INTRODUZIONE / COMMENTO

all’Opera

“Le quattro Pietre miliari”

 

“Le quattro Pietre miliari”, ovvero quattro “Tappe” fondamentali della missione del Padre per la realizzazione del Suo proposito: ‘il recupero del figlio perduto’ attraverso l’incarnazione di una Sua Caratteristica – della Sapienza – per sottomettersi alla propria Misericordia e decretarne, con il comandamento del sacrificio sulla croce, la salvezza per tutti i caduti.

Non è un testo facile, neppure il linguaggio adoperato è semplice da capire. Nel leggere quest’Opera si è letteralmente proiettati nel Regno di Dio. In altri testi di altri mistici donati sotto dettatura, il buon Padre celeste ci apre le porte dell’aldilà per permettere la visione della vita futura nel regno degli spiriti e poi nel Regno dei Cieli, ma attraverso quest’ennesima Opera Anita Wolf si è posti dinanzi all’essenza della Divinità, la Quale dirige la Creazione visibile, quella invisibile e tanto più quella straordinariamente più interiore dal punto di vista della Divinità, che tutto guida in rapporto alla crescita di ogni singolo figlio. Con Essa, la Divinità-Ur, stanno i primi angeli Primari nella Casa del Padre presentata quasi come una nostra accogliente abitazione, dove c’è un Focolare e un Seggio, quasi che la Divinità potesse rendere più confortevole l’immagine di chi, nella crescita spirituale, potrà un giorno avvicinarGlisi, e lì, a proprio agio, possa vederLa in una qualche forma.

Eppure Essa è, sia l’Uomo Gesù che viene a ciascuna anima che crede in Lui così come ci viene insegnato nelle estese comunicazioni di tante Nuove Rivelazioni, sia quella impalpabile Divinità che regola e dispone, dai tempi dei tempi, ogni decisione per la salvezza di ciascuna creatura fuoriuscita da Essa.

Come avrebbe potuto tale Divinità-Ur comprendere Se stessa se non avesse esternato fuori da Sé alcunché? Tutto ciò che è fuoriuscito da Essa è, nella propria essenza, sia spirituale che materiale, essenza di Dio, e, come tale, quantunque libera nel suo sviluppo, deve ritornare alla Fonte che la creò. Nel mezzo ci sta solo il tempo, del quale nel regno dello spirito (aldilà) non si tiene conto.

Ma in tale tempo, sebbene eterno, anche Dio vuole prima o poi raccogliere i Suoi frutti. Per questo, Egli soltanto può fissare ‘un Tempo’ per la realizzazione dei Suoi Piani. Dove sarebbe la Sua perfezione se essi non si realizzassero? Sebbene nella più ampia libertà, posta nel cuore delle Sue creature a immagine della libertà del Creatore, per ciascuno è posto da Lui un ‘tempo’ entro il quale la redenzione, ovvero il ritorno spontaneo, dovrà aver luogo. Per coloro che non intendono uniformarsi, nonostante le Scritture parlino di eterno inferno, eterno fuoco, eterno giudizio, anche per essi è fissato un tempo, ovvero quel tempo concesso affinché i redenti diventati angeli possano collaborare al fine di trovare qualunque modo pur di esortare e guidare tutti coloro che intendono ancora perseverare nell’errore della loro individualità, separata dalla Forza della Vita in sé non ancora riconosciuta.

Ma si sa che, quando manca il capo, ovvero colui che trascina, sia nel bene che nel male, gli altri si disperdono. Così è anche per l’inferno! Tutti i caduti furono trascinati da quell’unico angelo, il primo, che deviò, e non solo per le loro intrinseche deviazioni. Per ottenere il loro recupero sarebbe bastato raccogliere tutti gli sforzi per redimere il primo, e quando questo non sarebbe stato più dalla loro parte, anche tutto il resto, mancandone il suo fondamentale appoggio, si sarebbe redento in poco tempo.

In questa piccola-grande Opera citata quasi in sordina nell’indice tra i tanti scritti dettati ad Anita Wolf, c’è la rivelazione di un mistero così profondo, che non sta a noi anticiparlo, ma sta al lettore volenteroso di approfondire la sua conoscenza sulle Cose di Dio, affinché gli sia svelato così come sarà necessario al suo interiore durante il particolare cammino intrapreso nella lettura delle ‘Quattro Pietre miliari’.

Tuttavia riteniamo accennare a grandi linee al contenuto delle singole Tappe presentate come quattro piccoli libretti, ma che, infatti, così come sono state dettate, non possono scindersi separatamente. In essi, è presentato un grande lavoro degli angeli Primari coadiutori e realizzatori dei Piani del Padre. Essi sono i sette arcangeli: Rafael, Zuriel, Michael, Uraniel, Muriel, Alaniel e Gabriel, rappresentanti le sette caratteristiche dell’essenza di Dio: Amore, Sapienza, Volontà, Ordine, Serietà, Pazienza e Misericordia, e ciascuno con un segno che lo contraddistingue quale simbolo, rispettivamente: la croce, la falce, la spada, la bilancia, il torchio, il calice, la corona, i quali a loro volta non rappresentano altro che una funzione.

La prima Pietra miliare rappresenta ‘la Nascita’, ovvero la nascita del progetto di salvezza dell’umanità, per recuperare quel ‘primo’ caduto e, quale base, per la salvezza di tutti gli altri. Viene presentata la parte nascosta e divina del Concepimento spirituale, ciò che non poteva trovare esplicazione nel testo evangelico, aperto a tutti coloro che, quali bambini nella fede, intendono indirizzare la propria vita ancora materiale al Dio-Salvatore-Bambino, per cominciare il proprio cammino di fede dalla semplicità delle figure presentate, nella semplicità di gesti e forme per aprire il proprio cuore all’Immagine del Salvatore.

Ma poteva non esserci altro? Poteva una tale semplicità di espressione, rendere profonda una motivazione così meravigliosamente eccelsa dell’incarnazione della Divinità? Egli scende dal Suo Trono, dalla Sua Entità divina, impalpabile, eternamente insondabile, e si relega nella materia, quale base fondamentale dell’umiltà e del soffrire per amore del prossimo, per indicare la strada professata, attraverso la quale tutte le creature, a qualunque mondo dell’universo materiale e spirituale appartengano, dovranno anch’esse passare per diventare ‘figli’.

Maria è soltanto un ‘mezzo’ attraverso cui può incarnarsi la Divinità. ‘Pura’ è il suo nome spirituale, ma la sua essenza spirituale non ha niente a che vedere con la rozzezza con cui viene presentata ai giorni nostri la sua indole attraverso la moderna espressività dei critici tramite film o libri sulla sua persona. E Giuseppe non è affatto un giovane, ma è un vecchio di oltre 70 anni, a cui viene affidato il compito di avere la responsabilità della sacra Famiglia di crescere Gesù, fino all’età in cui Questi dovrà manifestarSi per intraprendere in soli tre anni la Missione salvifica.

Già in questa prima Pietra miliare il rapporto con gli angeli è prassi. Essi rappresentano un legame tra gli uomini fedeli e il Cielo, per la realizzazione perfetta dei Piani del Padre e, quale monito affinché si ponga piena fiducia alla conclusione delle profezie delle Scritture.

La seconda Pietra miliare ‘Getsemani’, apre al lettore una tale ricchezza di dati di conoscenza, che lo porta a comprendere come ogni singolo gesto presentato nell’essenzialità dei Vangeli, rappresenta un’infinita ‘fonte’ dalla quale l’uomo, non più creatura, ma ‘figlio’ se ha intrapreso la strada della fede, deve protendere per andare sempre avanti spiritualmente al fine di una comprensione non superficiale delle Cose di Dio, ma vi ci si deve buttare a capofitto, con una fede rinnovata e con una fiducia nelle Cose celesti per seguire l’Esempio di Gesù.

Seguire l’itinerario del Getsemani diventa, così come viene presentato dall’angelo accompagnatore, un indispensabile tappa per crescere nella fede e nell’amore verso Colui che soffrì per ciascuno di noi fino a sudare sangue nella tremenda Lotta per sottomettere la Sua Divinità al giudizio del mondo, per amore verso le Sue creature, affinché nessuna mai si perda.

La terza Pietra miliare, il ‘Golgota’, quale altura della sofferenza, diventa un Punto nella Creazione attraverso cui tutto l’universo visibile soffre l’Evento profetizzato e realizzato. Maria e Giovanni stanno ai piedi della croce. Su di essi le forze spirituali li abbracciano, e Giovanni diventa testimone verace di un Evento che il mondo di allora, l’umanità di 2000 anni fa, non sarebbe stata in grado di capire. Egli dovrà ritirarsi dal mondo e tacere al fine tenere in mano il Sigillo della Rivelazione, affinché il suo fondamento non venga scoperto anzitempo. E oggi, oggi che i tempi sono maturi, oggi che il cuore dell’uomo è pronto a ricevere, soltanto oggi, a chi ascolta può essere svelato l’arcano.

Nella notte del Golgota, la cosiddetta ‘discesa all’inferi’ di Gesù acquista un significato completamente diverso, inimmaginabile da quanto è mai stato supposto. Tutto il Regno spirituale è scosso e partecipa all’Opera di redenzione annunciata dalla Divinità già dal tempo della ‘caduta’. “Ur ne prenderà il carico”, e con le Sue Mani, e piedi, e costato, e fronte, ancora grondanti di sangue, durante tutta la notte, Egli, l’Unico veritiero Dio, il Santo, recupera lo ‘spirito del caduto’ dalla morte eterna, illuminando con il Suo Gesto d’amore la lunga notte della caduta.

Giovanni si risveglia ai piedi della croce, esulta dell’Evento di cui è stato testimone e, per lui, comincia un nuovo tempo, cosciente di aver assistito, unico fra gli uomini, a ciò che non potrà essere rivelato prima del dono di questa Rivelazione, che riporta, in questo tempo di oscurantismo religioso e di falsità spirituali conclamate, la verità a coloro che vorranno servirsene per la propria fede e per sedare le coscienze risvegliate dal desiderio di abbracciare il Salvatore.

La quarta Pietra miliare, ‘Giudizio’, è una Rivelazione dettata contemporaneamente da parte di due angeli, e quindi è rivelata attraverso due Testimoni per una doppia forza di verità, sul tempo del Giudizio che dovrà abbattersi su questa Terra. Un’ennesima chiamata ammonitrice per preparare i cuori e lo stato d’animo dei chiamati all’osservanza della Legge del Signore, prima che Egli si accinga a purificare la Terra dalle scorie della morta spiritualità. Ma come comprendere le infinite immagini presentate sia sotto l’aspetto materiale che sotto quello spirituale, se non si è preparati nella conoscenza dei Piani di nostro Signore? Noi crediamo ciò impossibile per chi non ha una solida base nel fedele ascolto della Sua Parola comunicata attraverso così tanti nuovi, misconosciuti profeti di questi ultimi due secoli.

Dio non è un Elemento-Essere statico, così come siamo abituati noi sulla Terra a vedere le cose esteriormente secondo un’immagine fisica definita, ma Egli è dinamico sotto ogni aspetto, al fine di una crescita infinita ed eternamente indirizzata all’amore e al recupero delle cose create che mai dovranno perdersi in una direzione separata dall’Ordine stabilito. Per chi, quindi, vorrebbe avere un’unica verità sul futuro che si prospetta, è in grande errore. Esso verrà e si realizzerà a seconda delle necessità più idonee per la salvezza finale di quanti sarà possibile salvare fisicamente e spiritualmente. Tutte queste cose, le cose di questo mondo, dovranno passare, affinché solo dopo la Sua seconda venuta, possa esserci nuovo Cielo e nuova Terra.

Amici della Nuova Luce

(febbraio 2007)

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