– Rivelazione –
Anita
Wolf
1970 / 1971
(Nel
tempo delle missioni spaziali, sulla Stella della speranza)
Il
trattato comincia all’incirca al tempo attuale della Terra, nel quale è stata
data ‘
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cap.1 Meraviglioso
Insegnamento sulla Stella della grande speranza
cap.2 Valli oscure - Come nell’aldilà si
porta ancora in sé del mondano
cap.3 Il Servizio e la Croce di Dio - La
buona speranza; quello che si semina, si deve raccogliere
cap.4 Il grande Discorso di Dio - Un
procedere nella conoscenza della Luce
cap.5 La resa dei conti - Anche una decima
del Signore
cap.6 Lunghe vie nell’aldilà di certi
uomini cattivi
cap.7 Profondo insegnamento sull’essere e
sull’agire
cap.8 Dei carichi non leggeri con guide
confuse di sette
cap.9 I più leggeri o migliori, e i loro
inseguitori – Rimanere pronti al servizio, questa sia la nostra meta!
cap.10 La Mano del Diritto e le Dita della
Compassione
cap.11 Il migliore rapporto con Ur - Il Tesoro
del Creatore
cap.12 Due comunità arroganti e come devono
cambiare nell’imparare
cap.13 L’Alto Ospite - Differenti rese dei
conti - Infine la Grazia del Padre
cap.14 Dell’anticorte esteriore, superiore e
interiore - Il tessuto filtrante e l’ultimo buon basso
cap.15 Anime oscure - La grande fatica della
Luce, ma anche una piccola campanella
cap.16 Una meravigliosa natura di Luce -
L’ultimo Discorso di Dio per la Stella della speranza - Si avvicina la Sera e
il Finale del Giorno di Creazione dell’Amore
Ur l’Unico Dio, malgrado i molti Nomi
principi di Luce i sette portatori delle Caratteristiche
Diadjar Un angelo comandante (Nicodemo e conduttore superiore della Stella)
Olyanda prima consigliera e co-reggente (genitore sacerdotale della Stella)
Malluredus secondo più anziano e co-reggente (genitore sacerdotale della Stella)
Kara-Amadael presidente d’assemblea (il più anziano co-assistente)
Li-Admia Aiutante nel governo esterno
Heliato primo cittadino della capitale (assistente)
Corrysanda prima cittadina capo del paese (assistente)
Bota assistente capo delle regioni esterne
Orytam un angelo guida, uno dei grandi
Muriel il portatore della Serietà
(inoltre): Altre persone e gruppi di uomini dalla Terra e altri pianeti d’incarnazione
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Prefazione
all'Opera (di Anita Wolf)
Commento/riassuntino
(a cura di “Amici della Nuova Rivelazione”)
Tre superiori
a colloquio: come aiutare? – Al Tempio, dal Padre – Cosa fare con i caduti? –
Nella valle del lutto, l’aiuto – “Il loro progresso verso lo spazio è alla
fine!”
1. Il Sole fa scivolare i suoi raggi mattutini in un rosso
oro su quelle colline che orlano un’ampia meravigliosa valle. La natura è pura,
i luoghi sono belli, che sembrano dei quadrati variopinti. Non esistono dei
duri confini; tutto è ordinato in una libera simmetria. Boschi, prati,
giardini, campi, mostrano una molteplicità, che appena si riesce a coglierne la
pienezza, e solo il cuore può giubilare grato, per la sontuosità che Dio ha
dato.
2. Lo pensano anche tre persone che
escono da un luogo tendendo verso la prossima altura. I loro abiti chiari sono
del tessuto più fine. Malgrado la differenza di colori, tutto appare luminoso e
gentile. Camminano tranquilli per la loro via; risparmiano i loro discorsi, per
l’altura. Simbolicamente: quando noi siamo diventati maturi, quando saremo ‘in alto’, solo allora si parlerà del
più importante! In questo ‘noi’, i
pensieri includono tutti quelli che dimorano nel loro paese.
3. Arrivati in alto, essi lasciano dapprima vagare lo
sguardo fin nella lontananza più distante, fin dove può guardare il loro
occhio. Qui il più bel posto per riposare viene offerto da pietre coperte di
muschio, come delle comode panche, per raccogliere nuova forza e – come ora
deve avvenire – trattare le importanze che devono servire per il meglio al
paese che i tre superiori amministrano.
4. Comincia il
più anziano: “Non è difficile
fare ciò che il Signore pretende più giusto: Egli ci raccomanda per il nostro
bene. Il Suo Insegnamento è il migliore, i Suoi Comandamenti fondamentali, i
più eminenti, oltre tutte le cose, eternamente bene! Con i nostri è facile
adempiere la Volontà di Dio: ma con gli altri…?”
5. “D’accordo! Ma dobbiamo fallire? Quello che si fa sotto la guida di
Dio, andrà bene, persino se prima non si vede nessun successo. Tu sai, Diadjar: nel
Consiglio degli anziani io ho la prima voce per le donne. Non c’è nulla di
nascosto che per noi sia necessario sapere. Mi tocca, che gli altri si mettano
da parte, benché godano della nostra protezione, hanno parte nei Doni che sono
propri del popolo. Non vogliono sentire niente di Dio, che è appunto la
sofferenza e preoccupazione di noi tutti”.
6. Chi parla così è la prima consigliera
nella conduzione del paese; lei ha il seggio fra i due più anziani nel Senato
superiore. Si è sovente riconosciuto, molto bene, applaudendole l’assenso. Ora
lo conferma il secondo consigliere, mentre le sfiora la mano. Facendo questo
guarda nella natura, sui luoghi, a tutta la bellezza, che giacciono stesi sotto
i loro piedi.
7. “Hai ragione, Olyanda. Dio ti ha
dato al nostro popolo perché hai un’alta sapienza, specialmente nella
conduzione del paese. Noi abbiamo uno sguardo ampio, benedetto da Dio. Non
possiamo solo abbracciare con lo sguardo tutta la nostra Stella, noi, …se
vogliamo, vediamo anche altre costellazioni, i loro esseri viventi o uomini,
tutto il loro fare e non fare, e come nella materia vi è troppo di oscuro,
pesante e minaccioso.
8. Soprattutto in quel mondo irradiato dalla Luce di Dio e che si trova il
più lontano da Lui stesso, come nessuna delle Stelle incalcolate (la nostra Terra), l’oscurità prende il sopravvento.
Perciò siamo giunti alla difficile domanda: quando la cosa terribile minaccia
là di scoppiare[1],
può riguardare la nostra Stella, può anche in altre, dove vivono pacificamente
dei figli di Dio?”
9. Lui
fa tranquillamente cenno al primo consigliere Diadjar: “Penso così, sovente, come te: sarebbe anche il servizio della Luce, se
avessimo da co-portare un caos della materia, se noi, …malgrado una salda fede,
l’amore e la fedeltà nei confronti di Dio…”, segue un sospiro, “che non è per loro stessi. E’ solo per la
grande, meravigliosa meta, nel cui decorso, o ultima beatitudine della Sera,
loro sono stati da tempo inclusi”.
10. “Non sospirare troppo, caro Malluredus”,
sorride la donna, “benché ne condivida il sospiro, non credo che una catastrofe, da là,
dove la Terra gira la sua orbita”, Olyanda
indica in questa direzione, dove si vedono camminare anche di giorno gli
eserciti di Stelle e di mondi, “arriveranno
le onde peggiori fino ai nostri campi di Luce”.
11. “E se fosse?”, chiede seriamente Diadjar.
– Risponde Malluredus: “Ora? Allora sapremmo che il ‘grande
Giorno dell’Atto-Anno-Ur’ si avvicina al termine, e il come e dove non
abbiamo ancora bisogno di saperlo! E’ la cosa più meravigliosa di tutte le
Meraviglie, riceverli uno dopo l’altro, e così, elevarsi da un gradino
all’altro, proprio in questa beatitudine della Sera”.
12. Si rivolge alla prima: “Ne parliamo alla sera. Dapprima è da
deliberare, se e come sarebbe magari da evitare una catastrofe, soprattutto per
quel mondo sul quale tutto si accavalla. C’è di certo qualcosa di buono, alcuni
cooperano diligentemente per diffonderlo, ma la massa è così estraniata a Dio,
sono solo immensamente vicini all’esistenza mondana, da inciampare sulle loro
stesse conquiste. Il loro progresso è la loro rovina! Di chi? Del Pianeta?
Degli uomini?”
13. Olyanda
ribatte leggermente: “Non lo
sappiamo ancora, malgrado il nostro ampio sguardo per guardare nell’Universo e
nel futuro della materia. Nondimeno, penso che non ne saremo colpiti! Se però
fosse, allora, solo nel nostro lavoro, per quelli che sono lontani! E noi
vogliamo aiutare a portarli volontariamente!”
14. “Hai ragione”, dice il più anziano, “sei appunto la prima consigliera del
nostro paese. Andiamo bene, quando riconosciamo la tua sapienza!”
– “Ma amico Diadjar, che cosa dici?”. La domanda non è un
rimprovero, è più una stessa imprecisa riflessione. “Tu sai meglio di me – ti prendo in parola – tu stesso sei il primo della
nostra cara Stella, sicché, la conoscenza su noi tutti, è buona e pura, viene
da Dio, nostro Creatore e Padre!
15. Non ci ha Egli benedetto? Non ci ha messo, Egli stesso, nella nostra
funzione? Ci ha istruito nel Santuario come avessimo da adempiere luminosamente
i nostri doveri. Non vogliamo lodarci a vicenda, non elevare noi stessi; questo
lo lasciamo fare alla gente sul mondo oscuro. Quelli che si elevano nella loro
‘profondissima scienza’, verso l’alto, fremono senza supporre che la
profondità, è più profonda che la loro assidua elevazione nello spazio.
16. Quelli che riconoscono Dio e parlano sempre di Lui, molti che si credono ‘divini’, non sospettano neppure che, più si avvicinano essi stessi dalla Parte di Dio, più stanno lontani dalla Luce e, …dal loro Dio! Perché nulla spezza la fede e la via, così tanto – anche materialmente – come altrettanto è pure benedetta, purché serva solo al Bene, rispetto a qualsiasi arroganza!
‘Chi crede che ci stia,
badi bene affinché non cada!’,
era stato insegnato anche a
noi. Questo non succede nel Regno; ma conserviamo la Parola, allora una
corrente di Luce va al piccolo mondo, verso quelli che mentono malgrado la
conoscenza, se e come l’esercito delle Stelle sia abitato e amorevolmente arredato. [Giov.
14,2]
17. Chi ha dovuto lasciare il mondo – eccetto gli spiriti dei figli della
Luce pronti a servire – è fortemente spaventato, se nell’aldilà rinnegato venne
a sapere che gli autoconsapevoli si ritrovavano come al bordo di ogni
Magnificenza di Dio”.
18. Diadjar
si alza dal sedile di muschio e va su e giù. Poi afferra le mani di ambedue i
membri del Consiglio: “Conserviamo
anche questo tema per dopo. Dobbiamo scoprire che cosa deve essere fatto con
più urgenza, qui sulla nostra altura, sulla quale poco fa siamo stati benedetti
da Lui stesso, al Quale va il nostro amore. Ora, si tratta degli ‘altri’.
19. Naturalmente, abbiamo dovuto superare certe cose nel nostro specifico
sviluppo, ci siamo lasciati prima formare dalla santa cara mano di Dio Padre,
per guidare il popolo affidatoci. Il Creatore Padre ce ne ha dato la Sua Forza
di cui abbiamo bisogno per il nostro lavoro. Egli ha confermato anche qui, nel
luogo da cui Egli si rallegra del nostro sforzo. Eravamo come beati di questa
Parola di Grazia!”. Olyanda e Malluredus annuiscono seriamente.
20. “Abbiamo anche accolto certe cose estranee”, continua Diadjar,
“Ci siamo sforzati di aiutare ognuno sulla continua via, e alcuni abbiamo
potuto inglobarli nella popolazione. Loro ci sono sempre stati grati. La
maggior parte veniva dal mondo oscuro, ma anche da altrove ne sono stati
portati qui alcuni. Gli ultimi arrivavano, alcuni guidati, molti però hanno
semplicemente fatto irruzione da noi, i quali ci preparano la più grande
preoccupazione.
21. Non li vogliamo cacciar via. Ma alcuni del nostro popolo hanno paura
degli oscuri. Non è sempre facile accorgersi, perché avviene ciò che non fa
parte delle nostre fila, non del nostro paese stellare. Certamente è la Volontà
di Dio, la Sua santa Compassione con gli oscuri, affinché anche loro vengano
salvati. A volte sembra persino nella Luce, come se ‘tutto avvenga da solo’,
come se Dio non si occupi di queste minuzie insignificanti.
22. Il pensiero impedisce di formulare una decisione di diritto per il
popolo e per gli estranei, che non possiamo lasciare qui per sempre. Noi
possiamo inoltrare ogni peggiore nelle altre posizioni di sfere, …non perché lo
meritino, ma là si trovano dei superiori, più di come siamo noi, e questo è
sempre bene per loro, guidati bene. Là non possono mai resistere alla Luce,
…per la loro salvezza, per la loro propria trasformazione.
23. Che cosa c’è ora da fare? Potremmo dividere questo nuovo gruppo. Quelli
che si fanno guidare in qualche modo, li porterei nella ‘valle del lutto’, dove
li si possono sorvegliare e assistere più facilmente, i peggiori sono da
condurre nella ‘valle dell’abisso’. Ci siamo sovente meravigliati perché qui,
sulla bella Stella sulla quale possiamo vivere, esistono delle oscure valli
talmente misere…
24. Soltanto, …su queste valli abbiamo già visto più volte un lontano
bagliore, come se fosse il ‘caro sorriso di Dio’ e la sua Parola:
‘Essi non Mi andranno perduti per sempre!’
25. Noi abbiamo da compiere il nostro dovere su di loro, affinché giungano
almeno al primo riconoscimento. E non c’è nessuno che desideri di più la Luce,
come uno che debba dimorare a lungo nell’oscurità. Una medicina amara, ma buona
e santa! Che cosa ne pensate voi?”. – Diadjar
si siede di nuovo e guarda i due amici.
26. “Chiediamo dapprima al Signore nel tempio, prima che agiamo”,
consiglia Malluredus.
–
“E’ anche la mia opinione”,
conferma Olyanda, “io non sceglierei subito il posto più profondo. Le valli hanno quattro
terrazze; forse sarebbero relativamente giuste le due ultime. Là le anime vedrebbero quanto può diventare difficile, se non
arrivano alla libera ammissione. Potrebbero invece vedere più vicino davanti a
loro i gradini un po’ più luminosi, e questo potrebbe essere utile per la loro
nostalgia, per il loro ritorno”.
27. Nella Luce non esiste nessuna
invidia, nessun falso pensare, del perché l’altro riconosce il meglio. Si
coglie tutto dalla mano del Padre. Perciò Diadjar
stringe le due mani ad Olyanda ed esclama: “Oh quanto è bene! Andiamo subito al tempio.
E’ importante che gli esseri – per quanto pesanti e oscuri – arrivino presto
nel loro posto dove devono stare. Noi vogliamo perciò aiutare diligentemente,
per facilitare la loro salita”.
28. Di fronte alla collina, dietro quel
bel luogo che è la capitale della loro Stella, si trova un monte,
meravigliosamente addobbato fin sopra di una ricca flora, la cui cima corona il
Tempio di Dio. Strada facendo incontrano già molti cittadini, perché anche qui
– ma diversamente come nella materia – la città si è risvegliata. Non si dorme
come gli uomini nel mondo. Il riposo è la contemplazione interiore, un
immergersi nel lavoro del giorno passato, il prevedere nella nuova Benedizione
che ogni mattino porta con sé. Questo vale anche come riposo nella notte di
Stelle.
29. Nessuno domanda dove vanno i
consiglieri; lo si sa, oppure si immagina che cosa deve succedere. Li seguono
degli auguri di benedizione. Così anche loro stanno presso l’alto Altare,
inchinandosi tutti e tre lì dinanzi. Erano entrati a piede leggero: ma sono
sempre profondamente toccati dalla pace, dalla calma, che soffia attraverso
l’ATMA di Ur. Dapprima sprofondati in silenzio, poi con piena preghiera
devozionale, Gli portano le loro riflessioni. L’uomo non lo comprende, se è
veramente importante che la Vita si adempia da sé, per ogni singolo, qui o là,
prima o dopo la morte.
30. Se egli riconoscesse di che cosa si
tratta, trasmetterebbe a questi figli della Stella la sua richiesta, affinché
la materia venga pulita, salvati i viventi nell’oscurità; ma sanno anche che,
moltissimo, solo Dio-Ur è l’Aiutante e
Salvatore. Egli accoglie ogni servizio di co-aiuto nel Suo ‘Aiuto
assistenziale’, immerge le preghiere dei fedeli nel fiume di Benedizione, che
scorre inarrestabilmente dal Centro-Ur della Luce, fin nell’abisso più profondo
della materia.
31. Meravigliosamente liberi, e grati, i fedeli, stanno dinanzi all’alto Altare
del Signore, e attendono finché viene la Rivelazione. Non soltanto come una
Luce che per la fedeltà è diventata da tempo la loro proprietà, tenuta da Dio
sin dal principio della loro Vita e più avanti nella via di co-aiuto nella
materia, ed ora – nuovamente nella Luce – continuando a servire, quanto il loro
Padre ha affidato loro. Questo non è poco sulla ‘Stella della grande Speranza’! La Luce magnifica che loro attendono,
è il PADRE stesso, …ed Egli, c’è!
32. “Figli
Miei, dalla Mia Opera eternamente benedetta da Me, proviene la Benedizione su
di voi e sul vostro agire. E’ bene per il vostro bene e per la Mia Gioia di
Padre, se voi continuate imperteriti a ricercare e ad esaminare, affinché vi
voglia riuscire il vostro servizio, benché voi sappiate fin dal rientro nei
campi di Luce, come potete e dovete agire in tutte le cose.
33. Io continuo a dare sempre la Mia Parola, che malgrado
l’elevatezza raggiunta, vi conduca oltre, nella Mia santa Essenza-Ur, nel Mio fare e creare, che non è mai da
esaurire né da vedere – nel Tutto – da nessun figlio! E questo, sempre per la
Benedizione e per la Gioia del Mio popolo! La vostra gioia viene accesa al Mio
giubilo di Creatore; perché solo così esiste per ogni figlio la Fonte di
benedizione e di gioia che, come la Mia Potenza operante, non si esaurisce mai.
34. Ciò che è stato preparato ai figli, procede dalla Fonte
coperta della Mezzanotte nell’Io-Ur personale! Questo è il Nucleo del Flutto di
Luce di tutta la Magnificenza. Nessuno può vedere il Nucleo, né sperimentarlo
su di sé. Solamente, ciò che viene sui figli da questo Nucleo-Ur di Luce – per
loro eternamente incommensurabile – questo è da accogliere, è da servire con
questo ‘Bene nobile’, nuovamente, come compiace a Me!
35. Non è così importante quale luogo scegliete per gli oscuri,
dove dapprima devono ritrovarsi, è importante agire dal cuore amorevole, serio,
dalla capacità di aiutare, che avete ricevuto da Me e per il fedele servizio.
Mia figlia Olyanda ha certamente scelto bene di non prevedere il più profondo
nelle valli; ma anche tu, Mio fedele figlio Diadjar, hai pensato come i poveri sarebbero da aiutare in modo
svelto.
36. Quindi, non è determinante il luogo, ma ‘il come’
voi pianificate. Dove regna l’amore-serietà, là regna evidente la Mia
benedizione! Ben inteso: tanto quanto la
Mia Luce viene cambiata o trattenuta, tanto meno è ostacolato il flusso di Benedizione
che proviene appunto dal Nucleo-Ur della Mia Luce! Ma per la salvezza dei
poveri – in certo qual modo anche per tutti quelli che vivono nella Luce – di
tanto in tanto Io copro questa Benedizione, la lascio agire solo in segreto,
così come Io vengo ai figli, in segreto
e, apertamente”.
37. Oh, come si chinano gli alati di
Luce; come guardano in su nel volto ricco di Grazia. Il coricarsi nelle Sue
braccia non tocca la Santità di Dio. Loro riposano al Suo petto e, comunque,
sanno: Egli è il Signore; loro i
servitori; Egli il Creatore, loro i creati; Egli il Padre, loro i figli!
38. Egli è il Tutto, loro una parte;
Egli è santo, loro stanno solo per Grazia nei Raggi di Luce di questa Sua Santità. – Egli è il Grande, cosicché essi se ne
stupiscono continuamente, sono sublimemente beati quando possono percepire
questo Raggio di Luce e, sempre, sperimentare nuovamente. Riguarda tutti gli
spiriti, quali figli della Luce:
‘La loro beatitudine non finisce mai!’
39. Diadjar
dice: “Padre, eterno vero Amore, quello
che Olyanda vuole, avvenga. E’ bene, quando
i poveri imparano nello spazio intermedio il sotto e il sopra”.
–
“Sono d’accordo!”, Malluredus guarda il Padre con gratitudine, “Ci hai reso facile la decisione mediante il
Tuo insegnamento, la Tua Parola, in modo che possiamo agire come da una nostra
riflessione. La Tua Guida è sempre evidente sulla strada di tutti.
40. Tu non chiudi la Ricchezza dei Pensieri della Tua Sapienza. La lasci fluire
in noi come sensazione di vitalità. Così diventa il nostro specifico bene di
pensieri. Noi attingiamo tutte le cose solo dalla Fonte-Ur della Tua
Magnificenza – tramite la Tua Bontà – prima che noi possiamo pensare, parlare o
agire, come da noi stessi. Tu benedici la conseguenza già in anticipo. Ti sia
eternamente reso grazie per questo”. – La gratitudine divampa, e gli
Occhi di Dio splendono sui Suoi figli.
41. Malgrado ciò, segue una difficile
Parola: “Il gruppo più
povero deve andare nella valle delle caverne, ma li potete portare non soltanto
fino al bordo, e poi, dire: ‘Cadete in giù!’; oppure: ‘Ora scendete!’,
facendoli precipitare nell’abisso!”. – Anche nel Regno i
figli devono ricordarsi della Luce. Essi possono avere uno ‘spavento di Luce’,
da far battere i cuori intimoriti: ‘Questo
non lo possiamo fare!’. Dunque, …che cosa?.
42. Proprio questa riflessione conduce
da un gradino all’altro, e …questa
Scala del Cielo non ha fine! E’ inutile chiedere del perché e del per come. Chi
si affida alla maestosa Guida, costui sente, beato, come tutti i gradini si
allineano uno all’altro, come ogni elevatezza raggiunta bene, è un magnifico
nuovo inizio. Questo proviene dall’Infinità dell’Entità del Dio-Ur!
43. Chi si stupisce che i consiglieri
della Stella cerchino nell’amato Volto del Padre una risposta, appoggiandosi
uno all’altro, per arrivare insieme all’autentica visione? Il Signore guarda
gentilmente i ‘grandi figli’, e attende; perché Egli sa: essi si decideranno
solo bene, perché da tempo hanno sostenuto la
prova della libertà della Creazione, e (percorso) la strada d’aiuto.
44. Diadjar
dice anche subito: “Oh, tu, Padre
buono, Tu hai mostrato benedicendo ciò che non deve succedere. Solo così
vediamo la meta per ogni lavoro che abbiamo da compiere. Qualche volta si trova
la direzione già nelle Tue Parole, qualche volta ci poni su una via crociata.
Lo hai fatto anche oggi ed io riconosco il Tuo grande Amore che ci educa, anche
se possiamo assistere una Stella. Ah, stare nella ‘Tua educazione’, …quale benedizione!
45. Se venissimo solo fino al bordo, nessuno salterebbe o salirebbe da se
stesso; perché essi hanno il loro mondo dietro di sé, di certo vissuti
malamente. In ogni caso, …essi sono privi della materia, percepiscono ad occhi
chiusi, con cuori ancora più chiusi, che si avvicina la decisione.
46. Ah, stanno lì come degli involucri vuoti, non possono negare i dolori
della loro anima, non il sapere: ‘Siamo stati trasformati, non viviamo più
nel mondo; le nostre povere mani non trattengono nulla, e siamo morti in un
paese sconosciuto’. Essi non lo sanno ancora: ‘Da dove? … Per dove?’. Hanno
già trascorso un lungo tempo senza radici in una bassa sfera.
47. Ora è venuto il Tuo Tempo, Padre-Ur,
affinché debbano divenire dei ‘figli’, e appartengano al Tuo popolo! Non hanno
ancora nessuno diritto nella Luce; la nostra Stella deve essere soltanto il
loro ‘spunto’. E’ difficile! Padre mio, Ur: dammi il
Tuo aiuto, perché voglio andare con loro nella caverna. Come Tu ci hai sempre
preceduti, per seguire Te, così voglio discendere anch’io davanti a loro, senza
che si accorgano subito quanto è profonda la loro povera oscurità. E là, oh,
Padre, fammi essere loro insegnante”.
48. Dagli occhi di Ur si leva un irradiare, davanti al quale i più
anziani si chinano profondamente. Il Signore avvolge il Raggio più sublime,
affinché oltre alla riverenza i figli possano avere la loro gioia. Olyanda e Malluredus
prendono il loro primo in mezzo, e Malluredus dice: “O Signore, Padre di tutti i figli, lascia portare un tale sacrificio
anche a me e Olyanda, come lo fa ora Diadjar”.
49. “Vedremo
che cosa c’è ancora da fare”, sorride Ur.
“ Voi pensate che la ‘valle del lutto’ sarebbe da
assistere più facilmente, di come Diadjar lo prenda su di sé. Lo sperimenterete voi, se il vostro
piano superiore sia minore! Voi avete mosso in silenzio le domande in voi, e
avete lasciato a Me se voglio dare una Risposta. Qui non si tratta una volta
della Mia pura Volontà, ma se avete quella maturità di intraprendere anche il
seguente. Vi chiarisco le vostre domande, poiché c’è ancora tempo per i gruppi;
essi non riescono ancora a ricordarsi di se stessi. E così ascoltate:
50. La vostra
maggiore preoccupazione è per la Stella, nella cui autentica preoccupazione
includete il ‘mondo lontano’. Rimane ancora nascosto se l’uomo con la sua
scienza nociva, che nell’Universo ampiamente esteso non ci sia niente di meglio
che attirare giù da loro la forza dello Spazio in alto. Se si fa questo, allora
la forza dello Spazio si collegherà con tale – non voluto, non presagito
dall’uomo – ciò e, come sia possibile, quello che si è accumulato di forze
maligne. Lo scontro delle due forze,
porterebbero così tante sofferenze, come non è mai avvenuto in centinaia di anni
nel mondo.
51. Voi non
avete da temere ciò che si trova al di fuori dello spazio materiale. Nel vicino
circondario di quel mondo possono certamente avvenire delle gravi catastrofi,
quando gli uomini con la scienza – più che tramite la loro assenza di Dio –
costringono giù la forza dallo Spazio. Questa, sempre buona, porterà della
rovina solo non appena si scontra con la forza della materia del mondo.
52. Certi
presagiscono già di non essere più padroni delle forze, con cui creano così tante cose. Per via di questi – certo
soltanto per paura, che riconoscono – Io sospendo il peggio. Quello avviene
comunque! Si cercherà invano di rimediare il male. Ma vedete, cari figli:
e mai un figlio, benché molti debbano
attraversare l’afflizione, perché il peso dell’afflizione conduce alla salvezza
purificante di tutte le anime lontane.
53. Come
volarono sulla Luna[2] e non trovarono
altro che polvere e vuoto, che era il Mio segno, il loro inconcludente rincorrere, così vuote sono le loro anime,
colme della polvere del mondo. Così hanno trovato la loro immagine!! La Luna fu formata in modo misero, perché Io ‘ho contemplato’ la fine della materia,
quando una volta giacque nel divenire. Così anche questo fu fatto ‘in anticipo’, per mostrare agli ultimi
degli smarriti la loro impossibilità di uscire dalla loro situazione materiale.
54. Voi dite
con ragione: ‘Il loro progresso è la loro
fine!’. Perciò non avete più bisogno di offrire ancora una volta un
servizio di co-aiuto all’umanità; lo potrete ancora, solamente, che esso si
adempie meglio nella Luce. E siate certi: Io
accolgo nel Mio Flusso di benedizione ogni pensiero di Luce dei figli ritornati
a Casa!
55. Se con ciò lui
divenga più forte, solo i materiali
lo possono domandare, non voi! Molti buoni aiutanti dimorano nel mondo, e voi
vedete che c’è apparentemente poco da fare. Vedete anche, quanto è forte ‘il
rifiuto della Grazia’ che il Mio agire pone per gli uomini. Vi sia sufficiente
questo: sapere che il vostro posto ora è qui, sulla vostra Stella di luce.
56. Quindi, figlia”, Ur pone la Sua destra sul capo di Olyanda, “parlando molto sinceramente, che da voi, un flusso di luce
aiuta a mantenere quel piccolo mondo, perché avete ben conservato il Mio
insegnamento, …qui nel Regno, come anche nella materia durante la vostra via
d’assistenza. Tutto questo, …e naturalmente la Mia Bontà”, Dio sorride
dolcemente, “ha
fatto di voi i più anziani della Stella.
57. Da ora in poi Diadjar sia il primo sacerdote,
perché vuole andare nell’abisso, del tutto di sua volontà! Nulla è più
sacerdotale che un servizio ai poveri, se per le anime oppure come anche dei
poveri mondani nella materia. Perciò il sacerdozio è benedetto dal Mio stesso
Sacerdozio-Ur, che naturalmente non toglie a nessun fedele aiutante, qualcosa
della grande benedizione della Mia bontà.
58. Voi,
Malluredus e Olyanda, dovete essere la ‘coppia di genitori della Stella’, del
tutto pari ad un sacerdozio. Scegliete due aiutanti, pure Diadjar, due, …non
per l’abisso!”, respinge Ur, quando Diadjar Glielo chiede. “Nel
numero ‘Sette’ si riflettono le Caratteristiche della Mia santa Entità-Ur.
59. Voi lo
avete riconosciuto bene, da quando siete ritornati di nuovo a Casa, nei Campi
di Luce, che su tutte le vostre vie, prima, durante un tempo mondano, e ora vi
guida di nuovo la Mia mano; ma dinanzi a Me vale sempre la vostra fatica, il
vostro richiedere, supplicare e ringraziare, e la volontarietà che si è data
alla Mia Giuda di Creatore. Proprio per questo, figli Miei, è la ‘speciale
Benedizione’ con cui avete ricevuto la vostra nuova funzione.
60. Potete
sapere che avete potuto aiutare qualche anima, persino degli esseri che non
hanno ancora percorso nessuna via del mondo. Nessun lavoro, nessuna miseria vi
era troppo grande. Tenete questo, chiuso nello scrigno del vostro cuore.
L’irradiazione che proviene dall’autentico servire, Io la conduco certamente
oltre, …al Mio giubilo di Creatore, per la vostra beatitudine di cuore!
61. Questo è
per voi ancora un punto difficile, anche se in parte già riconosciuto bene, del
perché sulla vostra Stella di Luce esistono ancora delle valli oscure, che in
verità – secondo la vostra opinione – non dovrebbero esserci. Esaminatelo
seriamente, se questo sia un ammanco della vostra via. Non avete pensato in
questo, ai cittadini del Cielo affidativi? Avete cercato solo in voi un
ammanco. Del tutto bene, fin dove è utile per il Regno di Luce.
62. Voi volete
aiutare gli oscuri, che è possibile solo nel vivere insieme. Quindi, voi
dovreste vivere nella materia, oppure – com’è avvenuto – costoro sono da
portare da voi. Nell’ultimo caso, la Mia
Domanda: ‘Dove li portereste?’. Non devono dimorare nei vostri luoghi! Voi
stessi non potreste per sempre vivere presso degli ancora incorreggibili,
perché essi non possono ancora assolutamente sopportare la Luce. Causerebbe a
loro più danno di quanto voi stessi presagite nella vostra conoscenza più alta.
Ora: ‘Dove? Con loro?”
63. Dice Olyanda:
“O Padre, santa Misericordia, Tu hai
pensato dall’eternità, come, e dove far vivere dei figli, farli sviluppare. E
così – anche se non è ancora riconosciuto l’essenziale – è predisposto con
Intelligenza, che la nostra Stella abbia delle valli oscure. ‘Sì, …può!’,
dico. Quindi, saranno giusti i posti dove deve svolgersi la trasformazione di
certi lontani da Dio. Il ‘Perché’, ce lo voglia Tu ancora spiegare”.
64. “Sì, cara
figlia. Tali valli, come sulla Stella della grande speranza, non esistono in
ogni luogo dell’Empireo, solo nel settimo anello del Sole che si trova sotto il
Mio Governo della Compassione, …per i poveri. Per i figli della Luce, la
Caratteristica si chiama: Misericordia, come voi la conoscete al meglio.
65. Queste
valli sono dei posti isolati, da considerare oscure durante l’uso, affinché
sappiate come (portare) un gruppo, per costoro, davvero oscure
come lo specchio delle loro anime. Voi avete sperimentato che in qualche gruppo
che si è voltato, la valle del lutto e persino la valle delle caverne erano più
chiare. Quando erano vuote, arrivavano altri pellegrini, che qui stesso
dovevano trovare il ritorno. Perciò non deve più spaventarvi, del perché la
Stella di Luce ha tali, apparentemente poveri, abissi.
66. Per questo
vi serva ancora qualcos’altro: l’oscuro non si trova pure sotto il Mio governo?
Esiste una qualunque macchia che non appartenga a Me? La totalità della materia
è in realtà una parte del Regno, ma molto presto verranno del tutto dissolte,
le loro sostanze oscure.
‘Dei
luoghi isolati sono i grandi posti di Grazia,
nei
quali tutti i caduti attendono la Redenzione!’
67. Oltre a
quelli che sono stati guidati qui, che vivevano su quel piccolo mondo e in
altre stazioni, e vennero nell’aldilà tramite la morte corporea, certi esseri
hanno fatto persino irruzione da voi come se fossero venuti da loro stessi.
Sapete voi chi li ha guidati a voi, oppure li ha lasciati venire?”
68. – “Due domande!”. – Il Signore
guarda con benevolenza i Suoi. E loro si chinano; ma con occhi chiari guardano
in alto.
- Malluredus chiede: “Posso parlare, dato che altrimenti …”.
- “Tu puoi, figlio Mio, inoltre è la
gioia di Diadjar, se troverai la migliore risposta”.
- “Con la ‘migliore’
sarà difficile, caro Padre; non con la buona volontà, …mediante la Tua forza.
69. Dunque: nessuno li ha fatti venire? Questo, per l’appunto, premette che
sarebbe senza la Tua Volontà! Noi lo abbiamo solo visto, come se avessero fatto
irruzione da noi. E come mai che hanno potuto trovare questa sfera! Oh, Tu
li hai fatti venire! Per la loro salvezza, naturalmente immeritata,
affinché nell’epoca della fine potessero ancora percorrere la via del
mondo e possano così ricevere per le loro anime la parte spirituale, una volta
isolata.
70. Secondo: è stato fatto anche per noi! La nostra Vita, stracolma
con la Tua bontà senza fine! – Ah, Padre, che cosa ne avremmo, se non sapessimo
dare niente dalla ricchezza della Tua magnificenza? A chi altro, se non ai più
poveri della materia, sono da spargere i Doni della Luce? Così è per noi con la
santa, alta Benedizione, quella Bontà, inafferrabile come tutto il Tuo Regno,
affinché anche agli esseri possa valere il nostro servire.
71. Per questo la Tua ultima Guida: noi non abbiamo più bisogno di
scendere nella materia profonda! Tu hai dei Pensieri più alti di come
possiamo presagire, e conduci qui semplicemente quegli esseri. Se essi si
lasciano voltare dal sacerdozio di Diadjar,
allora vengono riportati nel loro vecchio luogo, dove la nostalgia apre una
porta del mondo, per maturare per il Regno. Tu solo sei la Guida delle loro
vie, …anche delle nostre! Ti ringraziamo per questa Magnificenza!”
72. “Molto
bene, Malluredus; vi accorgerete, se anche nella valle del lutto non sia da
raggiungere una buona svolta. Chi serve volontariamente, sarà ricompensato”.
-
“Sì”, giubila Olyanda, appoggiandosi
più strettamente al Padre, “il successo è poi un magnifico Raggio dalla Tua
bontà. Accogli perciò, in più, il mio ringraziamento”.
73. “Lo faccio,
cara figlia. Ogni ringraziamento è un frutto della Vita dello sviluppo che Io
ho preparato per ognuno. Tuttavia”, gli occhi di Ur scintillano seriamente, “ognuno deve
creare da se stesso i frutti, benché la Semenza provenga dalla Mia santa
Entità-Ur. Sarebbe triste, se doveste attendere ‘da Me’ i frutti, poiché allora non ci sarebbe nessun proprio
sviluppo.
74. Se vi ho
dato la scintilla dal Raggio-Ur del Mio Spirito, allora ogni figlio è in grado
di portare dei frutti, dal servizio. Chi non serve, difficilmente giunge a un
raccolto che riceva il valore dell’eternità! Di questo si tratta per Me! Cio
nonostante, rimane fissato che la Vita, la conquista, il servire, il portare
dei frutti, viene dall’Afflusso delle Mie forze d’Amore, senza le quali nessun
figlio – perché creato – giunge all’essere perfetto.
75. Ma vedete, sarebbe di nuovo indegno, se Io volessi sempre,
come Creatore, pensare questo: che soltanto da Me provenga il divenire,
lo sviluppo e l’incoronazione. Io penso sempre ad ambedue: quello donato, prima, da Me; e quello conquistato dai figli stessi,
mediante l’impiego delle Forze! In questa visione ho sempre il Mio giubilo
di Creatore, in cui giace eternamente la vostra beatitudine!
76. Sia
sufficiente questo per ora; ora dovete di nuovo essere attivi. I cittadini
attendono. Loro sanno che Io ho parlato con voi, e vedono anche il Dono che voi
avete ricevuto ora. E gli oscuri attendono, loro percepiscono solamente dove si
trovano e che cosa succederà. Il loro comportamento ancora ribelle non toccherà
la pace della vostra Stella. Perciò andate al vostro dovere con la Mia
Benedizione”.
77. “Oh, Padre, Ti ringraziamo intimamente; perché di nuovo hai così arricchito la nostra Stella. Con la Tua Forza e Bontà, noi compiremo il dovere. Nulla deve né può spaventarci, anche se qualcosa è difficile. Tue sono la lode, la gloria, il ringraziamento e l’onore, l’amore, la riverenza, l’adorazione!”. – I consiglieri della Stella s’inginocchiano, e attendono finché il Signore è andato via dal loro santuario.
[indice]
Valli
oscure – Come nell’aldilà si porta ancora in sé del mondano
Un sacerdote
e sette aiutanti – Malluredus e Olyanda alle prese con un gruppo della casa
delle gioie – Due sono aiutati – Un
torturatore è accusato da tre sue vittime
1. I più anziani della capitale sono radunati. Ci si
saluta cordialmente come non è quasi possibile sulla Terra. Ciò che succede di
bene sulla Terra, è solo un riflesso del Regno: in questo, è eternamente
autentico e buono; là (sulla Terra)
temporaneo, appunto, solo uno specchio. Tuttavia, anche questo viene valutato
altamente dal Creatore, perché nella materia la vita è difficile e imperfetta.
2. L’alta sala della Casa delle
assemblee principali è adornata con dei simboli di Luce. Alle pareti stanno dei
tavoli e sedie; l’ampio spazio centrale rimane libero per il saluto. Quando
arrivano i tre consiglieri, ogni più anziano ha già preso il suo posto in
carica. Di fronte alla porta grande si trova il tavolo principale per i
consiglieri. Così, in certo qual modo, ossequioso, essi vengono salutati.
3. Uno dei
più anziani conduce l’assemblea; ognuno deve prendere la parola,
affinché non abbia da procedere tutto, solo dal consigliere principale. Costui,
più anziano, accompagna i tre consiglieri nel nome di tutti questi, al tavolo
centrale. Perciò, rimanendo in piedi, apre poi l’assemblea.
4. Come primo, egli annuncia: “Il
superiore Diadjar è stato eletto sacerdote, Malluredus e Olyanda
a genitori della Stella. Con ciò è venuta su di noi una benedizione, donata dal
Padre-Ur. Ognuno di noi ha da ringraziare il Signore, com’è già avvenuto. Alla
fine vogliamo ancora ringraziare tutti insieme”.
5. Si rivolge ai consiglieri: “Dato che
ora avete ottenuto una funzione superiore, dovremmo eleggere per il vostro
vecchio servizio altri tre consiglieri. D’ora in poi sarà Diadjar a condurre il servizio divino, e dalla
Stella dei sacerdoti – di cui fa parte la nostra – non deve venire nessun amico
sacerdote. Collegata a questa, è sempre stata certamente una gioia,
un’ulteriore elevazione, un progresso per l’intera cittadinanza.
6. Inoltre, sono da sgravare Malluredus e Olyanda.
Forse sarebbe bene”, l’oratore non sa ancora che come gioia speciale sono già
previsti quattro consiglieri, “se alcuni idonei vi assistessero nella nuova
funzione, affidatavi da Ur”. Un generale assenso; non uno di questi guidati
nella Luce, dei quali ognuno può guidare dei più piccoli che seguono, che non
pensi con delizia al progresso, preparato per tutta la loro Stella.
7. “Cari anziani”, ora Diadjar si alza, “vi ho da annunciare qualcosa dal
Padre-Ur. Dobbiamo anche consigliarci da noi stessi, perché senza questo, la
nostra vita sulla Stella, sarebbe più povera che sul piccolo mondo. Ascoltate! Malluredus e Olyanda
devono avere ognuno un più anziano al fianco, e io due, con cui arriviamo
all’alto numero ‘sette’, e voi tutti,
cari anziani, come tutta la nostra cittadinanza, verrà così inclusa.
8. Devono esistere delle differenze di
servizio e di lavoro, altrimenti non saremmo un popolo del Cielo; non esistono
delle differenze di valore! Noi lo abbiamo conservato fedelmente, ma ne sia
ringraziata
9. Kara-Ammadael
prega Dio che gli voglia dare un segno, che riguardi questo: su un uomo e due
donne splendono chiari cerchi, da vedere come delle corone. Si stupisce. Dov’è
il quarto? Deve eleggerne uno lui stesso? Indagando, guarda in giro, ma non
viene nessun altro simbolo di Luce. Allora chiama gli indicati al tavolo
principale e dice:
10. “Su di voi ho visto una Luce,
quindi, voi siete i prescelti. Dove troviamo il quarto? Ur parlava dell’alto sette, di cui sappiamo che da quattro
Caratteristiche determinanti e tre portanti risulta ‘la santa Costellazione’.
Così anche da noi possono essere quattro fratelli e tre sorelle un Raggio di
risposta del meraviglioso sette.
Perciò, prego che Diadjar, Olyanda e Malluredus
eleggano loro stessi il secondo fratello”.
11. Un più
anziano dice con volto allegro: “Non esiste un lungo su e giù; i tre
consiglieri sanno chi dev’essere”. Indica il direttore dell’assemblea.
Dell’allegrezza di Luce irrompe, e Diadjar conferma volentieri, mentre
Kara-Ammadael si guarda intorno spaventato. Non ha pensato minimamente, che
egli sarebbe stato eletto. E ora…?
12. Non sale lo stesso la gioia
segreta?, non solo per via della funzione, ma prevalentemente per via del
servizio? Oh, il poter aiutare è, per lui, la cosa principale. Rapidamene, è
deciso che lui e una co-assistente nel regime esterno, di nome Li-Admia, si
mette a disposizione di Diadjar. Il primo cittadino della città, Heliato, si
rivolge subito a Olyanda, mentre Malluredus chiama a sé la cittadina principale
del paese con il nome Corrysanda. Con ciò è conclusa la cosa più importante,
per il popolo e per
13. Diadjar,
nuovamente in piedi, dice: “Cari amici, i doveri per noi sono messi in ordine,
ma sia di nuovo ringraziato il Padre-Ur. Il Suo aiuto è sempre con noi, e noi,
nella beata unione dell’intero popolo del Cielo, siamo sempre con Lui.
14. Ora si tratta di pensare agli altri.
Due gruppi sono venuti da noi. Uno,
sono delle anime del piccolo mondo che l’han dovuto lasciare a causa della
morte, …contro volontà, come vediamo negli abiti delle loro anime; l’altro, appartiene in parte al povero
abisso, creato nella prima caduta della figlia del Cielo. Un cattivo specchio,
purtroppo vero, del suo essere e apparenza, in cui tutti i co-caduti sono capitati.
Gli altri sono del mondo.
15. Ur
ha detto che ha portato da noi gli oscuri; essi devono andare nella valle della
caverna. Là ognuno deve arrivare alla comprensione – ma indubbiamente tramite
la Grazia e Compassione di Dio – e lasciarsi infine incarnare e redimere, gli
uni come gli altri. Aiutare, in questo, è per noi un’alta beatitudine, che
riceviamo dalla Mano del Padre.
16. Si può servire anche da lontano,
come pure non vediamo sempre il Padre. Ma come Egli è sempre onnipresente, così
può essere con il ‘servire da lontano’.
Soltanto – sempre lontano – non si lascerebbe trovare la propria via di
perfezionamento. Non è diverso con il servizio. Qualche volta dobbiamo servire
da vicino, in mezzo all’oscurità. La nostra via attraverso la materia era un servire
vicino, anche se, ugualmente, non potevamo saperlo, …senza reminiscenza. Ma
quale salvezza ne ha fatto il Padre-Ur! Lo abbiamo riconosciuto nel nostro
ritorno a Casa, nel Regno!
17. Ora è importante che alcuni debbano
soffermarsi presso i due gruppi; non tutti!
18. Diadjar viene interrotto, si vuol
sapere qualcosa di più preciso. Ogni anziano superiore si offre svelto; subito
è pronto a servire. Qualcuno è preoccupato, e questo essere preoccupati,
intanto, è giusto e bene nella Luce, in ciò che potrebbe accadere di grave ai
loro consiglieri e, con ciò, al loro popolo della Stella. Diadjar li tranquillizza, dopo che tutti hanno di
nuovo ripreso i loro posti.
19. Egli
dice: “Cari fratelli e sorelle, Ur lo
guiderà per il meglio: per i lontani, per noi stessi! E’ lodevole, perché
volete servire nella vicinanza; ma ora il popolo deve rimanere senza guida?
Certo – il Reggente superiore è Ur; ma Egli ci ha inserito nelle funzioni, e
sono da esercitare fedelmente.
20. Se rimanete nella vostra posizione,
soprattutto i nuovi consiglieri, quando inviate i pensieri di preghiera, ci
faciliterete molto e sarete con noi i migliori aiutanti. Questi vostri pensieri
d’aiuto faranno ardere quelle lucette con cui tutti i poveri sono da condurre.
Ognuno faccia il suo dovere nella sua posizione, che rallegra molto il Padre.
Egli trasforma questa gioia per la nostra nuova benedizione. Da ciò,
raccogliere le nostre forze, allora ci riesce quest’opera. Vogliamo portare al
Padre il raccolto”.
21. Non c’è bisogno di altra parola; i
figli della Stella sono del tutto unanimi nello spirito e nell’anima sulla
Parola e nella Volontà di Dio a causa del ritorno nella Casa del Padre.
Interiormente ringraziano il Signore. Ognuno esegue diligentemente il buon
lavoro.
* * *
22. Le persone defunte dal mondo stanno
in una conca. Parlano tutte insieme; nessuno sa dove si trovano. La paura, che
è salubre, cade su di loro. “Se solo sapessi com’è avvenuto”, dice una donna.
- “Io lo so: ero ancora allegra e gaia. Molti erano alla festa
della gioia, durante la quale non tutto spesso andava bene.
23. Abbiamo deriso quelli che credevano
in un Creatore. Vennero alla porta per avvertirci. Noi diventammo ancora più
gai. Poi, a un tratto…”.
- “Sì, come?”
- “…mi sono svegliata e, …non sapevo dove mi trovavo. Non più
alla festa, non a casa dove giaceva malato mio padre. Quando sono venuta da
lui, non mi guardava, non lo potevo nemmeno toccare. I suoi occhi si chiudevano
e aveva un aspetto del tutto diverso. Allora ho pensato: ‘È morto!’
24. Poi, mentre stava accanto a me, è
scomparso all’improvviso, come dissolto. Non potevo più fare niente; qualunque
cosa toccavo, lo sentivo come nebbia. Sono stata portata via! Da chi, non lo
so, non ero in grado di vedere nulla, finché”, la
donna indica tutt’intorno, “vi ho trovato qui in questo strano posto.
Qualcuno di voi può interpretare che cosa è successo con me?”
- “Ah! Con noi tutti!”, esclama un
uomo.
25. “Lo possiamo!”. Malluredus e Olyanda
sono venuti e guardano gentilmente ogni anima, cosa che non viene quasi
percepito. Molti dovettero lasciare il loro mondo dall’assembramento festoso,
perché a causa di un cedimento del terreno quella casa crollò, nella quale loro
- ah, quante volte – avevano condotto la loro vita dissoluta. Alcuni sono morti
per colpa propria, ma tutti abbastanza all’improvviso e senza fede in Dio. Ora
guardano inorriditi le figure di Luce.
26. “Chi siete voi? Che cosa volete
qui?”. Una cascata di domande cade sugli aiutanti. Si
grida: “Perché siamo qui? Che cosa abbiamo commesso? Non ho rubato; non
ho commesso nessun omicidio!”, e ancora di più viene presentato. Ognuno cerca
di scagionarsi dalla sensazione opprimente di colpa, che nessuno vuole
ammettere. Malluredus, mano nella mano con Olyanda, cerca di farsi spazio e dice, affinché
ognuno lo possa sentire:
27. “Vi conosco! Avete mentito, e…”, fa
cenno di tacere, quando la donna vuole rispondere. “… tu sentirai presto che
cosa hai caricato su di te, … tutti!”. Lui e Olyanda rimangono apparentemente
intoccati dal grido di, “..ah!”, e “…guai!”. Questo deve avvenire, affinché
sian preoparati alla valle del lutto. Là devono entrare per
28. “Venite con noi!”, ordina Malluredus. Una via! Ah, ma per le anime è
amaramente difficile! Da questa non imparano ancora niente; al contrario, uno
litiga con l’altro, alcuni vogliono azzuffarsi, e infine sbraitano ancora su
Dio, ‘Il Quale ha creato loro questo
tormento’. Davanti a una stretta valle con pareti ripide, rocciose, la
schiera si ferma rabbrividendo. Timorosi guardano le figure di Luce con la muta
domanda: ‘Là? Giù? Dobbiamo (andare)?’
29. Devono! Sul terzo gradino della
valle inizia un pianto; i corpi si contorcono; qualcuno alza la mano come uno
che sta per annegare, che afferra una salvezza. Per un po’ Malluredus e Olyanda
lasciano tremare queste anime, allo scopo della loro guarigione. Olyanda poi si occupa della donna che aveva parlato
per prima, che piange forte per il dolore.
30. Dice soave e piano: “Sai che cosa
devi sopportare qui?”. Un muto scuotimento, un nascondere di occhi pieni di
lacrime. “Te lo voglio spiegare; forse, allora, ammetti i tuoi peccati, contro
Dio e, … contro tuo padre!”
- “Contro chi?”.Si stupisce la donna.
- “Sì, contro di lui!
31. Tuo padre era un uomo pio, troppo buono verso te come unica figlia;
lui ha espiato con i suoi dolori questo ‘troppo-buono’
per un amore falsamente riconosciuto. Lui contendeva contro Dio, ammetteva ciò
che ha sbagliato in te. Da ragazza giovane sei scappata sovente; lui ti ha
ripetutamente accolto, quando tu – rovinata – hai cercato rifugio presso di
lui. Questo gli ha preparato un posto nella Luce.
32. Non hai curato tuo padre malato come
sarebbe spettato alla figlia, lo hai lasciato solo nella sofferenza ed hai
persino detto con insolenza: ‘Che non si
lamenti, perché non sarebbe proprio malato!’. Lui ti ha spesso ammonito a
credere in Dio. Non era pronto a perdonarti? Quando sei capitata nel godimento
dei sensi, lui ti ha avvertito, ma tu lo hai solo schernito. Ora fa attenzione:
i dolori che tuo padre aveva fisicamente, li hai da portare nell’anima. Lo vuoi
riconoscere?”
33. “No!”, dice la
donna, “Non è degno di un Dio, se ne esiste uno, che io debba portare i
dolori di mio padre!”, …e le sofferenze aumentano.
- “Sei più dura di un uomo duro!”, interviene Olyanda, “Mentre sarebbe così facile tornare
indietro, perché le richieste di tuo padre – lui ti vede qui, in questa valle
oscura – sono venute dinanzi a Dio. Ma tu, pensi di poter continuare ad
amoreggiare con le cattive gioie della casa delle gioie?
34. Ah, no, povera figlia! Qui le cose
non vanno come nel mondo, e la valle è uno specchio, il segno della vostra
vita. Se cambiaste – anche se non andrebbe veloce – allora essa si
illuminerebbe, il duro suolo diventerebbe morbido e fertile, …se lasciaste
crescere
35. Ora che sei senza pentimento, devi
perseverare qui finché una volta mi chiami. Allora verrò. Meglio: che chiami DIO,
che EGLI ti voglia aiutare”.
- “E allora verrebbe Dio?”, una dura risata.
“ahahah! Non esiste! Allora Egli avrebbe potuto venire anche sulla Terra, e
aiutarmi, quando ero sulla via cattiva. Non ho mai visto il Cielo! Ho deriso
con ragione chi credeva in Dio, come – va béh – come anche il mio stupido
padre!”
36. Oyanda all’improvviso va via. Nel
dire‘stupido padre’ la donna sente
una punta, e si rannicchia piangendo. E nonostante, …guarda dietro alla figlia
del Cielo, anche senza moto dell’animo; soltanto, …già questo povero gesto
viene registrato dalla Luce, viene accreditato per Grazia.
*
37. Malluredus è andato dal proprietario
della casa delle gioie. Costui impreca: “Che
insolenza: prendere i soldi che mi sono risparmiato!”
- “Che hai arraffato!”
- L’uomo vede solo vagamente
38. Legato al mondo, l’anima non
percepisce nulla da sé, solo, si sente ‘cambiata’.
Vede il denaro come reale, e quando cerca di prenderlo, allora questo si
sposta, in modo che non è da prendere. Non riesce nemmeno, all’uomo, di
elevarsi oppure di correre dietro al suo denaro. Dopo che continua ad infuriare
e a contendere, Malluredus ferma la disputa e dice:
39. “Amico, …ascoltami bene!”
- “Amico? Tu? Non farmi ridere!”, diventa un rantolo orrendo.
- “Ma sì, io sono tuo amico!”, dice seriamente Malluredus. “Soltanto, non uno come sul tuo povero
mondo. Io non minaccio, ti mostro solo che cosa sarà di te se non giungi ad una
piccola comprensione, …almeno per ora.
40. Un piccolo passo e, …ti può essere
aiutato, …malgrado le tue malefatte, esercitate per anni. Non si procede
precocemente, te lo dico subito. Certi uomini credono che quando giungono a una
comprensione, possono essere nella Luce con un balzo. Mancato di molto! Se ci
si pente veramente e ci si sforza, allora il Signore aiuta; Egli rende qualche
gradino facile, qualche volta ne tralascia anche uno, dopo che ti converti.
41. Guardi di sbieco verso il tuo
denaro, che hai tolto in malo modo a qualche onesto, per costruire con ciò la
tua casa delle gioie. Hai ‘raccolto pietosamente’ dei poveri che avevano da
ascrivere a te dei sacrifici, ricchi, e anche altri. Hai stabilito un inferno
con tutti i vizi che si possono solo immaginare. Hai calpestato a morte il
bene. Qualche povera ragazza, che errava disperata nella città, l’hai resa
senza volontà.
42. Ma tu e la tua sorte”, suona severo,
“dimoreranno a lungo nella ‘valle del
lutto’, prima che una lucina ti mostri una via d’uscita. Solo chi si pente
seriamente, chi semina con lacrime, costui sarà portato fuori dall’oscurità, un
poco alla volta in tempo prevedibile”.
- L’anima ride ancora
ripugnante: “Non fa per nulla buio! Altrimenti, non potrei riconoscerti, e…”. –
Deve significare: ‘questo bel paesaggio’! Oh, guaio, si fa buio e, …molto
freddo.
43. “Lasciami in pace coi tuoi
discorsi!”, litiga l’uomo. “Ah, mi viene in
mente, c’erano più sovente delle persone alla porta che mi ammonivano, che
dovessi, …oh, che stupidaggine! Ho dovuto fare loro delle gambe …”
- “…e affinché non ti pulsi la coscienza – che non muore mai –
ti ha ammonito più che quei messaggeri, inviati da DIO. Allora la tua casa delle
gioie era una casa di morte, una grande bara, sotto la quale giacevano così
tanti morti!”
44. Ecco, è come se costui stesse
davanti alle macerie della casa; si vede giacere sotto pesanti palchi, sente il
lamento dei feriti, vede sporgere delle mani irrigidite. … L’immagine sfuma. Ha
gli occhi saldamente chiusi, si attorciglia del tutto, guarda di nascosto il
suo ‘avvertitore’ e, …se ne
distoglie.
45. “Non mi riguarda assolutamente! Sì,
sono morto e continuo comunque a vivere! Ma, come e, …dove, …non lo so! Non lo
voglio nemmeno sapere! Maledico chi ha frantumato la mia casa. Lo ha fatto un
Dio, …un, …haha: io Lo maledico, finché ho un respiro in me, e…”
46. All’uomo manca il fiato. Rantolando,
del tutto fuori di sé, afferra, …nebbia, che lo circonda. Sente la voce dell’avvertitore come da una lontananza: “…ora hai
maledetto Iddio, che ti ha tolto dalla tua follia, affinché alcuni che ti sei
reso utile, siano ancora da salvare, …necessariamente anche tu. Vuoi continuare
comunque a maledire, finché ti rimane il fiato? Allora, guarda: te lo puoi
creare da te!”
47. L’anima, a causa della maledizione
oltraggiosa, ha creato a se stessa i tormenti. Il fedele avvertitore è ancora
lì per intervenire, appena l’uomo arriva un
poco alla conoscenza. “Sì! Tu, accanto a me, non posso più vederti. Aiutami!
Non posso più respirare. Devo miseramente soffocare. Devo…”, con parole
strappate esce il grido d’aiuto.
48. Malluredus
tocca l’anima, ed ecco che la nebbia s’illumina, c’è anche di nuovo il respiro.
“Te lo sei preparato da te stesso”, dice lui soave. “Non Dio ti ha tolto il
respiro, né ha fatto venire Lui la nebbia. Lo ha fatto la tua maledizione! Non
bestemmiare mai più, soprattutto, mai contro il Creatore, il Quale vuole
educarti a figlio Suo. Per Grazia! Ricordatelo! Perché, …meriteresti!”
49. Ci vuole molto, prima che una
piccola scintilla scaldi il suo cuore. In ogni caso – ritornato, e passo dopo
passo – può camminare verso
* * *
50. In una fessura della roccia sta
accovacciata una figura; intorno ad essa una schiera che cerca di punzecchiarla
o picchiarla. La figura si difende invano. Già da lungo tempo, sin dalla morte
terrena, si trova legata alla roccia. I consiglieri della Stella lo sapevano,
ma qui non dovevano aiutare. E’ un gruppo speciale. La figura si è creata
questo posto attraverso una vita cattiva; e quelli che ora l’opprimono, furono
portati qui senza che sapessero prima che cosa avrebbero sperimentato qui.
51. Ambedue gli aiutanti, asssieme,
vanno verso questo gruppo, perché è utile per le anime. Lo splendore di
Malluredus ricade sulla figura legata, quello di Olyanda sugli infuriati. Tre
altre persone stanno da parte; loro sono venute solo quando i consiglieri della
Stella portarono il loro aiuto missionario. Solamente, i tre ancora non lo
sanno, perché essi hanno da scontare qualcosa.
52. Quando arrivano i consiglieri, tutti
e tre si irrigidiscono. Agli oppressori cadono giù le braccia; ma i tre che
portano del fuoco, acqua bollente e fruste d’acciaio come in vasi terreni,
s’inginocchiano, mentre il legato grida, tremando d’ira. Olyanda divide il
gruppo, mette i tre sulla destra, gli altri sulla parte sinistra davanti alla
fessura di roccia. Malluredus entra in mezzo
e chiede alle anime in un modo da giudice: “Che succede qui?”
53. Il legato
piange: “Signore”, non intende ‘Dio’, ma crede dinanzi a se un giudice del
mondo, “mi stanno picchiando. Vedi, mi hanno causato incalcolabili punti, e i
tre là”, indica a quelli con le coppe, “mi vogliono rovinare ancora del tutto!
Invece, io ho …”
- “…hai agito su ordine?”, Malluredus
lo chiede severamente.
- “Sì, signore, l’ho fatto!”
54. “Ma guarda”, schiarisce severamente Malluredus, in cui giace la compassione di Dio, “ti
è stato ordinato di tormentare i prigionieri che non potevano difendersi? Non
hai mai inventato i crimini tu stesso? Non hai lasciato morire dei bambini in
modo terribile? Ora, mi dici, che te l’avrebbero, …ordinato?
55. Certamente, ma ti è stata lasciata
la mano libera, affinché, si potesse dire, una volta davanti al Giudice supremo, – che però veniva
rinnegato: ‘La guardia l’ha fatto da se
stessa!’. – … Del tutto sbagliato! Chi ha spinto i poveri a te nel tuo inferno, ha ancora molto di più da
gustare, come tu ora, legato dalla tua assenza di compassione e odio. Tu hai assistito
in modo sadico a tutte le sofferenze, inoltre le hai aumentate, soprattutto hai
torturato degli innocenti che credevano nel loro Creatore.
56. Guarda quello che porta il fuoco!
Che hai fatto con lui?”
- “Oh, lui mi ha aizzato, lui ha, …ha, …mi ha ricordato Dio, che
non esiste proprio. Allora mi sono infuriato e, ho…, ah, risparmiami, che io…”
- “No, non te lo risparmio! E l’uomo è libero di fare su di te
come hai fatto tu”. Un orrendo grido, che riecheggia mille volte sulla roccia.
57. Chi
è con la coppa di fuoco, va verso Malluredus e dice: “Non lo immagino, perché
devo vivere qui da poco. Prima – intendo – era più luminoso intorno a me. Ma io
so che sono defunto e, come…”. Si blocca rabbrividendo. “…ho sempre creduto in
Dio. Tuttavia, …mi è mancato qualcosa di autentico. Di questo, ora me ne rendo
conto.
58. Esposto a questo torturatore”,
indica colui che grida, “ho taciuto per caparbietà a tutto il tormento, non mi
sono sottoposto alla Mano di Dio. Ma questo l’ho compreso solo nell’aldilà. Ora
che sento in me
59. “Non vuoi farlo tu stesso! E non lo
vuoi ancora lasciar spegnere?”
- “Oh, guaio, questo è un peccato, di cui non ne sono capace!”
- “Lo faccio io per te!”, dice seriamente Malluredus, “soltanto, in te rimarrebbe il fuoco,
che ostacola il tuo progresso verso il Padre,”
60. Il portatore
del fuoco si vince: “Lo voglio fare io stesso con l’Aiuto di Dio. Deve…”. –
Ancora una rincorsa, ancora un superamento. “ …deve spegnersi!”. La coppa di
fuoco si dissolve in nulla; per questo, è una buona Luce che purifica le mani
dell’uomo. Si getta dinanzi alla figura di Luce, supplicando: “Portatemi via
con voi, non lasciatemi in questo luogo deserto; io, …io voglio, …voglio
perdonare al torturatore”.
61.
62. E’ una donna che porta l’acqua (bollente). Dalla coppa sale un rumoreggiare, che viene
respinto sul legato. Inutilmente egli volta
la testa; già il solo vapore duole molto. Senza ammettere la sua colpa,
comincia di nuovo a fare chiasso: “Signore, proibisci a questa donna che lei …”
- (Malluredus) “Io non glielo vieto. Tu stesso hai tenuto
duramente i tuoi stessi subordinati, benché nessuno ti abbia fatto nulla di
male. Per primo, perché non lo potevano; secondo, per paura della tua crudeltà.
63. Quello che tu hai torturato
gravemente con il fuoco, che dopo i più pesanti tormenti è morto, ti ha
perdonato. Ma Dio non ancora!! Te la caveresti troppo facilmente, se non
dovessi espiare il tuo oltraggio. Perciò la donna faccia pure quello che si è
prefissa. Glielo chiederò!”
64. Si rivolge a lei e dice: “Mi
stupisce che non ti bruci le tue mani con questa ardente coppa. Come mai?”
- Lei riconosce prima
debolmente
65. “Che cosa vuoi fare?”
- “Non lo oso”, sussurra la torturata.
- “Hai dei dolori?”
- “Sì, e …no! E’ come se tutto fosse passato da tempo;
nonostante ciò, sento il tormento”.
- “Questo succede perché ci pensi sempre”, dice l’aiutante. Sebbene, …tu sei capitata nella mano
dell’infuriato per via della fede; ma tutte le ferite sarebbero già guarite, se
non badassi più al tuo corpo, che da tempo sta putrefacendosi nella tomba.
66. Hai creduto nell’aldilà e nell’io.
Soltanto – e questo, Dio te lo perdona se tu puoi perdonare – lo hai pensato
per ultimo: ‘Costui lo incontrerò di
nuovo nell’aldilà, e là egli deve soffrire come ho dovuto soffrire io!’.
Questa fu una grande colpa”.
- Confessa la donna. “Ma il
dolore, sopportato per settimane, …non so se tu lo puoi sentire; perché
altrimenti…”
67. “Non come te! Io sento con te; e il sentire insieme è un alto
Dono di Dio, che deve essere conquistato. Appunto per questo, il Padre ti
perdonerà l’ultimo carico se…”
- “…posso perdonare?”. Chiesto in modo timoroso, e giustificato
per via della sofferenza. Malluredus non dà
nessun segnale, la donna stessa deve giungere alla visione. Ed ecco, guarda,
…lei porge la coppa a Olyanda, chiedendo:
68. “Con ciò, fa quello che vuoi”.
- “Non lo posso fare”, dice costei.
“L’hai portata con te nell’aldilà, non in modo naturale; soltanto tu la puoi distruggere, oppure, …anche
conservare”.
- ‘Sono venuti a prendere l’uomo con il suo fuoco’, pensa la donna, e ad un tratto ha una grande nostalgia,
come sovente sulla Terra: ‘A Casa, dal
Padre, che è clemente con me!’. Ecco che la coppa è all’improvviso
dissolta, le ferite guariscono. Singhiozzando, l’anima della donna cade giù:
“Voi, …oh, voi mi avete aiutato, voi siete degli angeli di Dio! Aiutatemi ad
uscire da qui! Portatemi a Casa, dal Mio Padre-Dio!”
69. Questa è un’esclamazione dal più
profondo del cuore, sebbene, a causa del molto dolore, qualcosa era oscuro. Ora
Dio ha preso in Mano quella misura, della grande Misericordia del Cuore, che Si
chiama ‘SALVATORE’! Olyanda conduce l’anima fuori dalla valle del lutto, mentre
Malluredus ha ancora da fare gli ultimi conti con il criminale e la schiera; su
incarico di Dio, lascia che regni il Suo Essere paterno. Soltanto, le anime non
devono ancora notarlo, affinché giungano, come da sé, al primo passo del
ritorno.
70. Costa fatica guidare colui che porta
la coppa delle verghe, alla visione. Lui non era il peggiore, ma è senza fede.
Lui ha portato nella povera tomba, l’odio verso il suo torturatore, che lo ha
colpito quasi giornalmente per degli anni, e per questo motivo, tra le due
anime l’odio è come cespugli di spine. Non restituisce nemmeno da sé la coppa
all’aiutante; un poco alla volta Malluredus la toglie, come se si spezzasse,
pezzo per pezzo, finché l’anima tiene solo ancora piccoli cocci fra le dita
della sinistra.
71. “Così è la tua vita”, dice
seriamente l’aiutante, “perché non lasci
regnare
72. Tu volevi spingere nella fossa i
tuoi superiori, svelando tutta la loro malvagità. Oh, l’ultimo tempo dell’umanità,
da essa stessa scongiurato, strapperà l’ultimo
fuori dall’oscurità, perché anche questo deve essere purificato. Là possono
valere quelle Parole:
«Siate furbi come i serpenti,
e senza falsità, come le tortore!»
[Matteo
10, 16]
73. Sarebbe stato meglio non provocare
troppo quei superiori mondani, e allora sarebbe stato evitato tutto. Questo,
tuttavia, solo da quella Grazia che l’umanità non comprende. Tu hai provocato
spesso il superiore della casa di tortura”, con questo è inteso il legato, “e tu stesso hai provocato
gran parte di ciò che al malvagio non sarà diminuito.
74. Se ora lo ammetti, allora è facile
aiutarti, …anche ad altri”, gli occhi del luminoso
passano su tutti. “Ti accorgi che sei morto e che vivi comunque, che il negato
aldilà esiste con tutto ciò che ti è venuto spesso alle orecchie; solo, mai
nella tua riflessione! Perciò, non ti sarebbe difficile ritornare ora, di
riconoscere ora, anche di pentirsi, cioè la tua assenza di fede, e …il tuo
odio!
75. Non alzare nessuna pietra[3]
– come ne avevano il diritto, l’uomo con la coppa di fuoco e la donna con la
coppa d’acqua – e loro non l’hanno fatto! Ti lascio solo, tu stesso devi
giungere alla miglior conoscenza. Quando mi chiami, allora ritorno”. La
scintillina d’aiuto sparsa, non si è spenta, viene benedetta e conservata:
benedetta per l’aiutante, conservata per le anime, per le quali è questo aiuto.
Il mondo è ancora saldamente attaccato in loro; detto meglio: essi si
aggrappano al mondo, per loro, sprofondato.
76. L’uomo
dalla coppa di verghe non è ancora in grado di ritornare indietro, ma afferra
le mani dello spirito del figlio di Luce
chiedendo: “Ritorna presto, io, …io stesso non posso seppellire il mio odio.
Oh, ora riconosco anche: ‘Sono prigioniero!’. Soltanto, diversamente da costui,
…quello nella roccia. E’ il mio fare e non fare che mi lega, e soltanto tu puoi
liberarmene”.
77. “Lo posso certamente”, Malluredus si volta ancora una volta, “ma è meglio
per te, se arrivi alla fede e chiedi a Dio il Suo Aiuto. Se lo fai, allora io
posso aiutarti dalla Sua volontà. Solo in questo modo diventi libero, …libero
dal tuo proprio io. Lo comprendi?”
78. “Voglio chiedere perdono a Dio;
soltanto, …ah, mi è difficile!”. Segue un sospiro. Quest’anima, appena
ritornata, arriverà appena con un
passo dalla sua oscurità nella Luce.
79. Perciò Malluredus
ammonisce: “Devi poter perdonare”.
- “Ah! Dio perdona solo quando se stesso …”
- “… ha perdonato!?”
- L’aiutante conduce l’uomo fuori dalla stretta fessura, gli
altri non lo devono ancora sapere: “Ti viene rivelato: quando tu, con la buona
volontà hai perdonato alla guardia dei prigionieri”.
80. Costui non sa ancora che ha potuto
raggiungere a un passo dal ritorno, e perciò ora Malluredus
dice: “Dio ti aiuterà, e io lo posso fare”.
- “Voglio tentare!”, esclama l’uomo,
“Signore, Ti prego, perdonami la mia colpa e peccato; non voglio più guardare
indietro, voglio sperare nel Tuo aiuto e perdonare al nemico, per quanto bene
io possa!”
81. Chiede ancora, se i due che erano
stati portati via, siano stati migliori di lui stesso, e il perché dovettero
comparire nel ‘luogo deserto’.
- “Loro sono venuti qui, solamente per mostrare al malvagio che
cosa si era caricato dal suo inferno. Loro potevano fare ancora qualcosa di
buono, per costui, e per sé”, viene istruito.
82. “La tua coppa è svanita e tu vieni
portato via più tardi. Sulla via della purificazione lo saprai, se Dio perdona
prima, per quale Grazia poi può perdonare il credente, cioè te. Rimani qui,
rifletti su tutto, allora arriverai presto in un'altra regione”.
83. Malluredus torna indietro alla
fessura della roccia. Ci vuole un po’ di tempo, affinché l’anima abbia
estirpato del tutto il suo odio con la coppa delle verghe. Poi viene preparata
anche per essa la via per trovare il ritorno a Casa.
[indice]
Il
servizio e la croce di Dio – La buona
speranza: quello che si semina, si deve raccogliere
Esortazioni
alle anime della casa delle gioie – Alcuni accettano, e salgono – Nella casa delle
assemblee il Padre insegna – Diadjar nella valle della caverna con il grande
inquisitore – Solo tre anime sono salvate
1. E’ una piccola predica che Malluredus tiene a quelli
che rimangono accovacciati presso la roccia. La
ragazza dei vizi vuole appoggiarsi a lui. “Tu sei un signore fine”,
gorgheggia, “se tu mi …”.
- “Sei cattiva! Dopotutto, potresti
saperlo che non sei più sulla Terra. Non toccarmi, poiché la tua oscurità non
andrà mai d’accordo con la mia Luce!”
- “Ti sono troppo scarsa? Haha, non ti
voglio proprio!”
2. “La tua caparbietà è la barriera che
ti separa da me, soprattutto dal Cielo! Vuoi rimanere nell’oscurità, adeguata
alla tua anima, o no?”
- “No!”. La predica l’ha comunque
‘toccata’. Non lo ammetterebbe, …non ancora. Perciò l’aiutante si rivolge ad
altri, ammonendoli amorevolmente di lasciare il legato, e che non sarebbero più
sulla Terra.
3. Ogni fatica viene ricompensata. Alcuni si schierano intorno a Malluredus e
chiedono: “Portaci via; gli altri che vorranno rimanere, non ci riguarda”.
- “Davvero…? Vedete, sono venuto da voi;
ero libero di aiutarvi oppure lasciarvi da soli. Sono venuto e vi ho indicato
la via. Se ora avete sperimentato la Compassione
di Dio, come non dovreste pensare, adesso, cosa sarà dei rimasti indietro? Chi
cerca la liberazione solo per sé, non diventa mai veramente libero!”
4. Dice un’anima:
“Hai ragione; ma loro non ascoltano te, come (invece) baderebbero alle nostre
chiamate!”
- “Non si tratta di questo; chi chiama
seriamente, non deve temere che il suo servizio sia inutile. Chi non vuole
seguire, deve rimanere nell’oscurità, finché le ‘chiamate coperte’ non
ritornano alla coscienza. Questo avviene tramite la Grazia di Dio, perché,
tali, possono avere il ritorno solo
nel buio, tramite la solitudine.
5. Quando arriverete in una sfera,
allora ripensate a coloro che sono venuti insieme a voi fin qui. Secondo
l’anima stavate su un gradino. Ora,
appunto, il contrario, seguendo la
chiamata, si sciolgono i vizi del mondo. Quindi venite: potrete arrampicarvi
un poco in alto!”
- Quando Malluredus si volta, altre anime esclamano alle sue spalle: “E noi?
Perché non ci porti con te?”. Anche colui che è ancora legato, invano strappa i
legacci.
6. “Sono stato con voi molto a lungo, in
modo che avreste potuto uscire dalla valle del lutto. Ora dovete attendere
finché arriva nuovamente un’ora di Grazia”.
- “Lasciatelo andare”, litiga il proprietario della casa delle gioie, “è tutto
vapore; noi viviamo ancora sul nostro mondo, soltanto…”. – Ma come? E? Passato
è il bel bagliore, intorno a loro è freddo e, …sconfortante.
* * *
7. Olyanda ritorna ancora una volta. La
si guarda con animosità, e la si accusa perché lei sarebbe andata via affinché
l’altro potesse intimorirli. Lei risponde:
“Lo avete cacciato via voi, ma non in modo che dovesse andare. Nemmeno io posso
aiutare, se non volete giungere all’ammissione (dei peccati).
8. “Hai visto che non vivi più sulla
Terra”, dice alla ragazza delle gioie, “né presso il tuo buon padre? Però ti
aggrappi alla tua brama, che è il legame ai tuoi piedi. Non riesci a venirne
via perché ti dedichi ancora alla brama del corpo! Dì: che cosa senti facendo
così?”
9. “Non mentire!”, interrompe la ragazza
che vorrebbe raccontare della sua situazione. “Non hai sentito niente? Il tocco
esteriore è svanito nel nulla! Lo sottolineo, affinché tu lo riconosca e ti si
possa venire a prendere – forse – prima del proprietario della casa delle
gioie, per non parlare degli incatenati”. Olyanda
lo dice al grande gruppo, che in parte minaccia continuamente il loro
torturatore, ma in parte stanno accovacciati come irrigiditi al suolo.
10. “Voi avete ingannato e rubato. Se vi
avesse indotto a ciò la nuda miseria, allora questo sarebbe più facilmente da
perdonare, soprattutto, se nessuno è venuto in vostro aiuto. Ma voi tutti avete
vissuto troppo bene nel mondo, alcuni in sovrabbondanza, e avete lo stesso teso
le vostre mani alla proprietà altrui, in ultimo, persino a qualche poca cosa di
povera gente. Perciò dovete portare i vostri carichi di peccati. Più tardi,
quando avrete pagato qualcosa e ve ne siete pentiti con serietà, potrete
trovare il difficile vicolo dal buio delle vostre miserie. Non dovete nemmeno
più attribuire a DIO lo stato di miseria della vostra anima, altrimenti non
uscite dalla valle.
11. Alcuni sanno che si è predicato il
‘Dio del Giudizio’. Certamente EGLI è il Giudice; solamente, quello che Egli fa
come Tale, non vi è ancora da annunciare. Considerate quindi la vostra
esistenza come un Verdetto del Dio Giudice; perché, chi fa qualcosa di male, ne
deve espiare – come nel mondo – così pure nella parte separata dalla Luce, nel
vostro Armaghedon, il luogo della purificazione!
12. Ma riflettete sulla predica del vostro
aiutante. Chi poi si pente di ciò che lo macchia ancora di male, giunge ancora
alla Compassione di Dio, a una Grazia immeritata della vostra possibilità di
ritornare. Dio ascolta il sospiro pieno di pentimento. Non volete ancora,
benché rimanga la chiamata che è giunta fino a voi?”
13. Ah, come essa tira, e strappa alle
anime il vecchio mondo, ma annebbia i pensieri. ‘Non del tutto invano, anche se appena solo secondo l’apparenza’, è
la preghiera di ringraziamento di Olyanda.
Essa si rivolge al legato, e i suoi sguardi ardono. Pure un unguento che duole,
per guarire, così.
14. Il
cattivo si divincola. “Perché mi guardi così,
fissa? Ti caccio via, ho ancora…”. Le sue mani vorrebbero afferrare qualcosa,
cose che vaneggiano davanti ai suoi sguardi offuscati. “Se potessi raggiungere
questo…”, mugugna velenoso, intende un acciaio rosso ardente, “sta donna, me la
dovrebbe espiare!”. E’ il cattivo linguaggio degli uomini; lui non ne conosce
un altro.
15. Rabbrividendo, vede quando Olyanda
lo prende – in segno per lui – come l’acciaio nelle sue mani si piega ad arco,
scintillando argenteo, …e svanisce, come prima le tre coppe, che lui temeva
molto. Quello che ha fatto dal suo istinto infernale, lo deve sperimentare su
se stesso. Tali anime non si possono salvare diversamente. Si dimostrerà qual
santo Atto di Compassione regna nell’Armaghedon.
16. “Guardati intorno”, gli ordina Olyanda, “qui non c’è niente con cui una volta hai
commerciato; ma tutto ti tormenta. Ciò nonostante ti sia inviata una chiamata
della Luce: per te esiste la via per
ritrovare il ritorno! Diventerà difficile, perché devi sopportare ciò che
hai fatto ad altri. Quando la metà delle tue azioni è espiata, allora ti può
nuovamente comparire una Luce. Se ascolti questa nuova voce, allora le tue catene
cadranno! Tuttavia, solo allora comincia la lunga via; ma dipende da te se si
lascia accorciare”.
17. Alcuni seguono Olyanda. Nella valle
del lutto deve essere superato ancora parecchio. Non si possono raggirare delle
conseguenze della riparazione. Ma se vien fatto un passo verso l’Alto,
…l’anima sente che il dolore e la sofferenza si lenisce. Grate tendono le mani,
quando Olyanda prepara loro, quasi all’uscita da questo triste luogo, un posto
un poco verde.
18. C’è un messaggero inviato dalla
Stella dei sacerdoti, che rimane con loro per lungo tempo e li conduce avanti
un poco alla volta, finché – detto così per loro – giungono su uno dei primi
gradini, non molto chiari, di quel Regno intermedio, che Dio ha creato nella
santa Compassione per gli smarriti. Da lì, tutti potranno giungere un poco alla
volta nella vera Casa del Padre. Olyanda s’incontra con Malluredus davanti alla
valle. Grati levano le mani in alto.
* * *
19. Olyanda s’incontra con Malluredus
davanti alla valle. Grati levano le mani in alto. Nella casa delle assemblee si
sono ritrovati i consiglieri, i più anziani e gli assistenti. Solo Diadjar è
rimasto ancora indietro. Non timoroso, solo preoccupato. Si pensa a lui e che
cosa potrà succedere nella valle della caverna.
20. Quando alcuni consiglieri vorrebbero
andarsene per assistere Diadjar, entra l’alta Luce: DIO, il Padre, il Quale si
ama oltre ogni cosa. Dapprima ci si inchina con solennità, riverenza, amore e
gratitudine, poi Egli viene velocemente circondato. E il Padre non ama nulla di
più che quando i figli, grandi e piccoli, si schierano intorno a Lui.
21. Egli parla, benedicendo tutti i figli: “Figli, è degno di voi che non dimentichiate Diadjar, il
quale sta svolgendo una difficile opera di ritorno. Voi due”, intende Malluredus
e Olyanda, avete inflitto un grande varco all’oscurità, attraverso il quale
possono scorrere la Luce e il calore. Voi lo avete fatto con la Forza della
benedizione, …certo, ma c’era anche molto del vostro, perché avete dovuto
sopportare il vapore degli oscuri. Diversamente non avrebbero accettato nessun
aiuto; e a coloro che ancora sono catturati nel loro senso del mondo, sarebbe
passato inosservato.
22. Quale
figlio di Luce (Diadjar), anche nel Regno serve i
poveri; lo può fare solo sul gradino di costoro, e qui si tratta, infatti, di
abbandonare ciò che si è conquistato, la beatitudine, …per il tempo di
servizio! Non è facile per nessun figlio della Luce. Se lo fosse, allora non
sarebbe un autentico aiuto, oppure un tale aiuto passerebbe unicamente attraverso
la Mia mano. Vi rendete conto che questo avviene comunque; pure, che potete
aiutare da voi stessi.
23. Chi dunque
ha sacrificato la sua figliolanza insieme alla via d’assistenza per i perduti,
è capace di compiere molto da se stesso; per di più, quando confidano in Me e
non agiscono senza richiesta di Aiuto. Così il Mio Agire va Mano nella mano con
il vostro, secondo la Luce, anche se Io sono e resto sempre, il grande
Aiutante. E i fedeli lo comprendono molto bene...
24. Ora ci
rivolgiamo al vostro sacerdote, che da superiore
ha accettato il più difficile maggior lavoro, che è del tutto nella sequenza
del Mio Ordine. Diadjar, uno dei portatori del Comando presso il Mio Trono, è appunto in grado di
superare questo carico: quello che riguarda ‘la Stella della speranza’. Se è
dato così, allora non dovete preoccuparvi, se resiste all’oppressione che regna
nella valle delle caverne. Per la vostra tranquillità benedetta, vi sia detto:
25. ‘È una buona Opera di Luce ciò che il figlio può compiere’. Non per conto suo, ma per ‘la covata’ – come la devo
menzionare – davanti alla valle
stanno due forti guardie. Lui non ha bisogno di vederle, egli stesso deve
svolgere il servizio che porrà sul vostro altare. La covata, invece, non è in
grado di riconoscere queste Mie guardie, meno ancora di sopportarle.
26. Tuttavia,
dato che anche l’inferno ha la sua – certamente limitata – libera volontà, può
succedere che le guardie abbiano da intervenire. Voi però vedrete, se Diadjar
compie il suo servizio di sacrificio. Quindi, aspettate! Nessun sacrificio è
inutile, nessun grande o piccolo servizio! Soprattutto l’ultimo, lo prendo nel Mio
Servizio, incluso una volta, dall’inizio, nella Mia Croce, cominciato dal
Sacrificio-UR fino al ritorno della Mia prima figlia del Cielo.
27. Essa è
ancora lontana, ma la nostalgia per la Casa è la sua strada, che si è svolta e
si svolge sin dalla caduta e dalla ribellione, fino ad ora, e fino all’ultimo
sciolto dell’intera liberazione. Tutto deve essere pagato, altrimenti non
esiste nessuna eterna liberazione dal carico, che la prima figlia ha caricato
su di sé, unitamente al parentado.
28. Voi potete
chiedere, come Miei figli della Luce, se qui non agisca da sola la Mia Grazia e
la Mia Compassione, se la Mia Croce
apra la Porta per gli smarriti. Questo è avvenuto nel ‘È COMPIUTO!’, ma non lo
creerebbe per i poveri, nemmeno per i Miei, pronti a servire quelle alte
Benedizioni che Io ho preparato all’intero popolo dei figli, se ognuno non avesse
da pagare una parte della propria colpa e peccato.
29. Io ho
pre-pensato questo, per coprire totalmente il
vecchio, nel Giorno della Misericordia, affinché si manifesti puramente il nuovo. E nuovamente potete chiedere: ‘Padre, se è così, allora passerebbe anche
il servizio d’amore dei figli che ti sono rimasti fedeli, e non sarebbe
possibile nessuna retrospezione al Tuo alto maestoso Sacrificio. Ma proprio
questo, o Padre, resti indimenticato!’.
30. Ben
chiesto! La Mia Via del Sacrificio e il vostro servizio di co-aiuto non
passeranno mai; si mostrerà solo in altre rispondenze. Anzi, il Magnifico e il Nuovo, che il Giorno dell’Incoronazione porta con sé, non deve
essere gravato di nulla. Voi non lo comprendete ancora; il Presagio riposa per
questo ancora nella Mia Fonte della Mezzanotte. Là giace pronto; e quando Io lo
prenderò dalla Fonte nelle quattro Ore
dopo la Mezzanotte, allora l’intero
popolo dei figli sarà risvegliato nello splendore del nuovo Giorno. Di più,
adesso, non sia rivelato. …
31. Lasciate
splendere la ‘Stella della speranza’ come un pre-Raggio che è commisurato alla
Beatitudine della Sera del Giorno dell’Amore. Nella speranza che produca la
vera conoscenza, siate sempre collegati con Me. Questo, dà forze, di cui hanno bisogno le anime e gli esseri: le prime
condotte fin qui dopo la loro morte corporea, affinché trovino la loro speranza
di liberazione; gli ultimi, come loro
ultimo tempo, per assumere ancora una via del mondo. Il Mio Ordine, con
ciò, assembla il più eccelso: trovare la Misericordia! – Siate benedetti nella
Verità del Mio Amore, nella Luce del vostro servizio!”
32. Le espressioni di gratitudine
accrescono in un grande grido, che riecheggia nell’Infinito. A questo si
associano tutti gli spiriti dei figli della Luce, non importa su quali Stelle
siano a casa. UR va via visibilmente. Rimane indietro il Suo Essere altamente
maestoso. Sulla ‘Stella della speranza’ lo si sa: ovunque ci si trovi e che
cosa si faccia, gli Occhi di Dio-Padre riposano sui figli, benedicendo! –
* * *
33. Come mai che qui degli esseri
dall’abisso dimorano accanto alle anime degli uomini? Diadjar
si trova al passaggio nella valle della caverna. Anche un aiutante può
rabbrividire davanti a una tale oscurità. “Oh, Padre-Ur, prestami, Ti prego, il
Tuo aiuto, affinché io non …”
-
“…ti scoraggi?”, dice qualcuno accanto
a lui. E’ una delle due guardie. “Sei venuto qui servendo, e il servizio
porterà il tuo sacrificio al nostro Padre”. Diadjar sospira grato. Dove
agiscono tali voci, egli può confidare nell’Aiuto di UR. E discende.
34.Come pozzi neri si aprono al terzo
livello della valle. Ciononostante, le anime e gli esseri possono vedersi, e
vedono anche la luce che segue, ignara, e solo ora essa viene accanto a loro.
- “Aha, lo conosciamo!”, dice un essere.
-
“Non so bene come sono venuto qui, non mi sento unito a voi!”,
sprezzante, lui indica alle anime, “perché
io servo sempre a me stesso, sin da allora…!”
35. “Io so perché langui!”. Diadjar viene presso al gruppo, “Tu eri quel primo
essere che si è lasciato voltare dalla ‘grande Chiamata del Creatore’
(Golgota). Dopo, ognuno di voi volle venire al dominio, anche tu”, sottolinea
più severamente, “perché non pensi a nessun ritorno con quelli che sono ancora
con te, pochi; per questo siete stati condotti qui!”
36. “Devo ridere?”. Orribile, come il
rumoreggiare di tempeste, echeggia attraverso la valle. “Condottiii! Avete
sentito questooo?”. L’essere si rivolge al
suo seguito. “Noi siamo penetrati qui, e quelli che noi abbiamo condotto …”.
- “Sedotti! …nella cui occasione,
certamente, il debito non viene diminuito”, interviene Diadjar.
- “Non importa! In ogni caso
appartengono a noi, e non trovano nessuna uscita dal nostro campo”.
37. “Sono già stati strappati dal vostro
bando! Voi siete qui, tutti, solo temporaneamente! Vi duole molto sapere
questo. Fa male, quando si staccano delle membra. Ed è appunto questo dolore
che si riversa su voi stessi, mentre ogni membro, ora distaccato, perde un poco
alla volta la sua pena. Se si stacca un membro dalla ‘Luce’, allora è costui
che avrà dei dolori. La ‘Luce’, invece, conosce solo la sofferenza, …per dei poveri membri che hanno
abbandonato Dio.
38. Tu sei seduto presso un’anima che
rumoreggia con le catene. Tuttavia…”, Diadjar
guarda l’anima che si attorciglia davanti agli sguardi, “…le catene sono
giuste, sono state saldate almeno per la metà, da tutti i carichi. Ora le
parlo.
-
Tacete!”, ordina Diadjar a tutti gli oscuri,
dei quali il Padre ha detto che siano preparati tramite la Grazia per l’ultimo tempo[4],
per raggiungere ancora la liberazione, tramite una via nel mondo.
39. Gli oscuri si schierano arrabbiati,
ma non risparmiano esclamazioni per accerchiare le anime degli uomini.
L’ulteriore del servizio di sacrificio dimostra, che questo, a loro non riesce.
Diadjar si siede di fronte al peggiore della schiera degli uomini,
ad una certa distanza, e comincia:
40. “Vengo a te su incarico di Dio! Ah,
ti spaventi? Non c’è da stupirsi, dato che sai quello che hai fatto nel ‘Nome di Dio’, trionfando e pieno di
scherno, …non solo contro le tue vittime, ma, …contro DIO!”
- “Questo non è vero! Allora, nel mondo,
…io so che sono morto, che io…”.
- “Come sei morto? Quello che confessi
nell’oscurità della pena, ti sarà poi rivelato nella Luce, se ti lasci
redimere”.
41. “Liberami subito, rimango davvero
qui malvolentieri! Inoltre ti devo contraddire! Ora non credo più in Dio! Mi ha
trattato ingiustamente! Ho sempre parlato nel ‘Nome di Dio’! Quelli che sono
caduti nel mio giudizio, erano streghe senz’anima, infedeli della chiesa, e
altri. Loro meritavano la morte, torturati; ma non io, il luogo dove sono stato
incatenato”.
42. “Tu menti perfino a te! Non pensare
che ti saresti guadagnato un alto posto nel Cielo perché hai agito nel Nome di
Dio’. Devo dire io quello che eri?”
- “Inutile, mi ci appoggio; e sia certo:
riesco a prenderti nella mia tenaglia. I cacciatori mi aiutano!”. …i demoni
strisciano lentamente più vicino. E’ difficile alzare la testa, ma all’anima
riesce con violenza.
43. “Io sono un grande inquisitore, uno
dei primi che hanno regnato a lungo! Purtroppo, l’uomo stupido ha eliminato
l’inquisizione. Ma se io fossi ancora
nel mondo, farei…”.
- “…Nulla! Gli uomini hanno cambiato
molto di sé e del loro mondo”.
44. “Aha, …nel meglio?”
- “L’ultimo tempo del mondo ha un’altra
struttura; non ti aiuterebbe nemmeno se tu lo sapessi. Non ho da parlarti di
questo, ma che tu, ora, arrivi a una prima, certamente magra, conoscenza.
Soprattutto: sai da quanto tempo, dopo la morte, sei nel buio? L’ultimo posto
era più buio. perché sei venuto solo da poco in questa valle. Te ne sei ben
accorto. Ma mentire, …sì, lo puoi bene!”
45. “Non nego nulla! E se è veramente
buio intorno a me…? Se fosse così, allora tu non potresti proprio vedermi.
Oltre a questo, Dio non mi…”.
- “Tu Lo hai rinnegato, perché sei
nell’inferno invece che nel Cielo! Nel tuo proprio, con tutti i tormenti.
Quello che hai insegnato sulla Terra, che Dio giudicherebbe senza pietà le
anime, era la tua propria fantasia. Ti si dovrebbe temere come ‘il grande rappresentante del Giudizio di
Dio’”.
46. Diadjar si sente toccato da dietro:
“Ora è finita con te! Portalo qui!”, ordina l’inquisitore,
“Io gli strappo la lingua con la tenaglia di fuoco!”. Non è molto facile
scuotersi di dosso due demoni che si appendono a Diadjar, ma anche questo fa
parte del servizio di sacrificio. I cattivi devono sentire, quale Forza, li può vincere.
- “Cristo-Gesù, il Salvatore!”. esclama
forte Diadjar, “Tu, Creatore-Dio, TU sei al
mio fianco! Fa sentire agli oscuri il Tuo aiuto, …anche per loro stessi!”
47. Rannicchiati e deboli, i due
infernali cadono a terra. Diadjar deve comunque ‘raccogliersi’, per eseguire il
grande sacrificio. Lui potrebbe andarsene subito, non sarebbe assolutamente
sbagliato, perché un esempio di Luce non rimane senza impressione nelle altre
anime, le quali, parlando insieme a bassa voce, hanno seguito il dialogo delle
forze chiare e scure. Dato che ha già fatto questo, Diadjar può portare gioioso
il dono a suo Padre.
48. “E’ troppo poco quel che T’offrirei.
Fammi continuare ad aiutare un poco, anche se non c’è ancora nessuno da
liberare”. Solleva i due esseri, i quali in futuro negheranno l’aiuto. Alcune
delle anime li contraddiranno e diranno che la
Luce li avrebbe sollevati.
- Il grande inquisitore
si beffa: “Ti sei solo chinato perché volevi catturare il mio aiutante. Loro
rimangono qui, lo erano già nel mondo!”
49. “Aspetta e vedrai quel che sarà di
loro”. Diadjar indica quelli che hanno
confessato la Forza della Luce.
- “Voi volete contraddire me?”, soffia iroso l’inquisitore. “Io vi …”.
- Allora, una
donna che ha ucciso un bambinello e per questo doveva vivere a lungo nel
buio, ma che si è pentita della sua azione – solo che si abbelliva ancora
troppo – oramai, scossa da Diadjar, germoglia nel vero pentimento. Così trova
il coraggio di resistere all’inquisitore, e dice:
50. “…tu, non hai più nulla da
comandarci! Io ammetto il mio grande peccato, benché mi ci ha spinto una grave
miseria. Ah, mi sento già più leggera, e vorrei…”, guarda supplicando aiuto da Diadjar.
Lui la prende accanto a sé e le mette un braccio intorno alla spalla.
- Gli esseri
gridano: “Ora la peccatrice abbraccia il peccatore!?”
51. L’aiutante
non bada allo scherno, e dice alla donna: “Confessa ciò che pensi, anche se non
sei matura per la Luce. Mettiti nella Mano di DIO e, …sotto il Suo Giudizio!”
- “Oh”, sospira l’anima, “nella Sua
mano. …sì! Nel Suo Giudizio…? Naturalmente, mi devo chinare. Ho vagato così
tanto tempo nel buio, e mi hanno sempre seguito gli occhi del bambino, …inesorabili!
Questa è stata la cosa più amara di tutto il tormento!
52. “Era immeritato?”. Una domanda che
scuote l’anima.
- “L’ho meritato”.
- “Ben confessato! Rimani seduta, finché
non ho finito di parlare con gli altri, poi ti porto via da qui”.
- “Fuori da qui…? Ah!”. La nostalgia
ancora incerta, la sensazione ardente e il desiderio di liberazione, si
riflettono sul volto della donna.
53. Diadjar
dice solamente: “Sì!”
- Lei deve imparare a credere, affinché
il ritorno diventi più autentico. Si rivolge al grande inquisitore, mentre
alcune pregano l’anima della donna: “Dillo tu all’aiutante, che noi volentieri
…”.
- “Lo faccio, aspettate tranquillamente.
Mi sembra che tutt’intorno si faccia giorno, come se le rocce diventino più
piccole, come se…”
54. Nell’uomo
sta lottando l’alto rango mondano; un piccolissimo segno. Tramite la nostalgia
potrà essere libero dai suoi carichi. Si scatena una lotta, fra la rigida
volontà e la Scintilla di Luce che si muove in lui. Le sue forze sono
certamente consumate, e ciononostante, continua a beffarsi:
55. “Ti sei chinato solo in apparenza! I
miei cacciatori non avevano bisogno del tuo aiuto. Ti hanno evitato”. Suona
maligno. Ma non è come se un primo filo d’erba erigesse la sua delicata punta
fra sasso e spine? Allora la risposta può essere gentile e, tutavia,
inesorabile.
56. “Un uomo che con un intelletto
affilato in modo acuto – preso dall’inferno – soppesa ogni cosa secondaria, non
dovrebbe mentire a se stesso. Tu hai visto come è stato, e hai tremato: ‘Se non mi obbediscono i miei cacciatori…’.
Sei talmente attaccato rigidamente al tuo mondo, che nascondi tutto davanti a
te stesso.
57. Ho una domanda: ‘Su incarico di Dio’, ricordati! Come tu – tuttavia nel senso
infernale – hai parlato e agito nel Nome di Dio, così io sto ora dinanzi a te
‘su incarico di Dio’. Ora: a quanto risale la tua morte terrena?”
- Segue la risposta
altezzosa: “Primo: non ti riguarda! Secondo: non ho mai riflettuto su questo!
Terzo: …”.
- “…ti aiuto io a trovare la Verità e la
comprensione. Guardati indietro!”. Un comando di Luce! Il grande inquisitore
obbedisce molto controvoglia.
58. Ecco che si trova un numero d’anno
sulla roccia; si mostrano delle immagini della sua vita nel mondo e
nell’aldilà. Sono cinque o seicento anni che si riflettono? La miseria,
commessa su molti uomini? Migliaia, di cui pochi di questi meritavano
certamente la punizione, ma non la morte per tortura. Come? In che modo lui, il grande inquisitore, ha commesso queste gesta?
…nel Nome, …di Dio?! Proprio questa parola sta davanti a lui come un Faro di
luce, ed è impressa profondamente nel suo senso. Deve contorcersi
dolorosamente. “Smettetela, smettetela con queste immagini! Con quella
parola!”, grida. “Non la posso più sopportare!”
59. “Non puoi più sopportare niente?”.
Una domanda che fa parte della resa dei conti.
- Un pesante lamento.
- “Lo so…”, interviene Diadjar, “…preme pesantemente. Così pesantemente
come morivano le tue vittime! Puoi commisurarne il peso? Non è come un carico
del mondo, dalla tua vita? Se è così, non vorresti riconoscere che ora, suona
per te, un’immeritata ora di Grazia?”
60. “Oh, guaio! Brucio! Le mie membra
sono come strappate; non vedo nulla, e posso vedere lo stesso. Non sento, e
sento ciò che dici tu! …Voce di Dio! Aiutami dalla pena delle centinaia di
anni. Aiutami! Io …”.
- “Chi ti deve aiutare? Se sciolgo le
tue catene, guarisco i tuoi occhi per i molti occhi resi ciechi, guarisco le
tue orecchie per quelle delle tue vittime, …non è scontato nulla!”
61. Disperata difesa: “Lo hanno fatto i
miei sgherri!”
- “E’ questo il segno della tua
richiesta d’aiuto? Loro hanno fatto quello che tu hai ordinato. Due di loro
hanno aiutato in segreto, affinché le vittime non avessero da soffrire troppo a
lungo. Loro hanno ricevuto la loro via per trovare
la Casa; ma tutti gli altri di cui nemmeno uno è morto bene, sono ancora nel
loro Armaghedon. Non chiedere se questo è più facile o difficile del tuo!
62. Quello che tali maligni hanno fatto
su comando, viene loro scontato fino a metà; quello che proveniva dalla loro
propria voglia d’inferno, è la loro piena colpa. La tua colpa è tutto! E’ il tuo proprio fare, ‘nel Nome di Dio’, che pesa quattro volte tanto: gli ordini ai
servi della tortura, la loro brama diabolica insolente e il tormento delle
vittime! Vuoi contare gli anelli della tua catena? Non lo puoi! Ogni più
piccolo anello è un singolo tormento dei martirizzati; e gli anelli più grandi
sono le colpe dei servi della tortura! I molti catenacci che tengono le catene,
sono ‘le tue prede’, come tu le chiamavi, quando tu – così spesso giornalmente
– trovavi le tue vittime!”
63. “Oh, guaio…”, si lamenta di nuovo,
“…sono condannato! Non c’è aiuto, anche se hai parlato di un’ora di Grazia. Non
ancora per me?”. Questo, gli fuoriesce, tormentato di paura, ma vero. Colui che
si lamenta non si accorge come si scioglie un lucchetto delle catene, non vede
lo splendore di una Luce lontana; vede solo gli occhi severi, nei quali si
rivela il peso di quest’ora. E’ la Grazia coperta, che il povero sperimenta
tutta la sofferenza. Appunto, come un torrente montano, perché durante la sua
lunga vita nell’aldilà voleva spingere via da sé tutti i molti carichi.
64. “Dipende da te se sei perduto, come
hai insegnato alla gente – oppressa dalla paura – nelle chiese, dando le
vittime sulla loro via della morte. Io ti posso aiutare dall’Aiuto di Dio; ma
prima devi confessare. Ora può diventare un’ora di Grazia, se questo – ‘oh,
guaio’ – non vale più per te, ma per le tue vittime. Se mi dai questo in mano,
senza riguardo per te stesso, allora lo voglio mettere pregando nelle Mani di
Dio Padre, e dirGli che ti penti della tua molta colpa”.
*
65. Le anime degli uomini sentono
qualcosa del cambiamento che si svolge nella valle della spelonca. Una s’inginocchia supplicando: “Aiutami per un’ora
di Grazia, perché io, …io ero un cattivo uomo di tortura, come voglio
confessare! Aiutami, affinché possa vincermi; non solamente per me, ad avere
l’aiuto per ottenere la liberazione dalle tenebre, se, …se forse, …ognuno può
richiederla per se stesso. Se comunque vale, non lo so! Mostrami la via che posso percorrere, per
riparare ciò che nel mondo ho caricato di misfatti su di me!”
66. “La tua nostalgia di ritornare
indietro è giusta. Ogni anima viene liberata, se in ciò non dimentica il suo
cattivo agire. Il perdono si deve chiedere in modo più credente, allora tutte
le colpe possono ancora essere purificate. Tu chiedi per te la salvezza, quindi
ti sarà data, non appena le tue vittime ti hanno perdonato”.
67. “Loro non sono qui…”, si lamenta costui, “…glielo chiederei piangendo”.
- “Non è necessario che questi figli di
Dio che sono caduti nelle vostre reti, si trovino nel luogo per accusare,
oppure per sgravare. Dammi la tua richiesta nella mano, la porterò volentieri a
loro! Ma io dico anche: non è così facile
quello che io faccio per te. Devo portare io i tuoi carichi, lontano, in Alto,
nella Luce, dove abitano i figli di Dio!”. Questo viene detto, affinché
l’anima riconosca così, di più, di che cosa si tratta per lei.
68. “Ah, questo è troppo pesante, troppo
sporco! Mi vedo così come sono veramente: impuro, infestato di peste, sporco
esteriormente e anche interiormente! No! Non lo posso pretendere, che …”.
- “Non lo puoi pretendere. Solo,
chiederlo! Non per via di me, ma per via, di DIO! Perché tutto passa attraverso
le Sue Mani abituate alla Salvezza, persino le richieste imperfette, che Lui
guarda compassionevole, ma anche le pretese, che Lui fa di nuovo cadere
attraverso la Sua Mano destra. Su
chi, lo presagisci?”
69. “Su di me! Accetta la mia richiesta,
alto spirito!”. Qui è la prima volta che qualcuno dice una cosa simile. “Ponila
nella Mano sinistra di Dio; forse
Egli tiene la richiesta!”. Dei Raggi, non visti, cadono nella valle. Le anime
le sentono, perfino il grande inquisitore, sente come se cadesse da lui una
catena. Quanto alleggerisce già. Oh, …se si potesse essere salvati dal proprio
povero io. Se…
70. Diadjar
dice al pentito: “Vieni! Un amico ti aiuta oltre; e ricordati: l’amico deve
portare i tuoi carichi. Il tuo povero vicolo si chiama: ‘riparazione’. Lui lo fa la pura Bontà di Dio. Se segui
volontariamente Colui che ti raccomanda l’amico, allora si aprirà la via del ritrovare la Casa, e tu sperimenterai la
Bontà del nostro Dio”.
*
71. Quando ambedue e un paio di anime se
ne vanno, il buio aumenta di nuovo. L’inquisitore sprofonda in sé. “Lui
abbandona i condannati. Non può essere diversamente. – Io ho…”. Il primo
autentico moto, l’auto accusa. “…dovrò stare qui ancora per molto; e non potrò
mai estinguere tutto, nell’eternità. Il mio fare, ‘nel Nome di Dio’, è il peggiore”. Sospirando: “Non lo potrò mai e
poi mai estinguere!”
72. Gli esseri infuriano, benché stiano
male. L’ultimo tempo della materia[5]
è anche il loro ultimo tempo, sentito, ma rinnegato, contraddetto e, ciononostante,
temuto. Nessuno sa se Diadjar ritorni. Loro ne hanno bisogno affinché il
pentimento diventi profondo e doloroso, affinché cresca la nostalgia della
liberazione, non dal loro inferno, ma dalla redenzione di tutta la colpa.
L’amico della Luce è pronto a continuare a servire. Più tardi egli ritorna
ancora una volta.
Il
grande discorso di Dio – Un procedere nella conoscenza della Luce
Nel tempo
della Sera, per la maestosa Notte della Creazione e sul futuro nuovo Giorno
dell’Amore, quale premessa per lo sconosciuto Giorno della Misericordia – Il
senso del Duale nel Regno – Diadjar si riavvia nella valle del dolore
1. Il popolo della Stella vede che cosa si sta svolgendo,
e ora attende. Quando Diadjar arriva, viene circondato. Lui riferisce che cosa
era avvenuto nella valle della spelonca. E’ necessario, quando nella Luce si
vede tutto? Così dev’essere, altrimenti, quanto sarebbe arido se si sapesse
tutto, se nessuno dovesse servire l’altro, se nessuno sentisse qualcosa
dell’altro; tutte le Magnificenze sarebbero mute, e la Luce dei figli sarebbe
più povera che gli uomini nel mondo.
2. Ognuno vede sicuramente nella
lontananza, quando si trasferisce mentalmente in un’altra regione. Delle
missioni particolari, il servizio del sacerdote e la guida della Stella, sono
in parte coperti. Si sa soltanto che cosa avviene; soltanto ‘il come’ e ‘il successo’ sono delle cose che gli aiutanti rivelano, e gli
ascoltatori accettano volentieri. Così pure sulla Stella della speranza.
3. Su ciò che è stato sentito con un
silenzioso sospiro, c’è una richiesta: “Padre
UR, liberali dal loro carico di peccati! Lascia giungere anche i poveri nella
Luce. Aiuta, affinché il popolo dei figli sia unito!”. Una preghiera dalla
Luce, come compiace al Padre. Tutti si spingono verso il monte. E in alto, dove
si è nella sensazione di essere vicini a Dio, benché i luoghi delle Stelle non
siano meno chiari da nessuna parte, i cuori si levano in alto giubilando nel
ringraziamento, perché ognuno sente: ‘Egli
arriva! Il Padre, LUI, che è da vedere in ogni tempo e ovunque!’
4. La loro solenne attesa fa riconoscere
il Padre-UR sulla Via della Luce, ed è sempre come la Sua propria Via, come se
Dio fosse pure un Viandante. Ma in questo si rivela la più sublime beatitudine
per i fedeli. UR si adegua ai Suoi figli. Egli viene così come loro si vedono
reciprocamente; e così come loro s’incontrano, così viene, e va, anche UR. E…
5. Ecco, EGLI c’è! Nessuno deve dapprima
mettere in ordine, perché, sempre, ovunque si sta, ci si trova dinanzi e
accanto a Lui. Questo è certamente fatto facilmente nella Luce; tuttavia, anche
qui vale la legge dello spazio e del tempo; ambedue sono da esercitare. Ma
quello che si fa, è fatto bene, …sotto gli occhi del Dio-Ur. Ognuno agisce
sempre guardando in alto alla Guida paterna, e per la vera gioia dell’Amato.
Questa è la grande differenza fra il Regno della Luce e la materia! Dopo il
giubilo si fa silenzio, e UR parla ai Suoi cari:
6. “Figli Miei,
molti nell’intero Regno di Luce aiutano diligentemente, per aprire nuovamente
una porta attraverso la quale possano passare delle anime. Io vi ho rivelato se
e come, Malluredus e Olyanda agiscano nella valle del lutto, e la Benedizione
della Mia Grazia è stata sparsa. Non pensate: ‘Ah, Padre, erano però così pochi che si sono voltati con la Tua
Benedizione; che cosa sono, fra gli ancora molti che dimorano nel buio, lontano
dalla Casa del Padre?’.
7. Allora Io chiedo: ‘La vostra Stella è l’unica,
sulla quale si serve?’. Voi negate, e siete tristi per via del vostro pensare
ingiusto. Non è ingiusto dare spazio al pensiero. Ogni campo di Luce deve avere
la propria formazione, e non è necessario che uno sappia tutto dell’altro. Da
ciò risulterebbe poca benedizione. Nella crescita della conoscenza giace il
progresso della vostra vita, – molto più, qui, che là nella materia.
8. L’ultimo tempo, di cui ho rivelato
abbastanza, è dominato da un agire indaffarato, e un impiego elevato del vostro
servizio. Quindi non è più necessario che ‘il largo fronte della Luce’ risulti
tramite l’incarnazione di molti celestiali. Io conto con molta precisione,
quanta parte deve ricadere su ogni oscurità; e siatene certi: ‘Un Raggio può illuminare tutto un mondo,
anche se lo stesso sarà portato in basso da parecchi’.
9. Vi ho
spiegato, che dei ‘luoghi isolati’, sono quei grandi posti di Grazia, nei quali
cade tutto ciò che è caduto nella
Redenzione. Così, la considerazione che nel rapporto del Mio lungo tempo di
scioglimento, dà ancora più povertà di cuore tra gli uomini, presso gli ultimi
esseri, può venire a mancare in questi campi di grazia, per cui ci siete voi
stessi per liberare un carico di luce.
10. La fatica e
il soppesare, come l’ancor forte resto
della lontananza, è da portare a Casa, poiché il tempo diventa sempre più
breve; sono dei mattoncini dei Miei campi di Grazia. Dalla Corrente-Ur delle
Mie Forze, liberate per voi da quell’inizio,
quando Io ho posto in Me stesso la ‘pietra fondamentale’ del Mio popolo di
figli, scorrendo in voi delle parti di Forza del Mio Agire e della Vita, con
cui un figlio può poi creare da se stesso tali buone pietre, appunto, Io
aggiungo queste: la Pianificazione di
base dei Giorni della Creazione, condizionati dalla caduta, anche tutti i campi
Grazia. – Io solo li creo! Per i muri
dopo il vostro, prendo ciò che voi fate volontariamente servendo. Il tetto, però, vedete, figli Miei, lo
metto di nuovo Io!!
11. Questo si
riferisce, insieme a quell’insegnamento: costruzione,
direzione, decorso e meta. La costruzione
e la meta, inizio e fine di ogni figlio, e per ogni ciclo,
che nessun figlio può misurare, e non ne ha nemmeno bisogno. La polarità del
Potere esistente e governante, i Fondamenti di tutte le Opere, sono unicamente
una Faccenda di un Creatore.
e Questo, sono Io!!
12. La direzione
e il decorso, comparabilmente con le mura
che voi aiutate a edificare, Io l’ho dato dall’eterna alta Bontà. Da ciò, è ora
da riconoscere come l’ultimo, per il
tempo della fine, sia da portare a Casa. Voi due”, UR indica Malluredus
ed Olyanda, “avete percepito nel migliore dei modi,
come cambia qualche anima se agiscono Pazienza e Amore.
13. Diadjar ha
notato che dei ‘pezzi’ di anime non reagiscono allo stesso modo. Ma se tu
riferisci: ‘Solamente un’anima seguì
volontariamente!’, allora sperimenterai presto che cosa ne fa la Mia
Benedizione. Dei carichi che un figlio della Luce prende su di sé per i poveri,
vengono pagati con la Benedizione; non importa, se solo una volta un’anima, o
più, siano da liberare dai loro legacci.
14. Ancora
qualcosa della ‘preoccupazione del Cielo’, che Mi dà Gioia e serve per il
vostro bene. Le ali della Pace della sera diventano più lunghe, più magnifiche
e più limpide. Soltanto, …il Pre-raggio dalla nuova Notte, porta il ‘soave
crepuscolo per i figli’. Voi lo percepite beati che, presso e in voi, cambia
qualcosa, anche se non lo potete riconoscere precisamente. Nondimeno è già
dominante nella sensazione, come se fosse da afferrare con le vostre mani.
Anche questo è un Pre-raggio dalla Beatitudine della Sera.
15. Com’è da
introdurre in questa, da liberare dalla propria dannazione, diventando già
percettibile, l’ultima oscurità? La Sera che è iniziata, lascia ‘il tempo’ affinché ogni lontano lo possa trovare nella Patria?
Dunque, ad ogni fedele della Luce è da annunciare qualcosa, perché in questo
modo egli può servire fino all’ultimo tocco di campana del Giorno dell’Amore. E
così, ascoltate:
16. Voi non
sapete ancora nulla del Giorno della
Misericordia. Persino i Miei primi,
risvegliati nel Giorno dell’Ordine, percepiscono solo il santo-Alto, che il
nuovo Giorno preparerà. Ciononostante, si può riconoscere qualcosa dal decorso
del Mio ‘Giorno dell’Amore’, in cui l’intero popolo è sorto alla Vita auto
consapevole – dalla Mia Magnificenza, che Io sono ed ho preparato a Me stesso.
17. Voi
conoscete la caduta e la liberazione, eccetto l’inizio di una maestosa ‘Notte
della Creazione’, nella quale porto a conclusione la prima parte, prima
dell’alta Mezzanotte, ‘il Giorno dell’Amore’; e quello che è avvenuto in esso,
nella seconda parte, dopo la Mezzanotte, lo elevo il Nuovo dalla profondità
della Mia Fonte-Ur, lo preparo per tutti i figli e lo porto alla Rivelazione
con la prima Aurora.
18. Il
sigillamento della prima Settimana-Azione-Anno, non darà ancora altra Radiazione
extra, per imporre al Giorno-dell’Amore la ben meritata corona? Oh, che cosa
sono per Me, anni, giorni, ore e minuti? Un unico minuto somiglia aa un ciclo,
nel quale penso a tutta la Mia Opera! In ciò giace ora il pre-Raggio per gli
ultimi smarriti ciechi.
19. Diadjar ha
molto compianto gli esseri che non sono arrivati alla via per ritrovare ‘la
Casa’. Ma guardate: dapprima ho intrapreso per Me il Sacrificio, e quando
avvenne la caduta, ho messo la soluzione – e pure la caduta – sulla via dello sviluppo,
sempre crescendo come era necessario per i precipitati, anche per i fedeli alla
Luce, affinché potessero adempiere la loro via d’assistenza come il loro
co-sacrificio.
20. Nella
svolta fondamentale, nella quale ho dato la stessa Incoronazione al Mio
Sacrificio-Ur, sul piccolo mondo della profondità – Terra – attraverso il Mio
‘Golgota’, allora la materia andava scendendo, detto così: ‘Una pietra cade più velocemente, più a lungo e più profondamente
rotola verso la valle’. Così si
risolse la caduta: dapprima un poco alla volta, benché i materialisti si sono
precipitati ancora molto di più nella materia.
21. Questo è il
segnale! Come una pietra nella caduta
afferra e fa precipitare molto con sé nella caduta, così i materialisti sono
diventati sempre peggiori. Solamente, nessuno di loro ha pensato che, con ciò,
essi si disfano anche più velocemente del loro stesso ‘io’. Collegato a questo,
gli esseri si liberano dall’inferno preparato da loro stessi. Così pure, ora il
Mio ‘ultimo tempo’ rulla molto più velocemente
attraverso l’eternità della Sera, che è iniziata per tutti i figli.
22. Sulla
stessa scia fluisce qualcosa nella vicina Sera
dal nuovo Giorno della Misericordia; e il grande Raggio si chiama ‘Compassione’, con cui Io ombreggio ogni
ultimo povero piccolo, ancora
ribelle, profondamente vanitoso nel mondo per via della conoscenza che spinge
l’umanità nell’alto vuoto. E come un giorno ‘travolge’
l’altro, proprio così e non diversamente, solo al livello della Mia eterna
Luce, viene liberata l’oscurità.
23. Gli esseri
grideranno presto per la liberazione. Questa, è la Mia ‘Chiamata dall’Universo’! Dissolve tutto, per produrla come Opera
di Salvezza per il Giorno del Sabato. Quello che nel Giorno dell’Amore era
infiammato e dolente, viene guarito dalla Misericordia. Non domandate come si
svolge questo. Ogni Giorno ha la propria Benedizione, la propria Magnificenza,
Beatitudine e Gioia.
24. È
misurabile la ricchezza del Giorno-Amore? Voi dite: ‘No!’, e fate bene, poiché
Io conservo a ogni figlio tanti Doni, affinché non arrivi mai a una fine. Se
così fosse, allora ‘il creato’ si sarebbe dovuto dare da sé la propria fine,
con cui anche la Vita giungerebbe alla fine, …‘la Luce creata’, dei figli.
25. Essa non è
condizionata in modo che Io non la potessi cambiare; altrimenti Io non sarei un
Dio, non avrei mai potuto soffiare nei figli il respiro della Mia Vita! Comprendetelo bene! Questo è solo un
esempio per cui voi avete a volte lottato duramente sulla via del cammino
attraverso la materia: una immutabile necessità!
26. Questo è
sorto ‘condizionato’, dal tempo della
caduta, mentre la menzionata ‘necessità’
si riferirebbe alla fine di un figlio, non appena sussistesse per voi la
possibilità di esaurire la Mia Profondità, Altezza, Ampiezza, soprattutto la
Mia Vicinanza. Questo è stato detto, perché sul piccolo mondo, gli uomini si
elevano, in un modo, per appropriarsi dell’Universo noto; in un altro, per
sondare Me nella Mia piena Magnificenza
dell’Essere e Maestosità.
27. Io permetto
ai due modi certe cose nella spinta verso l’Alto. Con ciò sono previste due
cose che l’umanità non afferra: la loro spinta verso l’Alto viene benedetta in
segreto! Infatti, chi tende verso l’Alto lo fa per la libera inconscia
nostalgia di liberarsi dal materiale, benché nulla lo leghi più al suolo
materiale, come appunto questa spinta
nei due punti di vista. – Secondo: si aggiunge una volta il dover ammettere il
loro errore.
28. Questi
punti, malgrado le conquiste, uniscono quell’ultimo confine: ‘Fin qui e non oltre!’. Chi vuole andare
oltre il Mio santo buon Confine di Vita, come quelli che vorrebbero certamente
servirMi volentieri, non sapendo che, ‘il
servire Me’ ha una formazione celeste, essi dimenticano: ‘Ogni servire, vale, nel primo caso al
prossimo; nel secondo, è a favore loro tramite la Mia Benedizione’. Se,
come, e che cosa, Io voglio prenderne per Me stesso, lo rivelerà – come molto –
solo il successivo Giorno della Creazione.
29. Quello che
Io prendo dal vostro servizio, è la gioia sulla Mia Opera, che la Mia Volontà
di Creatore ha creato; è la base della vostra beatitudine, un dare e un
prendere, che fa parte dell’essere beato. Io rimango in ogni tempo: ‘il Donatore’; il Mio popolo di figli: ‘l’accoglitore’. E ciò che loro
sacrificano gioiosamente tramite il loro servire, Io l’accolgo nel Mio:
‘maestoso Reservatio mentalis’. (pensiero
riservato)
30. Nella
successiva ‘Notte’ ne viene prodotto talmente del Magnifico e di Benedizione,
che per voi il ‘Giorno di Festa’ giungerà a traboccare, in modo che nessun figlio,
non perda mai la sua Vita. Perché:
eterna è la Mia Vita!!
eternamente l’ho data in Eredità alla Mia
Opera più bella: …ai figli!
31. Diadjar, su
come stessero le cose con gli aiutanti, pensò: ‘Una creatura non potrebbe mai aiutare il Creatore, perché essa è sorta
dapprima dal Suo Potere’. – Ben detto! Ma qui, è come con la Mia Gioia, che
Io attingo dalle Opere. Ogni ‘Raggio di ritorno’ è il riflesso dal Mio stesso
Raggio, affluendo questo, eternamente da ME. Mentre con esso, ai figli, dai
Raggi accolti, sopraggiunge quella possibilità di re-riflettere, nel
‘Riflesso’; quindi, l’accoglitore diventa anche il donatore.
32. Così stanno
le cose con ogni via d’assistenza. A questa Io accludo un Insegnamento speciale
per il ‘Giorno del Sabato’. Io do tutto, ma dal prendere i Miei Doni voi potete
essere molto di più re-obbligati di quanto possiate presumere. Gli arroganti si
giocano le alte possibilità per giungere fino ad un reale stato di umiltà. E
questo, per loro, non si chiama mai altro, che: essere ‘figlio del Padre’!
33. Mi si vuole
certamente servire per amore, e lo si fa anche in vista di ciò, quando deve
servire al prossimo. In questo si trova prima inclusa ogni via d’assistenza, il
cui simbolo è il co-sacrificio. In
questo modo Io considero poi il voler-servire-Me, come un ‘poter-servire-Me’.
34. Ciò che
qualcuno fa di bene ad un altro, aiuta a portare il suo peso; nella visione più
profonda è fatto anche a Me, perché per la vostra beatitudine, Io vi dico, come
PADRE: ‘Ora avete collaborato a condurre
a Casa gli smarriti!’. Voi li potete condurre affinché trovino la via della
pace e della redenzione. Io, figli Miei, li porto nella Casa paterna mediante
la Mia Redenzione fondamentale, mediante il Sacrificio-Ur, dal quale i fedeli
possono prendere pure la loro Grazia.
35. La Mia
benedizione rimane con voi. Potete perciò continuare a rallegrarMi, e si vedrà
quanto siete fedeli, voi aiutanti nel Raggio principale del Mio aiuto. Ma non
misurate mai con cifre esteriori, anche se possiedono il loro diritto alla
Grazia. Si tratta dell’ultimo del Mio Giorno-Amore! Qui vale unicamente la
cifra segreta, ed è sufficiente che Io conosca la stessa. Una volta la
rivelerò, non appena sarà utile per ‘il Tutto’.
36. Tuttavia,
voi percepite ciò che riguarda ‘il Segreto’, e Mi ringraziate molto che voi,
inoltre, siete ‘co-portatori’ a questo riguardo. Il più bello e il più profondo
di ciò è ancora coperto; perché prima dovete fare ancora qualcosa, poi vengo
Io, e viene rivelato l‘essere,
co-portatori della Luce”.
37. L’Alto
della Stella e il caro popolo s’inchinano. C’è un meraviglioso irradiare
nello stupendo avanti e indietro, nel dare e nel prendere. I cuori sono come
calici di fiori, aperti alla rugiada del Cielo. Dopo il silenzioso Giubilo,
Diadjar assume anche la preghiera di ringraziamento. S’inginocchia, e tutti
fanno come lui, schierati fittamente intorno al loro altamente amato UR. Lui
adora:
38. “Padre-Ur, Santo, alto Signore e Re,
che ci hai dato con la Tua grande Parola, la Tua incommensurabile Grazia; Ti
ringraziamo da quella Pienezza che TU ci hai preparato. Ci sentiamo elevati,
come se prima fossimo stati ancora in basso, benché noi abitiamo nella Luce del
Tuo Amore. E tuttavia, …quanto eterna è la Tua Bontà, così eternamente è la via
verso l’alto nella nostra perfezione, nel divenire, da una Beatitudine
all’altra! Oh, UR, accogli il nostro ringraziamento nelle Tue buone Mani di
Padre, e lasciaci la Tua Benedizione, come promessa, ancora presso le nostre
piccole opere di figli”.
39. Non è, come se il
Santo-Meraviglioso, chiudesse nelle Sue braccia ogni figlio della Stella? Sì,
ognuno viene legato in alto, riposa al Petto di Dio. Ognuno coglie la
Benedizione come un ristoro. LUI dice ancora
una cara Parola, in ringraziamento ai figli:
40. “Diadjar
parlava della ‘grande Parola’. – Nel senso del vostro ringraziamento, offerto a
Me come caro Raggio di rimando, è giusto. Ma quando domando se Io porto anche
‘piccole Parole’, allora non siate rattristati come se non poteste ancora comprendere
tutto giustamente. Sì, esistono anche piccole
Parole, tali per i figli piccoli, poveri, lontani, per i quali la piccola
Misura è grande, finché non possono afferrare, comprendere di più. Siate
vigili, nel tempo in cui potete agire nella Mia Guida, lontana e vicina”.
41. Come sempre: UR va, …e rimane, e Gli
segue il giubilo dei Suoi figli, come un incenso. Poi si va nella casa del
Consiglio. Non vengono ancora commentate la maestose Parole di Dio. Diadjar dice solamente:
42. “UR ci ha già dato la Benedizione
della sera. Lo sentiamo nella nostra Stella. Mi sembra come se ora sia
diventata più luminosa”.
- “Non lei da sola”, lo interrompe
l’assistente capo delle regioni esterne, Bota.
“Ho constatato che – ed è veramente inspiegabile – il nostro sistema solare,
anzi, tutto l’Infinito, diventa sempre più splendente e più bello. Tuttavia,
delle Stelle di Luce serali ci ombreggiano gloriose, come un soave crepuscolo”.
43. “Precisamente, caro Bota; non
abbiamo bisogno di sondare questo maestoso dualismo, non lo possiamo nemmeno.
Proprio questo ci conduce oltre, nella beatitudine che UR ha conservato per
tutti i figli per la Sera. Ora non opprime più che qui esistano due valli
oscure. Due…”, Diadjar riflette brevemente,
“…strano, accanto a molte varianti, se ne vedono sempre ‘due’. Si riflettono in
tutte le cose della nostra vita”.
44. “Questo riguarda il meraviglioso
Duale di Dio”, dice Heliato, il primo
cittadino, “il Padre e i figli; la Polarità del Potere, ferma e regnante: le
Leggi della Condizione-Ur e della libertà dei figli, mediante la quale noi
possiamo creare dalla Sua bontà. Sovente pare come se si facesse da se stesso
qualcosa per l’esistenza interiore ed esteriore”.
45. La prima cittadina del paese, Corrysanda, si annuncia: “Così, sembra come se, …la
Forza segreta alla quale Io non posso comandare, c’è! Ma non è impiegabile in
ogni tempo come si vuole. Essa è il Campo della nostra libertà su cui prospera
l’ultimo (essere), …oppure può anche inaridire, come quasi sempre nella
materia. Malamente impiegata, vantandosi nell’opinione: ‘si fa tutto da se stessi!’, si rende sterile il suolo benedetto da
UR.
46. Nella retrospezione abbiamo
riconosciuto che anche noi come uomini siamo caduti nell’errore, ma con la
Grazia abbiamo trovato la via d’uscita. Poi abbiamo saputo due cose. Oh,
nuovamente due! Con la Forza di Dio, sotto il Suo Patrocinio, la Sua Guida, ci
era possibile di vivere a fondo quell’esistenza, e di fare ciò che era
necessario: per l’interiore e per l’esteriore, per gli altri e per se stessi.
47. D’altra parte, abbiamo sperimentato
nella materia, che potevamo davvero agire da noi stessi, perché abbiamo
ricevuto da Ur, il sublime Potere creativo, porzione della Sua Potenza, che era
ed è appunto da impiegare tramite la libertà di figli”.
48. “Presentato bene!”, loda Olyanda, sua sorella di lavoro. “Perciò è da
riconoscere insieme, se e come ci avviciniamo sempre di più al nostro Padre,
oppure…”, si ricorda anche e sorride amorevolmente: “…com’è bello! Qui si
mostra nuovamente il maestoso Duale: in ogni tempo siamo presso il nostro
Padre, e tuttavia camminiamo ininterrottamente sulla nostra via da figli, che
sfocia nell’insieme, proprio come in ogni faccenda singola, nella Sua Via di
Luce”.
49. Si discutono i punti. Il popolo, per
quanto radunato, vi partecipa. Malgrado sia guidato, ogni abitante della Stella
ha una conoscenza più elevata, ma dato che non esiste nessun fermo, tutti
continuano ad imparare. Lo si è visto nei principi
del Padre, come essi, che potevano motivare i Giorni della Creazione di questa
prima Settimana-Atto-Anno, si lasciano ancora volentieri istruire, che anche
per loro esiste un continuo ‘avanti’.
50. Dopo il ringraziamento per tutte le
buone Parole di Dio, Diadjar dice: “Adesso io
ritorno nella valle della gola. Dalla valle del dolore, ne verranno qua da voi,
alcuni. Accoglieteli! I tre che hanno lasciato al Padre le loro coppe delle
sofferenze del mondo, rimangono intanto qui. Istruite gli altri, e poi
arriveranno nuove guide, che porteranno tutti nelle regioni previste per
questi.
51. Ad uno – come esempio – sia concesso
di essere pure presente. Conducetelo nella mia casa; ma tu, Kara-Amdael e
quattro aiutanti, devono rimanere con lui. Sarà certamente un peso trattare con
lui; ma otterrete qualcosa, e allora la vostra gioia sarà la vostra ricompensa.
Io lo dico affinché siate armati. Poi, due forti angeli vengano a portarlo
via”.
52. “Vuoi nuovamente andare da solo
nella valle?”, domanda Bota, preoccupato non
senza motivo. È quella preoccupazione di Luce che possiede la più bella
validità.
- “Perché no?”, scintillano gli occhi di
Diadjar. “Non ho visto i grandi angeli che
tenevano la guardia all’ingresso, ma ho notato i due Raggi, e mi sembrava come
se fossero le Braccia del Padre! Sì, …o amici! Anche quando Egli invia aiutanti,
sono comunque, sempre, le Sue mani
che ci aiutano e proteggono, il Suo Amore
che ci guida e conduce, …qui nella Luce, come ovunque!
53. Nella materia si pensa che nella
Luce nessuno avrebbe bisogno di protezione e aiuto. Quanto è povero il
pensiero! È solo diverso, di com’è in un mondo. Qui è la Bontà di Dio e la
Rivelazione, il nostro servire e la Sua Parola. Il servizio fa certamente parte
della vita materiale; soltanto, là la protezione e l’aiuto sono ciò che hanno
da essere nell’esistenza della materia. –
54. Ora siete pronti! La vostra forza di
preghiera è una protezione, i vostri pensieri un aiuto, che il nostro
santo-buon UR mi fa germogliare tramite voi. Vegliate! Elevate a Lui i cuori!
EGLI è il nostro unico vero Amore!”. – Lo si guarda finché discende nella
caverna. – Una Luce, alla grande povertà e all’oscurità!
[indice]
La
resa dei conti – Anche una decima del Signore
Nella caverna
– Diadjar discute sette punti con un anima – Nove di esse accettano Dio, poi
condotte nella valle del lutto – L’inquisitore medita, e una donna aiuta
1. Il grande inquisitore non si era accorto dell’arrivo di
Diadjar. Sta seduto, sprofondato in sé. Un vero pentimento, però, non fu ancora
per tanto tempo il suolo del cuore. Tuttavia – viene valutato nella Luce – che
lui sta riflettendo, purtroppo senza autentico risultato. Anche le anime
insieme agli esseri che stanno accovacciati nell’angolo più distante di questa
valle, non lo hanno visto arrivare.
2.Ad un tratto è come se si facesse un
poco più chiaro, come se qualcosa di molto soave, ancora molto vagamente, le
toccasse. Alzando gli occhi, esse vedono qualcosa di più della luce che Diadjar
porta con sé. Le anime sono sconvolte, più che ascoltandosi oppure preoccuparsi
di un serio ritorno, scoraggiandosi completamente. ‘Aha, guaio…’, così pensa ognuno di esse, secondo il modo della
propria vita. ‘…ora arriva il giudizio!’.
3. Diadjar attende. E’ meglio che un’anima
cominci a parlare da sé; poiché così si rilassa da sé mediante la Grazia di
Dio. Ci vuole pazienza a stare fermi, quando l’amore arde e vorrebbe aiutare.
Sovente, l’autentico aiuto, significa: ‘attendere’.
Proprio da questo, le anime vengono formalmente agitate, e non sarebbero più
povere e timorate di Dio, se attendessero la Parola della Luce. Il peggiore
interrompe il silenzio, solenne per Diadjar, …ma tormentoso per le anime. Il grande inquisitore contende, vuole nascondere
l’insicurezza, e la sua pena:
4. “Che cosa vuoi ancora una volta? Vuoi
dilettarti nei nostri dolori? Tu…, tu…”. Ecco che uno
salta su, nel mondo era un malfattore, pesantemente schiacciato da molti vizi.
Ma il tempo non è passato su di lui senza lasciar traccia, da quando ha dovuto
vedere dove si trova e da quale parte era più luminoso. Ma, …che cosa? ...come?
…dove? Lui non lo sa! Ora, …guarda Diadjar, tremando, se può parlare.
5. Malgrado ciò, minaccia: “Non vedi,
tu, totalmente abbagliato”, intende all’inquisitore, “che questo angelo, o
quello che è, ci può portare l’aiuto? Non rovinarci l’uscita dalla spelonca,
che, più dobbiamo stare qui, più aumenta il tormento, dovendo noi – lo devo
confessare – soffrire con ragione, uno come l’altro”, indica tutt’intorno.
6. Osa rivolgersi a Diadjar. “Tu ci puoi
aiutare! Se nel mondo sei stato un sacerdote, allora avresti il Potere di Dio
di perdonare i nostri peccati. Dio, …ho riso quando qualcuno parlava di Lui.
Oh, da tempo l’ho disimparato! Esiste un Dio! Lo so da quando tu sei stato da
noi; soltanto, non Lo posso ancora riconoscere. Ah, ti prego, se sei un
sacerdote, allora liberami da tutta la mia colpa!”
7. Un vero grido. Nel carico si mischia
un filino delicato della conoscenza. Diadjar attende ancora un momento, prima
di dare una risposta. L’anima deve soffrire la paura, se le possa anche essere
perdonata. Una pesante cura! L’uomo china profondamente il suo capo: ‘Le molte colpe, come posso privarmene? Non
si diceva che Dio fosse un Giudice severo? Sarebbe molto giusto se venissi condannato
nell’eternità’.
8. Allora Diadjar
lo tocca. “Alzati, ora parlo io con te! Voi altri, anime d’uomini, ascoltatemi:
forse qualcuno, con ciò, vuole imparare a diventare libero dai carichi che
ciascuno si è messo da sé. – Quello che dicevi e ancora pensavi…”, continua
rivolto all’uomo, “…viene discusso punto per punto, affinché anche gli altri
possano trovare la via d’uscita.
9. Che tu hai contraddetto al peggiore,
hai fatto bene. Lui non può più dominare, non più, e persino, ancor meno, ‘nel Nome di Dio!’. Ripeto
intenzionalmente la parola: che gli venga
incisa! – Che tu riconosca Dio, è un buon segno per te e per ognuno, che in
questa, per tutti voi, alta Ora di
Grazia, riconosciate la vostra colpa e ve ne pentiate con serietà.
10. Tu non lo hai fatto nella piena
misura, come Dio non lo pretende da nessuno di voi. Per questo non siete ancora
maturi. Ma cominciate a considerare il povero vicolo di vita, e avanzate un
pochino, allora esiste la possibilità di essere liberati dalla cattiva
condotta. Chi vuole unicamente perdere l’amarezza, dovrà soffrire ancora a
lungo. Chi vuol essere liberato per pentimento, che conduce alla conoscenza
della sua falsa via, sarà liberato!
11. Non subito, questo vi sia detto!
Dapprima dovete lavare le vostre vesti, che sono del tutto grigie e sporche,
piene di macchie, tutte strappate. Sul vostro povero corpo sono degli stracci!
Osservatevi una volta!”. Impauriti e oppressi, un poco già per il pentimento,
le anime guardano se stesse, e reciprocamente.
12. Non si sono mai accorte quanto
miseri sono i loro stracci? Erano cieche per propria colpa! Alcune si spingono
di lato vergognandosi, e cercano di pulire la loro veste. Ma, …con che cosa? Le
loro mani sono vuote, non scorre acqua, e se ci fosse, non avrebbero nessun
vaso per attingerla. Sfinito e scoraggiato, il piccolo gregge s’accascia.
13. In Diadjar
sale ardente la compassione, e la richiesta: ‘Padre-Ur, lasciami aiutare queste pecorelle. Dammi le Tue Parole e la Tua
Forza, affinché comprendano Chi, in Verità, chiama e attira: TU, il buon
Pastore di tutte le pecorelle, grandi e piccole, bianche e nere, che vivono nel
Prato del Tuo Cielo, oppure nel deserto della materia. Anche questa valle è una
parte di deserto. Perciò aiuta, o caro Signore, affinché alcune si lascino
salvare’.
14. Lui sente la Parola: “Ti
ho detto che Io aiuto coloro che Mi chiamano seriamente. Tu vuoi avere la Mia
assistenza, per aiutare ora. Approfittane! E ricorda: ‘Anche se dapprima pochi
si voltano, la Semenza della Luce non sarà comunque vana, …mai, Diadjar!’.
Lascia regnare un amore severo; nella giusta severità è di casa la
Misericordia. Chi è volonteroso, la sente pure. Gli altri sono aiutati dalla
severità della riflessione. Ora agisci, e parla dal Mio Spirito!”
15. “O Padre, caro Padre”, dice piano Diadjar, “Grazie, sia grazie a Te per la Tua bontà!
Non era stato il principe della Serietà nel mondo il buon patriarca (Abramo)
che per ultimo ha lottato con te per le povere dieci persone? Così voglio
essere soddisfatto anch’Io, con dieci; tu ne darai la benedizione”.
16. “Sono state
soltanto tre, che si sono lasciati salvare”, sente Diadjar, santo,
serio, all’orecchio, “e persino queste, sono state
prelevate unicamente per via di Abramo, dalla loro rovina”.
- “Lo so, o Signore, e così mi
accontento volentieri con tre”.
- “Sei modesto,
per l’amore del tuo servizio. Perciò aspetta, se non si dimostrerà la maestosa
decima”.
17. È silenzioso. Le anime tremano
molto, benché non hanno visto, né sentito nulla. Gli esseri giacciono
aggrovigliati nel loro angolo. Solo quando Diadjar comincia di nuovo a parlare,
guardano di nascosto in su. In certi compare già una piccola Luce, che – per
loro, ancora non vista – le circonda. Diadjar
si rivolge all’uomo con cui ha parlato prima e dice:
18. “Hai presentato molto. Io analizzo
la tua riflessione, e sette punti saranno da chiarire. Puoi contraddirmi, se
pensi che sia necessario”.
- “Io…? contraddire te? Tu sei un
sacerdote, a cui…”.
- “…ognuno può rispondere, fin dove è
valido. Ma ora ascolta:
19. nel mondo, io ero un sacerdote che
ha potuto incontrare Dio, quando EGLI stesso operava, per portare a Casa i
lontani, con cui molto altro era collegato: guarire degli ammalati, consolare i
poveri, perdonare ai peccatori la loro colpa. E molto ancora che allora nemmeno
gli alti angeli potevano afferrare. Tu puoi trovare il sostegno in me, ma devi
sapere ‘Chi’, è il vero Sostegno”.
-
“Sì”, esala l’uomo, “soltanto ora lo
so”.
20. “Con il secondo punto hai
pure ragione, che tu, – voi tutti”, Diadjar
intende le anime, “non soffrite ingiustamente. E’ certamente giusto di vedere
in questo un giudizio; soltanto, che voi non sapete che cosa possa significare il Giudizio.
21. E’ rimasto un vago sapere, che agli
uomini sfigurati dalla paura sarebbe stata assegnata l’eterna dannazione, dalla
quale, quelli che si erano fatti ‘grandi’, credevano se stessi esclusi. Com’è,
lo avete visto”. Si annuisce, solo il grande inquisitore brontola con voce
cupa. Ma anche in lui s’è insinuato un raggio di Luce. Lui però non lo vede
ancora.
22. “Il Giudizio del Signore non porta
nessuna eterna dannazione. Voi, vivete! Certo, non molto bene. Questo può
essere cambiato, se sopportate il Giudizio del Signore. Chi lo vuole, si
schieri ora intorno a me”. – Vengono in nove e si abbassano ai suoi piedi. Le
catene del legato tintinnano, come se volesse liberarsi, come se anche lui…
23. Diadjar
fa come se non se ne fosse accorto. “Dato che siete volonterosi, anche se
ancora senza vera conoscenza, allora, annotate: ‘Giudizio’, significa, ‘edificazione’
dei precipitati; ‘drizzare’, per cui
non dovete più giacere in modo storto! Dopo il drizzare, segue il ‘preparare’; voi dovete essere
‘preparati’ per il quarto che
contiene ‘il Giudizio del Signore’[6].
Questo, è quel ‘preparare’ per la Casa, nella Grazia. Voi nove potete già
essere preparate per la Casa, potete percorrere il vostro piccolo vicolo che
una volta sfocia sulla via della Luce. Andare avanti significa: raggiungere la
Meta! Questo, nella maestosa Verità di Dio, è il Suo Giudizio!
24. Certamente, nell’elevare e nel
drizzare c’è qualche dolore, perché ogni colpa, ogni peccato, deve essere
compensato. Chi non lo vuole, chi pensa che debba solo confessare con la sua
lingua, è ancora molto distante dal primo grado, dall’edificazione. Solo
la riparazione
porta la redenzione dalla caduta,
…tramite la Bontà di Dio.
25. Arriviamo al terzo punto. E
perché tu…”, Diadjar intende l’uomo, “…hai
indagato nel silenzio chi io fossi. Allora sappi: voi siete stati condotti qui,
sulla ‘Stella della speranza’, tramite una inesplorabile alta Grazia,
…temporaneamente. Qui, di nuovo, io sono sacerdote. Voi non sospettate ancora
il collegamento. Ma è una Chiamata
che può facilitarvi il vostro vicolo.
26. Tu hai pensato che io potessi
perdonarti dal Potere di Dio: il tuo quarto punto. Di una cosa ti rendi
ancora conto: nel mondo si poteva andare in una chiesa, confessare a un
sacerdote ogni colpa, per esserne liberati. Non è del tutto sbagliato! Chi lo
ha fatto per vero pentimento, e quel sacerdote ha agito unicamente nella
consapevolezza che solo il Signore può perdonare la colpa, estinguere i
peccati, allora questo è sempre benedetto da Dio.
27. Chi perdona ai penitenti arrogandosi
il Potere di Dio, egli stesso sta nella sua propria colpa. Ai veri penitenti,
da Dio viene perdonato, a cui deve seguire la riparazione. Invece, un sacerdote
che si vede puramente come ‘megafono di
Dio’, trasmettendo il perdono per amore, che è a favore dei veri penitenti,
ha il diritto di pronunciarlo dal Potere di Dio, ma non il parlare di labbra!
28. Dipende dalla propria conoscenza,
altrimenti il parlare delle labbra non serve, da nessuna parte. Così – come tuo
quinto punto – io ho potuto vivere sulla Terra come sacerdote. Dio mi
aveva toccato; fu la Sua Grazia che io ho potuto riconoscere, come Sua Via. Per me fu sempre unicamente il
SIGNORE che diede la benedizione, con cui ogni buon credente ha anche trovato
il perdono.
29. Questo, lui non lo ha mai fatto”, Diadjar indica l’inquisitore. “Lui sapeva, e non
può dire: ‘Sono stato educato così!’. Lui ha avuto, appunto, un buon maestro;
ma ha scacciato il suo ammonimento. Più tardi ha persino deriso il suo maestro.
Proprio per questo deve soffrire di più.
30. Al contrario, chi non sa – per
educazione – a costui, in anticipo, sarà perdonato parecchio. Chi agisce male
di proposito, deve espiare, appunto, il doppio. Secondo Dio, può perdonare solo colui a cui è stata commessa
dell’ingiustizia”.
- “Allora non so a quanti dovrei
chiedere perdono”, mormora dalla roccia. In Diadjar sale una grande gioia: ‘Signore, anche costui?’. E’ ancora uno
scarso scintillare di riconoscenza del penitente; in ogni caso: …è uno!
31. Pure le anime sussurrano. Intorno a
Diadjar la folla aumenta. Soltanto, nella maggior parte manca il pentimento del
tutto autentico. Alcuni esseri strisciano dalla fessura con incerta nostalgia: ‘Oh, se se potessimo esserci anche noi!’.
Per loro non è ancora giunto il ritorno, loro devono dapprima andare attraverso
la materia. La ‘piccola scintilla’, un giorno, per loro diventerà una
benedizione, …sulla stazione di un mondo.
32. “Ci sono ancora due punti da
discutere”, continua Diadjar
nell’insegnamento. “Tu hai riso quando qualcuno parlava di Dio. – Che cosa era
il tuo ridere?”
- Un profondissimo
sospiro: “Era uno scherno, era la più cattiva offesa al Creatore”.
- “Nel tuo senso hai ragione”, risponde
l’aiutante.
33. “Cancellato! E, …qualche volta ti ha
colpito come un fulmine! Con la risata hai colpito a morte la tua coscienza. Il
presentimento si trova in ogni uomo; che cosa fa con il rinnegare Dio? Tu non
lo volevi sapere, altrimenti avresti dovuto voltarti e abbandonare il tuo
cattivo sentiero. Qual cattivo lo vuole?”. Nuovamente, è un ‘fulmine’ che
colpisce l’inquisitore.
34. “L’offesa del Creatore! EGLI
l’accoglie nell’Onnipotenza della Sua Magnificenza! Tu conosci la storia di
Gesù nel mondo. Oppure no?”
- “Ebbene, sì”, risuona debolmente.
- “Quindi sai come Lo si è deriso sulla
Croce. Se Egli (non) l’avesse accettata, allora Egli dalla Croce avrebbe
potuto punire gli oltraggiatori, oppure, mandare tutti secondo la fede degli
smarriti credenti, …nell’eterna dannazione.
Egli non lo ha fatto!
35. Per via degli uomini, Egli ha detto
quella parola: “Padre!
La Mia santa Compassione, perdoni agli oltraggiatori!”. Nessuno può
offendere il Signore. Solo la Luce
accetta l’offesa e, …la perdona pure! Il ‘come’ lo avete sperimentato nella
valle della spelonca. Quando è perdonato, allora la Luce vi prepara la Via verso Dio: nel Suo quarto grado della ‘preparazione per la Casa’.
Ricordatevelo bene!”. Lo dice in modo serio e severo. Ma qual amore vi vibra…
36. “Sia menzionato ancora il settimo:
la riparazione! Un viandante non può
pareggiare tutto nella materia. Porta con sé molto della vita nell’aldilà, dove
è più difficile voltarsi, supplicare il perdono, …di Dio, e di tutti i suoi
creditori.
37. La Compassione però guida, affinché
il debitore incontri i creditori. C’è molto da perdonare, soprattutto perché i
creditori di quest’ultimo tempo del
Giorno della Creazione, vivono già in regioni superiori. Se DIO ha perdonato,
allora levano volentieri le loro mani in alto, pregando per voi, perché anche a
loro è stata perdonata la loro colpa. – Allora, come volete agire?”
38. Alcuni sono contriti, altri
riflettono, il grande inquisitore sospira. I secoli della pena auto prodotta
l’opprimono in modo quadruplice. ‘Non è
la Misura di Grazia, che pende quadrupla all’Anca dell’Altissimo, con cui Egli
misura tutto il Bene?’, pensa Diadjar. –
Ecco che giunge ancora una Parola:
39. “Sì, questa
è la Misura della Bontà, Grazia della Compassione e del Perdono, figlio mio,
Diadjar! Puoi riconoscere, da ciò, che la Mia
Misura viene impiegata per tutti gli smarriti. Vedrai come la Misura porta con sé
il ritorno. Poi – come nel figlio
della Creazione – la via è aperta per il Ritorno a Casa, nella Casa del Padre”.
- “O Padre, io conosco il Tuo
insegnamento e la Tua misura”.
40. “Con chi parlavi”, chiede uno dei nove. “Non si vedeva nessuno, oppure…? Se…,
forse…”.
- “Continua pure a pensare su questa
base”, dice gentilmente Diadjar, “ti
accorgerai Chi era”.
- “Lo so!”, esclama il primo uomo. “Era DIO! Che non Lo potevamo
vedere! Ah, …noi non possiamo sopportare il Suo splendore di luce. Solo tramite
il nostro amico aiutante”, guarda in su con gratitudine, “allora è possibile,
che possiamo sfuggire all’oscurità. Ti prego, caro aiutante, dillo al Signore,
che mi pento molto di tutto, …e, …se posso arrivare alla riparazione, …Egli
voglia darmi a portare ciò che deve cadere su di me!”
41. Un raggio corre attraverso la
spelonca; persino gli esseri devono chiudere gli occhi. Qualche anima osa il
primo piccolo passo del pentimento. Ai primi nove, Diadjar
dice: “Voi uscite. Questa valle ha quattro terrazze, voi siete stati sulla
penultima. Ora guardate giù nella parte più profonda, dove può cadere ancora
ognuno che non vuole cercare la confessione.
42. Invece, guardando in su, come
simbolo di ciò che distoglie dal male, potete vedere quel gradino che conduce
alla terrazza superiore. Là sarete istruiti da altri. Se accetterete il loro
insegnamento, la continuazione di ciò che vi ho portato io, allora non sarà più
difficile giungere in regioni più luminose, finché vi sarà aperto il Regno del
Padre”.
43. I convertiti seguono il loro
aiutante, qualche volta con fatica, oscillando o fermandosi. Ma comincia la
conoscenza migliore. Il primo aiuta il successivo; presto si sostengono a
vicenda, non presagendo che con ciò comincia la riparazione. Diadjar non deve
nascondere la gratitudine che scorre dal suo cuore. Lui precede. Le anime non
potrebbero nemmeno ancora afferrare questa corrente del fedele alla Luce.
44. Sul più alto piano attendono già due guide per accogliere il gruppo. Uno dice a Diadjar: “Fratello, certamente ha
aiutato il Padre, ma la tua azione è benedetta dalla Luce. Noi della Stella dei
sacerdoti a cui appartenete, gioiamo con te che puoi portare la decima al
Padre”.
45. “Purtroppo non una intera”, dice
leggermente preoccupato Diadjar. “Il Padre
parlava persino di tre, che sarebbero stati magari da salvare”.
- La seconda
guida sorride: “UR ci dona sempre la gioia incommensurabile, parlandoci
del meno, ma facendoci guadagnare di più. Vuoi nuovamente scendere?”, intende
il terzo ripiano, “Forse poi si riempie ancora la decima”.
46. “Sì, il Padre sa quando esse
giungono alla riflessione. Siate ringraziati Lui e voi!”
- “Noi poniamo il tuo ringraziamento sul nostro altare del focolare,
e la nostra gioia su quello della tua Stella”. Si danno le mani. I nove vengono
suddivisi. Una guida ne prende cinque, quattro la seconda guida. Non dipende
dal numero delle anime, ma dal loro stato. Diadjar ringraziando continuamente,
ritorna di nuovo da quelle che sono rimaste indietro.
47. Viene circondato. “Perché non ci hai
portato con te?”, contende un’anima di donna
insoddisfatta. “Noi ci siamo pentite e volevamo …”.
- “Nulla hai fatto!”, esclama una voce. “Tu…, avevate solo il desiderio di
uscire, senza un minimo pensiero di vera vergogna. Magari, dire: ‘Ah, anche noi ci pentiamo’, …non vi ha
sfiorato! Per non parlare del Signore! A LUI è da sacrificare il pentimento e,
in più, la volontà di espiare”.
48. Il grande
inquisitore lo prega: “Vieni da me, affinché anch’io possa giungere al
pentimento e alla facilità di espiazione. Oh”, geme lui,
“ho inflitto dure espiazioni a così tanta gente, spesso solo per dei pensieri
che mi venivano confessati. La punizione da me emessa, veniva irrevocabilmente
eseguita. Riconosco troppo tardi che cosa ho caricato su di me. Chi me ne
libera?”
49. Detto quasi duramente: “Non lo sai
tu? Perché allora vorresti la liberazione?”. – Le domande scuotono; l’inquisitore è anche aiutato dall’intelletto, una
volta acuto come un coltello affilato, ora è diventato chiaro a riconoscere il
giusto e l’ingiusto. Quando leva le mani legate, si accorge che si allenta un
legaccio. Allora gli fuoriescono delle lacrime dagli occhi, ed esclama:
50. “Signore, che cosa mi fai? Io sapevo
che Tu esisti, ma Ti ho sempre visto come un severo Giudice, e io, come
sacerdote – oh, che sacerdote… – dovevo agire inesorabilmente. Ho represso la
coscienza! Che Tu, Dio, sia misericordioso! Anche con me! Ora posso soltanto
ancora supplicare: ‘Signore, perdona! Non
liberarmi per via della mia piccola richiesta, ma secondo la Misericordia del
Cuore, e secondo la Tua Grazia!’.
51. Io chiedo, come l’uomo su cui ho
guardato dall’alto in basso pieno di arroganza: aiutami a riparare fin dove ci
riesco. Mi costerà molta fatica; ma quanta Fatica Tu, o Santo, hai impiegato
per me. In più, l’aiutante, che è sceso di nuovo da noi nel buio?! Signore
Iddio, Tu, …oh, Tu…”
52. Diadjar
scioglie i legacci, ma copre la sua gioia. Perché l’anima deve imparare a
portare amaramente quello che ha fatto con cattiva volontà e con un sapere
quasi cancellato. Ammonisce: “Ti sei pentito bene; ora dipende dal fatto se
impari a sopportare la riparazione. Non credere che ti sarà facile uscirne. Ma
se guardi chiedendo sempre al nostro Dio, allora la cosa più difficile potrà
esserti facilitata.
53. Aspetta qui, poi ti conduco via.
Dapprima ho ancora da rivolgere la Parola di Dio alle anime e agli esseri”.
- L’inquisitore
chiede piano: “E’ possibile che io
possa anche perdere il mio cattivo titolo del mondo, che non opprima più altri,
e me?”
- L’aiutante
sorride: “Sulla via verso la Luce puoi perdere tutto il mondano, lo devi,
anche; perché solo senza nulla di mondano si giunge nella Casa del Padre”.
54. Diadjar
dice al gruppo: “Voi siete convinti che avreste potuto venire con noi già
prima. Se così fosse, perché non mi avete seguito? Questo sarebbe stato
certamente un passo che vi avrebbe portato la comprensione e il ritorno. Ma non
volevate nessun pentimento, ancor meno prendere su di voi la grande espiazione.
Avete visto come i primi nove hanno dovuto vincersi, e che tuttavia – con
l’Aiuto di Dio – lo hanno anche
potuto. Credete allora forse che Dio vi avrebbe negato il Suo aiuto?”
55. Al bussare alla coscienza, nessuno
osa contraddire. Alcuni ammettono i loro sbagli, ma devono attendere, perché
hanno respinto da loro più volte una Grazia, quando su stazioni precedenti le
si avvicinava un aiutante. Pure con Diadjar. Perciò l’aiuto passa dal ‘come’. Se sapessero che regna
costantemente la Compassione, ora più che mai venuta loro, allora la maggior
parte esclamerebbe supplicando: ‘Signore,
liberaci!’.
56. Li spingerebbe a ciò, continuamente,
solo la miseria. (pensa Diadjar) ‘Così fu una volta al mio tempo, e ancora,
molto di più quando si alza la preoccupazione; allora gli uomini si voltano, e
credono che sarebbero molto compiacenti a Dio. Sono dei credenti della miseria!
Quando la sofferenza è passata, vanno di nuovo alla ricerca del vecchio
vortice; e qui…? Oh, UR, non sono nemmeno giunti al credere muto della miseria.
Ti prego, indica quello che deve succedere’. – E di nuovo entra la Parola
del Padre nel cuore di Diadjar:
57. “Nessuno di loro si è mai voltato
indietro, perciò Io attendo finché gridano d’aiuto. Conducili nella valle del
lutto, dopo portaMi la piena decima. Olyanda e Malluredus hanno già vuotato la
seconda valle. I salvati sono in parte da voi, altri sono stati portati via.
Nella valle del lutto gli si farà poi un po’ di Luce, che non la si può solo
che desiderare, tuttavia, che l’azione di un desiderio pretende in anticipo,
come Io in anticipo do Compassione alla Grazia”.
58. Questa volta il ringraziamento
dell’aiutante sale in Alto visibilmente come un luminoso fumo, che fa tremare
quelli che mormorano ancora. Il grande inquisitore
pensa: ‘Un segno del Signore, che sarò
aiutato’. Allora gli sorge una sensazione, del tutto certamente la prima da
quando è caduto nella sua cattiveria: ‘Se
sarò salvato, ché ne sarà di quelli intorno a me?’. Una scintilla di
compassione, quasi non coscientemente. Non presagisce ancora che egli stesso
tende le mani verso DIO. Questo gli si rivelerà in un tempo futuro.
59. “Il vostro desiderio, voi,
incostanti, è adempiuto! Allora riconoscerete quant’era povero”.
- Domanda un’anima
di donna, che prima mormorava: “Non rimani con noi?”
- “Lo vorresti?”
- “Non lo so; soltanto – se…”. Il
sentimento è ancora troppo piccolo, per farne sorgere un’aperta confessione. L’aiutante lo pone ‘nella Mano di Grazia del suo
caro Padre’, che dapprima deve negare:
60. “Sulla nostra Stella svolgo una funzione.
Se voi invocate seriamente DIO, allora vengono degli amici che vi aiutano
oltre. Soltanto, nel tempo dovete voltarvi realmente. Tu”, dice alla donna,
“puoi aspettare qui con l’inquisitore, finché verrò io stesso a prendervi”. –
Ecco, come ringraziano molto i due, poiché anche nell’aldilà può avvenire un
precoce ritorno.
*
61. Dopo che Diadjar porta nella valle
del lutto tutti quelli che non hanno ancora riconosciuto la Via di Grazia di
Dio, l’inquisitore dice alla donna: “Ora so che cosa è Dio! Una volta ho predicato
di Lui, parole dure, l’ho rappresentato come Giudice che non conosce nessuna
Grazia per tutti quelli che… – Ah, non ha nessuno scopo pensare che cosa allora
era di sbagliato”.
62. “Vi si deve sempre pensarci”,
risponde lei. “L’ho imparato qui,
…dall’aiutante. Quando si pensa con pentimento al passato, come ci è stato
raccomandato, solo allora è possibile confessare, e chiedere: ‘Signore, perdona!’. Ora io lo credo:
EGLI getta dietro a Sé i nostri peccati, Egli cancella la nostra colpa tramite
la Compassione. Lo voglio poi dire all’aiutante, solo lui lo può affidare per
noi all’Altissimo”.
63. “O donna, tu mi hai mostrato la via.
Ti ringrazio”. Dietro di loro, un ridacchio. Un essere, che l’inquisitore
stesso ha tratto dalla sua parte tramite il suo cattivo agire. Nella materia è
possibile l’influenza degli uomini, appunto quando vogliono cancellare nella
loro coscienza la ‘Chiamata d’avvertimento di Dio’. Allora si adempie quella
frase: ‘Il simile, in genere, attira il
simile’, – come nella Luce, così nell’oscurità. L’essere,
ridacchiando più forte, dice:
64. “Non sai, tu, fattoti grande, che
sono stato sovente al tuo fianco, ho sostenuto la tua arroganza, ho guidato i
tuoi pensieri, e il tuo agire era ombreggiato da me? Hai sentito la mia voce
che parlava con veemenza contro quegli
altri. E io – haha – ho quasi sempre vinto! Guardati soltanto indietro, allora
si apre il crepaccio in cui hai vissuto da uomo e hai agito da lì!”
65. L’inquisitore
si volta spaventato: “Oh, mi succede come ho predicato!”. Come mai la donna riesce a scacciare l’essere? Le viene la
forza dal suo pensare incerto, che inoltre non osava manifestare prima? Ora lei
confessa ad alta voce:
66. “Nessuno è perduto! Non ha Dio,
inviato qui l’aiutante, affinché dovessimo giungere nella Luce? Non credi, che
Dio, che ci fa prima istruire, ci respinga nell’eternità? Sulla Terra hai dato
spazio a questa voce cattiva; ora respingila da te! Noi due vogliamo aspettare
finché ritorna il caro aiutante.
67. Lui è il primo sulla ‘Stella della
speranza’; speriamo: Dio è Buono!
Egli ci salva dal luogo che ci siamo creati”. – L’essere striscia via. “Lo
abbiamo perduto, ed era comunque un buon sostegno. Con lui potevamo fare quello
che volevamo. Sarebbe meglio …”
68. “…che andassimo!”, dice un altro essere. – Non lo possono fare. Per loro,
perché la Sera del Giorno dell’Amore è dinanzi alla porta, inizia l’ultima
Grazia: devono andare nella nascita nel mondo, per ricevere una parte
spirituale, che Dio aveva conservato per tutti gli smarriti. Solo in questo
modo possono diventare ancora figli di Dio. Lo sconforto li scuote. Questa è ‘la grande Chiamata di Dio
dall’Universo’, che porta i lontani sulla via del ritorno; dopo, anche al
rientro a Casa, finché si adempie la maestosa Parola:
‘Un Pastore e un gregge; un Padre e un popolo di
figli!’
*
69. Diadjar va con il gruppo nella valle
del lutto. Subito mormorano: “Se non sai niente di meglio che condurci da un
buco all’altro, perché ti fai allora chiamare ‘aiutante’?”
- “Vi ho avvertito…”, sentono la parola
severa, “…che senza pentimento non potete giungere alla Luce!
70. Volevate vivere solo altrove, perché
avete pensato che sarebbe un diversivo, mentre diventerebbe un po’ più facile.
Avete pensato solo a voi, non a Dio, e non al fatto di ciò che io avevo da
insegnarvi su incarico Suo. Il vostro mormorare può farvi cadere più in basso.
Guardate in giù! Anche questa valle ha varie regioni; non vi ho condotto nella
più oscura”.
- “Ah, nella più luminosa?”, viene
interrotto con scherno.
- “Per questo non siete ancora maturi
per tanto tempo! Rimanete qui finché arrivate al pentimento giudizioso. Chi
vuole imparare, invochi Dio per l’Aiuto; e se stendete dinanzi a Lui i vostri
errori, allora anche voi potete essere aiutati.
71. Affinché vi accorgiate che il
Signore ha già aiutato, allora metto una candela su questa punta di roccia”,
sale su un promontorio su questa parte della valle dove si trovano le anime.
“Non si spegnerà. In essa potete vedere se e come ognuno cambierà”.
72. La candela non è grande, è fatta
secondo la ‘misura di Grazia’ che la schiera può intanto sopportare. Nel futuro
vedranno nella piccola luce come brucia, oscilla, diventa più piccola o più
grande, se cercheranno la loro via verso il Creatore, per poi ritrovare in LUI
il buon PADRE. Ad essi non è dato gratuitamente, e non serve molto tempo;
allora, certi, salgono alla candela, per imparare dal suo bagliore. L’esempio
fa il suo effetto. Presto il gruppo sarà portato via dalla valle del lutto. - -
[indice]
Lunghe
vie nell’aldilà di certi uomini cattivi
Nella caverna
– Gli amici dell’inquisitore sono tra quelli che gridarono: “Crocifiggilo!”, ma
accettano l’aiuto e due forti angeli li portano via – L’inquisitore e la donna guidati
da Diadjar, si pentono e sono portati nella sua residenza – Lì conoscono gli
altri spiriti, poi Corrysanda li guida attraverso la Creazione, lontano verso
la loro destinazione, fino a un crocevia, e li affida a un angelo
1. “Sei tu? – Allora sei tu quello che era da noi?”. L’inquisitore e la
donna fissano il loro aiutante. Diadjar ora non deve diminuire troppo la
sua Luce, dato che le due anime sono giunte alla conoscenza della loro colpa,
alla confessione che li ha condotti al giusto pentimento. “Sì? Intanto, come ti
chiami?”. La domanda suona molto timida. L’interrogato sorride gentilmente:
2. “Sono io, e il mio nome è Diadjar.
Ora, dovete sapere che sono il primo, e contemporaneamente, il sacerdote di
questa Stella, appunto, sulla quale dimorate. Il luogo è: ‘la Stella della speranza’, alla quale vi ha fatto condurre il
SIGNORE. Voi potete ‘sperare’, di giungere, dal ritorno, anche al rientro in
Casa”.
3. Un pesante respiro, “Se soltanto
fosse già ora!”, sospira la donna! Ho
bisogno di una grande purificazione, prima di arrivare nella Luce della
Divinità”.
- “In questa, no!”, viene corretta.
“Questa è, come primaria parte-UR della Divinità inaccessibile. Nessuno può
sussistere in questa! Ma nella parte della Grazia e della Rivelazione, che Dio
ha preparato per tutti, può entrare ogni figlio”.
- “Tu vi sei già dentro certamente”, si
fa sentire l’inquisitore. “Soltanto, non
comprendo che ora sei apparsa come cambiata”.
4. “Non è difficile!”. Diadjar si siede presso i due, mentre invece gli
esseri si nascondono sempre di più nello spacco della roccia. “Tu”, si rivolge
all’inquisitore, “lo sai dal mondo, che – chi si sforza seriamente – può
procedere realmente, nel potere, nel pensare cosciente. Certo, per te era la
‘finezza della tua cattiva funzione’!”
- “Oh, ti prego, non me lo ricordare
più, è…, è così…”
5. “Opprime! Ma si deve osservare lo
scandalo, per imparare quello che è possibile nel male come nel bene, …chi
vuole! Chi vuole superare il male dicendo: ‘non
lo voglio fare!’, oppure: ‘Non lo
voglio rifare!’, e chiede a Dio per l’Aiuto, affinché Egli fortifichi per
questo la volontà, …sì, amico mio, allora ciò riesce pure, allora persino il
male ti guida al sentiero del bene”.
- “Non l’ho mai considerato così”,
ammette l’inquisitore. “Ma hai perfettamente
ragione.
6. Solo in te, quindi nel bene, ho
riconosciuto da dove sono venuto, com’ero, come sono e come ora vorrei
diventare”.
- “Te ne do ragione!”. L’anima della donna afferra di nascosto la mano luminosa.
“Solo attraverso te potevo arrivare al ritorno. Oltre alla richiesta da
presentare all’Altissimo: che sarai solo tu a poterci condurre al ritorno a
Casa”.
7. Diadjar
sorride: ‘Oh Padre, questa è un’anima in
più per la tua santa e giusta decima!’.
- ‘Va bene!
Ricorda che Io so dare di più. Una giusta
decima aumenta da se stessa, …mediante la Mia Benedizione’.
- ‘Sì, sì, Padre-UR, la Tua benedizione,
i Tuoi doni, non cessano mai per noi, perché Tu stesso sei la BENEDIZIONE!
Fammi portare i due a Te’.
- ‘Riconoscilo
tu, il tempo in cui si apre per loro la Porta della Grazia’.
8. Il silenzio solenne co-percepito,
cattura le anime, si avvicinano un poco a Diadjar.
“Un buon segno…”, le loda. “…così trovate il sentiero per l’Amore e la
Misericordia di Dio, e sarete purificati dalla vostra colpa. Rimanete seduti
qui, ho da discutere qualcosa con gli esseri”.
- “Bada a te!”, avverte l’inquisitore, “loro sono molto selvaggi”.
9. “Ascolta”, chiede stupita la donna, “l’aiutante ha bisogno di temere?”
- “Pensavo solo …”. Diadjar spazza via l’incertezza. “L’avvertimento
veniva dal buon senso. Voi vedrete se contano paura o timore. Con del ‘far
paura’, molto raramente si può convertire qualcuno, oltretutto è ingiusto. Ma a
degli arci cattivi, una volta, può venir predicata la paura”.
10. Diadjar si reca presso la spaccatura
della roccia. Gli viene incontro un vapore come da una caverna di furfanti nel
mondo. Resta calmo, come se fosse venuto soltanto per farsi un’idea come
reagiscono gli esseri, dipendendo da loro stessi. Un poco alla volta, come
sotto una costrizione, si fa calma presso di loro. Le facce deformate dalla
paura fissano nella luce, per loro piccola, che abbaglia comunque.
11. Diadjar
afferra colui che era presso l’inquisitore. “Tu sei il più cattivo degli
ultimi”, dice severamente. “Tu sei responsabile per te e per tutti quelli che
ora sono ancora sotto di te”.
- “Questo non è vero! Io sono …”.
- “… l’ultimo dalla dinastia
dell’inferno! – Continua a ghignare, nascondendo la paura. Con la piccola
schiera avresti ottenuto molto di più, che come una volta il grande (è
inteso Lucifero prima del suo ritorno) con tutto
l’esercito nero.
12. No! Tu, povero ometto, non hai
ottenuto niente! La maggior parte dell’inferno ha già percorso la via del
corpo, e hanno portato con sé la loro feccia per nascere nel mondo. Perciò voi
che non potete quasi più agire, siete stati guidati qui. In questo modo, voi
ultimi, potete ancora trovare la Grazia e la Misericordia di Dio.
13. Non ammetti ciò che intanto non
nuoce …”.
- “A te o a me?”
- Diadjar
viene sgarbatamente interrotto. “Ti accorgerai a chi nuoce, se non arrivi alla
comprensione. Che cosa sarà allora di te?”. Pronunciato gravemente fa tremare
il duro.
- “Non so che cosa, non riesco nemmeno
ad immaginare …”.
- “Se dopo continuerai ancora a vivere?”
14. “Credi che noi…”, chiede timoroso un altro essere.
- “Quello che pensi tu!”, Diadjar vorrebbe volentieri aiutare con mitezza;
ma lui può servire solo con severa serietà. “Se perdete quest’ultima occasione
di Grazia, allora la vostra vita è cancellata, soprattutto perché un giorno
siete arrivati a una vita ingiusta.
15. Com’è avvenuto non lo sapete, ma
questo: il Giorno della Creazione svoltosi con tempi incommensurabilmente
lunghi e come voi una volta avete seguito l’uno,
che da prima figlia della Creazione è diventato l’ultimo, non dipende più da
noi; anche senza di voi si adempie il maestoso Giorno d’Amore di Dio, perché la maggior parte i voi è comunque
giunto al ritorno. Sapete voi, quando è avvenuto questo?”
16. “Come dovremmo saperlo?”. L’interrogante si abbassa fino al suolo. “Noi in
genere non sappiamo nulla, perché noi …”.
- “…non lo volete sapere!”, s’arrabbia Diadjar.
Ah, tanta sfacciataggine è semplicemente ‘troppo’ per lui. “Voi – ora gli
ultimi dalla dinastia dell’inferno – eravate presenti, quando Dio ha portato
per tutti i caduti la Croce della Creazione al luogo dei teschi. Avete istigato
voi gli uomini, allora fu possibile crocifiggere il Signore, così che le loro
colpe ricadessero comunque su loro stessi.
17. Quando poi il vostro primo arrivò alla conoscenza, lo avete
perseguitato molto a lungo, schernendolo: ‘Sei
strisciato anche tu alla Croce? Traditore!’. Chi di voi lo ha detto per
primo?”. Non c’è scampo per questa domanda del Cielo. Stanno ancora uniti,
nessuno indica l’altro che – sfracellato dal peso che in gran parte riposa su
di lui – non può sollevarsi. Alcuni osano alzare un dito, ma non indicano
direttamente la guida della banda, cosa che non è nemmeno necessario.
18. “Guardami!”, ordina Diadjar. Gli occhi errano di quà e di là. Delle
palpebre sfrangiate si abbassano. L’essere cerca invano di nascondersi.
- Allora un
altro dice: “Confessa che sei stato tu, se noi tutti…”. Nonostante la paura
sia come uno sguardo che uccide, che è per il piccolo ammonitore.
19. Diadjar
separa il gruppo da quell’uno. “Sei tu il responsabile, ed hai…”.
- “Non la mia gente?”, osa interferire il cattivo.
- “Quello che succede ancora con loro,
non ti riguarda!”, viene respinto. “Alla fine ognuno è responsabile di se
stesso, anche quelli che hanno soltanto ‘seguito’. Su di loro decide Dio, che è
il vostro GIUDICE, e il tuo! Ricordalo bene!”
20. “Ti prego, voltati!”, viene
sussurrato ad un tratto dietro al messaggero di Dio, “Vorrei…”.
- Diadjar
leva la mano: “Aspetta finché non ho finito di parlare con lui. Lui deve
sopportare la Luce! Per lui non esiste né spazio né tempo, per nascondersi. Per
tutti è l’ultima chiamata di Grazia;
e chi vuole, può – certamente su una via molto lunga – giungere al ritorno e al
rientro a Casa, com’è pure avvenuto con il vostro grande, una volta”[7].
21. Gli
esseri sussurrano: “Che ne sarà di lui? Sotto la sua guida abbiamo
ottenuto molto sulla Terra”.
- “Questo non conta più….”
- “Strano, mi sembra come se in me cambi
qualcosa. Che sarà?”
- Un
caparbio litiga: “E’ a causa del mago! Di questi ne esistevano a masse
sulla Terra; con questi abbiamo sempre avuto la nostra fatica. Dicono che era
difficile, solitamente non ci si avvicinava a loro, soprattutto quando essi
stessi, come sbraitavano, andando a controllarli. Solamente, accontentatemi: io
assisto il nostro primo!”
22. “Se lo puoi ancora”, ride uno con scherno.
- “Non ci serve più a nulla!”, spiega l’altro che è arrivato per primo al cambiamento.
“Non dipende tanto se e chi serviamo ancora sotto di noi. Io penso ‘all’ultima Campana di Grazia’ di cui
parlava costui.”, indica a Diadjar. “Ed era molto serio. Non si passa oltre
dalle sue parole”.
23. Diadjar
dice: “Molto vero: non passate! È la
Croce di
Cristo,
a cui nessun essere, nessuna anima, nessuna creatura
può sfuggire oltre, né davanti, ancor meno dietro alla potente forte Croce di
Dio. Si chiama:
Amore e
Misericordia!”
Girandosi verso lo scuro, continua a dire severamente
e ammonendo:
24. “Il tuo seguito scappa da te.
L’unico che vuole rimanere con te – per voi non c’è fedeltà – sì, trema di
paura; lui parlava solo per caparbietà. Tutti gli altri…? Guardati intorno,
quale distanza prende ognuno da te”. Uno sguardo oltre la spalla curva, …oh,
guaio! Lui è già solo. Ancora vuole comandare, ma è come un muro, come se
sprofondasse sul suolo più profondo della valle. Niente lo salva da questa
caduta. Mentre non presume che proprio
questa, per lui, è l’aiuto.
25. Gli esseri si allontanano da
Diadjar, e un pianto di paura echeggia attraverso la caverna. Diadjar guarda
giù triste, li avrebbe volentieri salvati tutti. ‘Oh, …salvare lo puoi soltanto TU, Padre-Ur, ma avrei così volentieri
aiutato’.
- “Non ti ho detto di aspettare? Tu sai che il Mio aiuto è
certamente diverso, ma è sempre la Mia Salvezza che Io riservo per tutti!
26. Il ‘peggiore’ tende invano verso l’alto, per arrampicarsi
sulla parete della roccia. Lasciato solo, giunge prima alla riflessione. Non ti
occupare ora di lui. Tutti vengono condotti via, porta per un po’ di tempo le
due anime nella tua casa, dove attendano le altre che sono state preparate al
meglio da Malluredus e da Olyanda’.
27. ‘Oh,
com’è meraviglioso, Padre-Ur, poter ringraziare la Tua Bontà, che in ogni tempo
mantiene la Luce dei figli. Accetta il ringraziamento nel Tuo Amore’.
- ‘Lo faccio, figlio Mio; e vedrai che cosa farò di lui’. Arrivano due forti angeli, dinanzi ai quali il pianto
cessa. Non è come se fosse chiuso l’Eden? Non era per gli esseri una ‘chiamata
dall’Eden’, affinché fosse più facile levarle dall’oscurità? Se…
28. Gli angeli portano delle armi. Uno
precede, l’altro spinge gli esseri dinanzi a sé. Diadjar vede il luogo di
Grazia da dove giungeranno alla nascita nel mondo, ma non più sulla Terra.
Questa è troppo pesante per loro. Una Bontà infinitamente grande, inafferrabile
per i figli della Luce, mai riconosciuta dagli esseri, li guida su un piccolo
vicolo, …verso la Redenzione.
*
29. Un nuovo Raggio ha purificato la
caverna, sembra come fosse una valle della gioia. L’inquisitore e la donna si
guardano intorno stupiti. Anche se la cosa più meravigliosa non è
riconoscibile, ringraziano comunque, come liberati. Sono povere parole, e
l’inquisitore pensa: ‘Sulla Terra mi
scorreva come acqua dalla bocca; ora che voglio veramente ringraziare…’
30. “…lo devi prima imparare”, Diadjar completa la riflessione.
- L’inquisitore
chiede ancora più stupito: “Puoi leggere nei pensieri? Come mi sento
abbruttito, perché …”.
- “Fatti interrompere”. Diadjar si siede presso le due anime, e nessuna
roccia è dura come prima; il posto è diventato un fitto morbido verde.
31. “Chi si sente abbruttito, fa il
primo passo verso la meta. Sulla Terra hai parlato come una cascata, hai messo
sovente un falso giudizio nella bocca dei tuoi superiori, e tutti quelli che
venivano condannati da te – te lo devo di nuovo ricordare – non potevano
difendersi. Per questo ora ti è stato tolto di parlare. Non lo considerare una
punizione; è GRAZIA, perché in questo modo puoi giungere ad ulteriore
conoscenza.
32. Sia detto questo: dove tace la
lingua, per questo il cuore si leva in alto verso DIO, si aprono i portoni che
conducono da uno all’altro gradino, e si sale la Scala del Cielo! Il Signore si
può ringraziare anche senza parole, se ne mancano; con molte parole è quasi
sempre detto il meno”.
33. Chiede modestamente la donna: “Tu, caro aiutante, si deve sempre
ringraziare con poche parole?”
- “Oh, no, solo quando manca ancora la
conoscenza spirituale. Per l’Altissimo il molto e il poco hanno un unico peso, non appena entrambi
provengono dal cuore colmo. Solo il discorso dell’animo, come lo si sente, è la
misura della preghiera e dell’insegnamento, per chi può agire da insegnante, è
ciò che davanti a Dio possiede la piena validità”.
34. “Questo sia ricordato bene”, dice l’inquisitore. “Non voglio mai più insegnare,
vorrei essere allievo, preferibilmente da te”. Diadjar guarda chiedendo. “Vedremo, che cosa decide il
SIGNORE. Intanto è comunque bene se dapprima sei allievo. E se rimani sulla
via, se prendi su di te ciò che è necessario per l’ulteriore redenzione della
tua anima, può risultare per te che una volta potrai di nuovo istruire”.
36. L’inquisitore
fa cenno con veemenza. “Ho da tempo visto che nell’aldilà gli aiutanti possono
vedere i pensieri e la sua vita di uno come me. Come ci starei se ad un tratto
qualcuno mi dicesse: ‘Cosa? Tu vuoi
ancora istruire? Dato che nel mondo…’. Dovrei nascondermi come prima qui,
quando era ancora così buio intorno a me”.
37. “Lo credi?”, Diadjar sorride. “Il nostro Dio è Buono! Se hai cambiato,
allora viene cancellato ciò che prima era cattivo. Una colpa perdonata da Dio,
oscurerà la Beatitudine? Dove rimarrebbe la Luce, la Magnificenza, il Bello del
Cielo, se il passato non venisse mai cancellato?
38. Tu hai una gran paura che si possa
vedere la tua macchia in ogni tempo. Datti volonterosamente nella Mano del
Redentore! Non sarebbe bene, se uno ti dicesse: ‘Vuoi insegnare? Dato che nel mondo…?’. Ti servirebbe per il
miglioramento. Lascia pure fare a LUI, il Quale è l’Unico che sa giudicare in
modo giusto”.
- “Sarebbe pesante portare questo,
solamente, …lo devo provare”.
39. “Lo devo anch’io!”, confessa la donna. “Non sono venuta per nulla in questa
caverna. Ho bestemmiato e deriso Dio, perché mi ha tolto i figli. Perciò sono
diventata una donna cattiva che ha fatto del male ai vicini, ho ingannato mio
marito e ho detto: ‘Se Dio non mi avesse
tolto i figli, allora…’. Ah, semplicemente, ho nascosto, che senza i figli
potevo vivere più facilmente i miei vizi. Tutto questo si deve prendere su di
sé. Questo grave peso mi ha schiacciato tanto più, quanto più a lungo mi trovo
nell’aldilà.
40. Ora me ne sono liberata! Non del
tutto, c’è così tanto da rimettere. Con l’Aiuto di Dio lo voglio provare. I
figli…”.
- “Come vedi – per loro fu la
Benedizione ignota, perché il Signore te li ha tolti. La tua anima non era
buona, e tutti e tre si sarebbero rovinati, se – cresciuti – avessero visto più
tardi i tuoi vizi.
41. Erano dei figli del Cielo, affinché
tramite la loro purezza venisse salvata la tua anima. Certamente tardi, perché
sulla Terra non volevi riconoscere niente. Ma le richieste dei tuoi figli,
portate dinanzi al Trono del Signore, ti hanno preparato la via fin qui.
Guarda, così l’Altissimo guida tutti, sia che provengano dalla Luce, sia
dall’oscurità. Si rivela sempre la Misericordia, con cui Dio, come Padre,
provvede ai Suoi”.
42. “Questo è troppo clemente per noi”,
confessa l’inquisitore. E ciò che in lui non
era mai avvenuto in modo terreno – nuovamente – delle calde lacrime bagnano le
sue guance.
- Diadjar
si volta un poco, perché è inondato dalla gioia del Cielo. ‘Ah, anche il peggiore, caro Padre-Ur; la Tua aggiunta alla decima,
benedetta da Te, per me’. Facendo cenno alle anime, si alza e precede.
*
43. E’ diventata una soave salita, che
conduce dalla valle alla successiva altura, da dove si mostra un meraviglioso panorama.
Commossi, in silenzio afferrano le mani dell’aiutante. Allora lui le conduce
attraverso l’ampio paese, verso il luogo più bello, che è la capitale della
Stella.
44. I due non osano respirare a volte;
invece per loro la Magnificenza è in parte coperta. Non sono ancora guarite. Ma
UR fa precedere un Raggio; così si lasciano tirare e voltare, finché anche loro
diventano una lucetta, una pura goccia nel mare dell’eternità.
45. Quando vedono la casa di Diadjar ed
hanno perduto qualcosa dell’oscurità sulle vie per loro un po’ lunghe, si
fermano nuovamente sconvolte al massimo. “Da noi c’era un libro”, dice l’inquisitore, “la Sacra Scrittura. La conoscevo.
Ho quasi sempre omesso i versi di Grazia, mentre quelli dove apparentemente
piovevano delle punizioni, mi piacevano. In ogni caso, …c’era un versetto, mi
viene ora in mente, dove diceva:
«Togliti i calzari, perché il luogo dove
stai, è terra santa!»”
46. Commosso, guarda giù. “Non ne ho!
Dove sono? Sulla Terra ho sempre avuto delle belle scarpe, ed ero orgoglioso
dei miei bei vestiti. Ora…”.
- Diadjar
dice nuovamente molto severo: “Il tuo orgoglio sull’esteriore ti è dovuto
essere spezzato qui. Nel tempo buio nell’aldilà non ti sei mai accorto, quanto
ti manca.
47. Tu vuoi adempiere la parola e non lo
puoi, perché te ne manca il dono. Ti consiglio: mettiti dapprima le scarpe
dell’umiltà! Perché, certamente penitente, manca ancora molto affinché diventi
un figlio della Luce. Diventato una volta questo,
non c’è bisogno di togliersi le scarpe, nessun mantello da rigettare, per
testimoniare al Signore l’amore, per glorificarLo, per ringraziarLo e cantare
lode al Suo Nome.
48. Questo avviene durante un’adorazione
alla Presenza di Dio. Non Lo potete
ancora vedere; ma darsi a Lui, è subito possibile, se lo volete”.
- L’inquisitore
si getta a terra e la donna lo imita. “Signore, aiuta! Fa che anch’io diventi
un tuo figlioletto!”. Per un lungo periodo rimangono a giacere sul loro volto,
e così ambedue non si accorgono che si aprono i portoni ed un numero di
meravigliose figure li circonda.
49. Presso di loro stanno le anime dalla
valle del lutto. Ora sono già ‘come’ mutate, anche se prima è tutto da
rimettere. Malgrado la ‘Sera della Creazione’, per loro è un crepuscolo del mattino: UR, il Sole; il riconoscimento è pari
all’aurora. Loro ringraziano ad alta voce, e coloro che sono stati condotti qui
da Diadjar si rendono conto di ciò. Dapprima spaventate, entra in loro un
ulteriore pentimento; perché negli altri notano il simile: una volta
sprofondati, ora elevati con clemenza, presto condotti alla ‘maestosa
liberazione’.
50. Diadjar
si alza. “Venite, la tavola attende. Poi comincia l’insegnamento, dovete andare
in una scuola. Chi vuole seriamente, gli sarà facile imparare. Si tratta di
maturare, affinché ognuno possa camminare per la sua stradaE’ molto buono
essere guidati, finché è necessario, andare da sé è meglio. Allora è possibile
anche, …guidare. Perché certi seguono dopo, prima che la Porta della Casa del
Padre venga chiusa per la notte”.
51. Il
grande inquisitore si stupisce quando entra nella casa. Che cosa sono le
conquiste umane, tutto il fasto del mondo, contro questa bellezza che si mostra
nella nobile semplicità? Confuso, si siede al posto assegnatogli, mentre la donna s’inginocchia dinanzi a Diadjar e supplica:
52. “Vorrei prima ringraziare Dio:
soltanto, che non oso. Ma tu, che tramite la Sua Bontà ci hai tolto dalla
caverna del peccato, prega tu per noi. DiGli ciò che io supplico: ‘Oh Signore, aiuta! Credo, che Tu getti
dietro a Te il nostro peccato, Tu cancelli la colpa tramite la Misericordia!’.
Se lo dici tu, allora il Santo lo farà, …forse un poco alla volta”, sussurra
ancora la donna, “prima sono da eseguire le
riparazioni”.
53. Sarebbe ancora troppo presto indicare
che ognuno può venire da sé al Padre con la richiesta di Perdono, con la
prontezza d’espiazione, di cui UR fa poi un ‘avere’ per gli smarriti. Hanno
bisogno di un sostegno, finché l’aldilà le possa illuminare in piena misura.
Perciò Diadjar dice gentile:
54. “Lo voglio fare, ti sarà perdonato,
…un poco alla volta, hai ragione, e ora sei entrato nella scuola dove …”.
- “Ah, ti prego”, esclama l’inquisitore, “anch’io lo voglio affidare a Dio
attraverso te, nostro aiutante. Lasciami venire pure nella scuola!”. A questa
esclamazione si aggiunge ogni anima. Quale gioia entra sulla Stella della
speranza…
*
55. Ci vuole un po’ di tempo, finché gli
ancora immaturi giungano in altre regioni. Là non è così chiaro come sulla
Stella della speranza. Non se ne accorgono prima che ottengano il loro ‘eterno
posto’. Poi vedono la Guida di Dio, la Misericordia, e non c’è nessuna che non
ringrazia giubilando.
56. L’inquisitore e la donna possono
rimanere più a lungo con Diadjar, e qui possa valere: Dio ha una grande Gioia
non appena i peccatori giungono alla conoscenza – i lontani – che hanno trovato
la via verso Casa. Di tutti quelli
che vivevano sempre nella Luce, la Sua Gioia è un’altra, ma in vista della
Redenzione dell’intero Giorno della Creazione le Sue due Gioie sono una. Per Se
stesso, Lui non ne fa nessuna differenza. Per i figli ce n’è una, secondo, come
e quando ognuno si volge al Padre.
57. Le due anime devono certamente
imparare a lungo. Frattanto qualche gruppo viene portato a Casa dalla miseria
dei peccati all’unico-vero posto, al PADRE, dove ogni figlio trova sempre il
Posto di Casa. Diadjar e i suoi si radunano nella casa del Consiglio. Presto
arriva Dio, e allora le due anime devono dapprima continuare a camminare.
Malgrado il buon procedere non sono ancora mature di vedere UR. Perciò Diadjar dice all’adunanza:
58. “Gli amici affidatici giungono ora
nel loro gradino predestinato. Qualcuno li deve portare fin là. Chi lo vuole
fare?”. Ognuno si annuncerebbe subito. Soltanto che, arriva il PADRE! Chi non
vuole vivere questa più sublime gioia? Oh, fino alla sera c’è da eseguire una
prova dopo l’altra, perché tutte le vie d’assistenza sono finite solamente
quando l’ultimo dalla grande schiera di figli di Dio arriva a Casa.
59. Uno non può volersene con loro se
indugiano, e non è un peso. Hanno già sacrificato così tanto della loro gioia
del Cielo, tuttavia nemmeno Diadjar sa con precisione che cosa sarebbe meglio:
attendere il Padre, oppure andare con le anime? Lui le ha tolte dalla valle
della caverna. Quindi, dovrebbe lui…
60. Allora dice Corrysanda:
“Diadjar, tu hai fatto la tua buona parte e pure Malluredus e Olyanda; allora
spetta ad altri di fare ciò che è importante per gli amici”.
- Diadjar
abbraccia Corrysanda: “Tu sei eletta, cara sorella, il Padre ti benedica! Noi
sappiamo che cosa succederà; e nonostante cio sacrifichi la gioia e la
beatitudine, la delizia di servire nuovamente”.
61. Lei
si difende un poco e dice modestamente: “Noi vogliamo fare sempre ciò che dà
Gioia al nostro altamente amato Padre. Questa è oltretutto anche la nostra
grande gioia, quando possiamo aiutare. Sarà meglio, se vado via subito con i
due amici”. Il Consiglio della Stella asseconda.
62. La donna e il
grande inquisitore sono commossi, e lui dice: “Non posso dire niente
contro di ciò che voi santi decidete. Certamente preferirei, se noi potessimo
rimanere e continuare ad imparare da voi. Mi sento già magnificamente sgravato,
anche se preme ancora qualche peso. Non sarebbe possibile”, chiede, “se
potessimo rimanere qui?”
63. “Una buona richiesta”, dice Kara-Amadael, la più anziana dell’assemblea.
“Ricorda: la Stella della speranza non è il gradino al quale appartenete per diritto. Solo nel luogo successivo, una
buona parte più in basso, imparate a sfilare tutto ciò che vi siete caricati
una volta nella materia. Non vorresti poter dire una volta: ‘Ora sono totalmente libero! Ora posso anche
superare tutta la colpa e i peccati tramite l’Aiuto di Dio, …tramite la riparazione!’.
Domanda: Avete già riparato qualcosa?”
64. Dicono: “No!”. Che il soggiorno
nella valle della caverna sia stato d’aiuto a superare qualcosa, non lo devono
ancora sapere. I consiglieri anziani tacciono; loro si trovano così sovente
nella Volontà di Dio, che Egli rivela loro.
- “Sì”, conferma Corrysanda, “lo ammettete, quindi la nuova via vi sarà più
facile. Ricordatevi sempre: il nostro Padre continua ad aiutarvi!”
65. Anche la
donna confessa: “Sarei rimasta volentieri, è bello da voi, siete stati
buoni con noi, benché non meritassimo il vostro amore, la Bontà di Dio. La
nostra via sarà la Sua Grazia! Ora
posso recarmi su di essa, e quello che voi decidete di me, lo voglio fare per
quanto bene mi sia possibile. Guidami!”, chiede al’aiutante e prende la sua
mano. Allora s’inchina anche l’inquisitore
dicendo alla donna:
66. “Nuovamente mi hai mostrato il
sentiero migliore. Ho visto che non sei stata così cattiva come me. Perché pure
lei”, si rivolge a Diadjar, “è stata nella valle oscura, dove io dovevo stare
davvero?”. Un sorriso fine, venendo dalla gioia interiore: ‘Quindi la fatica
sul peggiore non era vana!’, i tratti di Diadjar gli si rischiarano.
L’istruzione risuona gentile:
67. Questo sia qui il nostro ultimo
insegnamento. Ora dipende se imparate ciò che serve alla vostra partenza. Ti
devo ancora correggere: Ci chiami ‘santi’! Un’espressione, corrente nel mondo,
soprattutto perché tu stesso nell’esercizio della tua funzione ti credevi santo. Tu abbassi solo gli occhi,
vergognandoti! Questa vergogna è autentica, e proprio essa ti migliora.
68. Con ciò hai imparato dalla
Scrittura: ‘Solo Dio è santo’, ma non
hai rinunciato al controsenso: ‘Esistono
dei santi!’. Non avrebbe potuto suonare: ‘Esistono autentici cristiani, uomini buoni’, e la grave contraddizione
ti sarebbe stata evitata? Tu lo confermi malgrado il pensiero: ‘Mi è stato insegnato così’. Ebbene sì;
soltanto che ogni uomo che vuole diventare un insegnante, spirituale o mondano,
deve essere in grado di riconoscere il vero dal falso. Di questo non dobbiamo
più discutere.
69. Ora. alla vera domanda: questa donna
stava visibilmente al di sopra di te, dato che non era così cattiva come te.
Dato che inoltre era di poca conoscenza, con animo semplice, il suo carico non
pesava così tanto. Lei non doveva dimorare nella valle tanto tempo come te; era
una via un po’ severa ma breve. E alla fine – fa attenzione! – era là, per via
di te.
70. Tu hai condannato delle povere
donne, e non hai pensato, in cui mancava l’educazione, mentre tu eri provvisto
con un alto sapere mondano? Purtroppo, ti mancava sovente la ragione! In questa
donna dovevi riconoscere come avresti dovuto stimare te stesso e lei. Lo hai
imparato, e la donna lo ha anche dimostrato, che è già arrivata alla buona
conoscenza.
71. Sia un segno con il dito: accogli
volentieri nell’umiltà ciò che la donna ha potuto insegnarti; e tu”, Diadjar si rivolge a costei, “non elevarti troppo
in nessun caso. Allora il prossimo gradino vi porterà molta gioia. Non volete
arrivare al Padre? Egli Si rivela ad ogni figlio, appena ha quella maturità,
per vederLo senza carico, che opprime comunque sempre”.
72. “Oh”, mormora lei, “poter vedere LUI, di questo ho tanta
nostalgia; ma prima devo pulirmi. Non vorrei incontrare Dio, sporca come sono”.
- “Ben pensato!”, loda Olyanda. Le due anime si separano dalla Stella
della speranza; ma la speranza, qui offerta a loro abbondantemente, la
conservano. Quanto è facile per Corrysanda di portarli via.
73. Strada facendo Corrysanda pensa: ‘Ora entra il Padre, mentre io…
- No! Voglio condurre volontariamente i poveri, altrimenti sarebbe mezzo
servizio. Con questo li caricherei di più, invece di continuare a liberare, per
non parlare della ‘mezza gioia’ che porterei al Padre.
74. Passano attraverso l’Universo come
sulle strade di un mondo. Che esistano tali vie nell’aldilà, è indefinibile! Ad
un incrocio, dove una via conduce diritta, una apparentemente un poco da
un'altra parte, si trova una figura di Luce. Corrysanda si accorge subito di
chi si tratta. Viene anche subito interpellata:
75. “Cara sorella, sono la guida di quel
gradino dove vanno gli amici. Ritorna, svelta! Perché hai pensato unicamente
alla Gioia del Padre, al servizio, perciò Egli mi ti ha mandato incontro a te.
Egli ha già insegnato qualcosa, ma non perdi niente. Che noi possiamo dirci
certe cose lo sai, e proprio questa è la nostra gioia più bella”.
76. “Sì, Egli è buono!”, giubila Corrysanda, e la guida giubila con lei. In questo,
le due anime notano di nuovo, quante cose mancano a loro. Ma ora è una seria
volontà che li fa guardare in avanti. Tuttavia, …il mondo pende a lungo dalla
veste. L’inquisitore si accorgerà che la volontà, anche se buona, non aiuta
sempre, ma la Bontà di Dio splende su tutte le vie, Egli fortifica i deboli,
aiuta quelli che sono stanchi, e drizza quelli che sono piegati. Così ambedue
diventano comunque ancora quelli che trovano la Casa, prima che l’ultima ‘Porta
del Giorno dell’Amore’, venga aperta e richiusa.
[indice]
Profondo
insegnamento sull’essere e sull’agire
I figli della
Stella a colloquio col Padre – Molte domande e risposte – Sull’aiuto al Padre,
sugli ultimi, sull’ultimo e sul Primo, sul servire fino alla fine del Giorno,
sull’offendere la Divinità, sulla necessità della vita, sul numero dieci, sui
bambini morti nelle calamità naturali, sulla Lente di Dio, sul regno
millenario, sulla Bontà e Mansuetudine per i figli, e la Grazia e la
Longanimità per i lontani
1. Nella sala regna il silenzio, pervasa dall’ATMA dalla
magnificenza dell’Altissimo. E’ la cosa più beata di ogni rivelazione: sempre come nuova, come donata una volta,
perché presso il Creatore non esiste nessun arresto, nessuna cosa identica che
si ripeta da Lui. Per i figli,
perfino per i cari grandi, viene anche
ripetuta una cosa dopo l’altra, ma sempre in crescendo, che porta con sé il
procedere del Giorno della Creazione.
2. I figli della Stella sono schierati
intorno a UR, tuttavia, come distanti dal traboccare dell’adorazione solenne,
levando le loro mani: ‘Onni-Santo,
benedici quest’ora che Tu hai preparato solennemente per noi, come anche per
tutti quelli che hanno potuto trovare la via di Casa attraverso la nostra
Stella’. Un’autentica preghiera di Luce! UR si siede prontamente in mezzo a
questa schiera. Le sedie vengono rimesse velocemente; e sguardi speranzosi,
cuori ardenti di Luce, sono i doni che portano al loro Padre. Lui inizia:
3. “Vengo
volentieri da quelli che Mi mandano incontro il loro amore e che sono pronti a
servire in ogni tempo. Lo avete fatto anche voi insieme ad un altro popolo del
Cielo, avete rinunciato a delle Benedizioni del Cielo per collaborare sempre,
affinché i precipitati – anche gli ultimi – giungessero alla Redenzione.
4. In ogni
figlio c’è un bagliore speciale quando sa: ‘Solo
il Padre è l’Aiutante, noi portiamo solo l’aiuto’. Molto bene, voi esecutori del Mio Aiuto! Appunto, Io
includo questo, nella parte di Grazia che è necessaria per i poveri, altrimenti
non arriverebbero a nessun ritorno, per non parlare del divenire dei figli che
hanno ritrovato la Casa. Questo vale
soprattutto per quelli che sono caduti con Sadhana. Costoro hanno bisogno di
forti sostegni per giungere a un ritorno.
5. Chi cambia
da se stesso, può giungere a un autentico ritorno, ma non è nuovamente come se da sé ce la facessero. Allora l’oscurità
sarebbe ancora riccamente colma di quelli che si ribellano sempre, con
intenzione, contro ogni influenza dalla Luce. Dove sarebbe allora la Mia
Grazia? Dove il Mio Aiuto? Dove il vostro servizio?! Sarebbero delle illusioni,
se Io e i fedeli, i Miei esecutori, aspettassero i poveri. Detto magari così: ‘Se vengono, è bene; se rimangono, allora
nessuno lo può cambiare!’
6. Lo pensa
qualcuno nel piccolo mondo, che per Me si chiama ‘l’ultimo’. Non lo è in vista
della complessità della materia, nemmeno nella sua dissoluzione. No! Sulla Terra, il cui nome provenne dalla Luce e
nessuno può dire chi lo ha dato, ho cercato l’ultimo, per liberare con lui
l’intera povertà di anime. Questa è la ‘Parola chiave’, che vale in tutto
l’Infinito. –
7. La
magnificenza della Sera si avvicina, e voi, colmi di preoccupazione, pensate: ‘Che cosa sarà di tutti gli ultimi?’.
Anche Diadjar ha ancora delle domande che non muovono soltanto lui; soprattutto
questa: se e quando la corrente dell’oscurità
si esaurirà. Queste sue domande sono giustificate. Io le guardo perfino con
molta Gentilezza. Perché queste vanno di pari passo con il desiderio: ‘Padre, lasciaci aiutare! Conduci a Casa i
Tuoi ultimi!’. Oh, non Mi dovrebbero rallegrare queste richieste?
8. Ricordate:
per la vostra beatitudine, a cui Io non pongo nessun confine, per i figli,
rimane sempre qualcosa di coperto, il quale giunge alla rivelazione solo di
tanto in tanto. Non a causa Mia! In questo giace il progresso e la continuità
della Vita, con cui è collegata la vostra beatitudine e, in collegamento con
tutto questo, per voi, si forma ogni Giorno della Creazione, altrimenti voi
vivreste in modo insensibile. Che cosa ne avreste? Che cosa, soprattutto, Io?!
9. Io sono
l’Origine della Vita senza fine, la cui ‘Origine’, non ha Inizio, altrimenti
avrei dovuto aver inizio Io stesso; così che esisterebbe perfino per Me una
fine. Voi vedete i Tempi che Io ho allineato, in cui avete sempre ricevuto
nuova meravigliosa Luce d’esistenza. Con ciò, la Rivelazione andò insieme al
popolo, senza la quale i Miei stessi sarebbero tutti, a malapena
figli-creature, solamente su di un altro livello, come gli animali che Io ho
creato per il vostro piacere, come anche per l’utilità di ogni Creazione, nella
Luce e nella materia,
10. Allora non
Mi potreste nemmeno amare, sapreste poco o niente dell’Alto, che Io ho preso
dalla Fonte della Mezzanotte. Persino, non sarebbe nemmeno dato il vostro impiego servile.
Abbellito solo con questa superiore
consapevolezza: rendere i figli, ciò
per cui li ho creati; come Immagine di Me
stesso! Ma questo non significa per nulla che siate pari a Me, il Creatore,
che state con Me sullo stesso Gradino, e che sareste degli ‘dei’. Se così
fosse, allora non avrei bisogno di istruirvi, allora per voi non esisterebbe
nessun procedere, nessun indietro, …nemmeno nessuna beatitudine di figli!!
11. Voi, nati da Me: Io, l’Eterno, l’Onnipotente,
l’Infinito! Voi potete fare molto dalla Forza dello Spirito, avendo tuttavia
ricevuto lo Spirito da Me. Come
esempio guardate gli esseri non ancora incarnati. Essi sono separati dalla loro
scintillina di Spirito che Io conservo per loro, fino alla loro nascita. Essi
faranno ancora del male, qualche cattiveria; ma tutto questo si disperderà. Non
ne potranno conservare nulla. Essi non se ne accorgeranno, soprattutto a favore
loro, perché così perderanno l’ultima forza. Questa è una parte della Mia
grazia, che opera sempre per i poveri.
12. E la Mia
Gioia è la vostra, quando nel rapporto di Padre-figlio si aprono i cuori.
Qualcuno, che è arrivato alla fede, soprattutto nella materia, pensa: ‘Oh, Signore, Tu conosci i pensieri più
intimi. Tu conosci le pieghe della nostra anima, così, non comprendo perché Ti
si deve dapprima dire tutto’.
13. Se con
questo punto di vista si mescola la vera umiltà, allora vale anche, e la forza
di portare tale umiltà lo aiuta ad andare avanti. Se queste sono solo pure
parole, allora all’oratore rimane lontana la Mia rivelazione, e così gli manca
il sentimento di beatitudine che ha la sua Origine solo nel ‘rapporto
Padre-figlio’, per i figli.
14. Se è una gioia particolare quando Io rivelo i vostri pensieri,
allora deve risultare anche il colloquio fra noi, altrimenti ne avreste molta
poca utilità se tutto fluisse da Me.
Se voi stessi confidate i vostri pensieri, allora è stabilito il rapporto più
intimo, che Io ho creato prima che i Miei figli! Voi pensate gioiosi: ‘Noi possiamo sempre venire al Padre con
tutto ciò che ci preme, che ci muove e - che ci rende beati!’
15. Perciò voglio
spiegare tutto ciò che è salito in voi, soprattutto quello del rapporto
Padre-figlio e quello che vi è veramente abituale, ma la ripetizione serve
anche per la gioia. Perché ora lo faccio? Noterete che con ciò è preparato il
suolo – qui, dapprima per voi - quando abbiamo da pareggiare insieme le vostre
domande. Per primo, dunque, questo:
16. Quando Io
annuncio qualcosa agli abitanti del Regno, quello che in parte è già diventato loro
proprietà, allora si tratta di come lo stesso deve servire alla materia. Vi ho
nominati ‘esecutori del Mio aiuto’,
non soltanto nel vostro paese, quando vengono da voi degli smarriti, condotti
qui dalla Mia Grazia, ma anche perché voi portiate il Messaggio agli uomini, in
particolare a coloro che si trovano nel mondo sulla Terra.
17. Se lo sa un
ricevente, sia questo o quello, sta al secondo posto; al primo, sta a voi che –
tramite l’Insegnamento che vale più urgentemente ai materiali – siate capaci di
portarlo così come questi lo possano
comprendere e rivalutare. Voi siete compenetrati in modo del tutto diverso
nella Mia rivelazione, che coloro che sono ancora materialisti; avete creato,
della Luce un Bene prezioso.
18. Quello che voi incarnate, posto poi a Me nelle Mani, come
caro dono di figlio, in generale l’uomo non lo può comprendere! Sì, …egli non
ne ha bisogno, perché Io da un figlio non pretendo nulla di ciò che va oltre la
sua capacità, qui inteso spiritualmente, ben inteso.”, UR sorride, “E voi
sospirate, come lo fanno degli uomini, quando non sono più premuti dal peso e
dal carico quotidiano”.
19. UR viene interrotto, e
spontaneamente circondato. I figli giubilano.
“O buon Padre, quanto ci hai alleggerito! Sì, noi sospiriamo, perché sappiamo
come era anche da noi nella materia”.
- E Diadjar,
mentre la serietà lo irradia solennemente, dice: “Se Tu, o Padre, volessi
scegliere qualcuno di noi che può portare questo nell’ultimo buio, incaricato
da Te e come Tua Parola, con ciò, …Te
ne ringraziamo in eterno!
20. Solamente, …se Tu scegliessi un
altro dalla Stella dei sacerdoti, oppure dai grandi soli, guarda, Padre, Tu che
sai tutte le cose, allora Tu sai anche, come lo intendo io: non minore sarebbe
poi il nostro ringraziamento e giubilo. Perché non dipende dal fatto – come Tu
dici così – gentilmente – chi sia l’esecutore del Tuo aiuto, ma unicamente, affinché sia eseguito.
21. Sì: ‘Se lo sa un ricevente, sia
questo o quello, sta al secondo posto’. Non diversamente lo è per noi! Se noi,
come un altro, siamo gli esecutori della Tua Rivelazione, sta pure al secondo
posto. Perché eternamente al primo posto stai solo Tu con tutto ciò che Tu fai,
come Tu guidi e comandi le Tue Opere, ed è la cosa più magnifica delle
Beatitudini, il sapere che:
Tu solo, sei il Primo!”
22. “Ben
riconosciuto”, loda UR, “e in questo, pure chiesto, nonostante il vostro sapere sia
ricco: come stanno le cose con l’ultimo? Perché al Primo deve seguire un Ultimo,
cosa che però non condiziona nessuna fine della Mia Eternità”. In questo
momento entra Corrysanda. Le si fa subito
spazio, affinché possa stare davanti in prima fila, direttamente davanti a UR.
Lei dà subito una risposta:
23. “Oh, Ur, la Tua domanda, che ho
sentito dalla porta, può avere una sola risposta: ‘Tu sei il Primo, quindi anche l’Ultimo, in cui sono incluse
nell’incommensurabile Cerchio, il Tuo Popolo e le Tue Opere! In questo arco
teso siamo coricati noi, nella vita dell’Eternità-Ur, in Spazio e Tempo!’.
Accetta le mie piccole parole, caro Padre, perché veramente …”
24. “…non
avresti potuto dire niente; perché non hai ascoltato il Mio Insegnamento!”
- “Sì!”
- “Che ne
dici?”, chiede UR a Diadjar.
- “Oh”, esclama
costui gioioso, “riconosco il Tuo Pensiero e posso leggere nel Tuo Cuore
cosa vuol dire il Tuo Amore. Corrysanda aveva ora il primo diritto di seguire
la Tua Domanda come la gioia assegnatale, perché ha voluto rinunciare
volontariamente alla Tua Parola, per condurre via due povere anime, affinché le
stesse, dal ritorno, potessero trovare presto la Casa”.
25. “Questo,
era un buon rapporto Padre-figlio! Sì, anche dei figli possono leggere nel Mio
Cuore, di tanto in tanto, come risulta dalla Mia guida. Lo potevi tu, Diadjar;
e la nostra Corrysanda Mi conosce come il ‘suo’ Primo e l’Ultimo. Ma questo non
vale solo per voi due, vale per tutti quelli che sono radunati, come pure per
l’intero popolo delle Stelle e molti ancora che ne fanno parte”.
26. “Padre”, dice Heliato, e si stringe al lato di Ur, “sei troppo
affettuoso con noi e menzioni la Tua Gioia, che noi ancora possiamo offrirne
poco. Ma quello che Tu doni in gioie ai Tuoi figli, questo non lo commisura
nessuna delle Tue eternità, perché Tu sei eternamente, insieme ai Tuoi Doni,
nostro Padre! Io…, io ho…”
27. “…non hai
parole come quelle: nostro Padre!”. Nella
gentilezza della Voce vibra una meravigliosa Serietà.
“Sappiate sempre, solo una cosa: ‘nostro
Padre’. Allora è questo il motivo
di quell’amore che possono testimoniarMi i figli. Questo l’ho accolto ora, ed è
la Mia Gioia, che ora ricade su di
voi più che mille volte, …su tutto il popolo, e ovunque! –
28. Ora
presentate la vostra domanda, affinché possiate continuare a servire; perché Io
ho detto: ‘Solo con il suono della Sera,
cessa il servire, …per il Giorno dell’Amore!’. Ne saranno condotti qui ancora
alcuni, dove per loro è ancora possibile il ritorno per Grazia. – Ma ora
sedetevi di nuovo sulle sedie”, dice UR
così cordialmente, dato che si vorrebbe rimanere piuttosto in piedi presso Lui,
riposando al Suo Cuore. Ma vale la Sua Parola, e questa viene eseguita in ogni
tempo.
29. Qual santo-magnifico soffio, come
sempre, quando i figli, spiriti della Luce, si possono radunare intorno a Dio.
Questo vale anche nel servizio, oppure quando s’inabissano. Egli è ovunque e,
sempre, onnipresente, nella Parola come nell’Irradiazione dello Spirito,
inviato ai fedeli. E loro la portano ai distanti, che vivono nel mondo come
uomini possibilmente buoni, perfino a quelli che conducono un’esistenza
cattiva.
30. Quando qualcuno parla al Padre,
allora le Luci dei figli si alzano nella riverenza, in cui domina il grande
amore. Così, pure ora, Diadjar come il primo interrogante: “Padre-Ur,
Corrysanda parlava dell’Ultimo, cosa
che noi sappiamo dalla bontà della Tua rivelazione: Tu, il Primo, Tu, l’Ultimo;
e noi, figli, insieme alle Opere, avvolti in ciò.
31. Tu però hai pronunciato
particolarmente, quest’Ultimo. Noi
sappiamo, è Sadhana, che troverà per ultima il suo ritorno a Casa. Fra questi
due ‘Ultimi’ regna una differenza, come la spanna fra una prima Aurora di
Creazione e l’ultimo Raggio di Sole della Sera che Tu, Padre-Ur, altamente
amato, doni al Tuo popolo alla fine di un Giorno, affinché si possa riposare
con sicurezza al Tuo Cuore nella Notte della Creazione.
32. Tuttavia, …è impossibile riferire il
concetto, contemporaneamente a Te e a Sadhana, che è stata certamente la Tua
prima figlia più bella e lo sarà di nuovo, nel Giorno della Misericordia, che
attendiamo con gioia. Spiega, Ti prego, com’è da intendere. Nessun pensiero
deve mai contrastare la Tua Santità!”. UR fa
un cenno, e Diadjar si siede di nuovo. Una contro domanda, espressa
cordialmente, ora non a voce alta, Lo fa rallegrare; il ringraziamento a bassa
voce non è minore di quando tutti gli altri potevano sentire.
33. “Diadjar,
che cosa potrebbe offendere la Mia Santità, se Mi obbedissero i figli e le
figlie con cui viene offerto l’autentico amore?”
- “Nulla, Padre mio! Sono convinto che
nessuno possa offendere la Tua Santità. Tu, l’Eterno-Santo, l’Eterno-Unico e
Verace, UR, sei invulnerabile!! Ma Ti si può rattristare, e io intendevo
questo”.
34. “Precisamente!
Non sarei nemmeno un vero Padre, se i cattivi non Mi potessero rattristare,
altrimenti Mi dovrebbero essere indifferenti, sicché Io non pensi a loro. Allora
non Mi potrebbero rattristare. Ma voi, …voi che Mi amate?
35. Se a volte
essi Mi vanno contrari dalle parole, domande e pensieri, Mi rimane comunque la
Mia Gioia, quando i cari grandi ed i piccoli Mi vogliono servire nell’amore.
Con ciò ora è chiarito come stanno le cose dell‘offendere la Mia Santità’, ma anche con il rattristare del Mio Cuore di Padre, e Io spiego il tuo pensiero che
hanno anche altri figli.
36. Quest’Ultimo, oppure, …l’ultima! C’è la differenza! Ma Io aggiungo delle cose, affinché pure
costui, un esecutore della Mia Parola
e dell’Aiuto, lo possa portare ai lontani.
Con ‘lontani’, come vedete, sono intesi insieme, i fedeli viandanti che percorrono ancora la loro via nel servizio di cooperazione
attraverso la materia. In particolare, vale per
questi la Rivelazione, perché i poveri
lontani non ne colgono nulla, oppure raramente qualcosa.
37. L’Ultimo sono Io, perché Io sono, appunto,
il Primo, Essendo eternamente senza
inizio e senza fine, quindi inesorabilmente nel Potere di Creatore e Maestà del
Mio Essere, in ciò si trova l’eterna uguale Magnificenza, il Sommo del Mio Io
in ogni genere di rivelazione, come ha da giungere a questo o quello.
38. Sia che Io
regni come Creatore, Sacerdote, Dio e Padre, in una o tutte le Caratteristiche,
che arrivi personalmente oppure velato, vicino, lontano, con piccole Parole per
le anime piccole, o con una grande Parola come ora, …tutto è, rimane e proviene
dalla Mia santa Essenza-Ur; e in Me stesso e presso Me, nessuna cosa è: che sia
più potente o minore! Ciò che Io rivelo differentemente, serve semplicemente ai
gruppi di figli; come essi stanno verso di Me, aprono i loro cuori, si lasciano
‘interpellare’, affinché un poco alla volta ne risulti una crescita per loro.
39. Vi ho anche
chiamati co-portatori della Luce, per quanto siete fedeli aiutanti nel Raggio
principale del Mio aiuto. Da allora avete fatto molto, perché si vada verso l’ultimo. Questo è un Terzo[8], e non si riferisce
a Sadhana e per nulla a Me. Riguarda la conclusione del Mio Giorno d’Amore
della Creazione.
40. Il ‘numero segreto’, di cui Io ho pure
parlato, rivelerà la Mia ultima Parola della Sera. Di ciò non ne esiste una
precedente, nessuna Rivelazione! Nemmeno i
principi indagano il numero. Loro sanno: ‘L’ultima Benedizione del Giorno, rimane l’ultima’, altrimenti non
sarebbe una Benedizione della Sera, che Io ho preparato per tutti i popoli
dalla Mia Gioia di Padre.
41. Ora lo
sapete: questl’Ultimo, vostro Padre-Ur;
quest’ultima, Sadhana, come figlia
ritornata a Casa. Nuovamente, quest’ultimo: la
conclusione del nostro Giorno d’Amore, in cui nell’ultimo è contenuta la
vostra benedizione. – Ora domandate ancora cosa vi muove”. Oh! Ora
risuona un forte ringraziamento, e il Padre-Dio l’accoglie con gentilezza.
Prima si alza Heliato e dice:
42. “Nel Tuo buon insegnamento, dal
quale possiamo intendere il co-portare della Luce, hai indicato qualcosa
dell’inevitabile ‘necessità della Vita’. Io l’ho potuto certo comprendere bene;
soltanto, in vista dell’Onnipotenza dalla Tua
Vita, legata a noi, mi manca ancora un anello della conoscenza:
43. per Te non esiste un vera necessità;
tutto proviene dalla Tua maestosa guida, dalla Fonte della Vita, dalla Santità
del Creatore. Nonostante ciò, mi sembra che esista da qualche parte – anche se
è irriconoscibile – una segreta necessità nel Tuo Governo. Non lo si sa, ed
esiste comunque! E nella reminiscenza della vita materiale, dal punto di vista
della Luce, si vede il ‘non-poter-diversamente’.
44. Nella materia, questo si riferisce
all’essere esteriore, là si deve fare molto perché si è condizionati dalla
Vita. Ma nell’acquisto lo si accetta, all’incirca così: non è da cambiare!
Dunque: …là è passeggero, ed è finita con la morte del mondo. Diversamente è qui,
nella Luce! Noi viviamo nella libertà del vostro altamente giusto del Recinto
nutrimento. Per Diadjar è stato nella libertà di andare nella valle buia;
Malluredus e Olyanda in questa del lutto. Non c’era lo stesso presente un segreto obbligo primordiale? Non era
disponibile una segreta necessità, un ‘non-poter-diversamente’? Vuoi
spiegarcelo Tu, caro Padre, anche per la nostra Stella della speranza?”
45. “Lo faccio,
Mio Heliato, perché hai perfino tremato se fosse giusto esprimere tali domande
che riguardano quasi esclusivamente la materia. Vedremo se questa necessità
menzionata da te, vale solo per i materiali. Esiste una primordiale segreta necessità, che non deve essere scambiata con
l’espressione generale e col senso di questa parola.
46. Allora cito
l’opinione di Diadjar dell’intervallo fra
una prima Aurora e l’ultimo Raggio della Sera del Giorno. Proprio così
distante, anzi, infinitamente più lontano – e qui a voi è incomprensibile – si
trova distante la necessità di Vita creativa filiale, dalla Mia primordiale
segreta necessità. L’ultimo non include mai un ‘non-poter-diversamente’,
abbracciando il primo, da un certo punto di vista. Sia alquanto aggiunto dal
piccolo mondo.
47. Heliato ha
fatto un buono schizzo di una ‘necessità
di Vita’. Questo non si riferisce solamente al corpo; in prima linea giace
su un settore di vita di un anima, dapprima intesi coloro che si chiamano
credenti, che si vantano con la loro fede e si elevano in alto. Ma Io non
intendo solo questi, come lo era uno di loro, l’inquisitore, che si vedeva
santo e agiva così ‘nel Nome di Dio’.
48. Vale pure
per quelli che realmente credono, ma che non pensano a questo: ‘Nessuno deve credersi divino!’. Appunto
a questi è da imporre un: ‘fermo!’,
dalla Mia segreta primordiale necessità, il quale opera per loro nella Vita.
Loro lo saltano volentieri, ma non considerano i bordi della via, stabiliti per
la salvezza e la benedizione.
49. Questa
necessità causa una svolta a quelli che si elevano con arroganza, se solo in
pensieri o in parole, è uguale. Sovente la Mia necessita li pone nel posto
della solitudine. Allora contendono con Me: avrebbero ‘fatto tanto per Me!’, e ora, sarebbe tutto invano.
50. Se questi
credenti volessero riconoscere, …che sarebbe possibile, poiché Io allora toglierei
le pietre d’inciampo, così che il Mio Agire, sarebbe per il loro aiuto,
per liberarli dal loro errore, dalla loro arroganza, Mi ringrazierebbero fin
nella tomba, perché Io avrei facilitato in questo modo per loro, in anticipo,
la via nell’aldilà.
51. Di ciò,
vale anche la parte dell’Insegnamento: ‘Dove si mostra una tale necessità ed ha
un effetto irreversibile, si tratta quasi sempre di ambedue’: il Mio primordiale segreto operare, a
cui nessun figlio può opporsi, oppure, sorto dalla caduta, quel poco non-poter-diversamente, con cui Io so
regolare il corso della Vita.
52. La Mia
maestosa necessità si trova sovranamente nel Mio Potere di Creatore, da cui ho
creato i Miei figli e con cui essi sono legati a Me. Come Io ho dato a Me una
necessità incomprensibile per i figli, dal quale si riversò la Mia Volontà di
Creatore attraverso il Potere per le Opere, così anche la necessità della,
attraverso cui la Vita si mantiene. Sono
Io la Vita, e la mantengo!
53. Di questo,
basta! Arriveranno dei Giorni di Creazione più eccelsi, nei quali voi
riconoscerete il Principio di base della Mia Essenza e dalla vostra esistenza
di vita dall’alto Volo dello Spirito’. – Ma Io vedo”, UR sorride magnificamente, “voi
avete già intrapreso, stimolati dall’insegnamento, un piccolo alto volo; e questo basta fino all’ultimo
Raggio del Sole della Sera del Giorno del Mio Amore”.
54. Nuovamente il maestoso Silenzio, che
è il linguaggio della Luce: da cuore a Cuore, qui, da figlio al Padre. E la
loro gratitudine per tutta la Bontà divampa come un bagliore, che illumina
molto di più la Stella della speranza. Questo, segretamente, è l’aggiunta, che
UR concede. Quanto è vero: per Lui esistono solo accrescimenti! Sotto questa
impressione, si alza Olyanda.
55. “Padre-Ur, Tu hai parlato con parole
piccole e grandi, ed hai ancora sottolineato che in noi e in Te non
esisterebbero delle cose che fossero più o meno potenti. Io lo comprendo! Ma se
lo devo spiegare ad altre povere anime, allora mi manca ancora un’indicazione
per l’insegnamento. Non voglio annunciare null’altro che ciò che arriva dalla
Tua grande Verità”. Olyanda si appoggia al Padre, prima di sedersi di nuovo.
56. Il Suo Volto irradia il Sorriso. Lui risponde: “Sarebbe
questa una cosa pesante, cara figlia? E’ certamente ben vivo in te, soltanto,
che il ridare non sempre è facile. Se Io ho parlato con Parole grandi e piccole
da Parte Mia, Olyanda – della ‘grande Verità’ – dovrebbe quindi essercene
ancora una piccola. Allora avete bisogno di un
Raggio. Uno grande, oppure uno piccolo?”, risuona gentilmente in
modo interrogativo.
57. “Padre…”, Olyanda
è imbarazzata, “…ho riflettuto malamente da parte mia menzionare la grande Verità in collegamento con Te. Tu
hai soltanto una Verità, sei il
nostro Padre, Uno-Ur! E le Tue parole sono così certe, i Tuoi modi di
rivelarTi, uniche: grandi e molte! Perdona, perché ho parlato erroneamente”.
58. “Vieni
qui!”, invita UR la figlia. Lei
accorre volteggiando, come una volta, quando potè scuotere la polvere del mondo
dai suoi piedi spirituali (morte terrena). La felicità cancella il suo dubbio.
Soffia nuovamente un ATMA attraverso la Sala, fino al popolo della Stella.
Anche se non è totalmente radunata, nell’assopimento ognuno può sperimentare
tutto, e godere la stessa beatitudine.
59. Dice UR,
“È bene che hai cancellato da te stessa il tuo dubbio,
ciò è una Gioia del Mio Cuore. GuardaMi negli Occhi, e saprai se hai parlato in
modo sbagliato”. Olyanda segue felice il Comandamento. Sì, tutti
guardano negli Occhi del Padre. Diadjar
pensa: ‘Abbiamo già una volta
sperimentato un tale tempo di Grazia?’. Ma già si corregge: ‘Sempre! Perché allora non esisteva nessuna
differenza, e ora mi rendo conto come sarà il Suo insegnamento’.
60. “Se tu lo
sai”, UR fa cenno a Diadjar, “allora annuncia il Mio insegnamento”. Non, …non è
nessuno spavento che sopravviene a Diadjar;
soltanto una riflessione interiore, come la intende UR. Ma i figli della Stella
sono così magnificamente maturi, allora non è difficile trovare la cosa giusta
nel dialogo con UR.
61. “Padre, correggimi in ciò che non
comprendo. Tu ci hai dato il Tuo Raggio, acceso nell’Amore della Tua
rivelazione. Dato che per noi esistono degli incrementi dalla Pienezza della
Tua santa Essenza-Ur, perciò possiamo arrivare al più beato sentimento da un
gradino di conoscenza all’altro, e Tu ci conduci in questo, tenendoci con la
Mano destra.
62. Parole piccole o grandi! Quanto
giustamente hai domandato se, nella ‘Verità’, ne esiste pure una grande o una
piccola. Non per TE, santo-meraviglioso-UR! Se TU diminuisci le Tue rivelazioni
per i figli piccoli, come lo eravamo noi all’inizio della Vita, allora è
proprio questa una ‘grande’ Tua
Magnificenza, perché
TU, Ti adegui
ai Tuoi figli!
Perché noi non lo possiamo, non da noi stessi. Se noi
argomentiamo con Te, seguiamo il Tuo Insegnamento, ci diamo a Te quanto più è
possibile, allora è sempre sotto il Tuo Raggio, che ci viene sempre incontro.
63. Avremmo noi, allora, compreso la Tua
Rivelazione all’inizio della Vita, con la quale Tu ci rendi felici proprio ora?
No! Ma allora, quando Ti potemmo vedere, ascoltare le Tue care parole, sentire
le Tue mani, con le quali ci hai benedetti[9],
allora il nostro essere non era meno colmo che ora. Eravamo colmi fino
all’orlo! E lo siamo sempre, anche quando Tu fai il Tuo ingresso da altri
figli.
64. Le piccole e grandi parole sarebbero
ben circumnavigate, grazie alla Tua ispirazione”. Gli altri ridono di cuore per
via della frase, e UR fa sentire pure la Sua meravigliosa risata celeste, che
mai nessun mondo, della materia, conosce. Diadjar
si passa una volta le mani nei capelli, ma continua seriamente:
65. “Ora c’è il turno della Verità, ed
ecco…“, indugia, “…Tu lo hai già detto, Padre-Ur, che non dobbiamo guardarci
troppo indietro, nel nostro tempo del cammino attraverso la materia. Ma se
possiamo essere gli esecutori del Tuo aiuto, allora non si può evitare di
occuparci con il mondo, con la materia. Là purtroppo esiste qualche piccola
Verità che può essere raggirata volentieri con belle parole, …particolarmente
sulla Terra, le chiamano: ‘scuse.
66. Delle prassi mondane riconosciute
davano alcune cose che difficilmente si lasciavano eludere, soprattutto se non
si voleva venire troppo vicini al prossimo. Così, si diceva: …perché si sarebbe dovuti fare i conti con il
loro carattere”. Diadjar diventa quasi triste, e il volto di UR riflette
questa serietà. “Ma quando Tu, o Signore, eri sulla Terra come Salvatore, come
Redentore, quanto sei stato perseguitato, deriso, bestemmiato e, …persino
respinto!
67. Penso alle città che stavano contro
di Te, contro il Tuo buon insegnamento di Salvatore, ed ecco, …sì – chi lo può
comprendere? …nemmeno come SALVATORE ci sei andato di nuovo. Lo ha fatto
certamente il Tuo Amore, perché non Ti si voleva respingere di nuovo dalle
mura. Tu li hai preservati da uno stesso peccato, e lo hai fatto due volte. Per
quest’Amore, però, venisti inoltre schernito.
68. L’Immagine dalla Legge della Luce: Dieci le città che hanno rifiutato la
Tua Verità! – Un altro esempio ammonisce: avevi guarito dieci lebbrosi, e solo uno ritornò indietro per ringraziarTi. Così,
dalle dieci città, solo una donna Ti
seguì fedelmente, ed ha così diminuito una parte della colpa per i cittadini.
69. Le Tue azioni non sono nessun
paragone per ciò che un uomo – nel senso buono – cerca di raggirare. Sarebbe
una cosiddetta piccola Verità, perché anch’io sulla Terra ho cercato di
raggirare qualcosa; e guardavo comunque, sempre, alla Tua Via di Salvatore,
dato che ho potuto starti ragionevolmente vicino nella vita”.
70. “Finito,
figlio Mio?”, Diadjar annuisce, liberato. “Oh,
sì, nella materia esistono delle cose ed occasioni dove l’uomo – qui intendo
delle Luci incarnate che portano con sé un buon raggio sulla via nel mondo – non
può agire diversamente come egli intende. Ed è l’ambiente, in certo qual modo,
che lo costringe a ciò. Se qui viene fatto qualcosa con il miglior senso,
dall’animo sincero, allora Io considero l’interiore, e non l’apparenza
esteriore.
71. Ma in ogni
caso è meglio se si dice la Verità in ogni tempo. Non raramente agisce più che
la perifrasi, per non parlare delle nude bugie, persino quando il prossimo al
quale è diretta la Verità, s’inalbera, litiga e semina animosità. Non sempre
subito, qualche volta solo a posteriori, la Verità aiuta, come la Mia
benedizione che Io lascio fluire attraverso l’annunciatore della Verità, come
per la salvezza dell’anima a cui deve essere diretta.
72. Anche nella
materia dovrebbe dimorare la Verità, perché ogni deviazione è un male che deve
sempre essere pareggiato. Perciò vale l’esempio di quella donna che poté
diminuire la colpa della gente, perché lei, la pagana, seguì Me, il Nazareno.
Perciò l’hai detto adesso, affinché ci sia da portare dell’altro nello spazio
materiale della Rivelazione, …da voi. Il nostro Malluredus ha pensato per questo alcune cose. Quindi, presenta ciò che
hai pensato”, UR fa un gentile cenno, “ciò che hai da dirci”.
73. “Padre, non a Te? Nel dialogo con Te
– qual sublime delizia – si può dire ciò che muove il cuore. Tu ascolti
paziente, ciò che Tu sai prima che arrivi nei nostri pensieri. Lo vedo dal mio
tempo, già allora spaventoso, che degli uomini venivano strappati via
all’improvviso, e quante volte sovente attraverso delle catastrofi. C’erano molti
che non lo meritavano, anche se perfino non particolarmente credenti. Dipende
anzi, pure se qualcuno è gentile, specialmente verso quelli che fanno loro
un’ingiustizia.
74. Allora si diceva: ‘Che cosa hanno commesso? Perché i bambini
che terminano nelle guerre e nelle catastrofi attraverso la materia,
soprattutto nel piccolo mondo, morendo così terribilmente?’. Allora si dà
subito la colpa al ‘sublime Giudice’ che punisce gli uomini tramite gli orrori;
per lo meno, che li si voglia avvertire! E ‘qualcuno’ è contento – ammettendo –
che il Giudice, il Punitivo, sia Dio.
75. Se si potesse regolare questo male,
il peggiore, di affibbiare a Te delle punizioni spietate, non pensando alle
domande: ‘Perché i poveri figli?’. Se
questi sono senza colpa, come li potresti punire Tu, mentre invece si predica
il ‘Dio della Bontà’? Non stenderesti Tu nel Tuo sconfinato Amore, nella
Misericordia di Cuore – sul piccolo mondo – le Tue buone mani di Padre? …oh,
ciò che gli uomini causano di danni a se stessi e reciprocamente, la ‘Terra
della Grazia’ sarebbe da tempo scomparsa nell’ultima epoca del tempo!
76. Come si insegna ora agli uomini, che
delle vittime innocenti – che sono veramente dei figli – hanno la salvezza
proprio allora, quando l’infamia di quelli che causano le guerre e che sono
quasi sempre gli autori delle grandi catastrofi, posano le loro giovani vite
sulla pietra del Moloc? Nel mondo, un bambinello non è ancora maturo per
servirTi, come la figlia delle dieci città che seppe cancellare qualche colpa
di costoro. E’ questo che ho pensato sovente! Allora vorremmo diventare molto
volentieri gli esecutori del Tuo aiuto, della Tua verità”.
77. “Questo lo
potete fino all’ultimo momento del Giorno,
però, non appena Io seppellirò la materia, il servizio sarà terminato[10]. I figli che ritrovano la via del ritorno a
Casa – sì, loro avranno bisogno della Mia Guida[11] fino alla fine, sovente attraverso voi, per
la vostra grande beatitudine”. Nuovamente è la magnifica Gentilezza
della Voce, che rende i figli felici oltre ogni misura. “Il Mio caro Bota pensa: ‘…grande
beatitudine? Presso di Te, Padre-Ur, non ne esiste mai una piccola!’.
78. Verissimo!
Soltanto che qui, il concetto si trova nell’accrescimento che Io ho affidato a
tutto il popolo. Se accettato oppure no, non diminuisce la ‘Forza d’azione’ di
questo accrescimento, il quale dimora nei Giorni della Creazione. Ora, Bota, puoi domandare ciò su
cui hai già riflettuto”. Costui si fa anche dapprima benedire, in
ginocchio dinanzi al Padre, prima di prendere la parola.
79. “Su ciò che Tu hai spiegato, caro
Padre, hai detto che noi avremmo compreso. Sì, questo vale per la Luce. In ogni
caso – può riguardare soprattutto la materia – mi rimane comunque appeso un
filino che avremmo da annodare per noi, nell’accrescimento che Tu hai preparato
in modo del tutto magnifico per i Tuoi figli. E il ‘filino’ è:
80. ‘Quello
che voi incarnate, posto poi a Me nelle Mani come caro dono di figlio, in
generale l’uomo non lo può comprendere!’. Sì, …egli non ne ha bisogno, perché Io da un figlio non pretendo nulla
di ciò che va oltre la sua capacità, qui inteso lo spirituale’ [cap.7,18]. Rilevo qui due cose: ‘in genere’ e ‘inteso lo
spirituale’.
81. Quindi non è neanche escluso, se un
uomo sia in grado di comprendere ciò che Tu riveli nella Tua Pienezza. ‘Oltre
la sua facoltà’ è anche quello che Tu, per via di essi, copri nella Pazienza e
nella Grazia. Inoltre, penso anche: ‘Se noi portiamo nella materia ancora molto
del trascendente, allora l’uomo dovrebbe possedere la possibilità, da parte dello spirito, di accogliere la
Tua parola rivelata e comprenderla pure nella preghiera rivolta a Te’.
82. Tu lasci scorrere certe cose
attraverso le dita dei mondani, ma, …tutto? Inoltre, come per quelli che
potrebbero riconoscere molto bene ciò che è superiore, …se lo volessero. Invece
la vita mondana attira e rende avidi, e allora il sentiero dello spirito si
perde. Se invece Tu fai i conti con tutto,
per qual motivo, alla fine, non con la cosiddetta ‘incapacità’, dove invece la
causa è quasi sempre la mancanza di buona volontà, nel darsi alla Tua Luce e
alla Tua guida del Cielo?”
83. Ebbene,
noi osserviamo queste parole attraverso la lente della Luce”.
- “Sotto un
santo ingrandimento?”. Bota è sorpreso, perché in genere il buon Padre
ama rimpicciolire, anche se – ah, una questione: ‘…il più grande, il più piccolo!’. UR sorride di nuovo. Tutti
avvicinano le loro sedie a Lui, come se, con l’esserGli più vicini esteriormente,
potessero essere più vicini anche interiormente.
84. “Questo non
è più necessario”, Egli ricopre i
pensieri emergenti dal loro desiderio. “Ma è bene che,
chi si avvicina a Me, possieda, come segno esteriore, quello ‘dell’intimo
formato’. Questo, ancora una volta, per voi è nuovamente grande. Qui vale la
parola, perché si riferisce a voi! Con ciò, Mi rendete una grande Gioia! Ma ora
occupiamoci di ciò che Bota aveva da presentare.
85. Parola e
senso sono stati compresi. Soltanto, con il ‘filino’ noterete che, malgrado
l’essere totalmente vicini, c’è ancora qualcosa da imparare, qui ritagliato
bene per la materia. Chi non impara niente da un insegnamento che è rivolto ad
un altro, credendo di non averne più bisogno, ha perduto molto delle proprie
conquiste, e si trova sovente all’inizio della via della conoscenza. Solo più
tardi gli si accende la cosiddetta lucetta, che la sua arroganza lo ha fatto
bloccare nel miglior progresso.
86. Questo si
lascia riferire perfino alla Luce, a coloro che hanno ritrovato la Via di Casa,
che sono legati ancora da certe catene. Che cosa pensi ora, mio Bota, perché la tua
riflessione venga osservata con la lente della Luce? Io l’ho chiamata subito, buona, e l’ingrandimento non sarebbe
necessario, Oppure…?”. UR attende, e Diadjar
dice:
87. “Non può, la Tua lente,
contemporaneamente, rimpicciolire? Per l’opinione di Bota non hai bisogno né
dell’ingrandimento né del rimpicciolimento, ma ciò riguarda l’incapacità di
tutti i mondani; …allora, Tu prendi nella Mano sia l’una che l’altra Lente, a
seconda di quello che la Tua Bontà e Misericordia vuole vedere!”
88. UR
si rivolge agli altri e somiglia quasi a un delicato Sorriso di compiacimento;
così cara suona la Sua Voce: “Diadjar ha preso in
prestito una Mia lente, ed ha
guardato precisamente attraverso di essa!”. Questo viene attestato pure
troppo volentieri; si adora e si ama il primo, come gli spetta pure. “E tu, Diadjar, noti che Io ho veramente due Occhi come loro, ma una
sola Vista, con cui Io osservo il grande e il piccolo, il lontano e il vicino,
il buono e altro, come ognuno ne ha bisogno e…, ed è vantaggioso dalla
Misericordia.
89. Ma anche il
DIRITTO ne fa parte, quello dal concetto di salvezza della resa dei conti,
altrettanto nel senso appagante, per i fedeli. – Ora ci rivolgiamo di nuovo al
nostro Bota, al quale spetta il diritto si considerare la sua riflessione più
da vicino”. Costui vorrebbe inginocchiarsi, UR
però fa un cenno di rifiuto, e insegna:
90. “Del filino sapete già abbastanza, ma la sua
prima cosa è per il ‘in genere’. La cosa particolare qui è già attaccata – da
Me, cari figli. Questa si riferisce allo spirituale che era la seconda cosa. In
voi albeggia, perché voi, come spiriti di figli della Luce, giungiate
facilmente alla Luce fulgente dello spirito.
91. Io
considero da dove qualcuno proviene: dalla parte luminosa, oppure dalla parte
buia; gli ultimi, dall’esistenza precedente. Per questi, vale ‘ciò che va oltre la loro facoltà’, e Io
non pretendo da loro quello che non possiedono. Con la nascita sul mondo
ricevono comunque la loro piccola parte di spirito, ma raramente ne trovano il
contatto; in molti, solo dopo la morte del loro corpo. Perciò Io lo considero ‘dallo spirito’, dal Mio punto di vista!
92. Il loro
agire può apparire grande e piccolo; la provenienza offre la decisione.
Soltanto, proceduto dalla caduta, nessuno può contare sul fatto che Io metto
solo la provenienza sulla bilancia. Un’anima non rimane mai senza essere
toccata, perché la Misericordia, il Possesso incoronante del Mio Essere di
Padre, ha incluso la caduta nella
loro benedizione. Diversamente, tutti
i caduti sarebbero perduti! Non a Me nel Principio – comprendetelo bene –
persino in una dissoluzione la Mia ‘Facoltà di fondo’ conserverebbe l’esistenza
di ogni Creazione!
93. Per così
dire, essi andrebbero perduti ‘per sé’,
inoltre nel successivo Giorno della Creazione non diverrebbero ciò che sono nel
Giorno dell’Amore. Di ciò se ne può riversare anche un Raggio per l’ultimo piccolo mondo. Dato che la Mia prima figlia è giunta alla conoscenza,
tutta la sua caduta dipende dalla sua via di ritorno, e così, alla fine,
trovano la seconda via. Ma è ancora da rilevare il seguente:
94. Per
alleggerire la loro colpa di base, Io guardo l’ultima attraverso la Lente
piccola. Nonostante ciò, ognuno deve portare il suo peso generato da se stesso,
ossia, dire: ‘Ah, non potevo’,
proviene dalla pigrizia, che è da superare. Per questo Io presto la
Forza. Chi non se ne serve, è colpevole lui stesso. Queste sono delle
proliferazioni che Io elimino come il miglior MEDICO. Certo, fa male. Con ciò è
da guarire la malattia dell’anima.
95. Per questo
motivo ogni ultimo viene condotto alla nascita, nel mondo, solo che non possono
percepirne la necessità. Quando è conclusa, allora viene coperto nella
retrospezione. E’ un alleggerimento del carico che Io, in un pre-Raggio della
Misericordia, includo nella vostra beatitudine della Sera. Per Sadhana sarebbe insopportabile in eterno, se alla fine Io non
cancellassi tutto ciò che fu il grave peso e fatica del Giorno dell’Amore,
provocato dalla caduta.
96.
Finché si arriva a questo, vale quel ‘deve’:
ognuno deve portare il suo carico fin
davanti alla Porta della Luce! Questo è inevitabile, perché solo su questa
via di Grazia si può conquistare ‘sciolto’, un poco, la liberazione”, UR sorride,
“poiché voi sapete del guadagno fondamentale come
stanno in tal modo le cose per i figli.
97. Chi si è
affaticato, se prima su un mondo, oppure dopo, si è conquistato il merito.
Kara-Amadael vuole risponderMi precisamente: ‘Tramite la Tua pura Grazia, Padre-Ur!’. In questo caso è la Mia
Bontà che pensa e provvede ai fedeli, provvede
alla provvidenza, affinché essi stessi giungano al merito.
98. Nella via di
co-aiuto non è stato così facile resistere all’oscurità. La parte dell’anima
raccolta dal bene della caduta ha procurato molto da fare. In questo vi ha
aiutato la Mia bontà, ma ai poveri aiuta la Grazia. Kara-Amadael ha riflettuto
ancora su un ulteriore cosa; e questa sia allora la conclusione dell’attuale
insegnamento: c’è ancora molto da fare,
…per Me, e per voi!”. Il presidente
dell’assemblea va dapprima a cogliere anche la ‘sua benedizione’ prima di
cominciare.
99. “Padre, nella Bontà e nella Grazia,
Tu hai rilevato una differenza, ma intanto hai insegnato che i quattro Princìpi
di base in Te hanno sempre regnato unitamente: Bontà, Grazia, Longanimità,
Mansuetudine, e che nessuno valesse, di più o di meno. Noi Ti conosciamo per la
nostra beatitudine: Tu, l’UNO, tutto è edificato su quest’UNO. Come potrebbe
ora la Bontà, in seguito alla Tua parola, essere migliore o più grande che la
Tua grazia?”
100. “Hai
domandato bene; solamente, non hai riflettuto cosa non nuoce”, Dio cancella la piccola nuvola che passa sul cuore
di Kara-Amadael. “In Me, tutto è: Unitario! Quest’Uno, proviene dall’UNO. Di
conseguenza, la Bontà e la Grazia sono indifferenti nel modo di essere. Ma nell’impiego,
per la benedizione dei Miei figli, possono agire diversamente. Questa è la
differenza per l’ulteriore conoscenza: essere
e agire, …caratteristica e attività!
101. Quello che
sono le Mie Forze interiori, sia le essenziali Caratteristiche oppure tutto
l’incommensurabile di tant’altro, questo è indifferente. Ma quello che operano,
oppure anche: come Io agisco con loro;
questo dipende dal grado dei Miei figli: le
Mie Opere! Se Io ne faccio riferimento alla Bontà per voi, allora è perché
voi possiate riconoscere le Quattro Entità – per voi la rilevante Parte del
Creatore, mentre quelli che non sono ancora giunti al collegamento di Luce,
temono Me come Creatore in modo inconsapevole, o coscientemente. Per questo Io
li incontro nella Mia GRAZIA, per così dire: ‘da lontano’.
102. Per loro
opera dapprima il Padre; poi, sul piano, viene l’Essere-Dio, …pure, ancora da
lontano. Questo si riferisce al distacco che devono guadagnare dopo, che da Me
verrebbe tuttavia anche concessa con la Parola
‘È compiuto!’
103. Dato che questa
non la possiedono da se stessi, per questo per loro c’è la Grazia, il Sacerdote
che perdona, ammonisce, benedice oppure punisce. Questo è innegabile! Loro lo
fanno certamente secondo la parola; ma il nucleo dell’anima, senza il quale non
diverrebbero mai dei frutti, lo sentono sempre attraverso il tocco della Mano
sacerdotale.
104. Quindi la
Bontà e la Grazia sono differenti solo nell’effetto, come le altre
caratteristiche dell’Essere, anche la Longanimità e la Mansuetudine. Lì è il
contrario: la Longanimità per i lontani, la Mansuetudine per voi. Qui, dal ben
noto arco teso, avete ancora una seconda bella immagine. Da questo sono
circondati tutti i figli; ma ai fedeli il riflesso dell’arco teso vale come una
ricompensa. – Olyanda, come sarebbe da comprendere questo?”. Beatificata da
questa chiamata, lei s’inginocchia
direttamente davanti a UR, e dice:
105. “Oh, non è quasi afferrabile quale
parte Tu ci doni! Il Tuo Arco teso sulle Leggi fondamentali: una volta le
polarità del Potere esistenti e regnanti come i terminali-dell’Arco, che Tu
solo conservi e tieni; poi le Leggi della destinazione e della libertà, su cui
Tu hai posto le Tue Opere insieme al popolo dei figli, e noi pure, custoditi in
mezzo.
106. Se a noi spetta la Bontà e la
Mansuetudine, ai lontani – se ritornati indietro oppure no – spetta la Grazia e
la Longanimità. Tu, però, per l’alta Gioia hai posto fra di noi i poveri.
Forse…”, un piccolo indugio, “…lo hai fatto perché noi siamo stati i
co-portatori del Sacrificio, e ancora, gli esecutori del Tuo aiuto. Ma senza la
Tua forza e Bontà – Padre-Ur – come lo potevamo fare?
107. Sotto il Tuo Arco, provvisti con il
Tuo aiuto, potevamo rimanere con Te oppure andar via. Noi, nel Segno della Tua
Bontà e della Mansuetudine; i poveri, nella Grazia e nella Longanimità. Questo
è quel Segno di sovranità, dato unicamente ai Tuoi figli!
108. Quando giungerà la Sera, noi
vogliamo stare alla Tua destra e sinistra, davanti al Tuo santo Focolare, e
avere fra di noi quelli che hanno ritrovato la Casa: che anche costoro arrivino
a vedere Te, perché ovunque Tu sia venuto, qui o là, in questo o quel modo,
…noi siamo sempre stati uniti con Te! Grazie! Grazie con giubilo! Accoglici, e
lasciaci servire fino all’ultimo tocco di campana del Giorno!”
109. UR
dice benedicendo: “Questa era una parte di Grazia del
tutto da parte vostra”. Nuovamente, il Suo meraviglioso sorriso, che
rende infinitamente beati. “Non ho aggiunto niente,
poiché da tempo è ora che voi possiate conoscere l’adempimento: ciò che proviene da voi stessi! Ciò tramite
la Mia Corrente di Benedizione, quando un figlio adopera la Mia Facoltà di
base! –
110. Accogliete
volonterosi il nuovo gruppo per mezzo di alcune domande; non menzionate quale
sia la vostra gioia, se trovate la soluzione da soli. Io vi copro con la Mia
benedizione, vi accompagno con la Mia Pace, e la Mia Bontà illumina sempre la
vostra via!”
111. Un muto ringraziamento. I cuori
sono così colmi, che le parole sono riconoscibili solo dal divampare. UR sente
la lingua segreta, ed Egli porta con Sé il divampare di gratitudine, nel Suo
Sancto
Sanctorum!
[indice]
Dei
carichi non leggeri con guide confuse di sette
Nuova
missione: Una comunità di credenti dalla Terra guidati su erronee dottrine da un
oratore che crede che solo dalla terra si possa diventare figli.
1. “Sei un sacerdote tu? Non ne hai proprio l’aspetto”.
Colui che lo dice è il capo di un nuovo
gruppo. Sono radunati in un boschetto, che a questi serve come luogo di
accoglienza. Alle anime il posto appare piacevole, per gli abitanti della
Stella è uno dei più miserabili, tuttavia temporaneamente, finché i nuovi vi
sono da istruire. I figli della Stella sorridono. All’interrogante viene presto
perdonato di abbassare così Diadjar. Anche costui
guarda lieto l’interrogante.
2. “Ché importa se tu non mi conosci?
Solamente per te non è un buon segno!”
- “Oh”, viene interrotto Diadjar, “io
credevo e sapevo pure che esiste un aldilà, e che io giungessi subito a Dio. Comunque
non è ancora avvenuto, ma questo è bene se nell’aldilà si proceda lentamente,
perché così si può imparare ancora altro da un gradino all’altro”.
3. “Potremmo imparare qualcosa da te?”, Malluredus provoca l’arrogante, …a suo favore.
- Costui
non lo sospetta e si vanta: “Questo, senza alcun dubbio! Voi siete appunto
della gente della Stella, non sapete nulla della grande Via della Creazione
com’è possibile sulla Terra. Sì, solo noi uomini siamo i veri figli di Dio,
perché il Salvatore era sulla Terra.
4. La vostra sapienza non è altolocata.
A che vi serve se non conoscete l’amore, io intendo, del tutto unicamente! Solo
con l’amore la via conduce a Dio! Questo era ed è possibile sulla Terra,
altrimenti da nessuna parte, e se – come ho potuto vedere nell’aldilà –
esistono tante dimore quante se ne vuole. Da nessuna parte esistono dei figli
di Dio! Unicamente sul nostro mondo eletto!”
5. Olyanda
ride un poco. “Nemmeno tu sei un figlio di Dio, perché non abiti più sulla
Terra, ma su quella Stella, sulla quale, secondo la tua opinione, nessuno
potrebbe incontrare Dio. Quindi è escluso pure per te di giungere a Lui, di
vederLo e di essere Suo figlio!”
6. “Questa è un’altra faccenda”,
s’infervorisce l’uomo che si è incontrato con
diversi della sua comunità mondana – tramite la Grazia di Dio. “Noi non
rimaniamo; noi uomini vi portiamo la possibilità di diventare figli di Dio,
anche se solo come secondo rango. Nondimeno anche questo è buono”, cerca di
minimizzare, perché i figli della Stella mostrano la loro maestosa serietà.
7. “Dio è Buono, ma sovente deve punire
perché …”.
- “…Chi?”, chiede Heliato. “Gli arroganti? Oppure quelli che si
piegano alla Sua clemente Guida?”
- “Questi non lo siamo!”, contraddice l’uomo del gruppo. “Noi ci siamo conquistati la
figliolanza di Dio attraverso la via terrena. Perciò Egli non può punire noi”.
8. “Che cos’era quando giacevi
ammalato?”
- “Una prova; e io ho lodato Iddio …”.
- “…quando la comunità era con te!”, Diadjar diventa un po’ più aspro, come dovrebbe
essere estirpata diversamente l’arroganza? “Di notte hai conteso: ‘Perché m’invii Tu, Dio incomprensibilmente
severo, tali sofferenze? I miei sono confusi, perché io, come loro vero
pastore, sono diventato misero’. Devo annunciarti ancora di più dalle tue
notti?”
9. Una
donna, nel mondo la più fervente, inveisce
formalmente Diadjar: “Questo non è vero! Il nostro sacerdote …”.
- “…lui non lo era! Era solo un
oratore!”, interviene Kara-Amadael.
- “… un sacerdote!”, dice costei irremovibile. “Lui non ha mai detto ciò che
voi gli attribuite. Lui era molto pio, ci ha aperto gli occhi, affinché
sapessimo che siamo noi i veri figli di Dio!
Coloro che credono diversamente arrivano sul secondo o terzo gradino! Tutti
gli altri sono dannati!”
10. “Da voi, non dalla Misericordia,
ricordatevelo!”, Diadjar fa intenzionalmente
alcuni passi lontano dal gruppo, “Quando andiamo via da voi, arroganti, il
Signore è passato oltre, perché voi stessi vi mettete sul primo gradino,
sorpassate gli altri o li credete perduti in eterno.
11. Oho, allora voi siete perduti! Voi, secondo il tempo del mondo, siete morti da
più di cinquant’anni, ma avete creduto di andare nel Cielo come Elia, e Dio
sarebbe stato lieto quando vi avrebbe visto. Allora Egli avrebbe avuto dei
figli! …arroganza! Non vi stupite che nulla della vostra opinione si è
adempiuto, che cercate invano la strada che conduce nel Regno di Luce? Che cosa
dici ora, tu, seduttore di comunità?!”
12. “Venite!”, colui
che è stato scoperto fa cenno alla sua gente. “Questi non si lasciano insegnare
niente!”, si vanta. “Ora vedo che ci viene appianata la via. Finora per noi era
una prova, come l’ultima malattia che ho potuto sopportare”. Lui vuole
proseguire, e i più anziani gli fanno volontariamente spazio. Solamente, che,
…alle anime non riesce di allontanarsi.
13. Corrysanda
domanda: “Perché non andate? Per noi il vicolo è libero. Voi non sapete dove vi
trovate. Ci chiamate solo: ‘la gente della Stella’, che sarebbe sottoposta agli
uomini. Il nostro luogo di Luce, vedendo solo il piccolo recinto dl boschetto,
si chiama: ‘Stella della speranza’. Che cosa vi dice il nome?”
14. “Che non vi è possibile trovare
Iddio!”, s’avvelena l’oratore. “Cosa che
avverrà solamente, quando sarete entrati nella nostra comunità”.
- “Non perderti dietro la tua propria
idea”, contraddice Corrysanda. – Quello che
lei ha imparato sulla via con l’inquisitore, ora le è utile. I più anziani ora
si avvicinano di nuovo, e ascoltano come se anche per loro fosse qualcosa di
nuovo. L’oratore, smarrito, lo nota, e si
burla:
14. “Aha, qui gli uomini si lasciano
istruire dalle donne?”
- Dato che intorno a sé ha soprattutto
delle donne, Corrysanda gli risponde: “Tu
schernisci le tue donne! Ti hanno sempre adorato. Quello che hai detto, molto
di questo, conduce nell’errore. L’Amen,
era per loro?”. Le donne hanno un aspetto acido, ma l’oratore
si corregge subito, tranquillizzandole:
16. “Non intendevo voi; c’è una grande
differenza se io parlo di voi, o qui..”, fa un gesto di sdegno.
- Allora Corrysanda
dice severamente: “Tu seduci le anime continuamente, le leghi a te, però
sottolinei che unicamente tu potresti portarle a Dio, il Padre. Mentre è
impossibile abbandonare il nostro luogo, perché, …dovete essere salvate!
17. No, non contraddire!”, dice lei alzando in alto le sue belle mani irradiate di
luce, che tutte le anime vedono, “Viceversa, sarebbe il caso. Non sei per
niente così stretto di mente, per non accorgerti che qui regna la Misericordia
del Cuore di Dio, altrimenti non vi sarebbe stata aperta la Stella della
speranza. Vi trovereste ancora davanti a quella porta che vi sforzate
inutilmente di passare.
18. Ti sei infiammato d’ira
interiormente; ma con volto dolce dicevi: ‘Il
buon Dio ci ha preservato da un posto cattivo. Perciò la porta rimaneva chiusa’.
Siete rimasi accovacciati a lungo nell’auto-inganno e – come nel mondo – vi
siete dilettati nella vostra chiacchierata, …nella tua!”, tocca l’oratore.
“Perché per te le donne non devono parlare; al massimo, una volta un uomo. Se
questo non suonava la stessa melodia come l’hai suonata tu, allora non poteva
tornare.
19. Inoltre: da nessuna parte non devono
esistere dei figli di Dio che unicamente su quel piccolo mondo, nemmeno nelle molte dimore. Ora dimmi come si fa a
mettere insieme: da nessuna parte, dei figli di Dio; però, i luoghi
meravigliosi – che voi non conoscete proprio – sarebbero il Regno di Dio! Se è
così, allora gli abitanti di questi spazi incommensurabilmente grandi devono
essere figli di questo Padre, altrimenti non si dovrebbe dire:
la Casa del
Padre!”
20. “Sì…, ora…”, si contorce l’arrogante, “…non l’intendevo così. Dato che non
conosciamo ancora tutto, non posso nemmeno dire niente degli spazi. Allora, è
possibile, che altrove abitino anche dei figli di Dio, forse solo dei piccoli, oppure
tali, che devono dapprima divenirne degli autentici, mentre voi …”
21. All’oratore gli rode che ‘una donna’
lo contraddica. Perciò interviene Diadjar:
“Tu hai detto: ‘Da nessuna parte, per
quante dimore esistessero nell’aldilà!’, rimanendo comunque dell’opinione
di trovare qui la Casa del Padre. La gravità su cui io ho da mettere la
principale importanza è: …da Parte di
DIO! EGLI ha incaricato me e il nostro popolo della Stella.
22. Esso è il seguente: hai parlato
volentieri del buon pastore, hai perfino venduto figurine carine per denaro, ma
in segreto hai rilevato che il Salvatore sarebbe solamente, ancora, il buon
Pastore per l’interiore; mentre sarebbero i sacerdoti, come ti facevi chiamare
tu erroneamente, i veri pastori. Per gli ascoltatori. Io li chiamo: ‘i
succubi’! rimaneva del tutto indifferente che si riuscisse a seguirti
volontariamente, ma se per via delle tue parole o pretese.
23. Ora non sei più nel mondo, ma là
dove secondo la tua opinione varrebbe di nuovo come Salvatore e come Pastore il
Figlio di Dio. Nonostante ciò, nei confronti dei tuoi, ti facevi chiamare
sempre: ‘Sono io il vostro pastore!’.
Dov’è ora la tua pastorizia? Com’è? Spiegalo, se lo puoi. La tua gente ascolta
molto avidamente”. Diadjar indica la gente.
– L’oratore cerca di nascondere l’imbarazzo,
mormorando:
24. “Sono io il pastore delle mie pecore
fedeli, ma naturalmente, il Salvatore è il capo Pastore di tutti noi. Noi siamo
dal Suo primo Ovile; voi dal Suo secondo. Egli vi chiama solo come …ultimi. E
ora, per voi, è una chiamata attraverso me, che potete sentire la Voce del
Salvatore”. La schiera dei seguaci annuisce lieta, commossa: ‘Sì, così è, e non diversamente’.
25. “Te ne sei districato astutamente”,
litiga Diadjar. “Autentico mondo, che tu non
disdegnavi assolutamente. Soltanto, non lo si doveva sospettare. – Non ti fa
pensare che noi sappiamo tutto?”
- “Mah, chi vuole può vedere molto
nell’aldilà; e ammetto volentieri: …noi abbiamo imparato certe cose, ricevute
da Dio”.
26. “Ah, è così?”, chiede Bota, “e non vedi chi siamo? Dovresti notare chi
ha parlato con noi poco fa e quale Bontà ci è stata data. Guarda in su. Puoi
riconoscere qualcosa!”
- “Non so se siete stati sulla Terra; se
sì, e siete qui già da più tempo, allora sarebbe possibile che in certe cose
potete guardare più lontano di noi, che siamo solo …”.
- “…da cinquant’anni…”.
27. “Non importa…”, fa cenno l’oratore con dignità, “…non si tratta del
‘vedere’, ma solo della fede. Questa l’abbiamo noi, non voi!”
- “Sei più incallito di uno che era qui
con molti che dovevano essere salvati”, dice di nuovo Diadjar.
“Essi sono venuti sulla nostra Stella e sono stati portati qui come voi. Voi, per nessun motivo avreste potuto
trovare il vicolo. Voi non avete ancora deposto il vostro fregio mondano, il
vostro orgoglio, la vostra arroganza.
28. Costui era stato nell’aldilà da
centinaia di anni, secondo il tempo del mondo, ma ha accettato gli
insegnamenti, mentre tu – e tu stai davanti a Dio per la tua schiera – non ci
pensi nemmeno. Non interrompermi di nuovo falsamente!”, s’arrabbia il primo della Stella, “Ti dovresti piegare sempre
dinanzi a Dio! EGLI è il nostro PADRE”, pronuncia fervidamente Diadjar, e ciò non rimane senza impressione per le
anime. “Dunque: quand’è che ti vuoi voltare?”
- “Non ne ho bisogno! Io credo e so che
il Salvatore mi ama!”
29. “Se ora però il Salvatore chiede sul
tuo nome da pastore? Avendo insegnato: ‘Sono
io il buon pastore!’. Del secondo Ovile, che disdegni così tanto, si dice: «E loro sentono la
Mia Voce e Mi seguono!». Puoi fare di più che seguire
volontariamente Lui? Entrambi gli Ovili davanti a Lui sono uno nell’Amore’, da te lodato, …il Suo Gregge, i Suoi
figli!”
30. “Tu inverti le cose”, grida l’uomo settario, perché, non sapendo più che cosa
rispondere, non teme nulla, eccetto dell’aureola presso gli ascoltatori. “Ho
detto che le altre pecore possono diventare ancora dei figli solo dopo una
seconda Chiamata; e perciò, anche soltanto un poco alla volta, se …”
31. Interviene Bota:
“Tu hai chiamato il Salvatore, soltanto: ‘il Figlio’, cosa che può valere per
la Sua Via sulla Terra, soprattutto perché gli uomini non volevano riconoscere
che Colui che disse: «Io e il Padre siamo Uno», era, è, e rimane, il
Creatore stesso; così: il Dio e Padre di tutti noi!
32. Tu hai insegnato che il Figlio e il
Padre avrebbero una Mente,
ciononostante, ogni Parola sarebbe inequivocabile. A te importava d’avvolgere i
tuoi ascoltatori. Loro dovevano ascoltare senza che essi stessi pensassero! Hai
dato loro: paglia e pietre, invece del vero
Pane della Vita, del Signore! Ora interpreta la Parola citata del
Salvatore, e vedremo che cosa sei capace di fare”.
33. Certamente spinto nell’angolo,
l’oratore si mette in posizione: “Le mie pecorelle la conoscono precisamente”.
- “Alt”, interrompe Diadjar, “un errore grossolano! Se non hanno più
bisogno del tuo insegnamento, allora ognuno può andare al Padre senza di te.
Comunque”, dice tranquillo, “istruiscici! Noi ascoltiamo acutamente le tue
parole”. Non si può non badare al doppio senso. Alcuni cominciano a stupirsi.
34. Un sospiro: “E’ molto difficile
istruirvi, perché voi siete persi in
voi, non noi. Tuttavia degli smarriti devono essere condotti alla conoscenza”.
– Sono delle facce allegre-serie, nelle quali l’oratore
osserva intorno a sé. Questo serve al meglio di tutti, questa schiera non era stata condotta
qui invano. Ma si raccoglie: ‘Soltanto, non
far notare nessuna debolezza, che mi ha invaso all’improvviso’, pensa lui e
dice che deve suonare clemente:
35. “Il Padre e il Figlio sono una Mente, come noi – i veri figli –
siamo con Lui, una mente”.
- “Non essere inquieto quando ti
interrompo”, lo invita Malluredus”. Ti chiami sempre
continuamente ‘i veri figli’, ma hai premesso: il Padre e il Figlio. Di chi siete ora, figli? Se il Padre Lo è;
che cosa è per voi, poi, il Figlio? Ricorda: ‘Nessuno
si faccia chiamare SIGNORE, Io solo – la Persona-Ur primaria – sono il vostro Signore!’.
Inoltre: ‘Nessuno può servire due Signori!’
36. Se Dio, il Padre, è il vostro
Signore, cosa che sarebbe giusto, perché il Figlio Si è designato con pieno
diritto, come l’unico Signore? Alla prima Parola Egli ha persino
menzionato: ‘Voi
tutti – quindi non Lui – siete fratelli!’. Ma Egli è anche ‘un Figlio’,
allora Egli non doveva mai insegnare che Egli
è il Signore; tutti
gli altri sono fratelli. Vuoi sostenere
che il Salvatore abbia portato un Insegnamento falso?!”
37. Si tratta di una cosa importante!
Molti uomini portano con sé la falsa opinione nell’aldilà; e si avvicina la
Sera, …magnificamente rivelata. Allora il tempo stringe, cosicché, gli ‘ultimi
dall’ultimo’, trovino presto il ritorno e il rimpatrio. Alcune anime si
allontanano dall’oratore. Lui non se ne accorge e continua con fervore:
38. “Assoluta insensatezza! – Che Dio è
il Padre, lo sa ogni bambino. Gesù è il Suo primo Figlio, perciò Lo si onora come Pimogenito”.
- “Tu hai nominato solo l’Amore; ma
l’Onore che tu condanni proviene dalla Sapienza”. Questo lo dice Corrysanda. L’oratore si distoglie con sgarbo. Lei
lo tocca, e come un fuoco saetta attraverso di lui. Lui
però passa oltre l’obiezione, insieme alla sensazione, e dice:
39. “Dio è il Signore; e il Salvatore ha
fatto ciò che al Creatore stesso non era possibile: riconciliarci! Perciò Egli
ha mandato il Figlio. Così noi chiamiamo contemporaneamente il Salvatore: nostro Signore, per così dire, ora, il secondo, dato che …”.-
- “Vi è impossibile uscire dalla vostra
stessa confusione!”, Diadjar afferra
l’oratore un po’ rudemente, per scuoterlo.
40. “Ora parlo io!”, rifiuta ferramente
un intervento. “Io sono un sacerdote! Vuoi sentire la storia?”
- “Sì!”, esclama una donna che è strisciata vicino al lato di Corrysanda.
- L’oratore
è arrabbiato. “Da quando, avete da desiderare ciò che io (non) trovo
sbagliato?”
41. Uno
degli uomini si spinge avanti: “Ho notato che noi, il tuo seguito…”, lo
pronuncia gravemente, “…non abbiamo ancora visto molto della Luce. Ci hai
sovente insegnato: ‘Tramite me, il
mediatore, l’intermediario, giungerete subito nella Luce, quando potrete
abbandonare il mondo. E’ più vantaggioso per quelli che muoiono dopo di me,
perché io li attendo, ma voglio anche raccogliere gli altri’.
42. E’ vero che hai potuto aspettarci, e
relativamente radunarci? Mi sembra che lo abbia fatto ‘un'altra Mano’. Magari,
per la nostra reale Redenzione, …qui, persino da te”. Un discorso coraggioso;
ma lui sente come un Raggio, provenire dai figli della Stella, che lo
fortifica.
43. Il capo gruppo non può confutare
l’intervento. L’uomo si rivolge anche a
Diadjar e chiede: “Facci sentire che cos’hai da dirci. Chi della comunità non
lo vuole sentire, può andare, …se può, perché quando volevamo andare via tutti,
nessuno si poté allontanare.
44. Non voglio sapere com’è andata; mi è
più importante che ti sei chiamato ‘un sacerdote’,
e io penso che somigli a uno tale, mentre il nostro vecchio oratore lo ha
negato. Aiutaci a proseguire, se ne sei uno”. Indica a sé e a coloro che si
avvicinano sempre di più agli abitanti della Stella. Ora è già quasi la metà
del gruppo.
45. Diadjar indica dei posti sotto
alcuni alberi. Essi sentono l’alleggerimento come dopo una faticosa camminata.
Questo offre soprattutto un ulteriore contatto, anche se lo stesso avrebbe da
procedere dal proprio animo. Che dapprima la Luce abbia dato loro la spinta al
ritorno, qui attraverso la gente della Stella lo vedranno solo più tardi. Nel
frattempo l’oratore e il mucchietto diventato
piccolo, devono ancora rimanere in piedi; tutti gli altri possono sedersi.
46. “Era
un ‘alto Tempo”, comincia Diadjar, “quando diversi di noi vissero su quella
piccola Terra. Alcuni erano anziani, alcuni giovani, quando Dio discese. Voi
conoscete la storia, ne faccio solo un breve schizzo. Alcuni ed io siamo andati
nel popolo eletto da Dio, ma non perché lo abbia meritato. Mondanamente non lo
avrebbe meritato nessun popolo – ben inteso!
47. L’Eterno-Padre s’inchinò più in
basso, dal perduto, e scelse tale luogo dove dominava di più l’oscurità. Altri
sono andati fra il popolo che si chiamava romano.
Di questi c’erano molti che amavano il Signore e avevano accettato la Sua
Dottrina. – Ora ne siete informati, e per ora basta.
48. No…”, accenna Diadjar, quando l’oratore vorrebbe di nuovo
disturbare. ‘Sarebbe quindi la
dimostrazione che essi progredivano, ma la gente della Stella ha dovuto
attendere a lungo alla figliolanza’,
“…l’insegnamento è dato ai migliori che possono già possedere la Luce in
piccola misura”. Di questo, le anime che stanno sedute intorno a Diadjar, e
sono occhio e orecchio, sono liete quando lui
continua a parlare:
49. “Quello che ho da annunciare, non è nulla
di rilevante. Sulla nostra Stella della speranza, questo viene dedicato
all’Unico:
nostro Padre!
Ero giovane e inesperto, quando un alto
spirito (Gabriel-Simeon)[12]
mi ha preso, …nella ‘tenaglia del Cielo’. Ma una volta realmente risvegliato, ho
riconosciuto la fiamma; solamente,
prima non sapevo così bene come fare per trovare subito il buon sentiero.
50. Sono diventato sacerdote; ma molto
mi ha respinto: clausole, precetti e altro ancora. In molte cose mancò il vero
Spirito! Memore dell’Insegnamento del celeste,
ho imparato a conoscere, ad amare e a onorare il Salvatore, benché Egli fosse
più giovane di me. ‘In Lui c’è la Verità’,
pensavo, e me ne sono aggrappato. Se io Gli ho fatto visita solo di notte (Nicodemo), non è stato solo per via di me, ed Egli lo
considerava con gentilezza. Quanto era
buono!
51. Quando successe l’Evento cruento, ho
gettato da me l’abito sacerdotale. Il
popolo era stato istigato, ma gli spettava il carico: ‘Il Suo sangue venga su di noi e sui nostri figli!’. Credi forse…”,
Diadjar si volta verso l’oratore, “…che la
massa fosse dunque senza colpa? Lo pensano in molti, per nascosta paura,
altrimenti dovrebbero cambiare, quanto meno nella conoscenza di ogni
Rivelazione di Dio! E chi è che lo vuole già…?
52. Solitamente i credenti non si
convincono che dovrebbero riapprendere nuovamente. Sicuramente, …a loro fu
tramandato ciò che veniva insegnato e detto loro. Così i seduttori giudaici
predicarono ciò che era da pretendere, perché in genere, nel popolo, le buone
azioni del Salvatore non venissero dimenticate. Proprio questo fu cancellato!
53. Nondimeno, dipese dal popolo.
Nessuno era così poco istruito per non riconoscere ‘l’Uomo dei miracoli dalla Galilea’, Quel Buono che poteva benedire, consolare, guarire, risvegliare dalla
morte. Tanto più che nel popolo agivano la parola e l’azione. Quindi il popolo
aveva la possibilità di discernere tra ciò che insegnava il ‘Maestro’ e ciò che
gli alti gli avevano inculcato.
Proprio per questo il carico del Sangue rimase su tutta la Giudea.
54. Non diversamente fino al tempo
attuale, delle tradizioni, quasi tutte autentiche, ma sovente interpretate
falsamente, si riconoscono. Lo fanno i meno che sono insegnanti. Ma dato che la
massa possiede pure abbastanza intelletto, il carico rimane così sulla massa
degli uomini (cristiani).
55. Questo avvenne – come in molti –
anche da voi”, Diadjar si rivolge a tutte le
anime, a cui i ritornati indietro annuiscono tristemente, gli altri, un poco
alla volta, dubitano se la loro via fin qui era la migliore. E con dubbio essi
guardano all’oratore. Lui si scuote ancora di dosso le ‘onde’, che vorrebbero
inondarlo. Facendo questo si tradisce, comincia a litigare in modo ripugnante,
emette delle parole sgarbate, rotola gli occhi, e non manca molto che esca
qualche bestemmia dalla sua bocca. I seguaci sono sconcertati.
56. Quanto era vero ciò che diceva il
più anziano della Stella di quelle notti di malattia del loro oratore. Quindi così stavano le cose in lui? Gli ultimi
si distolgono da lui spontaneamente e vanno – benché ancora dubitando – verso
Diadjar. La donna che nel mondo era la più
fervente nella comunità, dice chiedendo:
57. “Fedele aiutante, noi vediamo che
siamo stati guidati in modo sbagliato e …”.
- “…chi non confessa la propria colpa…”,
interviene l’uomo che ha contraddetto
l’oratore, “…gli manca ancora molto prima che arrivi alla reale conoscenza;
perciò anche a noi, che possiamo stare qui seduti. Pensiamo noi alla nostra
manchevolezza, sul perché abbiamo semplicemente creduto senza esaminare noi
stessi tra ciò che era autentico e ciò che era falso; perciò, non gettate nulla
solo su di lui. Infine, ci ha servito. Noi lo vogliamo volentieri tenere fra di
noi; non possiamo lascialo andare via solitario!”
58. Come splendono allora gli occhi dei
chiari. Come levano in alto le mani piene di gratitudine: “O Padre-Ur, TU ci
hai magnificamente donato la vittoria. – A TE sia la lode, la gloria, il
ringraziamento e l’onore!”. Laddove le anime si chinano; su
di loro passa un Soffio, come un mite vento di primavera, che porta a
sciogliere l’ultima neve dell’inverno. Anche l’oratore rosicchia il ghiaccio,
ma è ancora un grosso blocco di caparbietà che lo tormenta. È da ringraziare
solamente l’intervento della Luce, se non cade in un nuovo abisso. Cosicché la
sua gente parla per lui, rosicchia e fa sgretolare caparbietà e malumore.
59. Corrysanda vorrebbe andare da lui.
Si andava nella valle del lutto, nell’oscura caverna dello spavento per
liberarne molti peggiori. Così, il capo della setta non era malvagio come il
proprietario della casa delle gioie e l’inquisitore, oppure quelli che devono
ancora dimorare nella fossa con la piccola Luce messa da Diadjar. Costui dà agli amici un cenno e, in certo qual modo,
dice qualcosa, che le anime comunque non possono comprendere appieno e suona
come la ‘Voce paterna di Dio’, che ora agisce apertamente tramite lui:
60. “Amici miei, noi vogliamo aiutare!
Sia indimenticato che siamo noi gli esecutori del Suo aiuto. Nessuno
può essere costretto. Il ‘nostro’ vecchio oratore…”, Diadjar
lo pronuncia caramente, “…non è ancora al punto da tendere lui stesso le mani,
e cioè: incondizionatamente. Lui riflette ancora che cosa dovrebbe succedere,
così che lui rimanga il capo della comunità, e vuole portarli lui a Dio, il Padre. C’è ancora qualcosa
di mondano che agisce In lui.
61. Sarebbe bene se venisse da un motivo nobile, purificato dalla Luce. In questo, manca
ancora molto. Laviamo noi i suoi
desideri, cosa che avviene in modo che egli rimanga per un po’ ancora da solo.
Questo lo fa la buona mano di Dio. LUI sa molto bene ciò che serve a ciascuno.
Sfoglio io i pensieri dei miei
amici.
62. Voi avete pensato che l’inquisitore
fosse peggiore. In molto, ‘sì’; del tutto particolarmente, ‘no’. Lui è
cresciuto in una povera epoca del mondo – certamente non è scusabile quello che
egli stesso ha fatto – ed ha seguito quelli che gli sono preceduti. Il
proprietario della casa delle gioie non ha avuto dei buoni genitori.
L’incatenato davanti al quale stavano i portatori delle coppe, avrà ancora
bisogno di molto tempo prima che arrivi a quelle Porte dove potrà gettare ogni
carico e peso.
63. Per l’oratore è diverso. Lui ha
avuto dei buoni insegnanti di fede, egli stesso ha coltivato
l’orgoglio, amoreggiando con belle parole, perciò su di lui ricade molto di
più. Nel minimo insuccesso accusava DIO. Proprio questo lo ostacolò
maggiormente, nello sfilarsi la ‘veste inutile’. Aspettiamo un poco e vedremo
come magnificamente opera il Padre”.
64. Allora il
primo uomo convertito dice: “Ora ho riconosciuto certe cose, e tu,
sacerdote della Stella, m’indicherai, per favore, se è giusto. Voi della Luce
potete aiutare, senza che uno si accorga subito di questo aiuto, perché appunto
nessuno deve essere costretto con la forza. Io, il succube, che a lungo stetti
sullo stesso gradino come il nostro oratore, sì, – intendo…”, lui indugia, “…posso ben andare da lui per condurlo pure
da voi?”
65. “Sì!”. Un cordiale caro cenno, e Diadjar dà la mano all’uomo.
- Costui si china sconvolto, vorrebbe volentieri baciare la mano di luce. Il
sacerdote rifiuta dolcemente e indica là, dove il povero sta in piedi riflettendo. L’uomo vi accorre e dice:
“Vieni, lasciati guidare tu una volta, e vedrai quanto è magnifico presso la gente
della Stella”, e aggiunge: “…presso gli autentici figli di Dio!”,.
66. “Così…”, costui è ancora caparbio,
“…esiste solo un Padre! Di conseguenza, siamo tutti figli Suoi!”
- “Prima lo hai negato, hai designato
solo te e il tuo seguito. Costoro…”, il convertito
guarda verso la schiera luminosa, “…li hai esclusi, perché non ti sono succubi.
Anch’io non lo sono più, ma tuttavia non ti voglio perdere; oppure, più giusto:
che noi due
non andiamo perduti al nostro Padre. Che ne pensi?”
67. “Hm, sarebbe da riflettere se …”.
- “Con il ‘se’ e il ‘ma’ non ottieni
nulla. Tu vuoi dire: ‘Padre, se Tu mi lasci la
comunità, allora voglio…’.
- “Voglio cosa? Accetterebbe Dio un tale
condizionamento?”
- “No! Non è così come tu cerchi di
interpretare”.
- “Ho espresso qualche condizione e…“.
- “…Dio ha sempre detto ‘Sì’? Penso alle
notti che il sacerdote ci ha rivelato, in cui tu hai mormorato, ma non
pregato”.
68. Uno scuotimento; la fatica della
Luce tende verso di lui, non se ne può difendere. Le sue smorfie di fede
arrivano fortemente a oscillare; non per ultimo, che i succubi si sono distolti
da lui. Quindi, …dovrebbe, …ancora un indugio. Ancora una rincorsa. “No! Dio
non ha sempre detto di ‘Sì’. Confesso: se si è adempiuto qualcosa, allora, fu
solo perché io l’ho costretto mondanamente. Dopo, avveniva quasi sempre in
altro modo.
69. Volevo convincere molti uomini,
quanto di magnifico avrebbero trovato da noi, e che presso di me… Oramai non
c’è più motivo di elencare tutto. Poi ho litigato, perché il Signore non mi
dava nessuna riuscita. ‘Io intendevo di
fare bene’, lamentandomi: ‘Ah, nulla è buono della mia impresa!’. Lui…”, indica timidamente a Diadjar, ancora sempre un po’ caparbio,
“…aveva ragione. Solamente, quanto è difficile voltarsi semplicemente, gettare
via il lavoro della propria vita, come se non fosse servito a nulla, e …”
70. “…nulla è stato invano”, cerca di
consolare l’uomo. Egli stesso, guarito dalla
Luce, sente il tormento che ricade sull’oratore. Perciò lo attira semplicemente
via con sé. “Vieni! Il sacerdote te lo spiegherà, e sarai liberato dal tuo
carico!”. L’oratore lo permette. Andare da se stesso, non gli sarebbe ancora
riuscito. Se Dio attendesse tali anime, finché vengano totalmente da se stessi
al ritorno, …la maggior parte rimarrebbe una piccola eternità bloccata nel loro
buio, perché si sono ostruiti la via libera, tramite false norme di fede. Dio
irrora la Sua Luce, come aiuto sugli
smarriti. Così anche qui.
71. Era falso pudore, che non fece
giungere l’oratore a una rapida visione. Lui accettò i Raggi della Luce. e
invero, prima degli altri; ma un piegarsi senza umiltà, non c’è. Ciò gli si
sarebbe perdonato, se confessava questo: ‘Vi
ho ingannato!’. Questa era la spina che egli si è piantata profondamente
nella sua coscienza. Ora…
72. Stando dinanzi a Diadjar, si sente deliziato. Finalmente è stato rotto il ghiaccio. Egli, a metà
temendo, a metà chiedendo, pieno di nostalgia dice piano: “Voglio confessare
che nel mondo ero un affittuario. Ciò che tu hai rivelato, è così vero; lasciami
perciò andare dove devo stare, prima che possa trovare la Via verso il Padre.
Una volta, …una volta avverrà?”
73. “Se ti pieghi totalmente. Devi
chiedere perdono alla comunità; perché tramite te, essa fu ostacolata nella sua
via”. Questa è una amara pillola, proprio perché l’uomo si sentì sempre
elevato, grande e santo.
- Allora, la fervente, chiede seriamente a Diadjar: “Risparmiagli ciò
all’oratore, la comunità sarebbe...”.
- Ma egli dice:
“Questo non è un mio ordine;
lo richiede il Diritto del Giudice-Dio, abituato alla Salvezza!”
74. All’improvviso l’oratore alza gli occhi. ‘Il Diritto di Giudice abituato alla Salvezza?’. Una tale cosa egli
non l’ha mai concessa a nessun uomo. Deve avere ora, la Grazia? Si volta, non
vuole far vedere le lacrime che gli scorrono dagli occhi. Olyanda lo conduce un poco di lato, sorridendo in
modo benevolo, …copiando[13]
il suo buon Padre:
75. “Il Signore ha visto le tue lacrime
e le ha poste Egli stesso nella Sua mano di Padre. Porto te e la comunità su un’altra
Stella, dove abiterete per un po’ di tempo. Se accetti ciò che là s’insegnerà,
…i tuoi lo fanno, siine certo, allora non tardi suonerà l’ora, dove insieme,
potrete vedere il Padre nostro, e
ascoltare le sue Parole di salvezza”.
76. Quello che sulla Terra non sarebbe
mai avvenuto, per falso orgoglio d’uomo, questo avviene! Stringe Olyanda al
petto, ma chiede subito: “Oh, perdona, ti sono venuto troppo vicino”.
- “Non ti vergognare”, sorride lei. “Un gentile gesto è anche una benedizione che
il Padre ci dona come caro Dono. Con ciò hai deposto la tua ultima durezza; ora
vieni e guarda!”
77. “Preferirei rimanere da voi, potrei
migliorare di molto”.
– “Senza la comunità?”. Una domanda
d’esame. “Il successivo gradino non è più alto che il nostro; per i viandanti
che non hanno trovato la via per la Casa, solo relativamente i gradini si
mostrano differenti: sia in giù, …che in su! Ma ricorda questo: benché ciò non
sia mai stato autentico, tu hai sempre lodato condurre la comunità a Dio. Che
tu non puoi farlo, lo sai da tempo; che lo potresti, ora lo dovresti imparare”.
78. Senza la comunità? Ma lui l’ha
ancora?
- “Ho detto che sono un affittuario; e
uno tale non è in grado di condurre un gregge a un buon pascolo. Portate avanti
gli amici, vi prego, lasciatemi qui, e datemi ciò che ancora mi manca!”.
Finalmente! Ritornato definitivamente! La gioia è una Luce che irradia
particolarmente i cari figli della Stella.
79. Dice Diadjar,
“Sorella Olyanda, conducetevi fino al prossimo luogo. Tu”, intende l’oratore,
“potresti rimanere con noi, ma sarebbe meglio che tu sciogliessi il tuo voto,
anche se non è mai stato uno serio. Tuttavia, …Dio ti domanderà: ‘Ma dove sono? Chi volevi portarMi? E li hai
condotti nell’errore?’ Recupera ciò che hai mancato di fare; solo questo ti
maturerà, finché poi potrai incontrare Dio-Padre”.
80. “Così sia! Oh, come ringrazio il
Signore che la Sua Grazia mi ha portato fin qui. Per voi era certamente
difficile liberarmi dall’errore e dall’orgoglio. Vi ringrazio, figli della Luce,
per la fatica e la pazienza”. Sopraffatto dai propri sentimenti, segue muto la
sua guida e la comunità. Molti auguri di benedizione seguono il piccolo gregge.
…
* * *
81. Quando i più anziani sono radunati, Heliato pone una seria domanda. “UR ci ha donato
la sua bontà e molta Benedizione, mentre una schiera dopo l’altra arriva alla
Stella della grande speranza. Chissà se Egli una volta ci invia un altro
gregge?”. Ci si scambia il pro e contro. Non è facile chiarire questo. Diadjar
lascia fare a Malluredus di dire su ciò
l’ultima parola.
82. “Sì, difficile”, intende costui, “di
accogliere sempre dei disturbatori della pace. Ma se è eletta la nostra Stella
di Luce, in particolare per il Diritto di Giudice di UR,
abituato alla Salvezza di assistere tali gruppi, di portarli sulla via del
progresso, non è appunto più beatificante, quando possiamo servire? Se UR ci ha
eletto come ‘esecutori del Suo aiuto’, allora pensiamo unicamente a questo
lavoro; il Padre non conduce invano fin qui i poveri!
83. Ci sarebbe ancora da domandare: ‘Che cosa dobbiamo fare con costoro che – se
magari non del tutto maturi per il cielo – non sono giunti alla buona fede?’.
Non è successo anche a noi, quando dopo la via del co-aiuto, potemmo ritornare
alla Patria, che avemmo da attraversare meno gradini e ci potemmo tutti
ritrovare qui, sulla nostra cara Stella, essendo proceduti da essa?
84. La nostra Stella esiste per i
confusi e gli smarriti, come ancora per altri, posti nello spazio della Luce. Là
per gli stessi non passa del tutto ‘senza’ (difficoltà). Sotto certi aspetti, nemmeno ancora per noi – non sempre, benché noi
possiamo svolgere questa funzione per mezzo della benedizione del Padre.
85. Tra l’altro, non guardare mai indietro. UR sa ciò che è importante per quelli
che sono stati condotti qui. La nostra meta sia di rimanere pronti al servizio!
Per questo, il Padre ci ha indirizzato sovente con le Sue care Parole,
accendendo sempre nuove candele quando veniva da noi, e
le Sue Parole
siano la Sua stessa Luce
della santa Eternità-Ur!”
86. Heliato pensa che avrebbe chiesto in
modo sbagliato. “No, amico!”, lo tranquillizza Diadjar.
“Anch’io qualche volta ho pensato così; perché: chi non ha nostalgia di
sperimentare, accanto a molte difficoltà, una volta, qualcosa di leggero? Lasciateci
entrare nel silenzio, ognuno nella sua casa; credo che UR ritorni presto, e
allora insegnerà, se e come il nostro desiderio sia ben da cambiare. Aspettate
la Sua Parola!”
[indice]
Il
più leggeri o migliori, e i loro inseguitori – Rimanere pronti al servizio,
questa sia la nostra meta!
In attesa dei
nuovi – Arriva un gruppo di credenti in Manahatan provenienti da un mondo
distrutto, inseguiti dai cattivi non credenti dello stesso loro mondo – Un
sacerdote e un ribelle – Gli esseri di luce della Stella aiutano, e Ur è tra
loro – La scelta, prima della chiusura della Porta – Tutti accettano di seguire
un angelo
«Le sue parole
siano la Sua stessa Luce, della santa Eternità-Ur!»
1. In ciascuno risuona questo, dentro, e aiuta sempre, non
certamente al facile servizio. Per questo
aumenta la Grazia del Cielo nel proprio animo, annotato per la sublime
irradiazione della Sera, che indora il sesto Giorno della Creazione, per
l’ultimo. Ora nessuno domanda più se una volta sarà più facile. Sono arrivati
ancora due gruppi difficili, e in ambedue non mancava la Grazia e la
Misericordia del Padre, benché l’ultima vittoria si è mostrata solo dopo un
lungo spazio-tempo mondano.
2. Ecco, …dopo un intervallo di calma,
Diadjar, tutti i più anziani, i consiglieri e una parte del popolo, si trovano
su quella collina sulla quale cominciò la Rivelazione per il mondo. Un uomo non
vede come nella Luce si formano dei vicoli da una stazione di Stella all’altra.
Su una tale via arriva una schiera. Diadjar mette la destra alla fronte,
ombreggiando gli occhi, e si accorge per primo che i nuovi sono ‘diversi’ da
tutti quelli che sono venuti dall’inizio della Sera (l’ultimo tempo
della Terra[14]). Presto lo riconosce ognuno dei radunati, e divampa
gratitudine, grande gioia, giubilo, e ognuno pensa al suo dovere che ha da
adempiere.
3. Diadjar
dice: “Attendiamo. Non sappiamo ancora chi sono i pellegrini e da dove vengano.
Una volta abbiamo sperimentato che degli oscuri dall’abisso, mai incarnati, potevano comparire, e sembrò come se si fossero presi in
prestito un Raggio, così che da lontano diedero l’effetto di essere ‘come
migliori’. Naturalmente li abbiamo valutati molto presto in modo giusto e non
abbiamo indugiato di indicare loro la via”.
4. “Vistosi scoperti, si sono
precipitati via ululando, quando Diadjar ha levato la sua mano”, completa Olyanda, sorridendo caramente e pensando
dolorosamente ai poveri e alla propria liberazione. Heliato annuisce, e dal popolo
si sente alzare la voce. Poiché, …mai solo i
primi, (ma) tutti gli spiriti figli della Luce contribuiscono a
portare i carichi, per cui la Benedizione di Ur arriva su ognuno, anche se
sovente avviene che i primi
partecipino da soli al lavoro principale, è sempre benedetto l’intero popolo
della stella.
5. I pellegrini arrivano, cantando per
la gioia con cuori lieti. I figli della Stella s’intonano nella lode al Padre.
La strada di co-aiuto dei pellegrini si trovava in un mondo un poco più
superiore. Vengono condotti nel prato e serviti. Malluredus e Diadjar guardano
di tanto in tanto nell’Universo; a loro sembra che arrivasse un’altra schiera,
meno buona. Ora, …che venga pure, con il ricco aiuto del Padre ce la faranno
anche con questi.
6. Anche la guida
dei pellegrini si guarda intorno prima di riferire da dove venissero. Su
gentile richiesta, leggermente preoccupato, egli dice: “Fai bene, superiore
della Stella, a indagare chi ci segue. Io non lo so, perché io ed i miei
abbiamo ancora bisogno di molto insegnamento. Ma sono certo: Dio, che noi
chiamiamo ‘MANAHATAN’, ci ha fatto portare qui nella Sua Grazia.
7. Siamo morti per una disgrazia,
proprio quando si stava svolgendo la ‘Festa di Manahatan’. Una tempesta ha
distrutto la nostra intera città; perciò le nostre anime non poterono
ritrovarsi subito. Per un po’ abbiamo errato di qua e di là sulle nostre
macerie. Sapevamo della continuazione della vita dopo la deposizione del corpo,
non nella piena profondità, come abbiamo potuto sapere solo più tardi.
8. Conoscendo certamente tutte le cose
della vita in Manahatan, il Creatore, ci domandammo disperati il perché ci era
capitata quella disgrazia, giacendo sotto delle macerie, molti gravemente
feriti e nessuno venuto a salvarci. Solo più tardi ce ne siamo resi conto, che
quasi tutto il paese intorno era distrutto, deserto e sprofondato.
9. Grazie alla santa Compassione di
Manahatan alla quale ci eravamo aggrappati, ci siamo resi conto che questa
morte era l’ultimo sacrificio. Per chi…? Noi non lo sappiamo; solo, …Manahatan
li ha raccolti! Nemmeno ora Glielo domandiamo: ‘Che cosa fai con le vittime?’. Quando potremo arrivare a Lui, e
sarà ancora necessario saperlo, allora Egli ce lo rivelerà”.
10. “Una fede fedele!”, loda Kara-Amadael. “Ben per voi che siete penetrati
alla conoscenza della Luce”.
- “Non lodarci ancora”, si difende il pellegrino, “solo nell’aldilà abbiamo trovato
la grande visione, …tramite un angelo. Quando noi, ‘la gente di Manahatan’,
come gli abitanti del mondo ci designavano con odio, ci siamo radunati ed
abbiamo visto qualche oscura macchia sul nostro abito d’anima, ecco che ci fu
dinanzi a noi una chiara luce. Dapprima ci siamo spaventati e pensammo: ‘Questo è Manahatan! Già ora Egli tiene il
Giudizio su di noi!’.
11. Sapevamo tramite l’ispirazione, che
il tempo era compiuto e che segue la resa dei conti per ognuno. Fummo molto
scoraggiati. In più, la responsabilità che ho accettato, quando nella visione
mi venne la ‘Parola’: ‘Tu devi guidare il
piccolo gregge!’; mi ha proprio schiacciato al suolo.
12. Poi abbiamo riconosciuto l’angelo.
Oh, che sospiro abbiamo fatto, per via del Giudizio, ma anche di gioia: ‘Manahatan ci salva!’. Lo
potete comprendere?”
- Non soltanto Diadjar, tutti gli abitanti della luce dicono “Sì”, Pure
loro hanno attraversato un mondo, la maggior parte attraverso la profondità
della materia (la Terra), hanno sperimentato la fede e la persecuzione, l’odio
e l’amore, la solenne Guida di Dio e
qualche dubbio. Loro comprendono anche troppo bene i pellegrini.
13. “Kara-Amdadael vi ha lodato con
ragione”, dice Diadjar osservando ciò che
succede. ‘Due vittorie!’, ringrazia
lui in anticipo UR. “Amico mio”, dice al capo dei pellegrini, “i cari grandi
del Padre possono ritornare a Casa senza fatica dopo la via del mondo, perché
hanno avuto una missione più grande. Gioite tutti insieme…”, intende la
schiera, “…che presto ritroverete la Luce da dove siete proceduti. Anche se
prima è da superare qualche peso – se qualcuno deve raccogliere la sua fede –
non ci separa comunque nulla dall’Amore di Dio, con cui Egli ci provvede
sempre”.
14. “Sì, superiore della Stella; pensa
solo che ho dovuto condurre il gregge, e ho dato molto …”.
- “Non ti aggravare ora”, s’immischia
Corrysanda, alla quale accorrono le anime delle donne. “Durante una via nel
mondo, raramente si fa adempiere fin nei minimi particolari il percorso
completo, come si è dato prima il proprio ‘voto’, …davanti a UR. Lui lo sa
certamente come vanno le cose a un figlio su una tale via. Egli copre
gentilmente quegli ammanchi che ci impediscono a causa del mondo, …e ciò non si
fa con cattiva intenzione, …di vivere pienamente in modo giusto. Perciò non
guardate indietro, ma rendetevi conto della Bontà di Dio che vi sarà data”.
15. Una assicurazione: i più anziani
della Stella, intanto, notano che UR è già vicino, coperto. I pellegrini non Lo
vedono ancora, ma sono così confortati e fortificati, che, pieni di fiducia,
vedono l’orda oscura che ora si precipita come infuriata sulla Stella della
speranza, non sapendo dove si trova. Solo la ‘gente di Manahatan’ li vede e
vuole rovinarli. Che sono stati guidati fin lì, a loro è completamente
sconosciuto.
16. Arrivati, il primo dell’orda corre
verso i pellegrini e grida arrabbiato: “Sacerdote di Manahatan, finalmente ti
ho raggiunto! Tu hai distrutto il nostro paese! Molta gente è morta. Non
potevamo nemmeno seppellirli nel mare, perché il suolo ha tremato a lungo. A
chi era possibile, …a pochi, di sfuggire[15].
17. Guarda costoro!”, indica gli storpi,
“Questa è colpa tua! Straccione! Assassino! Corruttore!”. Batte un colpo col
pugno, quando il pellegrino vorrebbe contraddire con calma. “Noi sappiamo da
tempo che tu conosci le Leggi cosmiche, e ci hai fatto rovinare con intenzione!
Hahaha…!”, una risata di scherno, “…una cosa non hai potuto: proteggere te e la
tua gente! Tu stesso sei stato colpito con ciò che hai preparato a noi, nel
cieco odio della fede. Questa, io la chiamo: giustizia!”
18. “Quale?”, chiede subito Diadjar. – L’infuriato si spaventa. Non vi aveva
affatto badato; non avendo visto la luce, ha inseguito solo la gente di
Manahatan credendo di essere ancora sul loro mondo. Considerato che è qualcosa
che non può spingere, gli spiriti erigono al barriera, l’orda non lo sa.
Essi vedono solo delle figure che sono diverse da quelle degli inseguiti. Anche
il colpo col pugno non ha colpito il pellegrino.
19. Gli oscuri guardano come nel vuoto. ‘…giustizia’? Per costoro, una parola
che colpisce nel loro mondo, nient’altro! Non sono legati con questa a nessun
concetto di onore, e nessuna verità, nessun sentimento. Diadjar ripete la domanda: “Che cos’è, per te: giustizia? Si
dice ciò che non si sa? Oppure: si usa così, …da voi?”, fissando negli occhi il
primo dell’orda.
20. Costui evita timorosamente lo
sguardo di luce. Se ne rende conto, soltanto, non ancora chiaramente, se si
tratta di lui e del suo seguito. ‘Alt! …non farti mettere alle strette,
questo è qualcosa per bambini, oppure per la cattiva gente di Manahatan.
Hhah, chissà come sono stati accolti questi, e
hanno trovato delle scuse, …e hanno…
21. Ma da dove
provengono i luminosi? Loro hanno esplorato il loro mondo non molto grande,
eccetto quel piccolo paese in alto nella montagna dove ci sono degli spiriti
cattivi che non si devono avvicinare. E’ possibile che gli strani luminosi sono
venuti nelle valli del continente non distrutto? Ah, con costoro la finirà
rapidamente. Degli ‘spiriti’ si vincono, quando non si crede nella loro esistenza’. – Perciò il primo
dell’orda dice sgarbatamente:
22. “Che t’interessa, cosa intendiamo o
sappiamo! La giustizia è solo una parola che non possiede nessuna importanza.
Se si vuole misurare tutto secondo il contenuto – diamine – dove arriveremmo?
Niente che cose stupide! Pensa quindi quello che vuoi, e lasciaci in pace con
le tue domande!”
23. All’improvviso ecco che c’è UR. I
pellegrini sono colpiti. Il loro sacerdote esamina di nascosto e constata
profondamente impressionato che, con l’Arrivato, c’è qualcosa di particolare.
Ma, …che cosa? Ignaro, come cercando l’aiuto, va verso Diadjar. Costui sorride
fra sé e sé; i suoi occhi e quelli di Ur parlano il linguaggio segreto, ben
noto ai fedeli della Luce.
24. L’orda però pensa: ‘Ancora uno spirito cattivo dal paese del
monte, sembra essere il capo. È meglio evitarlo!’. Come su comando, si
ritirano. Non arrivano molto lontano; i figli della Stella li circondano e li
spingono di nuovo lentamente verso il vecchio posto dove stavano prima.
25. Diadjar
dice al primo: “Lascio ‘al più Sublime’
la mia domanda. Se Gli puoi resistere?!”
- “Forse tu?”, schernisce il maligno.
- “No, amico, nemmeno io! Si tratta
ancora della giustizia, che tu hai
tralasciato. Hai governato sempre duramente il tuo popolo. Ti hanno seguito
ciecamente solo i tuoi portatori di verghe, perché altrimenti staresti da solo
e sarebbe amaramente pesante per te, se ci avessi incontrato in questo modo,
soprattutto il nostro Superiore”.
26. “Noi non abbiamo nulla a che fare
con voi!”, brontola il primo, cercando
nuovamente di sfuggire all’accerchiamento della Luce. Questo si è chiuso del
tutto; nel mezzo si trova l’Alto,
Diadjar, i pellegrini e l’orda. A questa sopravviene un terribile orrore,
mentre gli altri sentono una delizia così magnificamente meravigliosa, così
confortante, come se già…. Ah, no, non sono ancora presso Dio, per questo, non
sono ancora maturi, ...pensano.
27. UR
si rivolge a Diadjar, come se l’orda non Gl’importasse nulla: “Chi sono
questi? Come sono arrivati nel Mio Paese? Come sono saliti sulle Alture del Mio
Monte?”. Egli intende la Sua Luce, mentre pensano timorosi che
nella fuga fossero erroneamente saliti nel ‘paese degli spiriti cattivi’. Per
la salvezza delle loro anime devono rimanere con questa opinione,
…temporaneamente. – Indicando loro, Diadjar dà la riposta:
28. “Signore, loro non sanno niente
della vera via. Nella follia della
persecuzione, si precipitarono dietro alla luce che i pellegrini si son
lasciati dietro, quando un altro spirito li ha portati a noi”. Lui parla
intenzionalmente così, perché all’orda fa bene nell’anima, di avere questa
paura. “Tu vedi il cuore dei pellegrini, la loro fede, quello che hanno subìto
sulla via da viandanti. Più ancora, essi si sono attenuti a Manahatan; e Tu sai
qual maestoso Nome, spiritualmente, sia chiamato così il nostro Dio per l’alto
Onore”.
29. “Esaminerò dopo se hanno mantenuto la
vera fede e il servizio nel loro mondo, ma prima, espello l’orda!”. I fedeli conoscono la Compassione, la quale fa
cadere ancora qualche povera anima nell’abisso della propria rovina, così, per
salvarle. L’orda confusa piange, corre nel Cerchio di luce qua e là, finché UR comanda: “State fermi!”. Un Comando di Dio, …chi se ne può opporre?! Egli Si
rivolge al primo che si tiene diritto solo a fatica. Bota arriva per
sostenerlo, cosa che il maligno, nella paura, non nota.
30. UR
domanda: “Perché perseguiti il Mio sacerdote e la buona schiera che vi
ha aiutato sovente?”
- “Non ci hanno fatto nulla di buono,
hanno distrutto il nostro paese, per cui, durante la fuga siamo erroneamente
arrivati sul tuo monte, che ci vorrai perdonare. Ci cerchiamo un nuovo
domicilio, dove …”
- “…dove potete costruire delle case,
rubare dei campi, opprimere della gente e, ancora di più! È questa la tua
intenzione, ometto?”
31. Costui
si scagiona con belle parole: “Noi dobbiamo vivere! Voi spiriti non dovete
affaticarvi, non conoscete né lavoro, preoccupazione, malattia o morte. Ma noi,
uomini del nostro mondo…? Che ne sai tu?”
- “Più di quello che supponi”, lo
rimanda Diadjar. “Il signore degli
spiriti – in questo punto hai ragione – anche noi sotto il Suo Governo,
sappiamo che cosa si passa nel vostro mondo; ora, nell’intera materia. Non
potrai mai commisurare il nostro lavoro, e nell’eternità ancor meno il Lavoro
di salvezza del Signore degli spiriti!”
32. “Tutto questo non ci riguarda!”, costui cerca di continuare a sfidare. “Non ho mai
notato che vi siete dati da fare per noi. Abbiamo evitato il vostro monte, vi
abbiamo lasciato in pace; quindi lasciateci in pace anche voi!”. All’improvviso
il
sacerdote di Manahatan va verso UR, che
in un primo tempo – per via dell’orda – non aveva riconosciuto, e Lo prega:
33. “Tu sei certamente il più sublime
Principe degli angeli, perciò porta la nostra richiesta al nostro
Dio-Manahatan: ‘Aiuta i poveri che non sanno
se sono già morti, che esiste un aldilà, un Dio, una fede. Ciechi nell’anima,
saliti dagli abissi, …oh, Signore degli spiriti, come devono arrivare alla
conoscenza, se non unicamente tramite Te’?
34. “Dio,
persino molto vicino a te lo ha sentito. Aiutiamo noi due, anche se essi non lo
riconosceranno subito”.
- “Io, …non, …con Te?”, balbetta quasi il sacerdote. “Ho così tanto da riparare…”.
- “Aspetta
come sarai impiegato!”, UR lo conduce
davanti all’orda, che sta fittamente insieme. Egli lo dice così amaramente
serio, che i maligni si aggrovigliano addirittura:
35. “Apro Io i vostri occhi; e questo
sacerdote vi indica che cosa vi è successo”.
- “Egli ha, il paese…”.
- “Sta zitto…”, comanda UR, “…finché non lo
permetto Io che tu parli! Anche il diavolo più diabolico può difendersi, se crede di averne il diritto. Ora parla
con lui”, UR
dà l’indicazione al sacerdote. Questo non è facile, dinanzi a Colui, che lo
attira deliziato il suo cuore.
36. “Signore, non io so Chi celi in Te;
ma una cosa: Tu devi essere il Signore degli spiriti. Posso afferrare la Tua
mano, se devo aiutare i poveri? Mi sembra però come se fosti unicamente Tu,
l’Aiutante. Se osservo il superiore della Stella, la sua schiera luminosa,
allora mi sembra …”
37. “Lascia stare per ora”. Ur dà la Sua mano
destra al sacerdote. Allora entra in lui una Pace, così magnifica, …ah, quando
mai hanno sentito questo, loro, la gente di Manahatan? Si avvicinano di molto e
guardano beati UR, non sapendo ancora Chi Egli sia, …molto di più, però, che il
caro angelo che li ha condotti, …più ancora che il superiore della Stella;
molto di più di quello che sperano in timorosa beatitudine. Ma ora il sacerdote dice all’uomo dell’orda:
38. “Seppellisci il tuo odio, e ora,
guarda indietro…! – Oh! Io stesso sento timore!”. Si appoggia tremando al
fianco di Ur. Tutti vedono il loro mondo, come viene inondato dall’acqua pezzo
per pezzo, come ricade una fitta nebbia in modo che ne vedono soltanto ancora
una oscura coperta. UR libera i pellegrini dalla paura che è venuta su di loro
per via dell’orda. Il mondo…? Sono lieti di averlo dietro a loro. Fortificati
da UR, il sacerdote indica la formazione che
sprofonda sempre di più e dice:
39. “Vedete, la materia passa, ma noi
viviamo nella Custodia del nostro Dio. Anche voi tutti che ci avete
perseguitato, siete morti per la materia. Ma la vostra anima vive ciò che Dio
dà come Forza vitale ai figli. Se avessimo distrutto il mondo portatore, allora
dovremmo essere finiti con esso. Anche voi!”, rifiuta una contraddizione del
primo dell’orda.
40. “Per quale rsagione viene sostenuto
il materiale? Notate, voglio ammonirvi: riconoscete che siete stati condotti
fin qui! Qui potete arrivare alla riflessione, che nel paese del monte non
dimorano spiriti cattivi come pensavate. Non esistevano proprio degli spiriti cattivi! Costoro, sono i buoni
spiriti-figli della Luce del loro Padre-Creatore, come lo siamo pure noi.
41. Anche voi siete figli Suoi”,
pronuncia gentilmente, “oppure, detto piuttosto: lo potete diventare! Dovreste
solo migliorare! Dovreste vincere l’odio e la vendetta! Lasciarvi istruire …”.
- “Ma non da te!”, osa intervenire quell’uno.
- Il sacerdote sorride caramente: “No,
non da me. Mi lascio volentieri istruire dal superiore della Stella. Il Signore
degli spiriti sta ancora molto più in alto, da Quale vogliamo imparare e
chiedere a Lui, affinché EGLI ci aiuti. Dipende comunque dal fatto se voi
riconoscete la Guida, se volete abbandonare il vostro essere oscuro”. Il
sacerdote tende le mani, egli vorrebbe condurre ogni maligno verso l’Alto. “Accettate il mio piccolo aiuto;
noi non vi rimproveriamo nulla di quello che ci avete caricato nel mondo. Tutto
è passato davanti allo sguardo degli Occhi buoni, con cui il Signore degli
spiriti ci ha benedetto”.
43. C’è uno scuotere e un guizzare,
l’aiuto è molto forte. Soltanto, …la Parola è vera: ciechi nell’anima, saliti
dall’abisso, come potrebbe qui essere accettata, in una volta, la redenzione?
Fin dove un’anima è fuggita dal Regno di Luce, così è lontano il suo vicolo di
ritorno nella Casa del Padre. Se in ciò il maestoso amore del Giorno appende
qualcosa dell’ingiusto alla ‘Croce della Creazione’, …nel dopo, così questo
alleggerisce le povere anime, …immeritatamente.
44. Ogni colpa che soverchia la
coscienza è da scontare. Ur ha dato a ogni figlio una coscienza: ai fedeli,
sulla via da viandante; agli altri, nella loro caduta. Perciò lo ‘scuotimento’
non serve a molto. Ma quello che
produce, aiuterà fortemente sulla via del ritorno, …tramite i fedeli per tutti
i caduti, una volta.
45. “Non mi catturi”, s’incaparbisce il vecchio. “Se il nostro bel mondo è andato
perduto, se per colpa tua, oppure per Manahatan, non m’importa proprio. Tu sei
il mio nemico! Costui…”, il carico
diventa oppresso, “…non m’interessa per nulla! Lui non mi è, né nemico né
amico!”
46. Lo dice la paura. Nessun essere, per
quanto oscuro, è in grado di stare dinanzi a UR senza che la Sua Luce lo
riguardi. La Sua santa Compassione conosce in tutte le sue Opere per il Resto
del Giorno dell’Amore, soltanto ‘SALVEZZA’! Perciò UR
dice severamente per l’orda:
47. “Non vi siete mai occupati di Me! Ma
Io Mi sono occupato di voi, altrimenti sareste svaniti, insieme al vostro
mondo. Vi attende un posto; solo là vi accorgerete che tutto ciò che volete
afferrare, si dissolve, come Io ho lasciato dissolvere il piccolo mondo, e
altri.
48. Voi arrivate a Casa come ultimi. Dato
che voi avete tormentato i figli di Dio, ora tormenterete voi stessi! Voi avete
oppresso uomini, vi opprimerà la coscienza! Avete derubato i più poveri, ora vi
verrà preso ciò che possedete ancora! Dovete dimorare nel deserto, finché il
primo sospiro – libero – da voi, raggiunge il Mio orecchio!
49. La Mia Grazia può anzi aiutare: ‘…pronunciare una ‘giaculatoria’ ancor prima
della chiusura della Porta’. L’ammonimento vi renda liberi da ciò con cui vi siete aggravati!”. – Arriva un angelo-guida, ha coperto il suo splendore.
Sarebbe ancora troppo chiaro per le anime, a meno ché venissero portati sulla
via del ritorno tramite una ‘costrizione di Luce’. Tuttavia:
al Potere
costringente dell’Amore sacrificante di Dio
nessuna anima ne sfugge; soltanto, non opera come
costrizione, altrimenti quella grande Ferita della Creazione non guarirebbe
mai. Solo …il maestoso Lustrum,
il Sacrificio
di Dio
opera nel ‘Compiuto’! Questo, per tutti, è: la
Redenzione!!
[indice]
La
Mano del Diritto e le Dita della Compassione
La gente credente
in Manahatan guidata dal sacerdote è al cospetto di Dio – Ancora due anime
presentano le loro colpe – Tutta la comunità è affidata all’angelo Orytham che
li istruirà su Hagarma – un accenno al ritorno della prima figlia, per la
conclusione del Giorno dell’Amore e l’inizio del Giorno di festa
1. “Venite!”. Il sacerdote
di Manahatan fa cenno ai suoi. “Noi non siamo degni di soffermarci dinanzi all’Alto. Ho pensato: se fosse Manahatan,
essendoSi celato, non L’ho potuto riconoscere. Ma se questo è un errore…? Sento
piuttosto una beatitudine”.
- Un’anima di donna
interrompe: “Caro sacerdote, tu lo sai, ti abbiamo sempre seguito volentieri;
in nessuno abbiamo trovato la parola di Dio così vera e pura che dalla tua
bocca”.
- “Per quanto ci è possibile nella
materia”, intreccia qualcuno.
2. “Questo non diminuisce la sua
Verità”, dice la donna. “L’autentica Verità
la si impara solo nell’aldilà. Se ora è venuto Dio, dapprima per la gioia dei
Suoi figli della Stella, così anche certamente per il nostro bene. Se inoltre
Egli non ha distrutto i nemici, li ha fatti guidare tramite un angelo, …come
non dovrebbe benedirci nel Suo Amore, degnarci di essere presso di Lui?
3. Tu hai insegnato: ‘Non esiste nessun luogo dove potersi salvare
da Manahatan’. Noi questo lo prendiamo a cuore e ci affidiamo al Suo Amore.
EGLI ci conduce ulteriormente, quando per noi è necessario, oppure finché non
abbiamo bisogno di andare via da Lui”.
4. “Sorella…”, profondamente commosso,
“…sei diventata sacerdotessa! Mettiamo questo come richiesta a Dio, nelle Sue
Mani”. Ecco che risuona meravigliosamente, …oh, come echeggia la voce
attraverso tutto lo spazio di Stelle, e oltre, lontano. Chi può contare le sue
‘vie’, che essa prende attraverso il Cosmo di Luce? Chi può sentire il suo eco,
che nella materia diventa una Chiamata di benedizione?
5. «Venite
qui, voi viandanti! Io sono la Verità! Io vi libero da ogni carico! Io esamino
certamente la via del mondo, allora si mostra quale posto vi siete
conquistati»”. Diadjar si mette alla destra di Dio, Olyanda alla Sua
sinistra, mentre i ritornati a Casa s’inginocchiano.
6. Il
sacerdote dice: “Oh, Manahatan, Dio e Padre eternamente! Guarda giù a
noi nella Tua clemenza, a giacere dinanzi a Te con qualche peso. In
retrospezione vedo quello che ho commesso oppure quello che ho mancato di
eseguire, l’uno che non era necessario, l’altro nella mancanza. O mio Signore,
perdonami tutti i peccati, i miei errori, copri la mia imperfezione con la Tua
Bontà!
7. Ti prego, per i miei cari che Tu mi
hai dato. Non per sgravarmi dico: solo una pecorella è andata perduta. L’ho
cercata a lungo; quando l’ho ritrovata, era molto rovinata. Ho pianto
amaramente. Sei venuto da me in sogno e hai detto: ‘Figlio Mio, per Me non esiste via che Io non possa percorrere per
riportare a Casa l’anima più povera. E porto a Casa Io, la tua pecorella
perduta!’.
8. Allora ho pianto di nuovo. Erano
delle lacrime di gioia che hanno bagnato il giaciglio. Ti abbiamo ringraziato insieme
per il meraviglioso conforto, ci siamo sentiti sgravati. Oh, – questa era solo
la Tua Guida, unicamente la Tua Grazia! Sarebbe sbagliato mettere la
vicissitudine nella bilancia della Giustizia, per …”
9. Ur
domanda a Olyanda e a Diadjar: “Vogliamo esaminare
ancora di più dalla sua vita, oppure ci sono ancora altri che hanno qualcosa da
confessare?”
- Olyanda
chiede: “Caro Padre-Ur, qui c’è da coprire quello che cade dalla via
difficile”.
- E Diadjar
dice: “Per alcuni c’è qualcosa da pareggiare, altrimenti l’alta beatitudine non
si può godere completamente. Soltanto, qui, là e altrove”, indicandone alcuni,
“costoro dovrebbero rendere conto per se stessi. Dovrebbero guardare indietro
nel vero dispiacere e pentimento, come lo ha fatto il sacerdote, per cui
moltissimo decade per lui.
10. Anche Uraniel[16]
nell’epoca antecedente al tempo di Redenzione, ha preso su di sé i peccati di
Israele, a lui affidato, come se fosse stato lui stesso. Qui ce ne sono alcuni
che ora molto volentieri lasciano stare il sacerdote dinanzi a Te, con il
parere: ‘Se a lui è stato dato, allora
anche a noi! Lui ci rappresenta dinanzi a Manahatan!’. Questo non è molto
bene per dei figli ritornati a Casa.
11. Padre-Ur, Tu hai indicato, che lui”,
Diadjar intende il sacerdote, “resta la guida
della comunità. Se alcuni tra la sua schiera non si recano nel santo Giudizio,
allora vanno altrove, dove devono imparare a piegarsi dinanzi a Te, …per via
della loro stessa colpa”.
12. “Questo è giusto!”. UR mette le Sue
mani sul capo di Olyanda e Diadjar, e si rivolge gentilmente al sacerdote: “Alzati,
figlio Mio! Ti sei chinato in riverenza e umiltà. Hai steso dinanzi a Me la tua
cosa più segreta, di cui credevi che sarebbe male davanti agli occhi di
Manahatan, amato da te.
13. Certo, …hai certamente ragione; ma
guarda: chi fa conto solo sulla Compassione, che questa cancelli semplicemente
tutto”, UR
guarda le anime che intendeva Diadjar, “costui non è puro! Il Mio Giudizio non è ‘condannare’, la Mia resa dei Conti non si chiama ‘essere
perduto’! Vedete come il Mio angelo guida i vostri nemici, affinché diventino
dei figli che hanno ritrovato la Casa! Certamente la severa educazione per loro
è amaramente pesante; ma salubre, come l’unguento di un medico che purifica e,
…guarisce!
14. Non così finora per te e per la tua
schiera. Sulla vostra prossima via, tutti i ‘piccoli mali del mondo’ saranno da
pagare”, UR
sorride in modo così buono che la comunità si sente deliziata; “voi siete
tuttavia una cara Parte di popolo dei Miei figli! Certo, devo chiamare alcuni
dalla fila ed esaminare molto, se anch’essi sono da guardare con i Miei Occhi
di Grazia”.
15. UR fa cenno a Bota, il capo
assistente per necessità esteriori, che può provvedere per l’esteriore dei
ritornati a Casa. Egli li va a prendere, per i quali non esiste nessun
nascondiglio, nessun «o monti cadete su di noi, colline copriteci»
[Luca 23, 30]. Per la buona testimonianza della comunità sono solo
tre uomini e due donne che seguono Bota con vergogna e timore. Egli li conduce
dinanzi a UR.
16. Chi può descrivere l’espressione
degli Occhi scuri soavi? C’è da dire soltanto: il loro calore è coperto, ma non
nascosto; il loro Raggio diminuito, ma non da poco. Così anche la voce di Ur,
che proviene dalla profondità della Sua maestosa Fonte, il luogo di Luce
protetto. Egli leva in alto una bilancia. Quando i separati la vedono, il loro
pensare è cancellato, eccetto una cosa: ‘Noi
stessi dobbiamo rendere conto!’.
17. Una
donna comincia a singhiozzare: “Signore, Manahatan, oh, perdona! Non ho
curato bene delle persone anziane affidatemi dal sacerdote, come se lo si
aspettava da me. Ho pensato in modo mondano: ‘Sono gente vecchia, che non vogliono convertirsi a Dio. Solo,
mondanamente non sono proprio cattivi’. Allora ho creduto che si sarebbero
scossi se avessi fatto sentire loro che non facevano parte di noi.
18. Mi sentivo però oppressa, quando
ancora mi ringraziavano, persino quando ricevevano soltanto poco. Non si sono
neanche mai lamentati, non una volta dai sacerdoti. Ma ora, …oh, …Manahatan,
come sono contenta che ora posso confessare la mia colpa dinanzi a Te!”. La donna piange ancora più forte, le sue lacrime
cadono sui piedi di Ur. Olyanda la alza a la
consola gentilmente:
19. “Questa era la tua azione più grave.
Ora che la confessi, la colpa principale è pagata. Guarda in su!”. Tremando, in
attesa che il suo sacerdote la scacciasse – lui non lo sapeva – lei vede come
UR mette i peccati in una coppa della Sua Bilancia, le lacrime nell’altra e –
oh, alta Grazia: le due coppe indicano un
peso. Quindi il pentimento era autentico.
20. Allora tutti i separati annunciano
volontariamente quello che avevano sbagliato nel loro mondo. Mediante
l’insegnamento del sacerdote sapevano se e come avevano fatto del male, ma lo
consideravano come ‘non molto importante pensando che ciò che è mondano non
potesse mai essere eliminato totalmente. Uno degli
uomini supplica particolarmente:
21. “Signore, perdona! Ero ricco e sono
stato molto onorato perché davo alla comunità, arraffando qualcosa da quelli
che deridevano noi e Te: (questa) è la mia colpa più pesante. Come devo ridare ai
danneggiati qualcosa che nell’aldilà non esiste? Mi preme di chiedere:
Manahatan, aiutami nella riparazione su una via di Grazia che Tu mi vorrai
mostrare. Metto i miei peccati nella Tua santa redenzione e tutte le mie
infrazioni nella Tua buona Mano di Padre”.
22. “Nella Mano della resa dei Conti
oppure nelle Dita dell’eterna Compassione?”.
Chiesto in modo così severo, colpisce quelli che sono ritornati dalla materia.
‘Si scelga la cosa migliore’, se lo
augura il sacerdote. Ma l’anima ne deve attingere. Il corpo è ancora
profondamente chino, ma come a metà redento, sente già la liberazione che
scorre dalla santa Compassione. Allora l’uomo
guarda in alto, negli Occhi del suo Dio e dice saldamente:
23. “Metto tutti i miei errori nelle
Mani della giusta resa dei Conti, perché non sono ancora degno della
Compassione. Ma Tu, santo buon Manahatan, aiutami a ciò mediante la Tua Bontà”.
Nuovamente passa un chiaro Splendore sulla bella Stella della speranza di Dio.
Dallo Sguardo scuro, soave, di UR, irrompe come un Sole che inonda tutto in
modo dorato.
24. Ed Egli
dice: “Anche tu, figlio Mio, alzati!”. Indica con un gesto di benedizione agli ultimi che stanno dinanzi a
Lui, in ginocchio, pentendosi. “Voglio aiutarvi per la Compassione, per il maestoso
Diritto di riparare ciò che deve essere pagato. Perché dove rimangono dei pesi,
se riconosciuti, negati oppure no, non esiste nessuna Beatitudine della Sera,
che i Miei fedeli figli stanno aspettando.
25. Loro sanno che cosa significhi il
suono della campana, che la materia
passa, che Io ho creato solo per via della caduta. – Uno dei Miei grandi vi
deve guidare. E’ Orytam[17], e avviene per la prima figlia che ora, presto[18],
giungerà a quella Porta che conduce nella Parte più interiore del Regno. Inteso
così:
26. La figlia, come voi, è già nella Casa
del Padre, soltanto, non ancora nel più Interiore. Dapprima deve essere passata
l’Esteriorità della Creazione. Quando suonerà la Campana della Sera, con cui tutti
i figli saranno accompagnati a suon di Campana nel Mio Io-Ur, allora
riposeranno nella Mia maestosa Notte, nella quale Io concluderò il Mio Giorno
dell’Amore e leverò l’Aurora dalla Fonte della Mezzanotte del Giorno di Festa.
27. Fino ad allora avverrà ancora molto,
per la crescente gioia dei fedeli, per gli altri come ultimo aiuto, che Io ho
preparato per loro, …dalla Mano del Diritto, della resa dei Conti, …dalla santa
Redenzione! Perché tu”, UR mette una Mano sull’uomo che piange di tanta
delizia, “hai levato da te una buona parola, perciò ti aiuti Orytam a
riparare i tuoi errori”.
28. Spontaneamente – e quanto volentieri
UR concede questo – Egli viene interrotto: “Manahatan, dà a tutti questa
possibilità. Fra di noi non c’è nessuno che non abbia di nuovo qualcosa da
riparare”, il sacerdote s’inginocchia
nuovamente.
- UR
lo alza e dice: “In quasi tutti, i piccoli errori sono già stati cancellati;
questi, quindi, non devono andare nel luogo della riparazione. Dopo questo
tempo la comunità ti sarà nuovamente affidata”.
29. “Signore, fa guidare tutti noi dal
grande spirito di Luce. Non è possibile che i migliori possano aiutare gli
altri? Sulla via abbiamo portato insieme ogni peso, per quanto bene potevamo,
condiviso ogni beatitudine che il Tuo insegnamento consacrato ci ha dato.
Perché Tu hai insegnato anche questo:
‘Uno porti il
carico dell’altro!’ [Gal.6, 2]
30. Di nuovo cade lo splendore d’oro di Ur sui figli, quando dice in modo buono: “Così, sia
come voi volete! Il luogo non è facile; poiché, come vi hanno seguito i vostri
nemici, così ne incontrerete degli altri a cui avete causato del danno, anche
se solo materialmente. Queste anime saranno condotte lì. Non è il loro luogo
dove devono sperimentare la loro purificazione, ma Orytam vi istruirà che
potete tollerarli per un po’ in mezzo a voi come se foste nella materia, dove
avete percorso la via d’aiuto”.
31. “La via d’aiuto?”, chiede la donna pentita. “Oh, Manahatan, non abbiamo
potuto aiutare molto. Chi e in che cosa? Spiegacelo”.
- “Lo farà Orytam, così man mano”. UR
sorride di nuovo. Questo fa parte della riparazione, solamente, la comunità non
deve ancora saperlo. I figli della Stella si rallegrano e si occupano con ogni
singolo della schiera che hanno imparato ad amare.
32. Nel frattempo arriva una Luce che
può splendere in modo particolare. “Questo è Orytam”, sussurra uno all’altro.
- Ognuno guarda estasiato l’angelo, come si china dinanzi ad UR, saluta la
gente della stella ed indica la comunità: “Sono questi che Tu mi hai affidato
nel Santuario?”, chiede al suo altamente amato UR, e tende alla Sua Mano come
con un amico. ‘Ah, così magnifico sarà
una volta, quando anche noi…’.
33. “Sì”, conferma UR. “L’Hagarma sia
il loro luogo, ed insegni loro l’ultima Sapienza dalla Luce. Aiuta loro quando
gli altri si comportano in modo cattivo. Certamente ci sono delle cose da
estinguere, però Mi erano dei figli fedeli, su questa, prima della loro via nel
mondo, e ora nuovamente. Ogni figlio deve avere una moneta di salario
giornaliero. Come sai, Io stesso la pago quando entreranno con perfetti abiti
nel Santuario”.
34. Diadjar
abbraccia Orytam e dice: “Ci rallegriamo con te; hai assunto una buona
assistenza. Avevamo chiesto a UR ciò che non era necessario: di inviarci una
volta dei più ‘facili’. Ora sono venuti, avendo percorso la cara via del dovere
in un mondo superiore; ma i loro carichi non erano minori a quelle che su quel
mondo più povero, nella Luce, presso il Padre, si chiama pure: Terra!”
35. [Orytam]: “Il tuo ‘non
necessario’ era ben giusto, e anche se il Padre sa tutto, ci lascia percorrere
il vicolo della libertà, e in più ci dona ancora la Sua Bontà; noi possiamo
comunque chiedere, ed Egli ci dà, in modo, come se Lui lo considerasse prima.
Questa è la beatitudine più bella: essere totalmente sepolti nel Suo Amore! Un
tempo dopo l’altro, venendo dal Tempo-Ur, noi lo sperimentiamo come nuovo”.
36. Dice
Diadjar: “Ur ha parlato dell’Aurora nel successivo Giorno di Creazione,
che attendiamo benedetti con gioia e ci possiamo preparare. Oh, ogni tempo del
Giorno, ogni singola vicissitudine è come un’Aurora, sempre come nuova, in cui
si trovano la gioia e il progresso!”. Lui
parla così con Orytam per via della comunità, come se il Padre lo dovesse
sentire solo più tardi.
37. “Così come il Padre dà questo, in
più, così noi della Stella della speranza vorremmo ringraziare di più. Sovente
è come se il mio cuore, il mio interiore diventasse troppo stretto, m’inonda, e
non so come devo ringraziare il Padre mio. Guardiano, fallo tu per noi! Tu vedi
come in noi arde e brucia, e come noi – purtroppo – sappiamo ancora così poco
trasmetterlo al Padre nostro”.
Quale seria richiesta! E Orytam risponde seriamente: “Aspetta, caro
fratello, il Padre stesso ti darà la risposta. Ora me ne vado con la comunità.
– Raccoglietevi!”, dice al sacerdote. – Ci si avvicina l’uno all’altro, gli
occhi di tutti pendono ancora una volta a UR, che loro chiamano ‘Manahatan’.
Orytam mostra un sorriso delicato.
39. Egli precede un tratto, poi gira e
conduce la comunità oltre, da UR. Ognuno viene benedetto. Un silenzioso
giubilo, e il Cosmo di Luce l’accoglie. Diventa ‘la Chiamata’ che colpisce l’ultimissimo angolo della materia. Loro
se ne vanno su vie orlate di Luce, come dei sognatori.
[indice]
Il
migliore rapporto con Ur – Il Tesoro del Creatore
Dopo il
lavoro, l’insegnamento del Padre – Sul
comportamento dei figli della Stella verso i recuperati e verso il Padre – Sul
motivo della caduta e sull’aiuto di Orytam, che arriva, ma loro dimenticano il
Padre presente – Una parola dal guardiano di luce – L’Onnipotenza è
infallibile, ed è dell’UNO – Sui non caduti, come Uraniel – Sull’Atto di
redenzione – Accenni alla successiva missione – L’angelo resta
1. La gente della Stella si schiera intorno a UR. Certuni
pensano che sia meno di ‘un uomo’. Soltanto: …che cosa è reso da lui così
povero nel mondo? Che cosa – viandante uomo – sei diventato nella tua
grossolana arroganza, nella brama di tanti mali? Sei così spietato contro di
te, perché non esigi la pretesa della sublime Grazia di Dio per te e per altri,
coloro che abitano là, di cui DIO, come Salvatore, ha detto:
«Nella Casa
del Padre ci sono molte dimore!»
2. Vuole ancora domandare, un cristiano
che si considera credente, dov’è questo? Vuol rinnegare la Parola di Dio? Ciò
che lui non può afferrare e trattenere con le sue povere dita, su ciò scuote le
sue spalle: ‘Non lo so!’. Oh,
cristiano, con questo copri i tuoi propri pensieri, che provengono pure dalla coscienza.
Forse perdi la tua dimora nel Cielo, almeno per un lungo tempo, se non arrivi
all’autenticità della fede! –
3. Riccamente sono benedetti quelli
della ‘Stella della speranza’, come
in altre regioni incalcolabili, per gli uomini, che sono il meraviglioso Empireo. Così, nobilmente come
s’inchinano dinanzi a UR, esprimono il loro amore e la loro gratitudine; anche
i più credenti dei credenti devono dapprima imparare – nell’aldilà – quando per
loro è passato il mondo, imparare dalla ‘Chiamata
dall’Universo’, che l’Amore sacrificante di Dio ha inviato nel tempo della fine del mondo. –
4. “Voi siete lieti”, dice gentilmente UR,
“perché
avete ottenuti dei più facili. Che con il loro seguito non sia stato facile, ve
ne siete accorti. ‘Ci vorrebbe un angelo forte,
che facesse fuggire i cosiddetti, nemici’, …hanno pensato alcuni di voi”. Gli indicati abbassano gli occhi.
5. “Non è necessario vergognarvi; in un
certo senso avete persino ragione. Loro si sentivano battuti perché non
vedevano il Mio angelo, non sentivano la Forza che li ha spinti nel loro
angolo. Non crediate che tali ‘angoli’
non siano dei posti di Grazia. Sono i più costosi, perché là, la Mia Grazia
costa cara; la stessa agisce, ma non viene accettata – in parte ancora per
lungo tempo. Dal Mio Insegnamento riconoscerete il senso, per quanto ne manchi
ancora un’ultima cosa. In genere, nella buona profondità, lo conoscete”.
6. UR dice a Diadjar: “Hai dato a
Orytam l’incarico di portare a Me il vostro amore e la gratitudine. Lui si
sforza di porre tutto sul santo Focolare, proprio davanti”. Un Sorriso indescrivibilmente amabile passa sul volto
del Signore. “Chi ha provveduto ad altro ancora nel servizio del Santuario,
ha aggiunto ancora qualcosa. Io ho accettato e conservato tutto.
7. Ora la domanda: ‘Non potevate portarmeli voi stessi, affinché Io guardassi ciò che è
maturo per le Mie mani?’. Tra i fedeli che dalla loro via di sacrificio Mi
hanno consegnato certe parti del
riportato a Casa, non han bisogno di nessun portatore intermedio! Dei buoni figli
possono sempre venire a Me, che non significa che Io non venga anche da loro.
8. Diversa è la faccenda con le pecore
grigie e nere. Là Io vengo nel loro inferno, per liberarli, …previsto dal primo
passo della Redenzione fondamentale, prima che fosse necessario per il Giorno
dell’Amore. Fu il Mio primo Passo, quando ho preso la Fiamma dalla Mia quarta
Fiaccola, spingendo con ciò gli smarriti nell’abisso, scelto da loro stessi.
Nulla fu per Me più sacro che questo primo Passo, per ciò che è amaramente povero!
!
9. Vi siete sempre chinati dinanzi a
questa Santità, domandandoMi qualche volta dove cominciavano la Mia Longanimità
e Pazienza, e se una volta avranno anche una fine. Questa domanda, salita dalla
fiamma dell’ardore dei vostri cuori, come da ogni figlio fedele, penetrò un
tale fumo di sacrificio nell’Altura della Mia Luce, aiutando a costruire per i
poveri qualche piolo sulla Scala del ritrovamento
della Casa. Ve l’ho segnato bene nel Libro della Creazione.
10. Diadjar, parla: a chi vuoi dare la fiamma,
se non a Me? Non vi ero celato, come lo ero alle povere anime, come dapprima
anche alla comunità? Voi poteste conservare ciò che era la Mia Gioia. Vedete
come apro le Mie mani, come sono per ognuno di voi, UR, il PADRE, e ancora di
più, il TUTTO, di ciò che possiede
la Mia santa Essenza-Ur!”
11. Queste parole, …sono un rimprovero
per il popolo della Stella? …oppure? – Tutti s’inginocchiano, ma ognuno guarda
in alto. Perché non si trattava solamente della Parola che era stata
pronunciata, no! …della voce, del suono, …della lingua del Padre! Con ciò su di
essi è venuta una grande partecipazione di gioia. Ma proprio così,
giustissimamente come UR aveva parlato, come ha posto le Sue serie Domande,
proprio così è giusto per i figli ciò che Diadjar
sa rispondere.
12. “Amatissimo Padre-Ur, il nostro Uno
e, nostro Tutto! Con la gioia che Tu ci ha dato, và di pari passo la richiesta:
perdona se non mi sono sempre rivolto a Te per darTi ciò che Tu hai sempre dato
per Primo: le facoltà di amarTi, di riconoscere, e in più: tutto il maestoso
Celestiale con cui benedici tutti i Tuoi figli! Un errore! Ma, se lo posso
chiamare così”, anche Diadjar sorride
amorevolmente, “…era uno che ha
persino valore nella Tua Luce.
13. Tu lo sai, meglio di come lo possa
testimoniare la mia bocca: non solo unicamente per Te doveva essere la Gioia
particolare, che abbiamo fatto portare i nostri doni tramite il Tuo grande guardiano; doveva essere anche per
Orytam il dono di amicizia. Lui, venuto per la nostra gioia, come hai visto. E
che era per la sua gioia, ce l’hai dimostrato; hai considerato così
paternamente, quando hai menzionato dove il Tuo primo guardiano ha deposto il
nostro piccolo dono di ringraziamento. Accettalo ora ancora in modo
particolare. Oh, quanto magnificamente ci hai rivelato:
‘Vedete, come
Io apro le Mie Mani, come sono per ognuno di voi
UR, il PADRE,
e ancora di più, il TUTTO,
di ciò che
possiede la Mia santa Essenza-Ur’.
Questo non sia mai dimenticato. Per noi, sono anche i pioli della Scala del Cielo; poiché le
beatitudini preparate ai Tuoi figli, appunto, non cessano mai nell’eternità!
14. Proprio per questo sarebbe ancora da
ricordare l’essenziale, perché sei di nuovo venuto visibilmente. Così vogliamo fare
il successivo passo verso il nostro ulteriore perfezionamento con il Tuo aiuto
e, guidati dalla Tua buona mano, affinché possiamo adagiare nella potente
perfezione, che Tu solo possiedi, la nostra perfezione di figli per il Giorno
d’Amore della Creazione, di essere accompagnati a ‘suon di campane’ in questa alta Meta, come Tu hai annunciato.
15. Non avremmo dovuto chiedere (delle anime) più
facili. Costoro trovano da sé la via, come i ‘figli di Manahatan. Essi hanno
potuto attingere dal Tuo insondabile Libro dei nomi di UR, l’alto nome
MANAHATAN; lo hanno conservato così fedelmente! Ora Tu ci vuoi ancora mandare
delle anime fino all’ultimo servizio della Sera, allora fa che siano dei poveri
trovatelli per la Casa, oppure dei credenti imperfetti, perché i figli che ritornano a Casa trovino la loro strada,
redenti da ogni peso mondano, camminando verso Casa, dalla materia, nella Casa
del Padre di tutti noi”.
16. “Voglio discutere con te di ciò che
hai da dirMi. Non inteso così”, respinge Dio, “non potresti dire nulla a ME. Esamina
se Io non lo vedo comunque, meglio di come è salito dal tuo cuore”.
- “Sì”,
giubila Diadjar, “perché siamo Tuoi figli.
Ora parla Tu, amatissimo Padre-Ur, affinché conserviamo la Tua parola”. I figli
della Stella s’intonano gioiosamente e si accampano intorno a UR, il Quale – come quasi sempre – siede su una
pietra bianca.
17. “Hai chiesto perdono, perché hai
consegnato il ringraziamento e l’amore al Mio guardiano, invece di aspettare
finché la comunità – che non ha ancora la Mia più alta Rivelazione, e che
dovrebbe dapprima percorrere il suo vicolo – porti poi entrambi e te stesso a
Me. Vedremo se c’è qualcosa, o tutto, da perdonare.
18. Dove i cuori puri divampano in Alto,
lo spirito s’inchina solennemente. Non dovete preoccuparvi, e Io non devo
esaminare se e che cosa dev’essere perdonato. Ho avuto una grande Gioia perché
avete affidato a un guardiano la grande Gioia dei doni riservati a Me, e non è
per nulla per caso che Io ho chiamato costui. Dapprima è avvenuto per voi; solo
in seconda linea il suo impiego era per la comunità e la povera schiera.
19. Con ciò il primo punto è chiarito. –
Voi sospirate, benché la precedente oppressione non era necessaria. Tuttavia,
…anche questo fa parte della beatitudine! Se nella Luce non aveste nessun moto
dell’animo, l’ultimo impiantatovi come un Dono della Mia Eternità, sareste
veramente più poveri di quello che sono le anime catturate nella materia nel
regno delle proprie percezioni quasi sempre basse.
20. Il sentimento è uno dei regali più costosi
che ho assegnato nel Testamento del popolo dei figli. Dato che questo valse
primariamente solo nella Luce, allora è da ricordare che persino il ‘sospiro di
sollievo’, un pensare cosciente di sgravio, sono dei Beni del Cielo, che sono soltanto da prestare alla materia, e
laggiù non devono essere per nulla valutati come proprietà, sebbene anche agli
incarnati serva di grande benedizione.
21. La gioia riservata a Orytam lo spinge
di nuovo qui. Ha portato i non buoni nel loro angolo, davanti al quale si trova
un altro aiutante d’assistenza, finché si lasciano guidare in alto. Guardate…”, UR indica la via di un Sole, “…lui arriva
con la velocità delle ali della Luce, e gli potete preparare un benvenuto, che
è anche per il Mio Compiacimento”.
22. Corrono incontro a Orytam
giubilando. Chi vede il Volto gentile di Dio, l’Amore, di cui una minima parte
sa rendere felice eternamente l’intero popolo di Luce? Sovente Egli copre il
Raggio che esce dai Suoi Occhi, ha sovente diminuito la Parola, scambiato le
magnificenze dei Suoi abiti, affinché tutti i Suoi figli potessero stare così
beati presso di Lui.
23. Questo è attinto dalla Fonte della
Mezzanotte, da cui scorrono i grandi torrenti per le Opere, i più piccoli per
ogni figlio; e tutto è stato soppesato sulla Bilancia dell’Ordine. E’
giustificato che si saluti Orytam come superiore, mentre l’amore della Luce,
raramente percepito nel mondo, giunge qui al pieno diritto.
24. Lui
riferisce che il povero gregge si è portato qualcosa con sé, anche se
debolmente riconosciuto. Alcuni si sarebbero voltati sovente. “Per me è un buon
segno”, loda il guardiano, “pure per le anime. I
più duri sono già stati pungolati, e l’aiutante aggiunge anche il suo. Con la
Grazia del Padre arriviamo a Casa per la beatitudine della Sera. Voi avete
diligentemente aiutato; per questo il Padre è entrato da voi, …in anticipo con
la Sua Benedizione.
25. Ma dov’è Lui?”, fa stupito Orytam. “La mia venuta era certamente per voi, ma dapprima
per Lui. E perché è già di nuovo andato via?”. Le domande devono essere dette;
da ciò si crea un bel Raggio anticipato per la vicina conclusione del Giorno.
Poiché, più chiaramente si mostra già il rosso della Sera, per questo, nella
profondità della materia l’oscurità diventa ancora più scura, per di più, tutto
vale per l’intero popolo, non importa se dei singoli gruppi hanno la loro
particolare vicissitudine.
26. Diadjar aveva ragione. Questo è un
buon piolo della scala, non solo sporgendo nel Cielo, bensì li guida fino al
Trono di Grazia di Dio all’interno della Regione del Regno. Allo stesso modo lo
spavento che cade sui più anziani della Stella. Questo non è un errore, è
soltanto la domanda in se stessa; ‘Perché
abbiamo lasciato il Padre da solo sulla pietra bianca, mentre pensammo solo
alla gioia, che è venuta però solo dalle Sue mani di Donatore?’. Oh…, oh…”
27. Diadjar con Orytam ritorna correndo
rapidamente. Ambedue sono responsabili per tutti. Loro avrebbero… – Arrivati
presso UR, s’inginocchiano, posano la loro fronte nel grembo del Padre, e
attendono finché Egli li tocchi. Che le Sue care mani volteggino benedicendo
sopra di loro, lo sentono, ma per via della ‘manchevolezza’, come loro credono,
essi non guardano ancora in alto. Anche il Padre attende.
28. Sovente è meglio che i figli si
rivolgano al Padre, perché Egli non cammina mai davanti a loro, nemmeno quando
rimanda da Sé uno di loro, oppure vela la Sua Contemplazione. Egli non ha mai
celato la Sua santa Essenza-Ur, aperta,
oppure anche coperta. Deve essere un
esempio per tutti gli ultimi, che essi, dopo la loro lunga via resa dura da
loro stessi, trovino quella per la Patria. Perché anche i più distanti dalla
caduta hanno ricevuto qualcosa dall’eterna Misericordia di UR: la nostalgia,
…di ritornare nella Casa del Padre!
29. La possiede persino l’uomo. Dalla
lontananza egli è di nuovo attirato nella Patria, eccetto quelli che sono
legati dai doveri. Così servono il paese straniero, come i figli della Luce
servono la materia. Ma chi sopprime la nostalgia, è difficile che riveda la
Patria prima della sua morte, che significa: aggrapparsi al loro paese
straniero, come il caduto alla materia. Il loro vicolo nell’aldilà è sovente
amaramente pesante, ma non invano! –
30. Un’Immagine che si riflette in
Olyanda e Diadjar. – Guardando negli Occhi di UR, fa loro rimanere inespresse
le parole: ‘Signore, perdona, che Ti
abbiamo lasciato solo, …come allora i Tuoi discepoli, quando nel mondo eri il
SALVATORE!’. Le mani di UR sono come Parole; meraviglioso è il Gesto con
cui abbraccia fortemente i due figli. Parole di Luce, che le labbra non hanno
bisogno di formare, passano avanti e indietro.
31. Quando arrivano gli altri, il guardiano dice: “Questa era una parabola, Padre-Ur!
Ti sei rivelato nella Parola e nella Contemplazione. La vita materiale che non
viene scusata, ci ha respinto sovente da Te, che non sempre Ti abbiamo pensato.
Le faccende del mondo ci ha – ah, quante volte – fatto dimenticare che passa,
che unicamente lo SPIRITUALE rimane sussistente. In particolare, in
collegamento con il Padre-Ur!
32. Ma come i primi sono accorsi
rapidamente a Te, così lo spirito ci ha di nuovo spinti verso Casa sulla via da
viandante, non solo nella fede, nella preghiera, nel servizio, no! – Noi
potemmo ritornare a Casa nella vera, alta Realtà. E Tu, oh, UR, Tu attendi in
ogni tempo ognuno dei Tuoi figli! Il Tuo
attendere però è la Tua Via, la Corsia della Salvezza, sulla quale Tu ci vieni
incontro.
33. Ti trovi in mezzo alla Tua Corsia; e
benché Tu sai dove si trovi un figlio, Tu osservi comunque, come e dove lui fa
i suoi piccoli passi. Rimane non spiegato ciò che beatifica in modo sublime,
come questo si svolge nel Tuo maestoso Essere:
‘Attendere e
arrivare nello stesso tempo;
il celare, il
rivelarSi;
lo stare tranquilli
è il Tuo eterno vero Linguaggio!
Ora lo so, riguarda anche i Tuoi Fondamenti: la
Potenza della polarità sta ferma e agisce, le Leggi della Tua Volontà di
Dominio e la Libertà, affidataci dalla Tua Volontà. UR, o Padre-Ur, …quanto ci
rendi ultra beati!”
34. L’ATMA soffia sui figli. Sono
inginocchiati e si sollevano. Anche una doppia faccenda che la materia conosce
così raramente, qui la maestosa UNIFORMITA’: UR, l’Uno, l’Eterno-Santo,
l’Eterno-Unico e Verace! Il Suo Raggio colpisce tutti i campi di Luce come un
imponente grande Passo verso la Beatitudine della Sera. Giubilando, con e senza
parole, il ringraziamento cade nella Mano di Dio. Lui conduce i figli nel bosco
più bello. LUI discute personalmente ancora
l’ultima cosa del discorso di Diadjar, e conclude con una buona Parola.
35. “L’Insegnamento è per ognuno, sebbene
viene prima regolata la faccenda di Diadjar, il cui perdono è già avvenuto. A
voi succede dalla Profondità del Mio Cuore. Ma Io non perdono così, che tutto
sia semplicemente cancellato. E il distacco dai peccati, da una colpa, non
avviene per nessuna ragione solo per via della caduta. Il nostro guardiano può
comprenderlo molto bene, però alcuni hanno bisogno della spiegazione, a una
silenziosa domanda, quanto sia possibile da perdonare qualcosa, se non ci fosse
stata nessuna caduta. Così, ascoltate dunque:
36. Noi riteniamo che se nessun figlio
avesse abbandonato la Luce, di conseguenza non esisterebbe nemmeno nessun
peccato e nessuna materia, non ci sarebbero altri che nati nella Luce, per cui
non sarebbe stato necessario nessun perdono, soprattutto nessuna riparazione
dei figli e…”, dopo un breve intervallo
pronunciato seriamente, “…nessun Sacrificio di Redenzione da Parte Mia. Tutto
sarebbe buono e bello. Eternamente sarebbero stati esclusi dei cambiamenti. Se
questo avrebbe condotto a delle Beatitudini provenienti solo da accrescimenti
di Vita, voi lo negate, senza sapere ancora quante Vie di Creazione Io ho
preparato ai Miei figli!
37. In Verità, allora Io non sarei un
Creatore, ancor meno un Padre, se Io non potessi creare ciò che voglio! Non ci
vuole la domanda se le Opere siano da guidare dalla Perfezione-Ur, al
perfezionamento. Se però, con ciò, fosse offerta ai figli auto consapevoli la
possibilità di raggiungere la propria perfezione, questo sarebbe certamente il
Mio Problema, per via dell’Onnipotenza!
38. Pensate forse che l’Onnipotenza possa
una volta fallire? No, cari figli! Ma risulterebbe questo: appunto, dall’Onnipotenza della Mia Magnificenza di Creatore, starebbe
sempre – ben celato e pareggiato dalla Parte del Cuore di Padre – una
‘necessità’! Certamente si potrebbe guidare in modo che nessun figlio senta
la necessità, che non vi abbia da essere sottoposto. Soltanto, …egli
esisterebbe comunque, e cioè
davanti al Mio
sguardo di Creatore !
39. Io, però, …da tempi – che da parte
delle creature non sono mai calcolabili – vi ho provveduto, visto che dal Mio
‘santo Infinito’ fluiscono tutti i Doni. Questa preparazione si annullerebbe
davanti a Me stesso, se Io avessi posto il minimo ‘tu devi!’. Come invece Io ho ordinato tutto, soprattutto per via della caduta, su questo non ci vuole più
nessun Insegnamento.
40. Rimane ancora da scoprire ‘che cosa’ sarebbe stato perdonato, se
non fosse esistita nessuna caduta. Io ho posto ogni figlio su una propria via
di sviluppo, puramente, dalla Luce, senza la minima deviazione, come è avvenuta
più tardi attraverso la figlia[19]
della Creazione. Appunto lo sviluppo aveva la premessa che fin dal principio
della nascita della Luce, nessun figlio fosse perfetto. Perché è avvenuto in
questo modo? Per Me sarebbe stato sufficiente il contemplare le Mie tante Opere
in Me. E credetelo pure: il Mio
giubilo di Creatore non sarebbe stato minore di come Me lo porterà il
meraviglioso Giorno del Sabato, dell’Atto-Anno-Ur! Questa è la Mia santa reservatio Mentalis[20], del Tesoro del
Creatore eternamente custodito sul Fondamento della Mia Fonte della Mezzanotte!
41. Da questa Io attingo un poco alla
volta tutte le parti che i Miei figli possono portare. Poiché, voi lo
comprendete bene:
ciò che Io porto in Me come Creatore,
nessuna creatura filiale lo potrà mai afferrare!
Se essa non lo
può fare, allora non è necessario rivelargli il Segreto di UR. Io però – in
ogni tempo – ho preparato per voi, più di quello che potete comprendere: i
Raggi della conoscenza, con cui otterrete di più, di ciò che potete raggiungere
da voi stessi.
42. Questo è nuovamente un Mistero, e voi
Mi domandate come mai si possa afferrare di più, di ciò che è necessario. Ora,
non è difficile”, UR sorride, ed è sempre
la Delizia, che il Gentile ci dona. “Io sono presso di voi, anche quando
voi non Mi vedete sempre. Io infatti Mi aggiro da luogo a luogo – come la
stessa natura, come l’ho fatto sulla Terra, per visitare gli uomini.
43. Questo è stato interpretato in modo
sbagliato: ‘Disgrazia’, quasi sempre
auto provocata, che i credenti chiamano ‘la
visitazione di Dio’. Oh, sì! Soltanto, è diverso di come loro credono: se
in questo, o quel modo! – Io visito con ciò i figli. Busso e chiedo: ‘Lo comprendi, figlio Mio? Io uso il tuo
sbagliare, per interpellarti, poiché non te lo mando Io il disagio. La vita
della materia è abbastanza difficile; perciò, non Io, il Padre della
Misericordia, rendo arbitrariamente pesanti i carichi’.
44. Quanti materiali lo vogliono riconoscere? Tuttavia, i loro errori non
hanno nulla in comune con le manchevolezze nella Luce, che sono possibili.
Guardate indietro nel tempo della Luce prima della caduta! Sadhana e i principi erano liberi di fare questo e
quello, lasciando a Me l’essenziale, oppure agire da loro stessi. Entrambe le
cose erano giuste nella Luce, se – e dopo, questo l’avrebbe comportato – se
essi avessero preso tutto il loro fare e lasciare, dalla Mano del Creatore! Per
nulla, tramite la menzionata ‘necessità’! Questa fu quella libertà più sublime,
che Io ho consegnato loro dalla Mia Volontà di Sovrano: che agissero
liberamente, ma,