PREFAZIONE all’Opera
Cari lettori
Abramo, un re
proveniente da UR nella Caldea, un figlio di re. La Bibbia dimostra
la sua migrazione, sotto la guida di suo padre Tharah. Essi andarono in un enorme arco verso nord-ovest e
fondarono da una piccola comunità senza nome la città di Haran, secondo il nome del fratello defunto di Abramo. Quasi per nessun altro motivo, in Genesi 12,1 è
detto ad Abramo di uscire dalla sua patria, cioè dalla città di Haran fondata da suo padre Tharah, il cui nome
conferma questo in memoria del fratello di Abramo. Abramo, più tardi il
patriarca Abraham, è erroneamente qualificato come nomade a causa delle sue
grandi e molte migrazioni. Egli non lo è, bensì, da questa rivelazione si
scopre che è un ‘messaggero di Dio’, il
quale su incarico superiore deve andare attraverso il paese per diffondere
ovunque la vera fede in un Dio unico. Se fosse diversamente, tutti i profeti e
messaggeri di Dio, in un certo senso, dovrebbero essere qualificati come
nomadi, anche se Abramo andava per lo più con ‘armi e bagaglio’.
La stirpe
degli eviti, jebusiti, keniti,
in particolare però quella degli etiti,
al tempo della storia erano per lo più parti staccate della loro popolazione,
emigranti, oppure anche rimasti indietro durante gli spostamenti del popolo, i
quali a poco a poco crebbero in province autonome, sottomettendosi volentieri
ad Abramo.
I giganti dell’est
di Astharoth-Karnaim
erano certamente degli uomini di statura particolarmente grande, ma furono
chiamati ‘giganti’ per lo più a causa della loro forza fisica. Così,
all’opposto, la piccola e misera tribù dei basaniti,
come ‘nani', gente di piccola statura, ma non dei nani nel
vero senso della parola. Quando si dice inoltre che con il ‘diluvio’, oltre a Noè e ai suoi, non fosse rimasto nessun
uomo, questo si riferisce naturalmente solo alla regione colpita, che però a
quel tempo recava la popolazione di base della Terra; per questa ragione nella
Bibbia si chiama anche ‘Terra’ una regione principale abitabile e vero centro
culturale del mondo. Anche il “diventar di nuovo
fertile della Terra”, conosce solo in questo senso dello spazio limitato.
La nota grotta
della nascita di Gesù, qui al margine del ‘campo del re’, sarà calcata solo
da Melchisedec, ciò
significa anche che, fino al tempo di Gesù, nessun uomo vi entrerà. Solo in
tempi molto postumi, appena prima della seconda cattività di Babilonia, questa grotta
fu usata come stalla d’emergenza per i brevi mesi invernali, in cui le greggi
erano messe all’interno, mentre i pastori prendevano alloggio in una locanda
vicino e solo alcuni di loro, alternandosi, facevano la guardia al recinto
innalzato.
Il punto
recintato su santo ordine di Abramo
nella regione montana di Morija,
dove stava l’altare per il sacrificio, può essere considerato come il luogo
previsto dove sarebbe stata innalzata la croce di Gesù. I due sacrifici,
infatti, sono simbolicamente ancorati: il sacrificio
del figlio mediante il Padre stesso! Abramo non ha per nulla recintato con
forza spirituale l’intero monte, più tardi ‘il luogo
dei teschi’, ma soltanto il punto dove stava il
grande altare.
La Bibbia ha
comunicato magnificamente la storia di Abramo in una grande cornice, alla prima lettura si
sentono però le lacune che ci sono tra i singoli avvenimenti. Nella presente,
piccola opera, per quanto possibile, sono state colmate queste lacune, e
davanti al lettore del 21° secolo si spiega una storia di vita, che è avvenuta
circa 4000 anni fa, la cui compagine fondamentale del Vecchio Testamento è
confermata realisticamente da ricerche e ritrovamenti dei tempi moderni.
Come
introduzione biblica, vediamo Genesi cap. 12, versetti 1-20.
Possa il seguito,
essere come non immaginata Luce negli splendidi avvenimenti spesso difficili da
comprendere, portando benedizione per molti.
Come introduzione biblica vediamo Gen. 1, 11; versetti 27 –
31, e cap. 12, versetti da 1 – 20.
Wiesbaden-Schierstein
(febbraio 1956)
[ Il patriarca ]
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[Gen.1,1-11]: (Creazione) – 1 In principio Dio
creò il cielo e la terra. 2 Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano
l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 3
Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. 4
Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre 5 e
chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. 6 Dio
disse: “Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”. 7 Dio
fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto
il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così
avvenne. 8 Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. 9 Dio
disse: “Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto”. E così avvenne. 10 Dio chiamò l'asciutto
terra e la massa delle acque mare. E Dio vide
che era cosa buona. 11 E Dio disse: “La terra produca germogli, erbe
che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme,
ciascuno secondo la sua specie”. E così avvenne.
[Gen.1,27-31]: 27 Dio creò l'uomo a sua immagine;a
immagine di Dio lo creò;maschio e femmina li creò.8
Quindi Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite
la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”.29
Poi Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su
tutta la terra e ogni albero in cui è il
frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. 30 A tutte le bestie
selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che
strisciano sulla terra e nei quali è
alito di vita, io do in cibo ogni erba verde”. E cosa avvenne. 31 Dio
vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E
fu sera e fu mattina: sesto giorno.
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