Commento

all’Appendice dell’Opera

‘Karmata’

 

Il significato di Appendice è semplicemente: parte finale di un libro. Tuttavia bisogna vedere di che libro si tratta! Qui non abbiamo un libro scritto dalla mente di un essere umano, ma fu dettato dall’onnipotenza dello Spirito-UR, l’Origine di ogni cosa. Cosa può l’uomo, infima creatura – quale un acaro rispetto all’immensità della Creazione materiale e, ancor più infinitesimale, rispetto alla vastità del Regno spirituale – comprendere qualcosa dell’onnipotenza di un Creatore che ha programmato tutto dall’origine dei Tempi, quando ancora non esisteva che il Suo pensiero, tutto ciò che con la Sua onniscienza sarebbe accaduto per propria volontà di ogni creatura?

Eppure, tutto ciò che in questa Creazione sarebbe accaduto, dalla creazione del primo essere (Sadhana) rappresentante la Divinità, il suo sviluppo, la sua coscienza libera, la sua vita spirituale, la sua forza esercitante la forza della Divinità in sé, gli angeli/spiriti fuoriusciti da lei, la prova del suo libero arbitrio, fallita insieme a un terzo degli spiriti creati, e quindi una tale caduta da recuperare, tutto era preordinato. E così accadde!

Tutto ciò era già stato ipotizzato dalla Divinità, da UR! Non c’era un'altra strada!

Si trattava di stabilire in quali tempi sarebbe avvenuto il recupero e il ritorno libero e spontaneo del caduto (non più Sadhana, l’essere femminile originario, ma il ri-nominato, per propria scelta, Lucifero) insieme a quel terzo dei creati da lei. Numerose rivelazioni sono state comunicate per spiegare un tale Opera di salvezza stabilita dalla Divinità, il cui peso del peccato originario fu preso dalla stessa Divinità, ovvero dall’Amore, da quella parte della Divinità che aveva stabilito la fattibilità dell’impresa di salvezza, o redenzione, ovvero, lo stesso Dio nella Sua ineffabile Sapienza.

L’Amore di Dio, lo spirito principale della Divinità, da UR non avrebbe potuto accettare una caduta. Di fronte all’essenza del proprio Amore donante, un rifiuto avrebbe dovuto rappresentare l’esplicazione di un Giudizio. Allo stesso modo come quando un amore chiama un altro amore e vorrebbe donargli tutto se stesso; se però l’amore chiamato non risponde e non lo riconosce, l’amore chiamante può solo chiudere con il chiamato, e giudicarlo immaturo e non adatto a ricevere il suo sentimento.

Così fu per la Divinità! L’Amore originario (il Padre-Divinità) desiderava rispecchiarsi in qualcosa fuori da Sé per riversare un tale Amore; ma il ricevente avrebbe accettato un tale Amore? Lasciato nella sua libertà, il figlio (in questo caso la figlia), avrebbe accettato liberamente di restituire un tale Amore riconoscendo di averlo ricevuto, piuttosto che averlo insito come sua proprietà? Sadhana-Lucifero, nell’immensità dell’infinito, era l’originario spirito creato rappresentante l’origine dei creati, e nei loro confronti egli rappresentava il padre/madre loro. Dove stava la Divinità che l’aveva creata, restando Essa, invisibile? Oh, sì, la Divinità c’era, ma per la prova della libertà, dopo l’iniziale interazione, sebbene durata eoni di tempo, non si era resa visibile né per Lui e per i creati, sebbene parlasse con ciascuno di loro interiormente. Inoltre, egli aveva la stessa forza di Dio avuta in dono e con tale forza credette di poterLo sostituire. Da lì l’inizio della caduta.

Se un tale primo, diventato Lucifero, di fronte alla sua caduta, avrebbe rappresentato un errore della Divinità onnisciente, ammettendo di doverlo annientare insieme a tutti i creati esistenti fino ad allora, poiché la vita di ciascuno è subordinata dalla forza ricevuta dal suo creatore, e poi sostituire il tutto con una seconda Sadhana, e quindi con una seconda miriade di creati, questa seconda rappresentante della Divinità avrebbe ottemperato alla risposta d’amore che la prima non aveva voluto esercitare? E una tala soppressione di questo primo spirito con tutte le schiere – caduti e non caduti – non avrebbe dimostrato la mancanza di perfezione della Divinità, …che non deve essere possibile trovare in un Dio unico e perfetto, avendo comportato automaticamente la soppressione anche dei due terzi dei creati che vivevano anch’essi in forza dell’alito di vita di quel primo, benché in subordine alla forza di Dio in lei, avendo questi due terzi, riconosciuto l’esistenza di una Divinità al di fuori della loro madre creante e visibile, che a sua volta era stata evidentemente creata, e che perciò rispondevano perfettamente con il loro amore servile, all’Amore originariamente creativo della Divinità?

Sì, c’era una seconda possibilità! Se l’Amore della Divinità non poteva concepire una caduta, lo poteva però la Sua Sapienza, (il cosiddetto ‘Figlio’, poiché ach’esso derivato dall’Amore), che, come un secondo essere creato, cioè derivato dalla stessa Divinità, si assunse l’onere di prendere sulle proprie spalle la responsabilità del recupero dei caduti, anche in forza del concetto che ‘tutto può il vero Padre’, e ‘che il Lui non c’è errore’, per dimostrare a quei due terzi fedeli della prima creata, la realtà dell’essenza di un Dio d’Amore!

Da lì in poi la fattibilità dell’incarnazione di questo secondo figlio in Gesù.

La lettura di questo brano ‘Appendice al libro Karmata’, non è facile. Occorre prima abituarsi al linguaggio delle opere di A. Wolf e, in particolare, quando parla lo Spirito del Padre dall’alto della Sapienza, nell’esprimere concetti di un Piano superiore comunicante e utilizzante il linguaggio concettuale del Regno dello spirito, del Suo Regno. Infatti, non è a caso che l’appendice è alla fine del libro. Pertanto ne consigliamo la lettura solo dopo aver preso un po’ di pratica del linguaggio espressivo della vita spirituale del piccolo angelo Karmata prima della sua incarnazione in J. Lorber. Solo dopo, in tale ‘Appendice’ si prenderà coscienza della differenziazione nei quattro gruppi di spiriti creati. Due livelli di spiriti caduti e due livelli di spiriti fedeli: I grandi delle tenebre e i piccoli delle tenebre, e i grandi della luce e i piccoli della Luce, al cui ultimo gruppo appartiene Karmata.

Per chi ancora non conosce la Sapienza del Padre contenuta in altre Rivelazioni con altri riceventi, accettare la conoscenza di concetti che riguardano la Creazione materiale completamente dipendente dalla Creazione spirituale, potrà non essere facile. Eppure, questa ci è stata data, e ci è stata data così.

Solo studiando, leggendo e rileggendo, e pregando, e meditando la Sua Parola, un buon pellegrino che vuol conoscere sempre più il Padre nostro per poterLo amare sempre più, potrà capire e riconoscere l’esistenza di un Dio d’amore, che non aspetta altro dalle Sue creature che di essere amato.

Amici della Nuova Rivelazione

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[Cifr. “Il Governo della Famiglia di Dio”, - di Jacob Lorber]

(vol. 2, cap. 251)

(parla il Padre ai figli di Adamo prima del Diluvio):

14. In verità, in verità, per amore di un figlio Io sarei disposto a sacrificare miliardi di soli e di mondi di ogni specie, qualora non potessi altrimenti farlo ritornare a Me!

15. Anzi, ascolta, Mio Enoch, voglio dirti una cosa che va ancora ben oltre quanto ti ho già detto finora!

16. Ecco, tu sai che Io ho trattenuto soltanto la Vita indivisa quale il Mio Amore in Me, mentre tutto il resto l’ho dato! Io stesso sono quest’unica, eterna Vita; fuori di Me, tutto è morto, e niente ha una vita se non fuori da Me!

17. Ma se capitasse che un figlio potesse salvarsi solo alla condizione che Io donassi per lui questa Mia unica, eternissima Vita, allora sacrificherei anche questa Mia unica vita, piuttosto di perdere uno solo dei Miei figli! O Enoch, puoi tu concepire questo Amore?»

18. A queste parole, Enoch e tutti gli altri caddero ai piedi del Padre versando lacrime ardenti di un amore troppo intenso, e nessuno fu in grado di pronunciare una sola parola.

19. Ma il Padre disse: «O figlioletti, tali cose ve le ha ora dette il vostro buon Padre affinché possiate riconoscere il Suo Amore! Egli però non ha detto queste cose invano, poiché, quanto Egli ha detto, questo lo farà attraverso la Sua Parola divenuta carne nel grande Tempo dei tempi.

20. Sì, Io genererò un Figlio, e a questo Figlio darò tutta la Mia Vita, ed Io sarò nel Figlio, e il Figlio sarà in Me, e poi Padre e Figlio saranno in eterno perfettamente una cosa sola! Amen!»

 

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[Cifr. “Il Governo della Famiglia di Dio”, - di Jacob Lorber]

(vol. 1, cap.3)

(parla il Padre ai figli di Adamo prima del Diluvio):

9. Dì loro che ho allontanato dai Miei occhi i loro peccati, e li ho lavati e resi bianchi come la neve; ora non c’è più alcun ostacolo. Non voglio più essere per loro un Padre invisibile; essi devono guardarMi sempre, e trastullarsi con Me e scherzare e rallegrarsi; tutte le loro preoccupazioni devono ora affidarle a Me.

10. Oh, con quale gioia voglio provvedere ulteriormente per loro! Oh, che cosa sono per Me, il Padre, tutte le gioie e le beatitudini dei Miei Cieli, in confronto a quella di essere amato dai Miei diletti figli, Quale unico e vero Padre?

11. Vedi, tutte le beatitudini ve le do in cambio di questa sola che Io ho stabilito solo per Me, e perciò i Miei figli non devono neanche chiamare nessuno ‘loro Padre’, se non unicamente e soltanto Me; poiché Io, anche Lo sono, e Lo sono pure con ogni diritto, e nessuno può toglierMi questo diritto, poiché Io sono l’Unico, il Solo, e all’infuori di Me non c’è più nessuno!

 

 

 

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