qualche volta ha riflettuto su questo, quanto un popolo è potuto cadere in basso, nonostante che ‘Bel’ significa anche ‘giusto’. Respinge con forza i pensieri; presso sua moglie e i figli trova di nuovo un po’ di pace serale.

*

17. Verso il mercato si sentono delle grida. “Quanto ti possono interessare i vecchi, i malati e i bambini?”

- “I vecchi muoiono, i malati vengono aiutati, i bambini crescono. Li si istruisce, se sono idonei”.

- Di nuovo la folla si spinge verso la strada larga fino alla piazza dove si svolgono le aste. Si mercanteggia per i prigionieri come per una merce.

18. Qualcosa ferma il peggio. È la Mano invisibile di Dio? Oppure Egli non ha nulla a che fare con questa faccenda? … Sull’alto trono, coperto da pelle di leone tinteggiata di blu, siede Nabucodonosor. Seleziona per sé i fanciulli e le ragazze ben formati. Tiene il re Jojakim in prigione. Dopo di lui scelgono i principi, i superiori e i ricchi che pagano piccoli prezzi. Così va avanti per giorni. Arioch, il giudice superiore di Babilonia, conduce la vendita[3]. Si allineano i prigionieri come animali e non si bada se cadono giù per la fame e il dispiacere.

19. Alla fine, il piccolo uomo che deve pagare di più, può comprarsi gli schiavi. Solo dei singoli ne prendono qualcuno. Due terzi dell’intero popolo del Giordano sfugge alla schiavitù. Fra Sepharvaim e Akkade li si assegnano nel campo e li si lasciano alla loro pena. Dato che non possiedono nulla, è difficile per loro nutrirsi dalla scarsa regione. Intanto non si esige nessuna tassa. Sovente vengono contati, e un balivo[4] sta su di loro.

 

[indice]

Cap. 2

Un masso viene sollevato – Trovati Daniele e la sorella

1. Sono trascorse settimane da quando quei miseri erano stati spinti attraverso la parte sfarzosa di Babilonia. Chi vuole, ora può comprare ancora qualcuno. Perciò Asnorba fa un viaggio. Nei pressi di Akkade incontra quattro giovani giudei. Strano: le guardie non volteggiano nessuna frusta, mentre i quattro devono sollevare dalla fossa un blocco di pietra. Ma sono troppo deboli. Asnorba si avvicina deciso. Non viene fermato.

2. “Ehi…”, esclama verso quei ‘grossi’, “…si può aiutare qui un poco?”

- “Se vuoi?”, ride uno. I giovani stanno come irrigiditi. Nonostante l’onta, hanno l’aspetto molto per bene; ma i loro occhi, …sono come di animali pronti da uccidere. Asnorba aiuta senza dire nulla, e con uno scatto viene portato fuori il blocco.

3. “Perché lo deve fare?”, chiede di nuovo una guardia.

- “Che ne so! Uno dei nostri saggi ha fatto sapere che chi possedesse quella pietra, diventerebbe potente come il dio Bel; e chi la toccasse, potrebbe risolvere sogni e presagi”.

- “Chi sono i giovani?”

- “Eccezionalmente li puoi interrogare, perché li hai aiutati. Già ieri il re era iracondo, ed ha giurato vendetta se non avessimo portato oggi la pietra”.

4. Coprendo gli occhi, il fabbro interroga i giovani.

- “Siamo prigionieri?”

- “Da dove conosci la nostra lingua, il nostro babilonese caldeo?”

- “Io e questi qui, siamo qua già da vent’anni”, dice uno degli oratori indicando gli altri tre”.

- “Allora eri ancora in fasce!”

- “Sì, è vero! I miei genitori furono portati via come ostaggi quando fu assalita la Giudea. Ma ora…”, lo dice con un‘innominabile sofferenza, “…tutto il nostro popolo è fermo presso il fiume Euphrat, invece che al Giordano, nella Canaan ereditata”.

5. “Ma tu chi sei?”

- “Sono Daniel, il figlio di un principe. Mio padre era un uomo saggio, mia madre intelligente e buona, e noi eravamo ricchi. Questi sono i miei amici Asarja[5], Misael ed Hananja. Anche i loro genitori erano ricchi. Ora sono tutti morti”.

- “Anche i tuoi genitori?”

- “Ho ancora una sola sorella, dev’essere nel campo. Allora viveva con una zia in montagna e si è salvata. Me lo ha raccontato la madre. Perciò non la conosco; chissà quanto sarà triste”. La malinconia vorrebbe sopraffare il giovane.

6. “Come state voi?”

- “Non male. Siamo presso il re. Il lavoro è sovente pesante”.

- “Lo vedo”, mormora il fabbro.

- Le guardie si alzano. “Avanti! Veloce! Prima di sera dobbiamo essere dal re!”

- “Come trasportate questo blocco?”

- “Aha, lo traineranno due coppie di buoi”.

- “Finche non cade”, schernisce Asnorba,. “Ebbene, vi aiuto ancora una volta”.

7. Stacca dei forti rami da un albero, con questi rotola il blocco fino al carro e poi sullo stesso, e mette i rami sotto lateralmente. Facendo questo chiede il nome di quella sorella.

- “Si chiama Harfia”, informa Daniel.

- “E il padre?”

- “Abia-Obadia”.

- “Forse sentirai di me”.

- “Qualche volta il re è buono, riceviamo da lui il nostro cibo; ma siamo …”

8. Ne so abbastanza”, ammonisce il fabbro e si rivolge al ‘grosso’: “Ora potete andare”.

- “Dobbiamo portare al re un saluto da parte tua?”, chiede uno guardingo.

- “Perché no? Sarà contento quando oggi riceverà la sua ‘pietra della saggezza’ e un fedele babilonese ha aiutato in questo”. ‘O, voi manigoldi’, continua a pensare. – Si reca verso Akkade.

*

9. Sul paese scende la sera. All’orizzonte l’ultima fine striscia è rosso fuoco, mentre all’est brillano già le prime stelle. Su un muro al di fuori del ghetto è appoggiata una ragazza. Guarda verso la striscia rossa nel cielo, coperta di lacrime. Là si trova il Canaan. Non ha mai visto i suoi genitori. Aveva cinque anni quando l’ha colpita la disgrazia. Vive ancora solo un vecchio zio. Il piccolo fratello, che amava intimamente, …dove sarà? Anche lui già morto…?

10. Allora qualcuno va verso di lei. Vorrebbe fuggire. Le ragazze sono esposte ad ogni oltraggio. La sua piccola capanna dove giace lo zio sul suo ultimo giaciglio, offre ancora un po’ di protezione. Non vengono mai degli alti babilonesi; è sporco ovunque. Ma se deve pulire tutto, solo con le mani – Quali magnifici strumenti si aveva a casa, …e molti servitori, e…

11. Due forti mani l’afferrano. Un grido. Già si preme una mano sulla sua bocca. Negli occhi un terrore vacillante, così guarda verso l’uomo forte.

- “Silenzio”, dice Asnorba piano, “non ti faccio nulla di male. Se mi vuoi dare un’informazione, …ma non deve essere subito oggi, allora vieni nella mia casa dove abbiamo bisogno di una ragazza per i bambini piccoli. Anch’io ne ho bisogno di una. Ognuno sta bene da me”.

12. C’era solo rovina quando veniva un babilonese nel campo. E i governatori… Quest’uomo, che le fa terribilmente paura, non tiene anche l’anima con il suo corpo? “Che devo fare? Presto suonerà il corno; chi viene trovato fuori, muore”.

- “Entro con te, la spunterò con il balivo che sorveglia la parte di quest’area”. ‘Hm, sorveglia…”, pensa rabbioso Asnorba.

13. Sulla via verso la capanna, lei tace. Lo zio dorme. Ansorba si siede su uno sgabello, l’unica posto per sedere. “Ascolta”, dice, “strada facendo ho incontrato quattro giovanotti che – come dissero – sono venuti qui vent’anni fa con i loro genitori. Uno si chiama Daniel”.

14. La ragazza fissa colui che parla. “Così si chiama mio fratello. Aveva sei mesi quando è stato deportato”.

- “Da voi, più di uno si chiama con questo nome?”

- “Forse; ma non conosco nessun altro Daniel”.

- “Sei Harfia?”

- Ancora più impaurita, lei retrocede fino in fondo alla capanna.

- “Non ti faccio nulla”, la tranquillizza Asnorba. “Se sei Harfia e tuo padre si chiamava Abia-Obadia, allora non hai nulla da temere. Daniel abita nel castello del re; non sta male. Ed io, se sei sua sorella, ti porto con me. Ho tre piccoli bambini e una cara moglie”.

15. ‘Dio dei miei padri!’, esclamato intimamente. ‘Vuoi davvero aiutare? Ma perché, me soltanto? I molti altri nella loro miseria… O Signore: che devo fare?’

- “Chi invochi? Bel?”

- “Ho sentito che questo sarebbe il vostro dio; avrei una sua forma. Ma, …perdona, …non ci si devono fare idoli. Il nostro DIO, il Signore Zebaoth, E’ onnipotente e …”

16. “Onnipotente? E vi ha esposto alla disgrazia? Ma dubito che (anche) Bel ci possa preservare da tale disgrazia”.

- “Siamo diventati miscredenti, perciò Dio ci ha abbandonato!”.

- “Ma è così duro che Egli lascia soffrire i buoni con i cattivi?”

17. Harfia sospira: “Molti non hanno meritato questa punizione”.

- “Di questo ne parliamo a casa”, dice il fabbro.

- “Arriva la notte. Fai il tuo fagotto, nel frattempo tratto con il balivo”.

- “Non posso andare via”, lei indica lo zio. Basta uno sguardo. L’uomo accarezza delicatamente i capelli della ragazza. “Lui dorme, …per sempre, e …”

- Harfia si accascia singhiozzando. ‘Non era il suo ultimo sostegno? Ora è tutta sola’. Questo irrompe senza freno, dal profondo dolore.

18. “Sfogati, povera figlia! Quello che deve succedere con lui, lo faccio io per te”. Uscendo riflette: ‘… e per noi, ciò che Babilonia dovrebbe al popolo del Giordano’. Una moneta rende incline il balivo di dare una tomba al vecchio uomo e di lasciare andare la ragazza. Ansorba dà un’offerta per il re.

19. Camminano quasi tutta la notte. Asnorba tace e Harfia pensa triste: ‘Il futuro non sarà migliore’. Presto arrivano a un dazio, come è usuale trovarle sulle strade delle carovane di Babilonia. Là si può mangiare, dormire, comprare o prendere in prestito animali. Il maestro fabbro conosce bene il gestore.

20. “Vogliamo mangiare; prendo in prestito un asino, te lo riporto ben ferrato”.

- “Chi hai pescato?”, chiede curioso il gestore. “Hai una straniera carina!”

- “L’ho comprata per mia moglie”. Lo dice per ingannare.

- “Speriamo che le piaccia!”. Asnorba non può ignorare l’allusione, mentre ride divertito. “Lo spero con te, …se no, devi andare di nuovo nel campo”.

21. Ad Harfia i discorsi sono come pietre sul suo petto. Ma quando il fabbro la solleva sull’animale, dicendo: “Sei stanca, tieniti alla sella”, allora la paura vuole scomparire un poco. Si fa prestare un mantello scuro per lei, non la si deve riconoscere così presto; e deve anche scaldare.

*

22. E che cosa fa Jolea? Porta la ragazza ai suoi figli: “Qui avete una grande sorella; lei bada a voi e gioca con voi”. Nulla potrebbe meglio consolare Harfia, che la gentilezza della babilonese. Si sente come a casa. Esteriormente rimane ‘la prigioniera’; e lei si guarda dal dire altro ai vicini curiosi. Sovente ringrazia Dio per questa grande fortuna.

 

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Cap. 3

Assorba è chiamato dal re – Chi scava fosse, vi cade

1. Nazareno e un secondo ‘giallo’ vanno nell’officina del fabbro, dove Asnorba martella diligentemente.

- Nezarono sorride dolciastro: “Abbiamo l’ordine del nostro sommo re: venire subito, come sei! E cammina!”

- “Mi lavo prima le mani”. Suona senza preoccupazione. “Per me, nemmeno il re ama la sporcizia. Altrimenti…”, ghigna maliziosamente.

- “A lui non importa se sei pulito o sporco. Avanti!”

2. “La fretta fa cadere qualcuno! Mia moglie deve sapere dove sono”.

- “E la graziosa domestica?”.

- Harfia si trova dietro il tavolo: ‘Se gli succede qualcosa a causa sua? Signore Iddio’, supplica lei , ‘fa che non gli accada nulla! Lui è buono. In Giudea ho trovato pochi così buoni, come lo è il babilonese’.

*

3. Asnorba va con loro rilassato. Che il secondo uomo rimanga nella casa, non gli piace. “Perché non cavalchi?”

- Nezarono cavalca davanti. Il fabbro è evasivo. Ha tre buoni animali, non li deve rubare nessun ‘giallo’, nel caso… Presso la porta principale del palazzo la guardia lo fa passare. Due lo prendono in mezzo a loro. Il giallo fa cenno con scherno: “Arrivederci… Forse in…”. Asnorba non sente l’ultima cosa. Ora è in ginocchio davanti al trono, in pensieri.

- Daniel trasalisce, senza essere visto. Ma questo è… Copre il suo volto spirituale, …il gioco del re con gli uomini: ‘Signore! Signore, abbi pietà!’. E’ mai capitato il re abbia parlato agli stessi sudditi? Diversamente, lui ad un consigliere parla con un telo davanti al volto, e guai a colui che non indovina il sussurro. Oggi la cerchia di corte è irrigidita come le mummie nella tomba.

4. “Alzati, fabbro degli stolti!”, dice Nabucodonosor. “Ho sentito che sei forte nelle membra. Mi volevi rallegrare? Me, che regno come ‘Bel’? Ti ha aiutato, che la mia pietra, come avevo ordinato, venisse da me quel giorno”.

- “Sì, mio re; e la gioia è stata la seconda forza”. Il fabbro evita una invocazione a Bel. Perché? Lui non lo sa. Oppure è stata la buona serva giudea, che ha già piegato qualcosa in lui?

5. “Ne sarai ricompensato. Ma mi è stato riferito che avresti preso una giudea senza riscatto. Tu sai quale punizione costa questo?”, il re si piega in avanti con la fronte offuscata e un gesto minaccioso.

- Senza paura… ora dipenderà…

6. Asnorba risponde: “Viva il re e regni a lungo! Ho osservato l’ordine, ed ho dato al balivo di quella parte del campo anche un denaro di riscatto. Ha osato incassare una percentuale? Era un’offerta fatta da me, ed abbastanza di valore per una serva giudea”.

7. A causa del coraggioso discorso, ogni dignitario trema.

- ‘Può peggiorare più di quanto è previsto? Voglia…, sì, …ma chi? Proteggere i miei cari insieme alla serva’.

- Su di lui cade uno sguardo dagli occhi giovani, …che si abbassano immediatamente. Il fabbro vorrebbe piuttosto, …stendersi. Questo sguardo era come una forza lontana...

8. “Nezarono!!”, ordinato con durezza. Anche il giallo si china profondamente. Non nasconde un ghigno insolente verso il fabbro. Il re lo vede e dice ad alta voce: “Hai riferito che quest’uomo avrebbe preso una serva giudea senza riscatto”.

9. “Sì, Bel e re!”

- “Portate il balivo!”

- Portato dentro, viene interrogato: “Conosci quest’uomo?”

- “Si, per via…”

- L’ira del re sale come un temporale.

- “…Bel e re”, dice il balivo, “hai dato dei liberi i prigionieri a chi ne paga un riscatto. Il fabbro ha dato un anello, fatto artisticamente. Per questo ha potuto avere la ragazza. Ho affidato l’anello a Nezarono il giorno dopo, per consegnarlo a te”.

- “Dov’è l’anello?”, rivolto a Nezarono.

- Il giallo si china, bianco come la farina. “Volevo, domani, …”

- Un cenno. Quattro armati lo prendono in mezzo. Dura molto, finché non torna. Aveva venduto l’anello; per fortuna il compratore lo possedeva ancora. Asnorba aveva sopportato molto dal Nezarono, ma ora gli fa pena. Nei fossati, dove non giunge né Sole né calore, vengono incarcerati i criminali. Finiscono quasi tutti nella pazzia.

10. Nabucodonosor è soddisfatto dell’anello. “Ah. Hai fatto bene la tua faccenda”. Una rara lode. “Per questo puoi ancora prenderti qualcuno. Ricordalo, balivo! Ma per quattro settimane non riceverai nessun salario, perché hai dato il gioiello ad un ladro. Ricordatelo tutti, e nessuno osi fare diversamente di quanto io ordino; perché sono io il vostro re e dio Bel!”

*

11. Eccetto la guardia, ognuno lascia rapidamente la sala, profondamente chinato, …e lieto. Sfuggito, …ancora una volta! Chi colpirà il successivo temporale d’ira? Asnorba, sinceramente grato, mette la sua mano destra sotto i piedi del suo re. Ma costui non la calpesta come avviene sovente; e qualcuno in ciò ha già perduto la mano.

12. Lui cammina come in sogno, salutato dai cortigiani. Pensa: ‘Certo, il diritto era con lui; e quando il re – certamente di rado – è mite, rimane anche lui con il saldo diritto, …una vita regalata!’, gli passa attraverso la mente, quando abbandona la città e si avvicina a casa.

13. Sua moglie sta davanti a casa, e all’angolo del vicolo sbircia l’avvocato Borojka. Asnorba lo vede ancora scomparire. Era così! Ma la moglie gli è già al collo. Le sue gote hanno l’aspetto grigio decadente; non sapeva ancora se avrebbe conservato suo marito. Lui la tira frettolosamente in casa; nessuno deve vedere quanto ama la moglie e i bambini.

14. “Ma dove sono?”. Si guarda intorno cercando i piccoli.

- Jolea riferisce: “È venuto un veloce cavaliere che è venuto a prendere il secondo giallo. Non sapevo che cosa significasse, ma sono stata lieta quando è stato richiamato. Lascia stare i bambini; voglio sentire prima che loro si spaventino”.

15. “Moglie mia, d’ora in poi vivremo in pace. Nabucodonosor è stato giusto, …come di rado”, sussurra, “e il nostro nemico è caduto nella fossa fatta per me”.

- “Nezarono…? Oh, Ansorba, ora te lo posso rivelare: mi ha inseguito sovente, ma c’erano sempre i nostri bambini, …nel momento giusto”.

16. “Ché…?“, un profondo sospiro. “Contro questa orda gialla non c’è niente da fare; fanno ciò che porta danno al nostro popolo. Non so se mi comprendi. I nostri avi – è molto indietro nel tempo – stavano seduti qui al fiume, un popolo regale dal re fino all’ultimo maniscalco. Allora non esistono diritti e leggi. Siamo successori di questo alto popolo (gli antichi caldei), solo, …siamo molto lontani dai loro costumi ed usanze. Babilonia non ne ha conservato nulla! Solo il potere; e questo è: paura, miseria, morte e oppressione!”

17. “Non così forte!!”, Jolea preme una mano sulla bocca di suo marito.

- “Hai ragione. Vieni, andiamo in camera. Prima saluto i bambini, tutti e quattro. Sei d’accordo?”

- “Lo chiedi?”, Jolea osa un leggero sorriso. “Harfia mi è entrata nel cuore; è buona e diligente. In genere, come il suo popolo, come lei, mi stupisce che lo si potesse sottomettere”.

- “Un’opera d’arte! Come ho sentito, è un piccolo popolo, oppresso da potenti che vogliono saccheggiare la sua diligenza, il suo sapere e l’arte”.

18. “Ho riflettuto su certe cose”, risponde Jolea. “Da dove sono venuti tutti i popoli? Alcuni sono soffiati via come sabbia quando sfreccia la tempesta sul deserto”.

- “Ma guarda quanto sei intelligente..!”. Vanno nel cortile interno, da qui si va alle camere. Asnorba si siede stanco. Ora viene la reazione. L’avvenimento vuole appesantire il suo cuore ancora una volta. Ma allora viene già circondato. Sei piccole mani lo accarezzano, e ci sta anche la serva giudea con occhi neri splendenti.

19. “Vieni qui”, le fa cenno il fabbro, e tiene in ogni braccio due bambini. Mentre i suoi piccoli chiacchierano allegramente, senza sospettare in quale spaventoso pericolo era loro padre, Harfia lo guarda grata. “Hai pensato a me?” chiede lui.

- “Sì, ho pregato continuamente per te”.

- “Preghiere? Che significa? Ah, aspetta fino a stasera; i nostri piccoli vogliono giocare di nuovo”.

20. “Ora rimangono nel cortile interno”, decide la madre. “Harfia deve aiutare a preparare subito un pasto. Oggi non hai ancora mangiato nulla”.

- “Dal re non si viene ospitati, a meno che non si faccia parte delle guardie”. Suona ironico.

- “Non fa niente”, ride intenzionalmente forte Jolea, “infine, il re non può nutrire tutto il popolo”.

 

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Cap. 4

La fede di Harfia – Un lieve soffio

La scelta dal Cielo su Daniel infante – La piccola fedele

1. Il fabbro, Joele ed Harfia sono uniti in un bagliore di luce di una lampada fatta artisticamente. Lui riferisce dell’avvenimento, Harfia domanda: “Che cosa sarà di Nezarono? Da catturati, ci si sente diversi, anche se qualcuno è colpevole. E’ stato sovente nel campo; ognuno ha avuto paura di lui”.

- “Non c’è da stupirsi”, brontola l’uomo, “era il capo di un gruppo chiamato ‘cani’. Per colpa sua non posso fare tali cose e vendere, come magari questa lampada”. La attira più vicino a sé.

2. Allora Harfia dice: “Aspetta, cambierà”.

- Asnorba è stupito, alza una mano verso l’alto senza dire nulla e la volta verso il basso. Harfia non conosce il gesto, ma piega la sua mano come una coppa aperta verso l’alto.

- “Conosci questo simbolo?”, chiede sorpresa Jolea.

- “No”, segue la risposta, “ma l’ho riconosciuto”.

3. “Il tuo pregare è un simbolo?”

- Dai due occhi scuri irrompe uno scintillio: “Pregare è la fede nel Dio-Uno”.

- “Come lo fai? Qui non c’è nessun altare per Bel, né per il vostro Dio a me completamente sconosciuto”. ‘Si sa solo chi incassa i sacrifici’, pensa Asnorba adirato.

4. Harfia racconta: “I nostri doni sono quasi sempre monete. Dobbiamo nutrire anche i nostri sacerdoti, affinché ci possano comunicare la Sua Parola. Durante una festa i sacerdoti sacrificano anche spesso un animale”. Lei srotola la storia del suo popolo; la sua voce soave ricorda, allorquando continua: “Pregare è un colloquio con Dio. Si può pregare ad alta voce oppure piano, come capita; a Dio non sono nascosti i pensieri. Se si prega per altri oppure per i nemici, allora la preghiera è santificata e, …esaudita. Se subito, oppure più tardi, è unicamente il procedimento di Salvezza di Dio.

5. Mio fratello Daniel …”.

- Asnorba prende la delicata mano di ragazza nel suo pugno: “Quando stavo in ginocchio dinanzi al re, Daniel mi ha guardato una volta. Allora cadde da me la paura, …la paura per voi, tuttavia anche per me. Ma continua…”.

6. “I genitori hanno avuto, come diciamo noi, …una ‘visione’. I profeti inviati da Dio, possiedono una ‘vista nello spirito’. Anche mio fratello ce l’ha. Mentre giaceva nella culla, venne un uomo strano. Toccò la piccola fronte di Daniel e disse: ‘Lui è uno dei grandi che stanno dinanzi all’alto Seggio di Dio’”.

7. E’ stata aperta una porta? I coniugi si alzano, …ma non è entrato nessuno. Nonostante ciò… La giudea è seduta immersa nei pensieri, i suoi begli occhi risplendono. Dice sommessa: “L’ho sentito, …EGLI c’è!”. I babilonesi non lo possono comprendere; ma il chiederlo, è una sufficiente dimostrazione che hanno perduto la loro fede negli idoli.

- “Spiega il mistero”, chiede Jolea.

- “Non c’era nulla da vedere, soltanto uno strano soffio…”.

- …a cui Asnorba annuisce con veemenza. “Ma tu hai detto: ‘Egli c’era!’. …Chi?”

8. Harfia può agire – un poco – come Daniel? Per Dio? No, è per gli uomini! “Comprendo che voi, cari babilonesi come non ne ho trovato finora, non potete comprendere tutto subito. Vedete: Il nostro Dio, del Quale ho riferito qualcosa, è ‘lo Spirito della vita’. Egli è ovunque. Il ‘niente da vedere’, …eppure: ‘Egli c’era’, è difficile per voi da risolvere.

9. Oh, per molti del mio popolo è un enigma che Dio possa essere trovato ovunque. Egli c’è sempre! Se lo crediamo oppure no, non cambia nulla nella Sua eterna-vera esistenza. Il lavoro delle mani è per voi la realtà della vita. Soltanto: respirate continuamente l’aria, sentite il suono della lingua e i rumori, ma non potete vedere né l’aria né il suono. Senza aria nessuno può vivere, nessuna creatura, nessun mondo vegetale.

10. Nel confronto il Signore si mostra nell’eterna-vera esistenza. Di ciò fa parte chi si è unito con Lui nella fede, nella preghiera, in quell’amore, nella riverenza e nella dedizione, che staccano le anime dal senso del mondo, perciò si uniscono strettamente con lo Spirito della Vita. Se in modo visibile o invisibile, la presenza di Dio è in ogni momento la Sua alta benedizione; ora per voi, come anche per me.

11. DIO vi ha toccato perché esercitate l’amore. Dove trionfa la spinta del potere, là Dio è molto lontano. Non così!”, risolve lei la questione. “Allora Egli non potrebbe nemmeno governare se il potere del mondo fosse più forte di Lui. Sì, …Egli lascia andare i cattivi fino al bordo della fossa scavata da loro stessi, li lascia cadere dentro, se con ciò sono salvabili spiritualmente. Ma nessuna creatura figlio cade più profonda di quanto le Sue mani di Padre non discendono nella Benignità.

12. Per quanto tremendo possa essere sovente una caduta, si cade dentro alla mano di Dio – quasi sempre inosservato e – non voluto. Di rado colui che precipita in queste Mani se ne rende conto subito. Tuttavia nessuno è così stolto o cattivo, così che la cordiale Misericordia di Dio non lo aiuti!

13. Nel fissare una svolta, lasciatevi anche guidare dalla Luce che mi è stato permesso di portarvi: l’insegnamento su Dio, il Creatore di tutte le cose! Le vostre anime provengono dalla Luce di Dio, e le vostre vie sfociano in questa Luce. Perciò ‘Egli c’era’, con la Benedizione della Sua maestosa Presenza”.

14. “Tu Lo hai visto?”, le viene chiesto timidamente.

- “Forse…”, un piccolo indugio, Harfia non vuol dare nessun dispiacere ai suoi aiutanti, “…l’ho visto nella ‘visione’. Questa però non è in nessun caso così grande come quella di mio fratello. Oggi ne sono certa: non a caso Asnorba mi abbia trovato, ha incontrato Daniel e con Jolea riconosce la via della Luce”.

15. “Sì, cara figlia, hai ragione”. Jolea abbraccia la ragazza. Lei si stringe alla donna come se fosse la buona madre.

- La mano di Asnorba si poggia attenta sui capelli scuri. Lui dice riflessivo: “Andiamo a dormire; dapprima ci devo riflettere. Sarà strano che tutto ciò che hai detto non mi sembra estraneo, anche se non ho mai sentito qualcosa di simile. Ma mi è come una gioia che mi colma profondissimamente”.

16. “Anche me”, conferma Jolea, “ed io – come posso dire? – ringrazio il tuo Dio, figlia mia, che Egli ci ha fatto trovare te. E’ certamente avvenuto tramite tuo fratello, che a mio marito non è successo nulla”.

- ‘Anch’io ringrazio il Dio sconosciuto’, pensa il fabbro, ‘magari Lo conoscerò come Harfia.

 

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Cap. 5

Daniele davanti a Nabucodonosor, risponde profetizzando il suo regno

Arioch e il ciambellano – Altre quattro settimane per un'altra prova

[Daniele  1,1-20]: «1 Il terzo anno del regno di Joiakim, re di Giuda, Nabucodonosor, re di Babilonia, venne contro Gerusalemme, e l'assediò. 2 Il Signore gli diede nelle mani Joiakim, re di Giuda, e una parte degli utensili della casa di Dio; e Nabucodonosor portò gli utensili nel paese di Scinear, nella casa del suo dio, e li mise nella casa del tesoro del suo dio. 3 E il re disse ad Ashpenaz, capo de' suoi eunuchi, di menargli alcuni de' figliuoli d'Israele di stirpe reale e di famiglie nobili, 4 giovani senza difetti fisici, belli d'aspetto, dotati d'ogni sorta di talenti, istruiti e intelligenti, tali che avessero attitudine a stare nel palazzo del re; e d'insegnar loro la letteratura e la lingua dei caldei. 5 Il re assegnò loro una porzione giornaliera delle vivande della mensa reale, e del vino ch'egli beveva; e disse di mantenerli per tre anni, dopo i quali sarebbero passati al servizio del re. 6 Or fra questi c'erano, di tra i figliuoli di Giuda, Daniele, Hanania, Mishael e Azaria; 7 e il capo degli eunuchi diede loro altri nomi: a Daniele pose nome Beltsatsar; ad Hanania, Shadrac; a Mishael, Meshac, e ad Azaria, Abed-nego. 8 E Daniele prese in cuor suo la risoluzione di non contaminarsi con le vivande del re e col vino che il re beveva; e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi; 9 e Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo degli eunuchi. 10 E il capo degli eunuchi disse a Daniele: 'Io temo il re, mio signore, il quale ha fissato il vostro cibo e le vostre bevande; e perché vedrebb'egli il vostro volto più triste di quello dei giovani della vostra medesima età? Voi mettereste in pericolo la mia testa presso il re'. 11 Allora Daniele disse al maggiordomo, al quale il capo degli eunuchi aveva affidato la cura di Daniele, di Hanania, di Mishael e d'Azaria: 12 'Ti prego, fa' coi tuoi servi una prova di dieci giorni, e ci siano dati de' legumi per mangiare, e dell'acqua per bere; 13 poi ti si faccia vedere l'aspetto nostro e l'aspetto de' giovani che mangiano le vivande del re; e secondo quel che vedrai, ti regolerai coi tuoi servi'. 14 Quegli accordò loro quanto domandavano, e li mise alla prova per dieci giorni. 15 E alla fine de' dieci giorni, essi avevano miglior aspetto ed erano più grassi di tutti i giovani che avevano mangiato le vivande del re. 16 Così il maggiordomo portò via il cibo e il vino ch'eran loro destinati, e dette loro de' legumi. 17 E a tutti questi quattro giovani Iddio dette conoscenza e intelligenza in tutta la letteratura, e sapienza; e Daniele s'intendeva d'ogni sorta di visioni e di sogni. 18 E alla fine del tempo fissato dal re perché quei giovani gli fossero menati, il capo degli eunuchi li presentò a Nebucadnetsar. 19 Il re parlò con loro; e fra tutti quei giovani non se ne trovò alcuno che fosse come Daniele, Hanania, Mishael e Azaria; e questi furono ammessi al servizio del re. 20 E su tutti i punti che richiedevano sapienza e intelletto, e sui quali il re li interrogasse, il re li trovava dieci volte superiori a tutti i magi ed astrologi ch'erano in tutto il suo regno.»

1. Dopo la morte dei loro genitori, Daniel e i suoi amici erano stati accolti da quelli di corte. All’inizio del governo di Nabucodonosor li aveva visti presso il giudice Arioch e chiesti subito per sé. Allora avevano un aspetto molto magro che non migliorava, anche se veniva dato loro il cibo del re. Il loro sorvegliante al quale capitò l’ira del regnante, si sfogò sui ragazzi. Daniel, quasi sempre l’oratore per gli amici, tolse all’uomo la verga.

2. “Stolto, con ciò non otterrai ciò che il re vuole da te! Dacci il cibo del nostro popolo, non la carne grassa e non spezie da selvaggina. Dacci la nostra carne magra e molta verdura. E vedrai: nel giro di dieci giorni avremo un aspetto del tutto diverso”.

- “Perché proprio nei dieci giorni?”

- “Non lo comprendi?”, ride Daniel, ma aggiunge seriamente. “Significano i dieci Comandamenti di Dio che Egli ha dato come santa Legge sul monte Horeb”.

*

3. “Tu lo devi sapere!”, viene gridato con scherno.

- Avviene ciò che i ragazzi volevano. Il guardiano l’annuncia presso il re malato. Ma il medico avrebbe constatato dalle stelle che entro dieci giorni sarebbero sani. – Allora si era compiuto il secondo anno di governo di Nabucodonosor, prima che il popolo del Giordano nella sua ultima parte venisse spinto a Babilonia. E proprio ora, quando Harfia ha espresso quelle meravigliose parole presso Asnorba, sono passati i dieci giorni.

4. “Portate i ragazzi! Guai, Aspenas, se non mi piacciono!”. La voce tuona attraverso la sala.

- Il ciambellano superiore china profondamente la schiena: “Dio Bel e re Nabucodonosor, vivano a lungo! Ho fatto ciò che avevi comandato. Il sorvegliante Raziduk ha indicato i dieci giorni”.

- “Credi che la colpa sia solo sua?”

5. “Si! …No?”, il ciambellano risponde in modo mondano. “Non spetta a me dare la colpa all’altro. Tu, o re, sei il più saggio di tutti i saggi; tu riconoscerai il colpevole”.

- ‘Che canaglia’, pensa Raziduk, ‘avevo chiesto a lui se dovevo adempiere il desiderio dei ragazzi’. – Loro entrano: Daniel, Misael, Hananja ed Asarja, uno più bello dell’altro, robusti nell’aspetto e la pelle chiara e liscia. Negli occhi risplende il lontano bagliore di Dio.

6. “Sono questi i deboli?”. – In fondo alla sala in mezzo ai funzionari minori, stanno i tre prigionieri. Nel Sinedrio giudaico loro erano i consiglieri migliori: Sadrach (Hananja), Mesach (Misael) e Abed-Nego (Asarja). Da poco sono venuti al castello, ed attraverso la Guida di Dio hanno subito incontrato Daniel. I tre consiglieri di Gerusalemme avevano ben conosciuto i genitori di Daniel.

7. Allungano un poco il collo. Anch’essi verrebbero puniti se l‘ira del re non si lasciasse lenire. Ma, o guaio! Lui pone tali domande alle quali nemmeno un consigliere giudaico sa rispondere, meno ancora un babilonese. Chi può sospettare che Nabucodonosor fa solo finta, come se sapesse precisamente la risposta?

8. Chiede severamente se Babilonia sarebbe rimasta al potere del mondo. Ognuno di corte crede che il loro popolo non naufragherà mai. Vedono appunto il fasto della casa del regnante, la grande città, l’Euphrat con le molte navi, la loro posizione nei paesi stranieri, i loro ‘pesanti’, i ‘marroni’, i ‘gialli’, i loro medici e molto altro. Babilonia, la grande, rimane il simbolo del mondo.

9. “Nessuno dei consiglieri sa quale sarà il nostro futuro?”. La fronte del re si rabbuia.

- All’improvviso si fa avanti Daniel. Guarda diritto in quegli occhi duri dei quali già ad Arioch gli incutono paura. Mai ammesso, …soltanto, ciò piace al regnante, quando qualcuno lo guarda negli occhi. Ma non lo deve sapere nessuno.

10. E Daniel comincia: “Il re vivrà a lungo”. Chi non lo desidera? La Rivelazione rimane incompresa: “Babilonia, tu, grande, regnerai qui fino alla fine di questo mondo! Per quanti popoli verranno, …Babilonia la grande troneggerà sempre (spiritualmente) finché non verrà il primo Re (Gesù), che sarà anche l’Ultimo! Il Torrente su cui Babele siede potentemente predominando su incalcolabili uomini, si riverserà attraverso tutti i paesi, su tutti i popoli. Chi berrà di questo flusso, gli sarà succube fino alla fine!”

11. “Chi è il re?”. A Nabucodonosor non è nascosto che nei paesi schiavizzati ardono dei fuochi dai ribelli. Il futuro sembra molto critico. Che Babilonia debba regnare su tutti i paesi e in tutti i tempi, è il suo pensiero, giorno e notte. Sorge il sentimento che rosicchia: ‘Che cosa intendeva il ragazzo? Tribù, stirpi, popoli, sono venuti e andati; e se il regno dell’Euphrat…’. Il pensiero viene disturbato.

12. “Chi è il re? – Per il tuo tempo sei tu il più grande, anche se la Persia tende la mano al timone del potere del mondo. Non è ancora così, e …se arriverà al potere come tutti, è solo per un certo tempo. Il mio Re è l’eterno-vero Dio! Non come ve Lo immaginate voi! Esiste solo quest’Unico-Dio, non importa quale nome Gli si dà”.

- “Quindi sarebbe Bel, il dio?”. Nabucodonosor mette una trappola.

- Dopo la dritta, il veggente si infastidisce. Costui guarda l’infuriato con tutta calma, dicendo:

13. “Se dai il nome ‘Bel’ all’Unico Dio perché non ne conosci un altro, allora Egli è per te il vero Dio, che fa tutto e conserva anche tutto! Egli era il primo che da Se stesso ha creato tutto. Perciò Egli è anche l’Ultimo (Ap. 1,17). Il Suo Regno esisterà eternamente, come fin dai tempi sconosciuti.

14. Ma se metti Bel sul tuo gradino, allora è un idolo di un concetto di potere e in lui non vi è nulla di divino. Se ti metti nella Mano del nostro maestoso Dio, allora Egli benedirà te e i tuoi sudditi, e tu potrai creare molte cose buone”.

- Si resta come impietriti. Che cosa osa dire il ragazzo ‘verde’ (immaturo)?

- La fronte del regnante si aggrotta duramente, mentre Daniel continua imperterrito: “Non durerà più a lungo, e un sogno ti dimostrerà la verità di ciò che ho potuto annunciare ora”.

15. “Chi ti ha dato questo incarico? Dimmi il nome e…”, ansima il re. La sua voce si incrina. Il giudice scrive una sentenza di morte, …mentalmente. Soltanto…, l’inviato alla grande Babilonia sta sotto il Patrocinio di Dio, e deve continuare a profetare:

16. “Mi ha mandato il mio Re a dirti questo. Chiama i tuoi saggi e consiglieri quando avverrà il sogno. Fa arrivare dalla Persia gli interpreti delle stelle e dei sogni, affinché si mostri se ora io ho parlato nel Nome del mio Dio!”. Daniel si gira verso i suoi amici che stanno sul gradino più basso presso il trono.

17. Nabucodonosor guarda attraverso le sue dita, esaminando chi si china timoroso. Gli passa attraverso il cuore come un fulmine se poteva contare sull’autentica fedeltà. ‘Ah! Io regno su babilonia. Tutti mi sono sottomessi!’. I suoi occhi evitano Daniel. E malgrado, avviene: lui e i suoi amici escono liberi, anche i consiglieri e i servitori. Il reggente trattiene solo il giudice Arioch e il ciambellano Aspenas.

*

 18. Dopo un lungo tempo solleva il suo volto. Solo di rado chiede liberamente, come appunto ora: “Che cosa pensate di questo ragazzo?”

- “Regnante di tutto il nostro mondo”, risponde Arioch, “è stato a lungo con me e non ha mai detto qualcosa di simile. Era timido, ma non ribelle. Il popolo del Giordano ha sovente avuto dei grandi saggi”, continua, “erano intelligenti, buoni e dotati di una ‘visione’. Alcuni potevano operare miracoli. Mosè ha fatto naufragare l’esercito dei faraoni, ottenne la loro Legge dalle nuvole (Sinai), da uno, del fuoco dal Cielo senza nuvole (Elia sul Carmelo). Se Daniel sia un tale…”

19. “E tu, Aspenas?”. Nabucodonosor è insoddisfatto della risposta.

- Il ciambellano alza leggermente la spalla. “Non so dire altro. Che cosa sappiamo di questo popolo? Non c’era nulla da sapere dagli ostaggi, …molti uomini famosi. Persino nella tortura, che aveva per conseguenza la morte, hanno chiuso la bocca. Ora, dopo vent’anni da quando hai portato tutto il popolo a Babele, impareremo a conoscerlo”.

20. “Voglio dominare, e non imparare!”. Nabucodonosor si alza di scatto, un segno della massima ira. Certo: hanno ragione entrambi, e di loro si fida.

- “Re e dio Bel”, dice il giudice, “aspetta se avviene …ciò che ha detto il veggente. Se si adempie nel giro di una Luna, allora ti porterà molta utilità; se no, allora lascia morire il giovinetto vanitoso”.

21. “Avvenga!”

- Arioch e Aspenas se ne vanno. “Ci è andata bene”, sospirano loro.

- “Avrei volentieri picchiato Daniel, da fargli passare di aprire la bocca!”

- “Con ciò non avresti ottenuto nulla. Ho notato nell’ultimo tempo, che nonostante la sua giovane età, è più intelligente che dieci uomini intelligenti.

22. Come sapeva un anno fa, del segreto di Stato che la Giudea, da vent’anni la nostra provincia, sarebbe stata trasferita? Ho riso; ma lui ha detto: ‘Lo vedrai, ma non che dopo cinquant’anni uno più grande ci porterà al Giordano, con tutti i nostri tesori. E prima, a Babilonia si conteranno le ore’. – Una parte di questo si è avverato”.

23. “Non farlo sentire al trono”, avverte Arioch.

- “Falso! Egli ha detto appunto, che Babilonia, che ha chiamato ‘la grande’, regnerebbe su tutti i popoli e in tutti i tempi, finché…, hm…, hm…, verrebbe il suo Re sconosciuto. A te aveva annunciato il crollo; al re, oggi, una dinastia illimitata”.

24. Il ciambellano va su e giù. “Babilonia. Popoli sono saliti e sono passati; su tutti era il potere del governo; solo, non presso i caldei ai tempi del re Abraham (Abramo), come si chiama il padre della tribù di Giuda. Noi trattiamo crudelmente e con potere. Questo potere…”, dice lentamente, “…schiavizzando i popoli – anche noi, Arioch – è magari quella ‘grande Babilonia’. Chi ama il re? Egli è il reggente! Ma anche lui è nato come bambino, in fasce. Perché ci dobbiamo accucciare come schiavi? Ah, …”. Ad un tratto Aspenas diventa pallido. Può…, forse…, Arioch?

25. “Non così forte”, risponde costui. “La penso come te. Anche un re muore, e anche noi, e tutti! Possa avvenire come vuole. Il giudeo ha certamente ragione. Aspettiamo”.

- Aspenas fa un sospira di sollievo. “Ora ancora qualcosa: come stanno le cose con il fabbro? La giovane giudea sarebbe una sorella di Daniel. Se lo sente il re, la prenderà con sé; e se è bella, allora…”

26. “Mi informo”, dice il giudice. “Il fabbro è stato bravo, e Nazarono è un malvagio. L’ho conosciuto da tempo, ma non ho avuto l’occasione di denunciarlo. Ora, …non getto tutto nella ‘grande gola’!”. Il ciambellano non sospetta che il giudice intende il loro proprio re.

*

27. Arioch va da Daniel. Nabucodonosor ha fatto annunciare che avrebbe avuto il sogno, ora avrebbe aspettato quattro settimane. Il giovane veggente guarda il giudice come uno che è del tutto certo della sua faccenda. Questo confonde talmente, che Arioch dice con ironia: “Ebbene, tu, dieci-volte-intelligente! Quattro settimane passano rapidamente”.

28. “Certo!”, lo ferma Daniel. “E tu, amico mio, lo vedrai …”

- “Io? tuo amico? Ma sei forse matto? Io, il primo davanti al trono, e poi, l’amico di un giudeo venuto da chissà dove? Haha…!”

- “Non sono venuto da chissà dove, sono stato trascinato qui contro ogni diritto di popolo! Quanto è misera la giustizia di Babilonia! Ma oggi, non si parli ancora di questo. È vicino il giorno in cui riconoscerai di più di quanto ti verrà mai in mente”.

29. “Ah, è così?, schernisce Arioch. “Volevo portarti da tua sorella se, …se vivi ancora fra un mese. Ma se viene portata alla nostra corte, tu sai che cosa le capita poi. Se sei intelligente, allora non rivelerai mai che è tua sorella. Vedo nero!”

- “Per me?”, sorride Daniel.

- “Ma per chi? Non per il re, e per me non ce n’è bisogno”.

30. “Vedremo! Dato che non la conosco, è facile negarlo. A suo favore e, …al tuo, giudice Arioch!”. Viene sottolineato duramente. L’uomo di Babilonia ha i brividi, nonostante il calore estivo.

- Esce bruscamente. Asarja si getta al collo di Daniel: “Oh, riguardati! Lui ci ha in mano! Dicci se tu …”.

31. “Niente paura, cari amici. Allora non conoscevo ancora il sogno. La notte scorsa ho avuto lo stesso (sogno) come il re, …della ‘grande Babilonia’. Ah, guardate fuori!”

32. Nel cortile ci sono molti cavalieri di ogni genere. I ‘veloci’, anche chiamati i ‘neri’, possiedono i cavalli veloci dell’Arabia. Sono corrieri. Poi seguono ‘i marroni’. Daniel conosce il segreto. I corrieri devono chiamare i propri interpreti dei sogni, in più i persiani ed anche i saggi dalla Caldea. I marroni li portano alla fortezza dell’Euphrat. Il re spera in loro, non in Daniel, il ‘ragazzo verde’.

33. “Sembra pericoloso ciò che sta facendo il babilonese; ma DIO mi ha ordinato di mettergli le briglie”. Questo fa voltare il giudice, e quindi, ‘l’amico’ ha ragione”.

- “Noi siamo i tuoi amici”, dice il più giovane.

- Daniel gli accarezza i capelli: “Siamo sotto la protezione di Dio, caro Misael, “persino se dovessimo andare nella fossa dei leoni”.

34. “Daniel!”. Un triplice grido.

- “Sono bestie!”

- “Queste non così gravi come lo sono le bestie umane! Pensate ai nostri genitori! Nessuna cara mano di madre, nessuna cara parola di padre abbiamo avuto nel tempo della gioventù. Piuttosto, la leonessa allatta gli agnelli, prima che uno…”. Hanno un segno per indicare il nome del re; per via delle spie lo pronunciano di rado.

 

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Cap. 6

Daniele ottiene una proroga su un giudizio

Il ringraziamento nella preghiera

[Daniele  2,1-12]: «1 Il secondo anno del regno di Nebucadnetsar, Nebucadnetsar ebbe dei sogni; il suo spirito ne fu turbato, e il suo sonno fu rotto. 2 Il re fece chiamare i magi, gli astrologi, gl'incantatori e i caldei, perché gli spiegassero i suoi sogni. Ed essi vennero e si presentarono al re. 3 E il re disse loro: 'Ho fatto un sogno; e il mio spirito è turbato, perché vorrei comprendere il sogno'. 4 Allora i caldei risposero al re, in aramaico: 'O re, possa tu vivere in perpetuo! Racconta il sogno ai tuoi servi, e noi ne daremo la interpretazione'. 5 Il re replicò, e disse ai caldei: 'La mia decisione è presa: se voi non mi fate conoscere il sogno e la sua interpretazione, sarete fatti a pezzi; e le vostre case saran ridotte in tanti immondezzai; 6 ma se mi dite il sogno e la sua interpretazione, riceverete da me doni, ricompense e grandi onori; ditemi dunque il sogno e la sua interpretazione'. 7 Quelli risposero una seconda volta, e dissero: 'Dica il re il sogno ai suoi servi, e noi ne daremo l'interpretazione'. 8 Il re replicò, e disse: 'Io m'accorgo che di certo voi volete guadagnar tempo, perché vedete che la mia decisione è presa; 9 se dunque non mi fate conoscere il sogno, non c'è che un'unica sentenza per voi; e voi vi siete messi d'accordo per dire davanti a me delle parole bugiarde e perverse, aspettando che mutino i tempi. Perciò ditemi il sogno, e io saprò che siete in grado di darmene l'interpretazione'. 10 I caldei risposero in presenza del re, e dissero: 'Non c'è uomo sulla terra che possa far conoscere quello che il re domanda; così non c'è mai stato re, per grande e potente che fosse, il quale abbia domandato una cosa siffatta a un mago, a un astrologo, o a un Caldeo. 11 La cosa che il re domanda è ardua; e non v'è alcuno che la possa far conoscere al re, tranne gli dèi, la cui dimora non è fra i mortali'. 12 A questo, il re s'adirò, montò in furia, e ordinò che tutti i savi di Babilonia fossero fatti perire.»

1. L’ultimo giorno delle quattro settimane. Nella sala di residenza si trova la ‘pietra della saggezza’[6], avvolta da un telo scarlatto. Tramite delle corna a forma ricurva, risuonano striduli suoni attraverso il castello. Sulle torri e sulle mura viene suonato l’allarme, lontano nel paese, lungo il fiume, su e giù. I monti rimandano il segnale come un’eco di ritorno nella città.

2. Tutti i cittadini si spaventano. Solo nella casa del fabbro la ‘piccola visione’ di Harfia ha bandito la paura. – A corte, i nobili del paese entrano nella sala; dopo di loro gli indovini di sogni e stelle, circondati dalla polizia gialla. Malgrado lo sfarzo, il tutto sembra un cammino verso il boia – pensano i persiani e i caldei. I babilonesi, abituati a questo genere, non pensano nulla di male. Nessuno sa ancora che cosa esigerà il re.

3. I ventilatori con le piume di struzzo stanno abbastanza lontani; i ventagli sono fissati a lunghe stanghe. Nabucodonosor non tollera nessuno nella immediate vicinanze. Anche Daniel e i suoi amici stanno distanti insieme ai saggi. Ora marciano molti marroni finché, spalla a spalla, stanno lungo tutte le pareti, mentre alle porte del re si radunano i gialli in tre file.

4. Un colpo di corno fa tremare la sala. I superiori si inchinano, le guardie stanno lì fermi come il ferro. Arriva Nabucodonosor e prende posto sul suo trono. Sa nascondere il ghigno diabolico. Oggi si deve sentire che lui è il più potente di tutta la Terra (fin dove era conosciuta allora dai babilonesi).

5. Quando si siede, risuona un secondo segnale di corno. Gli alti si possono drizzare, i minori stanno col capo chino. Un’immagine di inaudito potere, un’immagine di tirannia e crudeltà. Lo sentono i due uomini: Aspenas e Arioch. Piegano intenzionalmente in dure pieghe la loro bocca.

6. “Voi saggi!”, la voce regale risuona corrosiva. “Ho fatto un sogno che mi ha spaventato. Ditemi: quale sogno è stato?”. Lotusja, il superiore dei caldei, alzò la sua mano. Soltanto, …cedette alla paura quando lo colpì lo sguardo di Daniel a lui sconosciuto. Più tardi ritornò la preoccupazione, perché non conosceva il futuro. Ora…

7. “Il re viva in eterno!”, Lotusja non pensa al mondo; lui conosce la dottrina dell’aldilà, anche se non molto profondamente. Ma il babilonese la considera in modo mondano. “Dì al tuo servo il sogno. Un caldeo può interpretare tutto”. Lotusja parla la lingua caldea, incompresa dalla maggior parte dei presenti.

8. “L’ho dimenticato!! Vi faccio uccidere pezzo a pezzo, vi faccio rovinare le vostre case anche con tutto ciò che vi è dentro, di vivo, se non mi dite il sogno e lo spiegate! Ma se lo potete, allora vi voglio onorare con molti doni”.

- “Lascia che ci consigliamo”. Lotusja parla con il suo gruppo nell’antico caldeo, che al re è sconosciuto, amareggiandolo molto.

9. “Ti onoriamo, divino”, comincia di nuovo Lotusja. “Nascondi il sogno in veli scuri. Toglili! Allora la visione e l’interpretazione saranno facili”.

- Nabucodonosor sta giocando un cattivo gioco; domina ancora la sua ira. Ah, fanno male i conti. … Tutti! Tutti? C’è il veggente del Giordano che… Pah!

10. Si rivolge astutamente ai caldei: “Non ho preso nessun velo; ho dimenticato il sogno. Ditemelo ed interpretatelo! Se no…”. Non ha bisogno di ripetere la minaccia.

- Lotusja dice: “Nessuno può adempiere la pretesa. Non esiste nemmeno nessun re”, cerca di mitigare, “per quanto fosse anche potente, a desiderare questo. Sei potente, e come dio-Bel, vedi quanto ti vogliamo aiutare con sincerità”.

11. Nabucodonosor sorpassa la lusinga ed interroga i persiani. Loro agiscono come il superiore dei caldei. Schuthnaza, il superiore dei babilonesi, alla fine aggiunge: “Tu sei onnipotente; salve a te come nostro Bel!” Il resto suona tranquillamente, per cancellare la minaccia di morte. “Ci hai sovente interrogato, e dimmi una cosa che non abbiamo potuto spiegare. Lotusja è particolarmente intelligente, e il persiano Sasmigal è così saggio che conosce la parola delle stelle. Lui può risolvere la difficoltà.

12. Ciò che ora pretendi, o regnante dell’Euphrat, va oltre ogni linea di morte. Nessun dio ti rivelerà il sogno, se tu lo hai dimenticato. Bel è il più alto degli déi; e tu stesso sei Bel”. Il babilonese intelligente ha evitato il peggio. Questa lusinga, che Nabucodonosor viene considerato come il più alto degli déi, gli ha legato la sua mano di boia. Intanto… Ma contraddice:

13. “Aspetto ancora tre giorni. Chiamate subito gli indovini! Se poi il sogno non viene steso dinanzi a me, né è annunciata la sua interpretazione, devono morire tutti, insieme alle donne che possono predire il futuro (1° Sam. 28,7-12). Nessuno sarà risparmiato! Gli annunciatori vadano nell’oscura ala!”

*

14. Questa è una casa nel posto più ripido, fin dove giunge il castello. Non ha nessuna finestra. Un’apertura nel mezzo dà un po’ di luce e aria alle celle. I saggi vengono ben assistiti. Persino un Nabucodonosor non può evocare l’ira del re di Persia. Si danneggia molto, perché nei suoi protettorati fermenta e arde con veemenza.

*

[Daniele  2,13-24]: «13 E il decreto fu promulgato, e i savi dovevano essere uccisi; e si cercavano Daniele e i suoi compagni per uccidere anche loro. 14 Allora Daniele si rivolse in modo prudente e sensato ad Arioc, capo delle guardie del re, il quale era uscito per uccidere i savi di Babilonia. 15 Prese la parola e disse ad Arioc, ufficiale del re: 'Perché questo decreto così perentorio da parte del re?' Allora Arioc fece sapere la cosa a Daniele. 16 E Daniele entrò dal re, e gli chiese di dargli tempo; che avrebbe fatto conoscere al re l'interpretazione del sogno. 17 Allora Daniele andò a casa sua, e informò della cosa Hanania, Mishael e Azaria, suoi compagni, 18 perché implorassero la misericordia dell'Iddio del cielo, a proposito di questo segreto, onde Daniele e i suoi compagni non fossero messi a morte col resto dei savi di Babilonia. 19 Allora il segreto fu rivelato a Daniele in una visione notturna. E Daniele benedisse l'Iddio del cielo. 20 Daniele prese a dire: 'Sia benedetto il nome di Dio, d'eternità in eternità! poiché a lui appartengono la sapienza e la forza. 21 Egli muta i tempi e le stagioni; depone i re e li stabilisce, dà la sapienza ai savi, e la scienza a quelli che hanno intelletto. 22 Egli rivela le cose profonde e occulte; conosce ciò ch'è nelle tenebre, e la luce dimora con lui. 23 O Dio de' miei padri, io ti rendo gloria e lode, perché m'hai dato sapienza e forza, e m'hai fatto conoscere quello che t'abbiamo domandato, rivelandoci la cosa che il re vuole'. 24 Daniele entrò quindi da Arioc, a cui il re aveva dato l'incarico di far perire i savi di Babilonia; entrò, e gli disse così: 'Non far perire i savi di Babilonia! Conducimi davanti al re, e io darò al re l'interpretazione'.»

 

15. Arioch va da Daniel. “Tu, uomo del Giordano hai causato questo”, s’infuria iracondo. “Guai a te quando sarà pronunciata la sentenza! Ti uccido io con la mia stessa mano!”. Si sente svuotato. C’è troppo in gioco. Crede forse il re che, come figura principale nera, rimanga vincitore? Per …sempre?

16. Daniel sorride fra sé e sé.

- “Ti vien da ridere?”, sbuffa il giudice.

- “Non ho riso. Ero contento di qualcuno”.

- “Magari dei prigionieri, i quali sono i re dello spirito e uomini famosi?”

- “No! Di te. Copri la paura di voi con la tua ira, perché il re di Babilonia perde nel gioco duro? Questo ti strappa l’animo?”

- “Sei matto?”

17. Risponde Daniel: “Hai già in mano la sentenza, ma sei diventato titubante perché ciò infrange il diritto di ogni uomo? Perché se lo carica il re? Qualcosa di impossibile rimane non risolto!”. Lui vede che il giudice aveva sperato di poter aiutare. “Quando è da emettere la sentenza?”

18. “Domani, al sorgere del Sole”. Arioch si alza stanco.

- Daniel lo trattiene: “Annunciami dal re”.

- “Vuoi…? Da dove prendi questo coraggio?”. Arioch teme per lui che, …senza ammetterlo, …gli è divenuto caro.

- Gli amici piangono: “Non andare, sei perduto!”

- “E se… Allora meglio io per tutti! Il giovane veggente si alza deciso.

19. “Come vuoi! Ma non dare la colpa a me se il tuo piano fallisce”.

- “Sei libero davanti al mio Dio!”

- Arioch si annuncia con poche parole, perché con molte non si guadagna nulla.

- A Nabucodonosor sta appena bene, per versare ancora più olio nel suo rancore. “Che entri! Mi deve espiare!” Le guardie aprono.

20. Daniel striscia dentro per salvarsi? Esso piega un ginocchio, si alza e dice: “Al re il mio saluto! Sei stato grande quando hai dato a me tre giorni di tempo. Ancora più grande nella sentenza che nessuno ha ancora pronunciato. Ma, (qualcosa di) …meglio? I veri sovrani devono elevare la giustizia su tutte le cose. Aspetta ancora quattro giorni, prima di macchiarti con quel sangue che non sarebbe mai da lavare via. Allora sperimenterai la Potenza del mio Dio!”. Chi non è sconvolto per quel coraggio di questo discorso?

21. Non smuove le guardie quando qualuno viene ucciso, con o senza ragione, …quasi sempre senza. Nabucodonosor è per la prima volta senza parola. Quando ha mai sperimentato questo? Il ‘mandato da Dio’ lo guarda senza paura.

- Al contrario, nella sua ira, il re dice forte: “Sia!”. Deve mantenere la parola pronunciata davanti al servizio segreto, altrimenti perde il trono e il popolo.

22. Daniel esce senza chinarsi. Il re dice ad Arioch, passando velocemente davanti: “Il verdetto vale il quinto mattino, se…”. Questo ‘se’ pende su Babilonia.

- Anche gli amici vedono il tempo concesso come l’ha pensato il giudice: ‘Non sospeso, solo rimandato’.

- Il veggente prega i suoi amici: “Mettiamo la preghiera nelle Mani di Dio, così che mi voglia dare il significato del sogno. Infatti, la grande Babilonia mi ha concesso quattro giorni”.

23. Riferisce ciò che si è svolto. Pregano fino a sera, non in lunghe litanie. La richiesta sale intimamente per proteggere i prigionieri e loro stessi. E guarda, …nella notte viene data a Daniel l’immagine e il suo senso. Allora si sveglia, e risveglia i tre compagni.

24. “Ringraziate anche voi il Signore, l’Altissimo! All’uomo di satana viene legata la mano, e deve soffrire quattro giorni questa pena, anche se la sua ira infuria in pesanti ondate”. Nel più alto segno della luce e delle stelle, che era andato perduto già una volta nella ‘santa quadratura’, s’inginocchiano, e Daniel adora:

25. “Sia lodato il Tuo Nome, eterno, vero Iddio nella Tua Magnificenza! Tu cambi il tempo e l’ora, senza sospendere il Tuo Ordine. Hai distrutto il tempo del re arrogante. Tu insedi e togli di nuovo i reggenti del mondo; e Tu sai facilmente imbrigliare un diavolo secondo il Consiglio della Tua saggia Volontà. L’uomo non comprende, perché un potente è sovente a lungo al timone. Ma tu sfracelli il potere dei potenti, anche quando schiavizzano a lungo i loro popoli.

26. Mi hai aiutato ds strappare il bottino al rapinatore. Chi si fa istruire da TE, a lui Tu dai la Tua Sapienza e l’intelletto benedetto. Ciò che è profondamente nascosto, tu lo levi alla luce del giorno; ciò che troneggia al di sopra di noi in maestosa altura, lo porti ai Tuoi figli con care mani di Padre. Ti può essere nascosta l’oscurità? La Tua Luce illumina l’interiore della Terra, come ciò che è nascosto nel petto di un uomo.

27. Ti ringrazio, Padre di coloro che sono preceduti, che vivono oggi e nel futuro in tutte le parti del Tuo Regno. Ti ringrazio per la Tua Forza, per comparire come leone davanti allo sciacallo. Salve a Te, o Signore, nell’elevatezza del Tuo infinito!”

 

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Cap. 7

Il sogno del re e la sua interpretazione

La conversione di Nabucodonosor

[Daniele  2,25-36]: «25 Allora Arioc menò in tutta fretta Daniele davanti al re, e gli parlò così: 'Io ho trovato, fra i giudei che sono in cattività, un uomo che darà al re l'interpretazione'. 26 Il re prese a dire a Daniele, che si chiamava Beltsatsar: 'Sei tu capace di farmi conoscere il sogno che ho fatto e la sua interpretazione?' 27 Daniele rispose in presenza del re, e disse: 'Il segreto che il re domanda, né savi, né incantatori, né magi, né astrologi possono svelarlo al re; 28 ma v'è nel cielo un Dio che rivela i segreti, ed egli ha fatto conoscere al re Nebucadnetsar quello che avverrà negli ultimi giorni. Ecco quali erano il tuo sogno e le visioni della tua mente quand'eri a letto. 29 I tuoi pensieri, o re, quand'eri a letto, si riferivano a quello che deve avvenire da ora innanzi; e colui che rivela i segreti t'ha fatto conoscere quello che avverrà. 30 E quanto a me, questo segreto m'è stato rivelato, non per una sapienza ch'io possegga superiore a quella di tutti gli altri viventi, ma perché l'interpretazione ne sia data al re, e tu possa conoscere quel che preoccupava il tuo cuore. 31 Tu, o re, guardavi, ed ecco una grande statua; questa statua, ch'era immensa e d'uno splendore straordinario, si ergeva dinanzi a te, e il suo aspetto era terribile. 32 La testa di questa statua era d'oro fino; il suo petto e le sue braccia eran d'argento; il suo ventre e le sue cosce, di rame; 33 le sue gambe, di ferro; i suoi piedi, in parte di ferro e in parte d'argilla. 34 Tu stavi guardando, quand'ecco una pietra si staccò, senz'opera di mano, e colpì i piedi di ferro e d'argilla della statua, e li frantumò. 35 Allora il ferro, l'argilla, il rame, l'argento e l'oro furon frantumati insieme, e diventarono come la pula sulle aie d'estate; il vento li portò via, e non se ne trovò più traccia; ma la pietra che avea colpito la statua diventò un gran monte, che riempì tutta la terra. 36 Questo è il sogno; ora ne daremo l'interpretazione davanti al re.»

1. Arioch corre intorno come se la sua testa fosse in un laccio. Non vuole eseguire la sentenza, ma ci sono abbastanza servi che torturerano gli uomini con la voluttà di un diavolo. Per un uomo, ci sono ben due boia.

2. È la nona ora del mattino. Di nuovo la sala del re è colma di sfarzo, di polizia, guardie e soldati. I saggi vengono formalmente spinti nella sala. Fra di loro ci sono donne altolocate, anche qualche povera, piccola donna. Nonostante il consiglio giorno e notte che ogni gruppo ha condotto, non è stato riconoscibile il sogno, meno ancora la sua interpretazione. Daniel è la calma stessa.

3. Ci si piega fino al suolo, quando arriva il re e nessuno vede come due paia d’occhi ardono gli uni negli altri. Chi è più potente: la grande Babilonia, oppure il profeta? Nabucodonosor respinge la sua rabbia; ma guai, se… Di nuovo questo ‘se’. – Una spada pericolosamente tagliente.

4. “Portate qui colui che sa il sogno e l’interpretazione!”

- Arioch risponde: “Io ho colui che può adempierti il tuo desiderio”.

- ‘Desiderio’, è buono, pensa Aspenas. Arioch conduce Daniel al trono. La sua stessa mano è fredda, nonostante l’ardore estivo. La mano di Daniel gli toglie il pesante giogo, …dal Bel.

5. Comincia con il suo discorso: “La cosa perduta, regnante dell’Euphrat, non posso rivelartela. Hai spinto una spessa coltre sui pensieri che non ti sono sfuggiti di mente. Nemmeno io ho tolto questo panno. Lo ha fatto il SIGNORE della Verità e della Magnificenza! Egli rivela ciò che tu – per pura paura – avevi nascosto”.

6. “Non parlare troppo coraggiosamente!”, scintilla come l’ascia del boia.

- Daniel non vi bada. Lui sente la Spada come Luce, Scudo, Elmo e Corazza: le armi di Dio che egli porta. Il veggente sta diritto davanti al potere del mondo e dice:

7. “Babilonia, tu, grande, regnerai fino alla fine di questo mondo! Per quanti popoli verranno anche, troneggerà sempre Babilonia, la grande, finché non verrà il primo-Re, il Quale è contemporaneamente, l’Ultimo! Il fiume dove siede potentemente Babele dominando su innumerevoli uomini, trascina il suo flutto attraverso tutti i paesi, tutti i popoli! Chi beve di questo fiume, gli sarà succube fino alla fine!

8. Non parla la mia saggezza, non sono più che tutti gli altri. Il mio Dio rivela il sogno. Ascolta dunque! Era formato come la figura d’uomo. Il suo capo era come di finissimo oro, il suo petto e le braccia erano d’argento; la sua pancia e i suoi fianchi erano di rame; le sue cosce di ferro; i piedi in parte di ferro, in parte di argilla. Nel sonno hai detto: ‘Così è la mia Babilonia!’.

9. Cadde un sasso che nessuna mano aveva gettato. Potentemente colpì i piedi e stritolò argilla e ferro. Allora l’immagine cadde e fu stritolata insieme al ferro, l’argento, il rame ed l’oro. Rimase un soffio di polvere. Lo soffiò via il vento come pula sparsa, finché non ne rimase più nulla. Tu hai cercato di conservare ciò che ti sembrava così regale. Inutilmente! Ti sei voltato; allora il sasso diventò un grande monte che nessuno poteva abbracciare con lo sguardo. Colmò presto tutto il mondo. – Ora dimmi se ho descritto abbastanza il tuo sogno”.

10. Mostrando sempre quella rigida maschera, persino ad Arioch, che di rado indovinava ciò che passava dietro a quella fronte che adornava il pesante cerchio d’oro. Ma oggi…? È come se fosse stata strappata una coltre, nel cui strappo lo spavento del re stava come una faccia deformata. – Daniel attende un poco. Il re non deve ancora giungere alla fine davanti allo stato della corte. La domanda è segretamente un avvertimento: “Vuoi saperlo ora il significato? O te lo devo dire domani? …a te solo?”

11. ‘L’immagine del sogno è giusta. Daniel vorrebbe solo svignarsela attraverso il «domani» o «con te solo…»? Aspetta, fruttolino, ti passerà il coraggio!’. – “Lo voglio sapere ora!”, s’arrabbia il re duramente, e stringe forte i denti. Che cosa porterà l’interpretazione per lui stesso, per il suo popolo, per il suo futuro?

*

[Daniele  2,37-49]: «37 Tu, o re, sei il re dei re, al quale l'Iddio del cielo ha dato l'impero, la potenza, la forza e la gloria; 38 e dovunque dimorano i figliuoli degli uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del cielo, egli te li ha dati nelle mani, e t'ha fatto dominare sopra essi tutti. La testa d'oro sei tu; 39 e dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, di rame, che dominerà sulla terra; 40 poi vi sarà un quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il ferro spezza ed abbatte ogni cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa. 41 E come hai visto i piedi e le dita, in parte d'argilla di vasaio e in parte di ferro, così quel regno sarà diviso; ma vi sarà in lui qualcosa della consistenza del ferro, giacché tu hai visto il ferro mescolato con la molle argilla. 42 E come le dita de' piedi erano in parte di ferro e in parte d'argilla, così quel regno sarà in parte forte e in parte fragile. 43 Tu hai visto il ferro mescolato con la molle argilla, perché quelli si mescoleranno mediante connubî umani; ma non saranno uniti l'uno all'altro, nello stesso modo che il ferro non s'amalgama con l'argilla. 44 E al tempo di questi re, l'Iddio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto, e che non passerà sotto la dominazione d'un altro popolo; quello spezzerà e annienterà tutti quei regni; ma esso sussisterà in perpetuo, 45 nel modo che hai visto la pietra staccarsi dal monte, senz'opera di mano, e spezzare il ferro, il rame, l'argilla, l'argento e l'oro. Il grande Iddio ha fatto conoscere al re ciò che deve avvenire d'ora innanzi; il sogno è verace, e la interpretazione n'è sicura'. 46 Allora il re Nebucadnetsar cadde sulla sua faccia, si prostrò davanti a Daniele, e ordinò che gli fossero presentati offerte e profumi. 47 Il re parlò a Daniele, e disse: 'In verità il vostro Dio è l'Iddio degli dèi, il Signore dei re, e il rivelatore dei segreti, giacché tu hai potuto rivelare questo segreto'. 48 Allora il re elevò Daniele in dignità, lo colmò di numerosi e ricchi doni, gli diede il comando di tutta la provincia di Babilonia, e lo stabilì capo supremo di tutti i savi di Babilonia. 49 E Daniele ottenne dal re che Shadrac, Meshac e Abed-nego fossero preposti agli affari della provincia di Babilonia; mentre Daniele stava alla corte del re.»

 

12. “Come preferisci”, risponde Daniel. “Tu credi di essere reggente dalla perfezione del tuo potere? Ti sbagli! Il mio DIO ti ha dato nella mano il governo per il tuo tempo. Ed Egli ti ha dato tale potere, ma non per la morte e la crudeltà. Questo proviene dalla bassa parte dell’anima. Dall’alto governo tu hai stabilito la brama di dominio; dal potere della Luce hai fatto l’attività di potere.

13. Il capo d’oro sei tu, ma hai l’oro fino, il governare, che può essere benedetto dalla Luce, posto su piedi che sono facilmente fragili; se ora il portatore del tuo capo fosse anche di oro, il che significa che il governo sarebbe colmo di benignità, allora la Benedizione di Dio sarebbe evidente tramite te. Invece no!

14. I tuoi avi sono morti. Così morirai anche tu, mentre Babilonia rimarrà ancora. Ma non sarà mai governata dall’oro fino. Dopo di te comparirà un altro, il cui regno è minore. Sì, il mondo percorrerà il suo cammino nella tomba! La ‘grande Babilonia’ sprofonderà, quando il Mio Re verrà per Ultimo!

15. Il regno dell’argento viene dall’est (popoli fino a Cristo) e sprofonderà nell’ovest. Il terzo avrà il potere ferreo (legioni romane). Il rame scomparirà esteriormente; solo l’interiore si estenderà in lungo e in largo e, ..alla fine, distruggerà se stesso. Ma dallo stesso sorgerà il ‘regno del ferro’, che schiavizzerà molti uomini (dominio di Roma fin oltre il medioevo)! Odio, fuoco, sangue ed oppressione, fanno degli uomini, meno che un granello di polvere sulla strada.

16. I piedi e le dita, in parte di ferro e in parte di argilla, mostrano che ogni governo decade prima del completo naufragio. Dominatori e reggenti, segreti ed alti, aperti e nascosti, stanno già con il loro sorgere al bordo della loro fossa. Perché argilla e ferro sono il potere del mondo che dà da se stesso il colpo mortale. Ogni casa (dinastia) regnerà brevemente nel rapporto.

17. Più ci si basa sul ferro (armi), più un reggente sta sull’argilla. Il peso ferreo macina l’argilla. Come entrambi non si lasciano mescolare, quindi tutti i dominatori che regnano, nello stesso tempo non sono d’accordo. Il forte opprime il debole, finché esiste il mondo debole, finché il ferro non si spezza con la propria argilla.

18. Dopo giungeranno tutti coloro che sperano nella fede, nel Regno dell’Eterno. Esso non è di questo mondo Il Regno dello Spirito e della fede rimarrà in eterno. DIO è la Pietra, sospettata e negata, invisibile e, comunque, esistente! Diventato il monte, i figli di Dio, i re della Luce, serviranno sulla Sua Altura il loro Padre-Creatore, e Lo onoreranno.

19. L’immagine del sogno è una ‘santa visione dei tempi’ fino alla fine di questo mondo. Riconosci dunque che esiste eternamente un solo Capo: l’oro fino lo possiedono i sette Spiriti di Dio: Governo, Dominio, Verità e Giustizia, Fraternità, Amore e la soave Mano.

20. La mitezza non è una briglia molle; è la misericordia che è da dare al popolo. Se agisci di conseguenza, allora si dirà di te: ‘Vedete, si era rivolto a Dio ed è tornato come un figlio perduto!’. Allora non sei tu la grande Babilonia, lo spavento di innumerevoli uomini. Se una cosa sorge dall’altra, come un animale fa i piccoli, dipende comunque ancora dal fatto, di chi si lascia sollevare dall’oscurità alla Luce, a Dio. EGLI fa dal basso, l’alto; dal rigettato, il bene; dall’oscurità, la Luce.

Infatti: il Suo governare, era ed è, e rimane in eterno!”

21. Alla parola segue un solenne silenzio, penetrato da un soffio di un mormorio come se degli invisibili dirigessero tutto, …anche il re. Costui rimane seduto a lungo con la fronte appoggiata. I superiori temono la sua ira. Quando mai avrebbe riconosciuto un diritto dell’altro? Temono maggiormente i tre consiglieri giudaici. Se Daniel è perduto, allora anche loro: Sadrach, Mesach e Abed-Nego.

22. Diversamente pensano Arioch, Aspenas, i persiani e i caldei. Loro riconoscono sia ciò che si sta movendo nel re, sia quanto profondamente il giovane veggente ha fatto Luce. Nonostante ciò, fanno solo segretamente un sospiro di sollievo; la corte di Nabucodonosor è colma di diavoli d’uomini. Magari oggi cambia; ma domani, …oppure dopo?

23. Finalmente alza gli occhi, e ordina: “Qua, un altare che non c’è ancora in nessun tempio, incenso, mirra, nardo, oro! Voglio mostrarvi ciò che può un dio!”. Intende se stesso? …come Bel? Il tesoriere corre via. Presto degli schiavi trascinano ciò che è stato ordinato. Soltanto…, nessun uomo cattivo cambia così rapidamente in un buono. Il re domanda astuto:

24. “Sei stato qui ed hai interrogato la mia pietra?”. Non indica a ciò che è avvolto; nessun estraneo deve sapere che egli ha la ‘pietra della sapienza’. Sarebbe possibile che…

- Il profeta guarda tranquillo: “Chiedi ai tuoi guardiani se sono uscito dalla nostra stanza. L’hai fatta chiudere ermeticamente, e nessun guardiano avrebbe mai osato trasgredire l’ordine”.

25. Il guardiano striscia avanti sulle ginocchia: “Signore, prendi le mie mani oppure uccidimi, se ho offeso il dovere!”. Aspenas conferma che i giovani non sono usciti, nemmeno per un cammino all’aperto durante i quattro giorni.

- “Davvero non hai toccato la mia pietra?”, chiede nuovamente Nabucodonosor.

26. “Mi ha illuminato il mio DIO, non la pietra morta! Ho svegliato i miei amici, ma ho taciuto loro la visione”.

- Il re si scervella. Avviene una cosa incomprensibile: scende all’altare riccamente addobbato, e mette il pesante cerchio che adorna la sua fronte, il simbolo del più alto potere del mondo, nel mezzo, e fa cenno a Daniel, mentre la corte di stato si avvicina un poco.

27. Nabucodonosor getta nel fuoco sull’altare un quarto dell’oro, dell’incenso, del nardo e della mirra. Il fuoco divora il tutto. Il Dio di Daniel non accetta il sacrificio?

28. Il veggente prega ad alta voce: “Signore, Tu sia ringraziato per la Tua azione! Hai cambiato un cuore rigido. Non sorse nessun fumo né odore nel sacrificio; quindi la Tua Luce l’ha accettato. Se è così, non rimane nulla di mondano. La Luce prende tutto, …oppure nulla! A Te solo spetta la gloria, l’onore, il ringraziamento e l’adorazione!”

29. Solo di rado il mondo sperimenterà che un re si china alla presenza dei suoi sudditi. Il babilonese lo fa davanti all’altare. “Ora so che esiste qualcosa che non si può riconoscere da se stessi. Tu, misterioso Dio di Daniel, mi hai mostrato ciò che nessun altro ha saputo dire. Perciò voglio credere in te, come l’ho fatto proprio ora sotto i Tuoi occhi invisibili”.

30. Allora Daniel mette di nuovo al re il suo cerchio d’oro. Persino gli uomini più duri sono commossi. E Nabucodonosor dice ai suoi funzionari di corte: “Vi faccio sapere, ed ognuno deve badare a questo, insieme a tutto il popolo: io innalzo te, Daniel, a principe, più vicino a me, qui al mio trono!

31. I doni dell’altare, la casa bianca dei principi e i beni del paese della provincia di Babele, sono la tua proprietà libera da tasse. Regna là al posto mio. Sei il superiore di tutti i saggi, e nessun consiglio deve avvenire senza la tua presenza. Se vengono qui i superiori dei persiani e dei caldei, allora anche loro sono sottoposti a te finché sono nel mio paese”.

32. Si porta un abito principesco. Alcuni pensano: ‘Ora farà di me come io faccio a lui e ai suoi amici’. Mentalmente se ne vanno certe funzioni. Nonostante ciò si giubila. Si è vissuto qualcosa di unico. Loro stessi, gettati fuori dal corso abituato dal tempo, è come se egli sedesse su un nuovo trono, che starebbe più in alto di quello vecchio. Oggi il re permette che gli si venga molto vicino.

33. Della regione di Babele fa parte il campo dei giudei fra Sepharvaim ed Akkade. Il ferro dev’essere battuto finché il fuoco arde sull’incudine. Perciò Daniel si siede a destra del trono sul gradino superiore, e dice:

34. “Il re viva a lungo, …nella pace del mio Dio! Mi hai offerto molto di questo mondo. I tuoi doni devono portare benedizione. Solo, fammi restare con te; la conversione non è facile per governare oramai nella giustizia, pure nella buona severità, che è necessaria per ogni popolo. Se sono lontano da te, chi ti deve trasmettere il Consiglio del mio Dio?

35. Ci sono tre alti uomini che ti servono, se vengono lasciati liberi: i dotti nella scrittura: Sadrach, Mesach e Abed-Nego. Metti loro come amministratori. Presto riconoscerai quanto sarà stato buono il mio consiglio. Rilascia anche Joiakim dal suo arresto, che abiti presso i giudei. Non come reggente! Ha convertito il suo cuore, perciò può riottenere la sua libertà.

36. ‘Quanto è astuto’, si sussurrano i maligni; ‘quanto è intelligente’, pensano altri. L’intelligenza vince. Il popolo giudaico non è ancora da rimpatriare, non ancora per lungo tempo. La lunga via nella prigionia, la totale perdita dei beni, distrugge le città e i villaggi di Canaan. – Dove si dovrebbe abitare? Tuttavia, tra i propri dotti la vita nel paese straniero sarà più facile da sopportare. Così anche il popolo rimane nel suo genere.

37. Daniel alla corte del re; – questa è la Guida di Dio. Un Nabucodonosor può bensì convertirsi in un attimo, ma un animale rapace non diventa un agnello; al massimo, si lascia ammansire. E questo è l’incarico del mandato dal Regno.

 

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Cap. 8

Daniele e il giudice, i fratelli s’incontrano

1. Nel castello del re le cose si svolgono allegramente. Arioch si stupisce che Daniel sia presente. Si è affidato a Dio, …anche se non nella piena profondità. Il Suo mandato può avere gioia nei banchetti mondani? Se lo chiede quando, dopo un caldo ricevimento, sale alla casa del principe.

2. Daniel lo accoglie nel padiglione di marmo bianco. “Che cosa ti porta qui?”. Attira Arioch sui divani, allineati lungo una parte.

- “Molto”, sospira l’ospite. “Mi hai aspettato, visto che non dormi ancora?”. Sovente il veggente sa cose in anticipo. “Oppure sono stato annunciato? Nessuno sapeva che ora sarei venuto ancora da te”.

3. Daniel ordina a un servitore di portare il succo di melograno.

- “Non vino?”, chiede Arioch.

- “Se lo vuoi? Oggi abbiamo bevuto molto”.

- “Perciò vengo. Non manchi in nessun ricevimento del nostro re; e lui si dispone sempre, quando non sei al controllo della provincia di Babele”.

4. “Si sente a suo agio accanto a me, …per il momento. Non è ancora sgusciato fuori dalla sua pelle di Babele, e si chiede a come alcune cose sarebbero di nuovo da piegare”.

- “DIO ti ha afferrato; da allora sei un giusto giudice. Certamente devi fare certe cose che tormentano la tua coscienza; ma dov’è possibile, tu indebolisci qualche durezza di giudizio”.

5. Bada a questo: ‘Quando sono presente, certe cose si possono evitare’. Quanto rapidamente lo riscalda il vino, così rapidamente emette una sentenza di morte, e se qualcuno che non più del tutto in sé, dice qualcosa di stolto... Perciò io lo distraggo e bevo il suo vino come acqua”.

- “Il vino rimane vino, mio caro!”

- “Precisamente! Ma con la Forza di Dio tramuto il vino in acqua; come sarebbe possibile, fare pure dell’acqua, vino.

6. “Allora, piuttosto, dal vino pesante ne farei uno leggero!”, esclama entusiasta Arioch.

- “Sì, proprio i beoni non conoscono più nessuna differenza, altrimenti tutti i tavernieri verrebbero frustati”.

- “Hai ragione”, mormora Arioch. “Ma per me…”, si avvicina a Daniel, “…lo puoi fare. E per Aspenas, che comunque regge male i vini pesanti…”.

7. “Fallo pure da te”.

- “I o …?”

- Lo dice in modo esteso così a lungo, che Daniel ride forte. “Non è un mistero. Bevi lentamente, mangia prima qualcosa che sopporta molto liquido, e bevendo, pensa: ‘L’Acqua di Dio’. Il vino è un dono nobile, ma viene bevuto solo raramente così, come sarebbe di benedizione per ognuno. La prossima volta prova, allora non ti verrà una testa pesante”.

8. “Come ti posso ringraziare?”

- “Con la tua amicizia. Sei un babilonese, io un giudeo. I nostri popoli sono così diversi come la terra e il mare. Ma bada: come i popoli hanno vissuto finora duramente nella sfida, così rimarrà fino alla fine di questo mondo. Ma come abbiamo fatto amicizia noi, qui e là anche due paesi giungeranno all’amicizia.

9. Il nostro mondo è mare e terra. Indipendentemente dalle forze della natura, entrambi sono portatori di vita, fatti da Dio. Tu pensa, che se Egli l’avesse dato, tutti dovrebbero anche orientarsi secondo questa. Tuttavia noi stiamo sulla via dello sviluppo, per cui nella cornice della nostra vita dobbiamo avere la libertà. Unicamente la libertà non è interminabile. Lo hai visto quando ho saputo interpretare il sogno del re”.

10. “Lo comprendo”, annuisce il giudice. “Ma se noi babilonesi siamo veramente una parte dei persiani e dei caldei, perché ora l’odio mette fra di noi e loro dei confini come dure mura?”

- “Quelle invisibili sono le più dure. Una muraglia che separa una cosa intera in due parti, può separare certamente il qua e là per lungo tempo. Ma poi…?

11. Conosci Sinear, la montagna dei caldei, accanto a quella, una così bella città, UR[7]: simbolo di fedeltà, amore, pace. Sinear era stata edificata per via di tribù selvagge. Oggi non è più protezione e scudo, ma la vostra porta d’accesso. Una volta possedeva un trono, presso il quale poteva accusare anche il più povero, dove veniva espresso il DIRITTO, come oggi non ne esiste quasi più. Più tardi…? Allora il diritto aveva l’aspetto di un piatto rotto”.

12. “Dimmi ancora molto dei popoli”, chiede Arioch.

- “Tu stesso sei istruito”, loda Daniel, “solo non sai ancora il collegamento che risulta dallo Spirito; avete in voi il loro sangue. Nonostante ciò, oggi le differenze sono diventate grandi, ciò risulta dal proprio sviluppo e dalla costrizione di vita. Anche noi tramite il nostro patriarca Abraham portiamo in noi qualcosa dei caldei.

13. Come popolo non esiste più nessuna Caldea, la Persia è in salita e voi avete oltrepassato la vostra elevatezza. Ma quella Babilonia, ‘la grande’, avrà in tutti i popoli la sua ripercussione; e questa si chiama mania del potere, arroganza, spietatezza e bavaglio degli uomini, corporalmente ed anche animicamente”. Daniel si alza.

14. “Guarda, si fa giorno. Riposiamoci ancora un poco”, indica attraverso la finestra la vicina collina che viene indorata da un primo raggio di Sole.

- “Posso rimanere?”

- “Non devi fare nessuna riverenza al re?”

- “No! Lui vuole formulare leggi che potrebbe fare meglio lui da solo”. Il giudice ride, non è un suono lieto.

15. “Con quelle leggi che forgia, naufragherà, perché con quelle, anche il popolo va a fondo. Lasciamolo stare ora. Anch’io sono libero; potremmo intraprendere qualcosa”.

- “Lo volevo discutere con te”, risponde Arioch: “Ti ricordi del fabbro, che a suo tempo fu accolto pietosamente dal re?”

16. “Sì; sono attratto dall’uomo. Lo conosci?”

- “Non molto; da lui ci sarebbe una giudea. Dallo spione Borojka ho sentito che sarebbe saggia. Mi stupisce che il manigoldo non l’abbia già portata in prigione”.

17. Daniel ascolta dentro di sé. Chissà, …Arioch gli vuol dare la gioia di trovare ora sua sorella, perciò dice svelto: “Vedremo chi è lei. Non voglio dormire, solo mangiare qualcosa. Se vuoi, andiamo a cavallo. Ho anche da riferire qualcosa di buono al fabbro, dal re”. ‘Ancora una volta’ aggiunge pure ulteriormente nel pensiero.

18. Daniel batte le mani. Dà ordini gentili, affinché non abbia alcuna parola dura per i servi. Suo padre gli aveva pure raccontato di Abraham, come avesse trattato servo e serva, che tutti si sentirono da lui come figli. A ciò tende Daniel, dovendo lasciar valere la prudenza. Babele non è una casa paterna come esisteva presso il patriarca.

*

19. Presto salgono in sella. Cavalcano tranquillamente. Dato che il Sole sta appena sorgendo, soffia dal fiume l’aria mattutina ancora fresca e dolce. Riconoscendo il giudice e il principe, la guardia alla porta dell’est spalanca entrambe le ante. Inoltre comincia la vivace vita nelle strade. La città si sveglia. Si sale leggermente, e si vede già ardere il fuoco del fabbro.

20. “Lui è diligente”, dice il giudice. “Fu denunciato, ma la sua onestà lo ha protetto. Ora vieni, Daniel, oggi devi avere una grande gioia”.

- “Mi incuriosisci”. Gli occhi di Daniel vanno verso la casa. Nel cuore, canta e risuona come adorazione, portata in anticipo per la Grazia di Dio. Nel frattempo scendono dai loro cavalli.

21. Asnorba esce dall’officina. Conosce il giudice; ma, …il più giovane nell’abito principesco? Non è colui che doveva sollevare con lui la pietra? Aveva bensì udito che Daniel era diventato un principe. Dato che non sapeva se fosse esatto, non ne aveva ancora raccontato nulla a Jolea ed Harfia.

22. Con riverenza saluta i due uomini e conduce i loro cavalli al pascolo.

- “Un buon uomo, che assiste dapprima un animale”, dice Daniel.

- Arioch annuisce: “Sentirai cose buone di lui”.

- Il fabbro si è lavato al pascolo, mani e volto, e si è tolto il grembiule di pelle. Ritornato, apre la porta. “Vi prego sedetevi, vado a prendere una buona bevanda”.

23. Il tinello non è arredato severamente nel modo babilonese. Qui opera uno spirito buono. Asnorba sorride fra sé. “Che cosa vi porta da me?”

- “Molto”, comincia il giudice. “Il re ti è ben disposto”. Da una tasca toglie un tubicino, riempito con oro puro. “Ne devi fare qualcosa. Se gli piace, ti eleverà a primo fabbro; inoltre, poi ti sarà affidata la scuderia. Allora potrai istruire i giovani uomini, poiché per te, il solo lavoro diventerebbe certamente troppo”.

24. Asnorba si scervella. Oh, quanto il re è come una bandiera al vento; e proprio coloro elevati da lui, li lascia di nuovo ricadere secondo il suo beneplacito. Anche Nezarono lo aveva una volta fatto alto, e poi… Certamente era bene che questo diavolo d’uomo venisse tolto dalla strada. Chiede al giudice: “Che cosa pensi, debba fare dell’oro? Che cosa darà gioia al re?”

25. “Conia la sua testa, lo sceglierà come mezzo di pagamento”.

- “Preferisco di no”, avverte Daniel. “Più tardi si faranno tali monete, e con ciò si schiavizzeranno i sudditi! Daniel prende il suo sacchetto. “Qui c’è argento; te lo regalo. Forgia dall’oro un vaso, ed aggiungi l’argento nobile. Colmalo con buoni frutti, e allora vedrai se e come il re ne gioirà”.

26. Il fabbro soppesa il metallo nella sua mano. “Voglio vedere di farcela in una settimana”.

- “Non c’è fretta”, fa cenno il giudice. “Il re non sa che sono stato già oggi da te. Ora un’altra cosa:

27. Daniel ha una sorella. Conosci il suo destino. Va a prenderla, tu sai dov’è”. Lo dice leggermente sorridente.

- Ma il fabbro si spaventa. Harfia, la buona ragazza a cui è affezionata sua moglie, i bambini e lui stesso, …dev’essere consegnata alla corte? Perché se Daniel la porta con sé… O guaio…

28. “Non temere”, dice all’improvviso il profeta. “Ora so che cosa significa l’ultimo sogno. Qui trovo la sorella; e qui in questa casa deve rimanere. E’ bene per tutti se nessuno sa che mia sorella vive e dove. Guardatevi dal dire che la vostra ‘cara serva giudea’, come la chiamate, è la sorella di un principe. Fin dalla nascita eravamo figli di principi.

29. Come Nezarono, così può succedere a me, e il destino di Harfia sarebbe segnato. Ora portala. Fin dalla mia infanzia ho sperato in questo giorno”. Daniel trema quasi. Chi non lo comprende?

- Asnorba va, profondamente toccato come allora quando il popolo del Giordano venne deportato. Si asciuga di nuovo il volto, chiama Harfia e le dice: “C’è un ospite che ti vorrebbe parlare volentieri”.

30. “Ah, padrone”, così lo chiama Asnorba, “chi è? Voglio rimanere con voi. Prego, non mandarmi via!”

- “Rimani qui, l’ospite stesso ha espresso questo desiderio. Prendi il tuo cuore nelle due mani, figlia, è una grande gioia che ti capita”.

31. Arioch sta uscendo dalla stanza. Si stupisce. Qual fine ragazza! In verità è bene lasciarla con il fabbro. A corte non sarebbe mai sicura da tutti i lussuriosi. Trattiene il fabbro e spinge dolcemente la ragazza attraverso la porta. I fratelli devono imparare del tutto da soli a conoscersi.

32. Daniel sa che troverà Harfia, ma lei no, che finalmente, lo trova… ora, …dopo oltre due decenni. Unicamente il sangue della stirpe esercita quel linguaggio che va oltre i paesi, i mari. “Harfia!” Quale esclamazione, morbida, suonando, colma di nostalgia. E l’esclamazione di rimando: “Daniel!”, lo esprime singhiozzando. Uno vola verso l’altra, e lui si adagia nelle braccia della sorella allargate maternamente.

33. A lungo non dicono una parola. Poi si raccontano che cosa hanno portato con sé i molti anni, finché Harfia chiede timorosa: “Come stai verso il re? Sei diventato il suo principe. Vuoi ora portarmi con te?”

- “Lo farei volentieri, ma è pericoloso. Se ti volessi proteggere, presto mi si eliminerebbe; e fin qui non posso venire sovente. Darebbe nell’occhio e si verrebbe a sapere che sei mia sorella. Altri farebbero di te la mia amante.

34. Adesso, …vedremo! Venire qui con il giudice non darà nell’occhio; troveremo un modo affinché possa avvenire più spesso. La cosa principale è che ci siamo ritrovati”.

- “Così è giusto”, dice Arioch dalla porta. La sua curiosità e la gioia lo hanno spinto ad entrare presto. Dietro di lui compaiono Asnorba, Jolea e i bambini.

35. Arioch continua: “Vi tolgo la preoccupazione, almeno finché…”, si limita, “…finché dura l’incarico del re. Mi ha incaricato di esaminare se fai bene il tuo lavoro”. Quest’ultima cosa riguarda il fabbro. “Devo persino sorvegliare la scuderia quando si portano da te i nobili cavalli”.

36. “Allora avrai molto da fare”, Daniel si rivolge ad Asnorba. “Certi ti invidieranno; ti tengo lontano la volpe”.

- “Intendi l’avvocato da strapazzo? Ma lo conosci già?”

- “No; ma dalla sua casa correva qui un’ombra scura”.

- “E’ vero”, si fa sentire Arioch. “Nezarono e la sua schiera, di cui fa parte Borojka, sono già diventati abominevoli per il nostro superiore. Ora, la testa di questa serpe pende in un laccio; c’è da aspettarsi come la faccenda proseguirà”.

37. “Non lo si può aiutare?”, chiede Harfia. “Mi fanno pena tutti coloro che vanno in prigionia oppure nel carcere”.

- “Ragazza, hai un cuore caldo!”, Arioch la bacia sulla fronte. “Solamente, non sai che Nezarono – come si dice – è un diavolo incarnato. Passava sui cadaveri, ed io ho dovuto firmare qualche sentenza che lui aveva disposto al re.

38. Almeno nove decimi. E quanti ne sono stati finora? …li ha uccisi lui stesso! Mettere lui di nuovo al suo posto, significa scatenare su dei poveri uomini un Satana. Noi tutti verremmo assassinati, e altre migliaia. E se il re fosse al sicuro dal cane sanguinario, non lo fermerei ancora per tanto tempo”.

39. “Sembra spietato”, aggiunge Daniel, “ma non restituirei a Nezarono nessuna libertà, con cui la sua anima è da salvare. Se disponiamo diversamente le prigioni, assumiamo funzionari migliori, allora agiamo in modo giusto. Non si può fare troppo. Il re è solo da voltare un po’ alla volta, finché ascolterà pure i suoi diavoli. Succederanno ancora molte cose”.

40. Chiede ad Arioch: “Aiutami affinché io possa visitare di tanto in tanto mia sorella”.

- “Nessun problema, vi proteggo io”.

- Jolea offre un pasto. Daniel abbraccia Harfia, devono ripartire. Non si può sapere se il re li farà chiamare comunque.

41. “Sono grato a Dio e alla brava gente del fabbro che lo hai trovato così bene”.

- “Anch’io”. Harfia sospira. Non sarebbe bello se abitassero in Gerusalemme, nel palazzo dei loro genitori? Liberi e, …non disturbati. Un sogno! La realtà è dura e ruvida, e nonostante ciò, irradiata dalla Benignità di Dio. Di ciò, è da riconoscere questo: il mondano esiste per essere superato!

 

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Cap. 9

Il feticcio idolatra del re – I giudei coraggiosi

[Daniele 3,1-19]: « 1 Il re Nebucadnetsar fece una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei cubiti, e la eresse nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia. 2 E il re Nebucadnetsar mandò a radunare i satrapi, i prefetti, i governatori, i giudici, i tesorieri, i giureconsulti, i presidenti e tutte le autorità delle province, perché venissero alla inaugurazione della statua che il re Nebucadnetsar aveva eretta. 3 Allora i satrapi, i prefetti e i governatori, i giudici, i tesorieri, i giureconsulti, i presidenti e tutte le autorità delle province s'adunarono per la inaugurazione della statua, che il re Nebucadnetsar aveva eretta; e stavano in piedi davanti alla statua che Nebucadnetsar aveva eretta. 4 E l'araldo gridò forte: 'A voi, popoli, nazioni e lingue è imposto che, 5 nel momento in cui udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del saltèro, della zampogna e d'ogni sorta di strumenti, vi prostriate per adorare la statua d'oro che il re Nebucadnetsar ha eretta; 6 e chiunque non si prostrerà per adorare, sarà immantinente gettato in mezzo a una fornace di fuoco ardente'. 7 Non appena quindi tutti i popoli ebbero udito il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del saltèro e d'ogni sorta di strumenti, tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nebucadnetsar aveva eretta. 8 Allora, in quello stesso momento, alcuni uomini caldei si fecero avanti, e accusarono i giudei; 9 e, rivolgendosi al re Nebucadnetsar, gli dissero: 'O re, possa tu vivere in perpetuo! 10 Tu, o re, hai emanato un decreto, per il quale chiunque ha udito il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del saltèro, della zampogna e d'ogni sorta di strumenti deve prostrarsi per adorare la statua d'oro; 11 e chiunque non si prostra e non adora, dev'esser gettato in mezzo a una fornace di fuoco ardente. 12 Or vi sono degli uomini giudei, che tu hai preposti agli affari della provincia di Babilonia: Shadrac, Meshac e Abed-nego; cotesti uomini, o re, non ti tengono in alcun conto; non servono i tuoi dèi, e non adorano la statua d'oro che tu hai eretta'. 13 Allora Nebucadnetsar, irritato e furioso, ordinò che gli fossero menati Shadrac, Meshac e Abed-nego; e quegli uomini furon menati in presenza del re. 14 Nebucadnetsar, rivolgendosi a loro, disse: 'Shadrac, Meshac, Abed-nego, lo fate deliberatamente di non servire i miei dèi e di non adorare la statua d'oro che io ho eretto? 15 Ora, se non appena udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del saltèro, della zampogna e d'ogni sorta di strumenti, siete pronti a prostrarvi per adorare la statua che io ho fatto, bene; ma se non l'adorate, sarete immantinente gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente; e qual è quel dio che vi libererà dalle mie mani?' 16 Shadrac, Meshac e Abed-nego risposero al re, dicendo: 'O Nebucadnetsar, noi non abbiam bisogno di darti risposta su questo. 17 Ecco, il nostro Dio che noi serviamo, è potente da liberarci, e ci libererà dalla fornace del fuoco ardente, e dalla tua mano, o re. 18 Se no, sappi o re, che noi non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto'. 19 Allora Nebucadnetsar fu ripieno di furore, e l'aspetto del suo viso fu mutato verso Shadrac, Meshac e Abed-nego. Egli riprese la parola, e ordinò che si accendesse la fornace sette volte più di quello che s'era pensato di fare;

1. “Ho progettato una legge, ditemi che cosa ne pensate”. Nabucodonosor mostra una tavoletta a Daniel, ad Arioch e ad Aspenas. Daniel vede il minaccioso fantasma. Tranquillo esamina il progetto. Il re guarda molto acutamente se e che cosa si mostra nel volto del principe. Nel veggente non si muove nulla.

2. Senza dire una parola, la restituisce. Pure i babilonesi rimangono muti con il volto imbarazzato. Daniel guarda il re con uno sguardo che vuole avvertire; ma costui lo scuote via. “Deve essere fatto!”, dice dispotico.

3. “Tu lo dovresti sapere, se questo sia per il tuo bene”.

- “Non c’entra nulla! Il tuo popolo è da molto nel paese ed io non ho preteso nessuna tassa. Allora i giudei si devono inchinare a ciò che ho previsto nella valle Dura. E’ la minima cosa da pretendere per onore che mi spetta. Oppure no?”

4. “Puoi esigere molto. La valle Dura fa parte della provincia di Babele che hai assegnato a me alla presenza dei tuoi superiori. Non ne avrei da dire una parola? Non hai preteso da me nessuna tassa, ma ho sempre dato al tesoriere la metà dei beni e monete che ho potuto conquistarvi”.

5. Il re fa un cenno di malavoglia. “E’ una faccenda tua di darmi una metà della ricchezza che ti ho appena regalato. I tuoi giudei – forse anche tu? – non adorano Bel, il mio dio, quindi nemmeno me. Questo è il tributo che esigo”.

- “Fallo, e ancora una volta si mostrerà su di te la Mano del mio Dio! Lo hai riconosciuto qui in questa sala. Ma oramai Lo vuoi rinnegare. Perciò avverrà ciò a cui non sei all’altezza”.

6. “Sarebbe bene che ti gettassi nel buco più profondo!”

- “O sì, se tu vuoi regnare come ‘la grande Babilonia’! Io vado nella provincia di Babele; mi trovi nel castello della collina di Dura. Se hai bisogno di me, manda lì qualcuno; verrò per aiutarti”. Con un saluto e senza piegarsi Daniel esce. Il re evita bruscamente il giudice e il ciambellano. Ah, lui sa bene che cosa voleva dire il veggente del Giordano, questa ‘grande …’. Se non si avesse bisogno di lui, della sua intelligenza, …della sua visione. Se… – Comanda da sé il fabbro.

*

7. Costui ha fatto una ciotola con l’oro del re, un cestino senza manico con una larga fascia d’argento che adorna il recipiente. Proprio oggi vuole andare, proprio mentre arrivano due messaggeri a cavallo, conducendo con sé un terzo cavallo. Ha appena riempito il cesto con dei bei frutti.

8. “Il re ti vuole vedere”, dice un giallo.

- Asnorba mostra agli uomini il suo dono. “Lo hai fatto tu? Per chi?”

- “Per il re; glielo volevo appunto portare. Egli ha dato l’oro. Il principe Daniel l’argento”, lo dice appositamente così.

- “Allora sbrigati!”. I gialli si scambiano di nascosto gli sguardi.

9. Si apre la sala delle udienze. Sono presenti un paio di funzionari e le guardie. Anche il re guarda del tutto stupito la coppa. “L’hai fatta tu?”

- “Sì! Per la tua gioia, Daniel mi ha dato l’argento. Ti prego, guardala con grazia. Vedi, ho mani grosse, che è a causa del mio pesante martello da fabbro. Ma ho anche martellini molto piccoli, e tu vedi che cosa si può fare con questi: – questa coppa!”. Asnorba la solleva.

10. “Mi hai rallegrato molto, fabbro della porta”. Il regnante ama l’arte; certi progetti dei magnifici edifici di Babilonia provengono dalla sua mano. Ma come al solito, vuole dapprima impaurire la gente, persino quando può impiegare bene qualcuno. Perciò domanda spiando, com’è nel suo stile:

11. “Dì, Asnorba: puoi guarire gli animali?”

- “No!”, risponde costui per lo stupore di tutti.

- ‘Che stolto! Si dice sì, anche se non corrisponde’.

- “Se il mio re ha cavalli e cammelli, dromedari che portano pesi, allora so molte cose per aiutare a togliere il male. Solo con gli elefanti, di cui ci si serve in guerra, non ho potuto mettere nulla alla prova”.

12. “Questi sono fuori questione. Il mio cavallo preferito è malato. Se puoi aiutare, allora metterò sulla tua officina una tavola affinché ognuno veda ciò che faccio di te”.

- “Lo voglio portare sul mio pascolo”.

- “Il principe degli animali[8] ti deve porgere la mia ‘Onice’. E dammi subito notizie! Ma ora la cosa più importante: su un alto zoccolo deve essere eretto ‘Bel’, al quale noi babilonesi siamo sottomessi, anch’io, quando faccio la funzione all’altare di Bel. Altrimenti nel governare, io stesso sono Bel. Chi si china dinanzi alla figura, si china anche davanti a me. Mi puoi creare la figura? Il mio artista ti aiuterà”.

13. Asnorba ha imparato a dominarsi tramite molte vicissitudini. Nessuno nota il suo spavento. Lui ha riconosciuto il ‘vero Dio’; lui e i suoi Lo servono. Ma non lo si deve sapere. Non si preoccupa di sé, no! …la sua paura è per i suoi cari ed anche per Harfia.

14. “O Re, l’artista conosce già il piano?”

- L’uomo viene subito chiamato. Fa subito uno schizzo. Su un animale, davanti come un leone, dietro come un orso, si vede un tronco d’uomo. Sulla schiena dell’animale siede un avvoltoio. La testa d’uomo porta una corona; la mano destra tiene una sferza, la sinistra un bicchiere di vino. ‘Questo dev’essere forgiato?’ pensa Asnorba profondamente agitato.

15. L’artista mostra l’idolo: “La testa è il nostro re; la corona il suo potere, la sferza il suo diritto. Il bicchiere di vino porta gioia, che tu doni al tuo popolo. Come leone ti mostri a tutto il mondo; come orso sorvegli i confini del tuo regno. Tutta questa immagine è Bel”.

16. “Proprio così la volevo avere”, mente il re. Gli piace moltissimo. Lui ordina di fabbricare l’immagine in otto giorni. “Prendete tanta gente quanta ne avete bisogno. E guai chi si oppone a questo alto lavoro! Chi ha famiglie, non se ne deve occupare. Ma ognuno che ha aiutato, alla fine sarà riccamente ricompensato”.

*

17. La figura è pronta. Arioch chiede a Daniel che cosa ne pensa.

- “Ancora nulla. Si vedrà che regna il vero Dio. EGLI darà un’immagine con la quale Babilonia si irrigidirà!”

- “E noi?”, chiede Aspenas. “Ci hai insegnato il tuo Dio; anche noi dobbiamo ora…”. Rimane muto. Prima non si pensava nulla quando ci si piegava davanti ad un’immagine.

18. “Non vale per voi, amici, ma per il mio povero popolo. Già oggi andrò al campo (dei prigionieri) per avvertire e, ..per rafforzarli”.

- “Mi ha fatto pena Asnorba”, dice Arioch. “Ha pianto amaramente come non lo si sospetta di quest’uomo, perché aveva da collaborare a fare ‘l’immagine idolatra’, come lui la chiama”.

- “Non ha colpa davanti al nostro Dio; non vi collabora il suo cuore. Se non avesse collaborato, allora davanti ai suoi occhi avrebbero torturato moglie e figli, e lui sarebbe stato spinto in quel carcere che spinge i carcerati alla follia. Che cosa avrebbe guadagnato? Nulla! Così con il lavoro ha pure purificato la sua anima”.

19. Vicino ad Akkade sta l’immagine dell’idolo su uno zoccolo alto dieci metri, di rame e marmo nero. I giudei la guardano tristi. Ognuno vi deve passare. Il re ha chiamato i peggiori sgherri per controllare la marcia. Chi non si china, viene annotato. Ogni uomo con moglie e figlio vi deve passare sei volte. Questo dura settimane.

20. Ci sono alcuni che si inchinano colmi di rabbia per salvare i loro parenti. Molti che non salutano, vengono crudelmente picchiati. Un ufficiale giallo fa passare per ore i consiglieri Sadrach, Mesach e Abed-Nego, finché crollano sfiniti. Non hanno ancora chiamato Daniel. Prima lui aveva predicato al suo popolo di confidare nel Padre-Creatore, per quanto potesse diventare terribile. Non ha sobillato nessuno di non salutare; ma, naturalmente, non ha approvato.

21. Gli ufficiali sono quasi sempre caldei. Sebbene il loro antenato Abraham fosse stato un caldeo, querelano i giudei. “O re, gli stranieri e i babilonesi salutano con riverenza la figura di Bel, ma non la maggior parte dei giudei, soprattutto i consiglieri, il principe Daniel”, viene detto con un viso perfido, “chiamato là come amministratore nella sua Babele. E’ questo che hai ottenuto come ringraziamento per la tua bontà? Li hai liberati dalla loro prigionia, e per questo hanno istigato i giudei, …contro di te”.

*

22. Vengono radunati i funzionari di corte; inoltre, un grande contingente di pesanti, bruni e gialli. Daniel è presente. Il re indaga continuamente gli occhi del veggente; ma questi sono come coperti. Nulla rivela ciò che passa nel profeta. Vengono portati i tre consiglieri giudei, pesantemente incatenati. Sono come scheletri, tanto sono stati torturati.

23. “Avete disatteso il mio ordine!!”, tuona il reggente. “Ho annunciato ciò che sarebbe successo a colui che non saluta la mia immagine! Che ne dite ora?”

- Abed-Nego solleva la testa. Dagli occhi scuri, infossati, arde un raggio che può più ferire, spaventare più che un cattivo pensiero.

24. “Lo sappiamo, re dell’Euphrat”, dice debolmente. “Ma tu sai che il popolo dei giudei conosce una sola fede. Hai saputo come lo ha sperimentato il tuo predecessore, quando vent’anni fa ci ha schiavizzato. Ci hai deportati qui con moglie e figlio e non hai lasciato dietro nulla, che macerie e devastazione.

25. Noi rimiamo con la fede del nostro padre Abraham, il cui padre una volta era re in UR, la meravigliosa città. Suo figlio era re di tutta Canaan. Il suo paese è il nostro, la sua fede la nostra! Ci pieghiamo solo davanti a DIO!”

26. E’ detto! I giusti – molto pochi – sono depressi. Non solo per via dei prigionieri. Sta in gioco Babilonia. Daniel solleva di nascosto la sua destra, ma Nabucodonosor lo ha visto. Non può ancora fare a meno di questo veggente; ma se… Di nuovo questo fatidico ‘se’.

27. “Che cosa hai indicato?”

- “Tanto quanto nulla”, dice Daniel. “Esegui la tua volontà, e DIO alzerà la Sua Destra, come l’ho appena fatto io. Contro chi?”

- “Lo so”, risuona iraconda la risposta, “non onori né me né Bel”. I perfidi gioiscono già ora della caduta del ‘grande’.

- Costui sorride soavemente: “Tu lo devi sapere, re, come sto verso di te”.

28. “Ah, ecco? Da ora in poi ti chiamerai Bel-Tsazar secondo i miei idoli!” (da non scambiare con il re Bel-Sazar) “Il nome Daniel sia cancellato davanti a me!”

- “Che male fa? Nomi? Ciò che è basato solo su questi, sono fumo, passeggero come un fuoco spento. Ma ciò che sono, regnante dell’Euphrat, me lo ha detto DIO!”

29. Il babilonese si rivolge di nuovo arrabbiato ai consiglieri giudei. “Volete ora onorare Bel, salutare ora, me, in lui?”

- Sadrach dice abilmente: “Ti abbiamo sempre salutato in ogni tempo, come lo hai preteso; non adoriamo Bel, l’idolo!”. Mesach e Abed-Nego ripetono la stessa cosa.

30. “Attizzate il forno di ferro, come se ci si mettesse tre volte di più del metallo. E voi”, dice il re ai giudei, “dovete di nuovo diventare più grassi finché la brace sale al cielo; perché il grasso brucia meglio, che soltanto le vostre ossa”. Arioch guarda Daniel disperato. Se costui è un profeta dell’eterno-vero Dio, perché non ferma l’orrore?

31. Lo stesso dice già: “Vuoi sentire, o re, come io posso interpretare il tuo monumento? Il tuo artista lo ha pensato ed eseguito per lusingarti; se è anche per il tuo onore, questo te lo dirà presto il mio Dio!”

- Questa seria parola irrompe come un fulmine. Con il massimo sforzo, il re si tiene diritto, lo sguardo fisso. “Haa, rinuncio all’interpretazione e… al tuo Dio!!”

32. Daniel riconosce la contesa nel duro cuore. Si rivolge verso l’uscita e dice, come a caso: “Se hai bisogno di me, allora chiamami”. Si scioglie l’assemblea. Come in una fuga, così si ritira Nabucodonosor nelle sue stanze, dove nessuno lo deve disturbare.

33. Arioch, Aspenas e Daniel vanno su e giù all’ombra degli archi. “E ora?”, chiede Aspenas.

- Daniel guarda al Cielo. “Vi sia detto: gli uomini non bruceranno! Siate tranquilli. Ora li vado a visitare in prigione”.

- “Non entrarci!”, avverte preoccupato Arioch. “Non attizzare l’ira del re”.

- “Vediamo! Venite pure voi con me, ma innanzitutto per me”.

34. Vanno su nel castello bianco. E là attende ‘uno’ nell’alta sala di marmo, vestito con un’armatura sconosciuta.

- Il gestore contorce le mani: “Principe Daniel, non ho potuto respingerlo, anche se tu…”.

“Conosco il cavaliere; hai fatto bene ad aprirgli il castello”.

35. I babilonesi sono stupiti, quando Daniel saluta il cavaliere, come mai il re. Da dove verrà il forestiero? Non è un… La loro riflessione viene interrotta.

- “Sii salutato, amico dall’Alto”, suona riverente la voce di Daniel e colma di grande gioia. “Ti ha mandato qui il Re, e così ora so che EGLI ha raccolto la mia preghiera nelle Sue mani dell’Onnipotenza”.

36. “Sì, Daniel; ma non perdere tempo, vogliamo andare dai fratelli. Vedi, hanno dichiarato DIO in vista di una grave morte. Ma nell’oscura cella dimora la paura. Da questa li voglio liberare, così che non impazziscono ancora. E credilo: Dio ha tenuto conto solo come erano saldi davanti al potere del mondo. La paura, che offusca la chiarezza della mente, EGLI la mette nella coppa della Misericordia”.

37. Nella prigione il cavaliere spinge dolcemente di lato tutti i guardiani. Sono confusi. Il re ha assegnato un incarico particolare? Il giudice può entrare per interrogare i prigionieri? Daniel chiude la porta. Ad un tratto nella stanza c’è una buona chiarezza; ma nessuno vede da dove proviene. I giudei si gettano a terra, senza presentire, nella loro paura, che si rivelerà la Magnificenza di Dio. Pensano come i guardiani, che il forestiero sarebbe un nuovo giudice severo. Soltanto…, la sua buona voce suona dentro nel loro spavento come… Parola di Dio:

38. “Cari fratelli, non temete coloro che attentano alla vostra vita. Attraverso il coraggio della fede avete affidato la salvezza della vostra anima al Creatore. Credete che GLI sarebbe qualcosa da strappare?

- “No, mai! Ciò che DIO tiene nelle Sue mani, rimane a Lui! Ma…”

- “Oggi non voglio ancora dire tutto, ma io stesso verrò con voi, solo, per tutti, …non visto. Inoltre, nella Magnificenza di Dio! Gli sgherri gioiranno in modo sadico, quando arderà la grande fornace. Esercitano già la danza di gioia. Se poi la balleranno ancora… E dove…?

39. Il cavaliere va via senza altre parole. Cinque uomini s’inginocchiano.

- Daniel li alza. “Ora sappiamo che la grande Benignità di Dio è con noi”, dice interiorizzato. “Mangiate e bevete ciò che vi viene dato”, si rivolge al superiore, “vi porto in un’altra stanza”. Ordina alle guardie di aprire una cella illuminata. Chi osa contraddire?

40. Egli è l’autentico figlio di Abia-Obadia, il quale, come giovane consigliere aveva aiutato Israele una volta nella battaglia di Meggido, contro il faraone Necho. Aveva anche stabilito con Necho una sicura pace. Daniel è un profeta, e il cavaliere straniero…”

- “…è un angelo di Dio, così vero, quanto io credo nel Signore del Cielo e della Terra!”

- “Sì, sì!”

- “Confidiamo fermamente!”

- “Nel Signore!”. I consiglieri si abbracciano. Ma, ma…

41. “Se ci mettono comunque nella fornace?”. Un’amara domanda.

- Quel ‘se’ ad un povero mondo. “Allora vogliamo soffrire per via del popolo. In noi, ciascuno può riconoscere che la fedeltà della fede è da elevare su tutta la paura del mondo”.

42. Daniel, Arioch ed Aspenas vanno di nuovo nel castello bianco. Il cavaliere resta invisibile. Dopo un pasto, Daniel chiede: “Volete conoscere il senso dell’immagine dell’idolo?”

- “Lo si può quasi indovinare”, risponde Aspenas.

- “Ascoltate dunque, il re ve lo chiederà comunque. Lui presume che io ve la spiego. Non lo voleva sentire da me, per vergogna non ammessa.

43. Quel che è successo nella sala, quando Nabucodonosor – riconoscendo Dio – ha deposto il cerchio della sua corona, che io gli ho restituito su incarico di Dio, lo opprime giorno e notte, …e molto di più. Si pente anche che i consiglieri devono patire la morte del fuoco. Soltanto, per lui non esiste nessun appello. Così credetelo fermamente: Dio agirà! Sul monumento di Bel vi sia detto:

44. Un animale! Inoltre, rappresentato differentemente, significa: brama di dominio e violenza su uno o molti popoli. In ciò il leone è la stessa brama di dominio, e l’orso l’oppressione, così viene rappresentata l’immagine come idolo. La testa dell’uomo è la volontà dell’uomo, che giunge da sé oppure anche tramite dei potenti al cattivo governare. Tali sanno imporre la loro volontà, dimostrata dalla corona sulla testa.

45. L’avvoltoio sulla schiena è la paura di perdere il potere del governare; e le grinfie, appunto questa paura che viene soppressa attraverso le leggi per i sudditi. La verga è la crudeltà, anche l’avidità, cosicché venga adorato con sottomissione dal suo popolo e da altri, come esecuzione di ciò che lui ordina, …per paura, oppure dalla piccola mania del potere che si prende in prestito dal dominatore.

46. Con il vino come bei discorsi oppure anche l’occasionale indulgenza, viene annebbiato il senso dei sudditi. Il ‘buon dominatore’ è però così facilmente fragile, come il bel bicchiere, qui formato in parte da argilla. Ora, ancora più tardi, Bel, chiamato anche ‘Baal’, regnerà e troneggerà come ‘Ascer’. Ascer è l’immagine dell’inganno, Baal oppure Bel della mania del potere, a cui è sottoposto l’inganno. Ricordatelo bene e ditelo al re, quando richiederà da voi il senso dell’immagine.

47. Spiritualmente, però, nel simbolismo le cose sono del tutto diverse di come si scopre da se stessi con l’immagine dell’idolo di Bel”.

- “Dobbiamo chiamarti Bel-Tsazar?”

- “Alla presenza del re è bene per voi se osservate il suo comando; altrimenti per voi rimango Daniel”.

 

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Cap. 10

I tre uomini nella fornace – Il quarto uomo

Il vero miracolo di Dio e un re cambia

[Daniele 3,20-30]: «20 poi comandò ad alcuni uomini de' più vigorosi del suo esercito di legare Shadrac, Meshac e Abed-nego, e di gettarli nella fornace del fuoco ardente. 21 Allora questi tre uomini furon legati con le loro tuniche, le loro sopravvesti, i loro mantelli e tutti i loro vestiti, e furon gettati in mezzo alla fornace del fuoco ardente. 22 E siccome l'ordine del re era perentorio e la fornace era straordinariamente riscaldata, la fiamma del fuoco uccise gli uomini che vi avevano gettato dentro Shadrac, Meshac e Abed-nego. 23 E quei tre uomini, Shadrac, Meshac e Abed-nego, caddero legati in mezzo alla fornace del fuoco ardente. 24 Allora il re Nebucadnetsar fu spaventato, si levò in gran fretta, e prese a dire ai suoi consiglieri: 'Non abbiam noi gettato in mezzo al fuoco tre uomini legati?' Quelli risposero e dissero al re: 'Certo o re!' 25 Ed egli riprese a dire: 'Ecco, io vedo quattro uomini, sciolti, che camminano in mezzo al fuoco, senz'aver sofferto danno alcuno; e l'aspetto del quarto è come quello d'un figlio degli dèi'. 26 Poi Nebucadnetsar s'avvicinò alla bocca della fornace del fuoco ardente, e prese a dire: 'Shadrac, Meshac, Abed-nego, servi dell'Iddio altissimo, uscite, venite!' E Shadrac, Meshac e Abed-nego uscirono di mezzo al fuoco. 27 E i satrapi, i prefetti, i governatori e i consiglieri del re, essendosi adunati, guardarono quegli uomini, e videro che il fuoco non aveva avuto alcun potere sul loro corpo, che i capelli del loro capo non erano stati arsi, che le loro tuniche non erano alterate, e ch'essi non avevano odor di fuoco. 28 E Nebucadnetsar prese a dire: 'Benedetto sia l'Iddio di Shadrac, di Meshac e di Abed-nego, il quale ha mandato il suo angelo, e ha liberato i suoi servi, che hanno confidato in lui, hanno trasgredito l'ordine del re, e hanno esposto i loro corpi, per non servire e non adorare altro dio che il loro! 29 Perciò, io faccio questo decreto: che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, dirà male dell'Iddio di Shadrac, Meshac e Abed-nego, sia fatto a pezzi, e la sua casa sia ridotta in un immondezzaio; perché non v'è alcun altro dio che possa salvare a questo modo'. 30 Allora il re fece prosperare Shadrac, Meshac e Abed-nego nella provincia di Babilonia.»

1. “Dì, Daniel: è vero che i vostri consiglieri devono subire la morte del fuoco? Che cosa osa fare il nostro re?”, chiede il fabbro. Daniel ed Arioch erano usciti presto quel giorno in cui doveva avvenire (l’esecuzione). Harfia e Jolea piangono.

- “Ah, ora non ho voglia di consegnare al re il suo Onice”.

2. “Ma è guarito?”

- “Sì, gli si dava troppo da mangiare e troppa erba bagnata; sarebbe morto”.

- “Portalo indietro”, lo prega Arioch, “forse …”

- Daniel nega. “Non piangete, care donne; oggi il Signore fa un miracolo. Non deve essere influenzato, altrimenti se ne vanterà il re. Ed è meglio che venga il principe degli animali a prendere il cavallo”.

3. “Gli può fare del male”, dice Asnorba, non senza motivo.

- “Costui fatica a fare il leccapiedi al re; altrimenti gli succederebbe come ai nostri tre uomini. Lo vogliamo salvare da questo”.

- “Ha parlato contro di te”, interviene il giudice, “non gli farebbe male se venisse punito”.

- “Con una morte da fuoco?”. – Arioch naturalmente non lo desidera.

*

4. Si avvicina mezzogiorno. Da lontano si vede una colonna di fuoco e il fumo della fornace. In basso, davanti al grande foro del fuoco, stanno gli schiavi che con lunghe stanghe devono spingere nuovo cibo sulla base del fuoco. A metà altezza della fornace ci sono tre passaggi larghi come padelle, sulle quali viene solitamente spinto il ferro. Sull’altro lato il ferro scorre liquido in giganteschi contenitori, ai quali sono attaccate diverse officine regali.

5. Oggi si fa scorrere acqua fredda attraverso le padelle, altrimenti i prigionieri sarebbero carbonizzati all’istante. Ma devono soffrire. Stanno sulla seconda balaustra dov’è l’accesso alle padelle. Sulla terza, dove si sorveglia il procedimento, si sofferma il re con i funzionari comandati qui.

6. Molti si rallegrano di assistere allo spettacolo. Ora che la brace toglie anche quasi a loro il respiro, alcuni rabbrividiscono e guardano di nascosto ai consiglieri, che in vista di questo inferno sono vicini allo svenimento. E nonostante ciò, …ci dev’essere uno che li sostiene e aiuta.

7. Si apre la porta di ferro. Un’immensa calura passa attraverso l’edificio. Da scanalature impostate scorre l’acqua fredda, che deve proteggere gli sgherri. Ma, o guaio…, nell’attimo in cui spingono i prigionieri nella fornace con le stanghe, l’acqua, a causa della brace, è una cascata incandescente. Muoiono con tormenti. Non colpisce gli altri schiavi che si sono allontanati in tepo, perché il fuoco era abbastanza. Li protegge anche il controsoffitto.

8. Ma, che succede al re? Gli uomini stanno sì sulle padelle, ma ecco… “Vedete”, dice terrorizzato, “erano tre che avevo condannato. Ora sono quattro nella fornace. Chi è il quarto?”

- “Forse Daniel”, ghigna uno, “che predica loro”.

- “No! Guardate! Camminano sulle padelle come su un sentiero da giardino, e ora…, ora si fermano nel mezzo”.

9. Sono morti sei sgherri; mentre quattro uomini stanno nella brace della fornace, …indenni. Ora il quarto comincia a lodare forte Dio. Il suo canto penetra su fino al re. Questo è più potente che il crepitare del turbine che infuria nella fornace. E’ una lunga adorazione all’eterno-vero Dio che il re deve sentire. Dopo un’ora, i quattro uomini escono ben conservati dall’inferno di questa arsura.

10. I giudei cadono a terra, hanno sperimentato troppo: la paura, il quarto ‘uomo’, la salvezza. A loro sembra come se tutto sia stato solo un sogno. Allora ritornano maestosi, riverenti. Sono gli stessi uomini che sono stati spinti nella fornace? Oppure ne hanno chiamati altri, per ingannare il mondo? Ma no! Portano i loro mantelli, le scarpe e i cappelli con i quali erano stati vestiti per prolungare i loro tormenti.

11. “Dovete venire dal re”, dice un giallo. Il suo volto è deformato dalla paura; guarda oltre al quarto, al corazzato. – Arioch, Aspenas e Daniel vanno verso i giudei.

- “Il cavaliere”, sussurra Aspenas. “Se c’era dentro anche lui, allora…”.

- “Incomprensibile!”. Arioch si agita continuamente. I consiglieri giudei, nei quali si è dimostrato il miracolo, adesso sono calmi, mentre molti babilonesi vorrebbero quasi morire di paura.

*

12. La grande sala è colma di uomini. Principi, amministratori, consiglieri, e chi altro sta nel servizio a corte. Tutti sono radunati, mentre arrivano una guardia, i giudei e il cavaliere. Nabucodonosor impallidisce. Lo sguardo del forestiero …lo penetra come il potere del fuoco.

13. Aveva ordinato preziosi abiti e bastoni di maresciallo per i tre giudei; non aveva pensato al ‘quarto’. Si alza come sotto una costrizione. Davanti al trono stanno poltrone, affinché qualcuno vi si possa sedere. Il cavaliere prende posto sulla migliore, e il re si siede accanto a lui.

14. “Cancello i pensieri che ti stai facendo ora”, comincia costui. “Sei un principe del mondo, non un signore regale! Paura e miseria, caricati su uomini innocenti! … L’hai tutta tu, e una volta sarà da pagare. Considerala come Grazia di Dio, se succede ancora in questo mondo. Nonostante la crudeltà esercitata da te sul loro popolo, gli uomini ti sono stati sempre ben disposti e ti han voluto conservare bene la regione di Babele.

15. Tu li volevi fare abbassare davanti alla tua immagine idolatra di Bel. Non hai voluto riconoscere DIO, ed in questo punto…”, indica dove stava l’altare, “…non Lo avevi adorato? Ma guarda…, lo devi riconoscere da te stesso. E tu stesso ti devi voltare – se lo vuoi – all’eterno-vero Dio!

16. Ora lo farai, ma resterai incostante fino alla tua morte. Vuoi onorare gli uomini. Ma loro hanno un onore, che nessun mondo può dare: l’Onore di Dio!”, il cavaliere si rivolge ora ai superiori, “Voi assumete l’esteriore e lo considerate anche così. In Onore di Dio! E per l’incrollabile fede non volete più accettare nulla dal mondo. Soltanto, – servite il vostro popolo con questo dono esteriore”. – Quale linguaggio!

17. “Chi sei?”, chiede timido Nabucodonosor. Un raggio, provenendo dal cavaliere, lo ha continuamente toccato.

- “Non lo comprenderesti”, dice lo stesso gentilmente. “Per il mondo sono Asarja, dalla Luce sono un messaggero di Dio. Ecco, …allora sono proprio un nulla davanti a te?”

18. “Nulla, non esiste per Dio!”.

- Viene istruito: “Tutte le cose sono l’Opera Sua! Il ‘nulla’ se lo inventano solo gli uomini, e poi si stupiscono quando si devono considerare come ‘nulla’, …come appunto tu. Persino i tuoi migliori consiglieri erano davanti a te, sovente, meno che un nulla. Ciò che si mette come peso su altri, un giorno lo si dovrà portare da se stessi… così o così!”. Dicendo questo, il cavaliere guarda coloro i cui cuori sono ancora impietriti, nonostante il miracolo, e ora non sono capaci di nessun moto d’amore. All’improvviso il messaggero di Dio se ne va.

19. Ci vuole molto tempo, fin quando il subbuglio nel re si calmi. Lui chiama i giudei accanto a sé. Loro ricevono magnifici abiti, che rivelano un’alta funzione. Il re loda ‘il Dio del buon cavaliere’. Si giubila con lui. Daniel, come unico, vede che le parole dell’angelo si adempiranno. I fedeli babilonesi non lo sospettano; conoscono precisamente il loro re.

20. Lui lo dimostra già, perché minaccia subito con punizioni di morte chi non riconoscà l’eterno-vero Dio e non Lo servirà. È rimasta il desiderio di dominare. Dopo che sono stati lasciati andare quelli di corte, Daniel non lo risparmia. Sono presenti Sadrach, Mesach, Abed-Nego, Aspenas ed Arioch. “Re, vuoi servire Dio? Oh, Egli è un ‘Dio della Vita’, ma non della morte! Inoltre, ti servi della crudeltà babilonese.

21. E’ bene questo, mentre hai visto il miracolo di Dio? La fornace non ardeva solo nell’interiore, ma le sue mura erano da spezzarsi. Chi ti ha aiutato a risparmiare la tua grande città? L’immenso turbine, attraverso il quale venne attizzato il fuoco, l’avrebbe distrutta fin alle fondamenta, anche la tua fortezza. E ora continui a pensare a crudeltà e omicidio? – Ricorda questo, principe del mondo:

Non si può imporre la fede!

La fede viene dallo spirito!

Questa, è la voce di Dio che l’uomo può sentire, …se vuole!

La fede è il Bene nobile della Luce!

La fede è l’azione dell’amore!

22. Questa non la può generare nessun mondo, la genera solo lo spirito da Dio! Perciò ora cambia, e sii un esempio al tuo popolo e a tutti gli stranieri!”. Allora anche il re esce in silenzio come il cavaliere, …solo, …del tutto diversamente.

*

23. Nella casa del fabbro – anche Aspenas è presente – il veggente spiega il ‘miracolo del fuoco’. Chiede seriamente: “Pensate allora che non sarebbe nessun miracolo, come si è svolto? Le domande le poniamo alla fine. Asnorba sa precisamente che le fornaci da fabbro si costruiscono per determinati gradi di calore, per cui le mura e l’interno dello spazio devono essere misurati”. Il fabbro lo conferma.

24. “Il compressore che genera il vento, protegge le mura dall’arsura. Con del calore ultra alto c’è tempesta. Tre volte attizzato per i tre uomini, si è sviluppato un vento per la tempesta omicida. Gli sgherri sono morti nella prima pioggia sorta dall’acqua che è mutata attraverso l’arsura in vapore incandescente. E il miracolo di Dio? Sembra naturale; soltanto…

25. Nel Cielo azzurro stava una nuvola. Da tempo è passato il periodo delle piogge, e non l’ha portato nessun vento del sud, dal mare. Venne dalla Mano di Dio! Nell’immensa calura nessuno si accorse che stavamo sotto questa pioggia del Cielo che bagnava le mura dall’interno e dall’esterno, spingendo così il fuoco alle pareti. Questo ha anche raffreddato le padelle dallo scioglimento del ferro. Avete notato, quanto rapidamente il fuoco ha perduto in potere, quando i nostri fratelli stavano al di fuori della fornace con il cavaliere di Dio?

26. Dov’è rimasta poi la nuvola? Il firmamento era limpido. I nostri vestiti furono subito asciutti dal calore, nessuno se n’era accorto. La nostra protezione è stata la PIOGGIA DI DIO! Vi dico anche che nessun temporale avrebbe fermato la distruzione. Così il Signore rivela i miracoli della Sua Potenza! Se fosse già venuto un temporale, …senza la Salvezza di Dio, i nostri fratelli sarebbero morti subito, pure noi e tutta la città.

27. Tenetelo per voi; si farebbe di ciò una favola e lo si chiamerebbe un avvenimento naturale. Oh, …i miracoli di Dio sono del tutto diversi di come lo si pensa, si crede e, …il povero piccolo uomo nega. Gli elementi servono Dio; EGLI li ha fatti! EGLI li impiega secondo il Suo saggio Consiglio e Volontà. Chi crede in questo, ne ha l’alta Benedizione, anche se la stessa non si rivela sempre, non sempre allo stesso modo.

La Benedizione di Dio è la solida strada della nostra via della vita attraverso il mondo!”

 

 

Cap. 11

Un saluto di pace

Il terzo grave sogno anticipa gli anni seguenti

[Daniele 4,1-37]: «1 'Il re Nebucadnetsar a tutti i popoli, a tutte le nazioni e lingue che abitano su tutta la terra. La vostra pace abbondi. 2 M'è parso bene di far conoscere i segni e i prodigi che l'Iddio altissimo ha fatto nella mia persona. 3 Come son grandi i suoi segni! Come son potenti i suoi prodigi! Il suo regno è un regno eterno, e il suo dominio dura di generazione in generazione. 4 Io, Nebucadnetsar, stavo tranquillo in casa mia, e fiorente nel mio palazzo. 5 Ebbi un sogno, che mi spaventò; e i pensieri che m'assalivano sul mio letto, e le visioni del mio spirito m'empiron di terrore. 6 Ordine fu dato da parte mia di condurre davanti a me tutti i savi di Babilonia, perché mi facessero conoscere l'interpretazione del sogno. 7 Allora vennero i magi, gl'incantatori, i caldei e gli astrologi; io dissi loro il sogno, ma essi non poterono farmene conoscere l'interpretazione. 8 Alla fine si presentò davanti a me Daniele, che si chiama Beltsatsar, dal nome del mio dio, e nel quale è lo spirito degli dèi santi; e io gli raccontai il sogno: - 9 Beltsatsar, capo de' magi, siccome io so che lo spirito degli dèi santi è in te, e che nessun segreto t'è difficile, dimmi le visioni che ho avuto nel mio sogno, e la loro interpretazione. 10 Ed ecco le visioni della mia mente quand'ero sul mio letto. Io guardavo, ed ecco un albero in mezzo alla terra, la cui altezza era grande. 11 L'albero era cresciuto e diventato forte, e la sua vetta giungeva al cielo, e lo si vedeva dalle estremità di tutta la terra. 12 Il suo fogliame era bello, il suo frutto abbondante, c'era in lui nutrimento per tutti; le bestie de' campi si riparavano sotto la sua ombra, gli uccelli del cielo dimoravano fra i suoi rami, e ogni creatura si nutriva d'esso. 13 Nelle visioni della mia mente, quand'ero sul mio letto, io guardavo, ed ecco uno dei santi vegliardi scese dal cielo, 14 gridò con forza, e disse così: - Abbattete l'albero, e tagliatene i rami; scotétene il fogliame, e dispergetene il frutto; fuggano gli animali di sotto a lui, e gli uccelli di tra i suoi rami! 15 Però, lasciate in terra il ceppo delle sue radici, ma in catene di ferro e di rame, fra l'erba de' campi; e sia bagnato dalla rugiada del cielo, e abbia con gli animali la sua parte d'erba della terra. 16 Gli sia mutato il cuore; e invece d'un cuor d'uomo, gli sia dato un cuore di bestia; e passino su di lui sette tempi. 17 La cosa è decretata dai Veglianti, e la sentenza emana dai santi, affinché i viventi conoscano che l'Altissimo domina sul regno degli uomini, ch'egli lo dà a chi vuole, e vi innalza l'infimo degli uomini. 18 Questo è il sogno che io, il re Nebucadnetsar, ho fatto; e tu, Beltsatsar, danne l'interpretazione, giacché tutti i savi del mio regno non me lo possono interpretare; ma tu puoi, perché lo spirito degli dèi santi è in te'. - 19 Allora Daniele, il cui nome è Beltsatsar, rimase per un momento stupefatto, e i suoi pensieri lo spaventavano. Il re prese a dire: 'Beltsatsar, il sogno e la interpretazione non ti spaventino!' Beltsatsar rispose, e disse: 'Signor mio, il sogno s'avveri per i tuoi nemici, e la sua interpretazione per i tuoi avversari! 20 L'albero che il re ha visto, ch'era divenuto grande e forte, la cui vetta giungeva al cielo e che si vedeva da tutti i punti della terra, 21 l'albero dal fogliame bello, dal frutto abbondante e in cui era nutrimento per tutti, sotto il quale si riparavano le bestie dei campi e fra i cui rami dimoravano gli uccelli del cielo, 22 sei tu, o re; tu, che sei divenuto grande e forte, la cui grandezza s'è accresciuta e giunge fino al cielo, e il cui dominio s'estende fino alle estremità della terra. 23 E quanto al santo Vegliardo che hai visto scendere dal cielo e che ha detto: - Abbattete l'albero e distruggetelo, ma lasciatene in terra il ceppo delle radici, in catene di ferro e di rame, fra l'erba de' campi, e sia bagnato dalla rugiada del cielo, e abbia la sua parte con gli animali della campagna finché sian passati sopra di lui sette tempi - 24 eccone l'interpretazione, o re; è un decreto dell'Altissimo, che sarà eseguito sul re mio signore: 25 tu sarai cacciato di fra gli uomini e la tua dimora sarà con le bestie dei campi; ti sarà data a mangiare dell'erba come ai buoi; sarai bagnato dalla rugiada del cielo, e passeranno su di te sette tempi, finché tu non riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini, e lo dà a chi vuole. 26 E quanto all'ordine di lasciare il ceppo delle radici dell'albero, ciò significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, dopo che avrai riconosciuto che il cielo domina. 27 Perciò, o re, ti sia gradito il mio consiglio! Poni fine ai tuoi peccati con la giustizia, e alle tue iniquità con la compassione verso gli afflitti; e, forse, la tua prosperità potrà esser prolungata'. 28 Tutto questo avvenne al re Nebucadnetsar. 29 In capo a dodici mesi egli passeggiava sul palazzo reale di Babilonia. 30 Il re prese a dire: 'Non è questa la gran Babilonia che io ho edificata come residenza reale con la forza della mia potenza e per la gloria della mia maestà?' 31 Il re aveva ancora la parola in bocca, quando una voce discese dal cielo: 'Sappi, o re Nebucadnetsar, che il tuo regno t'è tolto; 32 e tu sarai cacciato di fra gli uomini, la tua dimora sarà con le bestie de' campi; ti sarà data a mangiare dell'erba come ai buoi, e passeranno su di te sette tempi, finché tu non riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole'. 33 In quel medesimo istante quella parola si adempì su Nebucadnetsar. Egli fu cacciato di fra gli uomini, mangiò l'erba come i buoi, e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, finché il pelo gli crebbe come le penne alle aquile, e le unghie come agli uccelli. 34 'Alla fine di que' giorni, io, Nebucadnetsar, alzai gli occhi al cielo, la ragione mi tornò, e benedissi l'Altissimo, e lodai e glorificai colui che vive in eterno, il cui dominio è un dominio perpetuo, e il cui regno dura di generazione in generazione. 35 Tutti gli abitanti della terra son da lui reputati un nulla; egli agisce come vuole con l'esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e non v'è alcuno che possa fermare la sua mano o dirgli: - Che fai? - 36 In quel tempo la ragione mi tornò; la gloria del mio regno, la mia maestà, il mio splendore mi furono restituiti; i miei consiglieri e i miei grandi mi cercarono, e io fui ristabilito nel mio regno, e la mia grandezza fu accresciuta più che mai. 37 Ora, io, Nebucadnetsar, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo, perché tutte le sue opere sono verità, e le sue vie, giustizia, ed egli ha il potere di umiliare quelli che camminano superbamente'.»

1. Sono trascorsi un paio di anni, in parte in buona pace, in parte con attriti con i paesi assoggettati. I persiani e i caldei imparentati di sangue, hanno pure portato qualche preoccupazione. Nonostante ciò, il re, che è ancora oppresso dal ‘grande miracolo del fuoco’, fa annunciare ovunque: “Dapprima molta pace!”

2. “Il saluto di pace non porta nessuna calma”, dice Daniel. Misael approva, ed Asarja annuisce, colmo di presentimento che la pace conquistata con difficoltà è un velo sottile che però nasconde ciò che sta sotto. “Intanto la Giudea che in parte è rimasta risparmiata”, aggiunge Hananja, “sta di nuovo rifiorendo un po’. Ma quanto di babilonese ha accettato? Se lo riporterà al Giordano, se…”

- “…. se potrà ritornare di nuovo?”. Asarja è molto pessimista.

3. “Non oggi né domani”, conferma Daniel. “Lo vedremo, quando saremo uomini attempati”.

- “Così tanto durerà?”. Misael è sconsolato.

- Daniel prende le sue mani nelle proprie: “Sembra che Dio ci abbia del tutto dimenticato, come se la Compassione fosse spenta. Ma se confrontiamo il dare e avere di DIO con il nostro, fin dal tempo dell’arcipadre Giacobbe, che ne pensate? Quanto ne risulta di ammanco per Israele?”

4. “Non per gli altri popoli? Che cosa è della loro resa dei conti?”

- “Sta tranquillo, piccolo! Non è escluso nessun popolo, nessun uomo; ma lascia a Dio in quale modo avverrà ciò, quando e, …dove! Babilonia naufragherà prima che il resto delle nostre ultime due tribù. E coloro che una volta ci spargeranno, dovranno pagare duramente il tributo, anche se non lo si riconosce subito. Ora venite, il re ha chiamato”.

5. Nella sala magnificamente abbellita sono già radunati i funzionari di corte, secondo l’ordine, in parte con le loro donne. Anche Asnorba era stato chiamato, insieme a Jolea. E c’è anche Harfia. Da quando all’officina del fabbro sta scritto su una tavola: Asnorba è il primo fabbro di Babilonia’, la schiera degli invidiosi si è ritirata. Ora il fabbro può fabbricare belle cose senza impedimento. Era già stato diverse volte ospite alla fortezza. L’incontro dei fratelli è così affettuoso, che se ne confabula subito.

6. Il re l’ha visto. “Chi è la ragazza?”

- Daniel risponde: “Mia sorella; era venuta …”

- “Non me lo ricordare! Era…”, non può dire ‘…un errore’. È successo”.

- ‘Oh, sì’, pensano i tre consiglieri giudei, che dopo la divina salvezza stanno sempre vicino al trono. ‘È successo, e non può più essere cambiato’. Oppure - ?

7. “Ascoltate il mio discorso!”. Nabucodonosor si drizza deciso. “Sapete che ho avuto di nuovo un sogno che nessun babilonese, né persiano né caldeo, ha potuto interpretare. Per questo non ho condannato nessuno a morte, perché mi era venuto incontro il ‘Dio straniero’ con la Sua azione miracolosa. Non si deve tentare il Dio di Daniel a compiere ancora una volta un tale miracolo”. Guarda i giudei. Che cosa ne dicono?

8. Il veggente del Giordano parla per tutti: “Il re viva a lungo! Hai ragione che non si deve tentare il Creatore. Unicamente questo: EGLI non è mai da tentare! Questo premetterebbe di soccombere alla stessa tentazione. Quello che Dio fa, nel piccolo come nel grande, Egli lo fa una volta! Il mondo non vedrà ancora una volta lo stesso miracolo del fuoco. Ma altri? Che cosa sa l’uomo della maestosa Forza miracolosa di Dio?

9. Guardate un fiorellino, o il meraviglioso firmamento. Potete contare le stelle, o le gocce di un ruscello? Come scorrono tutte le gocce d’acqua in tutto il mondo, che scorrono tutte nei mari, e non esiste nessun ruscello, provenendo dalla profondità, che si secca?

10. Se il tempo povero di pioggia prosciuga certamente i piccoli rivoli, tuttavia nessuna sorgente che dona continuamente acqua. Esistono paesi che non conosciamo (allora, il Nilo), dove il corso d’acqua trascina anno per anno i flutti attraverso il paese. Non sono questi dei miracoli, persino maggiori di quanto lo è stato il miracolo del fuoco? Allora, pronuncia solamente ciò che hai pensato”.

11. Il re si china di nascosto e dice: “Tu lo sai, superiore dei veggenti. Tu hai lo spirito degli déi, cosicché nulla ti rimane nascosto. Il tuo Dio ti comunica tutto! Non voglio nascondere il sogno che mi ha spaventato. Ero contento che il nostro paese era in buona pace e c’era calma nella fortezza. I messaggeri sono venuti con regali e sono ritornati ai loro paesi con doni. Così ho voluto che tutto il mondo giungesse alla pace; perché ho riconosciuto Dio, al Quale obbedisce Bel-Tsazar-Daniel. Nondimeno, ho sognato questo:

12. Nel mezzo del mio paese stava un albero. La sua altezza giungeva fino al cielo, il suoi rami fino alla fine di questo mondo. Portava molti frutti e tutti gli uomini si saziavano, in più anche tutti gli animali. Allora venne un guardiano che esclamò con voce forte: ‘Abbattete l’albero e spezzategli i suoi rami; toglietegli il fogliame e i suoi frutti, che tutti gli animali lo fuggano, ma nel terreno lasciate il suo tronco insieme alle sue radici.

13. Dev’essere legato con catene di ferro. Lo deve coprire la rugiada del cielo e si deve nutrire come gli animali del campo. Gli sarà tolto il cuore d’uomo e gliene sarà dato uno dalla creatura inferiore. Nel consiglio dei guardiani è deciso; perché l’Altissimo ha Potere su tutti i ricchi di questo mondo. Abbasserà gli altolocati, innalzerà soavemente i piccoli, finché una volta nel Castello del Padre troveranno la loro tranquillità. E così sia!’

14. Io ero sconvolto. Certo, non consapevolmente, sentivo come se il sogno riguardasse me stesso. Ora, Bel-Tsazar-Daniel, annuncia ciò che significa. Non nascondere la verità, persino se è amara”. – Che non c’è nulla di buono nel sogno, lo notano persino coloro che altrimenti non si occupano di sogni.

15. Harfia guarda preoccupata Daniel. Che succede se dice ciò che lei riconosce nella piccola visione, lui nella grande? Anche lui esamina a lungo e preoccupato, se ‘dallo Spirito’ non può risultare una cosa più leggera. No, oh, no! …come se l’oscurità della notte inghiottisse il paese, così si è posto come un panno nero davanti a tutta la Luce.

16. Ecco che suona inaspettatamente in modo soave: “Non ti rattristare, superiore dei saggi, Io stesso sento il peso dell’immagine. Hai ordinato molte cose buone per il popolo e per quello straniero. Mi opprime ancora la dinastia dei persiani. Soltanto, … deve valere il saluto: ‘molta pace prima’!”. Questo rende ben leggero; ma se rimane, …quando il veggente porterà la verità di Dio?”.

17. Dapprima Daniel piega un ginocchio, poi si mette vicino davanti al re, dicendo: “Re, per questo mondo sei il mio padrone. Perciò, e a causa del tuo cambiamento, preferirei che l’interpretazione valesse per coloro che non vogliono sapere nulla del tuo saluto di pace. Le prigioni sono quasi vuote; e voi amministratori, i tuoi peggiori nemici, sono adirati. Per questi sarebbe bene se il sogno si adempisse per loro. Ma Dio vuole che tu senta la verità.

18. Il cavaliere ha detto: ‘Tu sei un principe del mondo, non un signore regale. Una volta avrai da espiare tutto. Consideralo come Grazia di Dio, se avviene ancora in questo mondo!’. Questo significa il sogno. Certi, quando sono diventati buoni, pensano che tutto il vecchio è stato rimesso. No! Attraverso il fare del bene viene certamente perdonata una parte della vecchia colpa; ma, …tutta? E così ascolta:

19. Tu sei l’albero, potente, sul seggio della ‘grande Babilonia’. Giungendo fino al cielo, significa che perfino i tuoi principi si devono chinare dinanzi a te. I rami fino alla fine di questo mondo indicano che tu dai molte leggi a cui sono sottomessi tutti i sudditi fino ai confini del tuo paese, e ancora oltre lo stesso, dovendo mangiare i loro ‘frutti’.

20. Il guardiano sta presso il seggio del governo con altri tre. Era la PAROLA di DIO! La Sua alta VOLONTA’! Come ‘tronco delle radici dell’albero’ rimane attaccato nel Terreno di Dio, nonostante l’avversità. Devi abbandonare il tuo castello e vivere nel campo libero, finché sarà rimesso ciò che macchia il tuo governare con sangue e crudeltà.

21. Il tuo regno rimarrà finché non è trascorso il suo tempo, e non tu ne vedrai la sua fine. Se riconosci la Legge del Signore che si adempie su di te, allora ritornerai di nuovo quando la rugiada del cielo ti avrà purificato. I tuoi nemici si pentiranno del trionfo. Come nell’alto esempio ti ho restituito il cerchio d’oro, così sottostarà a te il regno per il tuo ultimo tempo di vita.

22. Pensa a ciò che fu detto una volta: ‘Il mio Re è il Primo, EGLI è eternamente anche l’ULTIMO!’. Egli ha parlato, EGLI ha annunciato la Sua Volontà! E’ una Grazia immeritata che si adempirà per te, anche se certi la chiamano ‘punizione di Dio’. Dio non punisce! Ciò che l’uomo percepisce come punizione, è la Benedizione sconosciuta di Dio! Se ti atterrai saldamente a questa Consolazione, allora Dio ti terrà alla Sua mano di Padre, finché non imparerai ad obbedire alla Sua Volontà”.

23. Può la grande Babilonia comprendere e sopportare la Parola di Dio? A volte è successo. Anche Nabucodonosor l’accetta. Ma un grande darà definitivamente via dalla sua mano il suo potere del mondo? Il babilonese lo sperimenterà su se stesso. Una rivolta segreta, eseguita dalla maggior parte dei principi, amministratori e consiglieri, deporrà il re. ‘Dev’essere catturato!’. Allora Daniel lo potrà salvare.

*

24. Lo porta dietro al suo castello sull’altura di Dura nelle caverne segrete. Un passaggio noto solo a Daniel conduce alla caverna più grande. Dei fedeli aiutano il loro re a superare il tempo mondano senza Grazia. Regna un ‘regime dei consiglieri’ che la Persia sfrutta, sostenuta da altri paesi. Sangue e lacrime scorrono come un fiume attraverso il paese dell’Euphrat.

25. Arioch ed Aspenas sono stati deposti. Daniel li ha liberati. Così stanno con il re nella caverna. Il giaciglio è duro, il cibo povero. Per la loro protezione Daniel rimane più a lungo lontano; va da loro solo di notte. Verrebbero strangolati se li si trovasse. Babilonia sta due anni sotto il regime del terrore, dell’ingiustizia e della morte. Ecco, all’improvviso…

*

26. Inizia la domenica. Il cielo si è adornato con seta blu. Il ‘consiglio di sangue’ è stato arrestato dal popolo. Ecco che arriva il re su un cavallo bianco, al suo fianco e in un lungo corteo dietro a lui, i fedeli. Lo segue un popolo giubilante come un grappolo d’uva. Nabucodonosor sale ancora una volta sul suo trono. Deve uccidere i traditori? Devono languire nella prigione fino alla fine della loro vita?

27. “Daniel, consigliami!”. Una esclamazione, venendo dall’anima più profonda.

- “.DIO ti consiglierà”, dice seriamente il veggente del Giordano. “Tu stesso sai che cosa ha fatto il Signore su di te, fallo anche al tuo prossimo”.

- “Tu sei il mio prossimo, e i fedeli”, confessa il re, mentre il suo volto è ombreggiato dal lutto. Si è anche ammalato, malato e vecchio.

28. Daniel dice amorevolmente: “Non concedere ai tuoi nemici di fare ciò che è stato fatto da loro su di te. Sono povere anime, senza un cuore vitale che dica loro ciò che sarebbe buono o cattivo. Guarda: vivono ancora secondo il corpo, ma sono morti! Non conoscono né Dio, né amore, né compassione. Se ora vuoi fare di loro ciò che DIO ha fatto per te, allora lasciali liberi e impuniti; ed hai fatto un miracolo, più santo e più grande che fu quello del miracolo del fuoco”.

29. Si possono fare da nemici, degli amici? In questo mondo, sovente non riesce; ma oggi aiuta la Luce. Il reggente segue il consiglio e ordina da sé i prigionieri. La loro paura è più grave che una morte di tortura, perché non presagiscono che Nabucodonosor darà loro la grazia. Li licenzia dalla loro funzione solo con un serio ammonimento. Crollano confusi.

30. “Signore”, si lamenta uno, “fa di noi, schiavi, ce lo siamo meritati”.

- “No, dovete essere liberi sudditi. Non dovete giurarmi di conservare la fedeltà, ma a quel Dio, che il profeta del Giordano ha portato a noi, e riconoscere LUI, che io ho potuto riconoscere prima come re, nella mia crudeltà, nell’esilio, e ora di nuovo qui sul mio trono.

31. Sì: Arioch, Aspenas e gli altri mi hanno cercato, e Daniel con i suoi amici, i consiglieri giudei e molti altri mi hanno ricondotto al castello. Mi è divenuta maggior magnificenza attraverso il consiglio di uomini pii. Perciò lodo, glorifico e onoro io, Nabucodonosor, questo altissimo Re.

Tutto il Suo fare è Verità,

e le Sue Vie sono giuste!

32. Egli può abbassare l’orgoglioso, ma chi si china davanti a Lui, Egli lo eleva nella Sua Luce”.

*

33. Nabucodonosor non governa più a lungo. Suo figlio Bel-Sazar assume il governo alla sua morte. Con ciò la ‘grande Babilonia’ giunge ancora più forte sul piano.

 

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Cap. 12

La mano di Dio: “Mene Tekel U-pharsin

[Daniele 5,1-30]: «1 Il re Belsatsar fece un gran convito a mille de' suoi grandi; e bevve del vino in presenza dei mille. 2 Belsatsar, mentre stava assaporando il vino, ordinò che si recassero i vasi d'oro e d'argento che Nebucadnetsar suo padre aveva portati via dal tempio di Gerusalemme, perché il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine se ne servissero per bere. 3 Allora furon recati i vasi d'oro ch'erano stati portati via dal tempio, dalla casa di Dio, ch'era in Gerusalemme; e il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine se ne servirono per bere. 4 Bevvero del vino, e lodarono gli dèi d'oro, d'argento, di rame, di ferro, di legno e di pietra. 5 In quel momento, apparvero delle dita d'una mano d'uomo, che si misero a scrivere, difaccia al candelabro, sull'intonaco della parete del palazzo reale. E il re vide quel mozzicone di mano che scriveva. 6 Allora il re mutò di colore, e i suoi pensieri lo spaventarono; le giunture de' suoi fianchi si rilassarono, e i suoi ginocchi cominciarono a urtarsi l'uno contro l'altro. 7 Il re gridò forte che si facessero entrare gl'incantatori, i caldei e gli astrologi; e il re prese a dire ai savi di Babilonia: 'Chiunque leggerà questo scritto e me ne darà l'interpretazione sarà rivestito di porpora, avrà al collo una collana d'oro, e sarà terzo nel governo del regno'. 8 Allora entrarono tutti i savi del re; ma non poteron leggere lo scritto, né darne al re l'interpretazione. 9 Allora il re Belsatsar fu preso da grande spavento, mutò di colore, e i suoi grandi furono costernati. 10 La regina, com'ebbe udite le parole del re e dei suoi grandi, entrò nella sala del convito. La regina prese a dire: 'O re, possa tu vivere in perpetuo! I tuoi pensieri non ti spaventino, e non mutar di colore! 11 C'è un uomo nel tuo regno, in cui è lo spirito degli dèi santi; e al tempo di tuo padre si trovò in lui una luce, un intelletto e una sapienza, pari alla sapienza degli dèi; e il re Nebucadnetsar tuo padre, il padre tuo, o re, lo stabilì capo dei magi, degli incantatori, dei caldei e degli astrologi, 12 perché in lui, in questo Daniele, a cui il re avea posto nome Beltsatsar, fu trovato uno spirito straordinario, conoscenza, intelletto, facoltà di interpretare i sogni, di spiegare enigmi, e di risolvere questioni difficili. Si chiami dunque Daniele ed egli darà l'interpretazione'. 13 Allora Daniele fu introdotto alla presenza del re; e il re parlò a Daniele, e gli disse: 'Sei tu Daniele, uno de giudei che il re mio padre menò in cattività da Giuda? 14 Io ho sentito dire di te che lo spirito degli dèi è in te, e che in te si trova luce, intelletto, e una sapienza straordinaria. 15 Ora, i savi e gl'incantatori sono stati introdotti alla mia presenza, per leggere questo scritto e per farmene conoscere l'interpretazione; ma non han potuto darmi l'interpretazione della cosa. 16 Però, ho sentito dire di te che tu puoi dare interpretazioni e risolvere questioni difficili; ora, se puoi leggere questo scritto e farmene conoscere l'interpretazione, tu sarai rivestito di porpora, avrai al collo una collana d'oro, e sarai terzo nel governo del regno'. 17 Allora Daniele prese a dire in presenza del re: 'Tienti i tuoi doni, e da' a un altro le tue ricompense; nondimeno io leggerò lo scritto al re e gliene farò conoscere l'interpretazione. 18 O re, l'Iddio altissimo avea dato a Nebucadnetsar tuo padre, regno, grandezza, gloria e maestà; 19 e a motivo della grandezza ch'Egli gli aveva dato, tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue temevano e tremavano alla sua presenza; egli faceva morire chi voleva, lasciava in vita chi voleva; innalzava chi voleva, abbassava chi voleva. 20 Ma quando il suo cuore divenne altero e il suo spirito s'indurò fino a diventare arrogante, fu deposto dal suo trono reale, e gli fu tolta la sua gloria; 21 fu cacciato di tra i figliuoli degli uomini, il suo cuore fu reso simile a quello delle bestie, e la sua dimora fu con gli asini selvatici; gli fu data a mangiare dell'erba come ai buoi, e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, finché non riconobbe che l'Iddio altissimo domina sul regno degli uomini, e ch'egli vi stabilisce sopra chi vuole. 22 E tu, o Belsatsar, suo figliuolo, non hai umiliato il tuo cuore, quantunque tu sapessi tutto questo; 23 ma ti sei innalzato contro il Signore del cielo; ti sono stati portati davanti i vasi della sua casa, e tu, i tuoi grandi, le tue mogli e le tue concubine ve ne siete serviti per bere; e tu hai lodato gli dèi d'argento, d'oro, di rame, di ferro, di legno e di pietra, i quali non vedono, non odono, non hanno conoscenza di sorta, e non hai glorificato l'Iddio che ha nella sua mano il tuo soffio vitale, e da cui dipendono tutte le tue vie. 24 Perciò è stato mandato, da parte sua, quel mozzicone di mano, che ha tracciato quello scritto. 25 Questo è lo scritto ch'è stato tracciato: MENE, MENE, TEKEL, UFARSIN. 26 E questa è l'interpretazione delle parole: MENE: Dio ha fatto il conto del tuo regno, e vi ha posto fine. 27 TEKEL: tu sei stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante. 28 PERES: il tuo regno è diviso, e dato ai medi e ai persiani'. 29 Allora, per ordine di Belsatsar, Daniele fu rivestito di porpora, gli fu messa al collo una collana d'oro, e fu proclamato che egli sarebbe terzo nel governo del regno. 30 In quella stessa notte, Belsatsar, re dei caldei, fu ucciso; 31 e Dario, il Medo, ricevette il regno, all'età di sessantadue anni.»

 

1. La provincia di Babele assegnata, non può essere espropriata. Dei funzionari avvertono il loro nuovo re di non provocare ‘il veggente del Giordano’, come viene chiamato ancora ovunque. “Tuo padre”, dicono, “ha voluto bruciare i consiglieri giudei, ma il loro Dio ha aiutato attraverso il miracolo del fuoco, del quale si parla ancora ovunque”.

2. “Pah! Magia! Se la tenga! Tanto, in parte è un deserto”. Non lo si tradisca, cosicché la provincia, grazie alla diligenza, soprattutto lungo i fiumi, avendo campi fertili e grandi giardini, aiutano a colmare le casse regali con alta percentuale. Sì, qualche giudeo ora è di nuovo diventato ricco.

3. Daniel aveva portato da sé Harfia quando a suo tempo era giunto al potere ‘il governo dei consiglieri’. La gente del fabbro ne era rimasta molto rattristata, ma Asnorba sapeva che presso il fratello, che nessuno osava toccare, era sicura. Sovente vengono nella casa del fabbro, e per tutti è poi un bel giorno di festa.

4. Bel-Sazar non ha ancora comandato da sé il ‘principe di Dur. A costui sta bene. Ora vive fra il suo popolo. Si va da lui per chiedere consiglio e legge. I consiglieri Mesach, Sadrach e Abed-Nego, che hanno ancora il privilegio della guida, lo rispettano. Nell’ultimo tempo di Nabucodonosor i giudei han potuto costruirsi delle sinagoghe come scuole per la gioventù.

5. Un annuncio rende ribelle il popolo giudaico. Bel-Sazar, dando un ricevimento, ha fatto portare le stoviglie del tempio di Gerusalemme che venivano custoditi nel castello di Erech nel paese di Sinear. Gli altolocati erano stati invitati insieme alle donne; c’era pure l’harem del re. Solo la regina non è comparsa. Chi sa che Daniel le abbia insegnato a riconoscere Dio?

6. Il ricevimento comincia a mezzogiorno. Il re alza quel calice in cui aveva accolto una volta all’anno il sangue dell’agnello di Pasqua, colmo con vino rosso. Egli esclama: “Guardate, non sono solo Bel, come lo era mio padre, …no! Sono io il dio degli déi, e voi mi dovete adorare! Io sono anche il dio dei giudei, perciò bevo dal Suo calice. Ma dato che Bel è il nostro dio principale, chiamatemi d’ora in poi ‘Bel-dio-Bel-Sazar’!”

7. Si giubila, si mangia, si beve e ci si diverte, e non si teme di accoppiarsi pubblicamente. Bel-Sazar bada comunque acutamente che i magnifici vasi non vengano danneggiati. Per questo sono stati incaricati dei consiglieri segreti, e qualche ladro che ha osato rubare un vaso, viene subito arrestato. Babilonia in questo tempo è stracolma di stranieri. In seguito si festeggia l’incoronamento di Bel-Sazar per tutta una settimana.

8. Salendo al trono ha considerato intelligente piangere per tre mesi la morte del padre. Ora mostra il suo animo, malato e confuso, aggravato da una mania più grande di quanto era quella di Nabucodonosor nel suo tempo peggiore. Il popolo non se ne accorge ancora. Lui risparmia ancora i suoi sudditi, …intanto, mentre cerca di svuotare gli stranieri. E ora…

9. E’ tardi. Canti a squarciagola, deliri, alcolismo, donne nude, …uno spettacolo da inferno! Dalle torri risuonano delle corna: mezzanotte. Ecco, è come se un pugno gigante scardinasse le porte, e come una tempesta, rumoreggia attraverso la sala. E’ un tornado dal deserto? Oppure è l’aria di gelo qui sconosciuta, dal nord? I partecipanti alla festa si irrigidisono.

10. Proprio in quel momento il re solleva quel Calice per – per non si sa quante volte già – svuotarlo. Lo lascia cadere al suolo senza forza. Il vino rosso penetra nel suo abito. Ah, …avviene un altro miracolo del fuoco?, Un altro, …che Nabucodonosor ha dovuto sperimentare? Una mano, come un fulmine, saetta qua e là, lungo la parete bianca. Un’orrenda immagine. La mano cancella continuamente ciò che lei stessa ha scritto, e scrive per una mezz’ora.

11. Sono morti coloro che siedono presso le tavole? Morti, e sobri? Si aggrappano con le unghie ai loro pantani. E quando la mano corre via, diventa buio. Si sono spente tutte le torce. Gli schiavi, senza invito, portano nuova luce. Allora si vedono maschere deformate dalla paura, il re è accovacciato pallido a morte sull’alto seggio. Si sforza intimorito a riprendersi. Con grande sforzo rinsalda la voce:

12. “C’è qualcuno che, …che lo può spiegare?”. Chi osa guardare il muro bianco, come se il fulmine scrivesse ancora? “Meno male…”, dice Bel-Sazar, ora già più forte, “…che alla festa sono venuti così tanti stranieri. Chiamateli tutti qui, i preveggenti e i dotti! Voglio sapere che cos’era!”

13. In molte case si bussa alla porta; si risveglia i dormienti. Mormorano i babilonesi e gli stranieri. Bel-Sazar è un padrone poco amato. Lo voleva coprire con il ricevimento. E ora stanno davanti al trono gli indovini di sogni e stelle, stanchi, arrabbiati, la maggior parte pieni di paura.

14. “Dovete spiegarmelo!”, comincia il re, o…

- “…che cosa? Il fuoco è scomparso, la parte lunga, bianca, sembra ostile”.

- “C’era una scritta”, vuole spiegare. “Voi siete appunto la gente che…”

- Eccola di nuovo, la mano infausta, e le parole rimangono fisse per un po’.

15. Uno che parla la lingua antica, scuote i suoi capelli bianchi. “Per me sono segni completamente estranei, re Bel. Conosco tutte le lingue, ma non questa”, indica la parte dove la mano ha cancellato la scritta. “Nessuno potrà interpretarla!”.

- Nella sua isteria, fa subito uccidere gli uomini. Pochi scanpano. Più di questo atto, come terrorizzati dalla scritta, la maggior parte degli altolocati si distoglie da Bel-Sazar, e un po’ alla volta fuggono dalla sala.

16. Lui urla come un animale: “Qua, con colui che la riconosce! Lo voglio ricompensare riccamente, dev’essere il terzo regnante dopo di me!”. Oh, il babilonese è sopraffatto dall’orrore degli uccisi innocentemente, non sente in sé il loro sussurro, non presagisce che presto si troverà già davanti ad un Giudice al Quale non potrà sfuggire.

17. Allora entra la regina. Il suo viso è fittamente coperto, non vuole vedere nulla dell’orrore. Come prima donna è legata a lui, che disprezza, un uomo scapestrato, la tigre, lo sciacallo. Oggi ne diventerà libera? Quanto lo brama il suo cuore… E vorrebbe fuggire. Daniel glielo aveva detto, presto sarebbe salvata. E’ giunta l’ora? Le costa molta forza di dire il solito detto:

18. “Il re viva in terno! Non ti devi spaventare, e non impallidire così”. Lei pronuncia una menzogna, ma una che può salvare migliaia di uomini. Certo, gli strangolati non ritornano in vita. Mentre la sua anima piange, continua a parlare: “Nel tuo regno c’è un uomo. Lo hai allontanato dal castello, dove era il primo principe del paese, molto onorato da tuo padre. Tu lo sai, egli stesso lo aveva salvato.

19. Fa venire Daniel, che ha ‘lo spirito del vero Dio’. Tuo padre lo ha insediato come superiore dei saggi. Salverà molti da una morte ingiusta”, la regina osa indicare un’ora prima, che sarebbero morti più di cento uomini. Quanto sangue in quest’unica notte!

20. Bel-Sazar pensa iracondo: ‘Chi sei, donna? Non vedrai il mattino!’.

- Ma la donna dice incrollabile: “So quello che hai intenzione di fare. Fallo! Tu stesso ti abbasserai in polvere e cenere!”. Uscendo dice ancora: “Trovi Daniel nella casa del fabbro Asnorba”.

*

21. Lui non è lontano dal portone, il più vicino. Daniel ha aspettato la chiamata? Sta davanti alla porta, nell’ultimo buio di questa oscura notte, nella mano le briglie di un corridore. Strada facendo, la breve domanda del messaggero: “Sapevi che ti si veniva a prendere?”

- “Sì, nel sogno ho visto una mano che scriveva e scompariva. E sotto stava scritto ‘Bel-Sazar’!”

22. I portoni sono aperti; le guardie si chinano davanti a Daniel. Lo conoscono quasi tutti. Se qualcuno può calmare l’accesso di collera, vincere l’ira del loro re, allora può farlo solo il veggente del Giordano. Lui va fin davanti al trono; e Bel-Sazar, per le sue paure segrete, ignora che il principe non ha salutato.

23. Nonostante ciò, indaga imperioso: “Sei Daniel, il prigioniero che mio padre ha portato qui?”

- “Sei stato abbastanza sovente alla sua tavola e sai come l’ho servito”. Bel-Sazar fa un gesto veemente; poteva fare a meno della domanda. Solo l’orrore della scritta… Finge molto come una maschera il reggente impavido, perciò continua imperioso:

24. “Ho sentito che hai lo spirito degli déi. Tutti coloro…”

- “…che hai fatto assassinare!”, lo interrompe Daniel molto duramente.

- “Come lo sai?”. ‘Te lo ha tradito il messaggero? Allora guai a lui!’.

- “Non lo spirito degli déi, come dici tu, EGLI me lo ha mostrato nel sogno”.

- Lo scapestrato rabbrividisce. Ma per dimostrare che sta al di sopra di tutte le cose, dice ora come a caso:

25. “Io so che tu puoi fare ciò che nessun altro può. Se mi risolvi ciò che qui è capitato a mezzanotte, allora ti voglio coprire con doni, di più di quanto ha fatto mai mio padre. Devi stare nella porpora, devi portare le catene d’oro da principe e riottenere il castello bianco. Devi…”

26. Daniel interrompe il re: “Ora parlo nel Nome del mio Dio, Che tuo padre conosceva ed ha onorato prima della sua morte. Tieni i tuoi doni, perché fra poco non potrai più dare nulla! Conosci la sofferenza del popolo, ancora di più la sofferenza degli stranieri. Una volta anche Nabucodonosor era come te, nessun regnante, ma un tiranno. Tutti avevano paura di lui.

27. La Persia in unione con altri hanno potuto rovinarvi. La ‘grande Babilonia’ può che sterminare un solo popolo, che vivrebbe quattrocento anni nella fedeltà di fede, nella verità e nell’amore per il prossimo, …senza guerre. Quando avverrebbe? Questo mondo non ne ha nessuna ‘faccia’!

28. Nabucodonosor ha ucciso chi voleva, ed ha anche elevato chi voleva: criminali che erano proceduti dal diavolo”.

- “Pure te e i consiglieri giudei, Arioch, Aspenas ed altri che non tollero accanto a me”, interviene cinicamente Bel-Sazar.

- “Molto bene, povero uomo dal fiume Euphrat! E la tua anima…?

29. Solo una cosa ti può salvare dalla tua pena dopo la morte, perché fin dalla gioventù non hai visto altro che pura crudeltà, e da ciò si è ammalato il tuo animo. Possa ciò giacere per te un giorno nella Bilancia della Misericordia! Ma ascolta: hai visto come tuo padre si è piegato temporaneamente, quando è avvenuto il miracolo del fuoco per i tre consiglieri, come allora si è elevato e dovette fuggire davanti ai suoi principi. Il mio Dio lo ha aiutato tramite me, perché aveva ciò che tu non possiedi:

30. Purtroppo lui ha riflettuto sovente troppo tardi, se avesse agito erroneamente; non lo ha soltanto ammesso. Quando da re, una volta, ha fatto una buona cosa, allora tu lo hai deriso e schernito con i ragazzi. Questi ragazzi sono ora i tuoi consiglieri. Quali…? Gli anziani che servivano fedelmente ed onestamente tuo padre, si sono allontanati da te. E perché?

31. Sei diventato un tiranno maggiore di quanto ha mai visto un popolo e, …hai portato qui i santi vasi del nostro tempio, che tuo padre ha conservato saldamente, e li hai dissacrati. Hai bevuto dal Calice del sacrificio con le tue labbra da diavolo. I tuoi servi e le donne di malaffare hanno mangiato dai piatti e dalle scodelle; e nel ricevimento infernale hai deriso il nostro – anche il tuo – eterno-vero Dio!

32. Hai posto sulla tua tavola i tuoi idoli; e l’idolo della tua pazzia, della tua brama di potere e di sangue della tua crudeltà e la tua ‘grande Babilonia’, era regnante in questa gozzoviglia! Gli stessi vasi del nostro tempio non sono certamente sacri, in sé, ma ciò che si consacra in essi nell’alta fede all’Altissimo. Egli lo accetta come dono della nostra servilità, offerta a LUI! Perciò hai dissacrato ciò che a noi è più sacro.

33. Perciò il Creatore dell’infinito ha steso la Mano contro di te e contro tutti coloro che appartengono alla grande Babilonia. Era la SUA MANO! EGLI l’ha immersa nella Fiaccola della Sua Serietà, come una volta quando ha scacciato dalla Casa del Padre la figlia della Creazione (Sadhana), che si è sollevata contro di Lui. Allora cadde nel proprio povero abisso.

34. La Fiaccola della Sua Serietà di Sacerdote ti ha mostrato quella Scritta che sta nel libro della tua povera vita:

«Mene, Mene, Tekel, U-pharsin !»

35. Scritta e Parola non sono note a nessun popolo, nemmeno a nessuno che verrà ancora alla fine di questo mondo, con il suo sorgere e naufragio!”

- “L’interpretazione, l’interpretazione!” grida selvaggiamente Bel-Sazar.

- Il veggente dice calmo: “Sarebbe meglio per te, non averlo chiesto. Ma così… o così… si adempirà su di te la scritta di fuoco.

Mene:        Dio ha contato e completato il tuo regno, l’orologio del tuo mondo è finito;

Mene:       il secondo vale per il tuo proprio orologio della vita e dell’anima;

Tekel:       Dio ti ha già pesato nella Bilancia del Suo Ordine di Creatore e ti ha trovato troppo leggero dappertutto;

U-pharsin: significa che sarai diviso[9], il tuo corpo decadrà in cenere, la tua anima cadrà nella propria oscurità, finché un giorno non avrà rimesso tutto!

36. Infatti, non come Nabucodonosor, al quale è capitata la Grazia di espiare sulla Terra una parte dei peccati, quando giaceva sul campo nudo; …no! A te non è rimasto nessun tempo! La tua anima dovrà lottare gravemente nell’oscurità della pena, finché la magnifica Grazia e Misericordia di Dio non ti manderà una piccola Luce.

37. U-pharsin significa pure peres, che i saggi conoscevano, ma non il santo-alto U-pharsin di Dio. Li hai quindi assassinati del tutto inutilmente. E Peres è ‘la divisione’. Così sarà diviso il tuo regno. Persiani e medi (successori degli antichi caldei-sumeri) brandono già le spade.

38. Non chiedi cosa succederà un giorno a questi popoli? Non ti chiedi che cosa farai quando ti chiamerà l’Alto Giudice?”

- Bel-Sazar, ignaro di ciò che significhi, si spaventa; ma solo, perché nel suo paese abita un veggente che può annunciare la cosa più segreta. Questo è il suo orgoglio. Nonostante il rifiuto di Daniel, fa venire abiti da principe e lo eleva su tutti i suoi altolocati.

39. Daniel l’accetta all’improvviso, su Incarico del suo Alto Signore, il Quale gli mostra il caos che si riverserà già lo stesso giorno attraverso Babilonia. E allora è bene, come primo principe mondano, ma libero da tutto il mondo, anzi, …come principe del Cielo, di evitare il peggio. Lo può fare, quando va incontro agli uomini ‘come un uomo’.

Un simbolo anticipato per Dio, come Salvatore e Redentore!

 

[indice]

Cap. 13

Morto Bel-Tsazar 1°, un tumulto viene sedato benignamente

Arioch e i settanta per venti anni, poi il ‘peres’ – Babilonia soggiogata dai medi e dai persiani

Dario e un nuovo decreto per trenta giorni – Una visita dall’Alto

[Daniele 5,30-31]: «30 In quella stessa notte, Belsatsar, re dei caldei, fu ucciso; 31 e Dario, il medo, ricevette il regno, all'età di sessantadue anni.»

[Daniele 6,1-9]: 1 Parve bene a Dario di stabilire sul regno centoventi satrapi, i quali fossero per tutto il regno; 2 e sopra questi, tre capi, uno de' quali era Daniele, perché questi satrapi rendessero loro conto, e il re non avesse a soffrire alcun danno. 3 Or questo Daniele si distingueva più dei capi e dei satrapi, perché c'era in lui uno spirito straordinario; e il re pensava di stabilirlo sopra tutto il regno. 4 Allora i capi e i satrapi cercarono di trovare un'occasione d'accusar Daniele circa l'amministrazione del regno; ma non potevano trovare alcuna occasione, né alcun motivo di riprensione, perch'egli era fedele, e non c'era da trovare in lui alcunché di male o da riprendere. 5 Quegli uomini dissero dunque: 'Noi non troveremo occasione alcuna d'accusar questo Daniele, se non la troviamo in quel che concerne la legge del suo Dio'. 6 Allora quei capi e quei satrapi vennero tumultuosamente presso al re, e gli dissero: 'O re Dario, possa tu vivere in perpetuo! 7 Tutti i capi del regno, i prefetti e i satrapi, i consiglieri e i governatori si sono concertati perché il re promulghi un decreto e pubblichi un severo divieto, per i quali, chiunque, entro lo spazio di trenta giorni, rivolgerà qualche richiesta a qualsivoglia dio o uomo tranne che a te, o re, sia gettato nella fossa de' leoni. 8 Ora, o re, promulga il divieto e firmane l'atto perché sia immutabile, conformemente alla legge dei medi e dei persiani, che è irrevocabile'. 9 Il re Dario quindi firmò il decreto e il divieto.

1. Bel-Sazar, in un secondo tempo chiamato ‘il primo’, trova la sua morte prima che il Sole sia sorto del tutto. Attraverso Babilonia si trascina un popolo selvaggio. Ci si infuria quando si viene a sapere che non voleva nemmeno risparmiare i propri sudditi.

2. Un funzionario di corte trova la ‘lista di morte’ di molti cittadini. Ci stavano elencati anche Daniel e un superiore, Asnorba e i suoi. In genere, il babilonese era fedele al re. Finché non si dava nell’occhio nella sua casa, non ci si doveva preoccupare troppo delle faccende del re.

3. Bel-Sazar era odiato fin dalla gioventù. Aveva reso difficile la vita a certi sudditi. I rivoluzionari attaccano – mentre, come sovente – ci saranno sempre più innocenti, che colpevoli, a lasciare la loro vita. Un grande mucchio, ben armato, penetra nella fortezza e nelle case di cittadini famosi.

4. Ecco, davanti al castello è seduto il veggente del Giordano su un cavallo bianco, dietro di lui i fedeli del popolo. Guarda con calma all’orda che si precipita avanti gridando, travolgendo i loro gialli e i marroni. Sono migliaia che si avvicinano sempre di più.

5. Arioch avverte: “Prendono la mira con le frecce; copriti con il tuo scudo!”. Daniel solleva la sua mano. Era necessario mettere una corazza sotto il suo mantello? Glielo ha comandato il suo intelletto benedetto, ma non lo sa nessuno. Le frecce penetrano nel suo mantello, …e cadono come sottili steli che una mano di bimbo spiega. L’orda si blocca senza dire nulla.

6. “Il veggente del Giordano!”

- “Oh, tornate indietro; lui può cogliere il fuoco dal Cielo!”

- “Le frecce non lo colpiscono!”

- Daniel si solleva sulla sella ed esclama in modo che echeggi lontano: “Babilonesi, ascoltate!”. Si fa silenzio fra la folla.

7. “Babilonesi”, comincia nuovamente, “Bel-Sazar non vive più. Lui…”

- Daniel viene interrotto: “Se lo hai ucciso tu, allora salve a te. Devi essere il nostro re!”

- La folla, prima senza freno, irrompe in forte giubilo: “Daniel, il veggente del Giordano! Salve al nostro re!

- Lui lascia gridare l’orda per un po’, poi solleva nuovamente la mano e subito si fa silenzio.

8. “Cara gente, un giudeo non può essere il vostro re”. Che non vuole esserlo, è da tacere. “La forte Mano del mio Dio ha abbattuto il tiranno. Voi sapete come dovevano morire i compagni del mio popolo, ma il mio Dio li ha salvati!

9. EGLI mi ha mostrato che l’orologio di Bel-Sazar era già esaurito. Durante il suo breve governare ha esercitato più orrore che altri in un tempo lungo. Volete avere un re?”

- “Tu o nessuno!”, grida la folla.

- “Bene, dovete sapere, cari babilonesi, ciò che intanto è il meglio per voi.

10. Qui c’è Arioch”, Daniel tira il suo cavallo al suo fianco, “lui è stato un giudice severo, ma giusto. Lui e loro dovete eleggere”, indica dietro di sé i fedeli, che attendono in fitte file. “Allora sceglierete bene! Arioch sia governatore, e al suo fianco devono regnare settanta uomini, che regneranno in modo giusto e gentile.

11. Siete gente ricca, intelligente e lieta di creare. Perciò avete sopportato certi padroni, il cui procedere era arbitrio. Ma come sarà il futuro? Molti di voi hanno disprezzato e tormentato i miei giudei e qualche piccolo popolo. Non caricatelo su un re”, fa cenno, quando sono segnalati alcuni che esclamano e ben qualche pugno indica il centro del governo.

12. “Venite domani sulla piazza del re; là Arioch annuncerà ciò che è per il vostro bene”.

- “Salve, salve!”. Questo continua nelle strade e lontano attraverso il paese. Ci si abbraccia pubblicamente per la gioia. Pochi non sono soddisfatti che avrebbero volentieri rapinato: castello, Bazar e ricche case.

*

13. Soltanto, …che Bel-Sazar non viva più, che le prigioni non si riempiano più fino a scoppiare, e ora si possa osare una parola aperta, questo rende pacifici i babilonesi. La folla dei ribelli si scioglie.

14. “Hai aiutato noi e il popolo!”. Arioch abbraccia il veggente del Giordano nella vecchia sala del re. Tutti si avvicinano. “Non voglio sapere che cosa sarebbe stato se…”

- “Amico Arioch, credi nel nostro Dio?”

- “Sì, Daniel; forse mi manca però qualcosa che nemmeno io so bene che cosa”.

- “E’ vero”.

15. “Tu sei stato educato come babilonese ed hai sperimentato così tanto alla corte del regnante, tale da uccidere il sentimento dell’anima. Noi invece crediamo fin da quindici secoli nel nostro unico Dio, benché attraverso il servizio idolatro e il cattivo governo, la pura Luce stava quasi per spegnersi. Noi siamo nati così, a te è stato dato prima. Così ti è difficile confidare in Dio senza riserva. Tuttavia, fondato sulla fede nel SIGNORE, hai potuto guidare e vincere le orde”.

16. Aspersa, che fa parte dei settanta uomini, dice: “Io credo tutto ciò che dici; ma dato che non siamo così saldamente nelle mani di Dio, perciò non lo avremmo ottenuto”.

- Allora Daniel prende la mano del ciambellano: “Dio guida tutti gli uomini!”

- “Ma non Bel-Sazar!”, contraddice un altro.

17. “Sì, anche lui, soltanto, …in modo diverso di quanto potete pensare. La scritta era la mano di DIO, il Suo Giudizio e la morte. Come ci mettiamo noi nella mano del Diritto di Dio, risulta dall’altro collegamento. tra Lui e noi. Non così che siamo noi a dare lo spunto perché sia adempiuto il nostro fare e non fare! Quello che facciamo nella fede, il Signore lo include nella Sua Volontà di Dominio. Egli lo prende, per così dire, ‘in più’ per la nostra Benedizione e per il procedere delle nostre anime. Comprendi?”

18. “Non del tutto”, confessa il ciambellano. “Prendimi nella ‘scuola del tuo Dio’, allora anch’io Lo riconoscerò”. Dopo questo discorso spirituale si ordina il mondano. Questo dura molte settimane. Vengono eliminate le vecchie leggi tiranniche, finché si scioglie un poco alla volta qualche dura pressione che gravava sui cittadini di Babele. Ma con ciò, …è stata eliminata la grande Babilonia?

*

19. Passano mesi. Sembra come se il pericolo sia stato eliminato, quel ‘Mene, Tekel, U-pharsin. Oggi è un giorno dorato dal Sole. Arioch e molti consiglieri sono ospiti al castello bianco. Lui pone la domanda che non lo ha mai abbandonato: “Il nostro popolo si trova su una buona strada, inteso soprattutto l’interiore; nondimeno, non si può togliere ‘Bel’ ai babilonesi.

20. Tu, Daniel, hai spiegato anche il peres. Con ciò non era inteso solo il re. Anche noi saremo divisi. E’ da prevedere che un aspirante al trono dalla casa di Nabucodonosor voglia una volta prendere il governo? Dal suo secondo matrimonio ci sono ancora due eredi, soprattutto da quello che si chiama Bel-Sazar. Costui attizza con veemenza che lo si faccia re”.

21. “C’è tempo, Arioch. Quello che un popolo si sceglie insieme ai re, si adempirà sempre, a meno che ci si dichiari uniti per Dio. Questo non è il caso di Babilonia. Certamente si è fatta pace, …ma è una calma morta. Il giovane principe dovrà attendere a lungo, e non sarà il suo popolo ad elevarlo su un trono. Quell’alta Mano, nella quale giace il peres grave di destino, lo eleverà solo in apparenza. Non gli sarà destinato il libero governare sognato”.

*

22. Trascorrono altri due decenni. Arioch è invecchiato, ma è ancora al suo posto. La Giudea si è ampliata, tanti sono diventati molto ricchi, e le generazioni crescenti non pensano rattristati alla vecchia patria. In certe case regna Bel: la lussuria del mondo! E nonostante ciò, …sta fermentando. Sempre più spesso giungono notizie dal paese del Giordano, di quanto giacesse ancora gravemente in ginocchio.

23. E in quel tempo muore Arioch, compianto da molti babilonesi. Bel-Sazar, veramente ‘il secondo’, …benché nessuno lo chiami così, perché il primo ha regnato troppo poco tempo, preme nel consiglio dei superiori. E’ un uomo di circa quarant’anni e vorrebbe governare come il suo avo (Nabucodonosor).

24. Allora Babilonia viene colpita dal ‘fulmine’, …l’inarrestabile peres. Dario parte dalla sua capitale Ahmetha ed irrompe al nord su Babilonia con una truppa ben ammaestrata, mentre Kores dalla Persia, raccogliendo il suo esercito presso il castello di Susan, marcia verso il sud di Babilonia.

25. S’incontrano entrambi nella capitale. Tutti i superiori, anche quelli dei giudei sono ordinati lì. Tra di loro, Daniel dà di più nell’occhio. Egli ha deposto completamente la sua dignità mondana. La figura, il volto, gli occhi… Dove hanno mai visto qualcosa di simile?

26. Alla domanda chi fosse, risponde: “Sono il servo di Dio e il Suo veggente”.

- “Che significa?”, chiede Dario.

- Daniel spiega agli stranieri la sua fede, e aggiunge: “Non avreste mai avuto il paese; ma è la magnifica Volontà del mio Dio di servirSi anche di tale gente che non Lo conosce per nulla. Infatti, la ‘grande Babilonia’, stando qui all’Euphrat da lungo tempo, non la vincerà nessun uomo, nemmeno voi due reggenti. Potete dominare il paese dell’Euphrat, ma allora…

27. Chi vi salirà mondanamente, sprofonderà di nuovo, in breve oppure a lunga scadenza. Chi invece riconosce DIO, potrà stare su una altura oppure di lato, piccolo e non appariscente, ma comunque sarà uno strumento di Dio!”

- Ce lo devi spiegare”, dice Kores, che vuole attirare dalla sua parte l’uomo maturo. Dato che la regione Babele attraverso il frazionamento, appartiene a Dario, e Daniel rimarrebbe quasi sempre con lui.

*

 

28. Kores è molto impressionato dal veggente del Giordano, di ciò che indovina, soprattutto del grande patrimonio di fede che costui sa riferire. Durante un importante consiglio nel quale Dario – temporaneamente – desidera tenere i giudei a Babele, Kores dà la promessa di lasciarli andare nella loro patria.

29. “Il paese giace bensì al suolo”, dice lui, “dopo circa trent’anni; e dove stava il tempio del famoso Salomone, non c’è più una pietra sull’altra (Neemia 1,3). Perciò i superiori devono ritornare per mettere tutto a posto; artigiani che costruiscono, e contadini che curino i campi e i giardini, e …”

30. “E il popolo?” chiede Dario. Questo è ancora in cattività, dalla ricchezza conquistata deve pagare un alto tasso. Ora che Babilonia è frammentata, si ha bisogno di gente che conosce il mestiere, e degli stranieri che portino in gran quantità da paesi lontani i magnifici tessuti, pietre preziose, oro, ebano e molto altro ancora, per sgravare il commercio a poco prezzo, …per l’utilità dei vincitori.

31. Nonostante ciò, viene eseguita la volontà di Kores. Più tardi lui stesso vorrebbe vedere quel grande tempio di Dio, ma non verrà mai a Gerusalemme. Si ritirerà con gran parte delle truppe nella sua parte, lasciando nella loro funzione i superiori di Babilonia ed insediando su di loro degli amministratori persiani.

32. Dario rimane. Manda il suo primo principe, il più fidato, come governatore ad Ahmetha. Per la provincia di Babele lungo l’Euphrat e il Trigris fino al lontano nord insedia centoventi governatori, consistenti di due terzi di quelli di Media che hanno da fungere come principi-capi.

33. Il profeta supera tutti, meno per il mondo, al quale è estraneo, che più nel ‘senso del suo Dio’, per un autentico cammino di vita attraverso questo mondo. Dario lo vorrebbe insediare come unico governatore su Babele-Media, cosicché solo lui, il re, stesse ancora al di sopra di Daniel.

34. Il profeta risponde: “Dio ha staccato la tua anima dal mondo. Tu stai al di sopra di me, EGLI però al di sopra di te e di me. Qual è allora la differenza che abbiamo dinanzi a Lui?”

- “Sei un uomo strano! Ciò che inizi, ti riesce anche. Se ora considero la domanda dal tuo senso, allora siamo tuttavia davanti al tuo Dio…”

- “…non ancora il tuo?”, indaga seriamente Daniel.

35. “Io non lo so, veggente del Giordano. Forse…”, un piccolo indugio, “…se il tuo Dio è l’Eterno, l’Onnipotente che ha creato tutto, allora sono sotto la Sua mano. Ma per il mondo? Noi viviamo qui. Non è facile guidare uniti una grande folla di uomini. Ci devono esserci superiori ed inferiori, comandanti e obbedienti, un re e il suo popolo”.

36. “Molto vero, Dario! E in che modo le due parti si relazionano reciprocamente? Tutti i principi si danno molto da fare. Ma una cosa non la possono fare ancora, e la maggior parte non la imparerà mai e, …nei tempi oscuri che ci stanno dinanzi, ancor meno. E questo è: io sono ai superiori un superiore, e al più basso un inferiore. Nel Consiglio dei principi la mia anima sta in mezzo al popolo; e quando parlo loro, allora sono il loro principe! Appunto uno, che mette la sua sofferenza, la sua mancanza e tutte le sue paure nelle mani del Sovrano”.

37. Dario riflette a lungo su questo. Per un intero anno ne parla in segreto con Daniel. Questo rinsalda la sua fede. Principi e governanti guardano di sbieco a Daniel. Lui non li irrita mai; in ogni tempo rimane l’uomo illuminato. Per quanto spesso qualcuno gli metta una trappola, …lui non vi cade mai dentro.

38. Lo si deve rovesciare, è diventato più potente di quanto lo sia Dario stesso. Gli si mettono molte cose sulla via, si sabotano le sue disposizioni, ma nulla riesce di ciò che potrebbe essere di danno ‘all’arrampicatore’. Allora arriva un giudeo. Daniel gli aveva imposto una punizione perché era stato più volte del tutto inesorabile verso alcuni perfetti innocenti. Ora costui sussurra nell’orecchio ai segreti consiglianti:

39. “Io so qualcosa. Chiediamo a Dario che proibisca per trenta giorni che uno chieda qualcosa a qualcuno, a nessun uomo, a nessun Dio, eccetto che a Dario. Crederà di essere posto da noi così in alto, che in questo tempo si dovrà chiedere qualcosa solo a lui”. Daniel chiederà giornalmente l’assistenza a Dio, il Suo Consiglio. “Hm…”, una pausa prolungata. Potrà essere strano che il Signore aiuti sempre il veggente?

40. “Procuro testimoni contro di lui. Se Dario conferma il decreto, allora Daniel lo deve punire. Allora…” Smisurato odio toglie al traditore, parole e respiro. E, …i trenta giorni? Non sono pari alle trenta monete d’argento di Giuda?

41. Il secondo principe accetta.

- “Vieni con me”, invita il giudeo.

- “No,. Dario non vorrà ascoltarmi; io sono un piccolo uomo”, finisce di parlare. “Va pure da solo”. Questo sta bene al principe, uno della Media. Porta con sé trenta governanti e gli riesce di ottenere dal re il decreto tramite lusinghe.

*

42. Un giovane va da Daniel: “Chi sei? E come sei entrato senza annuncio?”

- Il lontano sorride: “Lo puoi indovinare. Sono venuto dal tuo e dal mio Signore”.

- “Da…?”, Daniel cade sulle sue ginocchia. “Signore Iddio, sovente mi sei apparso nel sogno, ora è la seconda volta che mandi qualcuno a me, nell’alta immeritata Grazia, visibilmente, come nella carne e nel sangue”.

43. “E’ giusta ‘l’alta Grazia’, fratello. ‘Immeritata’, in quanto siamo tutti racchiusi immeritatamente nella Grazia di Dio, …poiché siamo nati dalla Sua Luce! Accogli con gioia ciò che EGLI ti offre”.

- “Lo voglio fare con gratitudine. E cosa mi porti? Dev’essere qualcosa di grande, oppure di grave; lo sento da giorni che qualcosa minaccia di venire su di me”.

44. “La tua percezione è come una fonte che fluisce dall’alta roccia. Grande e grave! Se vuoi pesare entrambi, allora non dimenticare che per Dio il grande è grave, la gravità, grande e magnifica! Ho solo l’incarico di dirti questo. Devi spezzare da te il povero potere dei servi”.

45. “Fratello della Luce, metti la mia gratitudine nelle grandi mani di Dio”.

- “Affinché diventi più grande?”

- “Non più cattivo”, sorride Daniel. “A Lui sta bene quando adagiamo le nostre piccole cose nella grandezza delle Sue magnificenze. E le Sue mani sono la cosa più magnifica”.

- “Egli pesa certamente il tuo ringraziamento, fratello Daniel”.

- Un piccolo sospiro: “Spero che il peso non sia troppo piccolo”.

- Il messaggero di Luce se ne va, e Daniel lo guarda a lungo.

 

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Cap. 14

Daniele è accusato – La sentenza: nella fossa dei leoni

Dario costretto a riconoscere il Dio dei giudei

[Daniele 6,10-15]: «10 E quando Daniele seppe che il decreto era firmato, entrò in casa sua; e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchi, pregava e rendeva grazie al suo Dio, come soleva fare per l'addietro. 11 Allora quegli uomini accorsero tumultuosamente, e trovaron Daniele che faceva richieste e supplicazioni al suo Dio. 12 Poi s'accostarono al re, e gli parlarono del divieto reale: 'Non hai tu firmato un divieto, per il quale chiunque entro lo spazio di trenta giorni farà qualche richiesta a qualsivoglia dio o uomo tranne che a te, o re, dev'esser gettato nella fossa de' leoni?' Il re rispose e disse: 'La cosa è stabilita, conformemente alla legge dei medi e dei persiani, che è irrevocabile'. 13 Allora quelli ripresero a dire in presenza del re: 'Daniele, che è fra quelli che sono stati menati in cattività da Giuda, non tiene in alcun conto né te, o re, né il divieto che tu hai firmato, ma prega il suo Dio tre volte al giorno'. 14 Quand'ebbe udito questo, il re ne fu dolentissimo, e si mise in cuore di liberar Daniele; e fino al tramonto del sole fece di tutto per salvarlo. 15 Ma quegli uomini vennero tumultuosamente al re, e gli dissero: 'Sappi, o re, che è legge dei medi e dei persiani che nessun divieto o decreto promulgato dal re possa essere mutato'.»

.1. Per dieci lunghi giorni Daniel lotta giornalmente, tre volte, per via dell’ordine, sul solaio oppure alle finestre aperte ad arco. A volte ha creduto di vedere una testa emergere al di sopra della balaustra. Ma, distolto da tutto, unito strettamente con il suo Dio, non nota le spie che lo sorvegliano giornalmente.

2. Dario viene informato. Compaiono trenta testimoni. “Si pretende intenzionalmente il decreto controfirmato? Parla!”, comanda il re a quel principe che ha parlato ‘su incarico di molti’, come cerca di lavarsi le mani da tutto.

3. “Mio re, c’è un avvocato”, quasi si strozza, “che, …appartenendo alla regione persiana, …ci tiene molto a te. L’uomo si chiama Borojka. Ha sentito come Daniel maledice te e il tuo regnare, perché tu non lasci andare il suo popolo, mentre re Kores lo avrebbe permesso. Inoltre, denunciamo che disprezza il tuo decreto, …ogni giorno tre volte”.

4. “Bugiardo! Dario ha esaminato duramente il veggente del Giordano, e non ha notato in lui nessuna ingiustizia. Ma la serpe (interiore) scava: ‘Dovrebbe… Contro di me… Io stesso gli ho offerto di essere governatore di tutta la provincia. Lui non l’ha accettato, certo; ma…’

5. “Senza un tribunale non emetto nessun verdetto!”

- Gli uomini imprecano. Uno osa: “Re Dario, disprezzi il tuo stesso decreto? Quando tu e Kores avete occupato Babilonia, per le ordinanze avete dato con i vostri nomi regali, che tutto ciò che ordinate sarebbe da eseguire senza riguardo. E a causa di questo giudeo vuoi allontanarti dal diritto?”.

- Questo non si può accettare. Si tratta per delle ore, e Dario ha pronto qualcosa contro tutti gli accusatori, per salvare Daniel. Il Sole sta già calando, quando finalmente dice: “Domani alla nona ora il profeta deve comparire davanti a me!”

*

6. Verso nord si insegue un cavallo. “Questo lazzarone! Questo birbante! Se lo prendo in pugno, gli deve fischiare il respiro in gola, per quanto è vero…”. ‘Per quanto vive l’Onnipotente, Asnorba, tanto è vero ciò che ti insegna Daniel: che per Dio, vale altamente ‘l’amore per i nemici’, quello grande!’. – Il fabbro non vuole ascoltare quell’ispirazione, non adesso. Lui e anche il povero animale arrivano esausti al castello dell’altura di Dura.

7. “Dov’è il principe?”

- Un guardiano sussurra: “Sul solaio, dove non dovrebbe stare. Se non può smettere di pregare continuamente, allora lo dovrebbe fare nella camera, e non laddove lo può ascoltare ogni manigoldo – nonostante la forte sorveglianza”.

8. “Quando ti sei informato?”, chiede Asnorba.

- Il guardiano si tocca la fronte: “Non siamo di ieri. Ma prima che lo vengano a prendere, ogni farabutto deve sentire le nostre armi!”

- Daniel sente parlare il suo più caro amico babilonese nel cortile, e scende.

9. “Asnorba! Sii il benvenuto! Ti sei affaticato? Che è successo?”

- “Questo birbante, questo str…”

- “Ecco! Prendi dapprima un pasto e un vino; poi racconta”.

- “Per questo non c’è tempo! Vorrei mangiare qualcosa, ho anche sete”.

10. “Solo una cosa per volta”, consiglia Daniel.

- Asnorba, parlando, si toglie la rabbia dal cuore. “Uno dei giudei – lo troverò ancora, credilo! – con Borojka, hanno combinato tutto! Hanno strappato dai denti del re quel ridicolo decreto. Mi stupisce solo che un Dario c’è caduto.

11. Sai che cosa hanno preteso? Chi disprezza il decreto, dev’essere gettato ai leoni. Daniel, fuggi verso Ameta, là sei al sicuro!”.

- “La mia sicurezza è DIO! Egli non fa un secondo miracolo del fuoco, ma può fare cose più imponenti!”

12. Una risata roca. “Ah ah ah, ecco, Dio può anche ammansire le bestie? Quelle agiscono secondo l’istinto e la loro fame. Se Dio ammansisse i leoni, allora domando: perché Egli non ammansisce la cattiva gente? Non sarebbe di maggior Benedizione?”

- “Di questo ne parleremo, se …”

- “…se sarai ancora in vita dopo il miracolo di leoni…”.

13. “E se non…, Asnorba?”

- “…il tuo Dio non varrebbe nulla per me!”

- “Questo, Egli te lo perdona, …per via del tuo amore di amico. Se io venissi sbranato, oh, …per il mio sangue verrebbero dei vendicatori sul paese e sulla gente, attraverso i quali Dio farebbe lo stesso come se Egli mi salvasse, anche se sarebbero differenti le vie.

La Volontà di Dio abituata alla Salvezza, si adempirà sempre!”

14. “Hm”. Questo penetra profondamente nell’anima del fabbro. “Hai certamente ragione, sei anche il veggente del Giordano. Ma lo crederà quell’uno, Borojka?”

- “Comprendo il tuo rancore, lui ha danneggiato per molti anni te e la tua casa, ha fatto anche male ad altra gente. Affida al Signore ciò che Egli fa con il povero”.

15. “Borojka?”, Asnorba alza le sopraciglia. “Non lo conosci. Lo si chiama un creso”.

- “Come anima, giace nudo davanti al suo Creatore. Perderà il suo tesoro, se muore; ma non la sua povertà. Durerà a lungo prima che nell’aldilà meriti soltanto il perizoma”.

- “Rimane un omicidio, persino se…”

- “…se lo fanno i denti da leone?”

- “Non dirlo, non lo posso sentire!”, Asnorba inghiotte il vino.

16. “Quindi, non vuoi fuggire? Pensa ad Harfia! Come stanno le cose, non la posso proteggere; non sarebbe meno insicura che da me”.

- “Ho provveduto. Un gruppo di artigiani e un principe sono potuti tornare a casa ieri; ho dato loro mia sorella”.

- “Oh, questo è bene!”, Asnorba fa un sospiro di sollievo.

17. “Torna a casa, e vedrai quanto magnificamente il Dio di noi due sa aiutare”.

- “Lo voglio credere”. Nonostante ciò Asnorba non è del tutto libero dalla paura.

- Daniel lo tranquillizza. “Ti deve accompagnare un uomo fedele; certamente sei stato spiato che sei venuto da me”.

“Di nuovo non lo comprendo, oppure…”, dice il fabbro, “…ora sì, …tu hai solo bisogno dell’Aiuto di Dio, io invece…”

18. “Anche tu! Ma i cattivi devono accorgersi che conosciamo la loro cattiveria”.

- Asnorba se ne va muto. Strada facendo dice a quello di Media: “Dura è sorvegliata; Dario si guarderà dal mandare soldati; e quei pochi straccioni… ? Pah! Che vengano pure!”

- “Chissà. Qualcosa succederà; e né Dario né voi fedeli potrete legare le grandi mani di Dio”.

*

[Daniele 6,16-28]: «16 Allora il re diede l'ordine, e Daniele fu menato e gettato nella fossa de' leoni. E il re parlò a Daniele, e gli disse: 'L'Iddio tuo, che tu servi del continuo, sarà quegli che ti libererà'. 17 E fu portata una pietra, che fu messa sulla bocca della fossa; e il re la sigillò col suo anello e con l'anello de' suoi grandi, perché nulla fosse mutato riguardo a Daniele. 18 Allora il re se ne andò al suo palazzo, e passò la notte in digiuno; non si fece venir alcuna concubina e il sonno fuggì da lui. 19 Poi il re si levò la mattina di buon'ora, appena fu giorno, e si recò in fretta alla fossa de' leoni. 20 E come fu vicino alla fossa, chiamò Daniele con voce dolorosa, e il re prese a dire a Daniele: 'Daniele, servo dell'Iddio vivente! Il tuo Dio, che tu servi del continuo, t'ha egli potuto liberare dai leoni?' 21 Allora Daniele disse al re: 'O re, possa tu vivere in perpetuo! 22 Il mio Dio ha mandato il suo angelo, e ha chiuso la bocca de' leoni che non m'hanno fatto alcun male, perché io sono stato trovato innocente nel suo cospetto; e anche davanti a te, o re, non ho fatto alcun male'. 23 Allora il re fu ricolmo di gioia, e ordinò che Daniele fosse tratto fuori dalla fossa; e Daniele fu tratto fuori dalla fossa, e non si trovò su di lui lesione di sorta, perché s'era confidato nel suo Dio. 24 E per ordine del re furon menati quegli uomini che avevano accusato Daniele, e furon gettati nella fossa de' leoni, essi, i loro figliuoli e le loro mogli; e non erano ancora giunti in fondo alla fossa, che i leoni furono loro addosso, e fiaccaron loro tutte le ossa. 25 Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, a tutte le nazioni e lingue che abitavano su tutta la terra: 'La vostra pace abbondi! 26 Io decreto che in tutto il dominio del mio regno si tema e si tremi nel cospetto dell'Iddio di Daniele; poich'Egli è l'Iddio vivente, che sussiste in eterno; il suo regno non sarà mai distrutto, e il suo dominio durerà sino alla fine. 27 Egli libera e salva, e opera segni e prodigi in cielo e in terra; Egli è quei che ha liberato Daniele dalle branche dei leoni'. 28 E questo Daniele prosperò sotto il regno di Dario, e sotto il regno di Ciro, il Persiano.»

 

19. Centinaia portano l’ordine che Daniel deve venire subito. La sua gente sta per prendere le armi. Allora il veggente del Giordano esclama: “Qui non si versa sangue! Sorvegliate il castello; nessuno oserà penetrare non autorizzato. Mi accompagneranno due dei miei comandanti”.

20. Rivolto ai messaggeri del re chiede duramente: “Ha ordinato Dario di penetrare senza diritto?”

- Loro calano la testa. L’ordine è di portare Daniel con tutti gli onori. Si cavalca frettolosamente attraverso la silenziosa notte, i comandanti con il volto arcigno. Non perdono di vista Daniel. Così trottano fino al mattino, fino alla capitale.

21. Là ci sono molti gialli, marroni e funzionari. Ci sono apertamente due fazioni: i perfidi e i tristi. I perfidi sono in più. Dario attende Daniel nella sala del re, alla sua destra stanno gli accusatori. Il posto a sinistra è libero.

22. Daniel saluta il re con occhi aperti.

- “O profeta, sei stato accusato. Non sospettavo che con il decreto fosse incluso il tuo Dio”. Ma quello che è scritto, è scritto. Dario non può strappare la legge. “Difenditi! Allora voglio esaminare dove il diritto è di casa”.

23. Il secondo principe presenta la sua accusa. Daniel tace.

- “Non hai nulla da dire?”

- L’accusato sta diritto. ‘La sua giornaliera preghiera a Dio…? Ma è una colpa?’. “Il principe mi ha accusato”, dice Daniel, “ma non ha dimostrato nulla. Dove sono i due che lo hanno sedotto?”

- “Chi?”, domanda curioso Dario. Ah, qui c’è una lacuna negli accusatori.

24. “Borojka e il giudeo Machado, che io ho dovuto punire per disobbedienza. Egli ha inventato un decreto a tuo gran danno. Falli solo chiamare; li trovi nella casa dello spione, alla porta più esterna”.

- Un ordine! Quelli di Media corrono via. Non ci vuole molto, fin quando i due vengono spinti nella sala.

25. Daniel li mette alle strette con domande, confuta punto per punto. Soltanto, …se tutto è da sospendere, non questo, perché ha chiesto l’aiuto a Dio giornalmente, del tutto apertamente.

- Sovente si è sentita la sua voce nel cortile. “Quindi è dimostrato che ha disprezzato la legge”, sbuffa il secondo principe, che è avido per il posto di governatore. “Dev’essere gettato davanti ai leoni!”

26. Allora Dario urla iracondo: “Anche i farabutti devono avere questo dubbioso onore!”

- Loro piagnucolano: “Sii clemente, abbiamo…”

- “Via! Anche questo è un decreto!”. Dario copre il suo capo. Nessuno deve vedere la sua lacrima che gli scorre dall’occhio. Si è così affezionato a Daniel e, …non può aiutare nemmeno da re. Questa è un’onta!

27. Si va alla fossa dei leoni. Le sue mura sono in parte scavate nelle rocce, alte molti metri. Dal vano centrale, una specie di Arena, si può entrare in più vani. C’è una forte porta, attraverso la quale vengono spinti i prigionieri. Il rifocillamento avviene dalla balaustra superiore. Arrivati là, Daniel si rivolge a Dario:

28. “Mi concedi l’ultima richiesta?”

- “Qualsiasi, Daniel, soltanto… “

- “Non ti avrei chiesto la libertà. Lascia andare il giudeo, ha sette figli”.

- “Chiedi, …per costui? – Daniel! Daniel, voglia aiutarti Dio! Ti concedo l’esaudimento, ma deve uscire dal paese. Non deve farsi vedere mai più!”

29. Machado si getta ai piedi di Daniel: “Se avessi saputo quanto sei nobile…”

- “Taci! Sovente ho ignorato la tua insolenza per via dei tuoi figli, ma che hai oppresso gravemente poveri compagni del tuo stesso popolo, l’ho punito. Voglia Dio accompagnarti e convertire a Sé il tuo cuore duro. Ora va!”. Il giudeo striscia via, piangendo, colmo di vergogna e pentimento.

30. Borojka nutre la speranza che Daniel lo voglia liberare. “Tu vieni con me”, ordina a costui. “Hai sfruttato così tante persone e portato a morte qualche babilonese; hai tolto l’avere alle vedove e agli orfani. Il tuo odio è il tuo inferno!”. – Viene aperta la porta. Questa conduce nella camera delle caverne che è collegata con tutto l’edificio. Si trova un po’ più in alto; una leggera discesa conduce nell’arena.

31. Dario stesso, con il cuore pesante, la chiude ed imprime il suo anello di sigillo nella cera, affinché nessuno possa aprire. Borojka si aggrappa piagnucolando alla veste del principe; ma costui esegue un ordine di Dio: l’anima di questo diavolo è da salvare solo attraverso la paura. “Non mi toccare!”. – Per ore non succede nulla. Dario se ne va profondamente preoccupato. I sorveglianti rimangono fermi sul muro del recinto.

32. Arriva la notte. Il re si butta a destra e a sinistra. “Non si poteva annullare la legge? Questo non sarebbe successo a Kores! Ora è troppo tardi. Domani li giustizierò tutti”. Domani… – Sa Dario che cosa porta con sé il ‘Mattino di Dio’? Madido di sudore si alza. Il Sole arde già sul fiume Euphrat, quando va alla fossa dei leoni.

*

33. (Che era successo qui?): Borojka era saltato alla gola di Daniel imprecando forte. Un colpo, ed è atterrato al centro dell’arena. Là giacevano due leoni. Si gettano sul bottino ruggendo. Con grida Borojka corre verso Daniel. Già più volte erano comparsi i leoni, ma sbuffando leggermente se ne erano andati di nuovo. E’ un miracolo…? “Ahh!”, ansima Borojka: “Non hanno fame di te? Si prendono solo gli uomini buoni”.

34. “Te?”, chiede Daniel. “Allora sei il loro mangime, ed io esco libero”.

- Borojka impreca, finché Daniel glielo vieta. “Se non stai subito zitto, ti porto dalla leonessa che ha due cuccioli; con lei dimentichi il tuo imprecare”. Questo ha aiutato. Dopo, Daniel prega fino all’aurora del mattino per tutte le povere anime. La fine della preghiera è questa:

35. “A Te, Signore, Padre di tutti gli uomini e dei figli del Cielo, sia lode, onore, gloria e ringraziamento. I Tuoi consigli rivelano i miracoli della Tua magnificenza! Tu puoi punire gli uomini che non si lasciano condurre al vero amore, quelli che non Ti riconoscono, anche se sentono di Te e sperimentano essi stessi la Tua grazia. La Tua punizione è la buona disciplina, che sa toccare di nascosto. Se la sentiamo subito, non la si chiede prima. Ma se ci indirizziamo in Te, nel Tuo Amore abituato alla salvezza, oh, allora Tu ci guidi e siamo eternamente custoditi in Te. Così, custodisci anche noi, ora, nella Tua santa misericordia, nella Tua volontà di governo; con questa siamo aiutati in ogni tempo”.

36. Daniel ha appena terminato, dall’alto si piegano Dario e molta gente. “Tu, servo dell’Iddio vivente!”, esclama lui. “Colui che tu hai sempre servito, ti ha potuto liberare dai leoni?”.

- Daniel sta nel mezzo, solleva il volto e dice: “Re Dario, Dio ti voglia dare la vita eterna. Devi sperimentare chi è il mio Signore, e poi, dovrai piegare il tuo ginocchio dinanzi a Lui, all’Onnipotente! Guarda giù con tutti i tuoi, e testimonialo per tutta la tua vita, che cosa fa Dio nei Suoi miracoli!”

37. Gli si avvicinano diversi leoni. Borojka si vuol nascondere, ma Daniel dice: “Quanto meno ti puoi nascondere davanti a DIO per via della tua cattiveria, tanto meno davanti agli animali!”. Ecco, …un salto! …lassù in alto, sul muro, un grido di molte voci. …la madre leonessa ha fra le sue zampe il cattivo. Daniel le mette una mano sulla testa ed accarezza i suoi piccoli. Allora questo lascia, terribilmente soffiando, il fagotto d’uomo.

38. Lui accarezza tutti gli animali, e loro se ne vanno; per questo appare una Luce. Daniel parla: “Guarda, Dario, il mio Dio ha mandato il Suo angelo che ha tenuto chiuse le fauci dei leoni. Io sono stato saldamente nella mano del mio Dio, e nulla di questo mondo e la sua futilità mi scaccerà da lì! Quindi non ho fatto nulla che sarebbe successo contro di te. Innocente davanti a te, così il Signore ha mostrato che sono stato un principe fedele”.

39. “Non solo lo sei solo stato, mio buon principe, lo devi rimanere d’ora in poi!”

- Viene spezzato il sigillo alla porta. Daniel esce libero, mentre si deve trascinare Borojka. E’ ferito, paralizzato. Fuori dalla fossa, Dario abbraccia il veggente, piangendo, ma con il volto lieto.

40. “Che cosa faccio con coloro che hanno così bestemmiato contro di te?”. Il suo rancore irrompe ancora una volta. “Tutti insieme, donna e bambini, dovrebbero essere gettati nella fossa, dove…”

- “Che cosa, o Dario, ne può una donna? Soprattutto i suoi bambini? Vuoi ora servire DIO? Allora serviLo con l’autentico amore per il prossimo!”

41. Un giudice – non è un Arioch – getta di nascosto due dei governatori nella fossa. Viene annunciato troppo tardi a Dario. Lui lo depone subito. Poi annuncia, confermato dal suo sigillo, che nei suoi paesi dev’essere riconosciuto e adorato solo ‘il Dio del veggente Daniel!’. Poi scrive di proprio pugno:

42. «Egli è il Dio vivente che rimane eternamente, poiché il Suo Regno è imperituro e la Sua sovranità non ha fine. Egli è il Redentore ed Aiutante nel bisogno, ed Egli fa segni e miracoli nel Cielo e sulla Terra. Ha anche salvato Daniel dai leoni!»

43. Si onora molto il veggente, persino Kores manda un regalo. Egli accetta tutto, …per molti poveri del suo popolo e per gli stranieri, ma rimane come prima, il ‘semplice servo del suo alto Signore’.

 

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Cap. 15

1° visione di Daniele: rispondenze nel materiale e nel Regno

[Daniele 7,1-12]:« 1 Il primo anno di Belsatsar, re di Babilonia, Daniele, mentr'era a letto, fece un sogno, ed ebbe delle visioni nella sua mente. Poi scrisse il sogno, e narrò la sostanza delle cose. 2 Daniele dunque prese a dire: Io guardavo, nella mia visione notturna, ed ecco scatenarsi sul mar grande i quattro venti del cielo. 3 E quattro grandi bestie salirono dal mare, una diversa dall'altra. 4 La prima era come un leone, ed avea delle ali d'aquila. Io guardai, finché non le furono strappate le ali; e fu sollevata da terra, fu fatta stare in piedi come un uomo, e le fu dato un cuor d'uomo. 5 Ed ecco una seconda bestia, simile ad un orso; essa rizzavasi sopra un lato, avea tre costole in bocca fra i denti; e le fu detto: 'Lèvati, mangia molta carne!' 6 Dopo questo, io guardavo, ed eccone un'altra simile ad un leopardo, che aveva addosso quattro ali d'uccello; questa bestia avea quattro teste, e le fu dato il dominio. 7 Dopo questo, io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco una quarta bestia spaventevole, terribile e straordinariamente forte; aveva dei denti grandi, di ferro; divorava e sbranava, e calpestava il resto coi piedi; era diversa da tutte le bestie che l'avevano preceduta, e aveva dieci corna. 8 Io esaminavo quelle corna, ed ecco che un altro piccolo corno spuntò tra quelle, e tre delle prime corna furono divelte dinanzi ad esso; ed ecco che quel corno avea degli occhi simili a occhi d'uomo, e una bocca che proferiva grandi cose. 9 Io continuai a guardare fino al momento in cui furon collocati de' troni, e un vegliardo s'assise. La sua veste era bianca come la neve, e i capelli del suo capo eran come lana pura; fiamme di fuoco erano il suo trono e le ruote d'esso erano fuoco ardente. 10 Un fiume di fuoco sgorgava e scendeva dalla sua presenza; mille migliaia lo servivano, e diecimila miriadi gli stavan davanti. Il giudizio si tenne, e i libri furono aperti. 11 Allora io guardai a motivo delle parole orgogliose che il corno proferiva; guardai, finché la bestia non fu uccisa, e il suo corpo distrutto, gettato nel fuoco per esser arso. 12 Quanto alle altre bestie, il dominio fu loro tolto; ma fu loro concesso un prolungamento di vita per un tempo determinato.»

1. Bel-sazar (II), successore del primo, ottiene alcuni diritti. (simili a come Erode otterrà certi privilegi da Roma). Con ciò non cambia molto in Babilonia. I suoi attacchi, soprattutto nella provincia persiana, bloccano notevolmente Kores e Dario. Ma il popolo soffre sotto questo triunvirato.

2. Daniel sta nel suo solaio. In alto si inarca la buia notte disseminata da innumerevoli stelle. “Quale magnificenza”, sussurra. “O Signore, come risplendono pacificamente tutte! Donaci una unica, che rende pacifici gli uomini, ognuno nella sua casa”. Sente accanto a sé una Voce:

3. “Pensi, se ognuno abitasse per se stesso nel proprio ambito, che questo porterebbe la vera pace?”

- “Non lo so; istruiscimi, cosicché possa giungere alla buona Sapienza”.

- “Devi vedere molto fino alla fine di questo ultimo mondo. ‘Pace’, Daniel, è questa, quando ci si unisce fraternamente, fin dove è possibile umanamente. Il Cielo non pretende di più!

4. Tu sai da dove è venuto il peccato nel mondo. Oppure pensi persino, che lo avrei causato IO? Che Io prendessi una qualche parte di Me stesso per aggravare con ciò la Luce dei figli e gli uomini? Allora dmMi: Quale Creatore sarei e perché l’avrei fatto? Per liberare Me stesso? Per chi e per che cosa porterei il Sacrificio (il Golgota) già da molto preannunciato?”

5. “Signore”, supplica Daniel, “non dire questo! Una volta dalla Tua Potenza, per pura Luce dalla magnificenza della Tua Volontà, hai fatto sorgere la Creazione. Dov’era l’ombra che macchiava il Tuo Capo? Il tempo non possedeva nulla che nessun figlio possa calcolare, da cui sarebbe risultato solo un povero granellino di oscurità. Luce nella Luce, …quindi il Tuo nome e la magnificenza sono tutte le Tue Opere!

6. La prima figlia della Creazione, sollevando se stessa, si è creata nell’arroganza un buio nel quale cadde. E se Tu, magnifico Padre-Creatore, hai creato per questa caduta la materia, per purificare attraverso lei il peccato e la colpa, con ciò è anche benedetto il povero mondo con tutti coloro che possono camminare dalla Luce e dall’oscurità attraverso questo luogo.

7. Perciò Tu sei già pronto fin da vecchia data, nonostante l’invio dei Tuoi figli del Cielo, di venire TU stesso, quando inizierà il tempo della Magnificenza. Tu sei appunto, sempre onnipresente, e in questo senso non hai mai bisogno di venire!

8. Hai incontrato coloro che sono passati da tempo; hai condotto per mano Mosè ed attraverso di lui tutto il popolo. Con Elia era il Fuoco della Tua Potenza; con molti altri era la Tua Forza. Hai incontrato me, hai spento il fuoco, e i leoni sono diventati miti. Signore, Ti ringrazio per tutta la Tua Benignità”.

9. “La risposta vale davanti al Mio seggio. Va a dormire; ti mostrerò ancora molte immagini che devi conservare in silenzio, ma scrivere fedelmente. Viene il tempo in cui si svelerà il Mistero”.

- Daniel segue l’ordine. Il suo spirito è lontano dal mondo e porta su, con sé, l’anima. Sul giaciglio rimane solo il suo corpo.

- Un Cielo e un mare si estendono all’infinito. Sotto questo Cielo, ma senza toccarlo, si ammassano quattro forti venti. Si inseguono l’un l’altro ed infuriano sul mare. Un vento inghiotte l’altro e lo rigetta di nuovo. Questo si ripete più volte, finché dai venti si formano quattro animali, ma è così come se salissero dal mare.

10. Questo – muovendosi – rappresenta la vita degli uomini senza-Dio, dei potenti e dei grandi, che non lasciano riposare il ‘mare della vita’ dei sudditi. Una grande onda è come una guerra, che corre devastando su ampie superfici. Il primo animale ha l’aspetto di un leone, ha ali come un’aquila, potrà riguardare forse un popolo del mondo. – Daniel riconosce in ciò la cosa più importante:

11. Vede un meraviglioso mondo al quale Dio ha dato le ali della Sua Luce; l’oscurità restituisce l’animale rapace. Così viene distrutto il primo mondo. Quel che veniva dal Cielo, si solleva con le sue ali nel Regno. Questo è stato il primo tempo di Grazia. Il corpo si rotola inquieto di qua e di là. – Perché questo bel mondo di Grazia non è stato conservato dal Creatore?

12. “Non essere triste”, sente una Voce. “La prima struttura è spezzata; ma coloro che dalla Luce sono andati in questo luogo, hanno portato con sé, amore e misericordia. Perciò l’animale aveva lo stesso aspetto di un uomo. Tutti i sacrifici, Daniel, sono viventi come il tuo cuore, che non morirà mai, nemmeno con la morte del corpo”.

13. Il secondo animale somiglia a un orso che sta su un lato. – La Voce dice: “Questi sono i poveri esseri che conoscono un solo lato: la loro oscurità. Perciò ha molti animali che tritano ciò che viene dato dalla Luce per il sacrificio. I denti sono anche popoli di quel primo tempo dei due tempi assemblati, ma nella sequenza si completa ora il ‘secondo tempo’.

14. Di tutti i denti che ora vedi, tre in particolare significano ciò che è successo nel primo tempo e che accadrà nei due tempi che s’intrecceranno l’uno nell’altro, e ciò che gli oscuri, anche come uomini, come anche popoli, faranno contro i Miei inviati della Luce. L’oscuro ordina all’animale: ‘Alzati e mangia molta carne!’.

15. Ciò significa: – Qualcosa gli riuscirà nell’ambito della sua povera forza; ma con il terzo animale viene indicato che la Forza scomparirà come il vento, che non hai più visto. Se per questo sono comparsi degli animali dei quali uno non significa altro che i tre altri, allora scompariranno come la materia: il corpo degli uomini, con la morte, (scompare) la loro attività, la mania del potere e i popoli che si cancellano reciprocamente. Ma continua a guardare”.

16. (terzo animale) Ecco che arriva una martora[10]. Ha quattro ali sulla schiena come un uccello, e quattro teste, e le vien dato potere. Lo spirito del veggente cerca la spiegazione; è del tutto diverso dalle altre immagini. Le ali sono come luce, e le teste di questo animale sono magnifiche da vedere. L’immagine si divide nel ‘terzo tempo’ di Dio; e ciò che …questo porta con sé. Come va interpretato? Di nuovo sente la Voce di Dio:

17. “Te lo voglio spiegare: – Un animale significa forza, spiritualmente buona, mondanamente cattiva. Questo terzo vincerà l’oscurità. Dalla fine di questo terzo tempo (Golgota) s’incroceranno due potenze: per primo, IO dopo il Mio santo ‘è Compiuto!’ con la figlia smarrita[11], nel riflesso, la Dottrina del Mio Sacrificio, che si userà attraverso ME per la Benedizione, attraverso il mondo per la maledizione (guerra, omicidio, oppressione, inquisizione, ecc.).

18. Il terzo tempo come ultima svolta porterà quello a metà, ‘il tempo abbreviato’, per via del Mio Sacrificio e di coloro che nel silenzioso servizio passano nella materia. Così la Mia Luce sacrificata vincerà il mondo e, …lo ha già fatto, anche se ora non puoi riconoscerlo. Perché:

ETERNO è il Mio Nome! ETERNO tutto il Mio fare!

19. Hai visto nel simbolo il silenzioso servizio dei celesti, come le stelle fanno le loro percorsi silenziose e magnifiche. Non le si conoscono; ma nessuno può sottrarsi dalla loro Luce. Per il mondo Io verrò come Uomo (Gesù), e come – non da Uomo – lo abbandonerò di nuovo (Ascensione). Ma nella Mia Grazia Io sarò rivelato eternamente!

20. Nel primo animale hai visto un cuore: il Mio Cuore vitale! Dalla sua terza parte Io vengo come Salvatore e Redentore nella Potenza. Sì, …il terzo animale nella Potenza divina ha quattro ali e quattro teste. Queste ali si chiamano Potenza, Forza, Potere e Vigore, che dimorano in Me. Le teste sono il Creatore, il Sacerdote, l’Iddio e il Padre, quindi nell’insieme, Io, la santa Entità-UR!

21. Per questo il terzo animale è ora diverso dai rimanenti, rappresentato per te così, unitamente però la Potenza creativa, contro quella povera costellazione a tre dell’oscurità, nell’orso i tre denti, che riguardano anche i popoli di questo mondo, gli alti e il loro cattivo pocedere. Anche nello spirito dura un momento, finché Daniel possa afferrare l’immagine. La celestiale – lo sente precisamente – viene di nuovo nascosta. –

22. Il quarto animale. Se fosse simile al terzo, …la santa Redenzione di Dio potrebbe rapidamente afferrare tutto il mondo. Oppure, …sì, lentamente, tutti gli smarriti saranno inclusi nella santa Redenzione[12], …fin da sempre. Questa è la Misericordia!

23. “O Signore!”, supplica lui, “che cos’è con questo quarto animale? Alla Tuo Sacrificio non dovrebbe seguire la grande Grazia che assicurerà il ritorno della prima figlia?”. Non sente ancora ciò che ha da significare. Vede un animale orrendo molto forte, i cui denti sono ferrei, come divora tutto ciò che si chiama ‘vita’; e ciò che non riesce prendere con le fauci lo calpesta con i piedi grossolani. Allora sono da chiamare ‘miti’ persino i primi due animali ed hanno causato e fatto comunque molte cose gravi.

24. Questo ha dieci corna. Questi, sono dieci popoli che alla fine del mezzo tempo si calpesteranno reciprocamente? Certamente anche questo. Ma egli vede i santi Comandamenti di Dio che Mosè ha avuto in mano. E come Israele fece il vitello d’oro per il suo idolo, così l’umanità calpesterà i dieci Comandamenti e con cavillosità (corna) farà altre leggi che servono il mondo e il suo abisso, perché salgono da questo.

25. Dapprima si mostra solo un piccolo corno, ma abbatte comunque tre grandi. “Queste sono tre epoche”, sente Daniel di nuovo. “Si chiamano: una volta il tempo dei primi cristiani, il medioevo e il tempo dopo, dalle cui potenze si solleva ‘come un piccolo corno’. Ma i suoi occhi vedono tutto (spionaggio). La sua bocca dice da tutte le parti cose grandi (propaganda, stampa, radio, ecc.). E, …che cosa?

26. Ognuno spinge all’altro il proprio atteggiamento. I potenti dei popoli parlano della grande volontà di libertà, mentre invece affilano in segreto i denti, come l’animale che chiude le sue fauci. Il corno significa pure il disprezzo dei Comandamenti di Dio; e dove li si riconosce ancora, là si fa di Lui un uomo come avesse avuto tutte le loro infermità umane e animiche.

27. Queste fauci, per questo, conducono appositamente, grandi discorsi. Soltanto, …si tendono inutilmente le mani nell’Altura del Cielo, così e anche diversamente. Se vogliono frantumare l’agire di Dio con il corno, se si elevano con pensieri esagerati e con il loro potere così in alto, vedendo il loro proprio mondo come una piccola palla da gioco, solo riconoscibile attraverso la luce del Sole, rimane uguale! Ma fa attenzione che cosa succederà ancora dopo”.

28. All’improvviso il quarto animale viene soffiato via. Diventa calmo come prima e dopo la tempesta, dove l’uomo non osa voltarsi se è successo qualcosa di terribile e se ritorna di nuovo. E’ l’oscuro silenzio di una grande paura. L’umanità, può purificare questa paura, imparando a donarsi al suo Creatore, per vincere il demoniaco mondano e, …fare pace, pace dalla Luce?

29. Daniel percepisce il rigido silenzio, vede la sofferenza degli uomini, persino congiure di potere, sconsideratezza, tiepidezza, cieco in tutte le gioie di questo mondo. Vede un ampio firmamento. Nell’inafferrabile Altura si forma una nuova Luce. Da entrambe le parti si spinge di lato come a una tenda, coprendo ciò che solo prima era visibile; la demoniaco, il mondo, gli uomini e la materia, tutto il povero abisso dalla caduta della prima figlia del Cielo. E vede inoltre:

30. Un ampio cerchio, circondato da mura di un chiaro alabastro[13]. In questo, corrono qua e là gli spiriti dei figli della Luce. Là si trova un grande Seggio e molte sedie. Daniel LO vede, magnifico e del tutto meraviglioso. Una delle figure di Luce dice: “Egli è il VEGLIARDO, il PRIMO: UR, l’Onnipotente!”. Costui Si siede sull’alto Seggio e le figure dinanzi a Lui sulle molte sedie.

31. Il Suo Abito risplende più bianco che la neve, più chiaro che il Sole più splendente. I Capelli sembrano di lana pura, ma non è da confrontare con i capelli di uno dei vegliardi. “Guardala diversamente”, viene istruito Daniel. “Il ‘Bianco’ dell’Abito e del Capo è la Luce-Ur, primaria, di Dio. Il ‘Vegliardo’, come detto, significa eternamente il Primo, il nostro Eterno-Santo-UR!

32. Esso è contemporaneamente la Sapienza, e il ‘come lana’, è il suo soave Raggio che rende beati noi figli. Non appena un figlio riconosce la Sapienza, esso stesso giunge alla chiarezza. Vedi il Seggio come pure Fiamme di Fuoco, le sue Ruote come quattro Covoni di Fiamme. E adesso non ne comprendi il senso perché stai passando appunto la tua via del co-aiuto attraverso la materia.

33. Simbolicamente, il Seggio è la Potenza del Creatore nell’eterno alto elemento del ‘Fuoco’. I quattro piedi somigliano a ruote. Saldamente, nella loro Magnificenza dell’Onnipotenza, esse stanno sul Fondamento-Ur di ogni vita; nella mobilità la Potenza-Ur rulla su tutto ciò che ha creato dal Suo Fondamento. Nessuno spazio e nessun tempo nell’Eternià-UR, dove la Potenza del Creatore non possa giungere![14]

34. Include tutto nell’ardore dell’Amore, vivificandolo nel proprio ardore di Creatore. Dal Seggio giunge un lungo Raggio di fuoco, secondo le cifre a te note, mille volte mille, che servono Dio, e diecimila volte diecimila che stanno dinanzi a Lui. L’immagine vale per ogni tempo, da quando Dio Padre nel Campo della Potenza dell’Amore si è creato il popolo dei figli (6° Giorno della Creazione, ved. Opera Ur).

35. In collegamento dei quattro animali con la Tenda della Luce che copre l’insieme della materia, valgono dopo il ‘mezzo tempo’, i diecimila volte diecimila come i primi figli: i principi, i guardiani, i più anziani e i portatori dei comandi, i serventi primordiali, per il massimo Onore di UR, e per la benedizione e l’aiuto di tutto il popolo dei figli. Hai appunto udito: ‘loro Lo servono’.

36. La folla che ‘sta dinanzi a Lui’, a destra e a sinistra presso il Seggio, sono i fedeli figli del Cielo e gli smarriti. Perciò viene tenuto il Giudizio e vengono aperti i loro libri”.

- Daniel vede ora davanti al Seggio un tavolo bianco, simile a un focolare, dal cui cassetto quel magnifico Vegliardo prende tutti i libri. Al di sopra di essi vi giace un grande Libro. I serventi aiutano nel confronto, poiché la loro via d’aiuto è già stata calcolata.

37. Dapprima tocca ai chiari che stanno alla Destra e libro dopo libro viene esaminato del tutto precisamente la Scrittura del grande Libro. Ora stanno per il Diritto loro e di Dio’, poiché i figli del Cielo hanno servito fedelmente, con cui viene pareggiato ben qualcosa dalla via del mondo.

38. Quelli alla Sinistra attendono tremando, nella paura tormentosa. C’è molto del cattivo, e viene pronunciata qualche parola di punizione. Sì: “Andate, voi sinistri, tuttavia non per sempre, ma così a lungo, finché voi stessi non avrete rimesso così tanto, per quanto è possibile. Infatti, la riparazione è la prima santa Legge che vale fino all’ultima ora del Mio Giorno della Creazione, ‘l’Amore’!

39. Quello che voi stessi non siete in grado di purificare, …vedete, Io l’ho adagiato in anticipo nella ‘Croce del Golgota’, ed Io stesso l’ho compensato per voi!”. – Questa è la fine dell’immagine. Nell’ignota lontananza sprofondano tutti gli animali, provenendo dai demoni; e non vi è più nulla da vedere di loro, dei grandi di questo mondo.

 

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Cap. 16

2° visione: la rivelazione sull’Amore quale Figlio riconciliante per i caduti

[Daniele 7,13-28]: «13 Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figliuol d'uomo; egli giunse fino al vegliardo, e fu fatto accostare a lui. 14 E gli furon dati dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno, un regno che non sarà distrutto. 15 Quanto a me, Daniele, il mio spirito fu turbato dentro di me, e le visioni della mia mente mi spaventarono. 16 M'accostai a uno degli astanti, e gli domandai la verità intorno a tutto questo; ed egli mi parlò, e mi dette l'interpretazione di quelle cose: 17 'Queste quattro grandi bestie, sono quattro re che sorgeranno dalla terra; 18 poi i santi dell'Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per sempre, d'eternità in eternità'. 19 Allora desiderai saper la verità intorno alla quarta bestia, ch'era diversa da tutte le altre, straordinariamente terribile, che aveva i denti di ferro e le unghie di rame, che divorava, sbranava, e calpestava il resto coi piedi, 20 e intorno alle dieci corna che aveva in capo, e intorno all'altro corno che spuntava, e davanti al quale tre erano cadute: a quel corno che avea degli occhi, e una bocca proferente cose grandi, e che appariva maggiore delle altre corna. 21 Io guardai, e quello stesso corno faceva guerra ai santi e aveva il sopravvento, 22 finché non giunse il vegliardo e il giudicio fu dato ai santi dell'Altissimo, e venne il tempo che i santi possederono il regno. 23 Ed egli mi parlò così: 'La quarta bestia è un quarto regno sulla terra, che differirà da tutti i regni, divorerà tutta la terra, la calpesterà e la frantumerà. 24 Le dieci corna sono dieci re che sorgeranno da questo regno; e, dopo quelli, ne sorgerà un altro, che sarà diverso dai precedenti, e abbatterà tre re. 25 Egli proferirà parole contro l'Altissimo, ridurrà allo stremo i santi dell'Altissimo, e penserà di mutare i tempi e la legge; i santi saran dati nelle sue mani per un tempo, dei tempi, e la metà d'un tempo. 26 Poi si terrà il giudizio e gli sarà tolto il dominio, che verrà distrutto ed annientato per sempre. 27 E il regno e il dominio e la grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell'Altissimo; il suo regno è un regno eterno, e tutti i domini lo serviranno e gli ubbidiranno'. 28 Qui finirono le parole rivoltemi. Quanto a me, Daniele, i miei pensieri mi spaventarono molto, e mutai di colore; ma serbai la cosa nel cuore.»

1. Risvegliatosi, rientra subito in sé, verso quelle maestose Alture. Daniel riconosce la prima parte dell’immagine, ma chiede ad un celeste come considerarla.

- Costui ammonisce: “Aspetta; ricevi ciò che i grandi hanno visto finora e che si rivelerà a coloro che verranno dopo (Ezechiele, Zaccaria, Malachia, Giovanni). Anche se ognuno vedrà diversamente, comunque, tutto è proveniente dalla Luce del Fondamento-Ur, un’immagine completa, vale a dire, quella del sesto Giorno della Creazione, quello che era successo prima e ciò che verrà ancora dopo la Benedizione della Sera”. Segue la seconda contemplazione.

2. La materia somiglia a una notte buia; al di sopra s’inarca un chiaro giorno, una chiarezza come il profeta non ha ancora mai visto. In questo chiarore si forma un punto luminoso come in una nuvola bianca: Luce nella luce, incomprensibile agli uomini. Se ne va come una nave. Su questa sta il capitano. Così sembra essere a Daniel.

3. La figura ha l’aspetto come ‘il Vegliardo’, ma è come un Uuomo. Sono mani sconosciute del Cielo che portano ‘Lui’ davanti al Vegliardo, sul Quale ora risplende una Corona; e in questa, sei altri segni, e sulla ‘Figura’ una Croce che è contenuta nella Luce della Corona. Lui sente parlare il meraviglioso Vegliardo, mentre dà la Croce nelle due mani della Figura:

4. “Mio Amore, Tu porti l’Immagine, la terza Parte-UR dal Cuore della Mia Magnificenza! Nella Riconciliazione devi essere come un Inviato. Mio-Amore, sei stato eternamente Mio e rimarrai anche come ‘Figliuol d’Uomo’ la Mia Parte; soltanto esternato per riconciliare, e ripreso da ME dopo l’eterno ‘è Compiuto!’, come uno dei Miei sette Spiriti, Luminari, Fiaccole e Stelle, che Io tengo insieme nella Mia Destra: per il Mio eterno-alto DIRITTO!

5. Tu devi essere adorato per via dell’espiazione, perché il Regno appartiene al popolo dei figli. Il Mio Onore, possedendolo solo nell’eternità, lo poso su di Te come una Corona. Tu, Mio-Amore, Reggente del sesto Giorno fin dalla prima Aurora del Mattino, regnerai anche fino all’ultimo tramonto della Sera. Quello che si è formato e si formerà in questo Giorno, è sottoposto a Te come ‘espiazione’, come quel Figlio che porta la Riconciliazione dall’Amore.

6. Per quanti figli esistano, così tante volte l’Amore dev’essere adorato. Questo non vale solo secondo il tempo, quando per questo poverissimo mondo suonerà l’ora dell’espiazione (il Giudizio profetizzato), ma già nel Giorno della Pazienza l’ho mostrato come Segno della Riconciliazione (Gesù e la croce), se dovesse diventare necessario. Ricordalo, veggente, e racchiudilo in te; il tempo per questo mondo non è ancora maturo”.

7. Daniel si spaventa. Perché può contemplare e sentire questo? Lui sa dai precedenti profeti come verrà il Salvatore. Ma si spera solo in quel Messia, che deve liberare dalla sofferenza esteriore. Non vogliono sapere nulla del peso dell’anima. Non c’era un Judamäa che predicava il Messia mondano? Lui – Daniel – aveva combattuto gravemente contro costui. Può valere ora?

8. Raccoglie tutto il coraggio, – poiché il terreno oscilla nella contemplazione di Luce, …e va da colui che ha già parlato ripetutamente con lui, e chiede: “Signore, vuoi spiegare l’immagine al tuo piccolo servo?”

- L’angelo sorride: “Io non sono il tuo Signore; tu non il mio servo. Guarda qui, il Magnifico sul Suo Seggio, EGLI unicamente è il nostro Signore e Padre!

9. Egli è anche il nostro Dio, che invierà il Suo alto Amore del Giorno come ‘eterna Redenzione’ per la caduta, già da vedere come ‘un Figlio’. Egli è l’alto Sacerdote che ci benedice e ci fortifica con la Forza della Sua Salvezza. Egli è il nostro Creatore che ci ha creato dal Fondamento-Ur della Sua vita. Noi tutti siamo il Suo popolo, i figli e le figlie. Ma continua a fare attenzione:

10. Tu hai riconosciuto nei quattro animali i tempi spirituali per il vostro mondo e anche dei popoli che verranno e scompariranno, mentre un tempo genererà l’altro e rimarrà esistente come Tempo nell’Eternità-UR. Tuttavia il Regno di Dio sarà preso dai figli della Luce attraverso la ‘Forza della Croce’, …per i poveri che non lo hanno ancora avuto. Infatti noi – come appunto vedi – viviamo già nel Regno fin dall’inizio, dato che UR ci ha dato il Suo Respiro, dall’ATMA della Sua Magnificenza di Creatore”.

11. L’angelo ripete pazientemente ciò che Daniel dovrebbe notare dalla prima immagine. “Dopo la fine del Giudizio si completa ogni contemplazione, poiché il Regno della Luce è e rimane un’eterna sussistenza di UR! Quello che è in e al di sopra di questo, il SANTO lo tiene EGLI nella Sua Mano e di ciò nessuno ne avrà una parte”.

- “Perché no?”, chiede modestamente Daniel. “Essendo figli di Dio e vivendo nel Regno della Luce, allora ne dovremmo anche avere una parte”.

12. “Certamente! Tuttavia, tra Luce e luce c’è differenza, …non nel suo genere d’essere. Dio ha velato una parte della Luce per la nostra salvezza. Nessuna creatura può sopportare la Luce-Ur primaria, altrimenti tutti dovrebbero essere essi stessi un creatore. Allora non esisterebbe nessun Regno, come noi ne abbiamo parte così magnificamente.

13. Quindi, ciò che otteniamo, è ‘sotto’ il Cielo di Dio, sotto la Sua Protezione e Scudo. Sono i Suoi Diritti per il nostro diritto, la Sua Sinistra per la nostra riconciliazione, di cui abbiamo tanto bisogno, finché percorriamo la nostra via del co-aiuto. Quando sarà passato il Giudizio, gli smarriti guidati a Casa, allora nessuno si solleverà contro di LUI. Allora esisterà solo UR, il Magnifico, l’Onnipotente, ed un solo popolo di figli”.

14. “Quando?”, chiede Daniel. “Hai spiegato l’immagine; soltanto, la vedo come una piccola lontana stella in incommensurabile Altura, in cui si mostra anche l’interpretazione dell’immagine. O angelo, quanti tempi colmi di tormento e pianto dovranno ancora passare, finché la ‘Stella della Salvezza’ si avvici al nostro povero mondo terreno?”

15. “Il mondo non lo può calcolare, eccetto la cosiddetta ultima-venuta[15], che un giorno si chiamerà ‘la prima’. L’Amore di Dio come il Figlio è l’ultima venuta, l’ultima Chiamata, perché ne hanno bisogno i figli sulla via da viandante, con cui gli smarriti saranno respinti[16]. Questa unica venuta[17] come Figlio dell’Uomo, durerà, secondo il sesto Giorno della Creazione ugualmente ancora seicento anni. Ma non hai bisogno di contare se ci sarà più o meno di un anno. Lascia questo essere la Faccenda di DIO!”

16. Nel profondo sonno lo spirito di Daniel, discende nel mondo. Il Sole manda i suoi primi raggi, quando si risveglia all’improvviso. Alzandosi vacilla. Come la traccia di un fulmine passa davanti a lui immagine dopo immagine. Malgrado ciò sente chiaramente, quello che può annunciare e ciò che deve rimanere nascosto. In lui risuona la Parola: ‘Il tempo per questo mondo non è ancora maturo’.

17. E’ una doppio volto che i fedeli di Daniel vedono oggi in lui. Gli occhi splendono come in un lontano bagliore, travolgenti; il suo volto è chiuso, stranamente grigio, e nonostante ciò così gentile ed indagatore, verso chi possa aiutare. La ‘grande, sana visione’, come lui stesso la chiamerà, lo spinge formalmente qua e là. Allora si decide di andare per un po’ di tempo nella solitudine.

18. Il guardiano del castello gli deve preparare una borsa, come per i contadini quando portano con sé un po’ da mangiare. “Ho l’intenzione di fare un piccolo viaggio; in questo tempo mi sostituirai”.

- “Principe”, lo interrompe l’uomo di Media, “vuoi essere viandante come un povero contadino, e da solo? Ho giurato nella mano di Dario di badare a te come ai miei occhi. Mi vuoi rendere difficile il servizio?”

- “Oh, no! Come uomo di Media hai accettato molto della vera fede in Dio, e perciò ti do un cenno.

19. In questa notte ho visto una grande immagine di questo tempo, del successivo e del lontano e di ciò che avverrà. Per cogliere questo nel modo giusto ho bisogno di solitudine. Il mio Dio – anche il tuo – Che mi ha dato l’immagine, Egli è la Mia Protezione”.

- “Voglio prepararti tutto, signore. Ma che cosa dirò se re Dario chiede all’improvviso di te?”

20. “Non ritorna presto da Ahmetha. Nel frattempo sono già ritornato”. Il guardiano trascina un cesto gigantesco. Daniel prende allegramente la metà dal cesto. “Portalo ai tuoi bambini, che gioiscono, anche la tua cara moglie. E ora bada: non far entrare nessun forestiero”.

*

21. Daniel passa su un monte, attraversa una valle e sale su un altro monte dove si trovano molte grotte. Ne trova una asciutta e vi vive come un eremita. Tuttavia come veggente nota che vicino e lontano stanno delle guardie. Il guardiano del castello ha mandato dietro a lui una piccola schiera, ma ben armata. Ha insistito nel dire agli uomini che, in caso di bisogno, se il principe Daniel fosse in pericolo, di intervenire subito e “…proteggere il nostro buon signore”.

22. E’ come con Elia, il quale fu seguito dagli uomini fino al Giordano quando sospettarono il suo addio[18]. Per lui non c’è ancora. Nonostante ciò sarebbe volentieri andato via, là dove il Cielo gli si è rivelato con tutta la santa-magnifica contemplazione di Dio. Rimane quaranta giorni nella grotta. In ciò vede il futuro; ‘anche come una grotta, come una stalla, quella da cui venne Melchisedec per benedire Abraham’.

23. Segue immagine dopo immagine. Solo che dovrà aspettare l’ultima gioia, il REGNO, secondo la misura umana, consumandolo, e molto spesso dimentica di mettere mano al cesto e mangiare. Nell’ultima notte vede nuovamente una cosa magnifica, e una voce dice:

24. “Daniel, alzati e torna indietro. Quello che vedi come in grande lontananza, resta saldamente conservato. L’ultimo pane mangiato ieri sera, lo avevi nella tua mano. Così vicino e ancora molto più vicino il Signore ha da tempo ordinato l’eterna redenzione di tutti i figli. Gioisci, …e non essere triste in modo mondano, perché non lo puoi vedere come uomo nel mondo.

25. L’esperienza dell’aldilà è quella che rimane eternamente, è incomparabilmente più magnifica e molto più ricca di ciò che avverrà nel mondo. Ogni mondo passa; allora con ciò dovrebbe anche passare la Magnificenza. Ma questa rimane come il santo Possesso-Ur, come il Suo Tesoro regale, da cui Egli attinge Benedizione, Grazia, Amore e la Beatitudine per tutti i figli”.

26. La Parola si perde come un soffio nella notte silenziosa. Daniel si addormenta pacificamente fino alla prima aurora del mattino. Davanti alla grotta incontra due guardiani. Si scusano. Il veggente dice: “Il Signore Iddio ama i fedeli. Chiamate i vostri camerati, ora torniamo nel castello di Dura”.

 

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Cap. 17

Un falso giudizio su Susanna viene scoperto, e Dio impone il Suo

[Daniele  cap. 13]: 1 Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, 2il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. 3 I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. 4 Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui. 5 In quell'anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto: «L'iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo». 6 Questi frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. 7 Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito. 8 I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un'ardente passione per lei: 9 persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi. 10 Eran colpiti tutt'e due dalla passione per lei, 11 ma l'uno nascondeva all'altro la sua pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei. 12 Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno uno disse all'altro: 13 «Andiamo pure a casa: è l'ora di desinare» e usciti se ne andarono. 14 Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere sola. 15 Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo. 16 Non c'era nessun altro al di fuori dei due anziani nascosti a spiarla. 17 Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l'unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno». 18 Esse fecero come aveva ordinato: chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani poiché si erano nascosti. 19 Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: 20 «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi. 21 In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle». 22 Susanna, piangendo, esclamò: «Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. 23 Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!». 24 Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei 25 e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì. 26 I servi di casa, all'udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo. 27 Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna. 28 Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse intenzioni per condannare a morte Susanna. 29 Rivolti al popolo dissero: «Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm». Mandarono a chiamarla 30 ed essa venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. 31 Susanna era assai delicata d'aspetto e molto bella di forme; 32 aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua bellezza. 33 Tutti i suoi familiari e amici piangevano. 34 I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. 35 Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. 36 Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. 37 Quindi è entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei. 38 Noi che eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme. 39 Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. 40 Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l'ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni». 41 La moltitudine prestò loro fede poiché erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte. 42 Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, 43 tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». 44 E il Signore ascoltò la sua voce. 45 Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, 46 il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». 47 Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che vuoi dire con le tue parole?». 48 Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare la verità! 49 Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei». 50 Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono dell'anzianità». 51 Daniele esclamò: «Separateli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò». 52 Separati che furono, Daniele disse al primo: «O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, 53 quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente. 54 Ora dunque, se tu hai visto costei, dì: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentisco». 55 Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Gia l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due». 56 Allontanato questo, fece venire l'altro e gli disse: «Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! 57 Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. 58 Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?». Rispose: «Sotto un leccio». 59 Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e così farti morire». 60 Allora tutta l'assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui. 61 Poi insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla quale volevano assoggettare il prossimo 62 e applicando la legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente. 63 Chelkìa e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakìm e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto. 64 Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.

1. Daniel è in Akkade dove risiedono i consiglieri giudei. Degli onesti, Mesach e Abed-Nego, sono già defunti. Sadrach, da più anziano, era partito verso Gerusalemme per eseguire gli ordini di Kores, ed aiutare coloro che tornavano in patria uno dopo l’altro. Gli attuali delegati non valevano più molto. Se oggi si fosse tenuto il giudizio secondo il loro senso, allora sarebbero state danneggiate gravemente due famiglie, …nell’onore ed anche nel patrimonio.

2. Daniel interviene come un fulmine. Uno di loro non se la deve rovinare con lui; egli è il primo principe del paese di Babele, l’amico più intimo del re e, …un autentico veggente. I giudici superiori Bazloth, Themoh e Zambolama si inchinano dinanzi a lui. Bazloth dice sottomesso, ma non solo Daniel ne comprende il tono falso:

3. “Tu, principe Daniel, vedi ciò che ad altri è nascosto. Ti prego, dai il giudizio. Questa donna è stata sorpresa quando nell’assenza del marito si deliziava nel bagno con un altro uomo – perdona la vergogna – come una volta la gente dell’Eden sotto un albero”.

4. “Ah, è così?”. Daniel assume il giudizio, ma i giudici devono rimanere. “Dove sono i testimoni?”. Si annunciano due giudici secondari. “Avete visto ciò che è successo?”

- “Sì”, dice uno. “Susanna era nel bagno del suo giardino ed ha mandato via le sue serve. Il giardino è sempre severamente serrato; questa volta stava aperta una porticina. L’amorazzo merita la lapidazione”.

5. Daniel guarda colmo di compassione la giovane bella donna che giace rannicchiata e singhiozzando al suolo. La solleva e le spinge incontro uno sgabello. “Smettila di piangere”, dice lui gentile, “e racconta quello che è successo. La Luce di Dio scopre tutto!”

- Si confabula: “Ah, il puro principe, colui che contempla il Cielo, ha anche due occhi liberi per la bellezza di questa donna. Aspetta…! Anche gli sguardi si possono mostrare come adulterio!”. Lui ignora i perfidi.

6. Susanna dice che ama suo marito e non sa come il ragazzo è entrato nel giardino. Le serve le avrebbero portato un vestito. Al suo forte grido di aiuto sarebbero poi saltati giù in fretta tre uomini.

7. “Li conosci?”

- “Non dovrei dirlo”.

- “Perché?”

- “Perché più volte mi hanno già insidiato”. Anche questo è strano.

- “Ah, è così!”. Da quelli di Media, che su ordine di Dario accompagnano sempre Daniel, fa condurre fuori dalla sala i due testimoni. “Avete tenuto un giudizio regolare?”, chiede poi ai giudici, “interrogate anche l’accusata, oppure solo i testimoni?”

8. “Sono due uomini onorevoli”, sostiene Themoh.

- “Quanto hanno pagato per un giudizio?”

- Themoh ansima malamente.

- La voce di Daniel diventa dura: “Non mi ingannate! Non solo come veggente di Dio, no,…io vi conosco perfettamente! Pensate forse che certe cose non mi vengano riferite?”

9. “Che ci guadagni? Ma te lo rivela DIO?”

- “Schernite come volete, voi tre siete subito sospesi dalla funzione. Dario mi ha assegnato il tribunale superiore”.

- “Tu! Leccapiedi!”, s’infervorisce Bazloth. “Vuoi essere un giudeo, e giri intorno alla barba di un pagano, perché è un re!”

10. Daniel ride: “Non porta nessuna barba e…”, pronunciato pesantemente, “…è più credente di voi tre messi insieme. Lui si inchina dinanzi al Signore, mentre voi come giudici temete solo per la ricchezza, per il perituro. Di giorno vi mostrate come uomini ben visti, di notte contate il vostro bottino, arraffate oltre ogni diritto. Che cosa deve fare con voi il Signore?”

11. Si fa avanti un ascoltatore. “Sono Kir-Arba, commerciante, sono sovente come ospite nella casa di Jojakim, il marito di Susanna. Lui ha conquistato la sua ricchezza correttamente, come io stesso. Io so quanto piamente Susanna vive del tutto dedita a suo marito.

12. Anche i testimoni, scelti troppo presto come anziani, e i giudici, sovente sono stati ospiti lì, perché Jojakim tiene una casa aperta. Non voglio dire ciò che ho visto. Lo spirito di Daniel vede meglio di quanto gli si potrebbe annunciare. Se Jojakim non fosse proprio ora in viaggio di affari, …gli straccioni non avrebbero mai osato denunciare Susanna, in più, …pure del tutto ingiustamente”.

13. “Molto vero! Il santo-vero Dio schiaccerà rapidamente la cattiveria dei cattivi giudici!”

- Viene chiamato ad entrare il primo testimone. Daniel domanda: “Hai visto Susanna con un amante sotto un albero? Che albero era?”

- “Un tiglio”, dice il testimone senza indugio.

- Di nuovo, il veggente del Giordano pensa questo: ‘strano’, e dice; “Ah, è così!”

14. “Furfante! Ti colpirà il tuo peccato! Ti troverà l’angelo di Dio se fuggi, anche se fino alla fine di questa terra! La tua bugia è la tua morte! Non devi avere luogo di patria, né qui, né nel paese dei padri. L’angelo di Dio ha in mano la pantera che ti sbranerà. Va via!”

15. Il giudice viene preso da orrore. Hanno trattato per la loro sacca. Jojakim è ricco. Entra il secondo testimone, senza sapere ciò che era già successo. Daniel gli pone la stessa domanda come al primo. Senza riflettere, costui dichiara: “Era una quercia!”. Iracondo dallo spirito, Daniel risponde:

16. “Tu, genere di Canaan e non di Giudea, chi ti ha chiamato ad esprimere falsa testimonianza? Volevate sedurre questa donna innocente, e dato che non vi è riuscito, per questo l’avete voluta rovinare e in più, rubare la sua eredità dei genitori. L’angelo di Dio vi segna! Come il primo testimone, caccio via anche te. Dovete essere senza sosta e fuggitivi, perché volevate uccidere una pura figlia di Juda, come Caino ha rovinato il sangue innocente di Abele. Non devi vivere tra nessun popolo. L’angelo di Dio troverà nel deserto un leone e la tua bugia sarà la tua morte! Fuori!”

17. Terrorizzato, anche il secondo testimone corre fuori. Davanti alla porta si sente all’improvviso un chiasso. I genitori di Susanna hanno saputo troppo tardi che cosa era successo con la figlia. Jojakim era appena ritornato dal viaggio. Si sono incontrati davanti all’edificio del tribunale. Quando sentono ora tutto ciò che era successo, Jojakim ed Hilkia, il padre di Susanna, volevano precipitarsi sui tre giudici superiori.

18. Daniel li tiene indietro. “Ringrazia Dio con un canto, con un ricco dono per i poveri; Egli mi ha portato qui. L’ho visto giorni fa in sogno che si sarebbe agito senza diritto. Jojakim, diminuisci le tue feste. Molti parlano bene davanti a te, ma dietro le tue spalle cucinano il loro veleno. Ritorna a Gerusalemme ed aiuta là i poveri, finché la Giudea non si sarà radunata di nuovo nella valle del Giordano, sulle alture della Giudea, nei giardini di Izreel”.

19. “Lo faccio, Daniel”. Jojakim attira sua moglie al cuore. “Dimmi quando devo partire per eseguire l’Ordine di Dio”, chiede al veggente. “Ora vi prego, siate tutti ancora una volta i miei ospiti”.

- “Accettato volentieri, amico Jojakim. Intanto unicamente io sono il primo giudice, finché non potrò scegliere con Dario e con dodici anziani, un nuovo giudice per la Giudea”.

20. I giudici superiori vengono esiliati e non possono venire in Giudea. Kir-Arba chiede: “Dimmi, ti prego, Daniel, perché i falsi testimoni devono morire – anche se esiliati – mentre hai risparmiato i giudici superiori. Non lo comprendo del tutto. E perché degli angeli, che considero maestosi, puri e santi, devono adempiere il giudizio?”. Altri uomini pongono pure le stesse domande.

21. Daniel risponde seriamente: “E’ difficile riconoscere il santo Mistero, quello che Dio ci ha preparato. Il Suo Mistero-UR rimane coperto, finché da ciò non ci si adempie Opera dopo Opera e con ciò la Sua incommensurabile Grazia. Credetelo, amici: basta un’unica Luce scintillante, per giungere in tutta l’eternità all’alta Sapienza di Dio. Da ciò possiamo anche ottenere i sette Raggi del Creatore come una parte di figlio delle Magnificenze di Dio.

22. Ora questo: – I giudici superiori volevano solo arraffare molto denaro. Susanna non valeva nulla per loro. Non perché fossero pudici maschi, ma il loro animo è povero. Vengono esiliati solo per via di questa povertà. Devono lottare amaramente, finché un giorno non troveranno un luogo in un lontano paese straniero dove si potranno addormentare, e prima della loro morte raccomandare la loro anima al nostro Creatore.

23. Diversamente per quei testimoni. ‘L’amante’ era un ragazzo inesperto che non sapeva che cosa c’era dietro. Non ha potuto comprendere la faccenda. Dato che lo avrebbero rovinato e loro stessi non avrebbero più potuto dormire per tale più forte lascivia, in più la brama del patrimonio ingiusto, perciò questo ‘grave giudizio di Dio’. La paura di essere esposti a un animale rapace e la loro povera precoce morte, purificherà le loro anime una volta nell’aldilà.

24. Secondo il loro cattivo procedere, può giungere per loro una salvezza nella stessa misura ed attraverso un angelo di Dio? Lo si comprende solamente quando lo si considera secondo la Luce. In genere, quasi tutti gli uomini, anche i buoni, considerano le cose in modo mondano. Invece voi dovete sperimentare la cosa più profonda.

25. Prima che esistesse la materia, la prima figlia della Luce si è allontanata dal Creatore. Se EGLI stesso l’avesse scacciata, …non troverebbe la via del ritorno a Dio, in Patria, …ed eternamente lontana? Non esiste! La Misericordia pone qui due ‘punti di pareggio’: o un rimpatrio attraverso la cordiale Misericordia del Padre, oppure un giorno una dissoluzione nell’eterna dannazione (relegazione).

26. Dio ci ha prestato il Suo respiro dall’ATMA della Sua Potenza creativa. Questo nobile Patrimonio non passerà mai, come il Creatore non perde mai il Suo maestoso IO! Nonostante la caduta, la prima figlia deve rimanere vivente, perciò l’Altissimo ha consegnato al principe Michael un’esteriore resa dei conti e l’allontanamento collegato a questa (caduta).

27. Se ora un Figlio dall’alto incarico-UR ha scacciato l’altro, allo scacciato è rimasta la Vita e la Forza. Con ciò è stata data la via per il figlio creato nel Regno; ma presto risuona una Chiamata, che scuoterà il mondo come Parola (“E’ Compiuto!”). Allora la prima figlia arriverà alla comprensione.

28. Ma ora la risposta sul perché degli angeli hanno da condurre questi uomini nella morte. Kir-Arba li chiama santi. Oh, riconoscete solo questo: Santo è unicamente il Signore!! Tuttavia, benedetti dalla Sua Santità, i fedeli della Luce si sono conservati l’essere-santi. In tal modo possono incontrare in ogni tempo il Padre-Creatore, il Quale è il nostro nell’eternità. Questi angeli eseguono gli Ordini di Dio.

29. Un Tale ‘Ordine di Luce’ – vi stupite di questa Parola? – Dio lo ha dato a due angeli. Come Michael ha dovuto scacciare la prima figlia per conservarle Forza e Vita, così gli uomini, affinché non perdano la Vita della loro anima. Entrambi gli angeli aiutano alacremente, affinché dopo la morte giungano tutti alla vera Vita. Quando si tratta di anime, comprendete ora ‘l’Ordine della Luce’; perché ‘Luce’ è ‘Vita!’.”

30. C’è silenzio, come una volta nel tempio, quando il sommo sacerdote uscì dall’onnisantissimo alla moltitudine, per elargire la benedizione di Dio.

- Hilkia dice per primo, mentre stringe le mani a Daniel: “Ah, quello che hai potuto insegnarci questa sera, conduce molto profondamente nella meravigliosa Luce di Dio. Con ciò presumo che noi uomini giungeremo in genere solo nel Regno alla piena chiarezza su Dio, non qui nel nostro mondo. Se è così, allora è meglio per noi. Oppure potrebbe essere un ammanco?”

31. “No”, si annuncia Kir-Arba. “Dio ha bisogno solo di pochi profeti che giungono alla più grande chiarezza. L’uomo in genere è aggravato dalla materia, oppure lo spiego così: – Dell’alta Sapienza di Dio non ne abbiamo bisogno, ovvero, non possiamo riconoscere la cosa più elevata sulla Terra. E terzo: che cosa ci aspetterebbe nel Regno, se avessimo già tutto nel mondo?”

32. “Precisamente”, conferma Daniel. “Trascineremmo la maestosa Eternità di Dio nel temporale, premesso che lo potessimo. Una fortuna santa-magnifica per noi è la barriera tra la materia insieme con il suo breve tempo di vita e l’eternità della Luce, …non è da considerare come separazione fra il nostro amore per Dio e la benedizione del nostro Padre. Questa è la Porta che ci conduce inseparabilmente al Padre Creatore dopo la vita mondana!

33. Ricordate: quando un profeta come lo sono io, per immeritata Grazia …”

- “Fermati!” esclama Jojakim. “Per te non è immeritata! Sei mandato! Ti si chiama ‘veggente del Giordano’, perché abbiamo vissuto nella regione del Giordano e – lo voglia il Signore – vi potremo presto abitare di nuovo del tutto uniti. Come non si può fare a meno dell’acqua, così non dell’insegnamento di Dio che Egli ci ha già sovente annunciato tramite te. E’ da cancellare ‘l’immeritato’.”

34. “Hai buone intenzioni dalla tua veduta, Jojakim; osserviamolo dal punto di vista di Dio, allora tutti i Doni sono ‘prestati’, certamente come patrimonio nobile della Luce, ma appunto, anche la proprietà non esternabile della stessa. Se lo portiamo con noi nel mondo, allora è e rimane immeritato, e dopo la nostra morte terrena l’abbiamo da restituire.

35. La BENEDIZIONE, cari amici, che da ciò viene su di noi, diventa ed è poi la nostra proprietà, pure non esternabile, se ce la conserviamo con la Grazia di Dio e la riconosciamo con gratitudine. Con ciò possiamo aiutare i poveri dell’anima, anche qualche povero mondano, come a te, Jojakim, lo ha ora raccomandato Dio.

36. Anche un veggente ha l’obbligo di conquistarsi per sé i Doni di Dio. Dalla conquista benedetta che non è possibile nel mondo senza la Benignità di Dio, si può diventare un buon insegnante, non solo nella parola, che qualche uomo non comprende. L’autentico obbligo di vita è di pensare agli altri, di portare la Parola di Dio per ognuno in modo che venga anche compresa.

37. Con l’Insegnamento o la Rivelazione va di pari passo il pensare alla preoccupazione di un uomo per aiutare come possa essere reso possibile. L’interiore viene benedetto attraverso una buona azione, e questa diventerà Benedizione quando viene predicata la LUCE. Io sono un uomo come voi; sono solo differenti i compiti, questi determinano ad ognuno la sua via. Quindi, nessuno è lontano dal nostro Creatore, pur non potendo insegnare oppure nemmeno aiutare nel mondano.

38. Credete forse che Dio benedirebbe in modo impari? Chi nella semplicità del suo cuore si sforza di essere nella piccola cerchia una persona buona, come esempio, è anche un insegnante.

39. Chi agisce così, adempie l’obbligo che ha portato giù nel povero mondo dal Regno. Così ritorna benedetto con il dono che può portare al Padre. Egli vi benedice, e voi, cari della Media, siete inclusi. Ora, Jojakim, preparati insieme a tutta la tua casa; sarebbe bene se venisse con te anche Hilkia”.

40. “Ti ringraziamo, profeta del Signore, in particolare per il fatto che hai salvato mia moglie”.

- Susanna appoggia la sua testa sul petto di Daniel; lui la bacia dolcemente sulla sua fronte. “Saluta mia sorella Harfia, e ricorda: il SIGNORE ti ha salvato! Io sono stato solo la Sua mano, il Suo alto Diritto, che Egli ha concesso a voi amici”.

41. Ci si lascia rafforzati. Al corteo di Jojakim si aggiungono ancora in paio di giudei.

 

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Cap. 18

Una meravigliosa Parola, spiegata da un angelo

[Daniele 7,27]: «E il regno e il dominio e la grandezza sotto tutto il Cielo sarà dato al popolo dei santi dell’Altissimo; il suo regno è un regno eterno e tutti i dominì lo serviranno e gli ubbidiranno».

1. La Parola finale dall’ultimo discorso del Regno (Dan 7,27). Da allora è trascorso un anno. Daniel è anziano e stanco, aggravato da qualche avversità. Soltanto, …la Forza dello spirito che aiuta sovente il corpo tormentato, è intatta. A volte è come se salisse con questa Forza in alto sulla Scala del Cielo di Giacobbe. Ma se gli viene il pensiero, allora abbassa profondamente svergognato il suo capo.

2. Allora dice a se stesso: “Stolto, saresti salito nell’elevatezza celeste? Mentre non sai ancora il senso della grande immagine? Hm…, il significato del ‘Regno, sì, ma non il ‘dominio’, ‘la potenza sotto tutto il Cielo’. E il resto…?”

3. Lui abita ancora sull’altura di Dura, il magnifico possedimento che Dario e Kores hanno sigillato a lui ‘per tutto il tempo’. Tutto il tempo? Quando naufragherà Babilonia? I medi e i persiani, come esistono oggi? Gli mancano anche gli amici, ai quali Daniel ha raccomandato di ritornare in patria. Ma lui…? Se lui tornerà un giorno in Giudea, allora non avrà bisogno di nessuna sede da principe ed anche di nessuna casa. Lo capisce senza saperlo precisamente.

4. E’ solo, …e costantemente, l’ordine di ‘non raccontare a nessuno né interpretare la visione’, e ciò che dovrebbe scrivere, ‘sigillare’, avvolgere in immagini ancora incomprensibili. Questo è il proprio difficile lavoro del profeta e non c’è nessuno con cui se ne possa discutere. Sì, sì, solo nei confronti della Luce, del Cielo, del suo Creatore.

5. Ieri è tornato a casa dalla capitale, dove Bel-Sazar (II), non più duramente sorvegliato da Kores, fa il suo gioco. Tutto è molto triste. Perché diritto ed etica giacciono come stracci nei vicoli. Il fabbro, il suo migliore amico in Babilonia, è tornato ‘a Casa’. Anche questo opprime il suo cuore. Quindi, che deve fare qui? Non sarebbe bene, se lui… E’ come se accanto a lui stesse una Luce e qualcuno dicesse: ‘Rimani qui, Daniel, hai ancora molto da fare! Perché non sei un profeta per via di te, ma per via del compito che il SIGNORE ti ha assegnato’.

6. “O messaggero di Dio, sono un nulla, eccetto…”

- ‘…che tu sai Chi ti ha dato questa funzione’.

“Lo so”, sospira il veggente. “Ma dov’è la Luce del mio spirito? Dove la Forza dell’anima per eseguire l’Incarico di Dio? Dove, l’umiltà del cuore dinanzi al Dio-Creatore? E dove, inviato di Dio, è la mia parte umana che ha da cooperare essa stessa? Dove…?”

7. “Non chiedere troppo!”, lo tocca una mano, ed accanto a lui sta seduto ‘uno’ che gli sembra di conoscere in qualche modo. Ma chi sia, …non lo presagisce.

- “Devi conoscere molto. Il tuo spirito come scintilla dal mare di luce dell’eterna-santa Divinità, risplende abbastanza chiaro per questo mondo ed in questo tempo. E’ destinato a pochi figli viandanti di procedere così tanto, come te. Sii soddisfatto con la tua parte”.

- Daniel annuisce di nascosto.

8. “Devi aver trasformato l’orgoglioso (Nabucodonosor), hai tracciato duramente i confini di Bel-Sazar (I), hai convertito a Dio due re stranieri, ed avrai da convertire un terzo. In questo paese! Osserva il paragone: – Sei stato deportato dalla Giudea, piccolo e inerme, come bambinello di questo mondo. Così corre la via dalla Luce nella materia. Questa è la Babilonia per ogni figlio del Cielo, come per te in tutto il tempo della tua gioventù.

9. Poi ha cominciato la tua funzione, …per gli stranieri, Daniel! Rimanere sempre con Dio, buono, fedele e senza peccato, è certamente bello in modo celeste, ma incompleto, – per via della caduta, ben inteso! Tu pensi che là sarà la più splendida perfezione? Giusto, …per il nostro Padre-Creatore e per tutti i nati nella Luce nell’Unione del Suo Regno.

10. Ma per il servizio per tutti gli altri che non conoscono ancora la Patria, attraverso la caduta della prima figlia, persiste quella via da viandante che conduce anche noi alla materia. Tutti i nati nella Luce erano completi nella perfezione dell’Altissimo; ma sono da andare a prendere i lontani, gli smarriti. Andiamo per loro e rinunciamo alla nostra propria perfezione celeste, per conquistarla con ciò per i caduti.

11. Gli stessi smarriti, attraverso un mondo, devono tendere da sé nella loro deviazione, per diventare così un figlio del Cielo. Devono percepire nostalgia per la Luce. Allora subentra la ‘Benedizione della nostra via per i poveri’: la ‘BENEDIZIONE di DIO da REDENTORE’, che li fa perire alla loro oscurità. Attraverso questa seconda morte, come la si può chiamare, tornano nella Casa del Padre come figli che ritrovano la Patria.

12. La tua via è un simbolo, …vale a dire, dalla nascita luminosa. Come uomo non conosci ancora la tua Patria. Così nemmeno gli esseri conoscono la Casa del Padre. Prima della morte verrai portato a Gerusalemme; altrettanto, ogni smarrito viene portato a Casa, quando è morto a causa delle sue aberrazioni.

13. L’immagine successiva ha bisogno di un’annotazione, affinché tu la possa ricordare e scrivere chiaramente, nell’ermetismo, finché un giorno il SIGNORE aprirà ‘la Porta con la Sua Chiave’. Tu hai riflettuto sulla grande Parola. Il tuo spirito, dimorando nella Luce, la poteva comprendere, ma non l’anima dopo che è diventata di nuovo ‘terrena’, come hai parlato tristemente di te. Non sai quando sia saggio quando ci si deve sforzare nella consapevolezza, da uomo, per riconoscere il linguaggio di un’immagine? Mi dai ragione; e perciò fa attenzione:

14. Il ‘Regno’ = è l’Onnipotenza di Dio in tutti i miracoli delle Sue Opere; nell’Onnipotenza ‘l’Empireo’, nella rivelazione ai figli quel lontano esteso ‘Infinito’, i cui confini non possiamo vedere, la cui santa Quadratura ci include nel recinto della Misericordia.

15. ‘Il dominio e la potenza sotto tutto il Cielo’ = è ancora limitato per la conoscenza umana. Ma se credi che questo sia un ammanco nell’adempimento del tuo incarico e del dovere, allora ti sbagli. E’ un ammanco quando qualcuno dalla pigrizia del sentire umano, non si sforza, quando dice soltanto a sé: ‘io lo voglio certamente!’, ma poi cessa la volontà. Tuttavia l’Amore di Dio soppesa tutto: la volontà, la fatica e l’ammanco.

16. Il ‘dominio’ = è quella terza parte segreta–UR, da cui venne eternamente la Pazienza e l’Amore, camminando, per via della caduta, alla Riconciliazione, come hai visto il FIGLIO. Sì: dall’Amore, Dominante nel sesto Giorno di lavoro, è stato trasmesso il dominio a tutti gli spiriti dalla Potenza-Ur, da quella Potenza, che giungerà alla Rivelazione dall’Eterno-Santo ‘Io li ho redenti’.

17. La ‘Potenza’ come parte primaria-UR del Creatore è il Fondamento-UR di tutte le Opere nella rivelazione al popolo. Perciò ‘sotto tutto il Cielo’ = sotto il governare di Dio! Solo EGLI ha tutto nella Mano destra della Sua Santità ed Onnipotenza, nella Sinistra del Cuore il Suo Amore e Misericordia. Chi non si mette sotto queste Mani, rinuncia da se stesso alla Parte di diritto e della riconciliazione dell’alto Amore di Dio!

18. Che coloro che giungono difficilmente al secondo passo – il primo lo fa Dio stesso per ogni figlio, perciò Egli è il PRIMO, quel meraviglioso VEGLIARDO – …è da mettersi sotto il governare di Dio, comunque magari solo per l’ultima ora di questo sesto Giorno dell’Amore. Perciò ‘tutto il Cielo’ sta su tutta l’Opera = tutto il governare di Dio, il Suo Regno, il Governo senza fine!

19. Dunque, come può appartenere questo Regno, Governo e Potenza, i Diritti dalla Maestosità di UR, ‘al santo popolo dell’Altissimo’? O Daniel, lo puoi afferrare bene dal tuo spirito. Dillo tu stesso, affinché coloro per i quali verrà un giorno aperta la ‘Porta con la Chiave di Dio’, imparino a riconoscere che l’uomo – ma sempre attraverso la Grazia di Dio – essi stessi sappiano molto bene risolvere una difficile immagine”.

20. Daniel guarda verso l’orizzonte nel quale il Sole dipinge le sue rosse ali serali, e anche profondamente negli occhi dell’inviato della Luce. “Da qui attingo la Sapienza che mi porti dal Padre. Sì, …chi è il popolo dell’Altissimo? Israele si considera l’unico eletto, al quale verrebbe dato il ‘Diritto della Luce’ fino alla fine di questo mondo. Da giovane non l’ho creduto nemmeno io”.

21. L’angelo sorride: “Allora eri ancora un bambino ed avevi come insegnante un incallito uomo del tempio, la cui arroganza non ti ha quasi fatto trovare la verità. Ma continua”.

- “Preferirei che spiegassi anche l’ultimo dall’immagine parlata. Solo che, …hai annunciato la Volontà di , e a questa mi piego sempre, per quanto lo posso come uomo.

22. Il nostro popolo! L’ho visto nella sua profondità e nella schiuma della sua bassezza. Molti hanno sfruttato il bisogno e la preoccupazione dei loro fratelli, senza essere toccati dalle sofferenze delle loro donne e figli, come hanno spinto via senza riguardo gli altri, per giungere ad una funzione, con l’avidità di arraffare, imbroglio e molto ancora, in più, ancora giudici ingiusti.

23. Nondimeno, sottopongo al Padre la fatica della loro prigionia e l’ingiusto peso della vincitrice: Babilonia la Grande, avendo contribuito, particolarmente nei primi anni, che troppi si sono allontanati dalla Verità, dalla fedeltà, dall’amore e dalla fede in Dio. Io preferirei piuttosto pensare a ciò che il SIGNORE ha detto:

«Invocami nel giorno della disfatta:

io te ne trarrò fuori, e tu mi glorificherai!» [Salmo 50,15]

24. Queste sofferenze non avrebbero dovuto cambiare questo popolo? Ah, …ho lasciato cadere le lacrime nelle Mani dell’Altissimo, – per l’anima di tutti i poveri della Giudea. Se lo smarrimento fosse solo capitato qui in Babilonia, l’alta fortezza di ogni ingiustizia, allora ci sarebbe certamente da chiedere: ‘Signore Iddio, fa che la Giudea-Israele sia il santo popolo della Luce, – una parte dello stesso!’

25. Ma come stanno realmente le cose? Io stesso ho indagato, non mi sono lasciato istruire da colui che aveva bisogno egli stesso di un’insegnante come lo sei tu”. Daniel afferra la mano dell’angelo. “Ho letto degli scritti segreti[19] che hanno scritto Mosè, Giosuè ed altri. Ora so perché ho potuto ‘trovarli’.

26. C’era anche gente fedele che dall’infelicità dei loro compagni, del popolo o di qualche forestiero, non si sono costruiti nessuna casa, non si sono arraffati nessuna proprietà. Questi sono stati la ‘Mano di Dio’, per quegli Scritti. Da ciò ho imparato com’è fatto il nostro popolo. Abraham lo aveva saputo: Stella e sabbia! Oh, …le stelle!

27. Se queste fossero solo una decima, allora la Giudea farebbe parte del santo popolo. La buona parte certamente; ma nell’insieme? Non è né eletto né santo! Lo dovrebbe dimostrare nel ‘percorso di vita’, oppure – Dio mi perdoni! – Egli si sarebbe sbagliato come nessun conoscitore di uomini si può ingannare di un altro uomo!

28. Nulla! Né cosa, né popolo, né uomo, sono santi. I figli del Cielo che il Padre-Creatore ha creato dalla Magnificenza, dall’Onnipotenza della Sua Vita, sono il popolo dell’Altissimo. E dove dimora LUI, che tu chiami tale Luogo, Empireo e Infinito, dimora il Suo popolo.

29. Una domanda, amico della Luce: – Tu appartieni a questo? Perciò sei santo?”

- “No, santo è unicamente il Signore! Noi sottostiamo alla Sua Guida. In questo senso portiamo in noi, come inviati della Luce, una scintilla di questa Santità. Questo è lo spirito dall’ATMA di Dio! Questa ce l’ha ogni nato nella Luce, non importa dove si trovi. Ne fai parte anche tu, …ed altri”.

30. “…io?”. Una leggera gioia oscilla nell’espressione. “Io posso sapere che sono proceduto dal Padre e che posso di nuovo venire a Lui. Questa conoscenza è la Forza che mi fa portare ogni peso. Al santo popolo dell’Altissimo = significa puro, viene dato il Regno da dove ha avuto la sua Origine nella Profondità sconosciuta di Dio, per rendere con ciò, felici i figli.

31. Dal magnifico Governo, come spieghi, loro servono ed obbediscono. Perché sono Suoi! Egli li ha chiamati con il loro nome. Ben per colui che sa aggiungere: ‘Sono Tuo!’. Ho detto bene?”, chiede modesto Daniel.

32. “Bene! Per la materia c’è da aggiungere qualcosa: ‘Ogni autorità Lo servirà ed obbedirà’ = è da considerare nella contesa degli uomini, perché il celestiale si riflette nella materia. Non così, per vantarsene, no! – Quello che è il santo simbolo della Luce, l’alto Nome, la Faccenda maestosa, se ne appropria l’uomo del mondo. Un esempio lo insegna.

33. La ‘Croce’, presa dalla quadruplice Entità-Ur, eleva in alto il Simbolo vero dell’Amore, ciò che appartiene al suo Giorno. Non solo che con ciò viene annunciata la verità. Certamente anche questo è nel senso; giusta è la tutela di tutti i Diritti dell’Amore insieme alla conservazione di ciò che il Creatore si è eletto nella Sua onnipotente Magnificenza, inteso prima il Suo popolo di figli.

34. I segni della maestosità: Bilancia, Spada, Falce, Torchio, Calice, Croce e Corona[20], …che cosa valgono? Si pesa in modo sbagliato; con la spada si uccide; con la falce viene arraffato; il torchio viene calpestato; si dà il calice ai poveri; la croce, già una volta oltraggiata nel mondo, sarà un castigo di morte, quando l’Amore di Dio stesso porterà il Suo Segno sulla Terra. E la Sua Corona? O Daniel, ogni dominatore in tal modo strappa a sé il potere mondano!

35. Nondimeno, ciò che viene oltraggiato lo incassa Dio come colpa, percentuale e interesse su interesse. Gli oltraggiatori e i succubi la devono pagare. Il potere del mondo, che si arroga in tutto, si deve arrendere in contrasto alla divina autorità dell’AMORE. Raramente lo si fa per conoscenza; soltanto: tutte le cose servono Dio per il meglio! Egli dà e prende, e in ciò è il servire e l’obbedire.

36. Questo, però, è il secondo nell’immagine e nell’interpretazione. Il primo è l’eterno nell’intoccabilità’! Lo hai compreso? Il Signore tiene la Mano su di te, affinché rimani benedetto fino alla fine del tuo agire nel mondo, …per molti e per te. Ora ti do ancora un cenno. – L’immagine che sta dinanzi a te, non la sperimenterai nel Regno, ma dalla Luce in un luogo della Terra. Da lì, anche se non di provenienza, arriverà il quarto re che hai da cambiare. – E ora me ne vado. Mi rivedrai, …qui, ed anche nello spirito. Ti saluto”.

37. Si adagia un soave crepuscolo. Anche se ora senza bagliore, a Daniel è sembrato come se un raggio si stendesse verso il Cielo. Gli è sceso il chiarore, …come il Sole nel lontano orizzonte? Un soffio di vento sussurra: ‘Chi si affida in ogni tempo a DIO, non perde nessuna chiarezza del Cielo’.

38. “O buon Padre, donami gentilmente la Tua Parola nell’immagine, nella Rivelazione, attraverso l’angelo, con la voce della natura. Tienimi stretto TU, mio Signore, mio Salvatore e Redentore! Libera il nostro popolo, libera tutti i poveri e i lontani”.

39. “Li ho liberati! Se lo si rivela subito per i lontani da Dio, se è da considerare come lontano nel futuro, accettato oppure no, …IO SONO, e la Liberazione proviene da ME! Il Mio ETERNO non conosce né prima neppure un dopo per la Liberazione, conosce il puro presente!! Questo ‘presente’ è preso dal tempo della Mia santa Eternità-Ur. Così anche tu, figlio Mio, sei custodito nel Mio presente; Io ti guido in ogni tempo!”

40. Nell’eco del cuore, così magnifico come sono sorte infinite stelle, coprono al profeta le Parole di Dio. Solo quando lo risveglia una mano: “Principe Daniel, la notte è fredda, vieni nella tua camera”, si accorge che si era addormentato. Ringrazia il guardiano del castello che lo ha svegliato. Dal giaciglio lo spirito vola insieme all’anima, su, nella Luce, …per l’adorazione nel maestoso Tempio dell’Empireo.

 

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Cap. 19

Astiages, un re pagano muore in Dio

1. La tirannia di Bel-Sazar (II), di cui è sconosciuto il secondo nome, aumenta. Non osa toccare la provincia di Daniel. Molti giudei sono già tornati in patria, ma non il grosso del popolo. A lui riesce di rifiutare ogni richiesta di voler tornare nella Giudea. Daniel può fare poco. Egli ‘vede’ anche che il popolo non ha ancora la maturità per diventare di nuovo uno stato sotto il proprio governare.

2. “Ah, Signore, che cosa devo fare. Vorrei aiutare. Devo andare da Dario e informarlo?”

- “Non è necessario”, dice una voce accanto a lui, “hai da percorrere un’altra via. Fa attenzione e non ti spaventare se non senti nessun suolo sotto i piedi”.

3. Prima che Daniel si possa attaccare alle invisibili mani, viene sollevato in alto e portato via. Non sa ancora, che il suo corpo giace nel sonno e, non, che il suo spirito ha formato l’anima in una figura, e che lui fa comunque il viaggio attraverso l’aria come ‘Daniel’. Non è spento il suo sentimento umano. ‘Com’è possibile che corro attraverso l’aria più veloce del vento?’. Le mani che lo conducono, sono il suo saldo sostegno.

4. Si apre un nuovo paesaggio. “Questo è Susan nel paese di Elam, spiega la voce, “e le acque si chiamano Ulai. Qui devi parlare con il terzo re che hai da trasformare. Lui era orgoglioso, caparbio, non voleva ascoltare coloro che gli hanno predicato di te e del tuo Dio. Ma dato che ha levato comunque la giustizia sul suo umore di dominare, naturalmente solo il magro mondo, perciò poco prima della sua morte deve arrivare alla chiarezza. Va; lascia tutto il resto a Dio”.

5. Daniel scivola dolcemente a Terra e si vede così come se vi stesse il suo corpo. In alto sulle mura del castello risuonano stridenti suoni di corna. Già corrono giù degli uomini pesantemente armati. Quando vedono il singolo uomo stare presso l’acqua, si fermano ed abbassano le armi.

- Il comandante chiede: “Chi sei e che cosa vuoi qui?”

6. “Sono Daniel. Il Dio onnipotente mi manda da Astiages, per aspettare la sua ultima ora di vita”.

- La guardia retrocede terrorizzata.

- “Come lo sai?”, chiede il comandante. “Quando sei partito? Dovresti aver saputo della malattia del re quando stava appunto ancora sano sul suo trono. Parla! Oppure…”

7. “Io stesso devo annunciare la mia faccenda al re”.

- Si guarda Daniel di sbieco. “Vieni!” Non suona da comando. Il comandante precede, la gente dietro a lui. Arrivati nel castello, si annuncia il veggente del Giordano.

8. Astiages soffre molto, ha l’aspetto di decadenza. Quando sente chi è arrivato, si drizza faticosamente. “Chi?” chiede al medio.

- “Ho sentito da qualche messaggio chi sarebbe il veggente del Giordano, e tutto ciò che sarebbe capace di fare. Come è arrivato qui? E come sa che sono nascosto qui?”

9. “Signore, lui stesso vuole parlare con te”.

- Astiages tende la mano alla sua bevanda che il medico gli miscela ogni giorno. Questo lo aiuta per breve tempo, non viene però fermata la morte. “Lascialo venire! Rimane la mia guardia e tu, mio medico, che abbia il tuo aiuto”.

- “Non ti avremmo lasciato solo; perché chissà…”.

- Daniel saluta nel modo principesco, che fa scomparire qualche preoccupazione. “Mi ha mandato il mio Dio”, dice lui, “per assisterti nell’ora della tua morte. Meno perché lo meriti, siine certo; ma dev’essere un segno, che – chi cambia ancora nell’ultima ora – può avere la riconciliazione. Se la vuoi, re Astiages, allora salutami come si usa fra principi”.

10. Queste sono parole di un grande spirituale ed anche mondano.

- Il re dice: “Sii benvenuto! Non ti ho comunque conosciuto e non ti ho chiesto di venire qui. Quello che mi hanno scritto Dario e Kores della fossa dei leoni e degli uomini nella fornace, l’ho considerato come una favola, che potresti governare un paese meglio che loro stessi e, …saresti solo un povero giudeo, un prigioniero insieme al popolo. Come dovrei crederlo?

11. Chi ti ha portato il messaggio? Se sei tu, per il quale ti sei ora annunciato, venendo dall’Euphrat, allora devi già aver camminato da molto, mentre io giaccio malato da due sole settimane. Mi è stato detto che l’acqua dell’Ulai sarebbe salvifica. Ma, ah…”. Il re s’interrompe, stanco. Daniel lo guarda con gentilezza.

12. “Vuoi un esempio di chi sono io?”.

- Un sorriso tormentato. “Qui non ci sono fosse di leoni. Ci vuoi andare?”

- “Subito!”. La determinazione ha l’effetto di convincere.

- “Sei tu. Soltanto, …come sei venuto qui ed hai saputo prima, di me, mentre io stesso non avevo ancora nessun presentimento di che cosa mi sarebbe successo?”

13. “Queste cose mi sono state dette sulla via. Esistono cose che ci sono incomprensibili senza la visione dello spirito. Hai messo da parte l’annuncio come una favola; e nuovamente somiglia alla favola quando ti dico: ‘Il messaggero di Dio mi ha portato qui attraverso l’aria’. Accontentati che sto dinanzi a te come un ‘inviato di Dio’. Il mio corpo giace nel castello di Dura, a te certamente non ignoto. Quello che vedi di me, è la mia anima, che nel Regno di Dio, non di questo mondo, è il corpo del mio spirito.

14. Ciò lo dovevi avere come segno. – Dopo la tua morte, Astiages, la tua anima – come ora la mia – ti sarà così visibile come il tuo corpo che porti e senti ancora. Se nell’ultima ora della tua vita ti lasci convertire, allora ti vedrai puro e buono, anche se non subito per via di qualche malefatta, comunque così come appunto vedi me, nel corpo della tua anima”.

15. “E tutti i dolori sarebbero subito cancellati?”, il malato si alza.

- “La tua anima sentirà i dolori del corpo, ma non più così duramente come adesso, perché, devi portare ciò che ha provocato il tuo fare. Tu non ne sei completamente convinto, poiché ti senti come dominatore, potente su tutti i sudditi, ed al quale non spetterebbe di soffrire, di sopportare la malattia come, …nemmeno i tuoi idoli non soffrirebbero.

16. Tuttavia”, Daniel sorride delicatamente, “i tuoi idoli non conoscono nessun dolore; sono fatti di oro, di argento, di rame, di pietra, oppure di legno. Premi il montante del tuo letto e senti se grida. Premi il tuo braccio ora già debole, e sentirai il dolore dalla testa fino ai piedi.

17. O Astiages! L’eterno-vero Dio non è un idolo fatto da mano d’uomo! Egli ci ha creato dalla magnificenza dell’onnipotenza nell’immagine della Sua Persona-Ur. Egli ci ha benedetti con il sentimento di vitalità. Se lo riconosci, se presto ti piegherai dinanzi a Lui, ti si porterà a Casa, quando sarà la tua ora”.

- “Quale?”, di nuovo una timorosa domanda, colma di incerta speranza, colma di avidità.

18. “Quando nell’aldilà avrai rimesso tutto: dalla Benignità e Misericordia di Dio!”. Questo suona serio. “Può arrivare più rapidamente di quanto credi; viene rimandata se continui a credere che come re non dovrebbe succedere nessuna sofferenza. Se ti pieghi ora sotto la Volontà di Dio, sul povero, ultimo giaciglio di questo mondo, allora nell’aldilà il tempo della tua sofferenza sarà abbreviato.

19. Ma se lo fai solo per questo, allora devi aspettare a lungo affinché tu possa sperimentare la Grazia di Dio. Davanti a Lui – ricordalo – non esistono né alti, né re, né sudditi, né ricchi né poveri; là esiste solo LUI, il Magnifico, e i Suoi figli! Se tu, per conoscenza e pentimento delle tue ingiuste azioni diventi anche un figlio dell’Altissimo, allora diventerai libero da ogni colpa che ti sei caricato sulla tua via del mondo.

- Vado solo prendere acqua dall’Ulai e ti spiego cosa significa ciò. L’acqua chiude gli occhi del mondo ed aprirà gli occhi del tuo spirito”.

- Daniel lascia la stanza. Non si sente nessun passo, anche se, come d’uso nel paese, lui portava scarpe abbastanza solide. ‘Come mai?’, pensa il medico.

- Ed il re: “Ha ragione, il veggente del Giordano e… Oh, richiamatelo presto indietro, solo lui mi può ancora aiutare! La morte è più vicina di quanto dura un’ora di sabbia (clessidra). Andate a prenderlo, fate presto!”

20. Alcuni si precipitano via. Nella parte bassa del castello scorre tranquillo il fiume. E’ un miracolo della natura. Non si comprende come mai la sua acqua si lascia fluire così soavemente e quasi senza rumore; ma se si immerge una mano nell’acqua, allora si sente come si spingono insieme le onde che si precipitano verso est, là dove giorno per giorno il Sole comincia il suo corso.

21. Non ci sarebbe tempo per riflettere. Nonostante ciò, gli uomini guardano come incantati. Daniel sta in mezzo sul fiume; e là è come un’isola, un’isola d’acqua che lo porta. Senza essere chiamato si volta, attinge l’acqua dell’Ulai con un vaso d’oro e la porta su al morente.

22. “Daniel, cosa mi porti?”. Le mani di Astiages tremano, gli occhi sono appesi al vaso d’orato.

- “Devi avere il meglio di ciò che Dio vuole darti ora”, dice Daniel. La voce suona seria e colma di compassione. Anche ai ruvidi guerrieri sembra come se stessero in un santuario. In quale…?

23. Daniel si siede presso il letto. “Mi hai chiamato ‘un povero giudeo’, ‘un prigioniero’. Nel dubbio umano hai ragione. Nasciamo poveri senza conoscenza né intelletto. Nonostante la culla da re, anche tu non eri più di me o di altri. La durezza di un re ha imbavagliato il mio popolo, per venti anni, poi è stato devastato il paese, il popolo è stato scacciato via e due re non hanno avuto nessuna idea su cosa ciò ha significato.

24. Spiritualmente l’Euphrat era quella quarta corrente dell’Eden, il paese da tempo perduto, che l’umanità non troverà mai più. Ci saranno sempre uomini che nella fede in un Dio ed attraverso buone azioni troveranno spiritualmente l’Eden. Allora saranno felici con e senza l’alto casato, felici anche con il bastone da mendicante.

25. Dato che Israele, nonostante l’alto sapere, in genere ha perduto Dio, perciò è venuto nel paese straniero; ma attraverso la santa Misericordia, all’Euphrat, alla Corrente del PADRE dal Cuore di Dio. Tu sei stato istruito per comprendere questo. Che in ogni popolo, in ogni stirpe, anche con un ritorno, ci sono degli ingiusti. Lo ha dimostrato il mondo e lo si dimostrerà duramente fino all’ultima fine. Costoro rimarranno prigionieri del peccato, della loro colpa ed assenza di Dio!

26. Così anche tu sei stato catturato, Astiages, ed hai creduto di essere libero, perché per potere, hai potuto elevare ed abbassare, come e quando ti è piaciuto. Oggi ti devi liberare, facendoti catturare dal grande Dio. Oh, così come l’uomo nasce povero, così povero e debole esce di nuovo dal mondo.

27. Io ho avuto genitori ricchi. Sono stati deportati con me, come bambino in culla, la casa distrutta, derubati, tutto è andato perduto. Ma una cosa ho ricevuto da DIO per questo: l’interiorità della fede di cui Egli ha fatto di me il veggente. Questa ricchezza – intoccabile – mi rimarrà anche sul mio giaciglio di morte.

28. Tu possiedi una ricchezza che non perderai? Scuoti la testa distrutto dal dolore. Oh, …se conosciamo la nostra stessa povertà, possiamo conquistarci la ricchezza del Cielo attraverso la Forza di Dio. Questa ci rimane conservata sulla via del ritorno nella Luce.

29. Io sono stato incaricato di convertire tre re: Kores, Dario e te. Nabucodonosor era stato educato come tiranno. Si mette troppo presto il potere nelle piccole mani di figli dei re. Così si spiega quando giungono pure alla brama di dominio. Lui si è comunque convertito, ma questo è avvenuto attraverso un miracolo. Questo è certamente bene, ma non vale troppo.

30. Anche su di te è avvenuto un miracolo come il mondo non ha ancora mai visto? Hai ragione. Ma lo hai solo sentito in te; e da ciò il ritorno della tua anima. Proprio così anche con Dario e con Kores. Loro hanno sentito solo l’alto insegnamento di Dio che ho potuto portare loro, cosicché ho potuto governare come un principe da ‘povero giudeo e prigioniero’. All’inizio non hanno avuto un miracolo visibile.

31. Quindi, voi tre state separati. Ma questo: il Cielo ha quattro direzioni, l’uomo quattro tempi di vita, il Dio-Creatore ha quattro maestose Cose del Suo Essere. Di ciò la prima Parte, la Sua inalienabile Proprietà, mentre per Amore, Sapienza e Misericordia ci ha dato qualcosa dalle altre parti della Sua vita da Creatore. E al mondo sono stati dati tre tempi; il quarto, giustamente il primo di Dio, la nostra Terra non l’ha (ancora) conosciuto.

32. Prima dell’Eden era il secondo tempo, ora domina il terzo; e se DIO stesso viene come santo Redentore nel mondo – al mio povero popolo – allora arriva il quarto tempo, che Egli abbrevia nella santa Misericordia per l’umanità, per cui si chiama anche, ‘il mezzo tempo’. Anche tu, per nulla ancora vecchio, hai regnato un ‘mezzo tempo’, per la Benedizione della tua anima, che non dovevi condurre ‘tutta una cattiva vita’. Nell’aldilà saprai perché ti è capitato questo.

33. Proprio così un giorno sarà abbreviato il tempo al mondo, affinché l’ultima umanità, che nella sua pazzia sbranerà se stessa, …per sé! Infatti, ciò che è di DIO, nessun uomo lo può distruggere, e sarà fermata nella illusione della sua povera vita!”

34. Daniel accende una torcia, perché irrompe la sera. Solleva il vaso d’oro: “Ulai, l’acqua di una fonte, che finora nessuno ha trovato, come pure la regione della fonte dei fiumi della Terra, non verrà mai trovata, è un simbolo per questo terzo tempo, di cui ho parlato.

35. Così da Dio viene la terza Cosa (Gesù), come Mediatore e Riconciliatore. Quando risuonerà il Suo ‘è compiuto!’, non si troverà nemmeno più il corso del fiume. Ha una sostanza guaritrice per il corpo dei malati; ma l’Acqua che il SIGNORE porterà come Riconciliatore, guarisce le anime di tutti gli uomini smarriti. Una volta Egli dirà ad un altolocato:

«Se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel Regno di Dio!» [Gv. 3,5]

36. E tu, Astiages? Oh, l’uomo deve lasciare agire per conoscenza la voce dello spirito. Ti ho portato ora dal nascosto, l’acqua e lo spirito. Ti erano ignoti entrambi. E dato che, sconosciuti a te, a un re di questo mondo, Dio vorrebbe adesso salvare la tua povera anima, come succede sempre con qualcuno che si lascia condurre, rivoltare, dalla sua Voce.

37. Essere rinato non significa che si deve nuovamente venire sulla Terra come bambino. Ma, essere morto al suo mondo, rinato nello ‘spirito’, provenendo dalla maestosa Luce di Dio ed all’alta Verità della Vita!” Daniel adagia dolcemente Astiages.

38. “Arriva la tua ora. Vuoi confessare un credente-lieto il ‘sì’ a ciò che ho potuto dirti, – come spirito, non come uomo – rivolto al Creatore di tutte le cose viventi? Allora pronuncia il tuo ‘sì’ davanti alla tua gente. Dio l’accetterà con Grazia”. Nel re si svolge un cambiamento. Dagli occhi irrompe un forte raggio, ed egli dichiara ad alta voce: “Sì, messaggero di Dio, io voglio!”

39. Allora Daniel fa scorrere quattro gocce d’acqua sul cuore, sulla bocca e sugli occhi. I regali stanno lì emozionati. Oh, guarda: gli occhi si chiudono, la bocca diventa silenzio, il cuore cessa di battere. Nessuno osa dire una parola, quando il veggente del Giordano lascia silenzioso la stanza. Dove si reca? Si guarda in segreto a lui. Ed ecco, di nuovo, quel miracolo: Daniel sta sulla sua isola d’acqua in mezzo all’Ulai.

 

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Cap. 20

La grande visione sull’Ulai: l’ariete e il caprone

[Daniele  cap. 8]: «1 Il terzo anno del regno del re Belsatsar, io, Daniele, ebbi una visione, dopo quella che avevo avuta al principio del regno. 2 Ero in visione; e, mentre guardavo, ero a Susan, la residenza reale, che è nella provincia di Elam; e, nella visione, mi trovavo presso il fiume Ulai. 3 Alzai gli occhi, guardai, ed ecco, ritto davanti al fiume, un montone che aveva due corna; e le due corna erano alte, ma una era più alta dell'altra, e la più alta veniva su l'ultima. 4 Vidi il montone che cozzava a occidente, a settentrione e a mezzogiorno; nessuna bestia gli poteva tener fronte, e non c'era nessuno che la potesse liberare dalla sua potenza; esso faceva quel che voleva, e diventò grande. 5 E com'io stavo considerando questo, ecco venire dall'occidente un capro, che percorreva tutta la superficie della terra senza toccare il suolo; e questo capro aveva un corno cospicuo fra i suoi occhi. 6 Esso venne fino al montone dalle due corna che avevo visto ritto davanti al fiume, e gli s'avventò contro, nel furore della sua forza. 7 E lo vidi giungere vicino al montone, pieno di rabbia contro di lui, investirlo, e spezzargli le due corna; il montone non ebbe la forza di tenergli fronte, e il capro lo atterrò e lo calpestò; e non ci fu nessuno che potesse liberare il montone dalla potenza d'esso. 8 Il capro diventò sommamente grande; ma, quando fu potente, il suo gran corno si spezzò; e, in luogo di quello, sorsero quattro corna cospicue, verso i quattro venti del cielo. 9 E dall'una d'esse uscì un piccolo corno, che diventò molto grande verso mezzogiorno, verso levante, e verso il paese splendido. 10 S'ingrandì, fino a giungere all'esercito del cielo; fece cadere in terra parte di quell'esercito e delle stelle, e le calpestò. 11 S'elevò anzi fino al capo di quell'esercito, gli tolse il sacrifizio perpetuo, e il luogo del suo santuario fu abbattuto. 12 L'esercito gli fu dato in mano col sacrifizio perpetuo a motivo della ribellione; e il corno gettò a terra la verità, e prosperò nelle sue imprese. 13 Poi udii un santo che parlava; e un altro santo disse a quello che parlava: 'Fino a quando durerà la visione del sacrifizio continuo e la ribellione che produce la desolazione, abbandonando il luogo santo e l'esercito ad esser calpestati?' 14 Egli mi disse: 'Fino a duemilatrecento sere e mattine; poi il santuario sarà purificato'. 15 E avvenne che, mentre io, Daniele, avevo questa visione e cercavo d'intenderla, ecco starmi ritta davanti come una figura d'uomo. 16 E udii la voce d'un uomo in mezzo all'Ulai, che gridò, e disse: 'Gabriele, spiega a colui la visione'. 17 Ed esso venne presso al luogo dove io stavo; alla sua venuta io fui spaventato, e caddi sulla mia faccia; ma egli mi disse: 'Intendi bene, o figliuol d'uomo! perché questa visione concerne il tempo della fine'. 18 E com'egli mi parlava, io mi lasciai andare con la faccia a terra, profondamente assopito; ma egli mi toccò, e mi fece stare in piedi. 19 E disse: 'Ecco, io ti farò conoscere quello che avverrà nell'ultimo tempo dell'indignazione; poiché si tratta del tempo fissato per la fine. 20 Il montone con due corna che hai veduto, rappresenta i re di Media e di Persia. 21 Il becco peloso è il re di Grecia; e il gran corno fra i suoi due occhi è il primo re. 22 Quanto al corno spezzato, al cui posto ne son sorti quattro, questi sono quattro regni che sorgeranno da questa nazione, ma non con la stessa sua potenza. 23 E alla fine del loro regno, quando i ribelli avranno colmato la misura delle loro ribellioni, sorgerà un re dall'aspetto feroce, ed esperto in stratagemmi. 24 La sua potenza sarà grande, ma non sarà potenza sua; egli farà prodigiose ruine, prospererà nelle sue imprese, e distruggerà i potenti e il popolo dei santi. 25 A motivo della sua astuzia farà prosperare la frode nelle sue mani; s'inorgoglirà in cuor suo, e in piena pace distruggerà molta gente; insorgerà contro il principe de' principi, ma sarà infranto, senz'opera di mano. 26 E la visione delle sere e delle mattine, di cui è stato parlato, è vera. Tu tieni segreta la visione, perché si riferisce a un tempo lontano'. 27 E io, Daniele, svenni, e fui malato vari giorni; poi m'alzai, e feci gli affari del re. Io ero stupito della visione, ma nessuno se ne avvide».

1. Sull’acqua scende una Luce che cambia nelle onde e nei colori. Daniel viene racchiuso in una fiamma. A volte gli sembra come se venga sollevato insieme all’isola d’acqua, che risplende come cristallo nella Luce, e il fiume gira come in cerchio intorno all’isola.

2. Lui vede la magnifica meravigliosa figura celeste ma, …l’immagine? O guaio! – «Comparve una Luce proveniente da Est, da molto più in alto rispetto a dove stavano le stelle di Dio. L’immagine proveniente dalla sera (Occidente/Ovest), si estende nella notte e fino a mezzogiorno (allo zenit). E’ un ariete che sembra correre verso Daniel. All’improvviso rimane appeso alla riva di un fiume.

3.Verso l’alto si erge una barriera di Luce. L’animale punta iracondo gli zoccoli nella sabbia (per scavalcarla). Dall’ira gli spuntano due corna, delle quali uno sovrasta l’altro. Da tre parti arrivano degli animali per scacciarlo; ma esso li uccide senza muoversi dal posto».

4. “Signore, che cosa significa?”

- “Ti viene mostrata la prima parte dell’immagine. Per il mondo è un avvenimento esteriore, ma (rappresenta il tempo) dalla caduta della prima figlia e ciò che succede dopo nel mondo, quando sarà l’inizio della fine. L’animale nel suo inizio è una forza, qui da vedere come primo corno; quel dono che la portatrice della Forza (Sadhana) aveva ottenuto, rappresentata come un secondo corno, è l’usurpazione di Forza, oltre alla Forza ricevuta.

5. L’ariete calpesta a morte gli animali durante il percorso della sua vita, (contro) la loro fatica di deporre il (suo) corno di forza usurpata. Glielo concede la magnificenza della Volontà di Dio, ma a ciò gli è stato posto davanti uno sbarramento, che tu conosci dalla rivelazione ricevuta, cioè che il Signore ha iniziato la sua Opera come SALVATORE ‘già da tempo’, e da lungo tempo l’ha compiuta in Sé. Ciò che viene (donato) dapprima da una Rivelazione, è il dono all’oscurità, ai suoi esseri, agli uomini.

6. Se qualcun altro gli va incontro, allora tutte le Forze usurpate vengono fermate. Per il mondo è quel tempo in cui verrà il Salvatore, quando ‘il potere della Sera’ afferrerà la mano dopo la mezzanotte e dopo del mezzogiorno, mentre dal mattino, per gli uomini, da tempo sconosciuto, risuonerà quella Parola, come l’ariete ha dovuto sostare presso l’Ulai:

‘Fin qui e non oltre!’

7. Quando nell’ultimo tempo, il grande corno inonderà in parte l’ovest, il nord e il sud, la Forza della Luce dall’est, per quell’aurora già sorgente nella Mano di Dio del successivo Giorno della Creazione, essa rimarrà comunque pur sempre la vincitrice, che il mondo lo rinneghi oppure no. – E così continua a contemplare”.

8. L’isola di acqua viene di nuovo sollevata ed abbassata. Daniel vede il corno dell’ariete, come la ‘grande Babilonia’, come un dominatore o un potere del mondo che durante il suo tempo trionferà sugli altri. Dopo, la grande Babilonia comprenderà la sua impotenza non appena suonerà il suo ‘Mene, tekel, U-pharsin dell’ultima ora.

9. E dalla sera (Ovest) arriva un caprone percorrendo tutta la Terra, senza toccarla con i suoi zoccoli. Tra i suoi occhi si trova un forte corno. Anche questo è arrabbiato ed ha l’aspetto come se ne avesse il diritto. Oppure, solo per il suo tempo? Per Daniel i secoli avanzano. Il terzo tempo, dove nella risalita di quella Babilonia può regnare l’ariete, spinge verso la sua fine. Dall’est arriva il ‘mezzo tempo’ come epoca finale.

10. In questa svolta sta sul Piano ‘l’Alta Luce della Divinità’. L’ariete, come simbolo del potere del mondo e della prima figlia, muore. La figlia viene costretta dal santo ‘è compiuto!’ di risorgere come rinata su una via del ritorno, anche se lunga; nel secondo senso: che la vecchia Babilonia deve far posto alla ‘nuova’, ma ambedue sono comunque il ‘grande animale’ in molte varianti.

11. Il caprone vale anche come una visione del mondo, pure in varianti che si abbattono a vicenda, che sono le stesse nel senso della grande Babilonia: arroganza, terrore, potere iracondo alla cieca dei grandi e dei popoli, orrore, morte, rovina.

12. Quel corno più grande viene spezzato ‘dall’Alta Luce’. Compaiono quattro grandi corna rispettabili, forti nell’urtare i ‘quattro venti sotto il Cielo’. E in ciò sarebbero un buon segno, ma formati mondanamente cattivi. Proprio nell’esercizio spirituale la forza mentale degli uomini viene schiavizzata spietatamente, anche se verrà predicata ‘la Parola’.

13. Il piccolo corno (subentrato alle) dalle quattro corna sono i popoli insieme ai reggenti nell’esercizio del potere. I re comandano e i sudditi hanno da obbedire. Se si sollevano qua e là, la massa viene uccisa, meno secondo il corpo, che succede anche, ma non vengono adempiute le giuste pretese.

14. Come può il piccolo corno fare cose così cattive? Daniel lo vede crescere fino all’esercito del Cielo. Oh, …ora e più tardi, coloro che vogliono riconoscere e conservare l’Alta Luce vengono in molte parti oppressi ed estinti. L’esercito del Cielo sono gli inviati di Luce di Dio, le stelle i loro aiutanti. Il corno li getta a terra per costringerli ad adorare (riconoscere) il suo potere mondano.

15. Osa persino avvicinarsi al Principe del Cielo. Il corno del caprone divora i molti sacrifici del suo servizio di co-aiuto, …nell’aldilà e nella materia. Quello che viene sulla Terra, puro, dal Regno, è un santuario dell’Altissimo; ma il potere del mondo spalanca le porte: L’alto insegnamento di Dio diventa una fiaccola rossa (guerre di religione, inquisizione).

16. “Signore, dov’è la Tua Forza, il ‘Fin qui e non oltre’?”

- “Aspetta”, dice un celeste (il portatore dell’Amore).

- Presso di lui sta un secondo che domanda: “Fino a quando deve durare una tale visione del sacrificio e del peccato giornaliero, a motivo del quale avviene questa devastazione, che entrambi, il santuario e l’esercito, verrebbero essere calpestati?”. L’interrogante è un principe della Luce. Il Portatore dell’Ordine dà la risposta. Accanto ai due stanno ancora altri due.

17. “Fino a quando non saranno passati 2300 sere e giorni; allora il santuario sarà di nuovo consacrato”.

- “Quanti anni sono?”, chiede meravigliato Daniel.

- “Secondo l’orologio del mondo sono sei più un piccolo tempo. Il ‘sei’ vale (anche) per l’attuale Giorno della Creazione, nel quale il Creatore si era creato il Suo popolo di figli. Non hai bisogno di calcolare i giorni secondo le ore, poiché, anche se il Signore allunga oppure abbrevia, …questo è nella Sua Volontà abituata alla Salvezza!”

- Daniel continua a chiedere come fosse da intendere questo secondo il senso mondano.

18. Allora arriva un altro. Dall’alto risuona la voce di Dio: “Gabriel! Interpreta a lui la visione, affinché la possa comprendere!”.

- ‘Gabriel? Costui è venuto con il portatore dell’Amore che ha fatto la prima domanda’. – E più tardi si accorgerà che l’altro presso il portatore dell’Ordine era il principe della Volontà: di nome Michael.

19. La voce di Dio dal mezzo dell’Ulai: – Dalla segretezza della Luce, fin nella rivelazione al veggente. Non solo il profondo rispetto davanti al Signore, …è con la partecipazione dei principi che fa tremare Daniel: “Non ne sono degno!”

- Gabriel permette che Daniel rimanga sul suo volto nel suo spavento, …come segno d’espiazione per il povero mondo. Però dice gentile:

20. “Attento, tu, figlio d’uomo; perché questa visione fa parte del tempo della fine. In parte, quando ‘l’Alta Luce porterà ai caduti la svolta, ma per i figli di questo mondo, cosicché a loro rimanga solo il ‘mezzo tempo’. Nell’insieme vale per le ultime ore del Giorno, dopo la maestosa Benedizione della Sera di Dio e la Pace della Sera scenda su tutto ciò che si chiama ‘VITA’ ed è VITA”.

21. Il Raggio di Dio è così forte, che il veggente perde il contatto con il suo io.

- Gabriel lo tocca dolcemente. Entrambi stanno ora dinanzi a Dio sull’isola d’acqua dell’Ulai.

- “Io ti mostro come andrà nel tempo dell’ultimo corno, poiché la fine ha il proprio tempo determinato da DIO”, dice Gabriel.

22. “Per l’epoca, ora e fra breve, le corna dell’ariete sono i re di Media e Persia, non intesi Kores e Dario, che sono diventati buoni. Il caprone è la sovranità della Grecia, esistendo già prima della ‘Sera’, ma naufragando con e dopo ogni bene, ciò al cui popolo gli è proprio.

23. Infine, nel loro regno – ricordati dello spirituale, il cui mondano è solo uno specchio – dalla prima figlia con la forza usurpata, quando echeggerà nel Tutto, il ‘mene, tekel, U-pharsin di Dio, molti usurpatori aumenteranno con una posizione di potere del mondo, che sarà insolente come anche insidiosa; non da se stessa, sono gli uomini che le daranno potere, sia attraverso la sottomissione, come pure anche per propria spinta alla cattiveria ed astuzia.

24. Questo potere può abbattere i forti. Ma per quanto furbo si mostri questo ‘re del potere mondano’, che molto dell’inganno gli riuscirà, …in seguito ti dirò un segno (croce) che con gesto pacifico solleverà le sue armi, respingendo il ‘Principe di tutti i principi’, e su di lui si abbatterà ‘la Potenza della Salvezza’. E nessuno vedrà la Mano, l’Agire, come e quando deve morire!

25. Si formerà un ‘nuovo Evangelo’. Tuttavia, è del (derivato dal) magnifico ‘Vecchio’! Vecchio e nuovo sono eterni, gli Insegnamenti, la Legge, la Benignità e la Volontà di Dio!

26. In loro si rivelerà ciò che Dio farà giungere a tutti. Se credi secondo il senso mondano, che Egli per questo avrebbe due differenti pesi, allora hai ragione. Ma non è vero, poiché è la LUCE a dare il segno.

27. Ciò che certi credono una punizione, la guida Dio è per avviare in loro la via del ritorno. Non verrebbe questo, dalla Misericordia, come Benedizione a coloro che vogliono anche conservare in questo mondo la Parola, la Legge, la Benignità e la Volontà di Dio?”

- Dice Daniel: “Mi sono sbagliato!”

- “Oh, no! Il mondo sposta a volte la Luce di Dio. Sì, …infine non si riconoscerà più ciò che è vecchio, ci si solleverà come la prima figlia del Cielo, che è pure quell’usurpazione di Forza che minaccia di spezzare l’anima.

28. Chi pensa che Dio dovrebbe governare solo tramite loro, che solo i figli fanno di Lui il Padre, dovrebbero dare prima qualcosa a LUI, affinché Egli lo possieda. Ciò è peggio che il peggiore potere del mondo, perché, lo direbbe ‘nel Nome di Dio’! Chi crede questo, è già suo nemico nella propria casa! Certo, …il Padre li guarirà non appena giungeranno alla conoscenza. Ciò che attraverso il loro anticristo spezzano sugli altri, lo dovranno pagare come propria colpa.

29. L’anticristo, come saranno considerati i miscredenti, sono però i falsi insegnanti: ‘nel Nome di Dio’! Tieni questo nel tuo spirito, poiché verrà anche il tuo tempo in cui potrai svelare tu stesso ciò che ti è rivelato ora, oppure anche attraverso un inviato che il Signore ha previsto per Sé. Questo può durare a lungo mondanamente; ma per il tempo della Luce è un breve attimo.

30. Non comprendi ancora il primo corno dell’ariete, il dominio del mondo, il secondo come usurpazione del potere, per la fede. Lo spirituale voluto, così lontano da Dio, come la sabbia del mare dalle stelle, lo si porrà con il dominio del mondo sul Portatore. Anche la prima figlia voleva porre la Forza di Luce di Dio sotto la sua propria, ed ecco che è caduta nell’abisso scavato da se stessa.

31. Nel mezzo tempo[21] regnerà la ‘nuova Babilonia’. Allora si intaglieranno ‘orecchie’ come nel Bel, che devi svelare sotto un re che non conosci ancora. Con queste orecchie si sentirà ciò che pensano i poveri uomini messi alla prova di sofferenza, e i ricchi, di cui il corno del caprone ne divorerà il patrimonio.

32. Lo si chiama ‘potere della fede’, che certi grandi conservano solo per sé. In questo modo il corno del dominio del mondo starà al di sopra di quello del potere della fede, al quale solo il nome ne darà l’impronta”.

- “Principe Gabriel, ma com’è possibile che questo avverrà un giorno?”. Daniel è così sconvolto, che piange. Il Signore non può proprio aiutare? Egli, non può …”

33. “Dio può tutto ciò che pensa la Sua Volontà! Nessuno nell’intero circondario della Creazione, nemmeno noi principi, può fermare la Sua Volontà! Oh, Egli lo potrebbe, e …lo farà! Persino ciò che Egli omette, è l’espressione della Sua magnificenza di Volontà. Omettere è un procedere santissimo del Suo segreto Essere-UR. Perciò non temere, perché:

‘Dio dimora nel Suo Cielo,

Egli può creare ciò che vuole!’ - [Salmi 115,3]

34. Perché il caprone è corso attraverso tutta la Terra e i suoi zoccoli non l’hanno comunque colpita? Questa è la duplicità della visione. Conservala; perché per questa, l’umanità non è ancora matura. Conosci il nome TERRA, il terzo elemento di Dio, quel Fondamento per il maestoso ‘è’, ciò che Dio fa in tutte le Sue Opere. Il caprone vuole distruggere due cose: il mondano e lo spirituale, ‘nel Nome di Dio’, come te l’ho mostrato.

35. Così esso può calpestare facendo tremare il mondo, i piccoli e i grandi. Non la TERRA, ma il mondo, poiché riguarda gli uomini, la loro povertà e l’oscurità. Questo si chiama ‘mondo’. ‘Io ho vinto il mondo’, insegnerà Dio come Salvatore. Ma per quanto riguarda la Luce per quest’ultimo mondo, per questo Egli imporrà sempre la magnifica alta TERRA!

36. A questa appartiene l’Insegnamento, la Legge, la Benignità, la Volontà e ancora molto di più. Il caprone vorrà distruggere questo in quegli uomini, in coloro che aiutano i poveri nel co-servizio. Ma che nessuno zoccolo colpisce la Terra, significa: – I fedeli stanno sotto la Mano di Dio: Egli è la loro protezione e la loro fortezza. Non l’abbatterà nessuno, allo stesso modo di come scomparirà Susan sul monte, come un giorno tutte le fortezze e le case robuste di questo mondo.

37. Questo causerà poi la sconosciuta Guida di Dio, che scuoterà il povero mondo. Soltanto, Egli si conserverà la TERRA[22] come tutte le Sue Opere! Questo ora è sufficiente per te, la tua anima deve ritornare nel suo corpo, che è ancora importante per questo mondo. Vieni riportato indietro nel castello di Dura”.

38. Sollevato con l’isola d’acqua dell’Ulai, appare una Luce, come Daniel non potrebbe sopportare da essere umano, anche se proviene da lui. Poi non sa nulla di sé.

- Una voce dice preoccupata: “Sembra che si stia risvegliando dal suo svenimento. Tre giorni e tre notti giaceva lì come morto”. Lo dice il guardiano del castello ad un inviato che era venuto da Daniel dalla parte di Dario.

39. Con il primo raggio di Sole del giorno dopo, il veggente si risveglia. Un po’ alla volta ritornano i pensieri. Il suo corpo si è ammalato, e si consuma di non avere nessuno con cui poter discutere della sua visione, eccetto quel poco che Dario e Kores devono ancora sapere: la morte di Astiages.

40. Dario (nel frattempo) manda una procura (a Daniele) per smorzare la brama di potere di Bel-Sazar (II).

- Daniel ordina al corriere: “Fai ritorno presto! Un altro andrà da Kores. Dì all’orecchio al reggente (Bel-Sazar): Astiages non vive più! Le sue guardie lo hanno sepolto e ora sono presso Susan sul monte. Fanno lutto ed hanno paura di cosa ne sarà di Edom. Perciò hanno taciuto finora la morte del re. Non li si deve punire, poiché la fedeltà è la protezione dei potenti. Tuttavia la Fedeltà di DIO sta al di sopra di tutto il mondo!’. Il Mio Dio l’ha dimostrato anche a Dario e a Kores”.

 

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Cap. 21

Il dialogo con l’angelo-cavaliere sui profeti

Su Maledizione e Giuramento, Serietà e Ira

La grande preghiera di Daniele

[Daniele 9,1-19]: « 1 Nell'anno primo di Dario, figliuolo d'Assuero della stirpe dei Medi che fu fatto re del regno dei Caldei, 2 il primo anno del suo regno, io, Daniele, meditando sui libri, vidi che il numero degli anni di cui l'Eterno avea parlato al profeta Geremia, e durante i quali Gerusalemme doveva essere in rovine, era di settant'anni. 3 E volsi la mia faccia verso il Signore Iddio, per dispormi alla preghiera e alle supplicazioni, col digiuno, col sacco e con la cenere. 4 E feci la mia preghiera e la mia confessione all'Eterno, al mio Dio, dicendo: 'O Signore, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e continui la benignità a quelli che t'amano e osservano i tuoi comandamenti! 5 Noi abbiamo peccato, ci siam condotti iniquamente, abbiamo operato malvagiamente, ci siamo ribellati, e ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue prescrizioni, 6 non abbiam dato ascolto ai profeti, tuoi servi, che hanno parlato in tuo nome ai nostri re, ai nostri capi, ai nostri padri, e a tutto il popolo del paese. 7 A te, o Signore, la giustizia; a noi, la confusione della faccia, come avviene al dì d'oggi: agli uomini di Giuda, agli abitanti di Gerusalemme e a tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove li hai cacciati, a motivo delle infedeltà che hanno commesso contro di te. 8 O Signore, a noi la confusione della faccia, ai nostri re, ai nostri capi e ai nostri padri, perché abbiam peccato contro di te. 9 Al Signore, ch'è il nostro Dio, appartengono la misericordia e il perdono; poiché noi ci siamo ribellati a lui, 10 e non abbiam dato ascolto alla voce dell'Eterno, dell'Iddio nostro, per camminare secondo le sue leggi, ch'egli ci avea posto dinanzi mediante i profeti suoi servi. 11 Sì, tutto Israele ha trasgredito la tua legge, s'è sviato per non ubbidire alla tua voce; e così su noi si son riversate le maledizioni e imprecazioni che sono scritte nella legge di Mosè, servo di Dio, perché noi abbiam peccato contro di lui. 12 Ed egli ha mandato ad effetto le parole che aveva pronunziato contro di noi e contro i nostri giudici che ci governano, facendo venir su noi una calamità così grande, che sotto tutto il cielo nulla mai è stato fatto di simile a quello ch'è stato fatto a Gerusalemme. 13 Com'è scritto nella legge di Mosè, tutta questa calamità ci è venuta addosso; e, nondimeno, non abbiamo implorato il favore dell'Eterno, del nostro Dio, ritraendoci dalle nostre iniquità e rendendoci attenti alla sua verità. 14 E l'Eterno ha vegliato su questa calamità, e ce l'ha fatta venire addosso; perché l'Eterno, il nostro Dio, è giusto in tutto quello che ha fatto, ma noi non abbiamo ubbidito alla sua voce. 15 E ora, o Signore, Iddio nostro, che traesti il tuo popolo fuori del paese d'Egitto con mano potente, e ti facesti il nome che hai oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo operato malvagiamente. 16 O Signore, secondo tutte le tue opere di giustizia, fa', ti prego, che la tua ira e il tuo furore si ritraggano dalla tua città di Gerusalemme, il tuo monte santo; poiché per i nostri peccati e per le iniquità de' nostri padri, Gerusalemme e il tuo popolo sono esposti al vituperio di tutti quelli che ci circondano. 17 Ora dunque, o Dio nostro, ascolta la preghiera del tuo servo e le sue supplicazioni, e fa' risplendere il tuo volto sul tuo desolato santuario, per amor del Signore! 18 O mio Dio, inclina il tuo orecchio ed ascolta; apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni, e la città sulla quale è invocato il tuo nome; poiché noi umilmente presentiamo le nostre supplicazioni nel tuo cospetto, fondati non sulle nostre opere giuste, ma sulle tue grandi compassioni. 19 O Signore, ascolta! Signore, perdona! Signore, sii attento ed agisci; non indugiare, per amor di te stesso, o mio Dio, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo!'»

1. Più re si consigliano chi dovrebbe subentrare ad Astiages. Si sceglie Dario per quella parte dell’Edom che apparteneva allo stato precedente dei caldei. Gli edomiti ne fanno il loro re. In questo primo anno ad Edom, si chiede di nuovo a Daniel, ‘consiglio e conforto’. Nel suo seggio di principe non c’è nulla da obiettare.

2. “Io stesso faccio i conti con Bel-Sazar (II), questo pizzicherà il naso a costui, che si dà delle arie”.

- Daniel toglie la ruga che sta sulla fronte del re. “Lui è diventato piccolo. È solo bene se lo incontri da solo – ma non senza la tua protezione”.

*

3. Nel solaio di Dura regna una pace che il mondo non può dare. Il veggente va a prendersi i libri dei profeti e legge in Geremia[23] dove Dio ha profetato, per cui la Giudea sarebbe da punire duramente, …per settant’anni.

4. Quanti anni ci vorranno, prima che ci siano di nuovo città, villaggi, campi, giardini, pozzi? Si immerge nella preghiera, prendendo su di sé le colpe della Giudea. Lui sa bene: Dio solo è il Portatore di tutti i pesi, sin da tempo dalla ‘Misericordia salvifica’.

5. “Signore, Tu sei un Dio che spaventa? Hai sempre tenuto il Patto (Alleanza) e la Grazia a coloro che Ti amano, che osservano la Legge. Ma sotto il Tuo Patto di Grazia stanno anche i lontani, perché per Te non esistono i lontani. Noi abbiamo peccato molto, e siamo deviati dal buon diritto e dalla Tua santa Legge.

6. Chi voleva sentire i Tuoi servi? Geremia è stato esiliato ([Ger. 20,2]: “E Pashur percosse il profeta Geremia, e lo mise nei ceppi nella prigione che era nella porta superiore di Beniamino, nella casa dell’Eterno.); nonostante avvenne ciò che egli aveva predicato al popolo, ai principi e ai re. – Il Tuo Amore è giusto, mentre noi dobbiamo vergognarci per tutti qui in Babele, lontani dalla patria, per coloro che in Giudea si devono affaticare. Per via dei malefici ci hai respinto e ci hai tenuto comunque nella buona mano di Padre. Tua è la Misericordia e il Perdono! Non abbiamo ubbidito alla Tua voce. Tanti hanno mormorato contro la Tua Legge. Ma:

‘Questo è l’amore di Dio: che osserviamo i Tuoi Comandamenti;

e i Tuoi Comandamenti non sono gravosi!’ - [Giov. 5,3]

7. Accanto a Daniel compare il cavaliere che stava nella fornace. “Tu hai servito il Signore fin dalla gioventù”.

- “Messaggero di Dio, guarda i miei errori che vorrei rendere non avvenuti. Oh, sì, …il nostro Dio è pietoso e un Padre di tutti i figli. Non sarebbe empio, se gettassi l’ingiustizia commessa, soltanto sulla Giudea? Adamo ha gettato la sua propria colpa su Eva e, …su DIO. Per amore vorrei adeguarmi nell’insieme. Egli non fa nessuna differenza”.

- “Qualche volta sì”, dice il cavaliere.

8. “Dio punisce i fedeli con gli infedeli? Quale differenza nel procedere della divina Giustizia! In tal modo può soffrire uno buono con il cattivo, se con ciò è rimessa una parte della colpa attraverso la Grazia di Dio! Chi si pone come giusto sugli ingiusti, rende ingiusto se stesso. Ma chi si piega nell’umiltà dinanzi a Dio, rimane giusto. Anche una differenza!

9. Tu dici che questa sarebbe una nostra faccenda? Dal punto di vista del pensare umano, certamente, ma le Guide di Dio sono differenti nel genere, Daniel, non nel valore della Grazia e dell’Amore! Tu hai sostenuto fedelmente nel valore, la Guida, adeguandoti nella cerchia degli aiutanti del Cielo”.

10. “Non ho mai pensato che si dovrebbe aiutare Dio”, balbetta Daniel. “Unicamente Lui è l’Aiutante. Se voglio contare i Suoi aiuti, …oh, io e tutti gli uomini non troveremmo nessun numero, così immenso sarebbe”.

- “Nemmeno noi nella Luce, fratello Daniel. Gli aiutanti non possono aiutare DIO, ma i loro fratelli e sorelle, sì; e per questo – hai ragione – abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Domani uno continuerà ad aiutarti, che è più grande di me”

11. “Più grande?”, chiede stupito. “Tu indichi (chi fu) Asaria per il mondo; altrimenti, un messaggero di Dio. Posso sapere chi sei tu? Questo nome compare spesso in Giudea”.

- “Lo puoi sapere, anche se non è importante; importante è la PAROLA, il Messaggio di Dio. E tu la conosci molto precisamente. Il più grande non ti è estraneo.

12. Io faccio parte del quarto gruppo davanti al Trono. Ho sbagliato molto sulla Terra, …come sommo sacerdote al tempo di Isa-i, che mi aveva indicato la vera via. Poi ho sentito come se il mio ingannevole potere del mondo fosse spezzato, da dove venivo e dove potessi andare, se riconoscevo la Guida di Dio. Vicino a Dio, come primo ringraziamento, anche grazie al profeta, mi è riuscito. Isa-i ti ha preceduto.

13. Lui, Geremia, Ezechiele e tu siete un ‘blocco di Luce per il mondo’, corrispondente come un segno della quadruplice Entità. Come profeti del simbolismo sei tu, Ezechiele e due altri che verranno ancora (Zaccaria e Malachia?), di nuovo in un’alta quadratura.

14. Questo ti sia rivelato per la gioia. Quello che i tre del blocco di Luce avevano da rivelare, è un libro aperto, così come il Creatore si mostra attraverso le Opere. Come Sacerdote aveva incontrato Abraham, come Dio si è rivelato a tutti i figli nell’Insegnamento, nella Legge, nella Volontà, nella Benignità, visibilmente o invisibilmente, con Parole oppure nell’avvertimento della coscienza.

15. Come Quarto, si unisce ancora il Padre. Mosè Lo conosceva. Ciò che EGLI conserva per l’ultima Magnificenza, vale per il settimo Giorno della Creazione. Pertanto, quale ultimo dei ‘quattro grandi veggenti’, hai da sigillare la tua visione della fine del mondo, spiritualmente, dalla Luce, per questo successivo Giorno nel quale il popolo dei figli, di nuovo pienamente unito, darà Gioia al Padre”.

16. “Non voglio più mormorare, perché non ho nessuno con il quale sarebbe da condividere la gioia e il peso delle immagini. Dio mi voglia perdonare il mormorio”.

- “Già fatto! Ogni veggente e i grandi erano molto soli; sovente sono rimasti incompresi, come appunto anche tu. – La Pace di Dio sia con te”.

*

17. Daniel guarda a lungo dietro l’angelo. Si annunciano dei governanti che hanno bisogno delle sue disposizioni, altri che cercano consiglio ed aiuto. Così passano i giorni, finché Dario ritorna. Lui racconta quanto era piccolo Bel-Sazar (II), quando ha letto lo scritto di Kores. “Non gli ho tolto il titolo da re, possa splendere con questo; ma non può emettere delle leggi. Kores lo ha severissimamente proibito”.

18. “Una benedizione!”, esclama Daniel. “Bel-Sazar (II) ha picchiato sulla corona; era difficile tenerlo lontano dalla provincia di Babele. Ora mi citerà sicuramente; perché pensa…”

- “…non dimenticherà ciò che gli ho sussurrato nell’orecchio? (cap. 20,40) Haha, stava seduto lì come un omuncolo (nano), …accanto al suo trono.

19. Ora qualcos’altro: – Se lasciassi andare tutti voi (i giudei), questo porterebbe un gran danno alla provincia. Si svuoterebbero le case, giacerebbero nella maggese i bei giardini e i ricchi campi; perché non si lasciano insediare così tanti edomiti o medi; allora altrove si svuoterebbero i villaggi. Che cosa c’è da fare? Se il vostro Dio avesse . . . “

- “Non più il tuo, re Dario?”

20. Il medio afferra la mano di Daniel: “Che il tuo Dio è anche il mio, lo sai meglio tu che io stesso. Se L’ho riferito a te, allora è perché di ciò lo voglio discutere con te. Inoltre, …quante volte ti devo ancora dire che siamo amici? Nelle udienze, dove certuni sono ancora da prendere con maggior prudenza, può rimanere il ‘re’. Ma tra di noi, nella più stretta cerchia di confidenti, siamo amici, …davanti al nostro Dio”.

21. “Dario, superi te stesso; ti ringrazio!”

- “Mi hai dato di più di quanto avrei potuto mai dare io. Soltanto, …lasciamo questo da parte, per ora. Torniamo al ritorno del tuo popolo. Che questo non possa avvenire in una sola volta, lo ammetti certamente”.

- “Non ti tradisco; e se dovessi decidere io, la moltitudine rimarrebbe ancora qui, per la benedizione e per l’utilità per te e per il mio popolo.

22. Io ho avuto l’informazione su quanto deserto sia diventato il Canaan. Non ci sono quasi più strade. I rapinatori si sono molto allargati, e nelle rovine dimorano animali selvaggi. Qui la Giudea è diventata abbastanza ricca e non è in grado di affrontare un duro lavoro. Prima deve intervenire la mano di Dio, affinché gli uomini giungano di nuovo alla riflessione, ‘chi e che cosa sono’. E per il resto…?

23. Non capisci che la Giudea era del tutto naufragata? Ha vissuto in modo mondano, a parte quelli che avevano mantenuto la fede nel Signore. Un giorno si potranno contare anche in tutti i popoli di fede, ma dato che dovevano diventare un esempio, non eletti come unico popolo del Signore – perché se fosse così, allora Dio sarebbe molto povero – ma affinché agli altri diventassero una misura, finché tutti gli uomini potessero attingere salvezza e benedizione dalla ‘Sorgente della Grazia di Dio’. Tramite le parole sono venuti maledizione e giuramento”

24. Daniel lega la destra, quando Dario dice meravigliato che giuramento e maledizione sarebbero proibiti.

- “Per questi non esistono altre parole. ‘Maledizione’ significa = EGLI ha deciso; giuramento = Egli lo ha fatto dalla Serietà, appunto quella Caratteristica che Egli ha scritto sotto il sigillo del Suo Testamento (vedi Opera Ur).

25. E la Sua ira? O Dario, non ti arrabbi con i tuoi figli se non ti vogliono seguire? E non è l’espressione di un amore, che non vogliamo si rovinino? Così anche l’ira di Dio, che è buona e santa. Egli ha agito così, dato come segno a tutti i popoli della materia. C’era poco diritto e fede, quando la Giudea possedeva ancora il paese del Giordano.

26. Mosè, che ha condotto così magnificamente il popolo, ha visto nella grande visione il male, …già al monte Sinai. Egli ha distrutto il vitello d’oro, un simbolo anticipato, così come Dio ha agito su di noi. Ma come Mosè, nonostante la forza dello spirito, ha spezzato solo l’animale idolatra, non l’allontanamento dei cuori cattivi, così il Signore ha soffiato via l’esteriore nel popolo.

27. “Daniel, fatti interrompere. Hai rappresentato maestosamente il tuo, …no, …il nostro Dio. Ora menzioni solo l’esteriore nella vostra caduta, mentre Dio – appunto secondo la tua parola – non lo ha potuto fare nell’interiore. L’esteriore è meglio che l’interiore?”

- “Così sembra, amico mio regale. Anche a me è giunto da tempo l’ammonimento di considerare qualcosa meno nel senso mondano. Il caso è il contrario.

28. L’interiore nella vita di un uomo sta sempre nell’agire dell’Onnipotenza, sotto l’Insegnamento, sotto la Legge, la Volontà e la Benignità di Dio. Sia che lo riconosciamo oppure no, non cambia di essere legati a Dio. EGLI ci ha creato! Nonostante ciò, ci ha assegnato la via dello sviluppo, che in genere vale all’esteriore della vita. Ed Egli la spezza, quando e come è necessario.

29. Chi si orienta secondo questi segni nella libertà del cuore, è circondato nella magnifica libera Volontà di Dio che conduce tutte le Sue Opere. Ciò che Dio spezza così, sia uomo, sia popolo, sia un intero mondo, …Egli solleva da ogni nocciolo di vita l’interiore; e la VITA, Dario, questa appartiene a Dio. Egli ce l’ha prestata dal Suo Atma-UR.

30. Il Signore veglia su questa Vita. Egli veglia pure sul nostro fare e non fare nel mondo. Non hai l’esempio nella gente, pure nel tuo paese? Si crede di fare tutto da se stessi. E poi? …Essi stanno davanti ad un abisso, sul quale non possono saltare”.

31. “Spiegato bene!”. Dario abbraccia Daniel. “Ti ringrazio. Ci penserò sempre”.

- “Nonostante il mondano che incontrerai troppo sovente come re, sarai sempre unito con Dio, nella Parola e nella Verità. Il più interiore, la cosiddetta Vita o essenza, è saldamente nella Mano di Dio. Non devi preoccuparti”. – Nel tempo, Dario se ne accorgerà. Quanto del mondo lo sommergerà molto, a volte dimenticherà del tutto il Signore, allora ancora una volta la ‘Luce’ starà davanti alla porta del cuore.

*

32. Le preoccupazioni di questo mondo, per gli uomini e per ciò che ha da eseguire per il re, ritornano anche dal veggente del Giordano. Ma gli ritorna un’ora in cui passato e presente passano come immagini nel futuro. Si china, per lottare nella preghiera, per il passato e per il futuro.

33. Lui prega: “Signore, Tu guidi tutti gli uomini! Per via della Tua alta Guida ne sono lieto, ma aggravato per colpa e peccato, …anche dei miei, caro Dio-Padre! Hai portato via Israele dal paese del Nilo, dall’onta, dal languore. Ma non si è voluto riconoscere la Tua Guida abituata alla salvezza. Quanto si serrano gli uomini, quando sentono le Tue mani di Padre.

34. Allora Tu li guidi nella sofferenza del mondo, come noi a Babilonia. Oh, ricordo: ben molti accettano la Tua verga e il bastone (Salmo 23,4); il bastone con il quale spesso hai dovuto battere per la Benedizione, per educarci; la verga con la quale nella Dignità della sovranità della Tua Magnificenza, come Padre fedele, hai guardato ed anche accettato ogni singolo del popolo.

35. Lascia andare il passato, rivolgi di nuovo a noi il Tuo volto. Metti da parte la Tua ira; erigi di nuovo la città di Gerusalemme e il paese. Oh, la Tua Città si chiama ‘Santa-Luce’, che non si trova in nessun luogo della materia. La Tua Città della Luce e della Santità è la centrale-Ur del Tuo Regno. Il mondano naufraga, ma quello che Tu hai creato dalla e nella Luce, rimane nell’eternità.

36. Dacci ancora una volta il Tuo Amore, finché…”. Come un fulmine passa davanti a Daniel: Gerusalemme nuovamente distrutta, e non sarà mai più come l’ha edificata una volta Abraham (vedi “Il Patriarca”). “Signore, noi possiamo anche portare l’iniquità dei nostri padri. Tu hai perdonato settanta volte sette, …noi spezziamo il bastone già al primo perdono. Quindi la Tua ira è giusta. Ma tutti coloro che verranno dopo? Devono portare i loro propri peccati; non li aggraverai con le colpe che sono passate da tempo. Per questo Ti ringrazio!

37. Come sei gentile con i fedeli, Sii quindi clemente con gli infedeli. Fin da Abraham ci hai guidato due volte settecento anni nella Pazienza e grande Benignità ed aspetterai nuovamente settecento anni, prima che venga l’ultimo male (70 d.C.), dove poi una cosa si tira dietro l’altra – fino alla fine di questo ultimo mondo – come ‘grande Babilonia’.

38. Il Tuo orecchio è sempre aperto per sentire le nostre suppliche; i Tuoi occhi vedono ciò che facciamo noi uomini. O Padre, Ti ho espresso la giusta supplica dalla mia povera bocca. Perdonami! Io parlo per tutti; io sto con tutto il popolo dinanzi al Tuo volto. Non indurirti, Signore: perché:

‘noi giaciamo dinanzi a Te con la nostra preghiera!

Non speriamo nella nostra giustizia,

ma nella Tua grande Misericordia!’

39. Non lasciarci, mio Dio-Padre! Sii nostro Salvatore e Redentore! Liberaci dal male della nostra anima e dal male di questo mondo. Dà il segno della Tua Città santa-luce e del popolo del Cielo, affinché possiamo ritornare nella Città, nella terra dei patriarchi”.

40. Dopo questa lunga preghiera di richiesta, Daniel va per tre giorni nella grotta, nella quale si era nascosto Nabucodonosor.

 

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Cap. 22

Gabriel spiega la visione di Geremia: per quel tempo e per quello della fine

[Daniele 9,19-27]: «20 Mentre io parlavo ancora, pregando e confessando il mio peccato e il peccato del mio popolo d'Israele, e presentavo la mia supplicazione all'Eterno, al mio Dio, per il monte santo del mio Dio, 21 mentre stavo ancora parlando in preghiera, quell'uomo, Gabriele, che avevo visto nella visione da principio, mandato con rapido volo, s'avvicinò a me, verso l'ora dell'oblazione della sera. 22 E mi ammaestrò, mi parlò, e disse: 'Daniele, io son venuto ora per darti intendimento. 23 Al principio delle tue supplicazioni, una parola è uscita; e io son venuto a comunicartela, poiché tu sei grandemente amato. Fa' dunque attenzione alla parola, e intendi la visione! 24 Settanta settimane son fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la trasgressione, per metter fine al peccato, per espiare l'iniquità, e addurre una giustizia eterna, per suggellare visione e profezia, e per ungere un luogo santissimo. 25 Sappilo dunque, e intendi! Dal momento in cui è uscito l'ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all'apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, piazze e mura, ma in tempi angosciosi. 26 Dopo le sessantadue settimane, un unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui. E il popolo d'un capo che verrà, distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà come un'inondazione; ed è decretato che vi saranno delle devastazioni sino alla fine della guerra. 27 Egli stabilirà un saldo patto con molti, durante una settimana; e in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore; e questo, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore'».

1. Il mondo irrompe di nuovo sul veggente. E’ bene quando le immagini, sovente spaventose e comunque ricche di Benedizione, non vengono in brevi successioni. Se ‘una nuova’ discende su di lui, allora tutto l’esteriore è appianato. Un piccolo miracolo: – Il guardiano del castello scaccia la gente, quando il ‘suo principe’ si è ritirato. “Daniel ha la visione”, dice con energia ogni volta.

2. Pochi giorni dal ritorno dalla grotta, Daniel presenta di nuovo le sue richieste dinanzi al Signore. Questa volta è nella sua camera, dove mette la sua preghiera come sacrificio della sera nelle mani del Padre. Allora arriva una magnifica figura, volteggiando. Oh, ah, il maggiore, che il cavaliere aveva annunciato (cap. 21,10). E’ il principe Gabriel che già una volta gli axeva portato il messaggio di Dio.

3. “Oggi vengo a te per istruirti”, dice l’arcangelo. “Giorni fa, quando la tua preghiera è salita al Cielo, sono uscito dal Santuario con il messaggio di Dio. Ti meravigli che sono comparso come un fulmine, ma avrei impiegato dei giorni per venire da te nel mondo?

4. Qualche Messaggio è da portare in questo mondo secondo la misura del tempo, ed altri secondo la misura dei secondi della Luce. Nella misura del tempo del mondo il portatore del Messaggio sparge la benedizione di Dio attraverso le sfere. Questo richiede tempo. Infatti, tu sai che nonostante il tempo, gli anni, giorni o ore di questo mondo non sono da circoscrivere.

5. Sono esatti anche gli anni, tre volte settecento, e senza un paio di spanne. Dio impiega il Suo Orologio di Spazio e Tempo[24] dal percorso stabilito dell’eternità per i Suoi figli; per gli uni lentamente, per altri più velocemente, come per tutti i popoli. Nulla cambia la costanza dell’Orologio di Luce di Dio! Io ho percorso la mia via secondo il tempo della Luce, ma per te visibilmente come un fulmine. Si impara a conoscere le differenze solo nell’aldilà.

6. Bada di comprendere la visione, poiché tu sei caro e prezioso al Padre”.

- “Principe Gabriel, come posso, malgrado i miei peccati come uomo, al nostro Padre…”

- “Fermati! Sarebbe davvero un peccato, anche se non uno cattivo. Non lo comprendi? Se, nonostante l’autentica umiltà dalla vera Luce, si dice qualcosa che non esiste proprio per il Padre, allora non è né detto bene né fatto bene.

7. Al nostro Padre, tutti i figli sono cari e preziosi; cari i buoni, quindi Gli sono anche preziosi. Con i cattivi il ‘prezioso’ è al primo posto, appunto abbastanza prezioso per sollevarli dall’oscurità, …‘nel loro tempo’. Se si lasciano sollevare da Lui, allora sono di nuovo cari, come una volta, prima di essersi separati dall’Amore di Dio.

8. I numeri sono quasi sempre simboli, che a volte sono giusti nel senso mondano. Dopo il ritorno in Giudea seguiranno sette settimane, alle quali ne è da aggiungere una come atto in anticipo, e una come finale. In questo tempo si opererà con fervore, per spingere avanti la riedificazione.

9. Lieti per via del ritorno, si porteranno molti sacrifici attraverso i quali sarà perdonata la colpa. In quel tempo ogni profezia che riguarda la fine di questo ultimo mondo, verrà sigillata. Questo non significa solo renderla ermetica, poiché, dietro a questa sta l’alta Parola di Dio: ‘Questo è certamente vero!’. – Quindi, ogni autentica visione si adempirà.

10. Dopo le settantadue settimane (Ger. 25,8-11) viene unto un qualcosa di santo. Sai che cos’è?”

- “No, Gabriel. E’ l’eterna Decisione, l’alto Sacrificio (Golgota) nel nostro popolo, …che non ne avrà mai l’esclusiva parte? Per via di molti, avverrà; per via di pochi, come si adempirà? – Secondo l’esteriore? Infatti, è dato dall’Altissimo il come, cosicché nessuno può cambiare qualcosa”.

11. “Ben riconosciuto! – Dopo il ritorno, e tu stesso resterai qui più a lungo, dove secondo l’ordine del re si riedificherà Gerusalemme e le sue mura, passeranno sette settimane, finché si sceglierà uno come unto. Quanto poco questa scelta ed unzione conservi la sua validità, lo si vedrà molto presto, …anche in tutte le epoche dei tempi.

12. Nell’ultima epoca del mondo si ungeranno molti, si incoroneranno molti e si chiameranno santi, anche se si sa che solo il CREATORE è santo. Faranno nel Nome di Dio ciò che è assolutamente l’opposto alla Sua Dottrina. Quindi cadranno anche, già nel tempo della loro vita terrena, e più tardi con la loro morte. Infatti, come si nasce, così si sotterra: nudi, poveri e vuoti!

13. Non diversamente l’unto di Gerusalemme. Per settantadue settimane si erigeranno le mura e le vie. Il popolo giubilerà; i buoni vecchi sacerdoti piangeranno (di gioia). Ma le lacrime saranno soffiate via e il giubilo sprofonderà nella tomba. Ciò che si è scelto nel primo giubilo – Dio ed il Santuario – diventerà una faccenda usuale. Perciò il Signore lo estinguerà anche di nuovo.

14. Questo accadrà dopo il più grande Sacrificio, perché il Portatore del Sacrificio (Gesù) verrà riconosciuto e adorato da pochi. Dopo le settanta settimane seguiranno subito un tempo di settanta e due anni, dove la Giudea troverà la sua fine come attraverso una marea. Fino alla fine di tutte le contese, moltissimo diventerà deserto e secco.

15. Questa marea riguarda pure molti popoli. Porta lacrime, sofferenza, afflizione, morte e spavento. Questo tempo diventerà peggiore di quanto era il diluvio di Noè. La contesa non terminerà, da uomo a uomo, da popolo a popolo, cosicché il mondo verrà sconvolto. Come un tempo, due tempi e quel mezzo di Dio, proprio così un giorno verrà una grande guerra e una seconda (1914 e 1939?), che avranno per conseguenza continui spaventi e rovine, finché ‘l’orrore’ sembrerà non finire. Questi sono tre tempi.

16. Il ‘mezzo tempo’ (l’ultimo) di Dio spingerà gli uomini alla riflessione, …quando è quasi troppo tardi, alla sera del mondo. La grande Babilonia (Ap. 14,8) starà poi seduta su un trono, come nessun re ne avrà mai. Follia, orgoglio, brama di dominio, avidità, arroganza, sono l’aia di questo mondo, che Dio spazzerà (Matt. 3,12). E ciò che Isa-i ha annunciato al popolo, vale per tutti i popoli della materia, finché l’ultimo scintillino non sarà calpestato a morte.

17. Solo da questa morte si risveglieranno i defunti a nuova Vita! Ciò significa: – Uno a cui è morta l’anima e non ubbidisce a Dio, sarà calpestata la spinta dell’anima, sarà spazzata via sull’aia della materia (nota 15 / cap. 16,15). E perché? Non sembra essere questo, crudeltà e ira? No, Daniel! Chi insulterà queste parole – l’Agire di Dio – così, metterà se stesso sull’aia!!

18. Chi non ha finito di consumarsi nel Fuoco di Dio, chi non ha sparso la pula del mondo, come deve giungere alla Luce? Ciò che gli uomini chiamano duro e crudele, è la grande Grazia di Dio che – come molto altro – è riconoscibile nel modo giusto solo nell’aldilà. La si può certamente comprendere in questo mondo, ma secondo quella parte di Benedizione che il Signore ha dato: l’uomo e il tempo!

19. ‘In una settimana il Signore rafforzerà il Sacrificio dal Suo Patto’. Questi non sono sette giorni, anche se si osserverà il servizio e il sacrificio per sette giorni (la settimana santa?). Quello che avviene dall’Eternità di Dio, qui avràsolo il più piccolo riflesso. Ma è importante, perché il Signore vuole includere ed includerà tutto il piccolo nel grande, per via della povertà nella quale era caduta una volta la bella figlia.

20. ‘Egli rafforza il Patto per tutta una settimana’. Questo vale anche per tutti coloro che camminano attraverso la materia del mondo ‘su Incarico di Dio’, il che significa che Dio adempie il Patto in loro in ogni tempo. Secondo la Luce spirituale è la prima settimana della Creazione (Gen. cap.1) del Suo Anno-Atto-UR, quindi rilevato per i figli (vedi Opera ‘Eternità Ur...’). Due terzi dal Regno sono i molti che non sono caduti con un Terzo (Ap. 8,12). In questo mondo è al contrario;: due terzi provengono dall’oscurità, un terzo dalla Luce.

21. Tu domandi dove sono rimasti i due terzi della Luce e perché supera l’oscurità. Non solo questo mondo, il più piccolo e il più povero, …è un terreno portatore attraverso il quale passerà il Sacrificio di Dio. Se non fosse così – sarebbe da tempo soffiata via! Non comprenderlo in modo sbagliato. Tutti i fedeli operano dalla Forza e dalla Grazia di Dio, ma anch’essa viene inoltre benedetta – per se stessa – per la povera figlia e per tutti i co-caduti. Ora hai visto ancora due grandi ali che arrivano da un capo all’altro. Se fossero dalla Luce, sarebbero molto buoni. Questi altri riguardano la materia, …da un capo all’altro con cui è da considerare tutto il tempo della caduta.

22. Questo è come l’ombra dell’avvoltoio che cade come terrore sulle sue vittime, quando scende in picchiata su di loro. E se da questa immagine non si riesce a vedere l’inesprimibile Pazienza di Dio, sovente nella Benedizione coperta, tuttavia Lui c’è sempre! – Egli è sempre presente. Il mondo sarebbe scomparso già al primo colpo d’ala! Da ciò, potrebbe sorgere per i buoni una nuova Benedizione? Per i defunti, una nuova vita? No!

Infatti, ciò che questo mondo spezza,

esso stesso non lo riedifica mai più!

23. Sotto il termine ‘mondo’ è da riconoscere in primo luogo la figlia perduta insieme ai seguaci, in secondo luogo tutti gli incarnati sulle stazioni del mondo (l’intera Creazione materiale), per quanto provengano dalla caduta. In terzo luogo, vale per tutto ciò che è contro Dio, contro il Suo insegnamento, la Sua Legge, la Volontà e la Benignità, quindi, quella ‘grande Babilonia’, di cui hai appunto abbastanza conoscenza.

24. Ancora qualcosa sull’immagine dell’ala: – Una volta hai visto i quattro venti che si scatenavano l’uno contro l’altro sotto il Cielo e sul mare (Dn. cap. 7,2). Tutte le immagini, chiuse o aperte, sono nel loro genere, in più, nella loro interpretazione, ognuna un mosaico dell’immagine unita del Cielo. E così fai di nuovo attenzione:

25. Qui hai trovato quattro popoli che in parte si completavano, in parte tendevano a dividersi. Non si scatenano ancora l’uno contro l’altro, ma presto si soggiogheranno l’uno all’altro. Rimarrà il regno dei persiani; più tardi cambieranno il loro modo di vivere, nella loro dimensione, in parte anche nel paesaggio.

26. Prima del tempo di Adamo, Lucifero credeva continuamente di essere l’unico reggente nel cosmo. Ha distrutto il suo primo posto di Grazia (Mallona) e il secondo (Atlantide?). Fin da Adamo regna il terzo tempo di Grazia. In questo tempo si è reso conto che come la figlia smarrita lei dipende dalla Benignità di Dio. Distende ancora le sue oscure ali da un capo all’altro. Ma fino a quando?

27. Come è stato il suo inizio, è il segno per la fine di questo ultimo mondo. Allora si metteranno d’accordo rispettivamente quattro popoli su entrambe le ali, ma le ali si trovano in duro litigio, finché non giunge l’abominio della desolazione su tutti i paesi. In più gli orrori della guerra, della fame, della miseria, dell’afflizione, rovina, catastrofi e, …molta morte.

28. Non piangere, Daniel”, consola Gabriel, quando costui non può fermare le lacrime.

- “Dov’è la Benignità di Dio? Dove il Suo aiuto che ho sempre considerato magnifico? Dove la Redenzione di cui ha predicato Isa-i (Isaia)? Dove, angelo di Dio, è Egli stesso?”

29. “Le tue domande colpiscono al centro. Sappi solo questo: dove non fossero distese le ‘ali di DIO’, allora già al primo colpo d’ala dell’avvoltoio, simbolo della caduta e del mondo, seppellirebbe rovine come una morte eterna; in più la desertificazione, finché DIO stesso non tracciasse una linea di fine, …da una Sapienza che nemmeno noi angeli possiamo del tutto comprendere.

30. Da questa linea terminale di Dio, sorgerà, per tutti i defunti e per le briciole della materia, una nuova vita. Se, senza tale redenzione, pensata fin da sempre (Ebr. 9,12), non avesse tracciato la linea di fine all’oscurità, questa potrebbe distruggere il mezzo tempo di Grazia di Dio, che Egli ha magnificamente misurato. Chi sa che cosa avverrebbe poi? Ma quanto è bene che questo rimanga chiuso eternamente.

31. Una santa Decisione, pensata nel proprio Consiglio! Questa è meravigliosa, e DIO la esegue anche. Quando una Decisione è stabilita dall’Onnipotenza, allora il Signore chiede ciò che noi avremmo da consigliare. Credi forse che questo sarebbe superfluo? Così sembra, quando si vuole afferrare il Celeste solo dal pensare mondano.

32. E’ la nostra più alta delizia, quando Dio chiede Consiglio a noi. Ma che cosa ha pensato Lui? Educati nella Luce e rimasti appunto in essa, è possibile afferrare solo ciò che è stato pensato. Noi restiamo nel procedere delle Opere, e notiamo certamente ciò che può e deve divenire. Se ci possiamo appoggiare al ‘Consiglio dell’Altissimo’, allora nessun uomo può afferrare la nostra beatitudine.

33. Quando si tratta di una cosa difficilissima e noi sbagliamo, la Beatitudine non perde nessuna oncia. E’ magnifico quando il SIGNORE discute con noi la Sua Opera (Gen. 1,26). Perciò, una volta un messaggero (Paolo) annuncerà: «Chi ha conosciuto il pensiero del SIGNORE? Oppure, chi è stato il Suo consigliere? O chi gli ha dato per il primo e gli sarà contraccambiato? Poiché è da Lui, per mezzo di Lui e per Lui che son tutte le cose. A Lui sia la gloria in eterno!» - [Rom. 11,34-36]

34. Chi un giorno porterà questa parola sulla Terra, già ora sta nella scuola per il mondo[25]. Per questo ti è stato annunciato in anticipo.

35. E ora accogli la tua vicinanza al Trono di Grazia, …per il servizio, Daniel, non privilegiato sugli altri, poiché, davanti e nel Cuore di Dio esiste per tutti i figli un posto: quello della Benedizione unificata, della Grazia, dell’Amore e – appunto perché necessaria – della riconciliazione.!”

 

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Cap. 23

La magnifica profonda rivelazione e guida da Dio stesso su Esodo 19,5-6

1. La Giudea si ribella contro la giusta tassa e vuole tornare a casa, non considerando l’impossibilità di abitare già ora come intero popolo in Canaan, dove ci sono ancora così tante macerie, pur di raccogliere dove non si può ancora seminare. Per questa avversità Daniel si è ammalato. Il guardiano del castello manda a chiamare un medico. Ma chi aiuta contro i suoi pensieri tormentosi? In una notte gli si sprigiona:

2. “Signore, perché questo viene su di me? Io sono ancora imperfetto, ma Tu, lo consideri come peccato? Non è ciò che ci siamo caricati? Tutti gli errori che non sarebbero da commettere, …o Signore, mi tormentano. Buon Padre, lasciami la Tua pace!”

- Dalla porta si avvicina un passo silenzioso. Una Luce! Abbaglia e consola, dà pace e toglie l’inquietudine dal cuore. Una Parola. Daniel, …non ha già sentito questa voce?

3. “La pace sia con te! E’ bene che ti tormenti, ma è sbagliato, come lo fai. Quando avrò finito di parlare con te, comprenderai molto e sopporterai anche con leggerezza ciò che avverrà. Non aggravio nessun peso; lo fanno gli uomini stessi, ma lo gettano sugli altri, non per ultimo su Dio. Se lo fanno, allora essi stessi si costruiscono un muro che difficilmente superano; e nessuna colpa si può gettare oltre.

4. Tu porti quattro cose: le povere anime, il paese, il corpo e le immagini che sovente ti opprimono. Sii lieto, Daniel, di ciò che ti è permesso e che sei in grado di portare”.

- “Solo con l’aiuto di Dio”, dice il veggente. Gli viene un brivido sotto un forte raggio. “Lasciati salutare nella profonda riverenza, a te, santo, anche se non so chi è venuto da me. E’ certamente l’intera Grazia di Dio”.

5. “Dovrei stupirmi Io perché non Mi conosci?”

- “Lo sento nel cuore”, sussurra Daniel, “ma non ne sarei degno”.

- “Degno o indegno, lascia questo al tuo Creatore! Credi che da te verrebbero solo gli angeli, mentre DIO aveva già incontrato altri, come magari Giacobbe presso il Peniel? (Gen. 32,31) Non può succedere anche a te?”

6. “Non sono né Abraham, né Giacobbe o Mosè, che il Signore ha benedetto per la salvezza. Come potrei sperare che io…”

- “Che cosa ti ha insegnato Gabriel? Lo hai dimenticato?”

- “No, Santo; ma con gli angeli …”

- “…ti tolgo il tuo dubbio.

7. Tu pensi che persino Gabriel sia ‘solo’ un messaggero. E cosa è l’uomo provvisto di un Incarico? Viene da se stesso? Con il dono conquistato da se stesso? La differenza tra Dio e un Gabriel non è così grande come se lo immaginano gli arroganti; tuttavia egli è più grande di quanto lo possa afferrare l’intelligenza del mondo! Comprendi questa misura?”

- “No, Santo, non la comprendo”.

8. “La tua ‘non-comprensione’ è una comprensione benedetta. La differenza la si comprenderà poi, nella Luce. Perché dici ‘Santo’ a Me?”

- “Dio ha dato la Parola del (nel/al) popolo santo, e si è creduto che fosse il nostro popolo giudaico. E questo, …no, nonostante molta buona gente nell’insieme, è tutt’altro che santo. Credo che questo, non lo sia nessun popolo e nessuno, …eccetto DIO solo!”

9. “Molto vero, Daniel! Riconosci quindi Chi sta al tuo fianco”.

- “O Signore, Padre mio e Dio mio, lo sento; ma come uomo…? Tu vedi com’è fatto il mio cuore. Lasciami dapprima inginocchiare in umiltà per ricevere la Tua benedizione, che mi renda degno di accogliere la Tua Parola”. Daniel non ha mai afferrato la solennità di una rivelazione di Dio così come proprio ora, quando sente giacere sul suo capo le mani di Dio.

10. “Ora sei puro, per sedere accanto a Me”.

- Daniel lo fa, mentre il sangue gli scorre beato nelle vene.

- Dice Dio: “Guarda, dalla Mia Parola si toglie sempre ciò che va bene all’uno o all’altro. Dove si tratta di una Promessa più alta, si dimentica volentieri che con la Promessa – quasi sempre di Benedizione per i figli – devono precedere le condizioni, altrimenti tutte le promesse rimarrebbero parole vuote. Io sono il Creatore di tutte le cose viventi; perciò da Me non esistono Parole vuote!

11. Se la Promessa non si adempie, perché allora viene lasciata inosservata la condizione, come qui con il ‘popolo santo’? (Es. 19,5-6) Premesso che ‘santo’ significa, per i figli, sempre = ‘la Mia benedizione’. Perché sono Io, il SANTO, il Donatore della Benedizione. Chiunque dicesse che lui può benedire, non riceverà in tutta Serietà la Mia benedizione. E perché?

12. Non che Io vi separi da Me. Per lo sviluppo è benefico, non importa dove vi trovate, se nel Regno della Luce oppure nelle parti più povere della materia. Purché voi rimaniate figli Miei ed Io eternamente il vostro DIO! Benedire può (solo) colui che è santo. Questo Lo sono solo Io! Hai riflettuto per molto quelle Parole:

 «Or dunque, se ubbidirete davvero alla mia voce e osserverete il mio patto, sarete tra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la Terra è mia, e così mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa». [Es. 19,5-6]

13. Mosè salì sul Mio monte (Sinai) e cioè nel terzo mese dopo l’uscita dall’Egitto. Ed Io, come terza Entità, come DIO e REDENTORE, avevo preparato quel tempo nel quale iniziare a rimpatriare la povera lontana – anche il popolo di Giacobbe – che si era sempre dato al servizio idolatro.

14. Ho parlato di Giacobbe e di Israele. E’ inutile nominarne due, se ne vale uno solo. Il popolo di Giacobbe è quello del mondo, mentre Israele è il popolo della Luce. Ho prestato loro solo il nome. Poiché il popolo della Luce era rimasto fedele, perciò fu santificato, che significa sempre, benedetto, e non santo in se stesso. E il popolo di Giacobbe che aveva ricevuto il nome ‘Israele’, …come immagine di riflesso?

15. ‘Se ora ubbidirete davvero alla mia voce e osserverete il mia patto!’. Questo ‘ubbidirete ed osserverete’ indica che non volevano ubbidire. Subito dopo la ricezione dei dieci Comandamenti fu cancellato (il primo nome). Quindi il popolo di Giacobbe non poteva nemmeno essere santificato. Non essere triste, Daniel; difficilmente un popolo del mondo raggiungerà la meta. Non ti basta che ‘l’Israele della Luce’ è stato santificato? Può, jl mondo, ricevere e conservare ciò che appartiene allo SPIRITO? Fin dal patriarca (Abramo), dalla radice della Giudea, di rado è stato eseguito ciò che lui aveva insegnato ai suoi cari.

16. Ismaele è andato nel deserto, ed era comunque il figlio del patriarca. Così pure, il popolo ha abbandonato la Mia Parola e il mio Patto. Come poteva essere ri-allacciato? Ciò che IO faccio per tutti in segreto, rimane sconosciuto ai mondani, …per Pazienza, che è santa, e giocare con questa è molto pericoloso! Essa chiede Consiglio ad ogni Caratteristica (ai sette arcangeli). Se poi compaiono separatamente la Volontà, l’Ordine, la Sapienza e la Serietà, chi potrebbe incontrare questa (la Sapienza), senza morire? Non intendo la morte del corpo, ma quella dell’anima, …per il mondano stesso, mai in vista della Mia Condizione-Ur, della VITA!

17. Tu sai come si ribellano, se regna il mondano. Chi pensa a ciò che avrei da dire Io? Già ci si è dimenticati rapidamente quanto è stato tolto loro quando ho guidato il popolo all’Euphrat, …per Benedizione segreta, che tu conosci molto bene.

18. Vuoi forse ricordare a ME, che per via della buona gente devo lasciar agire la Mia Grazia? Non ha combattuto anche Abraham, per salvare Sodoma e Gomorra, se… Quanto han potuto portare via i Miei angeli? Tre, di due grandi città; perché la moglie di Lot ha guardato indietro al mondo. Persino Lot e le sue figlie non impararono nulla dalla disgrazia (Gen. 19,30-3).

19. Del ‘così’ (dovete essere la mia nazione) è riconoscibile che il piccolo ‘così’ è il Mio Ponte, costruito dalla Mia Pazienza. Ma esiste ancora?”

- Daniel osa nuovamente una parola: “O buon Padre-Dio, non lasciarlo crollare, persino se, …se si spezza tutto il mondo! Quello che hai creato TU, nessuno lo abbatte! Solo per sé ognuno può far saltare il proprio ponte, come si costruisce il muro da se stesso, sul quale non si può gettare nulla all’altra parte”.

20. “Precisamente! Questo significa ciò che segue: ‘davanti a tutti i popoli’. È stato cancellato il ‘davanti’. Si guardò con arroganza dall’alto in basso agli altri, li si escluse dalla Mia Grazia. Ma quanto poco uno può benedire, tanto meno un uomo può togliere a un altro il Mio Patto di Grazia! Perché:

‘Tutta la Terra è Mia!

21. Pertanto, come sarebbe da preporre questo popolo? Se tutta la Terra è Mia, riferito solo simbolicamente al mondo, allora anche tutti gli uomini. Non si è voluto riconoscere questo ‘davanti’ nel Mio senso, che il popolo di Giacobbe doveva diventare un esempio; se per tutti i popoli oppure solo per certuni, sia lasciato lì.

22. Chi vuole essere un esempio? Bisognerebbe evitare ciò che il mondo ha da offrire. Quindi sono andati perduti, Parole e Patto. Il ‘Mi sarete’ e il ‘così’, ora sono coperti. Questo vale soprattutto per ciò che segue: ‘Mi dovete essere un regno di sacerdoti e un popolo santo’. Che questo, in seguito, si riferisce a quanto è preceduto in nessun caso a questo mondo, lo hai riconosciuto, …proprio come Me”, sorride Dio ed afferra le mani del veggente: “Immaginato, respinto con autentica umiltà. Mentre difficilmente in moltissimi uomini si trova l’autentica umiltà, ma si copre ciò che si presagisce.

23. Si accettò certamente la Mia Parola portata da Mosè, ma c’era già l’orgoglio come se si fosse diventati qualcosa, da sé. I peggiori nemici di un uomo si trovano in se stesso, in primo piano la vanità: ‘Noi siamo!’, quell’errore nel quale era caduta Sadhana. Lei ha dimenticato di dire: ‘Io sono divenuta!’

24. In certi smarriti lo copro con il Telo di Luce della Pazienza. In coloro che per così dire ‘credono’, copro perfino l’ultima cosa di loro, …per la segreta Benedizione-Ur che, tuttavia, si adempirà solo nella ‘Sera’ della Creazione. – Passarono solo pochi giorni, e giò si erano dimenticati la Grazia della Mia Parola, …dimenticata insieme alla magnifica Promessa (la danza intorno al vitello d’oro).

25. ‘Verrà dato il regno’, vale per i fedeli nel nuovo Giorno della Creazione, quando ciò che è stato rovinato nel sesto attraverso la caduta, sorgerà regalmente con il Mio procedere sacerdotale; perciò il ‘regno sacerdotale’! (Inizio della 2° settimana della Creazione dell’Anno-Atto-UR). Per gli smarriti e per coloro che camminano intenzionalmente con Me, vale l’ora del riposo serale del Giorno, nel quale, attraverso il Mio santo ‘è compiuto!’, potranno giungere nel Regno.

26. Oggi devi conoscere molto, Daniel. Il Mio angelo ha detto che la CROCE, il simbolo del Mio Amore, è già stata oltraggiata nel mondo. Vi si battevano a morte gli animali per la pura gioia infernale di uccidere. Anche il tavolo da sacrificio di Abraham per Isacco aveva tale forma (“Il patriarca”). In seguito sarà insignita come segno per redimere così con la Mia stessa Croce, di quel popolo in cui dimorava il diavolo dei diavoli, per staccarli dalla loro voglia infernale.

27. Un veggente ha bisogno di insegnamento? Quando un inviato entra nella materia, la sua Luce è coperta, …non del tutto. Ciò significa, togliere a Lucifero il ‘diritto alla contesa’. Altrimenti egli mi accuserebbe che sarebbe facile combatterlo[26], se Io mandassi giù la Mia superiorità. Ora dovrà vedere che anche con poca Luce i figli del Cielo possono adempiere il loro mandato.

28. Ti accorgi come nel sonno il polmone respira, il cuore batte, volente o nolente? Quale Grazia! Sapendolo oppure no, …il non-sapere è la cosa migliore. Chi proviene dal Regno della luce, il suo spirito opera sempre, come batte il cuore fino alla morte del corpo; e come il polmone respira da se stesso, l’anima brama la Luce, anche se il mondo quasi la inghiotte.

29. L’esteriore è legato all’interiore, come la luce dei figli alla Luce. Tu chiedi come starebbero le cose con gli smarriti. Io li preservo dalla Mia Serietà della Santità! Non pensare che la Mia Serietà sia un Giudice inflessibile! Oh, in tal modo Io pareggio le Caratteristiche per loro; da un lato la Volontà, l’Ordine e la Sapienza, dall’altro la Pazienza, l’Amore e la Misericordia.

30. Senza questo pareggio, nessuno tornerebbe più a Casa. Dalla Mia Serietà ho preso i segni: Calice, Croce e Corona. Puoi contare le Mie stelle? Tu ti stupisci di questa domanda. Ma comprendi ciò che ti voglio insegnare? Tu hai visto il ‘lungo raggio di Fuoco’ (Dn. 7,10), gli incalcolabili da Me contati!

31. Io conosco ogni numero! Ma quanti figli ci sono, così molteplice ho preparato il talento, ad ognuno uno diverso, perfino quando molti sembrano simili. Dunque, riconosci che anche i Miei grandi sulla via da viandante hanno bisogno di guida ed ammaestramento. Quindi cancella le tue preoccupazioni che non saresti maturo per essere profeta, perché Io e i Miei angeli ti dovremmo ammaestrare.

32. Ti è rimasto ancora incompreso il ‘mezzo tempo’, e che senza la redenzione, pensata da sempre, sarebbe da distruggere (cap. 22,16 / cap. 16,15). Se questo non valesse come GRAZIA per il mezzo tempo, chi diverrebbe altrimenti beato? Nessuno degli smarriti tornerebbe a Casa, e ai fedeli mancherebbe una parte del Cielo. Tutti operano insieme, e lo fanno ancora per attirare a Casa Sadhana con il suo seguito. Sì, attirarli:

ed Io, Daniel, Io guido a Casa!

33. Se fosse possibile, gli smarriti si rovinerebbero il tempo e perderebbero la loro ‘Beatitudine della Sera’. Tu pensi che per Me non sarebbero necessari i ‘se’ e i ‘ma’. Non lo negare del tutto, Mio Daniel! Nel ‘voi sarete’ si trova il Mio ‘se’; e nel ‘così dovete’ oppure anche ‘così sarà’ , Io svelo il ‘ma’.

34. Dalla Mia Condizione di Vita-Ur ho staccato il percorso di sviluppo dei figli, nel quale si trova quella libertà che, senza la Guida della Mia magnifica libera Volontà, non c’è nessuna libertà. La Libertà del Creatore non conosce nessuna assenza di riva (sponda); ed Io, Daniel, non creo nulla senza Riva!”

- “Signore, con il Tuo aiuto ho compreso ciò che mi hai dato da sapere. Tuttavia, …avrei una domanda. Se io…, un ‘se’ per questo mondo. Oppure posso domandare semplicemente?”

35. “Daniel, i buoni figli ne hanno di rado avuto il coraggio. Ma serve per la Beatitudine, se qualcuno, stimolato da Me, chiede comunque”.

- “Quanto sei buono, santo, eterno-vero Dio-Padre! Chiedo per via dell’Ulai. Esiste quell’acqua, oppure, perché doveva scomparire? E che cosa significa, appunto, Ulai? Mi sembra come se ci fosse qualcosa di spirituale che non appartiene a questo mondo. Posso avere il Tuo insegnamento?”

- “Puoi, figlio Mio; perché per questo sono venuto qui. Quindi, fa di nuovo attenzione.

36. Come UR, anche la regale città all’Euphrat è stata un simbolo santificato, così anche l’Ulai. Guarda: l’Euphrat, il quarto fiume dell’Eden, è imparentato nel senso con la Mia Entità-Padre; e la città regale, resa pubblica con questo nome, è comunque coperta, perché, eccetto i Miei veggenti e i risvegliati nel mondo, nessuno ha riconosciuto il concetto, il Nome ‘UR’, che non è da riconoscere fino alla fine di questo ultimo mondo. Solo allora verrà rivelato il Nome al di fuori del Mio Regno di Luce.

37. UR, …Questo sono Io, sono anche contemporaneamente il Luogo dove tutti i figli hanno la loro Patria, dove troveranno la loro pace in eternità per loro incalcolabili (Giorni della Creazione). Abraham venne da Ur, che significa: Io l’ho inviato, il Principe della Mia Serietà. – E il popolo di Giacobbe? Si è allontanato molto da Me, ha perduto il ‘diventate’ e il ‘così’.

38. Perciò Io l’ho guidato alla Corrente del Padre, l’Euphrat, dove si è lasciato educare in parte: dove è stato richiamato alla Mia Parola e al Mio Patto. Se molti o pochi conserveranno questa Benedizione, non diminuisce la Mia Guida! Io posso anche punire, come PADRE, se è necessario per la Benedizione.

39. Tu stavi in mezzo all’acqua dell’Ulai, sonnambulo, non con il tuo corpo; questo come segno che dalla Mia Fonte puoi attingere tutta la verità che con l’Eden un giorno andò perduta al mondo. I fiumi sono da tempo cambiati, la loro origine dall’unica Fonte. Questo significa che i mondani non sopportano la Mia grande rivelazione, Me come UR, ma sempre solo quel tanto che è necessario per il loro progresso.

40. Dov’è rimasta ora la Fonte? Consideralo come parabola. Ulai è linguisticamente = il ‘nascosto’. Ma come IO stesso sono uscito dal santo Nascondimento, per incontrare tutti i figli, così ho fatto sorgere dalla segreta Fonte-Ur della Mezzanotte, la Fonte dell’Eden, che simbolicamente svela la Mezzanotte. Dall’Eden – in confronto con la Città Ur – venne anche il fiume Ulai.

41. Questo si esaurirà quando Io – come FONTE di Vita – entrerò nel mondo, non da, ma come un ‘Uomo’ (Fil. 2,6-7 / Ebr. 7,3), nella naturalezza come SALVATORE e REDENTORE! La fonte dell’Eden è scomparsa, i suoi fiumi rimarranno. Presso l’Hiddekel, la terza acqua dalla Fonte come segno della Mia rivelazione divina, continuerai a conoscere ancora molto.

42. Come all’Ulai hai visto il tuo Dio-Padre, così ora Mi chiami in modo giusto. Perciò, eccetto l’Ulai devi vedere solo questi fiumi: l’Euphrat, il Fiume-Padre, l’Hiddekel, il Fiume-Dio. Chi attinge in questa profondità della Rivelazione, costui Mi afferra del tutto, fin dove l’umanità lo potrà riconoscere nel suo tempo. Io ti benedico, Mio fedele servo. Forza e pace saranno con te”.

43. Dio si alza, mentre Daniel cade sulle sue ginocchia. Anche dopo l’allontanamento di Dio, Daniel sente le Sue mani ancora sul suo capo. Lo percepisce non come con gli angeli, per questo giubila nel suo cuore al maestoso Dio, il buon Padre.

 

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Cap. 24

Sull’Hiddekel con Dio e poi con tre angeli per un’ulteriore immagine profetica

[Daniele  cap. 10]: «1 Il terzo anno di Ciro, re di Persia, una parola fu rivelata a Daniele, che si chiamava Beltsatsar; e la parola è verace, e predice una gran lotta. Egli capì la parola, ed ebbe l'intelligenza della visione. 2 In quel tempo, io, Daniele, feci cordoglio per tre settimane intere. 3 Non mangiai alcun cibo prelibato, né carne né vino entrarono nella mia bocca, e non mi unsi affatto, fino alla fine delle tre settimane. 4 E il ventiquattresimo giorno del primo mese, come io mi trovavo in riva al gran fiume, che è lo Hiddekel, 5 alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito di lino, con attorno ai fianchi una cintura d'oro d'Ufaz. 6 Il suo corpo era come un crisolito, la sua faccia avea l'aspetto della folgore, i suoi occhi eran come fiamme di fuoco, le sue braccia e i suoi piedi parevano terso rame, e il suono della sua voce era come il rumore d'una moltitudine. 7 Io solo, Daniele, vidi la visione; gli uomini ch'erano meco non la videro, ma un gran terrore piombò su di loro, e fuggirono a nascondersi. 8 E io rimasi solo, ed ebbi questa grande visione. In me non rimase più forza; il mio viso mutò colore fino a rimanere sfigurato, e non mi restò alcun vigore. 9 Udii il suono delle sue parole; e, all'udire il suono delle sue parole caddi profondamente assopito, con la faccia a terra. 10 Ed ecco, una mano mi toccò, e mi fece stare sulle ginocchia e sulle palme delle mani. 11 E mi disse: 'Daniele, uomo grandemente amato, cerca d'intendere le parole che ti dirò, e rizzati in piedi nel luogo dove sei; perché ora io sono mandato da te'. E quand'egli m'ebbe detta questa parola, io mi rizzai in piedi, tutto tremante. 12 Ed egli mi disse: 'Non temere, Daniele; poiché dal primo giorno che ti mettesti in cuore d'intendere e d'umiliarti nel cospetto del tuo Dio, le tue parole furono udite, e io son venuto a motivo delle tue parole. 13 Ma il capo del regno di Persia m'ha resistito ventun giorni; però ecco, Micael, uno dei primi capi, è venuto in mio soccorso, e io son rimasto là presso i re di Persia. 14 E ora son venuto a farti comprendere ciò che avverrà al tuo popolo negli ultimi giorni; perché è ancora una visione che concerne l'avvenire'. 15 E mentr'egli mi rivolgeva queste parole, io abbassai gli occhi al suolo, e rimasi muto. 16 Ed ecco uno che avea sembianza d'un figliuol d'uomo, mi toccò le labbra. Allora io aprii la bocca, parlai, e dissi a colui che mi stava davanti: 'Signor mio, a motivo di questa visione m'ha colto lo spasimo, e non m'è più rimasto alcun vigore. 17 E come potrebbe questo servo del mio signore parlare a cotesto signor mio? Poiché oramai nessun vigore mi resta, e mi manca perfino il respiro'. 18 Allora colui che avea la sembianza d'uomo mi toccò di nuovo, e mi fortificò. 19 E disse: 'O uomo grandemente amato, non temere! La pace sia teco! Sii forte, sii forte'. E quand'egli ebbe parlato meco, io ripresi forza, e dissi: 'Il mio signore parli pure poiché tu m'hai fortificato'. 20 Ed egli disse: 'Sai tu perché io son venuto da te? Ora me ne torno a combattere col capo della Persia; e quand'io uscirò a combattere ecco che verrà il capo di Javan. 21 Ma io ti voglio far conoscere ciò che è scritto nel libro della verità; e non v'è nessuno che mi sostenga contro quelli là».

1. Kores da tre anni aveva emesso una legge per Babilonia che era stata utile. Alcuni che da questa speravano per sé un guadagno, avevano scatenato uno scandalo. Furono puniti. Questo aveva commosso Daniel, e solo il ‘grande conforto’ (cap. 23) che custodiva nel cuore come un tesoro, lo sta aiutando.

2. Ventiquattro giorni dopo la Rivelazione di Dio, Daniel chiama questo tempo ‘il primo mese’, perché il SIGNORE era venuto da lui per la prima volta. Allora gli giunge un’ulteriore grande visione. Viene portato via. Da chi…? Spiritualmente percepisce la rimozione personale. Ma saprà com’è avvenuta?

3. Si trova presso l’Hiddekel, che non aveva ancora mai visto. E come sta così presso il fiume la cui acqua scorre soave e comunque potentemente, vengono su di lui dei pensieri:

‘Così opera Dio!’

4. Soave nel Suo Amore, potente attraverso i miracoli delle Sue Opere. ‘O Dio-Padre’, fruscia attraverso di lui, ‘cosa fai con me nella Tua Grazia! Non voglio più misurare se ‘degno’ o ‘indegno’; ma puro …come un povero uomo? Devo comunque pensare all‘indegno’.

5. Da un rione vicino accorrono uomini che hanno visto l’altolocato; lui porta l’abito da principe dei medi. Allora sale dal fiume ed è comunque così come se venisse dallo Spazio del Cielo di Dio, immerso in una Luce bianca sfolgorante, nonostante non consumi, ma è come l’acqua: soave, ed anche potente. Sotto le Ali di Dio la può sopportare.

6. Gli uomini non vedono nulla (come in Atti Ap. 9,7). Ma il sovrannaturale li spinge indietro, lontano. Da lontano emergendo dal basso, è un uomo. Daniel alza spaventato gli occhi. La figura! Oh, …sta in mezzo all’Hiddekel. Nonostante ciò sembra vicino come se stesse sulla spiaggia, direttamente dinanzi a Daniel.

7. L’abito, del lino più fine, viene tenuto fermo da una cintura d’oro. Strano che il profeta si occupi prima di questo aspetto. Attraverso il lino bianco risplende del blu più profondo del Cielo, più grande che tutto il firmamento, come se l’uomo consistesse di un’unica grande pietra preziosa; non attaccato nello spazio che è dato al mondo, piuttosto, come tutto dovesse dapprima sorgere dalla santa figura.

8. Oh, …il volto! Gli occhi non sono come fiaccole? Non vi si sprigiona fulmine dopo fulmine? Potente in modo inaudito e nel contempo soave, inoltre, …lontano e vicino. Il braccio e il piede, è come formato dal rame più chiaro, liscio (come in Ap. 1,15) meravigliosi, stabili, come non ne esiste da nessuna parte sulla Terra, nel mondo così gravemente mutabile, presso gli uomini ancora più mutabili.

9. Sul veggente viene sicuramente un’incommensurabile fiducia. Ma come i coloni, solo al sentire quei grandi tuoni – per di più nel cielo senza nuvole – si sono nascosti, così anche lui viene sopraffatto da uno spavento, beato, che lo deruba della sua forza. La voce suona imponente, come forti ondate. E come queste si adagiano sulla riva, proprio così entra nel cuore del veggente, oltre alla paura, …una maestosa pace.

10. “Servo Daniel, devi vedere ancora molte immagini! Hai parlato con ragione del primo mese (i 24 giorni) dopo la prima rivelazione di Me stesso. Io sono il PRIMO, per tutte le cose viventi, nelle Opere della Mia Potenza di Creatore, tali come le vedi, e le innumerevoli che l’uomo non può conoscere, non può vedere.

11. Io non ho bisogno di nulla per fare una forma. Il Mio ATMA, colmo di Potenza, ha creato i figli della Vita. Hai anche ben riconosciuto i ventiquattro giorni. Si sono svolti terrenamente, ma spiritualmente sono passati davanti a te gli anziani, notte dopo notte (Ap. 4,4) ed ognuno aveva un dono nella mano. Per chi, Daniel?”

- “Per Te, o Signore, solo per Te unicamente, buon Dio-Padre!”

12. “E’ vero! Ma tu sai che cosa faccio Io con i doni?”

- “Non precisamente, amato Padre. Tu non ne hai mai bisogno, perché TU sei il Donatore di tutti i doni (Giac. 1,17). Tuttavia, …ciò che ci si conquista nel servizio per riportare per altri e per sé, accettalo gentilmente. Per questo Ti sia detto anche il mio ringraziamento, anche se…”

- “…anche se non hai nessun dono che potrebbe rallegrarMi?”

- Daniel abbassa la testa, sospirando di nascosto: ‘Non ho nulla!’

13. Dio ferma il sospiro: “Mi ami tu?”

- Sconvolto il profeta salta indietro. “Signore, perché me lo chiedi? Io Ti amo, …al di sopra di tutto ciò che è nel mondo, al di sopra di ciò che è nel Cielo! Ma se Tu, domani, allora…”

- “Lascia stare questo pensiero, anche se lo ha generato l’autentica umiltà, quale dono che insieme all’amore ho già custodito nello scrigno dell’eternità. Ti basta?”

- “Anche nell’eternità, o mio caro, buon Signore?”, Lacrime cadono sui piedi di Dio.

*

14. Presto stanno lì due figure (come in Gen. 18,1-2). Dio benedice Daniel come da lontano, …eppure così magnificamente vicino che gli svanisce ogni forza. Così forte è questa Benedizione, …come l’Hiddekel, il Fiume di Dio, forte e soave.

15. Un angelo solleva l’uomo e dice: “Tu caro Daniel, fa attenzione a ciò che devo riferirti”. Il veggente si sente beato come lo si conduce ad un bancone di sabbia, e lui sta seduto in mezzo ad entrambi gli angeli.

- Il primo dice: “Sono Raphael, un principe di Dio”.

- Il tremore vorrebbe sopraffare di nuovo l’uomo?

16. Il principe della Luce dice: “Non temere qui! Dal primo giorno della tua conoscenza, quando hai potuto riconoscere Dio, sono salite a Lui le preghiere del tuo spirito e la lotta della tua anima. Ogni figlio della Luce è libero di aiutare i viandanti nella materia. Sono venuto per te, per questo, anche il mio fratello”, Raphael indica il secondo angelo. “Tu lo conosci già”.

17. “Gabriel?”

- “Sì, il principe della Luce della Misericordia”.

- “Oh, non lo sapevo ancora. Perché il Padre mi manda voi alti?”

- “Adesso non lo comprendi ancora, come uomo, ben inteso, ma come spirito, appartenendo ai ventiquattro anziani, tu stesso sei ben informato”.

18. “Io…?“, chiede Daniel stupito, “non può essere! Ho visto gli anziani. Cosa sono davanti a voi? Che cosa, soprattutto dinanzi al Signore?”

- “Molto lodevole che pensi questo. Se tutti gli uomini si rendessero solo conto delle loro bassezze! Ma chi è strettamente unito con il nostro Padre, accanto a questa bassezza può sollevare il benedetto ‘degno per Grazia’. Nell’ultima notte dei ventiquattro hai visto tu stesso che cosa può accadere nel sogno. Lì l’anima vede il proprio spirito, per quanto provenga dalla Luce; nei poveri dall’abisso, l’uomo (che si trova) nel suo stato mondano vede l’anima che dimora in lui. Ciò spesso ha l’effetto di paura. Non uno spavento di Beatitudine, Daniel, …come da Colui a cui ti sei inginocchiato.

19. Ora ti giungerà una nuova immagine di cui ha parlato il Signore. La visione riguarda una realtà vicina. Dalla Persia arriveranno messaggeri; ascolta quelli per il re, quelli per il falso principe respingili duramente; ciò è un simbolo per il tempo della fine di questo ultimo mondo, un frammento di riflesso della caduta della figlia. Quindi, fa attenzione!

20. Il principe (falso) Achymad ha messo a Kores il laccio contro la legge e la giustizia. Poi ne ha incolpato il re. Per aiutarlo, al fine di restituirvi i tesori del tempio, ho lottato duramente per ventuno giorni con Achymad. Non con la Spada di Dio, questo lo ha fatto infine un altro, e tu sentirai di lui. Io ho lottato con la CROCE.

21. Guarda ciò che fu e ciò che sarà! La Persia, considerata adesso come Luce, al paragone, Achynad è la Sadhana. Dio nel Segno del Suo Amore del Giorno, ha conteso (all’inizio, nel Regno) con lei con la Croce. Ventun giorni sono tre tempi: allora, quello dell’arroganza, poi dell’allontanamento, e infine della caduta, in cui stava in campo la Spada.

22. Achymad non ha saputo chi lo ha battuto. Lui credeva che fosse stato uno di Media; per la sua salvezza gli ho lasciato questa supposizione. Nel primo spazio di tempo gli ho indicato la sua ingiustizia, a cui ha contraddetto con veemenza. Nel secondo gli ho dato il futuro; ma mi ha solo schernito. Pertanto respingi i suoi messaggeri, soprattutto perché essi stessi tirano alla fune del male.

23. Allo stesso modo ha agito Sadhana, finché Dio ha spinto l’Amore dietro alla Sua Volontà ed ha lasciato lottare il portatore della Volontà (Michael - Ap. 12,7). Nel terzo tempo venne Michael, uno dei principi più nobili. Allora si combatté accanitamente, perché si trattava di svincolare un diavolo dall’inferno. Achymad, già in esilio, ha studiato invano come poter impedire ai suoi messaggeri di portarti il suo scritto d’oltraggio. Che farai con questo?”

24. “Se è contro Kores, sarà bruciato. Nessuno deve leggere il contenuto; non vivrebbe con l’esilio. Ma re Kores mi è molto caro, non si deve macchiare con il sangue del traditore”. Un raggio passa sui due angeli. Daniel non se ne accorge.

25. Raphael dice: “Del tutto nel Pensiero di Dio! Ti verrà mostrato ciò che si riferisce al popolo di Giacobbe, al quale rimangono tre tempi; il tempo ancora benedetto dei profeti (fino al 400 a.C.), il ‘tempo vuoto’ (fino a C.) e il ‘povero tempo’, dove non esisterà più nessuna esistenza in Canaan. Ciò che irromperà ancora una volta, è un’apparenza prestata. Lo sforzo passa, …presso tutti i popoli. L’umanità guaderà ai fiumi colmi di sangue e lacrime, finché si perderà l’ultimo colpo di campana del ‘mezzo tempo’. Quello che succederà ancora in questo tempo di miseria, lo vedrai alla fine dei tuoi giorni”.

*

[Daniele 11,1-28]: «1 tranne Micael vostro capo; ed io, il primo anno di Dario, il Medo, mi tenni presso di lui per sostenerlo e difenderlo. 2 E ora ti farò conoscere la verità. Ecco, sorgeranno in Persia ancora tre re; poi il quarto diventerà molto più ricco di tutti gli altri; e quando sarà diventato forte per le sue ricchezze, solleverà tutti contro il regno di Javan. 3 Allora sorgerà un re potente, che eserciterà un gran dominio e farà quel che vorrà. 4 Ma quando sarà sorto, il suo regno sarà infranto, e sarà diviso verso i quattro venti del cielo; esso non apparterrà alla progenie di lui, né avrà una potenza pari a quella che aveva lui; giacché il suo regno sarà sradicato e passerà ad altri; non ai suoi eredi. 5 E il re del mezzogiorno diventerà forte; ma uno dei suoi capi diventerà più forte di lui, e dominerà; e il suo dominio sarà potente. 6 E alla fine di vari anni, essi faran lega assieme; e la figliuola del re del mezzogiorno verrà al re del settentrione per fare un accordo; ma essa non potrà conservare la forza del proprio braccio, né quegli e il suo braccio potranno resistere; e lei e quelli che l'hanno condotta, e colui che l'ha generata, e colui che l'ha sostenuta per un tempo, saran dati alla morte. 7 E uno de' rampolli delle sue radici sorgerà a prendere il posto di quello; esso verrà all'esercito, entrerà nelle fortezze del re di settentrione, verrà alle prese con quelli, e rimarrà vittorioso; 8 e menerà anche in cattività in Egitto i loro dèi, con le loro immagini fuse e coi loro preziosi arredi d'argento e d'oro; e per vari anni si terrà lungi dal re del settentrione. 9 E questi marcerà contro il re del mezzogiorno, ma tornerà nel proprio paese. 10 E i suoi figliuoli entreranno in guerra, e raduneranno una moltitudine di grandi forze; l'un d'essi si farà avanti, si spanderà come un torrente, e passerà oltre; poi tornerà e spingerà le ostilità sino alla fortezza del re del mezzogiorno. 11 Il re del mezzogiorno s'inasprirà, si farà innanzi e moverà guerra a lui, al re del settentrione, il quale arrolerà una gran moltitudine; ma quella moltitudine sarà data in mano del re del mezzogiorno. 12 La moltitudine sarà portata via, e il cuore di lui s'inorgoglirà; ma, per quanto ne abbia abbattuto delle diecine di migliaia, non sarà per questo più forte. 13 E il re del settentrione arrolerà di nuovo una moltitudine più numerosa della prima; e in capo a un certo numero d'anni egli si farà avanti con un grosso esercito e con molto materiale. 14 E in quel tempo molti insorgeranno contro il re del mezzogiorno; e degli uomini violenti di fra il tuo popolo insorgeranno per dar compimento alla visione, ma cadranno. 15 E il re del settentrione verrà; innalzerà de' bastioni, e s'impadronirà di una città fortificata; e né le forze del mezzogiorno, né le truppe scelte avran la forza di resistere. 16 E quegli che sarà venuto contro di lui farà ciò che gli piacerà, non essendovi chi possa stargli a fronte; e si fermerà nel paese splendido, il quale sarà interamente in suo potere. 17 Egli si proporrà di venire con le forze di tutto il suo regno, ma farà un accomodamento col re del mezzogiorno; e gli darà la figliuola per distruggergli il regno; ma il piano non riuscirà, e il paese non gli apparterrà. 18 Poi si dirigerà verso le isole, e ne prenderà molte; ma un generale farà cessare l'obbrobrio ch'ei voleva infliggergli, e lo farà ricadere addosso a lui. 19 Poi il re si dirigerà verso le fortezze del proprio paese; ma inciamperà, cadrà, e non lo si troverà più. 20 Poi, in luogo di lui, sorgerà uno che farà passare un esattore di tributi attraverso il paese che è la gloria del regno; ma in pochi giorni sarà distrutto, non nell'ira, né in battaglia. 21 Poi, in luogo suo, sorgerà un uomo spregevole, a cui non sarà stata conferita la maestà reale; ma verrà senza rumore, e s'impadronirà del regno a forza di lusinghe. 22 E le forze che inonderanno il paese saranno sommerse davanti a lui, saranno infrante, come pure un capo dell'alleanza. 23 E, nonostante la lega fatta con quest'ultimo, agirà con frode, salirà, e diverrà vittorioso con poca gente. 24 E, senza rumore, invaderà le parti più grasse della provincia, e farà quello che non fecero mai né i suoi padri, né i padri dei suoi padri: distribuirà bottino, spoglie e beni e mediterà progetti contro le fortezze; questo, per un certo tempo. 25 Poi raccoglierà le sue forze e il suo coraggio contro il re del mezzogiorno, mediante un grande esercito. E il re del mezzogiorno s'impegnerà in guerra con un grande e potentissimo esercito; ma non potrà tener fronte, perché si faranno delle macchinazioni contro di lui. 26 Quelli che mangeranno alla sua mensa saranno la sua rovina, il suo esercito si dileguerà come un torrente, e molti cadranno uccisi. 27 E quei due re cercheranno in cuor loro di farsi del male; e, alla stessa mensa si diranno delle menzogne; ma ciò non riuscirà, perché la fine non verrà che al tempo fissato. 28 E quegli tornerà al suo paese con grandi ricchezze; il suo cuore formerà dei disegni contro al patto santo, ed egli li eseguirà, poi tornerà al suo paese».

26. Daniel abbassa il suo cuore nella silenziosa supplica (come fosse) ai piedi di Dio: ‘Signore! O Signore!’ Un grido angosciato dalla profondità della sua anima, portato in alto attraverso lo spirito; lui, un anziano presso il Trono di Grazia! Gabriel sta davanti a lui. Così stava Raphael davanti ad Achymad. È differente…? No, perché anche Daniel è ancora un uomo; sì, perché vale il collegamento di Luce tra di loro.

27. Gabriel gli sfiora le labbra, simile ad un delicato bacio che, rabbrividendo, fa dire a Daniel: “Mio Signore, le mie membra mi tremano, soprattutto per ciò che devo vedere ancora dell’ultimo tempo. Avrò poi la forza di lamentare a Dio la mia angoscia? Per il mio popolo, per quelli di tutto il mondo? Ma lo posso fare?”

28. “Non così”, tranquillizza Gabriel. “Ne è responsabile ognuno se da se stesso fa del male, oppure chi conduce i popoli ma non lascia agire quelle Forze affinché si liberino dalla ‘corda del mondo’. Allora stanno appesi saldamente insieme e, …i nemici si affrontano l’un l’altro. Il fatto che siano appesi insieme, anche se è difficilmente riconoscibile, è Grazia coperta; altrimenti i popoli si cancellerebbero del tutto, finché non ne rimarrebbe nessuno!”

29. “L’ultimo resterà vincitore”.

- “Lo credi? Guarda la nuvola scura dalla quale irrompono invisibili raggi di morte che possono rovinare tutto il mondo! Che ne dici?”

- “Sono un povero servo. Che cosa devo dire, se l’immagine dell’orrore mi schiaccia? Mi manca persino il fiato”. Sfinito, il veggente si accascia.

- Raphael lo sostiene, e allora arriva un terzo che lo fortifica.

30. La sua ferma voce dice: “Non temere, caro uomo! ‘Servo Daniel’, ti ha chiamato il Signore. Egli ti manda a dire: ‘La Pace sia con te! E sii confortato, sii confortato!’. Vuoi sentire l’ultima (spiegazione) dell’immagine, anche se sarai sopraffatto dalla sofferenza? Se soffri con il tuo popolo e con gli uomini dell’ultimo tempo, allora dovresti conservare per questi il saluto di pace e consolazione di Dio”.

31. “Lo vorrei”, dice Daniel. “Ma io sono solo uno, …nelle immagini. Come posso, nonostante la Grazia di Dio, adempiere ciò che mi carichi come compito?”

- “Non importa se un singolo capisce i molti, così, nella preghiera, nel procedere mondano consapevole, cosicché su di lui venga guidato l’Aiuto. La propria volontarietà, appunto nella preghiera e nel procedere mondano consapevole, è da considerare e, fin dove è possibile a Dio, da sacrificare al Creatore. Sei l’unico che solleva pregando le mani, che trae profitto con i Doni di Dio? Tu lo hai fatto guardando al Signore, per la Giudea e per la Babilonia. Hai potuto portare molto dalla Benedizione di Dio, per Kores, per Dario, per Astiages e per i loro popoli. Hai potuto convertire Nabucodonosor”.

32. ‘Con l’Aiuto di Dio’, sussurra per sé Daniel.

- “Chi si piega alla Sua Guida, non ‘lascia correre il carro del prossimo’, non teme nessuna fatica per aiutare, spiritualmente ed anche mondanamente, allora opera anche il proprio dell’uomo. Per questo non si deve essere arroganti, perché altrimenti il proprio soffoca, come la buona semenza sotto le spine.

33. Tu sai anche il perché sono venuto e chi sono?”

- “No, eccetto, …che fai parte dei Principi?”, Daniel indica interrogando gli angeli.

- “Dio mi ha avvolto deliziosamente, perché i tempi, dal passato, nel vicino futuro e alla fine del mondo, mi ombreggiano. Per le tre oscurità mi assistono tre messaggeri di Dio. Signore, quanto sei meraviglioso, nel Tuo disporre!”

34. “Di questa visione ti sia mostrata la fine. Preparati! Nonostante ciò, su tutto splende la Luce di Dio. Io sono Muriel, e ora vado come terzo contro Achymad, che continua ad ardere. Se gli riuscisse la sua lite, …oh!, quella ‘grande Babilonia’ verrebbe già ora su tutto il mondo! (inteso il centro dei popoli di allora)

35. La Serietà di Dio può costringere più facilmente il pensiero di un diavolo, che un uomo il difendersi da una zanzara. Il persiano cadrà; ma il principe della Grecia sarà più duro”.

- “Che guaio! Come vuoi contendere contro costui? Oh, voi, principi di Dio, potete bandire i diavoli. Tuttavia, …ho sentito che i greci attaccano verso ovest per sopraffare Babilonia, la Persia, la Media ed altri. In fatto di guerra devono essere più progrediti che noi al fiume Euphrat”.

36. “Sì”, conferma Muriel, “ma questo non va ancora con il mondano, non ancora, adesso! Infatti, per ciò che è vicino, Dio non ha bisogno di nessun veggente; questo viene da solo. I lontani un giorno dovranno riconoscere quanto in anticipo il Signore prepara nell’alta Benignità, anche se le immagini e la visione rimarranno ancora per lungo tempo un segreto.

37. Ci saranno sempre alcuni che riconosceranno la visione oppure ai quali Dio si rivelerà, attraverso cui fluirà costantemente la Luce verso il basso, per salvare l’ultimo resto degli uomini. Il corporeo è secondario. Le anime sono il patrimonio nobile, per le quali l’ETERNO avrà dato il Suo Sacrificio, e lo darà! (Golgota)

38. Contro la Grecia si eleva la Volontà di Dio. A me, la Serietà, aiuta Michael, il principe della Spada e della Volontà. Supponi forse che lui sia più grande di quanto lo siamo noi altri?”

- “Non lo so, Muriel; ma se fosse, allora, per la caduta, è bene che la maestosa volontà, come ‘Magnificenza dell’Altissimo’, operi su tutte le cose

39. “Questo è vero! – Ora va nella colonia; la gente ha preparato un pasto per te. Là incontrerai il primo messaggero di Achymad. Nell’ampio circondario puoi bloccare questo male, e la regione rimane saldamente nella tua mano. Poi vieni, noi ti aspettiamo qui”.

*

40. Daniel fa ciò che gli viene ordinato. Il maestoso Aiuto di Dio lo assiste. I medi e gli elamiti, uniti presso l’Hiddekel, eseguono volentieri ciò che Daniel ordina. La gran parte del paese e molta sofferenza umana sono preservati dalla guerra.

 

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Cap. 25

Tre angeli spiegano la visione, per allora e per il povero tempo della fine

1. “Dio ha aiutato ed ho sentito i vostri raggi”, Daniel ringrazia gli angeli. “All’inizio il messaggero di Achymad non voleva confessarmi nulla. Sarebbe stato quasi linciato, perché qui per il paese sarebbe intercorsa molta sofferenza, se… E’ strisciato via. Se uno di voi grandi aiutanti fosse anche stato qui…”

2. Muriel ferma il pensiero: “Non arriverà lontano; Achymad lo aspetterà inutilmente”.

- “Come mai? Morirà strada facendo?”

- “Smarrirà la via; degli stranieri lo cattureranno. E anche se non riconosce Dio, deve comunque lasciar andare la sua malvagità. Questo basta, per portarlo una volta nell’aldilà sulla retta via”.

3. “Ah, il Signore aiuta in modo più meraviglioso di quanto pensavo! Volevo portarvelo, e mi son dispiaciuto di non essere riuscito a portarvelo. Dunque…?”

- “…sta la Guida della Luce sulla riflessione”, completa Raphael. “Questa è la gioia di noi tutti”.

4. “Anche la vostra?”, esclama con stupore. “Sapevate come sarebbero andate le cose”.

- “Certo, nonostante ciò abbiamo avuto gioia come te”, dice Gabriel. “Ogni anima portata a Casa diminuisce l’inferno di Satana”.

- “In tal modo il Cielo diventa più ricco?”

- “Considerato nel senso mondano, …sì, Daniel. La forza che è rimasta a Sadhana nonostante la caduta, proviene dalla parte dell’Opera che ha formato l’Anno-Atto-Ur. Lascialo a gente povera di sapienza, se per questo, Dio sarebbe diventato meno. Nella materia vale questa regola: se si prende qualcosa da qualche parte, quell’ultima diventa più piccola. Ma non è così nella Luce!

5. Nell’incommensurabile Reservatio mentalis riposano i Suoi Pensieri di Potenza e Forza. Dal Pozzo del Vivente si attinge da millenni. Milletrecento anni fa ha preservato Hagar dalla morte del deserto, e Isacco ne ha bevuto quando ha abitato nel paese del mezzogiorno (Gen. cap.26), che significa: lui è stato nella maestosa Santità di Dio.

6. Nessun uomo sa quando la sua acqua spingerà dalla Terra, né potrà mai misurare la sua età. Differentemente meno è da attingere dalla Fonte-Ur della Mezzanotte nel santo Centro di Dio. Proprio come nel ritmo del tuo sangue il corpo riceve continuamente forza vitale, così fluisce da eternità in eternità la Potenza-Ur e la Forza-Ur attraverso Spazio e Tempo dalla Magnificenza della Volontà del Creatore.

7. Il Cielo non aumenta, quando agli smarriti suona l’ora di trovare la loro Patria; essi ritornano solo all’Origine della Vita. Altrimenti il Cielo diventerebbe più ricco tramite noi. Mosè aveva ricevuto quella visione: «In principio Dio creò il Cielo e la Terra» (Gen. 1,1). Solo dopo che Egli ebbe preparato una dimora – il Regno della Luce – Dio creò i Suoi figli”.

- Daniel chiude gli occhi, come se lo abbagliasse qualcosa, ed esclama:

8. “Il ringraziamento è troppo poco per ciò che mi date. Dio ha detto che Egli non avrebbe bisogno di nulla per creare Opere, e fu il Suo ATMA colmo di Potenza a creare i figli della Vita, grande e magnifico! Noi possiamo incontrare il nostro Dio-Padre e, nonostante ciò, Egli è l’Onnipotente, senza fine, eternamente è:

l’Esistente, e mai un Divenente!”

9. “Un giorno la grande Babilonia la penserà in modo differente, vedrà Dio, piccolo e umano. Si dirà: ‘Anch’Egli è divenuto!’. Quei servi idolatri non spiegheranno la domanda: “Chi?”. Oppure: “Quale Forza ha fatto il Divenente?”. – Tu hai attinto nuova Forza per accogliere nuove immagini che riguardano il vicino futuro. Questo riguarda il pareggio tra la Luce e la tenebra, il Conforto del santo-vero Dio: ‘Quel che è rimasto con Me, è saldo in Me. Quel che Mi ha lasciato, lo vado a riprendere!’, …su Vie-Ur segrete!

10. Nel primo tempo di Dario, in cui attraverso te era uscito dal suo ambiente pagano, l’ho aiutato io, per lui in modo inconsapevole chi era l’aiutante, cosciente che si trattava di qualcosa di serio. Egli è un re di questo mondo, la sua volontà doveva valere. Tu vedi che le Caratteristiche di UR che tu hai descritto come il ‘Vegliardo’, per il mondo, (Dan. 7,9), agiscono insieme, anche se una Caratteristica si trova in primo piano per l’utilità di qualcuno, di un popolo oppure di un’Opera.

11. Anche Kores è un tale inviato di Dio, anche se non uno della prima fila. Lo seguono tre dal basso. L’ultimo sarà il più grande in ricchezza, potere e paese. Unicamente, …al culmine dei popoli e del reggente, sta ‘il giù’! Questo non deve avvenire in modo irrevocabile; ma l’effimero del mondo passa. Il più fugace è il povero potere dei potenti.

12. La capacità del mondo darà sempre il cambio del vecchio al nuovo. Nel senso buono come nel cattivo, esisteranno sempre degli incrementi, ma che condurranno sempre fino alla loro stessa fine. Più in alto mondanamente sta qualcosa, più profonda è la caduta. Lo stesso con il quarto re.

13. Finché non verrà Dio come SALVATORE, si limerà nell’esteriore, affinché splenda magnificamente. Si raschierà ancora di più alla fede, riguardando ora il popolo di Giacobbe. La ‘voce dei suoi altolocati’ lascerà molto poco del patrimonio di fede in Dio. Non Lo si attenderà come Salvatore, il Padre, come i veggenti Lo hanno annunciato. Ci si concentrerà sull’aiutante materiale, il Messia.

«E’ Lui che salverà il suo popolo dai loro peccati», (Matt. 1,21)

non lo si accetterà nemmeno:

«E nondimeno, eran le nostre malattie che egli portava,

erano i nostri dolori quelli di cui s’era caricato;

e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione».  (Isaia 53,4-5)

14. Non si deve spezzare ciò che il mondo ha eretto in alto? Pertanto il falso insegnamento rimane senza eco. Verrà soffiato nei quattro venti ciò che rimarrà una volta di tutti i popoli, ognuno a suo tempo; il popolo di Giacobbe dopo il suo secondo naufragio (70 d.C).

15. Il re dal mezzogiorno (Dn. 11,5) per il mondo è il potere (Roma?), per la Luce è il Salvatore e Redentore. EGLI è il Re che regna di eternità in eternità. Perciò ‘mezzogiorno’, è quando la luce del giorno è più forte, quando l’ombra si nasconde in se stessa. Così Lucifero si nasconderà dalla Luce che dapprima lo dovrà abbagliare, per guarirlo dopo.

16. Questo riguarda anche chi vuole agire come Dio (seggio mondano chiesastico). Contro questo si sollevano i reggenti. Ma dato che hanno bisogno l’uno dell’altro (Dn. cap.6) = i centri di potere si affratellano. La ‘figlia’ di uno deve andare dall’altro. Ma non serve nessun patto (figlia); ognuno vuole arraffare per sé il predominio. Il re del mezzogiorno è = il trono dei popoli. Dato che i loro re sono strettamente attaccati al mondo, perciò al loro fianco sta in generale l’oscurità (la notte).

17. Coloro che dichiarano la luce della fede, vengono oppressi dal potere della Dottrina (chiesa) e dal trono. (reggenti orientati mondanamente) Perciò la figlia muore; perché ogni patto è uno stelo debole nella tempesta del tempo che passa nel mondo.

18. Guarda il ramo; questo è cresciuto da un tronco! (dalle radici) Questo attirerà con gran forza verso il campo ciò che fa parte della mezzanotte. (Dn. 11,7) Scambia la Mezzanotte di UR con il mondo! ‘Un ramo dal tronco’ = un grande dal Regno. Il Tronco è DIO! C’era il ramo e ritornerà come te lo ha mostrato la grande visione.

19. ‘Come con un esercito’ proviene dalla forza di fede del ramo, con cui opera contro molto dell’oscuro. Gli déi e le immagini sono = i grandi e l’insegnamento, che vengono diffusi con fuoco, spada ed incommensurabile grande sofferenza. Proprio così, anche se la Luce contro l’oscurità sta su altro terreno (Dn. 11,8).

20. Il ramo che conduce ‘molte preziosità in Egitto’, significa = sveste i fregiati e mostra coraggioso ciò che si trova dietro. ‘Con corone e con oro’ si schiacciano le masse e si toglie loro pure le ultime scarsità. Quello di mezzanotte passa attraverso il paese. ‘Diversi anni’ sono la lotta e la vittoria del ramo. L’altro cerca di spegnere il fuoco dell’araldo con ‘i suoi figli’ (Dn. 11,10) che fanno parte del suo trono, – solo dall’inizio del suo governare, dopo l’agire di Dio come Salvatore. Un’inutile iniziativa!

21. Per ultimo si tenderà a ritornare ai patti (unione di diverse Dottrine), ma da ciò il gregge di fede avrà poca utilità. Solo avanti! DIO siede nel Suo governare; il mondo vedrà ciò che il Signore fa nella Sua Onnipotenza:

‘Fin qui e non oltre; qui si fermerà l’orgoglio dei tuoi flutti!’  (Giobbe 38,11)

22. Per molti uomini sarà triste; ma Dio tiene la Vittoria del Golgota! Una volta la Sua buona Luce (Dn. 11,12-16) si spegnerà certamente come del tutto, che gli ultimi del Regno possono fare poco, …terrenamente, Daniel. Nonostante ciò, la semenza più piccola germoglia. E come da questa crescono perfino alberi, così un giorno da tutta la Semenza del Cielo sarà ombreggiato l’intero povero regno delle anime.

23. Perciò, lascia che la mezzanotte percorra unicamente la sua dura strada; ciascuno deve lasciare il mondo, e con ogni decesso dei poveri potenti il loro procedere scende nella fossa. E anche se per ultimo daranno con forza le loro figlie (Dn. 11,17) da entrambe le parti in moglie, quelle della Dottrina e dal governare esteriore: i loro patti varranno ben poco! Gli ultimi uomini non accetteranno più, affatto, tutto ciò che sarà offerto loro senza averlo considerato.

24. Perciò i grandi si precipitano sulle ‘isole’ (Dn. 11,18), aggrediscono e rapinano piccoli paesi, gruppi (partiti/associazioni), singoli, mondanamente ed anche spiritualmente. Questo attraverso i millenni, prima, ora, e fino alla fine del tuo popolo, e finché il ‘Signore del Cielo’ ritornerà improvvisamente per gli oscuri.

25. Fino ad allora non finiranno contese ed oppressioni, in nessun paese, in nessun popolo; in più, molto scandalo ed avversità, quasi sempre contro la Rivelazione di Dio (Dn. 11,18-27). Questo si riflette in tutti i tempi e non viene risparmiato nulla di ciò che appartiene alla materia.

26. Questa dev’essere purificata. Anche se l’umanità non lo comprende quando piange per via di tutta la sofferenza e lacrime. Guarda o Daniel: pochi piangono davanti al Signore nell’autentico dolore, …per gli altri! Innumerevoli somigliano alla moglie di Lot; nonostante il naufragio si rivolgono alla loro povera ricchezza, per il grande danno delle loro anime. La moglie di Lot non ha pensato a Dio. Proprio così nemmeno l’umanità penserà al Creatore. Ti stupisci ancora di ciò che ti dà a sapere la grave immagine?”

27. Uno stanco sospiro. “Non mi stupisce, eccetto…”

- “Eccetto cosa?”, chiede Raphael. – Muriel guarda serio nel lontano futuro.

- “Dio, non può porre un arresto? Perché scorrono fiumi colmi di sangue? Perché i mari si riempiono di lacrime? EGLI è l’Onnipotente; la Sua Benignità e Misericordia dovrebbero essere colmi di Onnipotenza”.

- “Tu credi che non lo siano?”, Muriel si gira di nuovo.

- “Lo vorrei credere molto fermamente nel cuore, e Dio vede appunto, quanto…”

28. “Non essere triste”, lo consola Gabriel. “Anche Elia ha chiesto a Dio, quando il paese per tre anni e mezzo restò senza pioggia. Muriel (il bello) disse: ‘Il povero paese (materia) dev’essere purificato, e ciò non si svolge senza dolore’. Se Dio mettesse in conto le trasgressioni nella piena misura, questo mondo, come già il primo (Mallona), sarebbe da tempo dissolto; in ciò ancora la cosa più importante: le loro anime non potrebbero essere salvate, ma solo nell’ultima ‘Luce della Sera’.

29. Dio ha calcolato ad Elia sette anni su settant’anni (Il tisbita cap. 9,6): la Sua alta decima! Per Misericordia, sconosciuta agli insensati, Egli ha tolto ancora una metà dalla Sua decima(i tre anni e mezzo di siccità)! Se venisse soppesato solo da Adamo ogni ingiustizia del mondo e contro ogni sofferenza dell’umanità – qui perfino fin dalla prima esistenza – quanto alta dovrebbe stare per Dio, …la decima? Egli calcola dal giusto avere solo la metà di una decima, e la soppesa con tutta la malvagità che è stata nel mondo fin dall’inizio. Da ciò puoi capire che cosa l’umanità del mondo ha preparato a se stessa, ma la decima di Dio riempie solo una metà di un singolo Comandamento”.

30. “Hai nominato i Comandamenti di Dio insieme all’inizio di questo mondo. Solo a Mosè è stata data la Legge sul Sinai. Ma una resa dei conti – dal senso della Legge – può anche essere impiegata a tempi del passato? Da me stesso riconosco la resa dei conti del Signore, che è a buon prezzo. Tuttavia Egli, che è il Giusto, non esige nulla, dove Egli stesso non ha ancora dato nulla”.

31. “Per compassione la pensi così per togliere il peso?”, risponde Raphael. “Tu gioisci spiritualmente, perché Dio vuole mettere in conto solo la metà della Sua decima. Questa è più che compassione, percepita umanamente, persino se l’attingi dalla Compassione di Dio. Sei convinto che un comandamento, è importante quanto l’altro, e che – se ne viene menzionato uno – sono da considerare anche gli altri?”

- “Assolutamente!”, conferma Daniel.

32. “Allora rileggi la Scrittura quando Caino ha ucciso Abele e Dio ha chiesto: ‘Che cosa hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a Me dalla Terra!’. Egli avrebbe potuto domandare così, se Caino non avesse conosciuto il comandamento ‘Non uccidere!’? Abele stette dinanzi a Dio e chiese: ‘Padre, ho portato la Tua Luce giù nella materia; avrebbe dovuto risplendere. Per quale ragione la povera anima di Caino dall’abisso, mi ha tagliato la mia via di Luce?’

33. Dio disse: ‘Accusi tuo fratello?’. – ‘No, non accuso! Fa con lui ciò che Tu vuoi’. – Perciò Caino fu solo esiliato[27], per espiare il suo atto di omicidio in una lunga difficile vita. Questo per il fatto che conosceva i Comandamenti. Da ciò risulta che – come questo – tutti gli alti Comandamenti di Dio erano stati dati alla materia fin dal suo inizio, senza i quali ‘la santa Legislazione’ del reame di Lucifero non avrebbe potuto sussistere”.

34. Daniel esclama: “Stolto me lo potevo dire da me stesso!”

- Dice Muriel, “Certo, ma ciò che hai chiesto è uno dei molti segni per l’ultimo tempo. Allora verrà rivelato anche questo, per la salvezza e la benedizione dei buoni credenti. Infatti, tutto ciò che accade, buono e soprattutto cattivo, Dio lo prende nella Sua maestosa decima. Di ciò ora sei stato informato, e di ciò che appare santo da questo.

*

[Daniele 11,29-32]: «29 Al tempo stabilito, egli marcerà di nuovo contro il mezzogiorno; ma quest'ultima volta la cosa non riuscirà come la prima; 30 poiché delle navi di Kittim moveranno contro di lui; ed egli si perderà d'animo; poi di nuovo s'indignerà contro il patto santo, ed eseguirà i suoi disegni, e tornerà ad intendersi con quelli che avranno abbandonato il patto santo. 31 Delle forze mandate da lui si presenteranno e profaneranno il santuario, la fortezza, sopprimeranno il sacrifizio continuo, e vi collocheranno l'abominazione, che cagiona la desolazione. 32 E per via di lusinghe corromperà quelli che agiscono empiamente contro il patto; ma il popolo di quelli che conoscono il loro Dio mostrerà fermezza, e agirà».

 

35. Guarda ancora quest’ultima cosa dalla prima parte dell’immagine. Ti si mostra come un singolo, una unità (Dn. 11,36), perché i dominanti di questo ultimo mondo ed anche la Dottrina saranno orientati solo da una parte, e cioè alla ricchezza, al potere e all’onore, per cui impiegheranno volentieri le pure parole di Dio, ma dalla bocca di molti uscirà comunque il falso, per giungere al consolidamento del seggio del potere del mondo. Dato che uno pensa ed agisce come l’altro, perciò lo vedi come un uomo.

36. Benché i laici e gli insegnanti lottino apertamente e di nascosto contro la verità di Dio, diminuirà comunque la loro influenza, perché generalmente gli uomini giungono alla propria riflessione. I potenti della Dottrina non riusciranno più a dominare i loro credenti.

37. Infatti, ‘le ‘navi di Chitim, come le vedi nell’immagine, saranno un giorno i percorsi degli altamente ingegnosi (o informatici), legati non solo al (proprio) paese, a ciò che è ‘determinato’. Le loro vie conducono lontano, sul mare. Questo significa che sono mobili nel pensiero e molteplici nelle conoscenze. Di ciò si adira l’oscurità dei potenti del mondo attraverso secoli, e quello che non ottengono nell’uno o nell’altro, ci provano dopo con piani studiati nei tempi successivi.

38. Nella seconda parte dell’immagine vedrai se il ‘Re dell’alto mezzogiorno’ è, e comunque rimane, vincitore! (Dn. 11,11) Quindi, può anche raggrupparsi il povero potere dei grandi (Dn. 11,31), fingere oppure dare buone parole di sconsacrare la Santità di Dio, …LUI stesso, abbassarLo, fare di Lui un puro uomo, il Quale ha dovuto prima divenire, vincerSi, …e questo è: ignorare le feste e i sacrifici quotidiani.

39. Ma quelli ‘dal popolo’, provenendo dal Regno di Luce del Padre, terranno fermamente ciò che portano alla materia. Certi si lasciano convertire da loro, come è stato possibile a te. Si perseguiteranno comunque – soprattutto in questo mondo – si uccideranno certi, prima, ora, più avanti e in futuro. Perché gli stolti e cattivi li scherniranno e li chiameranno ‘miserandi’. Ma il ‘fin qui e non oltre’ sarà più forte, quando questo mondo è giunto alla fine (Dn. 11,35). Allora esisterà ancora un ‘altro tempo’, di cui saprai più avanti.

40. Per ora basta! Presso l’Hiddekel, il Fiume di Dio, ti è apparso Dio in visione come prima nella Sua santa Figura. Sei ancora uomo ed hai bisogno di riposo. Molta gente ha bisogno di te. Anche questa è una funzione, il lavoro dal Regno per coloro che desiderano la Luce, che non l’hanno ancora, e per i buoni, che devi conservare dalla Forza di Dio”.

*

41. E’ come un sogno e, nonostante ciò, realtà: Daniel si sente nuovamente sollevato. Che per questa lunga immagine era trascorsa solo una notte, gli è abbastanza incomprensibile, quando al mattino si risveglia meravigliosamente fortificato. Nonostante ciò, gli giunge nuova Forza che Dio, il buon Padre, gli dona.

 

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Cap. 26

Una lite per i tesori del tempio

Gabriele conforta Daniele per il proseguimento del servizio

 

1. Sono trascorsi altri anni durante i quali Daniel ha faticato molto. Kores è deceduto. Il primo dei tre re nominati è arrivato a governare. A causa di molte avversità non si è occupato di Babilonia, mentre Dario con l’aiuto del profeta domina adesso tutto il paese.

2. Ha fatto portare la ricchezza del tempio, che Kores aveva raccolto, nella sua casa dei tesori ad Ahmetha (Esdra 6,2). Secondo le liste del tempio che quivi giacevano, stranamente non mancava nulla. Daniel ed Artharas custodiscono questo patrimonio. Chissà se è giunto il tempo che i tesori della Giudea siano da portare di nuovo nel suo paese?

*

3. Ora Dario dimora nel castello di Dura. Il mondano è assecondato.

- Il re dice riflettendo: “Da tempo non hai detto più nulla di una nuova immagine. Dunque, la rivelazione di Dio non c’è sempre. Si diventa disattenti con ciò di cui si ha bisogno giornalmente, e bisogna prendere i doni della vita come se dovesse essere così. Quanto avverrebbe più di questo, con la rivelazione di Dio della Sua Magnificenza?”

4. Il veggente del Giordano abbraccia il re. “Dario, dopo l’ultima immagine ricca di spaventi, ho pensato che cosa verrebbe adesso. Gli anni senza rivelazione…? Si diventa facilmente immodesti, quando uno sperimenta una grande Grazia e si pensa che dovrebbe fluire continuamente. Ma che cosa sappiamo noi in realtà della grazia di Dio? Non è rivelata ogni giorno?

5. Tra grazia e rivelazione esiste la differenza. Nel senso più piccolo: se volessimo mangiare senza interruzione, dormire o lavorare, che cosa sarebbe di noi? E’ stupefacente che dobbiamo adempiere una cosa dopo l’altra, in cui è riconoscibile l’alta Guida di Dio. Solo nella differenza dei Doni impariamo a riconoscerli davvero e, …a stimare i particolari.

6. Qualche piccola immagine è affluita; l’ho comunicato agli amici e a te. Quindi potevamo anche fermare l’agire al principe Achymad, senza distruggere la sua anima. Ora ascolta ciò che è avvenuto in questa notte. Consideralo come guida che oggi sei venuto da me. Non solo degli avversari nel nostro popolo ostacolano la Giudea ad ordinare il proprio paese, ho visto nel sogno che anche gli stranieri persiani conducono l’accusa contro la Giudea.

7. Si vorrebbe andare a prendere i tesori, ma poiché contro di te il falso è impotente, così impediscono di stabilire la base del tempio e della città (Esdra cap. 4 e 5). Oggi arrivano dei messaggeri, affinché tu sappia che Kores una volta avrebbe ordinato di edificare la Giudea a tempo debito. Non dire subito ‘sì’, Dario; fa come se dovessi dapprima esaminare, come se non sapessi nulla di preciso.

8. Dato che regno anch’io, è bene per noi, e per i calunniatori, fare ciò che il Signore mi ha ordinato. Dopo verranno gli anziani dalla provincia di Babele e di Babilonia. Lascia che siano loro i testimoni; io vado via per un paio d’ore”.

9. Dario confessa il suo dubbio: “Mi stupisce come tu, stando nella Forza di Luce di Dio, puoi spingere alle strette gli avversari; e tu saresti per me la migliore protezione”.

- “Solo una protezione, caro amico?”, sorride Daniel. “La migliore protezione è Dio!”

- “Hm, l’ho anche inteso così. Tuttavia…”

- “Vedrai, Dario, quanto magnificamente ti aiuterà il Padre del Cielo”.

*

10. E’ comprensibile che il re, troppo spesso aggravato, vorrebbe volentieri Daniel con sé. – Quando arrivano i messaggeri con le lettere e lo circonda uno staff di anziani, si sente ad un tratto più sicuro. “Ecco”, dice solo dopo aver letto tutto, “allora dovrò ben esaminare se, e come, tutto sia giusto.

11. Sono invecchiato”, fulmina i messaggeri, “ma non così vecchio da aver dimenticato quello che è successo allora, dopo che il grande Kores ha occupato Babilonia, …con me, beninteso! Egli voleva appunto portare in patria il popolo del Giordano. Allora non era ancora il momento, però ha raccolto i tesori del tempio e li ha conservati. Ora sono nella mia città”.

12. Ordina al maestro tesoriere di partire per Ahmetha, di portare con sé sette testimoni, per vedere se esisteva uno scritto del re Kores.

- Si fa avanti Artharas: “Re Dario, sono venuto appunto per questo scritto. Volevo chiedere un sigillo; perché l’ho fatto scrivere due volte, lo scritto originale si sta ingiallendo un poco. Dovresti esaminare precisamente il testo”.

13. “Ah, ma guarda!”, esclama Dario sollevato. Non è già questo un aiuto di Dio?

- Allora un messaggero salta su: “Tutto combinato! E’ degno di un re di fare un tale gioco?”. Adirati, due afferrano l’oratore, ed Artharas contende con veemenza:

14. “Tu, manigoldo, calunni re Dario e me? Non ho saputo che riceveva qui te e la tua gentaglia. Io porto la responsabilità per ciò che mi ha ordinato una volta il mio nobile re Kores, e ora sono sottoposto al nobile Dario. Scrivitelo dietro le tue orecchie d’asino!”

15. “Lascia stare!”, ordina Dario. “Voi messaggeri, ascoltate ciò che contiene lo scritto”.

- Ci vuole molto tempo finché venga letto l’ordine di una volta di Kores e contrassegnato da lui. Le facce degli inviati diventano lunghe e sempre più lunghe. E’ indubbio – nemmeno con la peggiore cattiveria – i consiglieri di Gerusalemme, già ritornati in patria da Babele, hanno ragione.

16. “Non sapevamo”, balbetta uno.

- “Re-ga-la-to!”, s’adira Dario. “La faccenda è da mettere a posto seduta stante. Via! …Mi siete in abominio!”. Ma si volta, cosa che in genere non fa quando i messaggeri salutano sottomessi.

- “Non li avrei lasciati così facilmente”, avverte Artharas.

- “Sei troppo buono, re Dario; ma questo viene dal …”

- “…veggente del Giordano?”, la domanda suona a metà seria metà divertita.

17. “Precisamente! Lo ammetto, l’uomo sa troppo; ed anche se è un giudeo, ha provveduto per Babele, per la Media e la Persia. Soltanto, …troppa sapienza rende il governo e il reggente, molle”.

- Dario chiede ancora più divertito: “Tu pensi che io sono un re molle?”

18. Artharas cade spaventato sulle ginocchia: “Re, prendi la mia vita, se in me c’era di questo un solo pensiero, di credere molle te! Ma i manigoldi ti vogliono spingere da parte. Per fortuna anche quei consiglieri giudei ti sono fedeli, dato che li hai sempre aiutati, che qui hanno vissuto quasi meglio che nel loro povero paese al Giordano”.

19. Dario ride: “Rialzati. Un uomo di cui mi fido non deve giacere debole davanti al suo re!”

- Artharas salta su: “Hai contrattaccato da re! Se questo è il modo del veggente del Giordano, allora mi sia un amico”.

- “Questo vale!”, Daniel entra nella stanza. “Guarda, amico Artharas: qualche volta si deve governare severamente! Chiedi al tuo re se ho consigliato durezza, di non accettare l’ipocrisia, di mostrare inoltre agli uomini che potevo vedere in trasparenza il loro modo di fare, prima che venissero qui. Questa è la migliore misura per questi…”

- “…straccioni”, interrompe il maestro tesoriere con volto raggiante.

20. “Mondanamente li puoi chiamare così. Ma sono solo messaggeri, anche se lo sono stati volentieri. Altrimenti, …sono poveri uomini che non conoscono nessun amore, nessuna fedeltà. Guarda solo la Guida del mio Dio! Hai pensato che sarebbe un caso, il perché sei arrivato per la consultazione, ed hai lodato altamente il ‘caso’.

21. Certe cose che non toccano lo spirituale, sono da descrivere come ‘casuale’; altrimenti è in primo piano la saggia Guida di Dio. – Per quale ragione hai spinto i tuoi scrivani ad intraprendere presto il viaggio? Per quale ragione ho visto prima, nottetempo, l’immagine che re Dario sarebbe venuto qui proprio oggi? Mi volevi portare gli astuti, e i messaggeri hanno inviato la lettera, …nello stesso giorno, alla stessa ora. Tutto questo dovrebbe essere un caso? Oppure è il Creatore, che guida le Sue creature-figli, appunto così, come Egli mantiene e conduce i Soli e le Stelle, e il nostro mondo?”

- “Hai ragione, principe Daniel”.

22. Ecco che viene nuovamente annunciato un uomo. “Chi è?”

- “Credo di conoscerlo”, dice il servitore, “è un altolocato”.

- “Allora fallo entrare”. Si apre la porta. E’ il maestro tesoriere Mithredath (Esdra 1,8-9).

- “Ci viene molto bene per l’occasione”, saluta gentilmente Daniel.

- Artharas annuisce. Ah, come scorrono qui insieme i fili? Destino, …guida, …coincidenze.

23. Mithredath racconta: “Sono venuti alcuni dalla Giudea per pretendere le loro cose sacre, affinché io li dovessi dare loro. Re Dario, mi hai sgravato, quando hai preso con te questi tesori dopo la morte di Kores. Io l’ho detto, ma mi hanno accusato che li avrei venduti e preso il guadagno”.

24. La fronte di Dario si aggrotta duramente. “Sai chi sono quelle persone?”

- “Uno si chiama Simsai, un consigliere di Rehum, che…”

- “Sono informato”, s’adira il re.

- “Quindi non erano giudei. Dunque, c’è da punire quella gentaglia! Già altri inviati di questo Rehum sono stati qui oggi con la stessa pretesa. Che cosa posso fare per te, Mithredath?”

25. “Dammi un sigillo che indichi che ti ho dato il tesoro il giorno della morte del mio re. Spesso hanno cercato di rubarmi l’una o l’altra cosa. Quando ai giudei un giorno saranno consegnati i loro oggetti, si deve sapere che sono stato fedele senza un mio guadagno”.

- “Questo è vero”, conferma Daniel, “ti ricompenserò. Ma te lo abbiamo già confermato, re Dario, Artharas ed io. Non bastava quella ricevuta?”

26. “Sarebbe così”, dice costui triste, “ma non esiste più”.

- “Come mai”

- “L’ho mostrata a Simsai; costui me l’ha strappato di mano e l’ha distrutta. Dato che non c’era nessuno con me …”

- “Mithredath”, Dario ferma il discorso, “hai agito intelligentemente nella tua vita, perché non hai posto nessuna guardia?”

- “Si sono annunciati come giudei, ed ho creduto…”

27. “Riceverai il sigillo, ma lo conserverò io”, Daniel spinge l’uomo anziano su una sedia. “Se viene qualcuno di nuovo, non importa chi, indirizzalo a me”.

- Il persiano fa un sospiro di sollievo, i suoi occhi sono lucidi. “Eccetto i nostri re Dario e Kores, non ho trovato nessun uomo che può agire così saggio e da principe come te, un veggente del tuo Dio”.

28. “Egli è anche il tuo Dio, per via della tua fedeltà”. Meraviglioso, che entrambi i guardiani del tesoro riconoscono DIO nella stessa ora. Dario li porta con sé a Babilonia, per risiedere là per un tempo. Inoltre, saranno catturati alcuni inviati di Rehum che volevano eliminare proprio Mithredath. Vengono portati ad Ahmetha. Là viene tenuto il giudizio su di loro. Presso Dario, da quando ha riconosciuto Dio, non esiste nessuna pena di morte.

*

(dopo anni):

29. Non appena Daniel è andato a dormire, viene svegliato di nuovo. “Daniel, ti chiama il SIGNORE!”

- “Il Signore . ?”. Si alza in fretta. “Dove, dove?”, esclama colmo di nostalgia. Le mani tastano nel buio della stanza. Ecco, davanti a lui sta una Figura di Luce: Gabriel. Cadendo sulle ginocchia, il veggente del Giordano ringrazia per l’alta Grazia, che per gli uomini può ‘ancora’ agire profeticamente.

30. Gabriel lo alza. “Sono passati lunghi anni da quell’ultima grande immagine (Dan. 11,1-35). Ti sei accusato e sapresti già il perché il Signore ti ha tolto il dono della veggenza. Svuota il tuo cuore; voglio consegnare con mani d’angelo i tuoi errori al nostro Padre. Lui sa precisamente che cosa ne farà”.

- “Oh, oh, certamente!”, dice imbarazzato Daniel.

31. “Avrei dovuto sostenere diversamente i miei fratelli nella Giudea. Giacevo pigro e…”

- “…malato”. Gabriel gli passa la mano sui capelli.

- “Ah, via. Ero pigro! Tu, il portatore della Misericordia, copri volentieri gli errori dei poveri uomini, …su incarico del tuo Re, che è il mio Creatore!”

- “E tuo Padre, non lo dimenticare! Conosci in ciò una differenza?”

- “Ah, alto principe-angelo…”.

32. Di nuovo, il celeste interrompe: “Sono tuo fratello, Daniel. Perciò non essere un uomo piccolo; sii il figlio del Padre, così come lo sono io”.

- “Quale Grazia!”, Daniel alza le due mani ringraziando. “Se faccio la giusta differenziazione. Dunque, …mi puoi istruire fedelmente su quanto mi manca”.

- “Vedremo”. Un caro, dolce sorriso d’angelo colma la stanza.

33. Daniel si sente ben custodito e ride di nascosto, ma dice seriamente: “Nel Creatore si trova la Volontà e l’Ordine sullo stesso piano, quel Fondamento, nel quale Egli ha creato le Opere e le ha poste su questo, …nella magnifica Legge. Quello che è dei figli e sale a Lui, deve dapprima toccare il Fondamento: per loro l’ordine e la volontà. Lo pensi anche tu, fratello Gabriel?”, lo chiede un po’ titubante.

- “Sì, fin qui è giusto”, informa la Luce.

34. “Allora mi è più facile estendere dinanzi al buon Creatore tutti i miei errori. Ho servito Kores ed anche Dario; non avrei fatto meglio ad aiutare i miei fratelli in Gerusalemme, gettando da me la ricchezza dell’Euphrat? Avrei dovuto condividere ogni miseria con loro! Ancora ora dormono sui sassi, spezzano insieme il pane seccato, devono prendere su di sé mille avversità, mentre io, …io, …ah”, ansima Daniel, “…non mi sono voltato a vedere come la moglie di Lot? Amo questo castello, l’ampio paese, il grande Fiume del Padre; e la cara purezza, l’ordine e il buon comportamento, e…”

35. “Fermati, altrimenti dimentichi il mondo che hai da presentare ansimando!”

- “Tu pensi che io ho parlato solo della mollezza dei miei errori?”

- “Se lo vuoi sentire così…, è esatto! La Volontà e l’Ordine del Creatore accettano la confessione. Che cosa ne deve fare Lui di questa?”

“Sarebbe clemente, purtroppo immeritato, se cadesse subito nelle mani del Padre. Soltanto, là stanno la Sapienza e la Serietà e pretendono il tributo. Non dovrei temere di confessare i miei errori nella Luce della Sapienza, non scoraggiarmi quando la Serietà esige il cambiamento”.

36. “Giusto, ma seguono Pazienza e Amore. Chiamo l’ultimo per primo, perché l’uomo impara meglio quando – non come la moglie di Lot – guarda indietro alla strada della sua vita. Perché nella retrospezione sul passato, quando l’uomo l’intende seriamente e desidera deporre gli errori, egli impara a riconosce il presente e la forza di incontrare il futuro.

37. Hai sentito il Consiglio del Signore. Lo ha visto il tuo spirito come una volta, prima che venire come inviato sulla Terra. È stato bene, per i fratelli, che tu sia stato qui nel paese di Babele. Dario ha potuto riconoscere subito gli istigatori. Qui hai potuto procedere in modo migliore che in Gerusalemme. Là avresti potuto dire solo com’era, e nessuno ti avrebbe creduto. Qui hai potuto dimostrare che cosa è utile alla Giudea, …anche se, appunto, solo mondanamente.

38. Dal Giordano hai potuto convertire i re? Non negarlo che sarebbe stata Opera del Padre. Questo, comunque, ma la Benedizione di Dio può appunto fluire come EGLI vuole”.

- “Certamente”.

- “Il Signore ti ha insediato presso l’Euphrat. Da lontano si può sovente aiutare meglio che da vicino, così come Dio lo ha rivelato magnificamente:

‘Sono io un Dio solo da vicino, non un Dio da lontano?’ (Ger. 23,23)

39. Volentieri Lo si mette in lontananza, perché ci si allontana da se stessi da Lui, …gli uomini e gli esseri, e allora i loro errori sarebbero piccoli dinanzi a Lui. Quanto poco questo vale, lo sai da te stesso. Guarda solo indietro alla tua strada, il lavoro dallo Spirito di Grazia di Dio. Hai portato Dio, vicino a persiani, ai medi, e così a qualche babilonese, …qui al Fiume Euphrat.

40. Pensa ad Asnorba, dove Harfia era custodita. Lui è arrivato nella Luce, ora anche sua moglie. Domani verranno qui i figli, ai quali ora devi provvedere loro. Un punto di sgravio, non è vero? Rimani nell’umiltà, perché questa che può essere richiesta a DIO, è la via per il vero amore – per Dio e per i più vicini al mondo. E chi non sarebbe il tuo prossimo?

41. Vent’anni furono difficili, sottomessi in Canaan, più difficili ancora gli altri vent’anni qui in Babilonia; e gli ultimi trenta anni si arrotondano nelle Grazie. Qui puoi prenderti cura dei fratelli, delle loro mogli e dei figli, puoi preparare a loro le loro vie. Sai che cosa si direbbe se lasciassi gli ultimi al loro destino? Dario è anziano, può essere richiamato. Che cosa sarebbe poi, …con coloro che sono rimasti?

42. Si direbbe: ‘Egli ci lascia soli! Come veggente sa che cosa porta il futuro!’, certamente detto con scarso diritto. E’ deciso che non venga nessun cattivo futuro? Tu lo riconosceresti, ma non sapresti se potresti tornare a condividere anche l’ultima sofferenza con il tuo popolo.

43. Se vai via, allora perdi la tua dignità di principe che ancora ti è utile per il mondo. Se torni a Casa come ultimo dietro la Giudea, allora è un segno di misericordia per il popolo, …anche per te! Ma bada: è un segno di misericordia per il mondo, per la materia, per la figlia perduta! DIO lo segue per portarla a Casa. Così anche tu riporta indietro il popolo, l’ultima figlia, l’ultima donna, l’ultimo uomo!”

44. Lacrime scorrono nelle mani dell’angelo. “Porta questi a Casa, come ringraziamento, umiltà, amore ed obbedienza, come lo può esigere il Padre-Dio”.

- “Domani ritorno di nuovo, allora verrai a sapere la seconda parte dell’ultima immagine”. Gabriel posa le sue mani sul capo profondamente chinato dell’uomo.

- Il veggente del Giordano si addormenta dolcemente.

 

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Cap. 27

Pazienza, calice ultra colmo; altra visione sull’ultimo tempo del mondo terreno

[Daniele 11,33-45]: «33 E i savi fra il popolo ne istruiranno molti; ma saranno abbattuti dalla spada e dal fuoco, dalla cattività e dal saccheggio, per un certo tempo. 34 E quando saranno così abbattuti, saran soccorsi con qualche piccolo aiuto; ma molti s'uniranno a loro con finti sembianti. 35 E di que' savi ne saranno abbattuti alcuni, per affinarli, per purificarli e per imbiancarli sino al tempo della fine, perché questa non avverrà che al tempo stabilito. 36 E il re agirà a suo talento, si estollerà, si magnificherà al disopra d'ogni dio, e proferirà cose inaudite contro l'Iddio degli dèi; prospererà finché l'indignazione sia esaurita; poiché quello ch'è decretato si compirà. 37 Egli non avrà riguardo agli dèi de' suoi padri; non avrà riguardo né alla divinità favorita delle donne, né ad alcun dio, perché si magnificherà al disopra di tutti. 38 Ma onorerà l'iddio delle fortezze nel suo luogo di culto; onorerà con oro, con argento, con pietre preziose e con oggetti di valore un dio che i suoi padri non conobbero. 39 E agirà contro le fortezze ben munite, aiutato da un dio straniero; quelli che lo riconosceranno egli ricolmerà di gloria, li farà dominare su molti, e spartirà fra loro delle terre come ricompense. 40 E al tempo della fine, il re del mezzogiorno verrà a cozzo con lui; e il re del settentrione gli piomberà addosso come la tempesta, con carri e cavalieri, e con molte navi; penetrerà ne' paesi e, tutto inondando, passerà oltre. 41 Entrerà pure nel paese splendido, e molte popolazioni saranno abbattute; ma queste scamperanno dalle sue mani: Edom, Moab e la parte principale de' figliuoli di Ammon. 42 Egli stenderà la mano anche su diversi paesi, e il paese d'Egitto non scamperà. 43 E s'impadronirà de' tesori d'oro e d'argento, e di tutte le cose preziose dell'Egitto; e i Libi e gli Etiopi saranno al suo séguito. 44 Ma notizie dall'oriente e dal settentrione lo spaventeranno; ed egli partirà con gran furore, per distruggere e votare allo sterminio molti. 45 E pianterà le tende del suo palazzo fra i mari e il bel monte santo; poi giungerà alla sua fine, e nessuno gli darà aiuto».

1. “Signore, è giorno chiaro e la gente attende con pianto. Devo…”. Daniel salta su. O guaio, si era addormentato. E’ tardi in mattinata. “Mi avresti dovuto svegliare prima”.

- “Principe Daniel”, contraddice il servitore del castello, “ho sperimentato molto con te, la tua fronte mi mostrava che nel sonno eri altrove. Dove? Lo vorrei sapere volentieri”.

2. Il medio si era convertito ed è dedito a Daniel; gli manca ancora la sola conoscenza più alta. “Devo dapprima riflettere dove sono stato”.

- “Presso il tuo Dio, nella Sua Luce”.

- “Ti devo di nuovo correggere”, espresso col cuore, “il mio Dio è anche il tuo; la Sua Luce è anche in te, altrimenti non avresti trovato Dio”.

- “Solo attraverso te”, sottolinea l’uomo. “Che cosa devo fare con la gente?”, chiede.

3. “Ospitarla; alcuni avranno camminato molto”.

- Il medio si china profondamente: “Perdona, principe Daniel; mi hai sovente ordinato di assistere la povera gente oppure anche di consolarla. Ora l’ho di nuovo mancato di fare”.

- “Va bene, recuperalo con doppio amore”, accenna il veggente del Giordano.

4. ‘Dove sono stato nella notte?’, si scervella a lungo dopo che il guardiano è andato via. Il suo spirito vede di nuovo l’orrenda immagine. Dopo si fa chiaro, pur come se Dio l’avesse coperta con un panno. Si vede solo la fine dell’immagine, ma non ciò che copre il panno di Dio. Questo è incommensurabilmente grande.

5. In alto, sopra questa, si vede l’onniamato Dio-Padre, circondato dagli infiniti spiriti dei figli della Luce (Ap. 7,9). In seguito Daniel si sente avvolto in questo panno. Ma l’oscurità…, anch’essa un giorno sarà coperta? Che cosa succederà con me, se un giorno Dio piegherà il panno di Grazia?

6. Un servitore disturba inavvertitamente la visione ed annuncia che la gente aveva mangiato ed aspettava lui. Ancora una volta gli viene portato molto di oscuro. Uno denuncia un grande furto; un altro supplica che vorrebbe tornare a casa. Per nostalgia si sarebbero ammalati lui, sua moglie e i suoi figli. “Voglio andare in Canaan”, brontola, “per quanto ancora, ora sono cinquant’anni. Non vogliamo essere sepolti al fiume di Babele”.

7. “Aspettate”, consola Daniel. “Sono qui da sessant’anni, credete che nemmeno io avrei nostalgia di arrivare in Canaan? Mi trattiene il dovere, obbligato da DIO. Non ha senso ritornare a casa, se non c’è ancora nessuna casa”.

- “Perché si costruisce prima il tempio?”, viene chiesto in modo rude, “mentre migliaia di…”, Il mormorio aumenta.

8. Daniel ordina la calma: “Dario, non ha fatto, più che molti re di Israele abbiano mai considerato necessario? Rehabiam, Ahab, Ahasja oppure Ahas e ancora molti altri, …che cosa hanno portato al popolo? Quelli che camminavano sotto il Compiacimento di Dio, non hanno più fermato il nostro destino. Quindi è giusto da Parte Dio che dobbiamo soffrire, …per la nostra salvezza, per il ritorno alla fede dell’intero popolo.

9. Voi dibattete che noi non avremmo da rimettere i peccati dei vecchi! Avete appena mormorato contro Dio che prima verrebbe costruito il Suo Tempio. I re hanno conservato i nostri tesori. Potremmo costruire case, seminare, raccogliere, commerciare ed ottenere guadagno. Non pochi oggi sono più ricchi di quanto erano prima oppure lo erano le loro tribù.

10. Lo vedrò pure io che una Giudea ancora credente farà il suo ingresso nel tempio?”. Tristezza ombreggia il volto di Daniel. “O cara gente, ascoltate: date dapprima l’onore a DIO; osservate la Sua Legge e piegatevi sotto la Sua Volontà! Allora siate certi che Egli vi consolerà, come uno consola sua madre, come disse il profeta, colui che ha visto il Tempio di Dio”. (Isaia 66,13).

11. I mormoratori e i lamentatori diventano silenziosi. – Quando sono andati via, il medio dice: “Principe, ti ammiro; tu hai una pazienza…”, dicendo questo, scuote il suo capo già diventato grigio, “non c’è che dire! Hanno presentato ciò che non si può cambiare ed hanno solo disturbato la pace della tua anima”.

12. “Ricorda che l’inquietudine di un uomo diventa più forte, più vicino si mostrano le mete. Non presagisci quel che una volta era successo in Canaan? Sul paese giaceva una sofferenza incommensurabilmente dura su tutta la gente. Se parlo di me, allora in ciò si riflette il tutto.

13. Dopo la descrizione da parte di uomini famosi, abbiamo avuto una bella casa, cose preziose, servitori e quant’altro. I genitori rimasero fedeli nella fede in un Dio. Nonostante ciò, dovettero condividere la sorte del popolo: si rubava, si incendiava e si scherniva ancora: ‘Ecco, vedete come la vostra casa sprofonda in macerie e cenere!’

14. Il padre fu incatenato, alla madre rimase un solo vestito; a me, solo una fascia. Siamo stati deportati qui; e dopo vent’anni di schiavitù, tutto il popolo. Comprendi che ora anche il peso più piccolo diventa un gioco pesante? Lo voglio portare dall’alta Pazienza di Dio, che il Signore ha da sopportare anche me”.

15. “Te…?”. Il medio spalanca gli occhi. “O principe, credo… hm, che Dio… con la tua opinione…”

- “…insoddisfatto?”. Un fine sorriso è intorno alla bocca del profeta. “Dio ha molta Pazienza con tutti gli uomini, perché il mondo ci rende empi, il nostro mondo in noi! Potrà essere la Sua Delizia, se si può dire così, di esercitare su di noi la Pazienza. E’ sempre un maestoso pezzo di Dio, incomprensibile e coperto per la maggior parte degli uomini.

16. Riconosciamo la Pazienza del Signore?”. Daniel ora lo dice piano per se stesso, “Forse viene da questa la Sua Via per la schiera smarrita – a tutti”. Sprofonda in una visione. Il guardiano della fortezza esce in silenzio. Il silenzio di una pace che scende come rugiada dall’eternità di Dio riempie la stanza dove venivano nutriti degli affamati, respinti mormoranti, consolati i lamentosi.

17. O Pazienza, tu, Calice stracolmo! E’ riempito con il sangue? Sangue dell’Altissimo? Della caduta? Degli uomini? Di materia…? L’Amore di Dio viene come un Uomo? Porta una Croce, grande e pesante. Non è il Vegliardo (Dn. 7,9), come Lo aveva visto? Non ci fu un tempo, rivelato in principio (Giov.1,1) e nel principio (Gen. 1,1), in più, nell’ultimo, che verrà su entrambi: Calice e Croce, …sui materiali?

18. Nonostante il male, ora sa come l’oscurità deve essere purificata, come una volta cadde nel ‘Telo bianco del Cielo’ tutto ciò che si opponeva al Creatore. Solamente, …nel lungo tempo. Riflettendo, giunge la sera sul paese. Nel solaio sta il giaciglio. Se da qui Daniel vede il lontano firmamento, le infinite stelle, l’intera oscurità delle notti colme di Grazia, allora si sente riposare al Cuore di Dio. Anche oggi è così.

*

19. La Rivelazione di Dio! ‘L’uomo-Gabriel vola’, l’alto portatore della Misericordia. Il ‘volare’ contrassegna la rapidità, inoltre, il venire dal Cielo. Un pensiero passa attraverso l’animo di Daniel sul ‘bianco Telo’ di Dio, della Magnificenza del Padre come colore bianco, il segno della riconciliazione, della grande amorevole Misericordia.

20. Isa-i parlò di questo ‘duro contro di me’, con cui dimostrò la sua stabilità. Mentre Daniel sta cercando di indagare la volta stellata di Dio, arriva Gabriel. Confuso, perché non ha visto l’arrivo, si alza in fretta. Gabriel lo prende per mano e dice:

21. “L’ultimo che vedrai oggi e nel vicino futuro non accadrà in questo mondo”.

- “Mi porti al magnifico Ulai?”

- “No; questo rimarrà sempre un simbolo, anche se ora è ancora reale finché fluisce fino alla maestosa venuta della Pazienza e dell’Amore, come hai visto giustamente oggi.

22. Per la benedizione del mondo, …immeritata, il che riferisce insieme a te. Verrà ancora mostrato, quando sei nella Patria del Cielo. L’immeritato del mondo! Che cosa si può meritare la materia? Che cosa gli uomini, anche se c’è qualche piccolo ‘ben meritato’ di un singolo?

23. Qui c’è il tuo mantello dalla Luce; mettilo e seguimi”.

- “Gabriel, tienimi saldamente alla mano, altrimenti perdo la traccia”.

- Un sorriso: “Sai che cosa significa il mantello, per te?”

- “No!”

- “Non sarebbe necessaria nessuna spiegazione. Come spirito abbandoni il tuo corpo; ti lega a questo solo il voto del nastro d’obbligo, una volta dato. Ora sei puramente dalla Luce, ciò che diventerai di nuovo quando abbandonerai la materia”.

- “In ciò, si può notare quello che si era?”, viene espresso in modo molto titubante.

24. “Lo vorresti sapere?”. Un seria domanda.

- “Non vorrei tendere troppo in alto; forse, …no, saperlo non mi sarebbe utile”.

- “E’ bene così, tu, anziano presso il Trono di Grazia di Dio!”. L’angelo non dice di più. Daniel lo accoglie di nascosto; deve rimanere quella gioia, quando un giorno potrà tornare al Padre.

*

25. Com’è successo, in seguito Daniel non lo può spiegare. Senza nessuna variazione si vede in un abito estraneo. Anche lui vola via? Cammina alla mano dell’angelo? Accanto, o dietro a lui? Essi volteggiano via come nella velocità del fulmine, e si trova di nuovo in un’isola di Sole.

26. A grande distanza la Terra sembra oscura rispetto a tutta la Luce che è intorno a lui. Una corona, le cui punte riccamente adornate risplendono verso l’esterno, e circondano quel mondo. Chi conosce di questa magnificenza? Pochi percepiscono la Grazia di Dio, che è sempre costante. Questa è la Corona per il mondo, inclusa nell’interezza della materia.

27. “Che cosa vedi là?”

- “Oscurità! Se non fosse per la corona che circonda i buoni, i cattivi, i deboli, i forti, gli amati da Dio e gli altri, chissà che cosa diventerebbero sulla Terra”.

- “Molta sofferenza, dalla quale il Signore sigilla i mondani. Soltanto, finché non è arrivata l’ora, si soffrirà, …causata dalla propria colpa, che tu lo sappia soltanto!”. Questo suona così severo, come se vi stesse la VOLONTA’, invece della gentile Misericordia. – “Che cosa vedi ancora?”

28. “Coloro che presagiscono la Corona, che operano per la fede. Tuttavia vi sta l’oscurità come un muro che li fa quasi spezzare. Alcuni cadono. O guaio! Gli oscuri fanno come se volessero aiutare. Quale inganno! (Dn. 11,34) Perché il Signore lo permette?”

- “Tu pensi che sia la Volontà di Dio? La Sua concessione? Oppure che Egli non lo possa impedire?”. Di nuovo è chiesto severamente dalla bocca dell’angelo.

29. Daniel respinge: “Nulla di tutto questo, anche se non capisco tale mistero”.

- “Questo è molto buono”, consola Gabriel. “C’è la Volontà di Dio, ma non così che i credenti debbano cadere. Questo dipende dapprima dal decorso della redenzione pensata da Dio fin dall’antichità. Ascolta la Grazia segreta:

30. Vedi, quando i figli della Luce vanno nell’abisso, l’inferno si attizza. Non è assolutamente raro che l’uomo attraverso la sua fede e la migliore conoscenza, percepisce in sé che egli è ‘dall’alto’, che conosce il peso del campo e della Vigna. Che cosa fanno allora gli oscuri? Non inteso adesso, nell’inferno, volendo soffocare ogni Luce, sono degli incarnati, sia dall’Alto come dal basso, che sovente possono far cadere qualcuno, …almeno temporaneamente, come lo hai visto. (Dn. 11,35)

31. E’ giusto così: i propri pensieri, sollevandosi, aprono la porta attraverso cui può strisciare questo oscuro. Prima, l’uomo sente con gioia la sua fede, il suo servizio. Poi striscia fuori il verme: ‘io sono!’ Anche qui manca quasi sempre il ‘io sono diventato’! Io posso fare il lavoro. Anche un ‘posso’ può far sorgere qualche arroganza.

32. Quando tali cadono, vengono riportati nello stato di umiltà. Dato che l’Eternità di Dio darà il tempo, cominciato dai Giorni della Creazione fin nel più piccolo di questo ultimo mondo, che è il sempre continuo avvenire: sono i poveri gradini per il mondo (reincarnazioni), la Scala del Cielo, per la Luce. L’ultimo dell’ ‘altro tempo’ è assegnato alla materia, per la sua resa finale dei conti e per la finale redenzione.

33. Vedi l’altro re (Dn. 11,36). Secondo l’immagine è il superiore dell’oscurità. Affinché l’uomo si debba riconoscere, spaventare e voltare, è sempre un dominante, che – indomito a dominare, a schernire i poveri, a scavare pienamente nella ricchezza funesta – diventa re (oggi presidente). Un titolo della caducità, come qualsiasi cosa che appartiene alla materia.

34. Tali re parlano ‘contro il Dio di tutti gli déi. Questo lo fa l’orrenda assenza di Dio. Qui gli déi valgono come seguaci nella nostra Verità di Luce. Oh, ai crudeli riuscirà molto, – di ciò che si fa riferire alla materia, ma appunto, solo così a lungo, finché sarà finita l’Ira di Dio’.

35. Tu pensi che non rimarrà nulla del restante antidivino? Sì, …di ciò non rimane nessun resto. Del restante rimane ciò che si chiama ‘VITA’: tutti i figli, dall’Alto e dal basso. L’Ira di Dio è santa, nessuna distruzione! Ira significa = tirare, educare, tirare via dal maligno, attirare in Alto nella Luce. Rimane intoccata la giusta Ira del Signore, giustificata attraverso la giusta resa dei conti!

36. Questa è stata decisa come la fine della materia, come la redenzione con il santo Finale, l’espressione di quella Magnificenza di Volontà della Divinità-UR, con cui ha creato tutto, lo mantiene ed infine l’incorpora nella Luce. Questa è l’edificazione di Dio, oppure l’Inizio e la Sua Meta, adagiato in ciò, l’Orientamento e il corso dei suoi figli.

37. Il ‘non badare agli déi dei padri’ (Dn. 11,37) significa qui le conoscenze dei precedenti che hanno operato meglio, mondanamente oppure anche nella fede. Con ‘amore verso la donna’ è intesa = la ragione benedetta. Evitano il matrimonio, perché altrimenti non possono ‘vagare’. Come ‘una fortezza’ (Dn. 11,38), …ti sei stupito di loro da ragazzo, …(quando) consolidavano il loro male.

38. Un giorno si costruiranno delle mura, quasi insuperabili; ma una cosa spingerà avanti l’altra. Si forgeranno pure delle armi per distruggere le cose più solide, …finché non esisterà più nulla da distruggere, inoltre, qualcosa per gettare giù i più forti. – Sei così inorridito, e non puoi quasi afferrare come mai questo diventerà possibile, che sotto, su e al di sopra di questo mondo, sotto, su e al di sopra di tutti i mari, la loro atmosfera arderà dal riflesso del fuoco, acceso senza freno dalle potenze trovate[28]. Allora…? (vuoi sapere quando?) Quando coloro che hanno scatenato tale potenza e ciò che riguarda questo stesso, si preoccuperanno, allora cercheranno invano di mitigare di nuovo questo terrore.

39. Quando degli sprovveduti si accendono un fuoco nel bosco, fatto con leggerezza, allora loro stessi di rado possono spegnere l’incendio del bosco. Ma quella potenza di fuoco, che spezzerà l’ultimo confine di Grazia, nessuno la spegnerà! Mi chiedi impaurito, se fosse la fine del mondo, la fine della vostra umanità nell’ultimo tempo.

40. Daniel, chi sta al di sopra di tutte le cose, nel Cielo e nella materia? Questa passerà, quando la povera figlia con il suo seguito avrà trovato la via di Casa. Lascia il ‘Velo della Misericordia’ intessuto da DIO, ricopra su tutto, dell’ultima oscurità; non lo sollevare! Ma sii comunque certo: il nostro Dio-Padre conserva ogni figlio, su una via lunga o breve. Pesino i terribili e che fino alla fine rovineranno gli uomini e il prezioso paese, un giorno – sotto i dolori – saranno liberati.

41. E ora senti: ‘Loro aiutano a fortificare le fortezze con il dio straniero’ (Dn. 11,39-40), si fanno signori su molti paesi ‘con carri, cavalieri e con molte naviche infuriano in avanti ‘dalla mezzanotte contro il mezzogiorno’, così considera il significato = il dio straniero è sempre un potere del mondo della materia e non ha nulla a che fare con il Nome del nostro Dio. Essi credono solo nel suo potere e onore, come Israele una volta nel deserto ha glorificato – il simbolismo della materia – il vitello d’oro come ‘loro dio’ (Es. 32,4).

42. Ora senti ‘di Edom, di Moab, dei più aristocratici figli di Ammon. Non dire che Edom sarebbe una tribù di pagani, che i moabiti sarebbero stati pii solo al tempo del patriarca, che gli ammoniti sarebbero gente cattiva, che il loro idolo Niesroch verrebbe adorato ancora oggi. Vero, veggente dalla Luce?”. Gabriel diventa sempre più serio.

43. “E’ l’immagine dei popoli fino alla fine del mondo. ‘Tribùsignifica = una solidità in Dio, il tre come spirito, cuore e anima. Tutto il resto sprofonda. Dio conserva lo spirito, fortifica il cuore e porta a Casa l’anima, …come il pastore l’agnello smarrito!” (Giov. cap. 10). Diventando di nuovo gentile, il principe della Luce aggiunge:

44. “Quella ‘mano che si stende all’Egitto, Libia e agli etiopi sotto il suo potere’ (Dn. 11,42-43), significa: I reggenti dominando come dei re, nell’esteriore si mostrano gentili, come lo sono i liberi. Ma nella mania del potere incorporano l’oscuro, che nell’immagine vedi come mori (etiopi). Quindi non sono intese = le tribù, come non Edom, Moab, Ammon, né Egitto. Solo così, secondariamente, transitoriamente, vale anche = per il mondano, ciò che è stato nominato prima, per il tuo tempo e poco dopo.

45. Ora viene ‘un veemente grido (notizie) dal mattino (oriente) e dalla mezzanotte (settentrione) (Dn. 11,44). L’immagine, osservandola solo come guerra, i potenti dovrebbero vincere i mondani. Il mattino porta certamente la Luce di Dio, la mezzanotte la raggiunge di nuovo. All’improvviso comparirà la Voce della Luce, come dalla notte possono venire sia l’aiuto come anche dei pericoli che l’uomo nota solamente quando stanno dinanzi a lui. Non si dice forse: ‘Questo era l’aiuto nel massimo bisogno’?, oppure: ‘Ah, quanto sono stato spaventato!’

46. Lo spavento viene dal nascosto su tutti i cattivi; l’aiuto per i buoni dalla Luce. Entrambi all’improvviso, ma realmente, come arriva veramente il mattino del Sole di Dio, …talvolta dietro grosse nuvole. Perché così si vuole nascondere lo spavento, ed appunto così si lascia sovente stare l’Aiuto davanti alla porta del cuore. Lo si spera, ma non lo si crede sempre fermamente.

47. Ciò assomiglia anche al grido della coscienza che nessuno può escludere. I cattivi conoscono precisamente le loro malefatte, meno in quell’uno al quale manca per questo la comprensione (i poveri smarriti). I potenti citano comunque il mattino così: = ‘Guardate qui, qual grande cosa abbiamo creato’, come ha parlato Nabucodonosor (4,30); e la mezzanotte così: = ‘Dietro la caducità di gloria e splendore, nascondono la malvagità della loro anima’.

48. Prima o dopo, ogni potere del mondo prende la via della pazzia, dell’impotenza di un potere arrogante; mentre da DIO, sempre questa: ‘Fin qui devi venire, e non oltre!’. Soprattutto alla fine del mondo. Proprio allora si disprezzerà il Signore.

49. Molti uomini non crederanno più in Lui, e alcuni credenti sottometteranno i propri sbagli al loro Dio. Il loro misero umano, per così dire, lo scriveranno sul Corpo dell’Altissimo. Proprio in questo, Daniel, ci sarà quella grande Babilonia che alla fine regnerà maggiormente come la più grande regina: uomini dall’uomo stesso!!

50. Nella mania del potere si arrogano di governare il paese e la gente; invece quei poveri credenti, di poter fare ciò che secondo la loro opinione, Dio non può fare. Questo è il significato di ‘buttar fuori dalla tenda fra i due mari’ (Dn. 11,45). Un mare è = un’immaginazione; l’altro = la Verità. Il ‘Monte santo’ = la Rivelazione di Dio, viene circondato, dagli oscuri per distruggerlo, dai falsi credenti per prendere dal monte ciò che non appartiene a loro.

51. Tutto avrà la sua fine. Chi non giungerà alla comprensione non riceverà l’Aiuto in questo mondo! – Ora basta! Ancora un paio d’anni, e prima che terrenamente come spiritualmente, giungeai nella Patria, …come uomo, nel Canaan; come spirito, insieme al cuore e all’anima nel prezioso Paese dell’eternità, dove riceverai ancora molta panoramica dell’intera visione. Fino ad allora compi il tuo dovere per molti poveri e per qualche grande. Servi nell’amore il tuo prossimo”.

52. Chiaramente consapevole ed avvolto nell’albeggiare della felicità (promessa), Daniel cerca le mani del suo angelo, come chiama Gabriel. E sono di nuovo mute lacrime di ringraziamento: ‘Portale con te, e posale nella cara mano di Dio!’

 

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Cap. 28

Dio consola, ma la gente cattiva pianifica

Ciro al castello di Dura – Un altro Bel è spezzato e i sacerdoti puniti

[Daniele 14,1-2]: « 1 Il re Astiage si riunì ai suoi padri e nel regno gli succedette Ciro il persiano. 2 Ora Daniele viveva accanto al re, ed era il più onorato di tutti gli amici del re».

1. Come il vento di una tempesta, il tempo fruscia via. Oppure, sono gli uomini che dettano la fretta? Se lo chiede Daniel, riposando nella mansarda del castello. La cara altura di Dura, lo sguardo nell’ampia lontananza, il nastro d’argento dell’Euphrat, …presto lo dovrà abbandonare. Ne è triste? No, …è il sentimento giubilante: ‘A Casa!’. Dapprima nel paese del Giordano; ma poi, …poi?

2. Il blu del cielo è inarcato; lassù vanno i pensieri di Daniel. “O Signore, attraverso la Tua Grazia ho potuto colmare il mio piccolo dare. Ho mormorato per via della fatica, caricatami sovente ingiustamente. Oppure è stato il Tuo maestoso Diritto? Mio Dio, perdonami il molto che con me è andato storto!”

3. “Non è stato moltissimo?”.

- Chi? …Che cosa? …Dove? Salta su. EGLI, …oh, EGLI! Davanti a lui sta la Luce, così vicina; deve soltanto stendere le mani, …per aggrapparsi saldamente alla Veste del Padre. “Lo posso fare?”. Le labbra tremano.

4. “Perché no, figlio Mio?”, chiede la calda voce di Dio.

- “Sì, sì. Ma quando compari invisibile… Come stanno allora le cose?”

- “Non diversamente, figlio dalla Mia Casa della Sapienza! Sollevare a Me le mani con autentica fede, consacrare il cuore nell’amore a Me, essere sempre pronto a servire, questo è pure come toccare Me, così come ora aggrappi le dita nel Mio abito.

5. L’interiore è il più elevato. Dove si unisce con l’esteriore, ciò è il segno per il ritorno a Casa, anche per un nuovo difficile servizio. Per te, ambedue! Oltre ai fedeli, sono rimasti qui alcuni cattivi che vogliono tenere il loro patrimonio ingiustamente conquistato. Ti impiego ancora una volta per loro. Avrai molta fatica; soltanto, …la Mia Grazia rimarrà sempre con te fino alla fine della vita nel mondo. Ne sei soddisfatto?”

6. “Sì, mio Dio-Padre!”, escla con enfasi, per manifestare senza ulteriori parole, riverenza, gratitudine e amore. Dio benedice Daniel. Nel Soffio santo-soave ‘l’Alta Luce’ se ne va. Immerso nel silenzio, l’uomo rimane indietro; ma come un lungo Raggio di Fuoco, arde tra la Luce e l’umano. – Presto il mondo entra di nuovo in primo piano.

7. L’anziano guardiano della fortezza è morto, quello nuovo annuncia con voce sommessa: “Principe Daniel, non voglio disturbare, ma si mormora che staresti proprio nella funzione come signore di Babele, e non dovresti giacere così ozioso in soffitta. Avrei volentieri scacciato la banda, ma tu non lo permetti”.

8. “Ciurmaglia! Ritornano continuamente. Così è con certa gente. Allora si deve essere esercitare l’indulgenza, finché si accorgono ciò che sono”.

- “Que-lli…?”, Così esteso, che Daniel ride di cuore. “Sì, que-lli! Soltanto, molti non vogliono”, il suo volto diventa serio. “Come ultimo aiuto devono essere lasciati a se stessi.

9. Non ti meravigliare. Chi non si vuole lasciare aiutare, Dio senza alcuna grazia rivelata, lo lascia correre in una disgrazia. Così la povera anima matura per sentire la chiamata della Luce. Anche se sovente dura così a lungo, finché, risalendo dalla fossa dei peccati, …la Scala del Cielo sulla quale l’anima può arrampicarsi, è pronta, …quasi sempre con fatica. Lo comprendi?”

10. “Non del tutto. Ma li senti litigare nel cortile? Questa è solo gentaglia!”

- “Sono i più poveri del mio popolo, Kambasy”.

- “Povero? Il pancione è grosso, le casse traboccano e…”

- “…il cuore è deserto e vuoto. Adesso conducili nella grande sala”.

- “Ah, la piccola sarebbe ancora troppo buona per questi…”, il medio gesticola fra sé e sé.

11. Si saluta Daniel profondamente, con sguardo sbieco. Lui ignora una cosa come l’altra. “Ci hai esortato”, dice il primo malignamente, a vendere qui le nostre case per ritornare a casa. Il paese Canaan non ci è sconosciuto. È dove siamo nati…”

- “…e dove siete diventati ricchi”, interrompe con leggera asprezza Daniel.

- “Che ti riguarda? Occupati del tuo ciarpame, che nemmeno tu hai portato qui!”, sibila uno a voce alta.

12. “Molto vero, Sotai! La mia ricchezza proviene da Nabucodonosor, da Kores e da Dario. Loro avevano un’autentica fede nel Dio dei nostri padri. Voi non avete nessun diritto di accusarmi di qualcosa”.

- “Ma tu, a noi?”

- “Precisamente! Voi dite che per voi dovrei essere come ‘il signore di Babele’. Dunque, ora ci sono. Hasupha ha ingannato gravemente un babilonese ed io ho ripiegato questo furto. Pechereth ha aumentato il suo denaro con una percentuale di usura in Persia e altrove. Kores lo ha pareggiato.

13. Devo nominare pure Hodadja, Pelajar, Ranza e Sotai? So già che cosa succede e…”

- “Non dire ora che te lo annuncerebbe Dio!”, sbraita Sotai.

- Uno sguardo lo fa tacere. Pochereth continua comunque a schernire: “Sei certamente un profeta, ma molto ti viene portato; allora è facile comparire come ‘veggente’.

14. Il Dio dei padri non è il nostro Dio, il vecchio Patto non ci riguarda. Il Creatore deve rispettare la nostra libertà! L’ha determinato LUI, o è stato il corso del destino che siamo nati qui? È Lui oppure tu a darci l’ordine di andare in un paese a noi sconosciuto? Guarda tu stesso che cosa ci rimane per noi dell’Onnipotenza di Dio!”

15. “Ah, è così! Pensi questo?”

- “Ebbene sì, perché anch’io sono profeta, e dico come sussiste il rapporto fra Dio e l’uomo”.

- “E voi altri?”, chiede tranquillo Daniel.

- “Pochereth è la nostra guida per lo spirito libero”.

- “Dite davvero, ‘spirito’? Qui in Babele avete fatto grandi discorsi presso la gente; ma fate attenzione: ho aspettato nell’incarico di Dio finché è germogliata la vostra semenza velenosa. Infatti, è difficile togliere la semenza dal terreno, se è germogliata; così si taglia l’erbaccia con la radice. Poi si brucia il tutto.

16. C’è già il fuoco; poiché – attenzione! – non è più permesso ritornare indietro! Nessuno vi toglie il vostro avere, nessuna carovana vi riporta a casa. Voi stessi vi siete resi estranei; perciò rimanete estranei finché è estirpata la vostra erbaccia insieme alla semenza! Nel secondo mese terrò l’assemblea come l’ha tenuta una volta Giosuè (Gios. cap. 24). Per lui la prima e contemporaneamente l’ultima; per me l’ultima qui in Babilonia”.

17. Ranza ansima: “Tu hai già un compratore per il tuo castello di Dura?”

- “Questo non viene venduto; perché sono venuto povero al fiume Euphrat, e povero ritorno nel paese del Giordano. L’uomo viene povero nel mondo, senza capitale viene portato alla morte nella tomba! Esteriormente, …una cosa come l’altra.

18. La ricchezza del cuore, che ho potuto portare quaggiù dalla Luce, la porto con me all’uscita: a Canaan, il simbolo della Città di Dio ‘Santa-Luce’! Forse vi aiuterà quest’indicazione: il pensare al tempo giusto al ritorno, affinché non dobbiate comparire un giorno, nudi e spogli dinanzi a Dio, …come povere anime, non appena suonerà per voi l’ultima campana di vita sulla Terra”.

19. Daniel esce senza salutare.

- “Gli metto sale nell’assemblea”, brontola Sotai quando hanno lasciato il castello.

- Pelajar, un po’ più mite, abbassa la testa. “Se ti riesce… Ci può capitare anche come a coloro che una volta erano con Giosuè”.

20. “Lascia stare il vecchio! Quando una volta uno grosso disse qualcosa, allora fu il ‘Sela’ come nei Salmi di Davide che oggigiorno non si cantano più. Non ci lasciamo più guidare come bambini. Vedrete ciò che farò io; allora terrà davvero la sua ultima assemblea, …non così come pensate ora, ma davanti al popolo la sua lingua deve imparare a tacere”.

- “Lo vuoi…”

- “…uccidere?”, buttato fuori con astio. “Non sono così stupido, Pelajar, anche se…”

- “Non sono per lui”, dice Hasupha, “ma ucciderlo?”

- “Voi, bambini preoccupati! Chi è appeso all’angolo del vestito, mi resti lontano!”

*

21. Sì, l’opinione inventata della loro fede…? Oh, una facciata esteriore, per ottenere la vittoria per diritto e fede. Lui (Daniel) vede che cosa sarà, come portato via dal mondo. La grande Babilonia si è allargata nel popolo giudaico. Molta cattiva semenza è stata portata a casa. Ciò che vede, gli viene annunciato mondanamente attraverso relazioni, non viceversa. Prima la visione e poi la conferma mondana.

22. Una campana ammonisce al pasto. Ah, l’esteriore si spinge sovente nello spirituale, come appunto, dove corre il suo spirito nella Luce. Viene già oggi una vittoria? Al mattino sente qualcosa di nuovo. Ecco che Kambasy si precipita agitato nella stanza.

23. “Signore, delle magnifiche staffette sembrano annunciare un alto ospite”.

- “Preparaci un tavolo nella sala d’oro, il trono del re con la pelle blu da leone che era di Kores. Sei avvisato!”.

- Il medio è lieto; una lode del principe gli è un onore.

24. Daniel riferisce solo per lui: “Sarà Ciro. L’ho aspettato già da tempo; solo in Persia il governo stava vacillando. Ora tutto correrà certamente liscio”.

- Entrano quattro cavalieri della staffetta. Stanno rigidi, sono gente eletta. Daniel saluta gentile come non lo hanno ancora sperimentato alla corte di un governante. Stranamente toccati, loro salutano con riverenza il principe.

25. Il primo saluta: “Re Ciro, al quale Bel voglia dare una lunga vita, è sulla via per venire da te. Ha trovato molte cose insoddisfacenti e vuole esaminare su chi deve metterle in conto. E’ stato fatto il tuo nome. Il re ha delle lettere da Kores che riferiscono della ‘altezza del tuo spirito e delle tue capacità’, come sta scritto. Tieniti pronto di cavalcare con lui o oggi o domani a Babilonia”.

26. “Quando arriva il re?”

- “Fra due ore”.

- “Fino ad allora potete riposare ed essere serviti”.

- “Non siamo mai stati accolti cos’ gentilmente da nessuna parte”, dice il conducente della staffetta. “Sei così, come posso dire….”

- “Lo saprai”, sorride Daniel. Ha abbastanza tempo per cambiare il suo abito, per ispezionare la sala d’oro e la stanza regale in cui abitavano sempre Dario e Kores.

27. Chiari corni e tintinnanti fanfare annunciare il re di Persia. Lui cavalca un cavallo riccamente addobbato, il suo seguito e nello sfarzo del paese. Daniel sta al portale, corre verso Ciro, per aiutarlo dalla sella. Ciro è ancora giovane e molto abile. Con un salto arriva davanti a Daniel; lo ferma quando questi vuole piegarsi, e dice:

28. “Non così, amico di Dario! Prima che entri nella tua casa, ti prego: aiutami in ciò che era così gravoso persino per Kores. La provincia di Babilonia dà molto da fare. Accanto alla ricchezza, la città e il paese mostrano molta trascuratezza, di ogni genere. Se mi vuoi aiutare, allora anch’io sono – come Dario – il tuo amico”.

29. “Ti sia concessa la tua richiesta, re Ciro, mi è un caro obbligo ed è mio onore. Sii il mio ospite. Sono volentieri pronto a servire”.

- “Questo vale!”. Ciro si rivolge al suo seguito che – scesi da cavallo – attendono in silenzio. “Lo avete sentito? Questo è un principe che non indugia a lungo, ma sa subito come ci si deve comportare. Ve ne potete prendere ad esempio”.

30. Oh, sì, …nessuno si opporrebbe all’ordine, oppure lasciar suonare una contraddizione. Ma in ciò, riposa l’autentica fedeltà? Ciro non si dà a nessun inganno. Solo, non rifletteva come Kores, se fra il popolo e il re, un’umanità libera potesse condurre lo scettro, senza che il privilegio regale soffrisse una rottura. A lui il castello piace. Oltre alla semplice bellezza, cela quella ricchezza che non si vanta.

31. “Per Bel!”, esclama entusiasta, “ne ho sentito molto, ma ciò che vedo, supera ogni favola. E’ soltanto la tua opera, principe Daniel?”

- L’interrogato sorride: “Sì, re Ciro, me lo sono arredato io. Il fasto, che aggrava, non abbellisce. L’ho venduto, e il ricavato…”

- “…lo hai saldamente conservato nelle tue cassapanche? Si dovrebbe praticare così”.

32. “Permetti una contraddizione. Il ricavato è stato per i poveri del mio popolo, il cui resto dimora da quarantotto anni qui in Babele. Anche qualche persiano ha fatto la sua buona parte”.

- Ciro tira su le sopraciglia. Ma pensa un po’! Solo un giudeo può avere tali pensieri. Lui – un re – non agirebbe mai così. Adesso, ognuno secondo il suo proprio gusto.

33. Tuttavia non si astiene di fare smorfie. “Se ognuno facesse come te, dove rimarrebbe un confine fra povero e ricco?”

- “Deve esisterne? Il reggente deve avere naturalmente il privilegio nell’esercizio del potere, più nel suo lavoro per il popolo! Quello che fa per i sudditi – nel bene – ritorna moltiplicato dal popolo al trono.

34. Un trono si spezza, i suoi piedi si chiamano ‘pazzia di potere’. I re giudaici ed altri ne danno la più sicura dimostrazione. Ma”, si interrompe Daniel, “invito te e i tuoi nobili a tavola”.

- “Anche il mio seguito?”

- “Per me non esiste nessuna differenza fra uomo e uomo. In questo, il rapporto di diritto non ha mai sofferto tra padrone e servitù”. A Ciro sembra stano; nonostante ciò si sente attratto ‘dall’uomo strano’. L’invito di Daniel gli è caro, non per chiamarlo ‘principe’, lui, che non gli sarebbe diventato amico solo davanti alla porta. “Ti ho atteso da tempo, re Ciro”.

35. “Perché non sei venuto da me? Tu sei il mio vassallo!”

- E’ una minaccia, che il veggente deve comprendere? Lui guarda severo il re. Ciro evita lo sguardo confuso. Non il giudeo, no, …è catturato il persiano. Sente parole care che raggiungo il suo orecchio e, …il suo cuore.

36. “Kores ha fatto di me un principe libero; e anche presso Dario. Né di Astiages sono stato un vassallo. Ho aiutato quest’ultimo nella sua povera ora della morte (cap. 19). Come principe libero avevo da aspettare, finché mi avessi chiamato di venire da te. Per te, come cosa? Amico, aiutante, oppure servitore?

37. Inoltre, sono anziano, e davanti a me ho il grande viaggio, il ritorno nel paese della nostalgia”. Daniel pensa solo al Regno della Luce. Ciro può pensare ancora solo al mondano.

- “Come vuoi aiutarmi? Come mio amico, …qui hai la mia mano. Quando mi abbandonerai?”

38. “Solo fra due anni; allora si può fare ancora molto, di ciò che puoi avere dal mio servizio. Favorevole per il momento”.

- “Hai già calcolato il rimpatrio? Quanto ce ne sono ancora del popolo?”

- “Circa cinquantamila uomini con la famiglia, il cui ritorno non ha potuto essere realizzato finora.

39. Nel nostro paese non è rimasta più nessuna casa e nessuna piccola capanna. Il paese di Giuda è stato del tutto devastato insieme al terreno. Si può edificare di nuovo solo a fatica. …Tra due anni sono completati i settanta anni dei quali Dio ha fatto annunciare attraverso i Suoi messaggeri; ‘Settant’anni nella prigionia’.Dei totali nella schiavitù in Canaan, cinquanta, qui in Babilonia.

40. Dio ha sette Caratteristiche, dalle quali Egli ha dato al popolo giudaico la Sua santa Legge sul Sinai, che per proprio impulso doveva diventare un esempio, dall’Insegnamento, che penetrò al popolo. Ma si sono dimenticati quei Dieci Comandamenti e le Caratteristiche di Dio. Da ciò risultò dieci volte sette anni. Con questo calcolo e il diritto, io posso tornare quindi fra due anni nel paese del mondo, che come uomo non conosco, e a Casa nella Luce, da dove sono proceduto, …attraverso la Grazia del mio ‘Alto Signore’!

41. Impara ancora a comprendere questo, re Ciro, come lo hanno imparato Dario e Kores, e farai del bene per tutta la tua vita”.

- Nel frattempo la tavola fu sparecchiata.

- “Si parte, per andare a Babilonia?”.

- Il persiano dice a Daniel: “Ho bisogno di te in questa città, perché non conosco abbastanza la gente, le loro usanze, il loro comportamento. Posso confidare in te?”

- “Sì”. Nessun discorso, per quanto lungo, ha mai convinto il re dell’onestà di quelle parole. Come appunto quest’unico ‘Sì’.

*

[Daniele 14,3-22]: « 3 I Babilonesi avevano un idolo chiamato Bel, al quale offrivano offrirono ogni un giorno dodici sacchi di fior di farina, quaranta pecore e sei barili di vino. 4 Anche il re venerava questo idolo e andava ogni giorno ad adorarlo. Daniele però adorava il suo Dio e perciò il re gli disse: «Perché non adori Bel?». 5 Daniele rispose: «Io non adoro idoli fatti da mani d'uomo, ma soltanto il Dio vivo che ha fatto il cielo e la terra e che è signore di ogni essere vivente». 6 «Non credi tu - aggiunse il re - che Bel sia un dio vivo? Non vedi quanto beve e mangia ogni giorno?». 7 Rispose Daniele ridendo: «Non t'ingannare, o re: quell'idolo di dentro è d'argilla e di fuori è di bronzo e non ha mai mangiato né bevuto». 8 Il re s'indignò e convocati i sacerdoti di Bel, disse loro: «Se voi non mi dite chi è che mangia tutto questo cibo, morirete; se invece mi proverete che è Bel che lo mangia, morirà Daniele, perché ha insultato Bel». 9 Daniele disse al re: «Sia fatto come tu hai detto». I sacerdoti di Bel erano settanta, senza contare le mogli e i figli. 10 Il re si recò insieme con Daniele al tempio di Bel 11 e i sacerdoti di Bel gli dissero: «Ecco, noi usciamo di qui e tu, re, disponi le vivande e mesci il vino temperato; poi chiudi la porta e sigillala con il tuo anello. Se domani mattina, venendo, tu riscontrerai che tutto non è stato mangiato da Bel, moriremo noi, altrimenti morirà Daniele che ci ha calunniati». 12 Essi però non se ne preoccuparono perché avevano praticato un passaggio segreto sotto la tavola per il quale passavano abitualmente e consumavano tutto. 13 Dopo che essi se ne furono andati, il re fece porre i cibi davanti a Bel: 14 Daniele ordinò ai servi del re di portare un po’ di cenere e la sparsero su tutto il pavimento del tempio alla presenza soltanto del re; poi uscirono, chiusero la porta, la sigillarono con l'anello del re e se ne andarono. 15 I sacerdoti vennero di notte, secondo il loro consueto, con le mogli, i figli, e mangiarono e bevvero tutto. 16 Di buon mattino il re si alzò, come anche Daniele. 17 Il re domandò: «Sono intatti i sigilli, Daniele?». «Intatti, re» rispose. 18 Aperta la porta, il re guardò la tavola ed esclamò: «Tu sei grande, Bel, e nessun inganno è in te!». 19 Daniele sorrise e, trattenendo il re perché non entrasse, disse: «Guarda il pavimento ed esamina di chi sono quelle orme». 20 Il re disse: «Vedo orme d'uomini, di donne e di ragazzi!». 21 Acceso d'ira, fece arrestare i sacerdoti con le mogli e i figli; gli furono mostrate le porte segrete per le quali entravano a consumare quanto si trovava sulla tavola. 22 Quindi il re li fece mettere a morte, consegnò Bel in potere di Daniele che lo distrusse insieme con il tempio».

 

42. Ciro fa giungere dei funzionari di corte. Non pochi desiderano quello stesso regime; l’atteggiamento persiano estranea molto, ma solo perché esiste il diritto e i costumi, fin dove giunge lo sviluppo umano. Ognuno si mostra sottomesso. Uno sguardo, scambiato con Daniel, mostra al re ciò che si nasconde sotto l’inchino devoto.

43. Passano più giorni, colmi di leggi rinnovate, con l’esame di molte lamentele presentate da alti e bassi. Viene eletto un amministratore del territorio. Daniel rifiuta l’offerta. Adesso un banchetto deve rafforzare il legame tra Persia e la provincia di Babilonia, nella cui conclusione viene tenuto anche un servizio nella ‘casa di Bel’.

44. Dei servitori trascinano dodici sacchi di grano, quaranta pecore, tre secchi di vino, pane, frutti ed ancora molto di più. Un sacerdote di Bel posa i doni sull’altare di una grande superficie. Ciro chiede stupito: “Lo mangia, …Bel? In quanto tempo?”

- “In un giorno, comandante di questo mondo”, risponde Lusumacha, il sommo sacerdote di Babilonia.

- “Incredibile! Bel è ben un grande dio”.

45. Ciro s’inginocchia davanti all’immagine; ognuno lo imita, eccetto Daniel.

- Lysumacha digrigna: ‘Aspetta, mio giudeo, questo te lo segno!’. Costui lascia apparentemente inosservato i sacerdoti.

- Nel frattempo, il persiano si accorge che Daniel gli sta diritto al fianco. Di malumore chiede: “Perché non adori dio Bel? Come fa un re, lo dovrebbero fare tutti i sudditi!”

46. Appena detto, gli viene in mente che Daniel come principe libero non è suddito.

- Calmo, segue la risposta: “Oh, questo non è un Creatore di tutte le cose viventi, Colui che io prego, per il Quale sono andato nella fossa dei leoni. Lysumacha ne è informato”. Il veggente lo guarda con sguardo da obbligarlo.

- Il sacerdote scuote selvaggiamente la testa; lui dimostrerà al ‘principe reso grande’, chi è lui: il so-m-m-o sacerdote di tutta la Babilonia.

47. Dice Daniel: “Io non servo idoli creati da mani umane. Il Mio DIO, il Creatore, è fin dalle eternità, che non si possono calcolare, la Vita stessa; dalla Sua Vita siamo proceduti anche noi.

Ciò che gli uomini costruiscono, è caduco. Ciò che crea il Creatore, rimane nell’eternità!

48. Re Ciro, nell’inverno muoiono erba e foglie; e quando il Sole entra nelle lunghe scie, campi e bosco e prati diventano di nuovo verdi. Chi fa questo? E’ il mio Dio, il Vivente, al Quale nessuno osa mettere mano!”

- “Lo devo credere?”, Ciro lo dice più per se stesso. Non ha torto il veggente del Giordano; soltanto, …lui ha servito Bel pubblicamente, e come re non si può contraddire. E perciò dice:

49. “Non credi che Bel, non vivente, non divorerà tutti questi doni, dei quali sarebbero da saziare molti poveri? I morti non hanno bisogno di nessun cibo!”. Contro ogni cordialità, Daniel ride un poco. Il re dev’essere salvato, come Nabucodonosor, Kores, Dario, Astiages ed altri.

50. “Non lasciarti sedurre. All’interno la statua è di argilla, in modo che non crolli con il tavolo. All’esterno gli si è stato dato una veste bronzea. Questa figura di argilla non ha mai mangiato, da quando esiste”.

51. Allora Lysumacha grida iracondo: “Altissimo re di tutto il mondo, non lasciarti sedurre dal giudeo, che è venuto alla funzione e dignità solo in Babilonia! Lui ha consigliato erroneamente i re, e il ‘miracolo dei leoni’ è da tempo scoperto! Hai adorato Bel; vuoi ora che la tua adorazione non valga nulla davanti al nostro popolo?”

52. Il veleno ha effetto. Il re si alza iracondo. A Daniel non viene data nessuna amicizia e nessuna gratitudine per il suo buon servizio. “Sì, voi sacerdoti dovete testimoniare che non ho affumicato invano al dio Bel. E tu, giudeo Daniel, devi espiare, se mi hai abbassato davanti a tutto il popolo!

53. Lysumacha mostrerà come il dio Bel mangia il sacrificio. Se non è vero, allora dovete morire tutti; ma se lo mangia, Daniel deve subire la morte per impiccagione!”

- Si resta terrorizzati. Solo Daniel si presenta a testa alta: “Valga la tua parola di diritto, re, naturalmente solo per me, se non ti posso presentare la verità. Ma lascia liberi i sacerdoti quando si strapperà la loro rete di menzogna”.

54. “Non te lo prometto”, brontola Ciro, impressionato dall’impavido veggente.

- Quelli di Bel che provvedono al servizio, sussurrano tra di loro. Lysumacha dice a Ciro: “Valga il tuo ordine, perché il tuo scettro è giustizia. Davanti ai tuoi occhi mettiamo oggi dei doppi doni. Poi tu stesso sigilla la porta con il tuo anello.

55. Metti delle guardie, che nessun ladro rubi i doni sacrificali. Domani apri tu stesso, e se dio Bel non ha mangiato tutto, allora fa morire noi, insieme alle donne e ai bambini”.

- Daniel mormora: “Povere anime!”

- “Che cosa dici?”, chiede spazientito Ciro.

- “Li ho compianti. Coloro che giocano con la loro vita”. Lo sguardo del veggente riposa serio sul persiano.

56. Il tempio viene aperto. Guai! Guai! Daniel, amato da molti babilonesi, è perduto! Costui guarda pensieroso il tavolo vuoto dell’altare, mentre Lysumacha ghigna arcigno. “Il tuo giudizio?”, dice lui anzitempo al re.

- Ciro guarda in silenzio il veggente, tristezza negli occhi per via del giudizio. Il sommo sacerdote spinge che Daniel debba morire subito. Ma lui si drizza in una maestosità, che il regnante non comprende quasi, che fa spaventare gli usurpatori, e rende stupiti i gentili.

57. “O re, il tuo detto vale, se la verità si mostra per la seconda volta. Gedeone, uno dei nostri giudici, ha chiesto persino al SIGNORE di annunciare due volte come si doveva procedere (Giu. 6,36-40). Quindi, lascia valere il diritto due volte dinanzi agli occhi di Dio”. Senza aspettare un ‘sì’ del re, ordina a Lysumacha di portare come il giorno prima, i doni del sacrificio, …anche doppi.

58. “Chiudi la porta, re Ciro, ma senza testimoni, eccetto me e i miei fedeli”.

- “Perché?”, chiede rudemente il persiano.

- “Domani mattina lo saprai chi è l’eterno-vero Dio e Creatore!”

- “Non temi nessuna morte?”. Una domanda incerta.

- “No! Prima di tutto non mi colpirà, ma se fosse, allora andrò per la gioia del mio sommo Re”.

59. Il popolo comincia a tumultuare. Molti esclamano forte: “Chi vuole tenere Babilonia, deve fare ciò che ordina Daniel!”

- Nell’incertezza del suo governare presso l’Euphrat, Ciro acconsente al desiderio.

- “Allontanati dalla porta e guarda ciò che ora facciamo”.

- I servi di Daniel spargono della sabbia per tutto il circondario.

- “Chi l’ha portata?”, Ciro indica la sabbia.

- “Noi, già da questa notte”.

- “Tu menti! Se il mio sigillo non sarà intatto al mattino…”

60. “Domani si rivelerà la verità!”. Il persiano ispeziona l’edificio; ma da nessuna parte si mostra una porta, per quanto piccola. Attraverso le finestre, alte molti metri, difficilmente si può giungere nell’interno. Si stabilisce un triplice cordone intorno al tempio. Perfino il cambio della guardia deve rimanere nelle tende nelle vicinanze.

61. Nella fortezza, il più orgoglioso possedimento di Nabucodonosor, Ciro s’infuria: “Sono curioso di cosa ne sarà! Se non ci fossero i rapporti scritti su di te, saresti da tempo un uomo morto; perché…”

- “Lasciati interrompere”. Convincenti, come lo possono fare i messaggeri di Dio, sono lo sguardo e il linguaggio di Daniel. “Parli sovente della morte, come se avessi ottenuto un diritto dal Diritto di DIO.

62. DIO, ti ha dato il potere di vita e di morte? Oppure te lo sei appropriato come ogni dominatore di questo mondo? Anche Kores pensava come te, finché, …si è lasciato cambiare dal Creatore. Allora ha riconosciuto che nessun uomo deve uccidere l’altro, non importa per quale motivo. E il suo governare è stato buono fino alla fine. Oppure no?”.

- Ciro annuisce: “Sì, è vero!”

63. Daniel continua, “Dunque, allora lascia vincere la vita! Non è degno di un re, di unire la Grazia con il diritto? Non adorna di più il tuo trono e lo scudo, quando vi cade la Luce della vita, invece di molto sangue che macchia il trono, le armi e te stesso?”

64. “Smettila!”, il persiano va su e giù inquieto. Si è un re, quando non si possiede nessun potere di dare ai sudditi la vita o la morte? “IL tuo pensiero è fallace!”

- Anche il veggente va su e giù. “Domani si mostrerà la magnificenza di Dio; e in ciò si potrà riflettere la tua maestà, se tu, …risparmi i poveri cattivoni.

65. Dei sacerdoti di Bel, fanne dei contadini; questo è per loro molto peggio che una morte spaventosa. In tal modo impareranno a piegarsi e a guadagnarsi il pane, e la loro arroganza si spezzerà in due. Così ti mostrerai come nobile maestà. Questo è meglio che uccidere ventuno uomini, insieme a donne e bambini, ai quali non è da imputare nessuna colpa per aver fatto ciò che comanda loro l’uomo come sacerdote”.

66. Ciro esce subito dalla sala, e per questo entra Kambasy, il guardiano del castello. Una domanda preoccupata: “Riuscirai?”

- “Sì, amico mio! Se Ciro si fosse ribellato ancora una volta, domani sarebbe andato storto qualcosa, poiché l’uomo deve sostenere la propria responsabilità; ma ora si rivelerà la magnificenza di Dio e la Sua alta grazia”.

*

67. Come di rado, oggi il cielo è velato di grigio. “Un cattivo presagio per coloro che strisciano”, sussurra Lysumacha ai suoi sacerdoti. “Si dovrà stupire, non appena non troverà nessuna briciola sull’altare di Bel”.

- “Ha ha”, ride uno forte, “vado a prendere la donna e i bambini, per quando il giudeo sarà appeso!”

- “Al palo!” (la croce)

- Ciro viene con il suo seguito; lui lascia che i suoi guerrieri si chiudano intorno alla piazza del tempio. Anche Daniel è stato separato dalla sua gente. Dodici persiani lo tengono in mezzo.

68. Dal porta si vede il tavolo vuoto. Daniel rompe il cordone e grida: “Re, guarda la sabbia prima di entrare.

- “Sì, ma, che cos’è questo?” In tutta la sala, la sabbia sparsa uniformemente, mostrava l’impronta di molti piedi, sia piccoli che grandi.

69. Al comandante che doveva controllare le guardie, Ciro dice iracondo: “Se è stato disatteso il mio comando, la tua testa è andata!”

- Il generale vuole prostrarsi, ma Daniel lo ferma e dice a Ciro: “Né lui né i tuoi guerrieri hanno colpa; e nessuno è passato attraverso questa porta. Perché davanti non si vede nessuna impronta di piede, nemmeno alle finestre attraverso le quali senza scala nessun uomo vi può giungere.

70. Tu stesso, il tuo comandante e dodici alti della tua guardia, e i dodici consiglieri di Babilonia e il mio Kambasy, ed io, ora entriamo. Allora ti verrà mostrata la verità”. Un comando della Luce al mondo. Il re si piega al comando. All’interno, Daniel ordina: “Togliete l’immagine dell’idolo; è leggera, perché all’interno è cavo e vuoto. Somiglia anche all’idolatria”.

71. La figura colossale, sollevata e messa al suolo, si rovescia e si spezza. “Non è peccato”, osserva il veggente del Giordano. “Era saldamente ancorata; altrimenti sarebbe già caduta da tempo. Simbolo della grande Babilonia. Ora spostate il tavolo. Attenzione che non vi capiti nulla!” L’avvertimento è giustificato. Sotto il tavolo c’è un buco. Si guarda stupiti a Daniel. Come lo sapeva che… Il re indaga.

- Daniel risponde: “Anni fa ho sentito presso il fiume un forte picchiare. Ci sono andato. Si scavava nella terra profondamente abbastanza di sbieco, affinché si potesse passare nella grotta attraverso questo passaggio. Su richiesta mi si disse che stavano cercando il rame. Questo era molto probabile, dato che in altri punti si scavava per il rame e i tesori del suolo.

72. Ma mi venne una ‘visione’, di come i sacerdoti si lasciavano nutrire dai doni dei loro credenti. Le impronte dei piedi sono le loro, delle loro mogli e dei figli. Usano il passaggio di notte. Ora ordina al tuo comandante, a due sacerdoti e ad un consigliere di scendere con me. Non è pericoloso. Sono passato sovente dall’ingresso della grotta fin qui, per spiare i sacerdoti. I miei servi hanno portato la sabbia nella notte attraverso questo passaggio”.

*

73. Il ‘miracolo di Bel’ viene svelato, Ciro è così arrabbiato che vorrebbe rovinare l’intera città. Perfino i babilonesi esigono la condanna per i sacerdoti. Daniel lo impedisce; tuttavia alcuni trovano ugualmente la morte. Ciro è accusato, ma non è stato lui. Da quel giorno lui crederà nel ‘Dio e Creatore di Daniel’, come lui stesso Lo chiama. Si limiterà solo a mantenere più severamente il suo atteggiamento persiano, come lo faceva Kores.

74. Daniel rimane nel suo favore finché risiede ancora come principe della provincia di Babele. Ma a che gli vale? Accetta ogni favore del re solo a vantaggio dei poveri; lui stesso rimane continuamente saldo nel Favore e nella Grazia del suo Dio.

 

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Cap. 29

Il serpente-drago

Daniele per la seconda volta nella fossa con dodici leoni

[Daniele 14,23-42]: «23 Vi era un gran serpente-drago e i Babilonesi lo veneravano. 24 Il re disse a Daniele: «Non potrai dire che questo non è un dio vivente; adoralo, dunque». 25 Daniele rispose: «Io adoro il Signore mio Dio, perché egli è il Dio vivente; se tu me lo permetti, o re, io, senza spada e senza bastone, ucciderò il drago». 26 Soggiunse il re: «Te lo permetto». 27 Daniele prese allora pece, grasso e peli e li fece cuocere insieme, poi ne preparò focacce e le gettò in bocca al drago che le inghiottì e scoppiò; quindi soggiunse: «Ecco che cosa adoravate!». 28 Quando i Babilonesi lo seppero, ne furono molto indignati e insorsero contro il re, dicendo: «Il re è diventato Giudeo: ha distrutto Bel, ha ucciso il drago, ha messo a morte i sacerdoti». 29 Andarono da lui dicendo: «Consegnaci Daniele, altrimenti uccidiamo te e la tua famiglia!». 30 Quando il re vide che lo assalivano con violenza, costretto dalla necessità consegnò loro Daniele. 31 Ed essi lo gettarono nella fossa dei leoni, dove rimase sei giorni. 32 Nella fossa vi erano sette leoni, ai quali venivano dati ogni giorno due cadaveri e due pecore: ma quella volta non fu dato loro niente perché divorassero Daniele. 33 Si trovava allora in Giudea il profeta Abacuc il quale aveva fatto una minestra e spezzettato il pane in un recipiente e andava a portarlo nel campo ai mietitori. 34 L'angelo del Signore gli disse: «Porta questo cibo a Daniele in Babilonia nella fossa dei leoni». 35 Ma Abacuc rispose: «Signore, Babilonia non l'ho mai vista e la fossa non la conosco». 36 Allora l'angelo del Signore lo prese per i capelli e con la velocità del vento lo trasportò in Babilonia e lo posò sull'orlo della fossa dei leoni. 37 Gridò Abacuc: «Daniele, Daniele, prendi il cibo che Dio ti ha mandato». 38 Daniele esclamò: «Dio, ti sei ricordato di me e non hai abbandonato coloro che ti amano». 39 Alzatosi, Daniele si mise a mangiare, mentre l'angelo di Dio riportava subito Abacuc nel luogo di prima. 40 Il settimo giorno il re andò per piangere Daniele e giunto alla fossa guardò e vide Daniele seduto. 41 Allora esclamò ad alta voce: «Grande tu sei, Signore Dio di Daniele, e non c'è altro dio all'infuori di te!». 42 Poi fece uscire Daniele dalla fossa e vi fece gettare coloro che volevano la sua rovina ed essi furono subito divorati sotto i suoi occhi».

 

1. Ciro si reca a Persepolis. Daniel è il suo rappresentante dal Golfo Persico fino al fiume Charobas e lungo le valli del Tigris fino a Ninive. Molti altolocati odiano questo leccapiede, come insultano Daniel. Solamente, non solo ha i suoi fedeli di Media, oltre a diversi del suo popolo e ad alcuni buoni uomini di Babele che lodano la giustizia e la mitezza di Daniel, no, …piuttosto – anzi, dietro a lui – sta sempre un angelo, invisibile, ma nella Forza del Signore.

2. Lysumacha non ha ancora superato il fatto che l’idolo cadde, soprattutto che Ciro ha licenziato lui e tutti i sacerdoti di Bel. Ognuno deve guadagnarsi da sé il proprio pane. Dietro a loro stanno ancora molti. Costruiscono un profondo fossato, dentro il quale dei temerari catturano un enorme serpente. Il popolo, che non ha ancora mai visto un tale rettile, si inginocchia su ordine del sommo sacerdote, davanti al ‘drago’, …per adorarlo come nuovo Bel.

3. “Questo è il nostro dio”, dice. “Daniel ha ucciso Bel, il magnifico; ma è risorto, è ritornato di nuovo come drago. Sacrificate molto, adorate il vostro drago che è vivente!”. A Lysumacha riesce presto che quasi tutta la Babilonia ascolta la sua voce. Si sacrifica giornalmente al serpente, su ordine, anche oro e alimenti.

*

4. “Fino a quando assisterai a questa magia?”, chiede un giorno Kambasy al veggente.

- “Finché la gente non è diventata povera a causa dei sacrifici. Allora si precipiteranno su…”

- “…te, principe Daniel!”

- “E’ già possibile”, risponde lui, “ma questo sarà per me l’ultima prova di fede, …per questo mondo. Con la stessa cambierà anche molto in Babele, almeno per un lungo tempo. E questo basta per salvare qualche povera anima”.

5. “E’ difficile badare a te”, sospira il medio. “Ed io ho dovuto giurare al re che non ti capiti nulla”.

- “Sì, mio caro, hai un grande peso con me. Ma non ti dà gioia?”

- “Eccome!, perché servire te è un onore, soprattutto perché sei un buon principe, un amico ed aiutante per tutti i servitori. Non ho mai trovato un signore come te; per te tutta la tua gente va nel fuoco”.

6. “Lo spegniamo, prima che bruci”, ride Daniel. “Ma con il dragone”, dice più serio, “si mostrerà presto la svolta”.

- “Ah, speriamo che Ciro getti davanti al suo dragone il Lysumacha, …se tu non sei contrario”.

- “Lo dovrei? Quante volte ho esaminato che non si desse nessun uomo ai leoni, prigionieri che non si possono proprio difendere”.

7. “Non è peccato per questa gente cattiva”.

- “Lo pensi? Non potresti capitare – senza colpa – in una prigione? Allora ti minaccerebbe il pasto dei leoni”.

- Kambasy si scandalizza molto. “Sì, hai ragione come sempre. Anche i prigionieri sono uomini, perfino se certi sono gravi manigoldi”.

8. “Si deve riferire a se stessi il bene e il male, pure il destino, se è meritato o se è immeritato. Se si vede se stessi in questo, allora si impara con gli altri a sentire. Ognuno che non crede, che arraffa denaro e patrimonio a spese degli altri, che fa del male al prossimo, è povero. Se si impara a riflettere su questo, allora si può anche reagire, sia nella casa piccola che nel paese grande, ognuno secondo la misura dei suoi doni”.

9. “Sei terribilmente intelligente!”, il medio è commosso. “Ripeto: servire te, è un onore! Lasciami essere con te”.

- “ma anche quando dovrò abbandonare Babilonia?”

- “Non riesco ad immaginare che Ciro ti licenzi; ma se fosse, …qui la mia mano, principe Daniel, rimango al tuo fianco fino alla tua morte!”

- “Ringrazio te e tutti coloro che sono così fedeli ed onesti con me”.

*

10. Ancora una volta il tempo porta via delle settimane nelle quali Daniel fa sorvegliare Lysumacha e i sacerdoti del ‘drago’. Per la sua gente è un vero divertimento, il portare via il bottino, notte dopo notte, che il principe fa distribuire a molti poveri. Una volta il veggente del Giordano stesso vuole spiare quelli di Bel. Un albero cavo gli offre un utile nascondiglio.

11. “Chi ha la mano nel gioco?” soffia uno. “Le ceste sono di nuovo vuote”.

- Lysumacha ride arrabbiato: “Lo fa il ragazzo Daniel, fatto grande. Gli metto il laccio intorno al collo, finché non gli rimane più fiato!”

- “Non gridare”, avverte uno, guardando da tutte le parti. “Gli può essere riferito; allora guai a noi, prima che gli metti il laccio”.

- “Che mi ascolti, perché…”. All’improvviso, Daniel si presenta.

12. “Ti ho sentito perché ero venuto a vedere il tuo idolo. – A chi potrà stare il tuo laccio?”. Dice questo, per salvare alcuni attraverso la paura. Lo sciame di sacerdoti corre via. Due giovani babilonesi rimangono fermi. Guardano indecisi a Daniel, nella fossa, dietro ai compagni.

13. “Perché rimanete qui? Non siete legati a Bel?”

- “Sì”, indugia uno, “ma…”

- “Venite con me”, li stimola gentile Daniel. – Lì vicino si siedono in una casetta vuota.

- Il più giovane prega: “Non ci denunciare”.

- “A chi? Io sono il più alto reggente del re, dovrei quindi accusarvi da me. E’ inutile, non è vero? Anche i sacerdoti sono sottomessi a me. Come voi più giovani avete ricevuto il meno dalla rapina, avete anche riflettuto che un animale non può essere un dio. E perché?”

14. “Perché un animale dev’essere rifocillato”, confessa il più anziano. “Noi lo sapevamo che Bel non può né mangiare né bere, ma il sommo sacerdote ci ha insegnato che i sacerdoti di Bel possono prendere tutti i doni al posto suo, e ciò glielo avrebbe rivelato Bel. La statua non era il vero dio, la forza nella quale crediamo. Il popolo stupido…”

15. “Siete voi ad essere stupidi ancora oggi”, interrompe spazientito il veggente. “Come vi permettete di chiamare stupida la vostra gente che non ha né funzione né dignità, e inoltre, ancora istupidirla davvero?”

- “Perdona, principe Daniel!”. È la prima volta che un servitore di Bel menziona il rango di principe. “Non lo sapevamo diversamente; e dillo tu stesso, che il popolo in generale …”

16. “… e in particolare”, sottolinea Daniel. “Sono qui da quasi settant’anni nel paese e lo conosco molto meglio che voi gente giovane. Ho imparato a conoscere i babilonesi intelligenti. C’era il fabbro Asnorba, che ha aiutato mia sorella, che ha saputo costringere perfino il Nabucodonosor attraverso la sua arte, la sua abilità ed attraverso il suo coraggio. E credetelo assolutamente: molti dei vostri credenti ridono del vostro idolo-serpente.

17. Chi si lascia senza insegnamento è stolto, ma non come lo intendete voi. Si sacrifica quasi sempre per convinzione o paura. Elevarsi al di sopra di loro è oltraggioso. Poiché, fate attenzione: il mio Dio, l’Eterno-Vero e Vivente, che non ha ordinato nessun culto di sacrificio, che vede l’adorazione del cuore che l’uomo Gli porta per amore, EGLI accetta i sacrifici dei più poveri perché lo fanno di cuore serio e, non, …per conoscenza delle cose.

18. Chi rende stupidi gli altri e sacrifica per elevare se stesso, a costui viene anche calcolato come peso. Dio è giusto! Egli aiuta i poveri ad uscire dalla miseria, ai grandi ingiusti Egli porta il Giudizio. Voi non sapete che cosa significa ‘l’alto Giudizio di Dio’. Se volete imparare come si può aiutare gli stolti, allora venite da me nel castello di Dura. Là sarete al sicuro e potrete diventare veri sacerdoti, forse persino nel mio popolo”.

19. “Lo vogliamo!”, esclamano i due babilonesi, e dato che Daniel dimora più di rado nella provincia di Babele per via del suo lavoro, è particolarmente rallegrato che possano giungere alla fede in Dio presso di lui. Essi saranno riconosciuti, eccetto da pochi che odiano il loro stesso profeta. Lui ringrazia interiormente Dio per questa bella vittoria.

*

20. Ciro viene di nuovo spinto ad andare sul fiume Euphrat. Una truppa lo annuncia in anticipo. I cittadini si tengono indietro. Regnerà bene? Nonostante ciò si raduna abbastanza gente per vedere il corteo sfarzoso che è venuto con quattro navi. Daniel insieme ai superiori che non devono mancare, si sono ritrovati presso la riva. Il saluto fra Ciro e il veggente del Giordano è molto cordiale, che stimola di nuovo l’invidia. Soprattutto alla presenza di Lysumacha.

21. Lo sforzo di Daniel porta un governare mite. Ma allora, come in ogni tempo: oggi giubilando, domani uccidendo. Dopo giorni ricchi di lavoro entra la calma nel paese. Solo la gente cattiva rovescia di nuovo la sua vendetta. Lysumacha si fa annunciare dal re. Arriva con abito a festa con trenta sacerdoti che ha comandato di venire.

22. Ciro alza le sopraciglia. “Ma che significa? Sei sospeso dalla funzione e non hai nessun diritto di comparire come sacerdote!”

- Lysumacha si getta a terra. Lui smorza l’ira del re con finta sottomissione: “Ascoltami prima, giusto, che devi vivere eternamente e governare; perché tu…”

- “Ti condono l’eterno’”, dice Ciro duramente.

23. “Signore, re e comandante…”, Lysumacha non si alza, “…tu hai visto come il principe Daniel…”, il titolo gli viene difficilmente dalla lingua, “…ha distrutto il nostro dio, l’alto Bel. Nonostante, ha potuto proprio distruggere solo l’immagine, che noi sacerdoti abbiamo eretto con nobile intenzione…”

- “Allora? Era nobile l’intenzione?”. Ciro scambia uno sguardo con il veggente, se forse…

- Daniel lo nega muto.

24. “Certo, per via del popolo abbiamo messo la statua. Bel è dio; è ritornato, ora tuttavia come grande dragone, perché era stata spezzata la sua immagine. Lui stesso mangia i doni. Vieni domani, vedrai la verità delle mie parole”.

25. “Divora anche oro e pietre preziose?”, chiede Daniel.

- Lysumacha si riprende presto. “Sì; ma dato che siamo i suoi servitori, restituisce ciò di cui il dragone non ha bisogno”.

- “Studiato con molta astuzia”, dice Daniel in modo sarcastico. “Ma non trionfare troppo presto, se credi che il tuo laccio sia adatto al mio collo”.

26. Si rivolge a Ciro: “Fra una settimana vedrai l’idolo”.

- “Non domani?”

- “Allora verrà il velo di Iside dall’Egitto”.

- “Con questo paese ci sono sempre stati dei dispiaceri”. Ciro corre fuori: “Lasciatemi in pace con la lite degli déi!”

- Il sacerdote di Bel brontola a Daniel. “Il velo di Iside verrà su di te! Sei un principe, e vuoi essere un veggente?”

- “Lascia questo a me, chi e che cosa sono”.

*

27. Di nuovo, come alla caduta di Bel, il cielo è grigio di nuvole. ‘Il presagio cade su Daniel’, pensano i suoi amici. Si conoscono abbastanza i serpenti, ma non questo animale gigante come finora non lo ha visto nessuno,. Persino Ciro guarda stupito e rabbrividendo nel fosso; ma interroga Daniel, e non quelli di Bel:

28. “Come si chiama il serpente?”

- “Lo puoi chiamare ‘Leviathan’, il genere di un coccodrillo. Difficilmente esisterà un secondo esemplare dell’animale. Te lo devo interpretare?”

- “Non oggi”, rifiuta Ciro.

29. Nel frattempo gli aiutanti di Lysumacha hanno portate delle ceste colmi di cibo, oro e gioielli. Si getta tutto davanti al serpente. Dato che era affamato da molto, inghiotte con il mangime le pietre e l’oro, ma sputa di nuovo l’inutilizzabile. “Ora vedi, re di questo mondo”, dice forte il sommo sacerdote, “che Bel è vivo e restituisce a noi che lo adoriamo, ciò che ci spetta: oro e gioielli. Ha trattenuto il mangime per il corpo.

30. Così è dimostrato, che Bel vive. Che cosa vuoi fare? Il potere del mondo è nella tua mano; si guarda a te. Come agisci tu, agisce tutto ciò che serve per il bene del popolo”.

- “Nuovamente studiato con astuzia”, dice Daniel.

- Un silenzio senza respiro. Ma un Lysumacha sa forgiare rapidamente un ferro ardente.

31. “Ciro, quest’uomo”, indica con disprezzo Daniel, “ha distrutto l’adulazione di Nabucodonosor. Lo si è gettato ai leoni. Ah, era un pezzo di legno, perché il re – purtroppo – si è lasciato confondere da lui! Poi si è detto che i leoni lo avrebbero risparmiato. Menzogna e astuzia! Gettalo alle bestie, ma per sette giorni e lasciali affamati; allora vedrai, ciò che rimane del falso veggente di Dio”.

32. Il popolo istigato urla: “Ai leoni!”.

- Ciro crede a metà nel serpente e deve assecondare le grida d’ira. Impaurito, guarda il suo principe. “Tu senti che cosa si desidera? Io non posso…”

- “…né confidare in Dio, dal Quale sei lontano, né calmare il popolo? Fa, come vuoi”.

- “Non hai paura?”

33. “No!”. Una parola dura per via del popolo, una credente a Dio, e, …una titubante, nel profondo della sua anima. Lo si spinge nella gabbia. Viene circondato e chiuso dalle guardie. Ma non ne esce nessun suono, per giorni, solo di tanto in tanto il ruggito o il soffio, perché gli animali sono affamati.

34. Alla sesta sera un comandante vede come un uomo volteggia in alto attraverso l’aria. Esclama spaventato: “Guai a noi! Io credo…”. Ciò che crede, …non lo comprende.

- Il volteggiante esclama nella grotta: “Daniel, mi manda Dio. Sono Abakuk, anche un profeta, uno piccolo. E’ venuto a prendermi un angelo quando volevo portare del cibo ai mietitori. Lui disse: ‘Portalo a Daniel, perché non ha mangiato per sei giorni. Anche una goccia d’acqua per spegnere la sua sete!’ (ved. Bibbia, Abacuc).

35. O Dio”, si interrompe, “nessuna delle bestie tende le fauci verso di te? Signore Zebaoth, grande è la Tua Magnificenza, l’Onnipotenza dei Tuoi miracoli!”

- Con una fune fa scendere un cesto. Daniel rifocilla prima i leoni; almeno per loro è come per un agnello grasso. Lui stesso viene anche saziato con un pezzo di pane, ringraziando il Signore ad alta voce.

- Abakuk, che supplica sul veggente la benedizione di Dio, fa come lui.

36. Il comandante manda a chiamare Ciro che era andato via a cavallo, con dei corrieri, per richiamarlo d’urgenza. Ora comincia l’ottavo giorno con una mattinata chiara. Chi può ancora dire che era stato gettato un pezzo di legno ai leoni? Colmo di orrore, il persiano vede Daniel stare seduto nella gabbia.

37. “Aprite la porta! Date loro da mangiare, che non hanno fatto nessun male al mio migliore principe! Amico, esci!”

- Invece Daniel prega: “Mio Signore, Creatore di ogni vita e di tutto il mondo (inteso l’universo intero)! Hai steso magnificamente le Tue mani, hai fortificato il mio spirito, hai elevato la mia debole anima che aveva dimenticato la paura. La mia paura e afflizione che l’uomo non vince del tutto, l’hai coperta con la Tua Grazia.

38. Come mi hai salvato, così salva i miei nemici. Volta anche il cuore del re, sedotto da coloro che lo volevano rovesciare. Le povere anime che agiscono così crudelmente: uomini contro uomini, …Signore, quella grande Babilonia che agirà così fino alla fine di questo mondo! Le crudeltà crescono; la grande Babilonia inghiotte ciò che le viene nelle fauci.

39. Guai a coloro che nell’ultimo tempo serviranno in modo satanico! Ma Tu, Signore, salva tutti: le anime dalla paura e dalla pena del mondo, i cattivi dopo la purificazione. Tu Santo, mio vero Dio, mostra allora la Tua cordiale Misericordia. Tu ami i grandi e i piccoli, se sono poveri nel corpo o nell’anima. Salvare ogni figlio, questo è il Tuo maestoso Procedimento di salvezza! Dio-Padre, Ti ringrazio!”

40. Scende il Silenzio del Dio Creatore. Ciro era caduto sulle sue ginocchia, del tutto dedito alla preghiera. Finalmente il principe-veggente si alza, accarezza ancora una volta ‘i suoi’ leoni, come se fossero mansueti gattini, che il babilonese ama, va verso il re, lo alza e dice:

41 “Avevo profetato che oggi avresti visto la magnificenza del mio Dio, di quel DIO, che è eternamente il Creatore di ogni vita. Se continui a credere in Lui, allora il tuo governare sarà benedetto”.

- “Lo guro davanti ad ognuno: ‘Il tuo Dio è il mio, la tua fede sarà la mia! Io voglio servire Lui, per quanto bene posso, come uomo. Voglia EGLI aiutarmi!’ Tu, Daniel, rimani a me amico, che lo sei già stato. Se il tumulto fosse stato…”

42. “Un popolo, se viene astutamente istigato”, Daniel indica i sacerdoti di Bel, “cade facilmente dalla sua cornice. Non è facile poi ricondurlo pacificamente. Ma tu lo hai visto: il mio DIO lo ha fatto, …per te, re Ciro. – Vieni con me, il dragone dev’essere ucciso; è facilmente possibile che strisci fuori dal fosso, Allora guai ad ogni vita che cattura!”. Daniel lo uccide con il pane avuto, nel quale mescola veleno e zolfo.

43. Lysumacha s’inalbera. – Va di casa in casa e confabula: “Re Ciro diventa un giudeo, e vorrebbe essere un orgoglioso persiano! Volete piegarvi davanti ad un giudeo?”

- Allora si catturano gli istigatori. Qui nuovamente: non Ciro li fa uccidere come da richiesta di Daniel ma essi trovano la loro tomba attraverso degli ingannati.

44. Per purificarsi, più tardi viene accusato il persiano. Tuttavia ciò accade solo durante il suo tempo, senza la sua volontà. Lui si dà a Dio per quanto gli può riuscire. Il profeta porta questo dono come ‘sufficiente’ al suo altissimo Re – nella preghiera, nella fedele servilità per gli uomini affidati a lui.

 

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Cap. 30

Un bel dialogo tra Daniele e Ciro

Dio consola – Il luogo dell’assemblea è in pericolo

1. “Tu hai dal… hm…”

- “Leviathan”, aiuta Daniel il re.

- Il persiano è inquieto perché si è lasciato travolgere.

- Daniel colma la vergogna: “Il popolo è vacillante e non è informato sufficientemente. Chi grida, lo si segue, ignari di ciò che può seguire. Ti si vanta come l’uccisore del dragone”.

- “Lo hai fatto tu, Daniel”.

- “All’inizio non volevi sapere che cosa significava Leviathan”.

- “Avrei dovuto ascoltarti”, confessa apertamente il re.

2. “Certo; ma attraverso il tuo rifiuto si è manifestata la magnificenza del Signore. Quando terrò l’ultima assemblea, alcuni…”

- “Qualcuno deve stare attento!”

- Ciro corre un paio di volte su e giù. “Il grande spiegamento deve catturare i ribelli e…”

3. Davanti agli occhi severi il re abbassa lo sguardo. “Sai, non ti capisco del tutto, strano uomo di Dio. Se guardo i sacerdoti di Bel, tutti superbi ed eccelsi, quando annunciano un presagio con un oracolo, si chiamano saggi davanti a tutto il mondo. Hha, Bel e il dragone mi stanno proprio sullo stomaco, come si dice”.

4. “Ci si chiama ‘grandi’ e sovente si è piccoli; e lo spettacolo dei vestiti non è lontano. All’esterno magnifico, interiormente molto sospetto! A motivo del tuo spiegamento, ascolta: Dove DIO alza la Sua mano, non servono a nulla i grandi eserciti, poiché Egli manda le Legioni della Sua Luce. Persino un principe li può rappresentare e non c’è bisogno di nessuna folla. Si deve vedere che Dio mi protegge. Ogni potere del mondo si spezza dinanzi al Suo Soffio, …se Egli vuole!”

5. “Se ti hanno risparmiato dodici leoni per sette lunghi giorni, allora so all’incirca cosa significa l’esercito celeste. Non è del tutto comprensibile, ma…”, il re si drizza, “…io ti sono vicino, e perfino tu non devi disconoscermi”.

- Una fine risata: “Se Dio te lo indica, allora vieni quando vuoi, …io ti riconoscerò! Ma per la tua protezione non ti conoscerò davanti al popolo, ma i miei medi ti aiuteranno”.

6. Ciro continua a chiedere: “Come mai sei così saggio, nel governo sei ben informato, meglio che io stesso – almeno per Babilonia”, limita la sua confessione, “e stai comunque lontano dallo sfarzo, tu ‘strano uomo di Dio’? Ma si può unire una funzione del Cielo con una del mondo?”

7. “Non è facile. Il destino mi ha preso duramente. Se un bambino viene educato mollemente, allora diventa una canna debole che per tutto l’orgoglio cade nell’abisso. A noi attira il SIGNORE, e sul sentiero dello sviluppo ci ammaestra. Se prendiamo sul serio la vita, senza che peschiamo sempre nel torbido, allora la Serietà di Dio è il Conduttore del nostro destino.

8. Qualche volta ho pensato da ragazzo: ‘Perché ho perduto la mia patria da bambino? Perché sono morti i miei genitori nell’onta, in un paese straniero, ed io sono stato buttato di qua e di là?’. Oh, proprio da ciò ho imparato la serietà della vita, la maestosità e, …la benignità di Dio! Allora ho imparato a disprezzare il mondo, senza negarlo, vi sono divenuto un principe, ma non per esso, …beninteso!

9. Ho riconosciuto la ‘facciata’ di coloro che rivestono una funzione, ho visto l’abito della povertà ripieno di cuori ricchi. Allora si impara a distinguere e come ognuno è da prendere. E tutto stava in una maestosa mano di Dio. Dal proprio suolo del cuore l’uomo trae la sua povera spiga oppure un ricco tralcio. Fin dal patriarca Abraham sono trascorsi millequattrocento anni, dove il popolo attraverso la Grazia di Dio andava qualche volta in alto, più volte in basso attraverso il proprio fallimento.

10. Nella ‘visione’ il Signore mi ha mostrato che ora, io sono l’ultimo grande che Egli ha mandato nell’eterna Misericordia. Non è il mio merito; è il Suo procedimento di salvezza per la redenzione. Sono soltanto un filino della Sua forte Fune, una gocciolina dal mare della Compassione che il Padre-Creatore concede a tutti. Se qualcuno si serve della Misericordia oppure no, è tuttavia la sua specifica misura.

11. Dopo di me verranno ancora quattro piccoli, perché la Giudea diventerà sempre più piccola nella fede. Abakuk ed Haggai (Aggeo) opereranno; a Zaccaria verranno mostrate molte immagini future; ed il quarto uomo di Dio è Maleachi (Malachia). Da questo, fino alla venuta di Dio come Redentore, passeranno quattrocento anni concessi agli uomini.

12. Ma se non si attinge dalla ‘piccola’ grande ‘profondità miracolosa’ di Dio, così la Giudea, come anche tutti i popoli, percorrono la via di sofferenza scelta da sé. I quattro volte cento anni sono simbolicamente la Potenza, Forza, Dominio e Vigore di Dio come Creatore, Sacerdote, Dio e Padre, così come il Sole ci dà quattro tempi: mattino, mezzogiorno, sera, notte. Sulla maestosa Scia viene Dio nella figura di un Uomo, nella Sua santa Entità-Ur, tuttavia come eterno Redentore!

13. Questo vale dapprima per la figlia caduta, della quale ti ho già riferito. Essa ha preso la piccola strada sbagliata ed è precipitata come una stella dal Cielo. Se questo accade nel Cosmo, allora una tale stella si raffredda, e nella distruzione le sue innumerevoli parti (asteroidi) cadono nel Cosmo. A volte qualche piccolo pezzo colpisce altre stelle, come magari la nostra Terra.

14. Così la bella Forza della prima creata è stata distrutta dall’arbitrio, oppure, detto così: fu legata e dispersa in quattro direzioni. In ciò, pure un alto segno: i quattro venti, simili alla santa Entità-UR, catturarono quel che si era spezzato e si era sparso nella sua Grazia. Diversamente da tutte le schegge, non potrebbero ridiventare una cosa intera.

15. Oh, il Signore non intende fare altro che ‘riparare’, ‘guarire’ ciò che è rotto, perciò Egli è il SALVATORE. Che cosa è dunque ciò che è perduto, sia una singola persona oppure una cosa? Come figlia del Creatore è una propria persona, anche dopo la caduta. A ciò ti sia ancora mostrata un’immagine. Più di tremila anni fa esisteva un Eden. In questo il Signore aveva posto per l’ultimo tempo del mondo una coppia di uomini come fedeli custodi.

16. Questi uomini hanno vacillato. Allora arriviamo al Leviathan. Anche allora era un serpente. Non uno come nel fosso di Bel; allora venne come una ‘voce’ nella mente di quegli uomini. Non sarebbe stato così se non avessero interrotto l’insegnamento di Dio. Oh, essi comprendevano e, …desideravano ciò che tale ‘voce’ aveva da offrire loro: il loro stesso cuore mondano diventato povero.

17. Il maligno si rivolge da tutte le parti come serpente. Ed egli accusa Dio ed tutti (come in Giobbe), ma non se stesso. A dimostrazione di questo, è stato il processo di salvezza di Dio, la Sua Guida, che ha fatto trovare il dispiacere ai maligni, li ha catturati ed elevati al loro dio. Per quanto tempo, lo hai visto, proprio così quanto rapidamente è intervenuta la mano di Dio, ed io su Incarico di Dio e con la Sua Forza ho dovuto uccidere il serpente”.

18. “Non lo capisco del tutto precisamente, ma ora so: riconoscere Dio come il BENE e soprattutto agire seriamente di conseguenza, persino se l’Officina di Dio mi è ancora chiusa. Daniel, gli uomini – in genere – non comprendono il Mistero, anche se è Dio a svelarlo. Sono sempre pochi a comprenderlo, amarlo e riconoscerlo. Mi è sufficiente il poco che posso conservare. Di fronte a te sarà insufficiente”.

19. “Ti interrompo. Hai riconosciuto la cosa più deliziosa, amico mio, e cioè: ‘riconoscere DIO come il BENE ed agire di conseguenza!’. Chi prende a cuore questo, ha l’autentica visione della fede. Non si devono contare le Stelle del Cielo e le gocce del mare, essendo così incalcolabili le vie e i pensieri di Dio, con i quali Egli ci circonda per Benignità e ci guida attraverso tutta la vita”.

- “Sono sollevato”, Ciro fa grato un sospiro di sollievo.

20. “Ora ancora questo: Dovevo gettare in prigione Lysumacha e il suo branco, altrimenti non sarebbe subentrata nessuna calma. Qui ci sono molti che vorrebbero disturbare la pace. Che cosa consigli? Che cosa devo fare con loro? Ucciderli sarebbe la cosa migliore, e non lo permetti. Ma allora che cosa?”

21. “Porta i sacerdoti con te a Persepolis, lascia liberi gli altri. La cattiveria non si estirpa attraverso una morte, la cattiveria è un germoglio che può assalire gli ignoranti. I liberati saranno troppo lieti per ammutinarsi di nuovo. In tal modo raccogli un ringraziamento, che sarà aggiunto al buon governante”.

22. “Sono comunque scettico. Alla corte di Persia, da ragazzo nobile, ho visto molte cose. Ma se lo dici tu, Allora è anche una Parola di Dio. Così avvenga, come tu, no, …come lo vuole DIO”. Chiama per un vino dell’Euphrat, e bevendo chiede a Daniel:

23. “Quando terrai la tua assemblea?”

- “Nella terza settimana. Domani vado al castello”.

- “Fino ad allora rimango, e ci vediamo, …prima che io ridiventi persiano”. Leggermente in tono scherzoso.

- Anche Daniel ride. “Anch’io sono diventato un mezzo babilonese. Secondo il sangue, non sono un autentico giudeo. I miei avi provengono da differenti popoli che si sono inseriti in Canaan.

24. Come spirito, amico Ciro, non sono nulla di questo mondo. Se rimani credente, anche tu per il mondo sarai morto nel cuore, ma rinato per la Luce! Questo può avvenire qui; possiamo essere uomini, ma spiritualmente figli di Dio. Conserva questo come il mio dono di addio”.

25. Ciro si volta a metà. Non ha bisogno di vedere come i suoi occhi si bagnano dolorosamente. – Oltre al proprio seguito, Daniel si circonda di una truppa d’elite persiana. Ben protetto arriva sull’altura del Dura.

*

26. “E’ buono che sei arrivato, principe Daniel!”. Il guardiano lo aiuta dalla sella.

- “Perché? Tieni una buona disciplina, come il nostro Kambasy”.

- “Eh”, dice costui. “Senza di me le cose vanno come vogliono”. Si intendono molto bene gli uomini, e scherzano sovente. Questa volta il guardiano rimane serio.

27. “Degli altolocati della Giudea sono venuti con del baccano; non sempre ci sei quando qualcuno ha bisogno di te. Hanno chiesto quando sarebbe la tua assemblea e se vi potevano andare. Li ho cacciati via. I più poveri…”

- “…li hai ospitati bene?”

- “No, perché era un branco del tutto diverso”.

*

28. Daniel si ritira nella sua camera da lavoro. “Signore, mi dovrai prestare il Tuo grande aiuto, affinché con il diritto io non dimentichi l’amore. Molti sono ancora poveri e solo alcuni ricchi nell’anima. Allora mi vorrai…”

- “…prestare il Tuo grande aiuto! Lo so, figlio Mio, come lo intendi”.

29. “Signore!, vieni come un buon Amico, quando ho molto bisogno di te”.

- “E diversamente no?”. Può un uomo domandare così gentile come il Signore?

- Sconvolto, il veggente nasconde il volto nella veste di Dio. “Tu sei sempre presente”, singhiozza stravolto, anche se non Ti vedo e non posso rifugiarmi in Te in tutti i poveri affari del mondo”.

30. “Anche su questo riposa la Mia benedizione. Finché un inviato serve, il servizio passa attraverso la Mia mano. Hai chiesto il grande Aiuto. Sì, l’assemblea non sarà facile. Alla fine si mostrerà se ho prestato un Aiuto grande oppure uno piccolo”.

- “Signore, ho sbagliato chiedere”.

- “Non necessariamente”, consola Dio. “Le parole non contano per Me, quando l’uomo si affida alla Mia Guida”.

31. Daniel dice felice: “Qual grande Conforto! Allora devo…”, s’interrompe. “O Padre, ho sbagliato di nuovo a dire ‘grande Conforto’, come se Tu ne avessi giammai uno piccolo. Tu sei appunto il grande Dio e Padre! Una volta… Tu consoli una volta, proprio come Tu sei, anche, unicamente l’UNO! Così è anche con l’Aiuto. Ah, l’uomo dimentica troppo presto il Tuo buon agire!

32. Il Tuo grande aiuto presso i leoni, nella fornace, ed infine con il dragone. Inutile menzionare tutto! Mio Signore e Dio, giornalmente, per circa settant’anni, il Tuo aiuto è stato accanto a me! Io sono stato sotto la Tua maestosa custodia! Allora non è mai esistito un grande o un piccolo; c’eri solo Tu nella Tua magnificenza!

33. Guarda la mia richiesta: sono vecchio e viene ancora preteso così tanto da me. Ma Ti ringrazio per il Tuo costante grande Aiuto che Tu hai prestato. Mi hai benedetto riccamente, buon Dio-Padre, mi hai fatto riuscire molto. Prendi il mio cuore e la mia anima come doni di sacrificio per la Tua Luce”.

34. “Accetto i tuoi doni”, dice seriamente Dio, con quella maestosa Serietà, che è portatrice della più alta Benignità di Dio.

- ‘Oh, sarà certamente il mio rimpatrio nel Cielo’, giubila Daniel riflettendo. “Guidami alla Tua mano destra e fammi essere sempre sotto la Tua Grazia”, chiede lui. “Mostrami ancora come devo muovermi nell’assemblea, che cosa devo dire. Vorrei attirare tutti gli uomini nel cerchio della Tua Luce.

35. “Farai i conti con i grandi, anche con il resto del popolo, qui in vista di tutti coloro che in Canaan hanno dimenticato la sofferenza nel paese straniero, …come anche ME. A chi non riguarda la resa dei conti, si piegherà in umiltà, e tu vedrai chi ha bisogno di conforto ed aiuto. Infatti, gli stessi litiganti mostreranno la loro malignità. Lasciali mormorare un solo giorno. Come Mio fedele servo devi portare tu le Mie parole, Il Raggio anticipato di un’ultima Rivelazione che varrà per te, qui nel paese straniero. E poi…”.

36. “O Padre, è una grande ingiustizia interrompere Te; ma il mio cuore è stracolmo. Perché, con il Tuo ‘poi’, ritorno! Il terreno qui è solo un riflesso, …nella Luce. Nessun mondo mi può offrire una casa! Accetta in anticipo il ringraziamento dello spirito”.

37. “Accettato! Quello che ne faccio IO, un giorno lo riceverai. I leoni non potevano farti paura, la cattiva gente non lo doveva fare. Conforto e aiuto sono la Mia benedizione, e l’Amore ti assiste”.

- Daniel non sa che il Signore è di nuovo andato via. A lungo rimane immerso in silenzio, con onore, gloria e ringraziamento per ‘il conforto e l’aiuto di Dio’, che non è né grande né piccolo, anche quando i Suoi Doni si mostrano differenti.

*

38. A destra dell’Euphrat, presso Akkade, si trova un ampio terrapieno verdeggiante. Con una grande folla di persone viene pulito quello spazio. Il paesaggio cade verso la riva. E’ magnificamente adeguato per tenere qui l’assemblea. Le precedenti hanno avuto luogo tra il popolo. Questa volta si devono radunare gli ultimi giudei. Viene provveduto anche per alloggio e cibo.

39. Spie sgusciano di qua e di là, si tradiscono attraverso domande stolte.

- Un comandante contende: “Se non scomparite, vi denuncio al mio re”.

- Daniel, al quale lo denuncia, lo inquieta. “Conosco i mandanti. Hai fatto bene a intimoriti. Ti ringrazio”. Dona al persiano un cerchio. Più gioioso e fervente che mai il comandante provvede al suo servizio. Dopo una settimana è compiuto il lavoro preliminare. Delle guardie rimangono nei pressi, ovunque. Non si può mai sapere…

40. Tre giorni prima il comandante vede che l’acqua del fiume copre turbinosamente un largo bordo del piano del prato. “Fulmine, che succede?”. Chiama qualcuno e questi corrono rapidamente a monte del fiume, O guaio: due ore al di sopra del prato, dove il fiume aumenta l’Euphrat, si ha – chi? – costruito un muro fino all’altra sponda. Attraverso una boscaglia l’acqua è stata spinta quasi ad uno stretto rivolo. In tal modo ha proseguito inondando la riva a destra.

41. “Ma questo sembra, come se…”

- “…lo hanno fatto di proposito quegli straccioni!”, interrompe un uomo il superiore. “Comandante, questo va contro Daniel; la sua assemblea poteva essere inondata. Ma guai a quei criminali quando li catturiamo! Lo devo comunicare al principe?”

- “Sì, parti subito!”

42. Daniel riceve calmo il rapporto. Che Pochereth e compagni avrebbero intrigato, lo sapeva. “Questa gentaglia! Non pensano nemmeno una volta del danno che potrebbero fare alla propria gente, e ne potrebbero morire i bambini, i vecchi, le donne e ancora di più. Devono aver fatto male i loro conti!”

43. Chiama Kambasy. “Tu rimani qui; gli armati vengono con me!”. Spronano i loro cavalli il più velocemente possibile. Quando arrivano alla barricata, si sono già radunati degli uomini. Daniel constata contento che la maggior parte veniva da Akkade ed hanno già cominciato ad interrompere la diga. Ci si affatica fino all’aurora. Gli uomini sono esausti e Daniel si tiene sovente a qualcosa, per non accasciarsi.

44. “Signore, c’è già il Tuo grande aiuto che Tu hai prestato! Guarda i molti fedeli!”. Presto l’opera è compiuta. Guarda dietro alle acque che scorrono di nuovo nelle rive. “Fa che il male si esaurisca con il fiume. Fiume Euphrat del Padre, togli il male con la Caratteristica del Padre, la Misericordia”.

- “Vedrai, che cosa sarà tolto!”. Daniel sente quelle Parole accanto a sé.

45. “Fatto”, gioisce il comandante. “Io rimango qui, non si sa mai…”

- “Non lo oserà più nessuno, per questo non ci sarebbe nemmeno più il tempo. Gli uccelli del malaugurio sono andati a cavallo giorni fa, per dimostrare la loro ‘innocenza’. Ma se puoi, …ringrazio te e la tua gente per il buon servizio”.

46. Ringrazia anche cordialmente i giudei per l’aiuto e che gli sono stati fedelmente dediti. Tutti sono stati diligenti. Alcuni rimangono presso i persiani. Agli altri, Daniel ordina di tacere. “Il giorno dell’assemblea si rivelerà”.

47. “Oppure ancora oggi?”, sussurra il persiano a se stesso. “Mi deve divorare Bel se i criminali non vogliono confessare già oggi la loro opera”.

 

 

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Cap. 31

I traditori si tradiscono

Il magnifico Discorso di Dio ai presenti tramite Daniele

Il giusto giudizio di Ciro – L’ultimo magnifico discorso

1. “Eh, avete perduto qualcosa all’Euphrat?”. Il comandante galoppa verso un gruppo di uomini che discutono animatamente alla riva. Lui era sempre al galoppo su è giù ispezionando. Alla chiamata, gli uomini si vorrebbero abbassare. Vengono circondati dagli uomini a cavallo. Un ignaro giudeo esclama: “Ma questa è gente ben vista del mio popolo, onorabili e anche ricchi!”

2. “Lo voglio credere”, dice uno molto determinato.

- E’ Pochreth, che con Sotai, Hasupha, Hodadja, Ranza, Pelajar e il proprio seguito, erano scesi e non andavano più a cavallo, e ora fa finta di essere onesto. “Daniel è il nostro principe; inoltre godiamo della protezione del re”.

3. “Questo lo vedremo! Ho sentito…”, il persiano mente in modo astuto – ma inconsciamente dice la verità – “…che due settimane fa avete scavato qui al fiume. Volevate trovare la pietra dei saggi?”. schernisce apertamente.

- “L’ha presa il principe Daniel”.

- “E prima?”, minaccia lui apertamente, “Siete andati su e giù, avete indicato il fiume e avete litigato. Va anche senza la pietra dei saggi per accorgersi che cosa è successo qui. …Chi siete?”

4. “Ma io”, finge uno mite, “voglio chiarire la faccenda con Daniel”.

- “Magari lui sa ancora meglio di me chi siete voi altri. Quindi avanti! – Voi, buoni giudei…”, dice gentile a quelli che avevano aiutato a rompere la diga, “…rimanete indietro come guardie”, e quando i prigionieri si vorrebbero lanciare sui cavalli, li respinge: “No, potete fare la via a piedi; i vostri cavalli rimangono qui”.

5. A piedi è molto lontano, ed è difficile camminare attraverso la notte senza Luna. Ma il comandante spinge inesorabilmente i prigionieri. L’esercito di stelle impallidisce, dall’Euphrat soffia freddo e non si è ancora mostrato il giorno, quando giungono sotto l’altura del Dura. Daniel viene svegliato subito.

6. La sua seria calma li allarma. “Quello che avete fatto, grida al Cielo. DIO vi giudicherà! Magari drizzerà ancora i vostri sensi storti, voi, maligni dell’inferno! All’assemblea il popolo dovrà sentire il fatto. Mondanamente vi giudicherà il re”

- Hasupha fa chiasso: “Ci devi giudicare tu. Non sottostiamo al tribunale persiano”.

7. Il comandante contraddice: “Qui è territorio persiano!”.

- “Fermo!”, Daniel si alza”.Non lasciar trapelare nulla. Oltre a questo, Hasupha ha confessato la colpa, …involontaria. Una truppa del governo vi porterà a Persepolis”, I criminali vengono ben sorvegliati; a questo provvedono già i guerrieri stessi.

8. Il comandante domanda il perché Daniel gli avesse imposto un ‘fermo!’.

- “Gli iniqui non lo devono sentire, come viene giudicata la loro azione, altrimenti si svincolano facilmente per non aver voluto questo o quello. Ora re Ciro ce la farà con loro. Vuoi rimanere con me?”

- “Volentieri, e ti ringrazio per la fiducia, principe Daniel”.

9. Che Ciro si tenga nascosto, Daniel lo sente senza saperlo precisamente. Scrive al re e ai colonnelli del tribunale persiano affinché conservino la lettera del re e non opprimano i prigionieri, ma di aspettare finché venga il re. A Daniel rimane un giorno di riposo, prima di agire pubblicamente. Oggi non sarà disturbato.

*

10. Dal silenzio profondo della notte procede un nuovo giorno, così splendente e puro, che anche coloro che pensano superficialmente lodano quel mattino. Attraverso la valle dell’Euphrat soffia continuamente un vento che smorza la calura del Sole e bianche nuvole aiutano lenendo. Fin dall’aurora del mattino schiere di popoli camminano verso il piano del prato: giudei, babilonesi, medi, persiani e ancora altri.

11. “Daniel non ha provvisto bene”, dice un brontolone. “Tiene la sua assemblea solo per noi. Se ha invitato anche gli stranieri, allora…”

- “…dovrebbe schierarsi intorno noi e collocare gli altri all’esterno? Un Daniel non ha bisogno di invitare nessuno; la gente viene del tutto da sé. E se… Dovrebbe mettere in parata la gente, come re Ciro fa marciare la sua guardia? Inoltre, credo che l’assemblea non è solo per noi”.

12. “Lo voglio credere”, dice un quarto uomo. “Dev’essere la sua ultima. Ci ha sempre servito”.

- “Il re pagano”, brontola uno astiosamente.

- “Stupido! Se Dio non lo avesse accompagnato ai re, allora la Giudea sarebbe morta sotto Babilonia. Nessuno sarebbe mai tornato nel paese dei padri. Noi che viviamo ancora qui, saremmo morti in questo paese straniero”.

- “Precisamente! Quindi, aspettiamo che cosa dirà. Allora potrà contendere chi vuole; ma io gli conservo la fedeltà”.

- “Anche io!”. “Anche io!”, viene esclamato da più parti.

13. Le ondate di parole vanno su e giù, nonostante la riconoscenza che Daniel ha pensato a tutto. Gli stanchi possono riposare sotto ampie tende; dai carri coperti si possono comprare bevande e cibi. I poveri hanno biglietti, affinché debbano ricevere gratuitamente il cibo. E’ provveduto anche per gli animali.

14. Arriva Daniel. Si porta la sua parola di bocca in bocca, oggi senza veemenza e, …senza ira. “Il Tuo grande Aiuto”, sussurra lui fra sé. “Signore, mi hai fatto ben riuscire”. Ma comincia soltanto. Sale sulla piccola collina, che era stata preparata nel mezzo, affinché tutti si possano accampare intorno. E’ quasi silenzioso come nella notte. E lui comincia:

15. “Così parla il Signore: ‘Voi, uomini di questo mondo, oggi dovete sentire la Mia voce. Chi vi parla? Il popolo di Abraham lo potrà riconoscere, gli altri lo sapranno tramite il veggente che esiste un solo Creatore, il Quale ha creato tutto e conserva anche tutto. Egli non è né Bel né Baal, nessun Nisroch, né Sebub, non Aschera né Astante. Oh, tutti i nomi non contano nulla, ma solo ciò che fate voi dei nomi: un servizio idolatro! L’uccisione della coscienza! La rovina dell’animo! La crudeltà, che nemmeno gli animali conoscono!

16. Regna il maligno! Non date la colpa allo sconosciuto (Satana)! Non a coloro che insegnano gli idoli! Costoro devono pagare la loro colpa perché si sono studiati gli idoli dall’orgoglio, dalla bramosia e dal guadagno. Lasciate a Me, il Creatore, come ho da trattare con i malfattori. Ognuno guardi nel suo proprio cuore quale idolo lo governa. Chi è del tutto libero dalla colpa? Chi guarda senza arroganza agli altri che stanno più in basso di lui stesso? Detto così, per il mondo! Chi – domando IO – non cerca di riempire il proprio sacchetto a spese di uno più povero, oppure di colui che non s’intende bene degli affari del mondo?

17. O uomo, e questo è quell’idolo al quale tu sacrifichi giornalmente e di cui gioisci: ‘La grande Babilonia!’. Non pensate a questo paese straniero la cui terra si chiama così. I dotti nelle Scritture della Giudea non ne comprenderanno il mistero fin quando IO solleverò il velo. E voi stranieri che Mi state molto vicini, non abbassate lo sguardo, non abbiate dispiacere o ira, perché il paese ha questo nome. Ciò che dico Io, finora era noto solo a pochi, ma un Daniel ve lo può spiegare, per quanto qualcuno avrà bisogno di saperlo per questo tempo. Quindi: ascoltateMi con il cuore aperto!

18. La grande Babilonia esiste da un tempo che l’uomo non può afferrare, ma il suo decorso è un’eternità strettamente limitata. Una volta era uno spirito che si è idolatrato per arroganza, che si vedeva più elevato di quanto risultava dalla sua posizione. Un esempio per gli uomini di questo mondo! Sovente ci si mette su un gradino più alto di quanto spetta, si guarda giù agli altri, i quali sono appunto degli uomini precisamente come lui. Ed appunto questo, con tutto ciò che ne sorse, è la nominata ‘grande Babilonia’! Ma ora…

19. Perché il paese che porta questi ricchi beni si chiama Babilonia? Chi ne può sapere qualcosa essendo nato qui? Deve per questo appartenere alla grande Babilonia? Per nulla! Cara gente che siete qui a casa! C’erano – come ovunque – anche qui, dei malfattori di ogni genere; quindi, per questa parte si è giustificati che il paese porta questo nome. Ma dinanzi a ME, Babilonia è tutto il mondo, l’insieme della materia.

20. Quello spirito del quale ho parlato, era provvisto con i Beni della Mia Luce, così come la Terra è riccamente benedetta. Ma non li ha custoditi, li ha solo inghiottiti, come il vostro dragone ha divorato tutto ciò che gli si gettava davanti. Quello che non gli apparteneva lo doveva sputare dalle sue fauci: oro e pietre preziose. Un simbolo che indica come la proprietà della Luce non la può consumare nessun mondo!

21. Chiedo ad ogni giudeo, babilonese o persiano: ‘Che cosa avete fatto con la ricchezza che era propria della valle dell’Euphrat? Da chi venne il patrimonio? A chi ne è da ringraziare? Lasciate maturare voi i frutti, oppure lo fa il Mio Sole, la Mia pioggia, il vento e la Benedizione?’. Voi giudei – eccetto pochi – avete sparso il patrimonio della fede dei padri e sperato in ME, che potesse prosperare bene per gli stranieri?

22. Vedo bene chi ammette liberamente il proprio fallimento. Il popolo ha sempre pregato che Io volessi preservarlo dalla sofferenza e purificarlo da tutti i peccati. Ma quante volte l’ho fatto? Mi potete dire la somma? Che cosa è successo quando si è mostrato il Mio Aiuto, …quando eravate ridiventati puri? Vi gettavate nel più vicino fosso di peccati e poi vi stupivate ulteriormente se le ‘Nuvole della Mia Serietà’ coprivano la Misericordia.

23. Proprio così la deportazione qui in Babilonia. Chi è nato qui è comunque innocente dell’onta del popolo. Soltanto, …tutti voi ne conoscete la storia; e ciò che è successo qui lo ha da dire Daniel. Il Mio ‘Conto’ passa dalla sua mano, …guidata da ME, come la sua bocca dice le parole del Mio Spirito!

24. Tutti hanno da sussistere dinanzi a Me, oppure, … scomparire! Solo chi non può decidere da sé viene liberato da una ‘colpa di popoli’. Se uno è gentile, oppure astioso o avaro, se esercita l’amore oppure si consuma dall’odio, …ognuno lo deve portare da sé dinanzi a Me, anche chi non Mi conosce ancora secondo il Mio Nome.

25. In ognuno bussa la coscienza, la ‘Voce del Mio Spirito’, persino in colui che fa del male. Perciò IO faccio la resa dei conti, ovunque, in ogni tempo! E la grande Babilonia quando un giorno avrà raggiunto il culmine (il tempo della fine), allora aprirò i libri in cui ciascuna anima avrà da registrare il suo dare e avere.

26. IO non Mi adiro! Io vi dico solamente dove dovete rivolgervi! La prima resa dei conti si svolge per ciascuno dopo la morte, …se allora mette il suo ammanco nelle Mie mani con pentimento e …fiducia, cosicché Io guarisca la sua anima. Se IO lo libero dalla sporcizia del mondo, allora viene concluso il suo piccolo libro; allora gli errori sono estinti anche nel (grande) ‘Libro della Creazione’. Però, detto per la vostra salvezza: questo non succede tanto per dire; perché,

quello che l’uomo seppellisce nella sua anima,

è il peso della sua via!

27. Non pensate che IO sarei severo e non lasci cadere nulla attraverso le Mie dita. Tuttavia: le Mie mani non perdono nulla! Invece benedicono e perdonano, guariscono e salvano ogni povera anima, mentre Io conservo tutto nella ‘Mano del diritto’ e l’estinguo con la Mia sinistra. Ma non sperate solo sulla sinistra, che guarirà ognuno che si nasconde nell’abisso, che si lascia coinvolgere entrandovi. Perché ciò che non tiene la Mia ‘Mano di Diritto’, la Mano della Grazia non lo estinguerà, per la salvezza di tutte quelle anime che sono attaccate al mondo.

28. La Forza centrifuga a voi ancora sconosciuta tiene gli uomini saldi sulla Terra. Nonostante ciò potete camminare come volete. Proprio così viene tenuta la Terra nel volo nello spazio sulla sua orbita, sulla quale passa instancabilmente. Così ogni creatura-figlio è legata a Me, e senza questo legame non può vivere. Solo procedere nel bene o nel male, di questo è libero ognuno.

29. Usate falsamente questa libertà, …e sfuggirete alla Benedizione del vostro Dio! Se quindi non sarà osservato l’Ordine del Cielo, con che cosa saranno anche stese poi le Mani del Mio Diritto e della Grazia? Oppure è da preferire la povera libertà dell’uomo, che urta contro ogni spigolo? IO metto questi spigoli per la salvezza dell’uomo, perché senza questi, egli sprofonderebbe nell’assenza di un limite infinito scelto da se stesso.

30. Il Mio conto è stato doloroso, oppure ha agito anche la Mia Benignità? Chi vuole voltarsi, chieda al Mio veggente, che ho mandato per la Benedizione per voi e per i vostri re. Egli aiuterà dal MIO AIUTO. Vi indicherà le vie da seguire dalla MIA SCIA, che, …percorsa bene, …sfocia nel Regno della Luce. Oggi vi ho purificato e rivelato un miracolo, poiché ognuno ha potuto sentire la Mia voce, voi, più di due volte centomila. Così penetra la Mia Parola in ogni tempo attraverso tutto il Cosmo, e con questa, la Mia benedizione e la Mia pace!”. Attraverso la folla passa un soffio, come se ogni capo venisse sfiorato da una Mano soave.

31. ‘Per la tua gioia’, lo sente solo Daniel. ‘Ogni fatica trova la sua ricompensa’.

- ‘O Padre, non la mia fatica, ma…’

- ‘…la Tua, vuoi dire? E’ giusto! Ma Io parlo della fatica dei tuoi settant’anni’.

- ‘Signore’, respinge il veggente, ‘sul piano ci sta la Tua molta Fatica, che hai avuto con me. La devo dapprima calcolare, prima di poter mettere il mio poco nella Tua maestosa Bilancia dell’Ordine’.

- ‘Mettila sul piatto e una volta saprai quale peso ha la Bilancia: nel dare, nell’avere!’

32. Il ‘silenzioso discorso di Luce’ non viene disturbato; gli uomini sono catturati. Più riflessivi sono quelli che stanno nel cerchio esterno degli ascoltatori. Perché molti hanno pensato: ‘Fino a noi non suonerà nessuna Parola’, E invece ora…? Hanno sentito come vicino il Discorso, pesante, del destino, imponente, e così soave, come una pioggia meravigliosamente calda, come il vento dolce nella rugiada del mattino.

33. Senza cancellare il Discorso di Dio, il mondo si spinge di nuovo in primo piano. Profondamente inciso, come con una matita di ferro, rimane la ‘Parola dell’Amore’; certo, in uno più saldamente, in certi aòtri un po’ più leggero. Ma non viene dimenticata, anche quando il mondano spingerà l’uomo di nuovo nella quotidianità.

34. Un uomo anziano nell’abito stracciato va da Daniel. Qualcuno lo riprende duramente. “Che cosa vuoi qui? Non vedi che Daniel, il veggente, ha bisogno della sua calma? Non hai imparato niente oggi dalle parole di Dio?”

- “Certo”, dice calmo l’anziano, mentre i suoi occhi fiammeggiano, “mi voglio far spiegare ciò che non ho compreso”.

- “Per questo hai abbastanza tempo domani!”

- “Domani…? Ognuno di noi può morire, e allora è troppo tardi per stendere le mani alla salvezza dell’Altissimo. Quindi, fammi passare!”

- “No, non ora!”

35. Daniel corre verso il gruppo e fa cenno a Kambasy, che avevano dapprima accordato. “Lascia in pace il mio vecchio uomo!” Il ‘vecchio’ è pronunciato stranamente.

- Il medio, giocando al meglio il suo ruolo, annuisce: “Non lo voglio spingere via dal veggente del Giordano. Ma guardate gli arcigni”, indica dietro di sé, “sarebbe bene se…”. Già si mettono in mezzo alcuni giudei che, certamente comprensibile, si sentono più uniti con il veggente. Appartiene appunto al loro popolo, …pensano loro.

36. Uno domanda: “Che cosa vuole? Noi, i tuoi compagni di popolo”, indica a sé e ad un gruppo, “avremmo ben il primo diritto di discutere con te il Discorso, che non…”

- “…non ti è fluito nel cuore?”, risponde molto severo Daniel. “Dio, non ha forse parlato a tutti? Ha riguardato anche voi”, intende i giudei, “la Parola d’amore di Dio, o solo per gli altri la resa dei conti? Oppure, non era coniata per tutti insieme, l’una come l’altra?

37. L’incarico di Dio è inizialmente di interpretare all’uomo la ‘Parola’ come un segno per il povero mondo, Ephoseth. Nell’uomo, non potrebbe trovarsi un angelo oppure un altro alto ospite che vi debba esaminare anche su incarico di Dio? Forse, in te e in coloro che sono venuti con te, manca”. Un piccolo sorriso. Gli altri si ritirano dietro Ephoseth.

38. Certi si sono portati le loro tende. Daniel spinge il suo braccio sotto quello dell’anziano. “Vieni nella mia tenda e sii il mio ospite, ti voglio servire”.

- Ephoseth arriccia il suo naso. “Non ti serve la smorfia!”

- Kambasy lo ha visto. “Io, un medio, ho imparato tramite il principe Daniel ad amare l’eterno-vero Dio, e per questo amore faccio ciò e come Daniel ha agito per me, oppure, …come Dio agisce con tutti gli uomini, come oggi Egli ha rivelato le nostre buone vie e, …la via dei cattivi. Daniel ha accolto come sommo dovere i poveri, consolandoli e saziandoli. Perciò servo anche l’anziano!”

39. Un paio di giudei strappano di lato Ephoseth. “Ci rovini la benedizione di Dio e la pace! Lascia agire il profeta come vuole; mi sembra…”. Il ‘presentimento’ è inghiottito. Chi sa se Ciro non ha raccomandato alla sua guardia di sorvegliare severamente l’assemblea affinché non possano capitare malfatti e proteggere Daniel, mentre dei medi avrebbero da assistere Ciro? Così ognuno ha provveduto per l’altro. Quale servizio d’amore, inoltre, …per tutti!

40. L’anziano getta da sé gli stracci. “Ciò che hai annunciato, è così…”. Ciro abbraccia Daniel.

- “Con nessuna parola non si può rendere la Magnificenza ancora più magnifica!”

- “Sì, nessuno la può glorificare maggiormente di quanto non sia! Non le si può nemmeno togliere nessun filino. Ci sono certamente alcuni che modellano la Parola con la bocca sciolta, da chiedersi dove rimane la verità. Oh, …chi lascia la sovranità di Dio così come EGLI stesso si rivela, rimarrà nel buon diritto di Dio, …e anche nella Sua Grazia.

41. Perciò non essere rattristato, poiché ciò che percepisci nessuno te lo può rubare o insozzare. Per un po’ di gente che ha affrontato malamente il ‘povero anziano’, resta il re! Sono caratteri deboli, ma tu devi agire come re. Non potevano nemmeno sapere chi si trovava nell’abito da mendicante”.

42. Risponde Ciro: “Tu hai insegnato ad affrontare umanamente gli uomini, sia poveri che ricchi. Io rispetto il mendicante se è onesto, come ogni grande. Ora ti aspetti che io infrange questo insegnamento? Perché i cattivi non volevano concedere la gioia a un umile?”

43. “Va bene, amico mio!”, Daniel gli offre un po’ di vino”. Se l’alta LUCE che giace in loro stessi non risuona nessun eco in tali anime, un giorno potrà essere misurato anche con un ‘altra misura, …quella dell’indulgenza. Verranno a sapere chi era il mendicante, e la paura di te sarà la migliore medicina. Sarà sufficiente per guarirli dal proprio male.

44. L’altro sarà da trattare domani”, Daniel distoglie il malumore del re, “la diga del fiume. Ho mandato i criminali a Persepolis, affinché…”

- “…si consumi la mia prima rabbia?”, interviene Ciro.

- “Non questa volta, anche se sei il loro principe e giudice! Non dico per via di te: il fiume, tutto il paese di Babele sta sotto il mio governo, e chi trasgredisce ha da contare sul tribunale persiano!”

45. “Essi sono qui”, riferisce uno dei superiori.

- Daniel è stupito. Dio stesso vuol punire i cattivi? Lo avrebbero proprio meritato, ma…: ‘Non voglio interferire nell’Opera della Tua Mano’, dice il suo spirito.

- ‘In ciò fai bene’, sente accanto a sé. ‘Qualche volta la morte è l’ultima salvezza di vita …per una povera anima. E’ il Mio Giudizio, Daniel; vuoi evitare la crudeltà babilonese su Incarico Mio?”.

 46. Quindi il veggente dice al re: “Tieni domani il giudizio; dopo l’assemblea lascia andare via senza impedimenti gli ultimi della Giudea, …come ultimo dono che mi puoi dimostrare da amico”. Sul volto del profeta si vede una serietà come quella nei deceduti che sono tornati a Casa nella pura fede.

- Ciro contraddice sommessamente: “Non l’ultimo dono, fedele principe; spero che vieni anche tu a Persepolis”.

- “Come vuole Iddio!”

*

47. Daniel si sente attirato via, molto lontano, non solo verso il Canaan. – Così passa il primo giorno e fino alla sera arriva molta gente, con ringraziamenti e buoni doni per il re e per il loro veggente. ‘O mio Dio-Padre, a Te il ringraziamento per questo giorno’, prega Daniel quando è seduto sul suo giaciglio. ‘Lascia regnare domani la Tua indulgenza e fa del bene ai buoni e …ai cattivi’.

- “Chi è buono dinanzi a Me?”

48. “Signore, nessuno! Buono significa Benignità. Questa è la Tua proprietà nell’eternità!”, dice Daniel inginocchiandosi.

- “E tu stesso?’, i fedeli? Vanno nel mondo servendo; e chi serve volenterosamente, è buono”.

- “Certamente, Signore, ma quando un servitore fa del bene, è una parte della Tua Benignità che riveli attraverso di lui.

49. A questo riguardo cerchiamo anche di essere buoni sulla Terra per quanto è possibile. Ma Tu distingui tra la Tua Benignità di Creatore e il raggio retroflesso dal figlio, che su incarico Tuo e per amore percorre le sue vie da viandante. Per la mia piccola via, Padre mio, Ti sia detto grazie. Tu sei il mio unico alto amore!”. Una soave calma discende sul dormiente.

*

50. Nel discorso del mattino Daniel fa i conti con coloro che per avidità sono rimasti nel paese straniero. “Perdete la ricchezza, dice Dio. Chi ha agito come voi, non si stupisca quando il mondo gli toglierà di nuovo ciò che ha rubato! Non abbassate la testa”, esclama Daniel, “la via è lunga fino nel povero Canaan. Ma ancora più lontano, quasi infinito, è il sentiero nella Patria di DIO! Ma ora non pensate a questo.

51. Avete accettato l’insegnamento di Judamäa, avete anche predisposto scuole come enti, non per gli altri, nemmeno per i vostri poveri compagni di vita. Questi non dovevano imparare né a calcolare né a pensare, affinché voi li poteste derubare, così pure gli stranieri. Su costoro avete congiurato l’Ira di Dio. Ma quello che la Giudea aveva inteso bene ed anche interpretato così, lo avete raggirato del tutto secondo il vostro senso.

52. Credete forse che il Messia verrebbe per fare grandi voi e rovinare tutti gli altri? Vi stupireste se venisse un altro Messia, come SALVATORE di tutto il mondo! Egli non verrà nel vostro tempo, nemmeno mai così come voi lo desiderate sotto l’aspetto umano!

53. Non sono arrabbiato di voi, ma triste. Per fortuna la Giudea ha qualche buono che ha esercitato onestamente il suo commercio, che ha aiutato qualche povero compagno di popolo. Dio li benedice, poiché sono le Luci della Giudea.

54. Ora, a voi altri che siete rimasti quasi poveri, a voi dico su incarico del mio alto Signore: siate consolati! Dio ha visto la vostra via, Egli ha reso ricchi i vostri cuori. Avete fatto volontariamente la vostra piccola opera lontano dalla patria, oppure nati qui. Vi siete piegati volenterosamente. Conosco ognuno di voi, che nonostante l’amarezza e la preoccupazione è rimasto fedele ed onesto e saldo nell’autentica fede”.

55. All’improvviso sta Ciro sulla collina dell’oratore, alza la mano e la sua voce echeggia lontano: “Ho giurato a Daniel di lasciar andare il resto del popolo. Ma con la sua resa dei conti mi ha mostrato com’è da vedere questo. I miei consiglieri superiori vi registreranno l’ultimo giorno dell’assemblea e poi verrete a sapere ciò che ho inteso da tempo. Forse…”, dà uno sguardo su Daniel come muta richiesta: ‘Dì di sì, se il tuo Dio lo vuole!’, “…posso essere un piccolo portatore della Volontà di quel Dio che attraverso il veggente del Giordano è diventato anche il mio Dio”.

56. Daniel annuisce preoccupato. Come ha potuto lui annunciare un giudizio ai ricchi? Lui non voleva ciò che vuole Ciro; ma ora…: “Si dimostrerà la Magnificenza di Dio”. Lo dice gravemente sottolineato, poi indica in giusta avvedutezza e amore come sarà il ritorno, che nessuno avesse da soffrire mancanze. La folla non è da condurre così, questa volta come una volta tutto il popolo sotto Mosè, …per quarant’anni attraverso il duro deserto.

57. Si avvicina mezzogiorno, ma presto ci si raduna di nuovo; nessuno vuole perdere qualcosa. Proprio ora si portano i sei malfattori insieme ad altri aiutanti.

- “Re, lascia cadere le catene”, chiede Daniel, “e vedrai come agisce ancora meglio il tuo giudizio”.

- Ciro esegue malvolentieri la richiesta. Se fosse a casa in Persepolis, non l’eseguirebbe. Ma qui, ora, …così potentemente sotto la Parola di Dio e della Sua Guida…?

58. Ciro sta li in piena dignità di re. Srotola una pergamena e legge: “Hasupha, Sotai, Pochereth, Hodadja, Ranza, Pelajar e gli aiutanti, vi annuncio il verdetto della giustizia: chi ha compiuto la faccenda deve morire, com’è usanza in Persia”. Ciò significa: la morte per tortura.

59. I giudei cadono giù; speravano nella clemenza del principe. Daniel tace. Si è mortificati. Chi vede come il suo spirito dalla Forza di Dio circomfluisce il persiano? Ciro respinge ancora la corrente di questo spirito e, più rude di quanto altrimenti è d’uso, continua nella resa dei conti come sommo signore del tribunale:

60. “Volevate disturbare quest’assemblea e strisciare via dal paese con il vostro bottino. Questo vi è andato male! Io avevo già sbarrato le vie, e ieri ho fatto portare dai poliziotti ciò che avevate ammassato nei vostri scavi. Ah, …la ricchezza di sei uomini! Di questa, si potrebbe costruire molto magnificamente nella Giudea! Ora vedremo!”. Fa un impressionante intervallo.

61. “Gli aiutanti sono condannati alla galera a vita. Voi pensate che il giudizio sarebbe cattivo perché ho trovato DIO? Ascoltate: voi pensate che tramite questo vostro oltraggio l’assemblea che doveva tenersi per voi sarebbe stata solo disturbata e quindi impedita, e quindi sarebbe semmai da perdonare? – Ma non questa volta! Ora deve valere la mia volontà e, …agire la giustizia! Perché così?

62. La diga che i diavoli hanno costruito, …voi credete nel diavolo che dovrebbe da portare la vostra colpa”, lo esprime con cinismo, “avrebbe inondato una gran parte del piano del prato, ma dopo, anche tutte le città e i villaggi lungo il fiume fino al mare. Babilonia e la Persia avrebbero subito un immenso danno. Gente, bestiame, campi, giardini e boschetti, tutto sarebbe stato devastato dalla fiumana. Perciò… sì, perciò…”, Ciro vibra in se stesso, “…il mio verdetto è duro, ma molto giusto. Oppure no?”

63. Alcuni uomini noti si fanno avanti, e un alto giudeo dice: “Re – voglia Dio benedirti sempre! – hai detto il vero, e il verdetto anche se duro è giusto. Io stesso lo emetterei così, e sono un dotto nel diritto del mio popolo. Abbiamo sentito di questa notizia, ma dato che alcuni uomini, non per ultimo del mio stesso popolo hanno servito il tuo comandante ed eliminato al momento giusto la cattiva azione, non potevamo presagire che cosa sarebbe stato nella sua piena dimensione come lo hai descritto ora.

64. Solo per via di coloro che hanno aiutato, ti prego di cancellare la crudeltà della morte. Ecco, sono qui io stesso!”, il giudice si getta davanti al re. “Prendi me come ostaggio, invece di quelli che non hanno sospettato la dimensione di questo atto! Guarda le loro mogli, i loro figli piangono; dovrebbero tornare a casa senza consolazione? Ma i sei…”, si scuote, “…cadano nel tuo verdetto, perché hanno agito senza onore, e senza onore devono anche morire!

65. Forse un giorno arriverà un tempo in cui non esisterà più una condanna a morte; forse, …non lo so, …il SIGNORE ha agito attraverso di te. Il veggente ti aiuterà di fare il giusto dallo Spirito di Dio”.

- Tutt’intorno si sente un forte singhiozzare, ma anche imprecazioni sommesse contro i criminali; e molte persone alzano pregando le loro mani, …per i sedotti, e per il giudice.

66. Ciro si era aspettato tutto, ma non questo. In quel concetto, quasi si perde. Il suo cuore è più mite che la giustizia persiana. …Si è già sfilato la ‘pelle di Babele’. Ordina di unire la Grazia con il diritto. E gli sguardi di fuoco di Daniel gli penetrano attraverso l’anima.

67. Allora lui stesso solleva colui che sta in ginocchio, chiude gli occhi, che nessuno veda la sua lacrima, e dice gentile: “Tu, fedele giudice, non devi soffrire per gli altri. Hai portato l’amore per gli amici e per i nemici, come ne ho trovato di rado. Me l’ha insegnato Daniel. Quindi porta con te i cattivi aiutanti nel vostro paese, tu stesso li puoi punire; perché del tutto senza… No, ognuno deve espiare le sue cattive azioni!

68. I malfattori devono morire! Non lo cambio! Eccetto, …domani tramite la spada, in Babilonia! Questo sia! Una volta hanno agito come la ‘grande Babilonia’; Babilonia sia anche il luogo della morte!”. Dicendo questo, il re spezza un bastone nero intorno al quale era avvolta la pergamena. Sono sei pezzi, e li getta davanti ai piedi dei malvagi, che vengono portati via.

69. Gli altri rimangono a terra, con animo spezzato. Nel mezzo comincia a fiorire la povera gioia: salvati …attraverso Dio, attraverso Daniel, e attraverso il giudice. Daniel dice al popolo di andare a riposare. Il terzo giorno vogliano tornare tutti coloro che hanno bisogno di un aiuto, da lui e da Ciro; il quarto giorno avrebbe parlato ancora una volta al mattino, e al pomeriggio ci sarebbe stata poi la registrazione. Dato che a ciò Ciro sorride, cade da molti il peso della resa dei conti.

*

70. Con qualche fatica è passato il terzo giorno. Ora comincia il quarto. Al mattino attende una folla agitata. Ciro arriva con Daniel, braccio sotto braccio. Ogni discorso si ferma. Oggi il veggente ha l’aspetto di un pellegrino che sottolinea ancora la maestosità del suo spirito. I suoi occhi passano su tutto il popolo e si rivolgono in alto, là dove le bianche nuvole tracciano il loro corso. Daniel comincia con il suo ultimo discorso pubblico:

71. “Re Ciro, che ho servito, lo ringrazio per la sua fedeltà che ci ha mostrato. La tua svolta, re, è stato il frutto più bello che Dio mio ha dato nella tarda età. Ti benedico, anche se la ‘pelle di Babele’ non è completamente vinta, …né con te, né in Giudea, né lo sarà fino all’ultimo tempo del mondo. Ma questa non può procedere quando un cuore si arrende a DIO!

72. Io ho visto presso l’Hiddekel (cap. 24) la Guida del Creatore, nella Luce e nel mondo, fino a quando suonerà la campana del ritorno. Vi ho detto del Messia, del Quale Isa-i, uno dei nostri più grandi veggenti, ha annunciato come sarebbe da aspettare il Salvatore. Quando Egli verrà come Uomo, rimarrà comunque DIO! Lo si considererà come uomo. Tuttavia Egli viene puro, pur come un Uomo, nonostante la nascita nel mondo; infatti, la Pienezza della Sua magnificenza, di Dio, dimorerà in Lui.

73. Nell’immagine trascendentale mi apparve il Signore. Corporalmente come vedete me, così Egli stava accanto a me e mi ha insegnato questo della parola di Mosé:

‘Chi vuole essere di esempio, dovrebbe evitare ciò che il mondo gli offre,

altrimenti andrebbero perdute, Parole e Patto. Il ‘divenire’ e il ‘così’

 sono per adesso velati. Questo vale soprattutto per ciò che segue:

«Mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa». [Es. 19,6]

Lo si riferiva puramente a sé (allo stesso popolo eletto); invece Dio, nella Sua Maestosità, lo vede diversamente.

74. Nessun uomo ne fa parte, se non ama il BENE e di conseguenza lo fa. Una scelta nel mondo (esclusivamente per questo) sarebbe priva della magnificenza del ‘popolo di Dio’, e poiché lo si è pensato per sé, perciò si sono elevati molti falsi insegnanti che hanno portato la Parola di Dio in bocca, mentre i loro cuori rimanevano aridi. Vi hanno insegnato di comparire grandi e potenti, ed hanno chiuso per il Regno di Dio, che non sarà mai dato al mondo.

75. E oggi dopo anni colmi di sofferenze, lontani dalla patria? Non è uguale alla via che conduce attraverso la materia? Ci si aggrappa al caduco; persino la Luce più alta del Regno viene interpretata mondanamente. Non si è detto che il Messia verrebbe solo per Israele, che ci si potrebbe riscattare dai propri peccati? E ciò tramite un atto? Sì, ma, …attraverso quale?

76. E’ bello se delle azioni conducono alla redenzione! Voi sapete che cosa è stato della biga[29]. Chi non ha già fatto per sbadatezza e tiepidezza qualche male? Chi è buono da se stesso? Non sta dietro a questo la Forza di DIO che ci aiuta a pensare, a parlare e ad agire bene? Molti vorrebbero popolare a lungo e sovente il mondo, perché a loro sembra proprio così magnifico.

77. Ma io ho detto a questi cattivi che il veleno della semenza è il veleno del raccolto …per ognuno che uccide la sua coscienza. Chi può cadere nella mano di Diritto di Dio? Chi vuol fare ciò che DIO è? Egli può creare ciò che vuole; ciò che Egli fa, è fatto eternamente! Possiamo redimere noi e il mondo? Dipende Dio da noi, ha bisogno Dio di noi per completare un’azione? Abbiamo noi stabilito il Cielo? Oppure lo ha creato il Signore come Padre di tutti noi, come Patria dei Suoi figli per l’eternità?

78. Questo è il germoglio della ‘grande Babilonia’, che usurpa presso coloro che portano nella bocca la Parola di Dio…, nota bene: …nella bocca, non nello spirito che DIO ha dato! L’ho riservato per oggi, e non c’è da stupirsi che Ephoset, che non è venuto, ha invertito del tutto una parola pronunciata una volta da Jiudamäa e poi l’ha diffuso come suo insegnamento.

79. Jiudamäa mi ha chiesto se il Messia dovesse venire. Una domanda dubbiosa, un tastare fino al santo mistero. Oh, il nostro Creatore non ha bisogno di nessun ‘deve’ per eseguire la redenzione. Egli ‘fa’ secondo la Sua saggia Volontà. Egli non ha nessun altro ‘deve’, che quello della segreta Misericordia-Ur! Soltanto, non è un ‘deve’, come ne abbiamo bisogno noi. Noi dobbiamo mangiare, dormire, essere attivi, per non perdere la vita, …nel mondo, attaccata alla materia.

80. L’eterna perfezione di Dio, le Sue Opere, la cui Origine nessuna creatura afferra, ma ne ha la Benedizione di Dio, è l’Edificazione di tutte le Opere, come anche delle maestose Notti della Creazione, per noi sconosciute, di inesprimibile alta Salvezza. Soltanto, …tra questa origine e le maestose Notti, noi vi siamo adagiati, viventi, dal Signore.

81. Sia menzionata ancora la corruzione, regnando non solo da ieri oppure da oggi. Perfino Jiudamäa poteva essere sedotto. Anche Mosè è stato attaccato, si voleva creare un ‘tempo nuovo’, altre leggi, e rinnegare quelle ‘obsolete del Sinai’. Molte sono state messe da parte e – lamentandosi al Signore – coloro che guidano il popolo alla verità e che dovevano conservare l’autentico patrimonio della fede, hanno insegnato bei libri di prescrizioni abbelliti, che a loro dire sarebbero compiacenti a Dio.

82. Ma come il Cielo, inarcandosi al di sopra di noi non si può mai distruggere, così il Signore rimane il Dio dell’eternità, …anche del Sinai! Lo si può spingere del tutto da parte, …per se stessi, con cui ci si distrugge la Benedizione dalla Legge fondamentale. Invece le Leggi di Dio non si estingueranno mai, né per il mondo, né per l’intero Cosmo, la cui dimensione nessun uomo può immaginare.

83. In questo ultimo giorno di Grazia sia rivelata la Benignità di Dio, il Bene che vive e opera in tutti i popoli e in tutti i tempi, …benedetto da Dio. Io vi ho taciuto di molto di ciò che mi era stato riferito, perché dopo i maligni ritornavano dei buoni che si sono lasciati liberare dal veleno della cattiva semenza. Per via di questi migliori il Signore ci benedirà oggi per la Benignità della Sua Potenza, guidandoci sulla via verso la patria, non soltanto mondanamente fino in Canaan, ma ogni anima filiale fino a Casa nel Regno!

84. Dio ci ha anche dato la Benedizione attraverso i re. Kores e Dario sono saliti lieti nella Luce. Ora vi sta a fianco re Ciro. Il suo procedere avviene per Volontà di Dio, dalla Benedizione della Legge del Signore, e cioè quella che dice: «Ama il tuo prossimo come te stesso!». [Lev. 19,18] Chi trasgredisce questo comandamento, non tiene conto di Dio, può lodarlo piano oppure ad alta voce! Perché «amare Dio sopra tutto» [Deut. 6,5] è il fondamento della nostra redenzione e della felicità!

85. Il nostro procedere sotto ogni riguardo e in tutte le cose, è sempre un tentativo, per di più, povero. Solo lentamente oppure di tanto in tanto prosegue con una riuscita, quando mettiamo le nostre piccole mani nelle grandi mani del Creatore. Se siamo onesti verso noi stessi, allora nella nostra riuscita troviamo continuamente degli errori, se ci va bene, magari la conoscenza di cosa si dovrebbe fare meglio.

86. Di fronte a questo sta il ricco procedere dell’Altissimo. Oh, quando mai Egli fa dei tentativi per poi esternare dalla Sua magnificenza un’Opera creativa? No! Egli prepara dalla Sua stessa perfezione della Sua segreta Potenza-Ur creativa, le Opere, in particolare i Suoi figli, dall’Edificazione dell’Opera, la direzione e il corso come proprio sviluppo.

87. Se raggiungiamo la meta che è prevista da Dio in ogni struttura che è ancorata al Suo eterno-vero procedere, allora la via dello sviluppo è e diventa perfetta anche per ogni Opera, …in sé, indipendentemente da come noi la percorriamo, la riconosciamo oppure la rinneghiamo caparbiamente a nostro danno.

88. Niente, …neiente impedisce il fare e il creare del Dio-Padre; e nessuno cambia la Sua via dell’Ordine mostrataci in molti modi. Così come rimane l’alto firmamento del campo delle stelle, e ugualmente anche l’Ordine della nostra natura ultraricca benedetta, non ultima nella nostra stessa vita.

89. Ovunque qualcuno riconosce l’Ordine di Dio e si piega alla Sua ‘potente realizzazione’ collocata magnificamente, …non perde nessuna meta, né nel mondo, dove tutto si mostra in modo economico, né una volta nel Regno, dove verrà su di noi gradualmente la perfezione, dove ogni gradino terminale rivelerà il perfezionamento del figlio e di un’opera coniata saldamente in sé, proveniente dalla mano del Creatore.

90. Quindi ora sono completati i settanta anni di Dio che il popolo ha considerato come punizione. Sì, sotto un certo punto di vista è stata ben meritata e ben fatta. Tuttavia l’ira e la punizione di Dio si chiama Disciplina e Grazia. Egli ci educa con una Disciplina amaramente necessaria e così salvifica, come un medico guarisce le ferite. La Sua Grazia ci dona la liberazione quando è giunto il Suo tempo, in cui Egli pone il nostro cambiamento, la nostra nobilitazione. Quindi operano sempre le Sue mani, quella del Diritto e quella della Grazia!

91. In questo giorno, o popolo, accettate entrambe; piegatevi nobilmente, andate nella Protezione e nella Pace del nostro Dio, il Quale è il REDENTORE di tutto il mondo fin da sempre (Isaia 63,16), come lo ha annunciato Isa-i. Portate con voi a Canaan i Doni di Dio. Voi ultimi dovete là essere i primi; non per questo mondo, ma puramente per la fede, perché sotto molti fratelli ritornati in patria negli ultimi anni, sta crescendo di nuovo l’erbaccia, la ‘grande Babilonia’, in tutti i poveri vicoli dell’umanità così povera. Dio, il Signore, il Creatore di tutte le cose viventi, ci benedice e ci dona la Sua Pace!”

92. A lungo c’è silenzio, come se non ci fosse una grande folla sul prato. Si sente un pianto sommesso e anche forte. Ciro stringe le mani del veggente, molti gli stendono nostalgici le loro braccia. Entrambi passano attraverso le file, e presto irrompe gioia e ringraziamento, …un canto di lode per il Signore.

93. Gli uomini si saziano, poiché è tempo di mezzogiorno. Dopo ci si raduna di nuovo, affinché Ciro possa registrare i giudei (che partono). C’è chi è consolato, e c’è chi ha paura.

 

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Cap. 32

Il censimento dei giudei e il conteggio dei beni

Una resa dei conti – La restituzione del tesoro a Israele

L’ultimo insegnamento di Dio tramite Daniele

[Esdra 1,1-11]: « 1 Nell'anno primo del regno di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola che il Signore aveva detto per bocca di Geremia, il Signore destò lo spirito di Ciro re di Persia, il quale fece passare quest'ordine in tutto il suo regno, anche con lettera: 2 «Così dice Ciro re di Persia: Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra; egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio in Gerusalemme, che è in Giudea. 3 Chi di voi proviene dal popolo di lui? Il suo Dio sia con lui; torni a Gerusalemme, che è in Giudea, e ricostruisca il tempio del Signore Dio d'Israele: egli è il Dio che dimora a Gerusalemme. 4 Ogni superstite in qualsiasi luogo sia immigrato, riceverà dalla gente di quel luogo argento e oro, beni e bestiame con offerte generose per il tempio di Dio che è in Gerusalemme». 5 Allora si misero in cammino i capifamiglia di Giuda e di Beniamino e i sacerdoti e i leviti, quanti Dio aveva animato a tornare per ricostruire il tempio del Signore in Gerusalemme. 6 Tutti i loro vicini li aiutarono validamente con oggetti d'argento e d'oro, con beni e bestiame e con oggetti preziosi, e inoltre quello che ciascuno offrì volontariamente. 7 Anche il re Ciro fece trarre fuori gli arredi del tempio, che Nabucodònosor aveva asportato da Gerusalemme e aveva deposto nel tempio del suo dio. 8 Ciro, re di Persia, li fece trarre fuori per mano di Mitridate il tesoriere, che li consegnò a Sesbassar, principe di Giuda. 9 Questo è il loro computo: Bacili d'oro: trenta; bacili d'argento: mille; coltelli: ventinove; 10 coppe d'oro: trenta, coppe d'argento di second'ordine: quattrocentodieci; altri arredi: mille. 11 Tutti gli oggetti d'oro e d'argento erano cinquemilaquattrocento. Sesbassar li riportò da Babilonia a Gerusalemme, in occasione del ritorno degli esuli.

1.     Vengono posti tre lunghi tavoli. Daniel indaga: “Cosa hai intenzione di fare, amico regale?”

- Ciro fa il misterioso: “Anche un profeta può chiedere talvolta che cosa non sa ancora. Ma, …presagire? Questo lo potrai sicuramente”.

2. “Sì, disporrai gli uomini come se ognuno fosse conosciuto”.

- “Proprio così! Nemmeno solo da ieri o da oggi, come hai predicato bene. Io ho esaminato a lungo che cosa può lasciare il paese, …non chi sai? Ognuno può andare a casa. Ma appunto che cosa, era il mio segreto”.

- “Oggi il Signore ti ha impiegato, quindi anche il tuo procedere porterà benedizione, persino se alcuni…”

- “…vorranno mormorare? Questo non mi fa desistere dal mio piano”.

3. I consiglieri preparano dei rotoli ed anche delle tavolette. Nei rotoli stanno scritti i nomi che il reggente ha fatto reperire. Lui dice udibilmente: “Prima vengono i poveri della Giudea, che devono avere il privilegio”.

-  Questo solleva qualche titubante e si sussurra: “Oh, quanto è bene che il nostro veggente del Giordano è uno stretto amico del persiano; quindi le cose si svolgeranno certamente in modo onesto”.

4. Altri guardano con aria acida. Tuttavia, …alcuni si sono persino sottomessi alla Volontà di Dio.

- Il re dice ai poveri: “Benedetti da Dio, potete ritornare a casa; ma aspettate alcuni giorni, finché Daniel ha preparato il viaggio. Infatti, non dovete vivere così poveri come siete venuti oppure nati qui e lo siete ancora oggi! Aspettate tranquillamente”. IL suo sguardo limpido fa battere più veloce qualche cuore.

5. Un ricco mormora: “Vuole tosare le nostre pelli? Non se ne fa niente, tu, uomo persiano gonfiato!”

- “Nemmeno io offro il mio gatto”, risponde un altro.

- Ecco che vicino a lui sta Daniel. “Non avete lasciato entrare nulla della Parola di Dio nei vostri cuori freddi?”, dice seriamente con una pausa. “Quindi non sono nemmeno entrati la Benedizione e la Grazia! Devo rivelare al re i vostri commenti?

6. Non lo faccio per via di voi, che sia ben noto! Non avete accettato la salvezza del vostro Dio. Guardate come potete concludere il giorno. Forse…”. Il veggente lascia intenzionalmente aperte le sue parole. Gli uomini lo guadano abbattuti.

- “Si vedrà, ma non ho espresso tutto”, dice un terzo.

7. “Pensi che si calcoli secondo la percentuale?”

- “Possibile”.

- “Vi ho o sentito”, dice un altro. “Mi si sono impresse le parole di Dio, e quello che vuole Ciro, lo eseguo. Sarà la Volontà di Dio. Se siamo benedetti così, che possiamo tornare a casa sani, allora dovremmo sacrificare volontariamente l’obolo”.

8. “Se rimani con il tuo obolo”, schernisce il terzo.

- Il buono si distoglie indignato e va al suo tavolo. Ciro chiede gentile ai poveri: “Chi non è ancora stato chiamato?”. Loro vengono e danno i loro nomi, posizione, moglie e figli. Viene registrato accuratamente.

9. Al secondo tavolo trattano i consiglieri superiori. Anche lì ognuno viene esortato con gentilezza di indicare denaro e valori. Dato che nel primo gruppo tutto si svolge ordinatamente, arriva Ciro e dice: “Cara gente, io so che non nuotate nella ricchezza; ma ognuno ha tanto, da poter sacrificare qualcosa di ciò che ha conquistato in Babilonia. Chi dà liberamente?”

10. “Per che cosa è?”. L’uomo si pente della domanda, perché gli occhi del re scintillano aspri.

- “Te lo dico alla fine! Quello che ho indagato, è preciso. Tu sei Hisebar, un avvocato, non di quelli buoni. Veramente devi stare al terzo tavolo. Ma non procedo così severamente. Anzi, …non severamente, e per questo, giusto. E la giustizia fa male a qualcuno, vero?

11. Non te la svignare”, ordina Ciro quando Hisebar vorrebbe svignarsela. “È appunto il tuo turno. Quanto ci vuoi dare liberamente?”

- “Hm, …quello che vuoi avere; poiché…”

- “… non potresti difenderti? Oh sì, mio piccolo giudeo, oggi potresti, perché è un Giorno di Grazia dell’Altissimo. Quindi, diciamo: la metà! Va bene?”

12. “La metà?”. Hisebar diventa pallido. Non osa contraddire. Un sorriso nascosto vola intorno agli occhi del re. Vuole solo dare un esempio, affinché i duri imparino a diventare morbidi. Anche un Incarico di Dio! “Dunque, diciamo un quarto. Sei d’accordo?”

- Hm, …un quarto, lo potrebbe dare.

13. “E poirché sei volenteroso…”, dice Ciro, “…anche se non del tutto liberamente, allora sacrifica due volte una decima”. Hispar fa un sospiro di sollievo. Conquista persino fiducia, anche se non sa ancora, per chi e per che cosa il re trattiene questa ‘tassa’.

- “Sei giusto, re Ciro, e ti ringrazio perché mi hai aiutato”.

- “In che cosa?”

- “Di vincere me stesso”, confessa il giudeo liberamente e apertamente.

14. “Così è giusto!”. Il re svolge più di tali ‘insegnamenti’. Chiama Daniel: “Vieni, continua ad aiutare qui; ora hanno bisogno di me al terzo tavolo”. Questo avviene, per sollevare Daniel. I ricchi, poi, non devono brontolare del loro principe. Il veggente non è informato a cosa servono le donazioni; ma il suo presagio lo rende gioioso. Ringrazia continuamente nel silenzio ‘il Dio di tutta la gente’, come lo dice il suo spirito.

15. Al terzo tavolo è già stato registrato oppure chiamato ognuno, prima che arrivi Ciro. Di quasi tutti è stato constatato il patrimonio. Daniel era l’indulgenza stessa, assolutamente non senza motivo. E’ bene che il persiano si sia riservato l’effettiva registrazione. Quindi un giorno non avrà il dispiacere, se ritorna come ultimo uomo nel paese del Giordano.

16. Il persiano guarda in modo impenetrabile; ma i suoi tratti sono sciolti, come se lo circondasse qualcosa. I migliori presagiscono: lui sta sotto la Luce di Dio! Frattanto chiama un paio di ‘caproni’. Phelag, che ha parlato del ‘persiano gonfiato’, diventa grigio come la cenere quando viene chiamato il suo nome. Se Daniel…? Ah, maledice se stesso perché finché dimorano ancora qui all’Euphrat sottostanno naturalmente al tribunale persino.

17. “Phelag”, comincia seriamente il re, “ho sentito…” Un uomo dietro sostiene il vacillante, altrimenti sarebbe caduto subito. Il segno di una colpa, oppure, …di una debolezza? Sì, stare qui per ore in coda, affatica molto. “Stai forse male?”, Ciro non deve chiedere prima che cosa fa vacillare il giudeo? “Ecco uno sgabello, ti puoi sedere.

18. Indica il tuo patrimonio; precisamente!”

- “Sì, alto persiano”, si fa coraggio Phelag. “Ho del denaro babilonese, perché qui c’è solo questo e …” “…dieci grandi brocche colme con pietre preziose, non è vero?”.

- La bocca di Phelag rimane aperta dallo stupore. Come si sa del segreto tesoro?

19. “Primo, non mentire!”

- “Non mento”, cerca di svincolarsi Phelag. “Nessuno sapeva che nella tassa includi anche le pietre”.

- “Non è una tassa, anche se la potrei pretendere. Dovresti tornare povero nella povera Canaan, come sei venuto! Quanto hai del denaro coniato?”.

- Ah, Ciro non sa nulla! Qualche pezzente ha tradito solo le brocche. Che lo è stato lui stesso una volta, non lo sa.

20. “Lo dovrei dapprima contare”. Un consigliere superiore lo consegna rapidamente: “Hai impacchettato tutto; stanno pronti dieci cammelli che devono portare il tuo carico”.

- “I miei strumenti di casa, di cui ho bisogno”.

- “Tienili come vuoi”, s’immischia di nuovo Ciro. “Ma, …quanti fiorini coniati sono nei tuoi sacchi?”

- “Ne ho due, con ognuno mille fiorini”.

21. Phelag li aveva presentati (in un carro), sospettando il controllo, ma ora vedeva come anche gli altri erano controllati, e tutto veniva spalancato. Ecco che un carro viene spinto di qua. Su questo giacciono le dieci brocche, oltre a queste, otto sacchi con ognuno mille fiorini di oro puro. Per i concetti di allora era un’immensa ricchezza: Dieci brocche e dieci sacchi insieme!

22. A Ciro nulla è più odioso che la menzogna. Ha fatto volentieri la grazia a qualcuno che gli aveva detto apertamente la sua opinione, ma mai a dei menzogneri!

- Un conigliere annuncia: “Questo l’abbiamo trovato in una stalla dell’uomo”.

- “Appartiene tutto questo a te?”. Ira divampa negli occhi del persiano.

- Phelag vorrebbe mentire già di nuovo. Ma qualcuno gli da’ di nascosto un colpo nel fianco.

23. “Re”, piagnucola, “sei stato molto duro con noi che siamo diventati ricchi con il lavoro…”

“Quelli …come te, …non mi devono venire con le bugie! Affinché non continui a mentire, ti sia detto subito: simili come te sono già stati sorvegliati da tempo. Nelle notti buie tu stesso hai trascinato i tuoi tesori nella stalla, oltretutto, la tua unica diligenza. I tuoi poveri servitori ti hanno dovuto conquistare la ricchezza. Ma non parlare di un lavoro che ti dovrebbe essere costato sudore!

24. Non faccio tante storie! Che cosa vuoi sacrificare? Oggi non sono né duro né severo; ma viene tolto a coloro che hanno molto, e i poveri devono essere lieti”.

- “Con il mio denaro?”, chiede Phelag da stupido.

- Di nuovo uno da dietro gli dà un colpo. Ma non osa voltarsi.

- Un consigliere se n’è accorto e sorride: “Non serve a nulla dargli colpi nelle costole”.

25. “Quello che faccio con le offerte, è la mia faccenda”.

- “Prendi una brocca e un sacco”, ansima Phelag.

- “In genere ho preso due decime, all’insensibile Paska un terzo. Ma dato che tu sei molto peggio, ne prendo la metà. Oppure ti devo piuttosto prendere tutto?”

- “O sovrano, non rendermi povero, non…”.

- Il re fa i pugni (con se stesso).

- “Puoi venire con noi a Persepolis, manigoldo! Non hai mai aiutato nessun bambino; e solo qualche volta qua e là hai messo nella mano a una vedova ‘pietosamente’ delle monete che erano monete cattive.

26. Sei l’unico completamente abominevole che rinuncio di portare con noi! Daniel mi ha raccontato di Abraham che ha sacrificato perfino l’ultima decima[30] al SIGNORE. Dunque, …nove decime sono la ‘tassa’, come tu chiami i doni delle offerte. Una decima è abbastanza, con ciò ti puoi comprare in Canaan un terreno. Allora tu stesso devi naturalmente essere diligente”.

27. Daniel vorrebbe intermediare, ma Ciro stende le mani: “Chiedi a Dio se ho agito male!”. No, …un esempio non può danneggiare; soltanto… “Non ti preoccupare, Daniel! Ho parlato con il principe Sesbazar per la tua protezione, intenzionalmente, senza di te, e gli ho ordinato di tenersi lontano da te, in modo da poterti servire meglio”.

28. Daniel lo aveva sospettato, ma non ne era certo, perché il benjaminita per molti anni era stato di rado da lui, da quando si era eletto Sesbazar principe, …con la sua approvazione. Ora Dio lo ha ordinato magnificamente, ahm, quale giubilo sale al Trono nel Cielo all’Altissimo.

- Daniel dice a Phelag: “Sì, sei l’unico di cui mi vergogno, per tutto il popolo!”

29. Phelag insorge ancora una volta velenoso: “Hai un bel da dire con la ricchezza e il grande castello, non provenendo per nulla dal lavoro delle tue mani…”.

- Un consigliere lo minaccia: “Tu sta zitto se non vuoi sentire le catene!”. Questo per adesso aiuta certamente, ma lascia covare vendetta. Che arrivi solo in Canaan, allora…

30. La registrazione procede rapidamente, nonostante la folla. Ora la maggior parte rimanente è povera, allora vengono letti oppure scritti solo i nomi di coloro che dovevano ancora essere censiti. Al terzo tavolo le cose vanno più per le lunghe, anche se ci stavano gruppi più piccoli. Sovente viene mercanteggiato. C’è ancora il turno di uno meno buono dopo Phelag.

31. Allora si spinge vanti uno: “Re, prendi me, affinché…”, uno sguardo a Daniel, “…lui e tu abbiate anche una gioia”.

- “Questo è da sentire! Come ti chiami?”

- “Io sono Aroboas, veramente un medico, oltre a questo sono ancora commerciante ed amico del commerciante Hilkia (cap. 17)”. Daniel lo conferma. Finalmente qualcuno che rappresenta il bene della Giudea.

32. “Sono successe certe cose”, comincia Aroboas. “Molta cattiveria e molto odio. Perché – lo voglio confessare – Phelag, Paska, Pochereth e compagni hanno istigato contro il nostro profeta…”

- “Ma non contro di me?”, chiede furbescamente Ciro.

33. “Anche questo. Ma comprenderai che allora si può usare un’altra misura. Siamo stati prigionieri per cinquant’anni, e prima oppressi per vent’anni, …tre generazioni. Allora si deve accendere automaticamente una vampata di ribelli. Non pochi hanno trovato buoni, Kores, Dario e te, re Ciro, migliori di quanto sono stati certi re dei giudei. Ciò vuol dire molto! Si voleva respingere Daniel. Phelag e i suoi succubi sono i corruttori, tra l’altro, sotto il sacerdote di allora, Lysumacha. Sono stati istigati i babilonesi e i persiani per ottenere con pressione da te il verdetto dei leoni”.

34. “Lo sento solo ora”, s’adira con veemenza Ciro.

- “Daniel aveva vietato di riferirlo a te”.

- “O veggente del Giordano, mi hai fatto questa onta?”, Ciro diventa di nuovo persiano.

- L’altro sorride dolcemente. “Non era oltraggio. Era il segreto aiuto di Dio, …su di me. C’erano alcuni che ti volevano buttare giù dal trono. E’ stato impedito attraverso il miracolo di Dio”.

35. Il medico continua a riferire: “Il principe Sesbazar ha provveduto. Gli ‘alberi marci dei fichi’ non possono – almeno per un tempo – crescere in Canaan. Io non istigo; ma i foruncoli del diritto sono da trattare come le ferite. Il peggiore, Phelag, ha istigato che Daniel sarebbe diventato ricco senza lavorare. Io ero contrario: lui ha lavorato duramente, non per ultimo come primo principe dei re, ed è diventato ricco attraverso un incessante lavoro.

36. Si poteva sempre evitare di colpire il veggente, persino corporalmente; solo pochi continuano a strattonare ancora alla debole fune dell’odio. Guarda, re Ciro, dietro di me stanno ancora undici ricchi uomini, che pensano e vogliono agire come me. Chiedi a loro, e ti confermano ciò che ti ho svelato”.

37. “Lo vedo negli uomini”. Contro Phelag tuona: “Sei peggiore che il… il… sì, come si chiamava il dragone, Daniel?”

- “Leviathan”, dice questi seriamente.

- “Molto pus è sprizzato dalla cattiva ferita di questo povero diritto mondano”.

- “Sì, sì, questo cattivo Leviathan, questo è Phelag! Avrei una gran voglia di togliergli anche l’ultima decima, e inoltre…”

38. “Lascialo correre”, ammonisce Daniel. Da una visione gli viene la Parola:

“Sulle nostre mani opera la Mano di DIO;

sul nostro diritto sta il Diritto di DIO;

sulla nostra volontà risplende la Volontà di DIO!

39. Si fa silenzio, come se Dio stesso avesse annunciato il verdetto da Giudice. Detto in anticipo: Phelag non vedrà la patria. Morirà durante il viaggio, in mezzo al deserto. Quale ammonimento per gli uomini! Allora, … come oggi!

*

40. Si spinge un carro. Aroboas dice al Re: “Non sappiamo per chi trattieni tutte queste offerte. Che con ciò fari del bene, non c’è dubbio, persino se le dai soltanto ai poveri persiani. Ne hai il diritto, ma mi sembra che non dimenticherai i nostri poveri.

41. Per la ricostruzione della patria ancora desolata ci basta la metà del patrimonio. Il guadagno è stato ottenuto onestamente”. Il persiano annuisce ripetutamente. “Allora prendi la metà di ciò che è su questo carro. Non abbiamo tenuto o nascosto altro che l’attrezzatura della nostra casa e i nostri animali. Ti prego, credi alla nostra onestà”.

- Questo sopraffa Ciro talmente, che abbraccia gli uomini senza dire nulla. Ed il giubilo del cuore di Daniel trabocca.

42. “Il Sole sta calando”, indica il profeta in alto la luce dorata della sera, “ma a noi è sorto un Sole che, …voglia Dio che non cali mai in ogni tempo. Si chiama fedeltà, amore, onorabilità e prontezza di aiutare verso ciascuno”.

- “Sì, dopo la fatica del giorno, mi avete reso molto contento”, ringrazia Ciro i dodici uomini.

43. Allora si spingono avanti gli ultimi: “Lascia aiutare anche noi. Prendi da noi, o re, quello che vuoi!”. E distendono i loro tesori: oro, unguento e qualche fine pietra preziosa. Non sono i più ricchi dei ricchi, perciò il persiano prende come ha previsto, solo ad ognuno due decime da tutto l’avere.

44. “Cara gente”, dice commosso, “la maggior parte ha dato volontariamente la sua offerta. Le si portino nel castello di Dura. Scegliete settanta uomini e ritornate domani dopo mezzogiorno. Allora si concluderà ciò che avevo previsto. Verrete a sapere quello che Dio stesso mi ha indicato, …in un sogno”.

*

45. Sono trascorsi quattro giorni colmi di fatica. Ha dovuto far sorvegliare perché si aggiravano anche altri disturbatori della pace (i maghi sacerdoti di Bel). Ma come si è disteso il Cielo magnificamente alto e magnifico, molto più alta e molto più straordinaria stava la Grazia di Dio su quest’opera, che doveva condurre alla pace. Ed è fatta! – Ora Daniel ha ancora da dire un’ultima parola. Oppure, …è il Signore.

46. Eccolo qua, a settant’anni e non piegato. L’ultimo raggio del Sole lo avvolge nel mantello di Luce: “Popolo della Giudea, popoli di questo mondo dall’inizio fino alla sua fine: ho eletto questo mondo che – nella corona di tutti i mondi – è il più piccolo, il più povero. Voi pensate che sarebbe ricco in molti beni. Ma chi ha pensato al valore dei beni? Non avete stabilito voi stessi la norma secondo la quale fate il vostro commercio?

47. Sì, il luogo su cui camminate è ricco, ignari del perché è così. Certe cose vengono nascoste per via della strada che porterà nella patria i primi e gli ultimi. Non pensate alle cose materiali, voi che tendete al Giordano. Queste finiranno, come tutto il mondo, poiché solo così vi verrà aperta la via nella Luce. Chi ama il caduco, la sua anima camminerà a lungo nell’oscurità, fin quando si stanca, finché piange come un bambino. Allora vengo Io ed aiuto ognuno che arde nel mare di fiamme della nostalgia di Me.

48. Credete voi che Io discendo solo allora per riportare il figlio smarrito? Devo porre dei tempi, questo e quello; oggi o domani, oppure per fare nuovamente come voi uomini che pressate anche il tempo nelle vostre norme? Molto sbagliato! I Miei Tempi, per voi incommensurabili, riempiono immense eternità! Questi si chiamano da Me, GRAZIA e MISERICORDIA, il loro fondamento è il Diritto della Mia Volontà!

49. Alcuni conoscono la Mia ricchezza che ho prestato alla vostra Terra, che splende nei loro beni, ai quali date la misura del mondo. Pochi hanno il concetto fondamentale dell’interiore. IO non misuro in modo troppo tagliente il non comprendere, perché l’uomo sulla sua via nella materia non riconosce quasi il senso più alto della Vita, eccetto pochi che si lasciano guidare da ME in tutte le cose.

50. Le Mie parole rivolte al popolo del Giordano, valgono per tutti coloro che le ascoltano oggi, e valgono per la materia dal suo inizio fino alla sua fine, e ovunque. Infatti, ciò che dico IO, è così eterno, come IO stesso sono eterno! Chi può afferrare la Mia eternità? Ma ciò che Io ora lascio fluire nella Mia Parola come BENEDIZIONE, è da accogliere e conservare nel cuore come patrimonio nobile imperituro.

51. L’uomo passa! Il suo cuore è immortale, lo spirito e la sede della Luce. Questo non perde la Mia Ricchezza che proviene dal Cielo ed appartiene al Cielo. Chi conosce il Creatore così, il Quale è in ogni tempo suo PADRE, rimane unito con Me, …anche da se stesso, come ho legato ogni figlio al Cuore del Padre, prima che abbia riconosciuto se stesso nell’esistenza vita.

52. IO non faccio nuovo il Mio Patto che ho concluso con i Pensieri-figli quando riposavano ancora nella profondità del Mio Spirito. Lo rinnovo solo di tanto in tanto, …per via della materia e degli abitanti del mondo, perché questi – anche di tanto in tanto – si staccano dal Patto e non potranno più conoscerlo. Ciò che si giocano con questo, …oh, si consumerebbero dal dolore, se IO non rivelassi loro continuamente il Patto come uno nuovo!

53. Così anche adesso! Chi oggi si entra nel Patto di Grazia e lo conserva fino alla fine del mondo al quale ho dato le fondamenta della Redenzione, dal quale la Redenzione irradia tutto, può rimanere oppure camminare, può stare nella povera ricchezza oppure nella ricca povertà, potrà perdere i beni di questo mondo oppure anche conservarli, …ma una cosa non la perderà mai:

ME, il Padre e la BENEDIZIONE,

che Io so dare!

54. Nessuno cade dalla Mia mano, neanche chi si è svincolato da se stesso con le sue cattiverie. Con un tale stile di vita sta al di fuori della Benedizione, ma non al di fuori del Diritto! Altrimenti non rimarrebbe vitale, né per il Regno, né tanto meno nel mondo. Io conservo i figli nel Diritto, ma solo la Mia benedizione aprirà un giorno ad ognuno la Casa del Padre.

55. Badate, di non perdere la ricchezza delle Mie parole, della Mia benedizione! Non rinunciate a questa per via delle cose effimere del mondo, che – come già detto – passano, mentre continuano a splendere tutte le Luci del Cielo. Come queste, anche il cuore del figlio può splendere eternamente, può essere un gioiello nel Santuario del Padre!”

*

56. La coltre vellutata di una notte colma di grazia è disseminata di innumerevoli stelle. Queste sono il maestoso ornamento nella Casa e del Santuario del Signore. Allora un uomo dopo l’alto si accasciano, come si china l’anima; gli occhi guardano in Alto, mentre lo spirito si eleva a Dio. Tutti se ne vanno senza parlare, allo stesso modo del silenzioso cammino delle Stelle.

57. Radunati nel castello di Dura, Ciro dice al principe Sesbazar che era venuto all’assemblea: “Che cos’hai ottenuto quella volta attraverso Mithredath del tesoro del tempio? Veramente, secondo le liste, dovrebbe esserci tutto”.

- “Re Kores mi ha dato una copia di quelle liste, sulle quali certe cose dalle case dei principi che sono state devastate, sono pure registrate”, informa Sesbazar.

58. Non è stato conservato meglio di quello nella casa del tesoro regale! Kores mi ha detto: ‘Le liste valgono come il tesoro. Puoi fare fermamente appello a queste. Si rispetterà la mia volontà’. Per me le liste sono come i tesori stessi”. Ciro glielo ha chiesto, solo affinché davanti a molti testimoni dev’essere consegnato tutto. Poi seguirà l’azione del re.

59. “Chi non è rimasto meravigliato che ho preso così tante offerte? Daniel mi ha istruito del ‘Diritto della riparazione’. Non ho neanche potuto eccellere in questo, dove lui si è distinto del tutto facilmente. Io, ancora affetto con pesanti ali terrene, l’ho potuto fare solo col pensiero. Oppure è un piccolo eccellere, se ora considero il risarcimento, che si riferisce puramente allo spirituale, oggi per l’esteriore? Ad un risarcimento tra popoli?

60. Quello che ha fatto Babilonia è da pareggiare. Phelag dovrebbe essere un esempio. Abrahamo, dall’ultima generazione antica regale, ha dato dalla ‘battaglia del diritto’ l’ultima decima e, da questa offerta, …ricevette indietro molteplici volte il sacrificato dalla mano dell’Altissimo. Questo mi ha fatto pensare. In genere non è eseguibile nel mondo; ma di tanto in tanto?

61. Abbiamo sentito quelle parole del rinnovamento del Patto, …di tanto in tanto. Così sono ben da considerare anche le riparazioni umane. Basta ciò che ho sognato nelle prime ore del mattino: ‘Quello che ti sei prefisso, è una riparazione da popolo a popolo. Per questo, sii benedetto!’. Come breve fu il sogno, così lunga è la gioia del mio cuore. Perciò restituisco le tasse, che potrei trattenere per diritto.

62. Canaan giace ancora al suolo, malgrado qualche fatica sacrificata da uomini diligenti e buoni negli ultimi anni. Io so che adesso non potete ancora ritornare, così come conosco l’annuncio di Giosuè: arrivare e possedere! C’è molto terreno da ricomprare. Dunque, la decima dev’essere a favore del vostro popolo, sono da distribuire ai poveri tramite Sesbazar ed i suoi aiutanti; ma farlo in modo giusto, è la vostra faccenda.

63. Quello offerto dai più ricchi, appartiene all’edificazione del vostro tempio. Con le offerte degli altri e quelle dei malfattori potrete in un secondo tempo costruire pure scuole o sinagoghe. Con diligenza ed aiutandosi reciprocamente, il paese al Giordano rifiorirà di anno in anno. Desidero volentieri che voi giudei stessi raggiungiate la meta che Dio vi ha posto, come me lo ha annunciato Daniel.

64. Consiglio ancora: “non andate via tutti insieme. Lasciate ai vostri principi di suddividervi in gruppi per il rimpatrio. Quando abiterete di nuovo nel paese della Benedizione, allora non ripenserete all’odio, a Babilonia, non con rancore a Kores, a Dario e a me. Ricordate che se non fosse stata la Volontà di Dio, io alla fine non avrei potuto agire come il più piccolo portatore della Sua Volontà”.

65. Sono uomini seri, consapevoli della responsabilità, ed anche il paese straniero li ha temprati. E …adesso? Pochi che possono mandare giù i loro sentimenti. Quasi nessuno ringrazia con le parole. Anche Daniel ringrazia muto. Porge a Ciro un rotolo. Un consigliere vuole chiedere il perché il re non ha tenuto per sé le tasse.

- Daniel fa cenno: “Non l’intendi male; ma vuoi diminuire la gioia del tuo re?”. No, il funzionario di corte non lo vuole.

66. Nel frattempo il persiano spezza i sigilli e, facendo crescere lo stupore, legge: “Io, Daniel, chiamato il veggente del Giordano e principe dei re, lascio con testamento la proprietà consegnata a me in Babilonia, al regno di Persia, e cioè: il castello è da sistemare per le vedove e per gli orfani. I miei valori sono previsti per la conservazione dello stesso e degli uomini. Il patrocinatore dell’eredità è il re Ciro, oppure chi egli sceglierà come patrocinatore.

67. Questo è il mio ringraziamento per la molta bontà che è sempre stata data al popolo di Giudea, come a me dai tre re, Kores, Dario e Ciro. Voglia riposare sulla volontà, che qui è la mia ultima, la benedizione di Dio. Sono certo che re Ciro onorerà questa mia volontà. – Scritto così, nel castello di Dura, nella provincia di Babele, sotto il governo della Persia”.

68. Allora tutti giubilano: prigionieri e liberi, persiani e babilonesi, e i giudei.

- Kambasy chiede: “Re Ciro, ho giurato a Daniel di rimanere con lui fino alla sua morte. Vorrei… Lui ha…”

- “Permesso! Anche un segno di quest’ora, che due uomini da due differenti popoli si mantengano la fedeltà. Ma tu, amico Daniel, vuoi davvero andar via da me?”

69. “Solo esteriormente; nel cuore rimane il nostro patto, benedetto da Dio. Le mie ore sono contate. Il mio corpo dev’essere sepolto là dove sono nato. Il mio spirito abbandona il mondo, ma…”

- “…ciò che tu, profeta, hai potuto portare agli uomini dalla Luce di Dio, non si perderà, finché il mondo resterà esistente!”, lo dice il principe Sesbazar, e lo si approva.

70. La separazione è difficile quando il mattino successivo Ciro se ne va. Gruppo dopo gruppo il popolo lascia il paese straniero, portato a casa fino al Giordano dai soldati persiani. Ancora tre giorni e le ultime settimane terminano per Daniel.

71. “Signore, quando mi chiami a Casa?”. Il veggente abita ancora sulla bella collina di Dura.

- E sente: “Ancora qui, presso il fiume della Misericordia del Padre, anche se interpretato così solo per il mondo, vedrai l’ultima delle tue visioni, un esempio per i figli di Dio, per i quali il mondo è un paese straniero. Poi vai verso Canaan. Ma tu, uno degli anziani presso il Trono di Dio, ritorni a Casa!”.

- O giubilo! Questa Parola! A Casa! “Signore Iddio, Ti ringrazio!”

 

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Cap. 33

L’ultima visione del veggente per il tempo della fine sulla Terra

1. L’autunno ha giorni meravigliosi che benedicono così magnificamente la valle dell’Euphrat, come nei paesi più a nord lo fa la primavera. Il Cielo s’inarca d’un blu azzurro, mentre il Sole terminando il suo corso si riflette nell’acqua, la quale risplende come oro liquido. La prima stella annuncia già la vicina notte.

2. Daniel sta sul terrazzo del castello, nel tempo senza tempo, in tutto ciò che ha potuto vivere qui. Porta tutto con sé – fugacemente – a Canaan, profondamente nascosto nella forza dello spirito sulla via nel Regno. Stende le due mani come se volesse abbracciare il ‘caro paese’.

3. “Il mio tempo è finito; o Dio-Padre, sia riportata a Te la mia riverenza, per tutto il magnifico nella Guida della mia vita, affinché attraverso l’eterna Misericordia io possa comparire dinanzi a Te – anche se nel semplice abito da viandante, come figlio Tuo, a cui hai dato immeritatamente tanta ricca Grazia”.

4. La stella sale più in alto, il Sole è sprofondato. “La Tua stella, o Padre, è la consolatrice sulla via peregrina. Ma la luce del Sole, TU stesso, ci rimani presente nella Tua magnificenza. Qualche volta Ti copri, come il Sole scompare ogni giorno per un certo tempo, affinché ci possiamo fortificare nel sonno. Un santo simbolo! Dammi dalla profondità della Tua rivelazione, ciò che hai annunciato come ultimo; e poi…”

5. Dei dolci venti soffiati dal balsamo del Cielo, vorrebbero quasi spezzare quel cuore, dalla beatitudine ricevuta dall’ETERNO, sacrificata all’ETERNO. Non lo disturba quando un bastone bussa al suolo. Qualcuno si vuole annunciare. E’ Kambasy, che fin dall’assemblea è ancora più devoto a Daniel, di quanto lo è già da sempre al suo servizio. “Che cosa annunci?”

6. “Signore, Thamaro e Chylostar vorrebbero ancora parlarti. Devono aspettare domani? Presto è tempo di dormire e tu hai bisogno di riposo”.

- “La tua preoccupazione mi fa bene, Kambasy”, ringrazia Daniel. “Portali nella stanza dei rotoli (biblioteca). Da quando si sono distolti da Bel ed hanno tolto i loro falsi abiti da sacerdote, sono stati trovati fedeli”. Il servitore fa come gli è stato ordinato. Daniel lo segue lentamente.

7. Ospita i due babilonesi e chiede che cosa desiderano.

- Thamaro dice: “Il principe Sesbazar ci ha incaricato alla partenza del gruppo principale di rimanere con te. Quando parti? Cinquecento uomini sono l’ultimo gruppo. Il loro patrimonio e le famiglie sono già state mandate via”.

8. “Il re di Persia ha stazionato dei soldati nella vicinanze, affinché ti accompagnino”, interviene leggermente entusiasta Chylostar. “Pesanti cavalieri con lance, e soldati con la spada. E per te ha mandato un carro da portantina, per non stancarti nel difficile viaggio”.

9. “Portate liete nuove”, sorride Daniel, e pensa alla mano conducente di Dio. Se non ci fosse questa, allora… Tuttavia il dono muove il suo cuore. Scrive una lunga lettera, che Ciro più avanti leggerà continuamente quando il suo animo persiano tenderà di riottenere il sopravvento. “Domani mattina presto darete l’annuncio alla truppa”.

- “Non siamo stanchi. Il comandante e gli uomini aspettano già, in modo da essere subito pronti per la partenza”.

10 “Come volete. Noi partiamo dopodomani quando il Sole saluta il nostro Euphrat. Il punto di raccolta è presso il proprietario del dazio sulla strada che conduce da Sepharvaim a Damasco. Ho già sentito dal principe Sesbazar che questa via, anche se più lunga, è migliore. Il sentiero del sud attraverso il deserto di Siria, direttamente a Hesbon, non è buono. Per questo voglio esaminare la via del nord”.

11. “Anche il comandante voleva scegliere questa strada”, riferisce Kambasy.

- “È buona!”, annuisce gentile Daniel, e lascia andare i messaggeri, non senza ringraziamento e senza dono. Dopo si ritira di nuovo sul terrazzo. Inculca nella testa di Kambasy di non disturbarlo.

- Il fedele osa: “Signore, sul terrazzo fa troppo freddo di notte. Devo portare il bacino di carbone?”

- “Non è necessario, non rimarrò a lungo quassù”.

*

12. Con l’esercito di Stelle arrivato nel frattempo, con la pace che il Cielo scuro-violetto dona, ora da solo, Daniel s’inginocchia e prega con adorazione di un cuore colmo di gratitudine. Poi viene da lui una luce come non l’aveva mai vista. E’ Dio? Egli cambia così, che per l’uomo esistono inafferrabili accrescimenti? Ma, …Dio aumenta? E perché, se nelle Cose del Suo Essere è perfetto?

13. “Ti sforzi di pareggiare la confusione dei pensieri”. Oh, una sola voce può essere così cara, così potente, come se il più piccolo Soffio di questa, frusciasse su tutto il mondo. Daniel abbraccia la Figura di luce, come se non la volesse lasciare mai più. Allora sente che non lui abbraccia la luce, ma che lui stesso riposa nelle forti braccia del Padre. Come avviene ciò, …non lo sa; solo la beatitudine che gli vuole nuovamente spezzare il petto, la sente forte. “O mio Dio-Padre!”. Non sa dire di più. Ed è sufficiente.

14. “Ti benedico per la tua ultima parte della via terrena”, dice il Signore. “Alzati! Preferisco quando un figlio siede accanto a Me”. Ah, sovente il veggente ha gustato questa beatitudine, ma oggi è come se fosse già rimosso dal mondo. “Ora voglio discutere con te le tue silenziose domande, Daniel”, Dio sorride, “poi il tuo spirito deve ricevere l’ultima immagine.

15. Tu credi ancora di non aver mai sperimentato la Mia luce, come in questa notte sommamente benedetta per l’umanità. Ancora una domanda: solo questa unica volta? E perché non le altre? Oh, …in nessuna notte per la materia, come non esistono tempi di riposo (sonno) per gli spiriti dei figli della luce, in cui la Mia benedizione non è stata la loro coperta e la Mia pace non fu i cuscini per il riposo; accettato oppure no, è faccenda del singolo, …nella materia.

16. Se ho preferito questa notte, allora è solo per il fatto che nella visione data in te – molto in anticipo – la ‘grande Babilonia’ deve trovare la conclusione (per il tempo delle fine). Tutto viene dapprima completato nella Luce, perfino se per il mondo, questo dura ancora migliaia di anni. Ora ne sei informato. Nulla si adempie in questo mondo e altrove, che la Luce non abbia preparato prima, dall’inizio fino alla fine, tutto ciò che riguarda la materia.

17. Ora la domanda più importante, se Io posso cambiare o aumentare la Mia Luce, dato che sarei perfetto. Le Perfezioni non conoscono nessun accrescimento! Se Io sono già perfetto (Matt. 5,48), allora in Me stesso non esiste nessun cambiamento né nell’annuncio della Mia Parola, della Mia Visibilità, né qualunque altra cosa che possiede eternamente in sé il Mio Essere-UR.

18. Nonostante ciò hai percepito bene, che Ti sono comparso in una più abbondante. Puoi presagire tu stesso come avviene questo? Essendo uno dei Miei anziani, ciò ti sarebbe possibile”. Ah, quanto è gentile il Signore!

-  Daniel appoggia la sua testa sul Petto di Dio. Più sussurrato che confessato, risponde:

19. “Padre, presagisco che cosa intendi, e nel cuore mi è anche chiaro che nella Santità del Tuo Essere, nella Tua manifestazione, non esiste nessun accrescimento; ma solo, che un figlio, avvicinandosi sempre di più a Te, Ti può contemplare nella conoscenza più alta, naturalmente nella benedizione della Tua pura santa Presenza.

20. Come da lontano si vede qualcosa più piccola di quanto è realmente, così anche Tu quando ci vieni incontro sulla nostra via da viandante. Se ci pieghiamo verso di Te, allora il rapporto è così come quando ci avviciniamo ad un albero e poi possiamo vedere chiaramente il tronco, i rami, le foglie, i fiori e i frutti. L’albero era già pronto, solo che da lontano sembrava come confuso.

21. Una povera immagine che oso stendere dinanzi alla Tua alta rivelazione. Unicamente così mi sembra, …come lo è anche con Te: più Ti possiamo stare vicini, ancor più meraviglioso Ti vedremo, attraverso cui, per noi sono collegati gli accrescimenti di tutta la magnificenza del Tuo Essere. O Tu, mio Signore, Ti ringrazio per la Tua gentilezza di ascoltare le mie povere parole”.

22. “Non sono così povere. Anche Giosuè Mi ha visto come un albero[31], da lontano, come naturale, ma nella vicinanza, gigantesco. Prima ha visto solo l’Albero della Vita.

- “Lo credo; Giosuè era un grande spirito, io…”

- “Di questo ne parlerò con te come una volta ne ho parlato con Giosuè quando stava seduto sotto il Mio Albero della Vita. Ti dovrebbe bastare!”

- “Più che sufficiente, o Dio-Padre! Aspetto con nostalgia l’ora, quando mi solleverai a Te”.

23. “Ma non sei sollevato, ora?”

- ‘O guaio! Ho offeso il Signore!’, si dispera Daniel.

- La meravigliosa voce domanda: “Perché ti rattristi? Il Mio figlio non comprende la richiesta interrogativa, quando cela l’espressione del Mio Amore?”

- “Appunto per questo!”, Come un soffocato singhiozzo, esso sale dalla gola dell’uomo. “L’ho sentito, come magnificamente mi hai consigliato di sedermi accanto a Te e mi ha dato ciò per cui mancano le parole. E… Signore: hai visto com’era fatto il mio cuore sotto il Tuo Raggio? rimbomba

24. “Certamente! Ed Io dico proprio come te: ‘appunto per questo’!”, risuona come un dolce sorriso.

- “Sono liberato”, giubila l’uomo, e si appoggia più forte nel forte braccio del Padre. “Ma ho inteso il sollevare, così: via da qui, su, nella Luce, e poter rimanere per sempre con Te, Signore della mia anima, Tu Eterno-Santo, Eterno-Unico e Verace!”

25. “Sei sollevato, anche se ancora dimori nel mondo. L’ultima immagine non è la conclusione della tua vita, è l’ora che la Mia benedizione ti ha preparato”. Dio si alza.

- Daniel stringe alle sue labbra l’orlo dell’abito regale. Ogni parola della bocca sarebbe ora troppo scialba per esprimere ciò che nell’uomo lo spirito ha da ringraziare DIO.

*

[Daniele  cap. 12]: « 1 E in quel tempo sorgerà Micael, il gran capo, il difensore de' figliuoli del tuo popolo; e sarà un tempo d'angoscia, quale non se n'ebbe mai da quando esiston nazioni fino a quell'epoca; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; tutti quelli, cioè, che saran trovati iscritti nel libro. 2 E molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri per l'obbrobrio, per una eterna infamia. 3 E i savi risplenderanno come lo splendore della distesa, e quelli che ne avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle, in sempiterno. 4 E tu, Daniele, tieni nascoste queste parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine; molti lo studieranno con cura, e la conoscenza aumenterà'. 5 Poi, io, Daniele, guardai, ed ecco due altri uomini in piedi: l'uno di qua sulla sponda del fiume, 6 e l'altro di là, sull'altra sponda del fiume. E l'un d'essi disse all'uomo vestito di lino, che stava sopra le acque del fiume: 'Quando sarà la fine di queste maraviglie?' 7 E io udii l'uomo vestito di lino, che stava sopra le acque del fiume, il quale, alzata la man destra e la man sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno, che ciò sarà per un tempo, per dei tempi e per la metà d'un tempo; e quando la forza del popolo santo sarà interamente infranta, allora tutte queste cose si compiranno. 8 E io udii, ma non compresi; e dissi: 'Signor mio, qual sarà la fine di queste cose?' 9 Ed egli rispose: 'Va', Daniele; poiché queste parole son nascoste e sigillate sino al tempo della fine. 10 Molti saranno purificati, imbiancati, affinati; ma gli empi agiranno empiamente, e nessuno degli empi capirà, ma capiranno i savi. 11 E dal tempo che sarà soppresso il sacrifizio continuo e sarà rizzata l'abominazione che cagiona la desolazione, vi saranno milleduecentonovanta giorni. 12 Beato chi aspetta e giunge a milletrecentotrentacinque giorni! 13 Ma tu avviati verso la fine; tu ti riposerai, e poi sorgerai per ricevere la tua parte d'eredità alla fine de' giorni'».

 

26. Dorme, …oppure giace sveglio sul suo giaciglio? Attraverso le finestre non ancora chiuse vede un largo cerchio di stelle, e allora sembra come se si stacchi una stella e scivoli giù. Lui dorme, ed è così stranamente sveglio, come se vivesse coscientemente ciò che il suo spirito riceve.

27. Alla prima segue una seconda stella. Entrano come magnifiche figure e lo rapiscono. Ma né verso l’Hiddekel, né all’Ulai. Kambasy sente dei forti respiri quando esamina di nascosto se il veggente del Giordano sta ancora seduto sul suo terrazzo. Delicatamente mette una coperta sul suo signore e veglia alla porta fino all’aurora.

- E’ nella ‘visione’, pensa Kambasy. Allora nessuno deve disturbare il principe.

- Sì, …lui in alto.

28. Daniel sente il dialogo delle figure stellari che man mano si percepiscono come due angeli. Uno lo conosce bene: è Gabriel. L’altro ha un aspetto severo, quasi santo, ma non come Dio, come…

- Allora Gabriel dice già: “Non ti meravigliare. Ascolta ciò che dobbiamo riferirti. In verità, non per te, lo devi solo conservare per il futuro di quelli del mondo, che ora vedrai in grande lontananza”.

29. Ah, è piccolo, irradiato da una strana luce. La Terra percorre lentamente la sua via, l’umanità giungerà alla conoscenza, forse solo allora, quando l’ultimo tempo di Grazia non dev’essere interrotto. Inoltre, vede che c’è un edificio nel quale lui sta con degli angeli, in un qualche luogo nella Luce, dove dimorano gli alti principi. Allora lascia cadere i propri pensieri ed ascolta ciò che gli angeli discutono tra di loro.

30. Il serio (Muriel-Dio) dice: “Ho l’incarico per via degli uomini, come se parlassi al posto di Dio. Ciò che tu mi dirai, principe Gabriel, dev’essere così come se tu parlassi a Dio. Daniel lo dovrà riconoscere così”. Rivolto a lui, aggiunge: “Ciò che tu vedrai e sentirai è l’ultimo tempo di Grazia, del quale hai appunto pensato che un giorno potrebbe (secondo te) essere interrotto. Già possibile! Ma noi lo lasciamo al Signore, il Creatore di tutte le cose viventi. E la visione…?

31. Quanto gravosa sarà la redenzione, anche se il grande avversario è vinto! Lui deve ancora percorrere solo come povero figlio la lunga via di ritorno al Padre. Gli oscuri spargeranno nuovamente la sua semenza, anche se ella prima cattiva semenza non ci sarà più nulla. Dio l’avrà raccolta nella Sua Croce.

32. Gli uomini, del tutto alla fine, ammaliano il loro mondo con innumerevoli fili, che non vi è quasi più alcuna via di fuga. Ovunque regna la distruzione, che non riguarda solo il campo planetario, ma più l’immagine di Dio. Tuttavia guarda: ci sono anche molte Luci, piccole e anche grandi, che svolgono la loro opera di co-aiuto, la quale non va eternamente perduta”.

33. Gabriel solleva la mano e dice al serio: ”Nello stesso tempo verrà Michael, il principe della Volontà che starà (in aiuto) per i figli del tuo popolo”.

- (Muriel-Dio): “E’ inteso il popolo terreno, che Daniel abbandonerà e al quale non appartiene proprio, non secondo il corpo, ma solo servendolo come spirito?”

- Gabriel lo nega.

34. “Qui sta la Serietà al Posto di Dio, perciò è inteso il popolo dei figli. Tu hai visto i viandanti con il bagliore delle loro lampade, che aiutano gli smarriti attraverso la Forza dell’Altissimo. Michael è il Portatore di quella Caratteristica che presso UR era originariamente la prima, dalla cui Fonte fluì la Potenza alle Opere, come il Creatore l’aveva prevista e formata.

35. Solo il primo Raggio porterà l’ultima resa dei conti e presterà l’aiuto del Creatore. E certamente, Raphael, che è il dominante del Giorno, l’Amore, in verità dovrebbe rimettere così questo conto. Sono giuste entrambe! Lui presenta alla Volontà il suo diritto, ed agisce per l’Amore! Questo avviene per via dell’errore nel quale la prima figlia si è recata. Il serio (Muriel) sta per Dio; io (Gabriel) per il popolo dei figli, inclusi gli ultimi uomini della materia. Più questi sono poveri, più grande è la chiamata d’aiuto al Signore e la nostra Forza d’aiuto, benedetta da LUI! Siine certo ancora una volta!

36. Infatti, per il mondo ‘arriverà un tempo così miseramente povero, come non è mai stato da quando esiste la materia’. (Dn. 12,1) E ciò che arriva, in cui Dio raccoglierà nella Sua Croce tutto il pro e contro di questo Giorno della Creazione, anche se immensamente difficile, non avrà quel peso che nell’ultimo tempo gli uomini stessi si creeranno. Distruggeranno per sé il Tempo di Grazia di Dio, …ma non per l’eternità!

Eternamente, rimane la GRAZIA”

37. Il serio indaga: che cosa ne sarà con i portatori delle lampade?

- Dice Gabriel: “Finché c’è gente in quel mondo, fino ad allora non esisterà nessuna tribolazione come sarà alla fine. I figli ‘siano rassicurati, tutti coloro che stanno nel Libro della Vita’ (Dn. 1,1)”.

- (Muriel-Dio) “E gli altri? Se io fossi solo un Dio dei buoni, misero sarebbe il Mio Amore. Tu, portatore della Misericordia! Che cosa sai rispondere?”

38. (Gabriel) “Quello che il Signore ha piantato nei nostri cuori! Sì, i poveri che si perderanno da se stessi, che vivranno mondanamente oppure saranno morti così, continuando a non riconoscere la magnificenza di Dio, che non si lasceranno nutrire dalla Forza della Luce, li coprirai Tu con la Pazienza e l’Amore, con il Regno della Terra-Luce sotto cui dormiranno; quindi, non essendo spiritualmente vivi, ‘si risveglieranno solo nell’aldilà’. (Dn. 12,2)

39. Ma dopo, tu non chiedere troppo all’Amore. Questi sanno che si risveglieranno per il loro disonore e per la loro infamia, la cui purificazione durerà molto a lungo, così a lungo come un’eternità! (relegazione) Tu manderai loro degli insegnanti, la cui luce splenderà dal Tuo splendore. Tutti questi poveri dormienti evidentemente si spaventeranno quando sarà trascorsa la loro ‘povera eternità’; e i loro insegnanti cammineranno come stelle nel Firmamento davanti a loro (Dn. 12,3).

40. Questo avverrà nell’ultimo tempo della Sera al popolo dei figli; perché, dato che gli smarriti si sono scavati da sé le tombe delle loro anime, perciò verranno anche per ultimi alla vista della Tua magnificenza. Attraverso la resa dei conti verranno a sapere della purificazione, che per loro sarà l’inizio della loro Beatitudine e gioia”.

41. (Muriel-Dio): “Quindi, potranno gustare poco della Beatitudine della Sera? Sarebbe dato nel diritto; ma se li ha coperti la Longanimità, allora verrebbe anche per loro una lunga Sera, per la preparazione per il successivo Giorno della Creazione. Se esiste un solo popolo, come Io sono pure un solo Creatore, allora i buoni e i cattivi non si lasceranno separare per l’eternità, a meno che non fossi  Io a respingere gli ultimi da Me per l’eternità”.

42. Gabriel risponde: “Non esiste eternamente nessuna separazione che non sia da riallacciare, …attraverso la Longanimità, l’espressione della Pazienza e dell’Amore! Che cosa Ti vale il secondo di una eternità? Che cos’è nella percezione dei figli? Tu lo sai sicuramente. Persino da noi, che Tu hai dapprima eletto per la Luce, la Beatitudine dell’ultimo attimo del Giorno non è mai esaurita. La Tua Longanimità che fluisce eternamente, dà ad ogni figlio la sua misura, stracolma, che in vista della nostra Beatitudine, trabocca.

43. Una volta il Portatore della Volontà parlerà di questa misura: ad ogni figlio, il suo! Nulla Ti andrà perduto, Perché solo dalla Magnificenza del Tuo Essere proviene tutto. L’ultimo dalla caduta fluirà indietro nella purificazione: tutte le anime, ora e fino alla fine della rovina. Ma Tu le solleverai dalla purificazione verso l’alto, poiché pure loro fanno parte dell’intero popolo dei figli. Gloria e Onore sia portato a Te, Tu, Signore nella Tua magnificenza!”

44. E il serio (Muriel-Dio) dice: “Gabriel, ora fra te e me è pareggiato tutto nel Forum della Giustizia e come Raggio anticipato per l’ultimo tempo della visione. Io, ora un principe del Signore. porto il raccolto dinanzi al volto di Dio”. All’improvviso è scomparso, come dissolto.

- Daniel non ha potuto vedere come si è svolto.

45. - Gabriel si rivolge ancora una volta al veggente e dice: “Nascondi queste parole per le orecchie del tuo tempo, e qui…”, gli dà un rotolo, fittamente scritto, “…hai gli appunti su ciò che devi scrivere. Sigilla lo scritto attraverso delle immagini oscure, poiché sarà aperta una cosa dopo l’altra solamente quando si adempirà il tempo per ciascuno. Prima di allora non avrà senso riconoscere la chiarezza sulla fine della materia e dei mondi.

46. Alcuni riconosceranno certamente nell’oscura parola la Luce, ma questi sono i buoni che tacciono. Quello che seminano come pensieri lo raccolgono tutti i portatori di lampade e diffondono il loro bagliore che hanno ricevuto da DIO. Così anche tu, l’ultimo grande nel vecchio tempo. Il tuo lavoro non andrà perduto per l’umanità, perfino se si svelerà solo alla fine. Ciò che fluisce giù dalla Luce, rimane sempre Luce! Gli uomini smarriti lo possono coprire o negare; tuttavia, …c’è, com’è sempre presente, il Creatore in mezzo alle Sue Opere! ‘Mantieni questo saldamente nel cuore’ (Dn. 12,4). Adesso fa ancora attenzione a ciò che ti mostrerò”.

47. Un fiume, più potente che tutti i fiumi nel mondo. Magnifica è la riva destra, alla sinistra la spiaggia è deserta. Là affluiscono rapidamente le onde pure. Strano, sembra che fluissero in su. Gabriel è andato via. Daniel senza aiutanti sembra perduto. Chi potrà essere il serio?

- Qualcuno accanto a lui dice: “Se in questa resa dei conti del mondo – in anticipo – parla un principe come ‘voce di Dio’, nessun uomo verrà a conoscere il nome. E’ necessario saperlo?”

- “No; soltanto mi sono affezionato e perciò lo avrei conosciuto volentieri”.

48. Al fiume stanno due uomini, quello a destra nell’abito da principe, quello alla sinistra nell’abito di lino, perfettamente puro. E’ formalmente contrapposto a tutta la rudezza della spiaggia. Il principesco fa cenno a Daniel. Quando giunge alla riva da lui, costui grida forte: “Allora, quando si vorrà finire con tali meraviglie?” (Dn. 12,6)

49. Daniel dice modesto: “Presso di te è meraviglioso; presumo che questo sia il Paese della Luce. E’ comprensibile se qui tutto è formato in modo ultraricco, perché Dio ha unicamente Doni ultraricchi. Presso la riva spoglia – certamente nessuna meraviglia – sta il mondo, gli uomini senza Dio, esseri senza spirito e Terra senza benedizione. Quale meraviglia intendi quindi?”

50. Il principesco insegna: “Visto dalla tua conoscenza del momento hai ragione. Ma non sono meraviglie quando Dio si rivela magnificamente?”

- “Mi vergogno”, si lamenta Daniel. “Ah, il mondo è ancora nella veste animica, e si è stupidi e maldestri nel pensare e nel parlare, …anche nell’agire”.

51. “Sì, ed è bene che tu – almeno inizialmente da parte mia – venga alla conoscenza di queste meraviglie di Dio. Ma ora osserviamo l’altra spiaggia. Nell’immagine riguarda la materia. E’ stata povera fin da quando è stata creata da Dio per un maestoso scopo, e rimarrà povera fino alla sua fine. Un segno della caduta! Invece l’uomo nell’abito di puro lino sta bene nella regione grigia? Ha un aspetto di una figura così ben formata. Che cosa pensi, veggente Daniel: chi ha da incarnare?

52. Daniel guarda continuamente quell’uomo puro. “Sta là per i molti che percorrono la materia nella via del co-aiuto, che nella sofferenza ed afflizione lavano i loro vestiti nelle acque delle loro lacrime? E visibilmente, ne fanno parte coloro che si lasciano attirare dal pantano, dal grigio del loro basso stato, sia solo subito sul letto di morte del mondo, oppure nelle sfere scure della materia. Ma se si lasciano risvegliare, allora potrebbero essere così puri, come l’uomo nell’abito chiaro di lino”.

53. “Con loro durerà a lungo, prima che giungano alla purezza”, dice il principesco.

- “Sì”, sospira Daniel mentre i suoi occhi risplendono. “Ma Gabriel ha parlato con il serio della Longanimità di Dio; questa Longanimità resta lasciata per la purezza ai poveri. Tuttavia – ora lo ammetto – questo è con ragione un santo-maestoso prodigio del nostro caro Signore!”

54. “Continuiamo ad ascoltare che cosa ha da annunciare quello nel lino”.

- “Sull’acqua di là si muove raramente qualcosa. E’ come se si muovesse il terreno nudo, grigio, come se vi stessero – certo ancora non viste – infinite schiere dietro all’uomo nell’abito di lino. Lui ‘solleva in alto le mani come se volesse afferrare la Tenda del Cielo’:

55. È ‘il Giuramento di DIO per tutti, il distacco deve durare un tempo, due tempi e un mezzo tempo’ (Dn. 12,7); per la fine del mondo vale un tempo per i portatori di lampade sparsi; due tempi per gli uomini senza Dio, per gli esseri senza spirito, e da ciò, la Terra resa povera dagli uomini, senza Benedizione. Nell’ultimo tempo l’uomo stesso se lo spaccherà ad un ‘mezzo’.

56. Quando nel disastro non si sa più dove andare, allora si piange. Ma se si mostra la Longanimità che è intoccabile come la Volontà di Dio, il Creatore, allora ogni mondano prega di nuovo ai suoi idoli d’oro, commercio e brama della carne. Se le distrazioni (gli svaghi) di tutti gli amanti di Dio un giorno termineranno, di cui ha parlato il serio al veggente”, l’uomo nel lino indica Daniel, “allora si rivelerà tutto il procedere creativo di Dio.

57. Questo accadrà prima che passi l’ultimo mondo, quando l’ultimo figlio potrà bussare alla Porta della Luce per ultimo[32]. Nei giorni della più grande oscurità opererà una Luce speciale (l’inviato)[33], per raddrizzare gli ultimi portatori di lampade (i fedeli incarnati dalla Luce) con la Forza dell’Altissimo. Il ‘punto finale’ del mezzo tempo dividerà gli uomini[34]. Ognuno dovrà riconoscere, volontariamente oppure no, una Grazia, inafferrabile nella sua maestosa Dignità, tenuta come Giudizio anticipato; e chi allora si volterà[35] (cambierà), deve trovare ancora il suo nome alla destra nel Libro della vita!”

58. Daniel ha ascoltato con fervore; ma lo ha compreso? Lui presagisce soltanto che cosa dicono i due alti. Là vede una spanna di tempo come coperta da un panno scuro. Sotto questo cambiano luce ed ombre e per lui non è da riconoscere chi rimane vincitore. E’ il desiderio del veggente del Giordano, anche la sua fede, che la Luce mantenga la vittoria. Tuttavia non è chiaramente riconoscibile; perciò dice a quello nell’abito principesco:

59. “Mio signore, che cosa sarà allora? Se io stesso avessi ancora solo un ‘mezzo tempo’ per provvedere al mio ultimo, non sarebbe bene se giungessi (prima) alla conoscenza di ciò che è stato detto? (Dn. 12,8) Mi è stato ordinato di scrivere le immagini solo sigillate, ed io so il perché questo deve avvenire così.

60. Anch’io sono un piccolo portatore di lampade, il cui lavoro fa parte della semina. Allora io stesso avrei volentieri conservato in me il profondo contenuto di ogni visione; ma la Benedizione, che il SIGNORE ha dato per questo, la vorrei lasciare ancora scorrere, come…, sì, come questo fiume del Cielo lascia fluire la sua pura acqua nell’ampiezza della Creazione. Vedi, o principesco, per me si tratta di questo”.

61. L’amico della Luce sorride maestosamente. Non negando comunque, dice consolando: “Va, Daniel; è nascosto e sigillato fino all’ultimo tempo’ (Dn. 12,9). L’andare, vale per il ritorno nella Casa nel Regno del Padre, significa inoltre, essere ancora attivo. Tu volevi conoscere volentieri il nome di quello serio, ed hai sentito accanto a te una voce: ‘E’ necessario conoscerlo?’

62. Questo riguarda anche il tuo desiderare. E’ solo presentito che la Luce conserverà la vittoria? Se no, …che cosa varrebbe la redenzione fondamentale di Dio? Allora Egli dovrebbe cominciare daccapo in un nuovo Giorno di Creazione, per pareggiare la perdita in questa lotta. Profondamente sconvolto tu pensi del tutto e con ragione, che sarebbe oltraggioso solo pensarlo, per non parlare di esprimerlo con le parole.

63. Calmati, mio amico!”. Il principesco prende le mani di Daniel. Una corrente fruscia attraverso il veggente. “Per cancellare il tuo dubbio mondano, ho parlato della possibile perdita del Diritto di Dio. Sappi che è anche un presentimento, saldamente ancorato nella Luce della fede, un puro patrimonio di semenza per questo mondo come ultimo, per ora e fino al tempo nel suo pieno naufragio.

64. Attraverso l’autentico presentimento fino alla chiara conoscenza, attraverso la vera Luce della fede dei portatori delle lampade, molti saranno ancora purificati, mentre gli inviati della Luce non sempre hanno bisogno di saperlo. Anche qui la domanda: ‘È necessario che qualcuno lo sappia?’. – Tu pensi: ‘Se lo sa solo DIO, (perciò) inosservato dagli uomini, e ignorato, tuttavia, come eternamente, lì è il Creatore! Questo è venuto puramente dalla Luce di Dio, tu ultimo Grande nel vecchio tempo.

65. Ancora dalla Benedizione dai semi: oltre alla purificazione, chi le si sottomette volontariamente, molti vengono solo purificati tramite tribolazioni che hanno caricato su di sé come mondani ed oscuri. Gli inviati vengono affermati tramite la semenza, soprattutto perché loro stessi sono i portatori dei semi. Allora non ha importanza se uno può spargere un granellino, l’altro da tutta la mano, un terzo dal grembiule pieno, un Grande che trascina i sacchi dei semi.

66. Purificare, pulire ed affermarsi, sono da riferire a tre gruppi della materia. Il quarto gruppo sono i Grandi. (p.e. Abraham, Mosé, Elia ecc.) Anche se fino al ‘quasi troppo tardi’, i senza Dio non vorranno badare a tuta la Luce benedetta, pur di non rinunciare alle gioie del loro mondo, per questo impareranno ad apprezzarla i comprensivi, e non si chiuderanno alla rivelazione di Dio (Dn. 12,10). Un po’ alla volta riconosceranno: qui il mio povero mondo, senza Dio; …là, la redenzione con Dio.

67. Ti sia affidato un arcano luminoso. Fa attenzione! Il mezzo tempo della fine degli uomini ha una parte destra e una sinistra, come le rive qui al fiume. Poi seguono, quando sarà deposto il sacrificio giornaliero, un orrore di devastazione, quasi schiacciando tutta l’umanità nell’abisso, solo ancora 1290 giorni (Dn. 12,11).

68. I sacrifici giornalieri sono i doni e le preghiere. Ma questo è uno dei grandi guai (Ap. 8,13); molti credenti s’insabbieranno in se stessi. Considerano le preghiere giornaliere come superflue, eccetto quando si radunano per tenere un ‘servizio di Dio’ (messa), che all’ultima fine sarà magro. Alcuni curano seriamente la preghiera come sacrificio del giorno, e se questo lo fanno da soli (Matt. 6,6), allora Dio stesso la esegue, per diminuire il disagio.

69. Questi sono i sacrifici del cuore, ben inteso, non per la contemplazione esteriore come avvenne nel tempio di Gerusalemme, come avverrà più avanti nelle case che si chiameranno templi (chiese, in genere). L’indisciplina crescerà poi come un dragone, il quale parlerà con molte teste ed agirà con molte corna (Ap. 12,3). I giorni 1290 come numero chiave sono 42 mesi che corrispondono ad un anno, a due anni e ad un mezzo anno.

70. Il senso di tutti gli orrori della devastazione significano = “Un tempo è il potere dei mondani che si stende sul mondo, sotto il cui governo si devono piegare tutti gli uomini, poiché uno dipende dall’altro, e si riferisce in particolare a tutti i popoli. La libertà dei popoli diventa illusione, per un unica volta, come non è mai stato - il prodotto finale della ‘grande Babilonia’!

71. I secondi due tempi sono = la divisione che risulterà, nonostante l’illusione. Infatti, cercare la libertà, è il Dono-Ur segreto, di Dio per gli uomini nella materia, impiantato in tutti gli esseri nella caduta, i quali stavano precisamente così nella ‘l’illusione del potere della prima figlia’, e come esseri o uomini vi sono catturati fino alla fine.

72. Ci saranno due partiti, ognuno catturato con il ‘diritto dell’illusione’. Tuttavia, …come i portatori delle lampade svolgono la loro opera nonostante l’oscurità, …così qualche superiore (reggente, politico) lotterà per quanto possibile per la libertà, ma quasi sempre solo orientato mondanamente. Da ciò sono anche da riconoscere i due tempi = due parti d’orientamento nel mondo.

73. Il mezzo anno è il tempo rivelato della Grazia, vale però anche ai ‘mezzani’, che oggi gridano ‘Osanna’ e domani ‘Crocifiggi’. Elia una volta provocò con ragione Ahab e quelli di Baal dicendo: ‘Fino a quando zoppicherete sui due piedi?’ [1° Re 18,21] Tu vedi, quanto è tutto da interpretare in modo molteplice.

74. Ai quarantadue mesi vengono pure allacciati così tanti giorni, che nel confronto è sempre lo stesso conto. Spiritualmente è la fiducia dei portatori di lampade, la fede dei comprensivi e la speranza di quella alta-magnifica fine nella quale unicamente il SIGNORE preserverà. La via del ritorno a Casa dei fedeli viene illuminata così pienamente, come lo possono sopportare. E questo è molto, ricordalo, Daniel!

75. Per gli altri è l’Orlo del lungo Abito (Ap. 1,13), tessuto dalla Luce velata per trovare la loro via di Casa. Dei quarantacinque giorni valgono quarantadue per la Rivelazione, come mostrato nel simbolo della visione. Tre giorni sono tre gradini per i trovatelli della Casa: la loro morte terrena come Grazia, che sarà riconoscibile solo nell’alta Luce; la loro via da una sfera oscura nell’altra. Terzo, è il riconoscere quando avranno trovato la via di Casa dall’Armarghedon del loro cammino nell’aldilà ed avranno ottenuto il loro ‘Hefata’.

76. Questa è la fine di tutta la visione che tu hai ricevuto come uomo e come spirito. Verrà uno che seguirà le tue orme nella Rivelazione (Giovanni). Tu come ultimo grande nel vecchio tempo, lui come il primo grande nel nuovo tempo che, …nell’intera visione della redenzione, dall’inizio della caduta fino alla sua ultima purificazione, …è il grande ‘mezzo’ (tempo).

77. Infatti, dall’eterna-alta Sorgente di Grazia fluisce sempre la metà di tutti i Suoi Doni per tutto il popolo di figli, perché noi possiamo portare insieme solo la metà di ciò, ogni figlio per la sua parte, un pezzo. Questo è sempre così grande, che i vasi del figlio traboccano. Ora tu sai il Mistero-UR dei tempi, soprattutto quello dell’ultimo ‘mezzo tempo’!

78. Ora torna indietro per i tuoi ultimi giorni nel mondo, e riposa. Riposare, significa: adesso non devi indagare più profondamente di quanto hai potuto vedere, poiché, quando risorgerai dalla Terra nel giorno della morte del tuo corpo e giungerai alla tua parte d’eredità, poi, vedrai che con il tuo presentimento, come pensiero, parole e attività, potrai lavorare in un ricco campo.

79. La semenza l’hai ricevuta da DIO, anche la forza per seminare; ora aspetta nella calma del tuo spirito, fin quando da questa semenza cresceranno le spighe (Dn. 12,13). Il riposo non è assenza di azione; il riposo è la piena dedizione a Dio, l’aspettare la Rivelazione attraverso l’ALTISSIMO stesso!”

 

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Cap. 34

Il ritorno a Casa di Daniele – a Canaan e nel Regno di Dio

1. ‘Finalmente sembra che si sta svegliando’, pensa preoccupato Kambasy chinandosi su Daniel. “Non hai dormito?”, chiede il servitore che fin dalla mezzanotte è rimasto seduto presso il giaciglio. Ora è quasi mezzogiorno. Lentamente si aprono quegli occhi chiari. In essi si trova un raggio del Cielo che per entrambi gli uomini fa molta paura. Guai! Ecco come appare uno che prima della fine della sua vita apre ancora una volta gli occhi, per poi chiuderli per sempre. Ma il loro buon signore vuole tornare nel paese del Giordano, e tutti sono rallegrati di farlo con lui.

2. Adempiono con fervore il loro servizio. Daniel si stupisce del perché il chiaro giorno scorre già nella stanza. “Che cosa è successo? Perché state qui presso di me?”.

- Kambasy lo calma; perché pensa che Daniel si sia ammalato. “Hai dormito del tutto magnificamente, e noi siamo”, mente un poco, “entrati appunto ora, per vedere te”.

3. “Ho dormito troppo”, Daniel contende con se stesso. Allora passano le immagini dello spirito, e quasi lo sopraffa ‘l’ultima necessità’. Un raggio di Sole fugge sul suo volto, come un saluto dell’Eterno. Si lascia aiutare eccezionalmente per mettersi il suo abito da giorno.

- “Ho preparato per il viaggio il tuo miglior abito da principe”, dice un servitore, “anche quello che hai scritto, e un paio di belle cose di qui del castello, purtroppo…”

4. “… proprio poco”, mormora Kambasy.

- “Tu lasci troppo indietro della tua proprietà, principe Daniel”.

- “Ho dato in eredità il castello per uno scopo buono, per quanto ne possiamo servire. Il poco deve rallegrare gli altri. Inoltre…”, guarda gentile i due mediani, “…dopo la mia morte potete tornare nella vostra patria; potete anche rimanere, dopo che avrò rimesso tutta la mia gente al nostro principe Sesbazar. Ma ora avanti! Domani non vogliamo essere gli ultimi nel punto d’incontro”.

5. Arriva un comandante con un paio di giudei, dai quali risplende dagli occhi la gioia di tornare a casa. Uno dice: “Prima ero inquieto, perché dovevo far parte dell’ultima truppa. Mia moglie ha solo riso: ‘Stolto…’, ha detto del tutto impropriamente, ‘…io, fossi uomo, mi sarei nascosta per andare con Daniel. E’ un onore chi può accompagnarti fino a casa’. Che ne dici, nostro veggente del Giordano?”

6. “Che ha parlato saggiamente”, ride Daniel. “Con l’onore”, diventa di nuovo serio, “non vogliamo giocare. Noi, cui domani possiamo tornare in patria, lo consideriamo come sommo onore quando DIO è la nostra guida sulla via. Camminiamo con LUI! – Vedete, cari uomini, è così come una volta quando Mosè poté guidare nel paese del patriarca il nostro popolo Israele, con Dio come una Nuvola e come una Colonna di fuoco,

7. Noi non abbiamo bisogno di questi segni; Dio ci ha dato altro: tutti sono arrivati bene nella patria. Se a noi capita lo stesso, allora il Signore ha fatto lo stesso prodigio anche per noi, come lo ha potuto sperimentare Mosè. Conserviamolo come il ‘possesso più prezioso’!”. Gli uomini si voltano in silenzio, grati e pronti a sacrificarsi per Daniel se, …dovesse diventare necessario.

8. Alla porta il superiore dice a Daniel: “Ora mi hai indicato la via, ti ringrazio”.

- Daniel lo guarda andar via. “Signore, Tu ami i pagani così come Mosè ha potuto dire: ‘Quanto Tu ami il popolo’.” – Gli sale dal cuore: “Quando gli uomini cadono nell’abisso, – non possono cadere più in basso dove aspettano le Tue mani di Padre, per raccoglierli e, …raddrizzarli di nuovo nella Benignità”.

9. Per molti durerà più a lungo; ma …alla Festa della Sera nel Tuo maestoso Giorno dell’Amore della Creazione, …ah, la Beatitudine sommergerà tutto. Il veggente trascorre l’ora dell’addio sul terrazzo. Il suo sguardo scivola fino al fiume Euphrat, che giace nello splendore del Sole della sera come un nastro d’oro nel paese. Nell’ampio circondario le belle colline, le valli verdi, i giardini pensili, un po’ alitati dall’autunno.

10. Nell’ovest dove si trova la patria terrena, scintilla ancora una volta nel chiarore, come se il Sole gli volesse dare il suo ultimo saluto sulla via. Sorgono le stelle. “Siete proceduti dall’Eterno, all’Eterno ritornate di nuovo; anche noi uomini. Signore, mio Dio-Padre, Ti ringrazio per la Tua Benignità!”

*

11. La notte passa lentamente attraverso il paese. Nel cortile del castello il carro aspetta con la portantina, il regalo di Ciro. Davanti sono imbrigliati quattro nobili cavalli persiani; un esperto conduttore riesce a domarli. La gente che deve rimanere indietro nel castello, sta in due file e non c’è quasi nessuno che non cerca di nascondere vergognoso le lacrime, quando il veggente del Giordano se ne va. Dà ad ognuno la sua mano e ad ognuno un dono. Eccetto Kambasy viene pure il medico del castello con due medi.

12. Quando arrivano alla locanda del dazio, il bordo del cielo si arrossa.

- “Ma siete così tanti!”. Daniel saluta gentilmente il comandante.

- Costui sorride: “Di questo ti può dare l’informazione il nostro re. Le strade percorribili in questo tempo non sono libere da manigoldi; perché questi provvedono per l’inverno. Per il tempo della tua vita non sei uscito da Babilonia, dove le vie sono severamente sicure. I militari e la gente delle carovane che viaggiano lontano, si devono proteggere da sé sulle strade straniere.

13. ‘Sì, sì, l’auto protezione è già buona’, pensa Daniel. Dio può proteggere gli uomini tramite gli uomini e, molto di più, come a LUI compiace. Ma si dimostra anche che Ciro aveva provveduto giustamente. Si avvicinano dei ladri, ma nella folla essendoci a cavallo quelli pesantemente armati, essi si danno subito alla fuga. Si arriva tranquillamente nella valle sinistra del Giordano.

14. Il superiore manda via quattro soldati. Daniel chiede della loro meta.

- “Agiscono su ordine del re”, si svincola il persiano e ride: “Questi non si perdono”.

- Chissà se mente. Anche Kambasy ha ‘imbrogliato’, quando l’ultimo giorno stava sulla in Dura con il servitore davanti al giaciglio. Dio farà magari un piccolo sorriso di tali ‘cari mentitori’…?

15. Nella supposizione che i persiani cavalcano oramai verso casa, Daniel si è sbagliato. Il comandante rode di nuovo: “Sai, principe Daniel, il re mi ha dato l’ordine di osservare la tua patria. Ho sentito che i tuoi uomini restano con te fino a Gerusalemme, anche se sono a casa altrove, almeno la maggior parte”.

16. “Hai mandato i quattro messaggeri a Gerusalemme?”

- Il comandante ‘ignora’ la domanda ed ispeziona la truppa. Nella gioia della patria si mescola un piccolo dispiacere. ‘Ora non sono nessun principe, al quale si mettono gli onori; sono un viandante, uno dei molti che percorrono le piccole vie della loro vita’. –

17. In Siria il paese ha un aspetto curato e ben custodito. Non lontano dal lago Merom si passa il Giordano che – già certamente ripida sul pendio – somiglia ad un largo ruscello. Ma da Hazor, vicino al lago di Kinnereth (Genezareth), la miseria del paese abbattuto schiaccia tutti i giudei. Persino i persiani sono scandalizzati. Si vede ancora quanto insensatamente una volta le culture erano state distrutte, semplicemente per la voglia di distruggere.

18. Non ci sono più i piccoli villaggi o le cittadine. Il terreno viene coltivato faticosamente; ma ovunque si prepara al veggente il più gentile benvenuto. Gli si portano piccoli doni. Lui respinge: “Cara gente, voi stessi ne avete bisogno così disperatamente. Nessuno pensi che non lo rispetti. Il vostro grande amore è il regalo più meraviglioso, e questo lo porto con me. Presto riceverete di quel tesoro che Ciro ha raccolto per voi”.

19. Passano attraverso il paese deserto. Quanto è difficile eliminare la desertificazione che è durato cinquant’anni e ristabilire di nuovo i campi una volta fiorenti. Tutti i persiano ammirano una cosa: l’immensa diligenza della gente. Dove si vede seduto qualcuno ozioso? Donne, uomini anziani ed anche bambini aiutano, affinché il buon nome di ‘Canaan’ possa giungere al suo vecchio pieno diritto.

20. Finalmente si vede Gerusalemme, la città alla quale il Cielo ha dato il suo nome[36]. “Ma questo è travolgente”, esclama Kambasy, trattenendo il respiro. Non si vede da lontano quante macerie coprono ancora la povera città, quanti vicoli sono appena passabili, come là, dove una volta stavano dei magnifici palazzi, ora l’erbaccia cresce alta.

21. Ciò che travolge, è la posizione di questa città. Sulla collina di Moriah sta una parte del tempio che splende nel raggio del Sole.

- “Se questo lo potesse vedere il re!”, si entusiasma l’ufficiale. Oh, …l’entusiasmo passa quando si raggiunge Gerusalemme. Nella massima fretta sono state eliminate delle macerie quando dei messaggeri hanno annunciato l’arrivo di Daniel. Un paio di tratti di strade non sono ancora pronti.

22. Dove stava il palazzo dei genitori, Harfia ha costruito con molti amici una modesta casa. Il giardino è curato. Così, Daniel trova tutto al meglio ‘a casa’; lui non sa quanto magnificamente una volta hanno abitato i suoi genitori. Oppure sì…? Ah, questo non ha bisogno d’essere, lo sente molto precisamente. Si rallegra per Harfia, che ha una graziosa casetta.

23. Il saluto dei fratelli è muto, doloroso e, …illuminato dal bagliore della gioia. E nessuno disturba. Daniel è anche stanco del lungo viaggio; sente come hanno ceduto le forze del corpo negli ultimi anni. Il mattino dopo viene il principe Sesbazar con gli anziani già eletti della città e un sacerdote, che più avanti diventerà il sommo sacerdote, quello unico dopo il ritorno dalla prigionia babilonese.

24. Daniel non può difendersi dall’onore che gli si porta da tutte le parti. Da un paese straniero sono venute delle carovane per aiutare il popolo tornato a casa. Il ‘tesoro di Ciro’ dell’ultima assemblea è già distribuito secondo la lista, affinché i poveri dovessero avere la loro parte. Daniel deve solo ancora esaminare e – dove necessario – cambiare.

25. Nonostante la scomparsa delle forze, può svolgere molto. Il comandante viene ogni giorno per vederlo.

- “Ma puoi rimanere così a lungo?”, chiede Daniel l’ottavo giorno. “MI rallegro, che ti ho ancora, e ti devo anche un grande grazie; tu ed i tuoi persiani ci hanno accompagnato bene…”

26. “Re Ciro non mi sgriderà. Inoltre, …ho sognato nella prima notte, qui nel paese, che accanto a me stava uno che disse: ‘Rimani! Io ritorno quando dovrai andare verso casa’. Ciò che questo significa non lo so, tuttavia, …per me è come un ordine del re. Come posso comprenderlo?”

27. Stanco, ma con l’occhio limpido, il profeta risponde: “Hai accettato la buona fede, caro amico persiano, quindi un messaggero di Dio ti ha portato l’ordine. Presto vedrai il perché”. Tace sul suo presentimento di ciò che si avvicina. Perché deve precipitare ‘tutta la sua cara gente’ nel lutto per lui? Il suo tempo è ora trascorso.

28. Il dodicesimo giorno, Harfia vede che per lui sta arrivando la fine. Fa chiamare il principe Sesbazar, gli anziani e il comandante. Presto sono radunati. Il volto di Daniel è chiaro, stanco umanamente, ma spiritualmente è sereno in modo meraviglioso. La Luce dal suo spirito sovrasta le mancanze del suo corpo.

29. I giudei lo percepiscono con sofferenza: ‘L’ultimo veggente del loro popolo se ne va’. Daniel si drizza un poco, sostenuto da Harfia e dal suo medico. Ognuno viene al giaciglio e riceve il saluto d’addio del morente. Nessuno degli uomini lo dimenticherà mai. Ciò colpisce come una fiamma i loro cuori, una che consuma e che scalda, che rinnova così meravigliosamente.

30. Non sembra loro come se cadesse da tutti la fatica della prigionia, come se la miseria che si accumula continuamente davanti a loro, diventa un peso sempre più leggero, …in anticipo? Un presagio colma la stanza. Allora uno dopo l’altro si inginocchia, e Daniel dice la sua ultima parola sulla Terra:

31. “Amici miei, siate lieti nel Signore che ci ha consolato, guidato così magnificamente in patria, in quella terrena, alla quale si collega la nostra eterna Patria. Dove ho fatto l’ingiustizia a qualcuno, me lo voglia perdonare, affinché possa essere portata al Padre; a me di sgravio, ai perdonanti in benedizione.

32. Sono stato settant’anni in un paese straniero e solo pochi del popolo così a lungo come me. I miei amici Misael, Hananja ed Asarja dimorano già in quel Canaan che è celeste, e non di questo mondo. Su questo rivolgete tutti i vostri pensieri! Tutto ciò che non è stato buono nel paese straniero, lasciatelo cadere; invece ciò che Kores, Dario e Ciro hanno fatto di bene, custoditelo come un gioiello e non dimenticate coloro che vi hanno aiutato, che vi hanno servito, …come anche me”.

33. Fa una pausa, il parlare lo affatica, ma il suo spirito opera più forte nella Luce di Dio che lo circonda. “Oggi vi posso ancora dire qualcosa, affinché il popolo sia preparato per ciò che deve arrivare. Mi sentirei bene se dovessi annunciare solo il bene, ma chi guarda nell’occhio alla sfida e la riconosce, può superare facilmente il peggio.

34. La via giudaica è mancante se – mondanizzata – rovina le Rivelazioni, com’è già avvenuto. Si attende l’aiuto, a fronte di ogni avversità. All’animico, quale causa delle mancanze della vita, non si pensa. Ma Dio manderà con Pietà i Suoi veggenti, e se si ascolta la chiamata, allora la Giudea non sprofonderà mai! Ma, ah, …vedo una grande nuvola che volteggia sulle tribù e non vuole andarsene, perché la Giudea stessa è la nuvola scura, …la sua predisposizione verso il mondo, la sua fede diventata povera!

35. Ai veggenti seguiranno quattro volte cento anni e (verrà), …il SALVATORE annunciato dagli antichi. Non si aspetta LUI, il Consolatore, nell’afflizione dell’anima, il Salvatore nella morte della propria fede. Si spera in quel Messia, considerandoLo nell’esteriore, come lo fece Othniel (Giud. 3,9) . Se il popolo spera in un tale, allora aspetterà inutilmente fino alla fine di questo mondo!

36. Arriva il Salvatore!”. Il volto di Daniel sembra fa quasi paura, tanto ha l’aspetto santo. “Guai, Giudea, se non LO riconosci, se LO disprezzi, perché non è un giudeo! Guai, Giudea, se ti perdi in questo mondo! La nuvola scende sempre più in basso, ombreggerà su tutta l’umanità.

37. Vedo il nostro mondo, una palla da gioco tra le grandi Luci del Cielo, un punto oscuro nelle nuvole oscure. O amici, insegnate alla gente come verrà il SALVATORE, il Redentore di ogni anima, il Salvatore dal peccato, dalla paura e colpa! Credete in Questo, donate a Questo il cuore. A Questo sacrificate volenterosi l’animo e lasciate andare ciò che può separarvi dall’Aiuto del Salvatore.

38. Amate Dio e il vostro prossimo, tanto bene quanto ognuno lo può. Non contate su una ricompensa, cosicché non perdiate la ricompensa del Cielo. Siate gentili verso tutti, non solo tra il popolo. Voi sapete come hanno agito i re stranieri, vi hanno restituito i vostri tesori, e ancora di più. E’ radicato nel popolo di disprezzare i pagani. Oh, quale errore, e così si disconosce i Comandamenti di Dio!!

39. Sia menzionata solo una cosa: ‘Non uccidere!’, sta scritto. ‘Non devi uccidere i tuoi fratelli’. Ma con gli altri lo puoi? – Ah, no, Dio non lo ha permesso! I Comandamenti del Sinai valgono per tutti e sono da osservare da tutti gli uomini. Così lo vuole l’amore per il prossimo, che Dio ha comunicato attraverso Mosè (Lev. 19,18). E chi è il tuo prossimo, povero uomo nel tuo povero mondo? Non è ognuno che ha bisogno di sostegno e di aiuto? (Luca 10,29-37)

40. Se la Giudea, come simbolo della Luce, non per sé, ma imparasse a essere come un popolo di aiutanti per tutti i popoli, solo allora – come simbolo – diventerà una Luce per gli uomini, che DIO nella via del Salvatore porta alla Terra. Se perderà questa meta e la Via di Dio, allora, dopo il Salvatore non verrà mai più su di essa la menzione! Essa diventerà così piccola, …e disprezzata dagli altri popoli. E anche questi non avranno nessun vantaggio ad essere un simbolo di Luce per gli altri.

41. Consolatevi, voi che fate lutto! La luce rimane Luce! Quello che il mondo rovina, lo riedifica l’Eterno nella Sua Bontà; quello che l’uomo disprezza, LUI lo accetta; quello che i popoli distruggono, Egli lo riedifica comunque di nuovo nell’ultimo Giudizio del mondo, …naturalmente in modo diverso di come lo penserà poi l’umanità.

42. Dio, l’Eterno, non lascia scorrere nulla dalle Sue mani, poiché ogni Creazione proviene dalla Sua pura Luce. Egli non ha fatto nulla di eterno per il mondo. Ogni uomo che – almeno prima lui stesso – percorre la stessa via, si lascia purificare nel Fuoco di Dio, e questo lo aiuta a portare gli smarriti su una buona via. Aiutate, voi fedeli amici; mettetevi nelle fila di coloro che la Misericordia del Padre manda sulla Terra!”

43. Nuovamente, dopo un intervallo in cui Daniel si trasfigura sempre di più e il bagliore intorno a lui diventa sempre più forte nella sua chiarezza, tanto che qualcuno protegge i propri occhi, Daniel esclama beato: “Signore, o Signore, sei venuto TU? Mi prendi TU alla Tua mano? Eterno, caro Padre, io… io…”. E tace! La Beatitudine non è da esprimere a parole terrene, non da quella bocca che ora terrenamente diventa fredda, che però ha ‘la lingua per il Regno della Luce’.

*

44. In tutto il paese regna un lutto silenzioso per il loro ‘caro grande’. Quello che lui ha potuto seminare non andrà perduto per gli uomini, anche se sovente sembrerà come se si adempie l’oscura profezia, …sul suo popolo e sui popoli fino alla fine del mondo, finché anche la ‘grande Babilonia’ non sarà morta.

45. La ‘Semenza della Luce’ è così forte, che spingerà sempre le sue spighe: o trenta, …o sessanta, talvolta cento volte nei cuori liberi che si sono dati a

«D I O»

 

 

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[1] Simeone: vedi l’opera “Da lontano dalla Terra”. [N.d.r.]

[2] Nel testo tedesco il nome originale del re viene sempre scritturato con ‘Nebukadnezar’, mentre sulla Bibbia viene indicato a volte come Nebucadnetsar. [N.d.r.]

[3] Il primo giudice di Babilonia non aveva solo il potere giudiziario, bensì allo stesso tempo era anche primo consigliere segreto del re.

[4] Balivo: pubblico ufficiale di grado inferiore, con attribuzioni e autorità diverse secondo i luoghi e i tempi (messo di tribunale con poteri di rappresentanza, amministrativi, giudiziari).

[5] Asarja: da meditare il fatto che questo nome sulla Bibbia è citato più volte (Esdra 7,1 e 7,3 / 2° Cron. 15,1 e 21,2 e 23,1 / 28,12 / 29,12. Inoltre quale sommo sacerdote figlio di Giovanni in 2° Cron. 26,17 e 26,20 e 31,13. Poi in Ger. 42,1 e 43,2. Anche in 1° Re 4,1 / 4,5  Solo in 2° Re al cap. 15 viene citato un Azaria figlio di Amazia re di Giuda che divenne a sua volta re) Qui in Daniele (550 a.C.) è da prendere in considerazione perché è anche il nome dell’angelo (il corazzato/cavaliere) che poi va ad aiutare nella fornace, come anche, nel libro di Tobia (530 a.C.), l’angelo-aiutante che guida Tobi nel suo viaggio, si denomina di essere stato sulla Terra come Asarja, il figlio del grande Anania. Perciò probabilmente lo stesso angelo.

[6] Pietra della saggezza: anche ‘pietra della conoscenza’. In realtà il termine in tedesco vale anche come ‘pietra filosofale’, poiché nel contesto, come si comprenderà nei capitoli successivi, si adatta perfettamente, nonostante si attribuisca il termine nell’epoca del medioevo. Ora, secondo questo racconto donato ad Anita Wolf, deve essere considerata come originaria dell’epoca di Nabucodonosor. [N.d.r.]

[7] Ur: probabilmente si tratta della città in cui soggiornava. [N.d.r.]

[8] Il principe degli animali: era un  alto ufficiale, come altri.

[9]  Verrai diviso: cioè, che per lui non ci sarà un aldilà, ma l’anima verrà spezzettata, relegata nella materia finché questa, dopo migliaia o milioni di anni, nella sua ri-evoluzione animica, riassemblata «avrà rimesso tutto». Solo così gli sarà data un'altra possibilità di dimostrare con la propria volontà di aver accettato il dono della ‘vita’. (vedi il concetto dettato ad Anita Wolf nell’opuscolo n. 45 “La nuova relegazione”) [N.d.r.]

[10] Martora: un animale selvatico dal corpo slanciato appartenente alla famiglia dei mustelidi che vive sui monti sibillini, nell’Appennino umbro-marchigiano.

[11] La figlia smarrita ‘Sadhana’. (vedi La terza Pietra miliare ‘Golgota’) [N.d.r.]

[12] La santa Redenzione: dal significato ampio rappresenta l’intera Redenzione, ovvero la redenzione dei caduti nell’intera totalità dopo il Giudizio universale prossimo, dopo il regno millenario seguente, dopo l’Armaghedon, dopo l’ultimo tempo della materia, e quindi, con la totale trasformazione per un nuovo regno materiale e spirituale. [N.d.r.]

[13] Alabastro: è un colore giallo-bruno, anche giallo-chiaro tendente al bianco-sporco.

[14] L’immagine del seggio, come rispondenza, è simile a quella in Ezechiele 1,15-20.

[15] L’ultima venuta: cioè l’apparizione di Gesù nelle nuvole del Cielo che vedranno solo coloro che saranno rapiti poco prima del giudizio su questa Terra, ma che, dopo, sarà considerata ‘la prima’ dagli stessi rapiti in cielo che faranno parte della nuova generazione sulla nuova Terra. (vedi le rivelazioni a Bertha Dudde fascicolo n. 42 - La rimozione) [N.d.r.]

[16] Verranno respinti: trattasi del giudizio-finale profetizzato in cui tutti i non rapiti, quindi i non credenti, sopravvissuti nel breve tempo della fine, saranno relegati nella materia. (vedi le rivelazioni a B. Dudde raccolte nel fascicolo n. 44 – La nuova relegazione) [N.d.r.]

[17] Unica venuta: intesa unica-venuta  perché i rapiti che faranno parte della generazione che resterà sulla nuova Terra, saranno istruiti di tanto in tanto direttamente anche da Dio stesso, e quindi il rapporto con Dio-Gesù, pur nell‘esistenza materiale, potrà essere considerata come un’unica venuta. (vedi le rivelazioni a B. Dudde raccolte nel fascicolo n. 45 – La nuova Terra) [N.d.r.]

[18] Questo evento è raccontato nella storia di Elia comunicata ad A. Wolf. (vedere l’opera “Il tisbitàal cap. 30,11) [N.d.r.]

[19] Gli scritti segreti: questo accenno si riferisce al sesto e settimo libro più un‘appendice   scritti da Mosè, ma che già all’epoca del profeta Samuele (1050 a.C.) erano stati nascosti dai sacerdoti, poiché, oltre a contenere spiegazioni dell’universo e del Regno spirituale, criticavano l’operato della classe dei tempiari e la loro decadenza. Libri che potrebbero essere stati conservati in India dal titolo “Sen Scrit” (Io sono nascosto). Notizie rivelate a Jakob Lorber e contenute nell’opera “Grande Vangelo di Giovanni” (Rif. GVG 6/106 - GVG 6/216 - GVG 7/17 - GVG 7/21 - [N.d.r.]

[20] Gli elementi caratteristici dei sette piriti-principi o arcangeli, rappresentanti la Divinità. (vedi “Spiegazione delle sette Caratteristiche”) [N.d.r.]

[21] Nel mezzo tempo: come accennato al versetto 20, questo vale per la Terra come ultimo tempo, cioè il tempo della fine dopo la catastrofe sulla Terra che lo innescherà e che determinerà lo scatenamento di tutte le forze del male, e perciò la ‘nuova Babilonia, l’ultima. Intagliare ‘orecchie’, potrebbe essere considerata la possibilità da parte di chi deterrà il potere, dell’uso di strumenti tecnologici atti a captare il pensiero (onde celebrali), e quindi come metodo di sottomissione coercitiva della volontà, nonché come metodo per ottenere tutte le ricchezze della Terra anche dai ricchi che non faranno parte del loro gruppo di potere. [N.d.r.]

[22] Si conserverà la Terra: il giudizio universale annunciato sarà per i cattivi irriducibili, ma non per la Terra, che, una volta purificata all’essere umano che l’avrebbe perfino distrutta, si trasformerà per scrollarsi di dosso tutta l’attuale civiltà al fine di renderla di nuovo atta a poter far vivere una nuova generazione purificata (il regno millenario di circa 600 anni – cap.6,15 - vedi nota 16) [N.d.r.]

[23] [Geremia 25,8-11]:  «Perciò, così dice l’Eterno degli eserciti: “Giacché non avete dato ascolto alle mie parole, ecco, io manderò a prendere tutte le nazioni del settentrione, dice l’Eterno, e manderò a chiamare Nabucodonosor, re di Babilonia, mio servitore, e le farò venire contro questo paese e contro i suoi abitanti, e contro tutte le nazioni che gli stanno d’intorno, e li voterò allo sterminio e li abbandonerò alla desolazione, alla derisione, a una solitudine perpetua. E farò cessare fra loro le grida di gioia e le grida d’esultanza, il canto dello sposo e il canto della sposa, il rumore della macina, e la luce della lampada. E tutto questo paese sarà ridotto in una solitudine e in una desolazione, e queste nazioni serviranno il re di Babilonia per settant’anni”.»

[24] Informazioni dettagliate sullo spazio e l'Orologio temporale di Dio, possono essere lette nell’opera: "PHALA EL PHALA".

[25] Ogni incarnazione dalla Luce, affinché sia incisiva, viene preparata in anticipo nel regno, nel quale i tempi non sono quelli terrestri. Qui con questa ‚parola‘, Gabriel intende che Paolo, che vivrà sulla Terra al tempo di Gesù, perciò dopo 500 anni, già si stava preparando alla missione. Per una maggiore comprensione di questa preparazione, vedi in Karmatha, la preparazione spirituale di Jakob Lorber nell’aldilà, anch’egli per più di 400 anni anni terrestri.

[26] Per capire un dibattito sull’argomento tra Lucifero e Dio, vedi Sancto Sanctorum”, la vita di Giobbe.

[27] Solo esiliato: ciò non solo per ciò che si riferisce alla sua vita terrena poiché dovette allontanarsi da Adamo con un segno sulla pelle ed andare nella città di Hanoc e vivere per altri 1000 anni generando 700 figli , ma anche per il suo restante tempo animico, poiché gli fu concesso di seguire/osservare spiritualmente lo sviluppo di tutta l’umanità fino al Giudizio. (vedi “Il governo della famiglia di Dio“ vol. 1 cap.25)

[28] ‘un incendio mondiale, o deflagrazione mondiale’: è un effetto legato all’ultimo giudizio, ovvero una grande esplosione non ben evidenziata se sopra o sotto la superficie terrestre, provocata dagli uomini, probabilmente con l’idea di deviare il percorso della Terra rispetto a quello del grande asteroide/stella che si dirige verso la Terra. Il termine è “weltenbrand”, comunque, una catastrofe di immane violenza. Un’idea sull’evento può essere desunta nei dettati a Bertha Dudde n. 1017, 1084, 1103, 2246, 2803, 9025 in cui è citato.

[29] Biga: era il cocchio o carro da guerra per due persone, utilizzato in epoca classica nella Grecia antica, nell'Antico Egitto, nell'antica Roma e presso i Celti, trainato da due o più cavalli. Qui Daniele intende forse la sua evoluzione, buona sì per portare velocemente delle staffette, ma diventata poi un‘arma da guerra.

[30] L’ultima decima:  vedi “Il patriarca“ cap. 9

[31] L’albero della vita: molti riferimenti in rispondenza a questo concetto sono presenti nell’opera Phala el Phala in cui viene narrata la vita di Giosuè.

[32] Alla porta della luce: intesa la porta del Regno dei Cieli o comunque, l’aldilà. Questo, prima che passi l’ultimo mondo, ovvero, l’ultimo tempo del mondo, il tempo della fine di breve durata che sarà preceduto dall’evento apocalittico mondiale a chiusura degli ultimi tempi oramai agli sgoccioli. Tra questo evento, l’asteroide, e la fine, le porte del Regno saranno chiuse, affinché i rimasti si decidano: per la fede o per la relegazione. (vedi il dettato a B. Dudde n. 6835)

[33] L’inviato: ‘una luce speciale’, linguaggio ermetica fino ai nostri giorni, ma che alla luce di altre rivelazioni acquista la sua valenza: Cioè, un essere di luce, dalla Luce, dal regno, un incarnato speciale, un precursore nel tempo della fine per consolare e mantenere la fede negli ultimi rimasti, prima del rapimento. (vedi i dettati rivelati a Bertha Dudde nella raccolta/fascicolo n. 39 “Il precursore”.

[34] Il punto finale: il giudizio finale, o universale, dell’ultimo tempo, alla fine del mezzo tempo‘.

[35] Volterà: cambierà la sua opposizione, perciò godrà di una grazia, inafferrabile, che significherà per costui/costei, la salvezza dal giudizio di relegazione, perciò ‘grazia‘, di essere inserito nel libro della vita, scritto nella parte destra.

[36] Gerusalemme, precedentemente chiamata Je-Ru. Abramo la chiamò 'Je-Ru-Salem' così come glielo aveva indicato Dio (vedi nell‘opera "Il Patriarca" cap. 10,25).