La “CORNELIA”

 

 

Breve descrizione

 

Era una nave da guerra a remi e a vela quadra, la quale portava tre vogatori per ogni remo, incatenati ai banchi di voga. La nave prendeva il suo nome “Trireme (triga)” in base al numero di vogatori a remo. Furono costruite navi con sette vogatori per ogni remo. La trireme era chiamata anche Triga di Mare per distinguerla dalla comune triga che era un carro da guerra trainato da tre cavalli. I vogatori potevano anche essere sistemati su banchi di voga sovrapposti.

La Cornelia portava 60 vogatori, più il comandante, il personale di bordo e i soldati svolgevano il compito di cargo quando si recava a Tiro per fare approvvigionamento per l’isola. I vogatori rimanevano incatenati al banco giorno e notte e in quelle condizioni dovevano soddisfare tutti i loro bisogni vitali. L’odore che emanava una galea era proverbiale.

I vogatori erano tutti schiavi (solo in epoca romana) e raramente scendevano a terra, ma sempre incatenati! Perciò la loro esistenza era breve e infernale. In caso di affondamento dell’unità venivano sciolte le catene, ma non sempre, e così subivano la sorte della nave.

Il rostro di bronzo a prua, il ponte d’arrembaggio girevole, la torretta a prua e il doppio ordine di scudi eretti lungo i bordi – erano accessori d’offesa della nave, per non citare baliste, catapulte, mangani e quant’altro come armamento da lancio di cui veniva dotata l’unità in caso di guerra.

Se la nave era governativa portava spesso sulla vela la lupa capitolina e la scritta. Se invece era di un privato o un nobile come nel caso del tribuno Cornelio, portava le sue insegne. La galea come tipo di nave, sia pur diversamente armata, restò attiva fino alla battaglia di Lepanto (1571).

 

N. d. R.

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